CANZONE DELLEMIGRANTE
Video extra 009
Sulla musica entrano dalla platea gli attori e il musicista.
Il palco rappresenta la tolda della nave da cui comincia il viaggio
Cos cantavano una volta i temerari agli inizi del 900, che per una ragione o per laltra, ma soprattutto per fame lasciavano lItalia per inseguire un sogno. E quel sogno si chiamava Merica. Tempi duri, tempi di fame nera. E allora i pi giovani, i pi coraggiosi, o i pi disperati, quelli che non avevano pi niente da perdere, prendevano le loro poche cose e partivano, stregati da quel sogno.
Di peggio di come stavo non mi pu capitare.
Tuttal pi mi toccher di far la fame laggi, come la pativo a casa.
Confida un emigrante ad Edmondo De Amicis, che, sul suo taccuino di giovane giornalista, appunta frasi e impressioni di quellorda di poveracci allimbarco del porto di Genova.
Il fenomeno migratorio era letteralmente esploso e dalle campagne, dai monti, il popolo degli emigranti si riversava lungo le coste, confluendo e congestionando i porti: il picco massimo delle partenze si ebbe tra il 1905 ed il 1914, poco prima della guerra mondiale.
Anche Giovanni Cesarini, marchigiano, calzolaio, decide di tentare la fortuna e cos, agli inizi del 1907, con la moglie Annetta e il piccolo Renato di soli pochi mesi, si arma di coraggio e parte. Raccolte le loro poche cose, si allontanano per la prima volta dal loro paesino.
Fu gi unimpresa raggiungere Genova, ma immaginate lemozione quando Giovanni e la moglie, si ritrovarono nel mezzo del porto: tanta gente messa assieme non lavevano mai vista in vita loro...In mezzo a quella folla le incertezze della vita si potevano addirittura accarezzare. Tanti sembravano persi, smarriti, indifesi, esattamente come loro. Ancora non lo sapevano, ma quella era langoscia indefinibile e profonda che ogni emigrante, ogni uomo strappato alla propria terra, condannato a portarsi addosso per tutta la vita, come un vecchio vestito.
Immagini navi FOTO 01 FOTO 02 FOTO 03
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Eccolo il Mendoza! Un bastimento che non aveva prima, seconda o terza classe. Il Mendoza era la nave degli emigranti e basta. Niente orchestrine, ragazze con i cappellini alla moda e feste da mille e una notte. 7000 tonnellate di solitudine, paura, angoscia e speranza che viaggiano a 14 nodi. E non sai neanche se rivedrai mai pi quelle persone che ti salutano dalla banchina sventolando un fazzoletto. Il biglietto era di sola andata. Pi di un mese di viaggio. Immaginate i disagi, lo sconforto, le notti di tempesta
Ma per arrivare dove?, che cosa , questaMERICA?
S, perch le americhe delle grandi emigrazioni sono due, gli Stati Uniti e lAmericaLatina
Mentre lemigrazione al nord, negli States c tramandata da migliaia di film, romanzi, documenti dellepoca e popola in qualche modo il nostro immaginario, lepopea delle immigrazioni in Argentina ben pi curiosa e assai meno conosciuta. Larrivo di stranieri in terra argentina addirittura auspicato dalla costituzione del 1853.
Ma gi a partire dal 1872 si avverte nellopinione pubblica un certo fastidio verso gli immigrati. chiaro che allorigine di questo fenomeno vi un malinteso di fondo: in quegli anni chi possedeva in patria una buona posizione, un sapere scientifico o letterario, difficilmente abbandonava tutto e affrontava un salto verso lignoto. La grande maggioranza del flusso migratorio era composta da disperati, da poveri, da reietti. Nel 1910 c chi, addirittura in sede universitaria, suggerisce che La scienza ci insegna che nel carattere intraprendente, intelligente, libero, inventivo e artistico degli italiani c il residuo della sua alta criminalit di sangue . Cos sentenzia il professor Cornelio Moyano Gacita, lombrosiano convinto, che si rif ai testi di eminenti antropologhi ed eugenisti, anchessi ahim italiani, per stabilire che nel sangue dei nostri antenati presente quella tanto temuta goccia neraGli Oliva, come incominciano a chiamarci i giornali, in breve diventano delinquentes, gente che non ha altra passione, se non per le rapine,le battaglie e le risse, con costumi da trib arabe anteriori a Maometto .
Per una sorta di mania di semplificazione ogni singolo reato aveva il suo specialista, ma sempre stranieri: ebrei o rusos per la prostituzione, gli uruguayani, orientales, per le risse e lalcolismo, spagnoli ed italiani , napolitanos , per gli omicidi e gli scontri sindacali e politici.
I malavitosi in generale venivano definiti lunfardos,e ancora oggi il lunfardo un dialetto tipico dei bassifondi di Buenos Aires.
Dalle critiche, si passa a misure restrittive,anche molto violente.
Limmagine stessa dellimmigrato, inteso come ultimo arrivato, subisce un graduale cambiamento. Lo straniero comincia a rappresentare nelle credenze comuni e sui quotidiani dellepoca un portatore di delinquenza e di caos.
E s che allinizio viene considerato un simpatico colto e parsimonioso lavoratore accorso a fornire nuova linfa alla nascente societ argentina o a quella che veniva definita in maniera forse un poco inquietante lanueva raza blanca dominante.
(filmato nave)VIDEO EMIGRANTI 135
Scesi dalla nave i Cesarini, come tutti gli altri, fanno una lunga coda e poi finalmente entrano in un enorme edificio a ridosso del molo. Era lHotel des Emigrantes dove si era sottoposti ad una visita medica alquanto approssimativa.
STRANIERI SI DIVENTA partenza a 010
Veniva consegnato a tutti un libricino con le principali regole da rispettare in quella terra lontana: Per far sapere agli inquilini di una casa che siete arrivati non si grida, ma si bussa con le mani.
Per farsi servire nel bar non si deve colpire il bancone con un bicchiere. Chi cammina gi dal marciapiede sar definito un mendicante.
In quel periodo un terzo degli abitanti di Buenos Aires, era composto da emigranti Italiani, la maggior parte raccolti nel quartiere di Boca, soprattutto genovesi, e al brrio Palermo .
E qui si stabiliscono i Cesarini . Trovano un buco di casa in un conventillos ,una di quelle grandi abitazioni padronali, ,nella zona del porto, con una corte centrale che venivano suddivise in una serie infinita di minuscoli alloggi, composti a volte anche da una stanza sola, magari senza finestra. Niente bagni. I servizi igienici si trovano nel cortile e servono per tutti quelli che vi abitano. Tutti i vicini sono Italiani e cos si riprendono gli usi di casa e anche il mestiere di calzolaio o meglio di zapatero come si dice da queste parti.
Se prima si sognava, ora si lavora, si lavora e basta. Ma quando, dopo una giornata di lavoro massacrante, arriva la sera il cortile si anima si riempie di gente e di parole. Qualcuno tira fuori uno strumento. La fatica lascia il posto ai sogni.
COMPARSITA( anche durante il testo)
In quelle notti lo spirito di Buenos Aires si spandeva nellaria e si materializzava in una melodia sensuale e profonda che accarezzava tutto e tutti. Quello era il momento del tango; il tango era la sorpresa di trovarsi abbracciati, senza mediazioni. Era un suono che mescolando carne, sangue, nostalgia e desiderio, si faceva lanima del popolo migrante. Il tango porteno, il ballo proibito, quello che spuntava dai vicoli del porto, entr irreparabilmente nel cuore di quella gente, compreso quello del piccolo Renato Cesarini. Lui e il tango non si sarebbero lasciati mai pi.
COMPARSITA
Renato un bambino quando inizia a lavorare nella bottega del padre, ma vi resiste ben poco soffocato fra montagne di scarpe e lodore pregnante del mastice. Non ce la faceva proprio a stare chiuso fra quattro mura e fin da subito fu chiaro a tutti che si trattava di un ragazzo speciale. Insofferente alle costrizioni, curioso e affamato di vita, di voglia vedere, di conoscere, di capire, Renato cresce alla scuola della strada. E allora eccolo Renato che, poco pi che adolescente, gira di quartiere in quartiere esibendosi come acrobata con la faccia tosta di un grande.
Era incredibile come quel bambino fosse rapido sia nel fisico che nella mente.
La vita era dura, ma quel ragazzino aveva talento, fantasia e una personalit vulcanica.
Era cos bravo che venne addirittura scritturato da un circo.
E a quel bambino cos sveglio, figlio di un calzolaio emigrato dallItalia in cerca di fortuna, non poteva certo sfuggire , che in quel periodo nellaria polverosa di Buenos Aires, oltre alla fame si respiravano altre due cose: il tango e il pallone
(Vale tira il pallone)
Il calcio era stato importato sul finire dell 800 dai marinai Inglesi che dopo settimane di navigazione trasformavano le piccole strade del porto di Buenos Aires in improvvisati campi da gioco. Quel pallone di cuoio marrone affascin subito tutti.
Come il tango, anche il calcio part dai quartieri del porto arrivando in un attimo fino alle sterminate periferie e grazie al suo linguaggio universale inizi un processo inarrestabile. Di quartiere in quartiere iniziarono a spuntare squadre, colori sociali e giocatori. Il primo campionato Argentino risale addirittura al 1891.
CESARINI FOTO FOTO 04
Si fatto grande Renato e fisicamente una roccia. 1,72 per 70 chili di cuore, nervi e muscoli.
Renato inizia a giocare a pallone nelle strade delle periferie e tra lui e il pallone amore a prima vista.
PARTE IN CONTEMPORANEA TESTO E BRANO ReNTINTIN
PARTE IN CONTEMPORANEA TESTO E BRANO ReNTINTIN
El Tano ,litaliano come lo chiamano qui, il pallone, lo addomestica, lo accarezza, lo rende suo complice per Renato il campo di calcio il palcoscenico, lui lattore, il danzatore, il ballerino, gioca in avanti a ridosso delle punte, una mezzala destra, tutta polmoni e fantasia. Il suo dribbling secco ed armonioso come un passo di tango. In campo un trascinatore, uno che d sempre tutto se stesso, fino allultimo minuto di gioco. Renato ha coraggio da vendere, e non si tira mai indietro e quando serve picchia come un terzino. Lui per innanzitutto il colpo che non ti aspetti. L essenza e la filosofia di questo gioco chiamato futbol Renato, figlio di immigrati ce lha nel sangue da quando nato.
ReNTINTIN
Inizia a giocare nella squadra del suo quartiere, il Borgata Palermo, ma ben presto passa al Chacarita.
Il Chacarita una squadra particolare, la sua divisa aveva tre colori
nero bianco e rosso.
Il nero, perch lo stadio era stato costruito sopra un cimitero (la squadra era soprannominata el Funebrero), il bianco perch ricordava la purezza del giglio, ed il rosso, perch il Presidente che era socialista, voleva ricordare il sangue versato dal popolo.
Sottofondo di musica malquerida
Buenos Aires e Renato avevano la stessa anima, erano fatti luno per laltro. La Parigi del Sud America era invitante, sensuale e provocatoria. Per quel ragazzo bello e famoso che fumava vita e sigarette con la stessa avidit, non rispondere ai suoi richiami sarebbe stata una follia. Era facile incontrarlo nei locali alla moda mentre, elegantissimo, teneva banco a un tavolino, avvolto dalle dense volute di fumo e dalle note del tango. El Tano piaceva a tutti: lo ammiravano gli uomini in campo, lo adoravano le donne e lo fermava la gente per strada, ma la sua stella non era ancora la pi luminosa; cera infatti chi era pi famoso di lui, cera chi, con la palla al piede, aveva gi dimostrato di poter compiere impreviste magie.
impreviste magie.
Nel frattempo in italia prese il potere Mussolini e lo sport, il calcio in particolare divenne un veicolo di propaganda. Nel 1930 vennero aboliti i due gironi (nord e sud): dal dilettantismo il calcio pass al professionismo. Le varie societ iniziarono ad acquistare giocatori stranieri. Cos alcuni figli di emigrati, geni con il pallone tra i piedi e gi delle star nel paese che li aveva accolti, furono acquistati anche se non nati in Italia grazie alle loro origini:iniziava lepopea degli oriundi.
La pi potente fra queste societ la Juventus, che in quegli anni era passata in mano alla famiglia Agnelli, che la compr dal barone Rezzonis, si assicur tre fra i giocatori pi formidabili di tutti i tempi.
Filmato arrivo Cesarini Orsi Monti 017
Raimundo Mumo Orsi, il pi conosciuto, era un ragazzo esile, modesto e silenzioso, cresciuto nellIndipendiente di Avellaneda, anche lui di origini italiane, ma nato in Argentina nel 1901. Due cose sapeva fare nella vita: giocare a pallone e suonare il violino. Mumo, quella che in molti tuttora definiscono lala sinistra pi forte di tutti i tempi, era approdato 27enne in Italia per giocare nella Juventus. Nellottobre del 1928 sbarc a Genova con moglie, figlio neonato ed tanto di violino, ma la federazione Argentina era cos imbestialita per le fughe verso lEuropa dei propri giocatori che Orsi per un anno non ebbe il nulla osta e non pot giocare partite ufficialima i soldi erano un gran richiamo.
Di certo per chi giocava al calcio lItalia rappresentava un sogno. Orsi in Argentina era un impiegato delle ferrovie che arrotondava con i premi partita lo stipendio, arrivato alla Juve divent ricco immediatamente guadagnando uno stipendio mensile che equivaleva a 15 mensilit di un maestro elementare e ci scapp pure una fiat 509 e un bellappartamento
Mumo Orsi, amico fraterno di Cesarini, convinse prima Renato e poi la Juve, che quel ragazzo nato a Senigallia in Italia doveva essere acquistato. El Tano inizialmente fu titubante perch lui in Argentina stava benissimo, ma alla fine, non sapendo resistere alle scommesse della vita, decise di accettare.
Part il 27 gennaio del 1929 a bordo del transatlantico Duilio, sbarc a Genova il 13 febbraio. E fu cos che per un ingaggio di 40milalire pi 4milalire al mese Renato Cesarini arriv alla Juve.
(FOTO CESARINI SUL TRANSATLANTICO)
Era bellissimo El Tano quando sbarc al porto di Genova, dove lo attendevano giornalisti, curiosi e unautomobile della Juve con tanto di autista. Quando mise piede sul ponte dei Mille, Renato sembrava un divo del cinema. E un divo lo era sul serio, ma un divo allegro e anomalo che amava la vita, la gente e il pallone. Scendendo dal Duilio, raccomand ad uno dei facchini di fare molta attenzione a una valigia morbida e nera; era la sua valigia delle cravatte, ne possedeva a centinaia. Renato non era ricco, ma era fatto cos; vivere alla grande era per lui come respirare.
Con Renato Cesarini prese cos corpo la Juve dei sogni, , la Juve da leggenda che dal 30 al 35 fu capace di vincere 5 scudetti consecutivi e che dette unimpronta indelebile allo spirito ed alla filosofia della Juve, partendo innanzitutto da un controverso primo: non prenderle. Da allora la Juve rimarr la squadra pi amata ed odiata dagli italiani.
Filmato Boriel 045
Tra i tanti ci sono Combi in porta (forse il portiere italiano pi forte di tutti i tempi, con un senso della posizione incredibile) Virginio Rosetta detto Viri, Vercellese, terzino fortissimo e marcatore implacabile, non colpiva il pallone di testa. Celebre la sua battuta tanto prima o poi la palla casca per terra!. C Calligaris, c gente dura come Luisito Monti, uomo dal senso tattico eccezionale, anche lui italo argentino, un armadio (centromediano) che gioc ad Higbury una partita contro lInghilterra con un piede fratturato..
Di quella squadra Renato rappresentava la classe e la fantasia mentre il suo grande amico Orsi aveva un dribbling devastante. Il sinistro era un rasoio e celebri restano i suoi goal segnati direttamente su calcio dangolo. Superstizioso oltre ogni limite, sotto il calzettone sinistro teneva una carta da gioco, un jolly! Orsi e Cesarini sapevano inventare giocate memorabili. In campo li univa il pallone, fuori il tango.
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Combi, Rosetta, Calligaris, Monti, Varglien, Bertolini, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi.
Ci sono formazioni che nel tempo si trasformano in una filastrocca e questo significa far parte della storia. Sono poche le formazioni che vengono recitate a memoria. Nella maggior parte dei casi sono inghiottite da un libro e non riescono pi a venirne fuori. Il tempo le sbiadisce e le cancella. Quando invece una squadra diventa filastrocca non pu pi essere dimenticata; rimane per sempre in alto, tra preghiera e poesia.
Brano musicale
Renato amava la notte perch la notte sempre stata dei poeti, degli amanti e dei sognatori. Lui spesso tentava dignorarla e di tradirla con il letto, ma non ci riusciva quasi mai. La sua anima portena lo tormentava, e alla fine se lo prendeva sotto braccio trascinandolo in giro a godersi la vita. Impedirglielo era impossibile, sarebbe stato come tentare di fermare il vento. Era bello, profumato ed elegante, El Tano
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El Tano, che a Torino divent il C, inquieto allora usciva di casa disegnando dribbling tra le strade di Torino. Ogni sera un percorso diverso, ogni sera storie sempre nuove , emozioni dense di sguardi ruffiani, di partite a poker e di trepide bocche da baciare. Su di lui circolano mille storie ed aneddoti. Famosa quella volta che
Si present in campo in pigiama di seta bianca, elegantissimo, avvolto da una scia di profumo Non ci fu neanche il tempo di una ramanzina, perch come un fulmine si era gi diretto agli spogliatoi e di l a poco segn 5 goal di seguitoo quella volta che in un salotto bene torinese ad una compassata signora, che si complimentava con il suo italiano, se ne usc dicendo di aver fatto progressi grazie e delle pazienti metresse. Non era difficile incontrarlo con una graziosa scimmietta, che acquist da un ambulante. In una di queste notte brave, mentre si trovava al tavolo di un night in chiss quale compagnia, arriv al suo tavolo una bottiglia di champagne, omaggiata addirittura dal presidente della Juve Edoardo Agnelli e accompagnata da un bigliettino Mi raccomando: domani si gioca. Per tutta risposta il C contraccambi con dodici bottiglie di champagne,esagerando come suo solito!
A Torino apr un locale da ballo nella centralissima Piazza Castello, il Florida. La prima milonga italiana, La tangheria, cos amava definirla il C, si trovava sopra il bar che apparteneva alla famiglia del portiere Combi; camerieri e ballerini erano vestiti da gauchos. Sul palcoscenico si alternavano due orchestre e si andava avanti per notti intere tra musiche, tango, donnine e champagne.
Spesso Renato e Mumo Orsi scalzavano lorchestra, Orsi correva al suo violino e Cesarini imbracciava l inseparaile chitarra, e allora, solo allora scendeva il silenzio, perch il loro tango diventava poesia.
Cesarini locali di tango 030
Cesarini locali di tango 030
La favola di quella Juve si chiude nel 1935 con la vittoria del quinto scudetto consecutivo., Nel 35 il Presidente Edoardo Agnelli muore precipitando con unidrovolante e metaforicamente assieme a lui muore quella grande Juve. Per fatale coincidenza, sempre in un incidente aereo,nel giugno di quellanno muore anche il leggendario Carlos Gardel
Carlos Gardel era pi che una voce: era il tango stesso che una mattina si era vestito e fatto uomo.poesia
Brano di Gardel
Il C dopo 6 stagioni, 147 presenze e 54 goal abbandona la Juve assieme a Combi e allinseparabile Orsi, primo e ultimo ribelle nella storia della Juventus Football Club.
Scriveva allora la Gazzetta dello Sport:
Cesarini ha espresso senza mezzi termini, com solito fare, la sua aperta disapprovazione per il tipo di gioco che si v sempre pi comunemente praticando in Italia, dedicato soprattutto alla difesa, al cercare di non perdere piuttosto che di vincere; Cesarini ha preferito lasciare lattivit e LItalia, piuttosto che adattarsi ad una tattica di gioco che non sentiva e che quindi non poteva approvare.
Il trentenne Cesarini non vuole rimanere prigioniero dei successi bianconeri e allora nel 1936 rientra in Argentina, torna per giocare nel Chacarita, ma accetta quasi subito un ingaggio per il mitico River Plate come mezzala destra. Lui una stella calata in una squadra di stelle e il River vince facile i campionati del 36 e del 37.
CESARINI FOTO 06
Nel 1937, Cesarini a soli 31 anni nel momento di massimo splendore reduce da 5 scudetti vinti in Italia e due in Argentina, abbandon il calcio giocato, come si dice in gergo, appese le scarpette al chiodo.
Antonio Liberti, presidente del grande River Plate affid a Cesarini il settore giovanile. Cesarini fond la scuola di calcio del River Plate.
E proprio nellinsegnare ai ragazzi, che ha dato il massimo di s stesso, lo chiamavano il Maestro dei Maestri perch le sue erano lezioni di vita e quindi anche di calcio, perch la sua filosofia era quella di far crescere prima di tutto degli uomini e poi eventualmente degli atleti, forse per questo che tutti quelli che hanno avuto la fortuna di essere allenati dal C, si sono portati e si porteranno dietro le sue parole per tutta la vita.
. Il campo la vita e il giocatore luomo diceva sempre, luomo deve saper fare tutto nella vita, perch non pu fare lo stesso nel campo?. La palla come una fidanzata, bisogna curarla, accarezzarla e mai prenderla in giro.
Sapete cosa sarei io con un po di Universit? Sarei Presidente della Repubblica. Io sono uno che ha studiato poco ma ha imparato tutto camminando
il calcio non deve partire dai piedi ed arrivare alla testa, questo uno sport che dalla testa deve scendere ai piedi
Cesarini continuava a ripetere ai suoi giocatori non abbandonate gli studi o il lavoro, perch quello che veramente conta diventare uomini.
Cesarini prese in mano la prima squadra,il mitico River Plate. Nasce cos la leggenda dellamaquina.
Giocavano divertendosi, spesso si dimenticavano addirittura di fare gol, presi comerano dalla gioia del gioco.
E da quel momento per tutta lArgentina, in segno di rispetto divent Don Renato.
Musica: MEDIA LUZ
nel 1944 che Renato conosce la donna importante della sua vita. Lei bellissima, fa lattrice ed ha appena 17 anni. Il suo nome Yuky Nannmba.
E un nome darte. Era breve e suonava bene. Mi ci sono affezionata e alla fine quello diventato il mio unico nome.
Avevo larte nel sangue ed ero bellissima. Mi creda, bellissima
Quando mi muovevo, era seguita da una scia di corteggiatori. Quanti mazzi di fiori nel mio camerino! Mio fratello Osvaldo teneva tutti a debita distanza. Ma con Renato fu subito diverso, tutto cos chiaro, come fosse stato scritto in uno dei miei copioni. Eravamo due artisti inciampati luno nelle braccia dellaltro . La nostra fu subito di passione vera. Ero felice, non esistono parole per descriverlo. Per sentirlo ancora pi mio gli proposi un patto di sangue: ci facemmo un piccolo taglio sul palmo della mano e poi le unimmo. Sangue su sangue. Legati per sempre.
MEDIA LUZ
Dopo due anni di fidanzamento, nel 46, Renato venne chiamato dalla Juventus per allenare e fu allora che mi chiese di sposarlo. Mi colse di sorpresa, ma Renato era fatto cos, la sua mente correva pi veloce di quella degli altri. Lo adoravo. Ora sono anziana e convivo con una montagna di ricordi, ma il nostro matrimonio allhotel Victoria di Montevideo rimane il giorno pi bello della mia vita. Ero raggiante tutta vestita di bianco compreso il cappellino e i guanti di seta. Ecco, quella la vera felicit, perch non ci sono ombre, non ci sono condizioni da rispettare. Avevamo tutto. Quella sera organizzammo una splendida festa e tutti ballarono fino allalba. Tutti tranne noi due, perch anche se pu sembrare strano, n io n Renato conoscevamo un solo passo di danza. Passammo la luna di miele ad Atlantica: fu una luna di miele indimenticabile.
Potevo finalmente averlo tutto per me e perdermi nellincanto delle sue parole. Fu lunica volta in tutta la sua vita, che si separ dalla palla.
Fine MEDIA LUZ
Il grande amore per la Vecchia Signora sempre radicato nel suo cuore e dal 46 al 48, per 2 stagioni, Don Renato accetta di tornare alla Juventus, ma questa volta lo fa da allenatore. A Torino arriva un Cesarini completamente diverso da quello che tutti ricordavano. Questo un signore con qualche ruga che sa parlarti di vita e di calcio. Questo il Maestro dei Maestri, la Bibbia del Futbol in persona.
La Juventus in quelle due annate non vincer nulla ,anche se arriv seconda, ma lavversario si chiamava Grande Torino, lunica formazione che eguagli il record dei 5 scudetti consecutivi.
Chiusa lesperienza con la Juve, Don Renato torna a Buenos Aires e l, dopo un paio danni tra Banfield e Boca junior, dal 50 al 58 oltre condurre una trasmissione radiofonica di grande successo totalmente preso dal settore giovanile del River Plate.
Nel 1952 ottenne un provino per il River Plate un ragazzino perennemente spettinato, che viene da San Niclas, sulle sponde del fiume Paran. Orfano da quando ha tre anni ha ununica fede, il calcio, adora da sempre il grande River e nella squadretta del suo paese, il Teatro Municipl, ha gi fatto vedere cose egregie.
Quando arriv il giorno sognato da una vita, quel ragazzino e suo fratello Carlos presero posto in uno scompartimento di terza classe. Non cerano molte cose da dire, erano gi tante quelle da pensare, e cos il ragazzino e suo fratello Carlos se ne stettero zitti a fissare il panorama che scorreva veloce davanti a loro.
Arrivarono a Buenos Aires poi finalmente il Monumental, lo stadio: troppo grande per essere vero Il provino and male, al ragazzo non reggevano le gambe, lemozione era troppo forte i piedi gli si piantavano nel terreno.
Il rientro a San Niclas fu molto triste, poi inaspettato arriv un telegramma ..presentarsi sabato alle ore 14 al campo Talleres. Poche parole per rialimentare una speranza.
Questa volta lemozione spar, gioc come sapeva e segn tre dei 5 gol segnati dalla sua squadra. Il grande Don Renato in persona pronunci le parole magicheOmar Sivori, da oggi sei uno del River Plate.
Leggio Passato il primo momento di euforia, Cesarini disse al ragazzo di san Niclas: Sai una cosa Sivori? Sette giorni fa, quando hai sostenuto il primo provino, nove membri su dieci avevano dato parere negativo, avevano deciso di non concederti una prova dappello. Vedi, io sono il decimo uomo di questa nostra commissione interna e mi sono impuntato, perch avevo capito che la tua era solo emozione. Quel giorno, dentro lo spogliatoio, Omar Sivori giur a s stesso, che non avrebbe mai deluso quelluomo fantastico, che aveva saputo vedere linvisibile. Lo avrebbe sempre onorato e rispettato. Prima ancora che unamicizia era nata una devozione.
Da quel giorno le loro vite non si separarono. Renato come un padre. spieg a Sivori i segreti del calcio e quel ragazzo ascoltava pieno di ammirazione. Don Renato lo faceva sognare, raccontandogli della Juventus del quinquennio e di mille altre cose.
Dopo aver fatto tutta la trafila, calzettoni abbassati e maglia numero dieci, Omar divenne uno dei punti di forza del River Plate, poi, il 12 giugno del 1957 la partenza per Torino, la Juventus del Presidente Umberto Agnelli lo aveva pagato la stratosferica cifra di 160 milioni di lire. Con quei soldi il River Plate rinnov completamente lo stadio Monumental.
Sivori lo scostante,lo sbruffone, Sivori che dopo averti fatto un tunnel provava a fartene un altro per umiliarti definitivamente, non degnava neanche di uno sguardo il suo allenatore a Torino.
Gli mancava suo padre, gli mancavano le sue parole,gli mancavano gli sguardi che lo seguivano dalla panchina, gli mancava Don Renato.
Il sogno divenne realt nel 1959, Umberto Agnelli affid la Juventus a Renato Cesarini e cos padre e figlio si ritrovarono nuovamente uniti in campo e nella vita.
(filmato)CESARINI ALLENATORE 030
Renato Cesarini, il maestro dei meastri era divenuto un esempio, rispettato da tutti e venerato da molti. Lui parlava e lintera squadra lo seguiva; compreso il pallone.
GALLO CIEGO
GALLO CIEGO
Dal 1961 al 1965 unaltra emigrazione, questa volta in Messico alla guida dellUniversidad de Mexico, ancora il River ed unapparizione i Ecuador, Per circa un anno, nel 68, diventa selezionatore della Nazionale Argentina, quando si trova di fronte la commissione desame per ottenere il patentino, ha unuscita geniale. Gli domadano su quali testi si preparato. su nessuno risponde lui ma se volete darmeli, eventualmente ve li correggo io.
Abbandona lincarico da CT nel luglio di quello stesso anno per contrasti insanabili con la federazione.
Allora Don Renato si v a riposare, come faceva spesso nella sua Estancia di general Belgrano, la tenuta agricola di 100 ettari che aveva acquistato a circa 150 chilometri da Buenos Aires, una mattina del gennaio 1969 Don Renato cade a terra privo di sensi.
Viene subito ricoverato alla clinica Anchorena di Buenos Aires, ma la diagnosi impietosa: emiplegia. Don Renato ha subto una brutta lesione cerebrale.
Omar Sivori si precipit da suo padre, ma il corpo inerte che trov steso su quel letto era solo la parodia di Renato; una maschera che non parlava non rideva, e con gli occhi fissava un qualcosa di tristemente lontano. Non quello, non era El Tano, non aveva neanche la sigaretta in bocca. Neanche il tempo per un ultimo poker era rimasto. Niente di niente.
Renato Cesarini, luomo che con il suo destro aveva disegnato progetti memorabili in mezzo al campo, luomo che con le sue parole aveva forgiato uomini e campioni, con quella malattia dovette rendere in anticipo a Dio proprio ci che gli era stato concesso con maggior generosit: lemiplegia gli aveva compromesso quasi completamente luso della gamba destra e della parola.
Scrive testualmente la Gazzetta dello sport del 27 marzo 1969:
Loperazione ebbe buon esito e gi al momento di lasciare la sala operatoria Don Renato aveva ripreso conoscenza. Un miglioramento cos soddisfacente permise a Cesarini di lasciare luned sera la clinica per continuare le cure in casa del suo amico Juan Giacchio. E fu appunto poco dopo, in casa di questi, che Don Renato fu improvvisamente colto da malore e spir prima ancora che giungesse il medico chiamato durgenza. Il decesso sarebbe avvenuto per collasso cardiaco, ma c chi afferma che sia stato provocato dalla soddisfazione di Don Renato di avere lasciato la clinica, dove si sentiva come prigioniero.
Suono lugubre
Ai funerali, nel cuore di Buenos Aires, lo piansero in migliaia, perch come sempre la morte di un maestro lascia tutti pi grandi e pi soli. A fianco della bara cera Omar Sivori . Piangevano le centinaia di giocatori, brocchi e campioni, che Don Renato aveva innanzitutto fatto diventare uomini. Tutto il River pass accanto alla bara sfiorandola con la mano.
Yuki appoggi il palmo della mano sinistra su quel legno lucido, travolta da un pianto senza fine.Al di l delloceano, nella chiesa di San Carlo a Torino, quel giorno venne officiato un funerale senza salma, ma lanima di Cesarini era l .Cera tutta la Juventus, compresi quella della filastrocca. La famiglia Agnelli al completo, Boniperti e mille altri. Ricchi e poveri, nobildonne e vecchie maitresse piangevano per il ragazzo dal ciuffo impertinente, per luomo dal volto solcato di rughe, per quel grande che tra un dribbling, un whisky e una capriola, aveva saputo spiegare le cose che contano nella vita.
In tutte le cose che mi sono successe in seguito, c sempre stata la sua mano. Renato ha molto sofferto per me Ero molto pi giovane di lui. Ero un po pazza, imprevedibile come tutti gli artisti. Eravamo due spiriti liberi, io amavo il teatro non meno di quanto lui amasse il calcio. Avrei dovuto stargli pi vicino ma le cose le capisci sempre troppo tardiCome quel pomeriggio,quando lo vidi morto, mai avrei pensato che si potesse piangere cos tanto per un uomo. Ma per quanti rimpianti io possa avere, stata la storia della mia vita .
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Cesarini foto 05
Cesarini foto 05
Non vi lasciamo con la morte di Don Renato, ma con la nascita della leggendaria Zona Cesarini era il 13 dicembre 1931
su Torino stava cadendo una fitta pioggia, sul campo dei granata si stavano affrontando la nazionale Italiana e la fortissima Ungheria, squadra solida e talentuosa. Arbitrava lo Svizzero Merct.
LItalia stava strameritando la vittoria, Orsi era riuscito a fare il goal del 2 a 1 ma Avr riusc a mettere dentro la palla del 2 a 2.
Siamo esattamente al 90, lultima occasione, lultima palla della partita. Costantino, ala destra, detto Faele, si trova al limite destro dellarea avversaria, ma perde preziosi secondi, forse non ha il coraggio di tirare, Cesarini con una spallata allontana il suo compagno di squadra, entra in area sulla destra, come una freccia vede entrare dalla parte opposta Mumo Orsi, finge il traversone e invece scarica in porta un rasoterra velenoso, il portiere Ujvari, preso in controtempo non ha potuto nulla. E la rete del 3 a 2, quella della vittoria meritata. Non ci fu neanche il tempo di riprendere il gioco, perch il signor Merct puntuale da bravo svizzero, fischi immediatamente la fine.
- Il goal segnato in Zona Cesarini un lampo, che ti proietta in paradiso, mentre la palla muore in fondo alla rete e larbitro fischia la fine. La partita termina l. Rimane solo un tempo sospeso, infinito, per ridere o piangere. La storia stata scritta.
Per Don Renato per aver segnato quel goal stato un semplice dettaglio. Zona Cesarini significa altro. Zona Cesarini vuol dire non lasciare nulla dintentato, perch di rimpianti si muore, perch chi rinuncia a sognare sconfitto in partenza. Perch, come insegnava il maestro ai suoi ragazzi, i novanta minuti di una partita sono il riassunto perfetto di una vita intera.
ZORRO GRIS
FINALONE
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