Troilo e Cressida

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TROILO E CRESSIDA

William Shakespeare

NOTE PRELIMINARI

1) Il testo inglese adottato per la traduzione quello delledizione curata dal prof. Peter Alexander (William

Shakespeare - The Complete Works, Collins, London & Glasgow, 1960), con qualche variante suggerita da altri testi, in

particolare ledizione pi recente dellOxford Shakespeare curata da G: Taylor e G. Wells per la Clarendon Press,

Oxford, U.S.A., 1994. Questa comprende anche The Two Noblemen che ledizione dellAlexander non contiene.

2) Alcune didascalie sono state aggiunte dal traduttore di sua iniziativa, laddove esse sono parse necessarie per la

migliore comprensione dellazione scenica alla lettura, cui questa traduzione essenzialmente ordinata ed intesa, il

traduttore essendo convinto - per le molteplici ragioni spiegate in altra sede - della irrappresentablit di Shakespeare

sulla scena, oggi.

Allinizio e alla fine di ciascuna scena si lasciato il rituale Enter (Entra/ Entrano) e Exit/Exeunt (Esce/

Escono), avvertendo peraltro - sempre ai fini della rappresentazione mentale della vicenda scenica alla lettura - che

tali dizioni non implicano necessariamente che i personaggi entrino in scena allapertura di questa o ne escano alla sua

chiusura: possibile che vi si trovino gi, o che vi rimangano in un qualunque atteggiamento, come indicato dalle

relative didascalie.

3) Il metro lendecasillabo sciolto, intercalato da settenari. Altro metro pu incontrarsi siccome adottato per canzoni,

ballate, citazioni, ecc.

4) Trattandosi di vicenda che si svolge al tempo della Grecia omerica, sembrata imperativa, nel dialogare italiano dei

personaggi, ad onta del dialogante alternarsi del you e del thou dellinglese, la forma del tu: i Greci, come i

Romani, non ne conoscevano altra.

5) Si riproduce anche dalledizione dellAlexander la divisione in atti e scene (che, com noto, non si trova nellinfolio,

ma frutto di successive elaborazioni, spesso anche con lelenco dei personaggi).

William Shakespeare Troilo e Cressida

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PERSONAGGI

PRIAMO re di Troia

suoi figli:

ETTORE

TROILO

PARIDE

DEIFOBO

ELENO

MARGARELLONE figlio bastardo di Priamo

capi troiani:

ENEA

ANTENORE

CALCANTE sacerdote troiano passato ai Greci

PANDARO zio di Cressida

AGAMENNONE comandante in capo dei Greci

MENELAO suo fratello

capi greci:

ACHILLE

AIACE

ULISSE

NESTORE

DIOMEDE

PATROCLO

TERSITE greco deforme e scurrile

ALESSANDRO servo di Cressida

ELENA moglie di Menelao

ANDROMACA moglie di Ettore

CASSANDRA figlia di Priamo, profetessa

CRESSIDA figlia di Calcante

Servi - Soldati greci - Soldati troiani - Gente del popolo

SCENA: A Troia e nel campo greco davanti alla citt.

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PROLOGO

Entra il PROLOGO

PROLOGO - La scena a Troia. Dallisole greche

i re orgogliosi, il loro nobil sangue

bollente dira, han radunato in massa

le loro flotte nel porto di Atene,

stracarico ciascun loro vascello

di micidiali strumenti di guerra.

Sessanta e nove teste coronate

han fatto vela per la frigia costa

da l, giurando di dar sacco a Troia

dove, al riparo di possenti mura,

di Menelao la rapita regina

si giace a fianco del lascivo Paride.

a cagione della contesa questa.

Sono approdati a Tenedo,

i loro barchi con tutta la chiglia

secando lacqua, e l han vomitato

dalle stive il lor carico di guerra.

Ora i freschi ed ancora illesi Greci

montano i lor sontuosi attendamenti

sulle dardanee pianeggianti prode.

Di Priamo la citt dalle sei porte

(la Dardania, la Timbria, lEleatina,

la Cheta, la Troiana, lAntenoride)

protette tutte da massicce sbarre

e ben connessi pali e chiavistelli,

serra tra le sue mura

di Troia i cittadini. E gi lattesa,

dalluna e laltra parte stimolando

gli spiriti irrequieti ed impazienti

troiani e greci mette tutti a rischio.

E qui intervengo io, prologo armato,

non gi con la smodata pretensione

di completar la penna dellautore

o la recitazione dellattore,

ma per trarvi, cortesi spettatori,

nel cuore del soggetto, ed avvertirvi

che il nostro dramma salta lantefatto

e i precedenti di questa contesa,

prendendo avvio dal mezzo dellazione;

e presentarvi, a partire da l,

quanto possibile rappresentare

nel limitato tempo di una recita.

Approvate o bocciate, a vostro libito.

Ne venga bene o male,

queste sono le sorti della guerra.

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ATTO PRIMO

SCENA I - Troia, davanti al palazzo di Priamo.

Entra PANDARO con TROILO armato

TROILO - Chiamatemi il mio servo,

voglio spogliarmi di questarmatura.

Perch mai dovrei scendere

a guerreggiare fuori dalle mura

se gi dentro di me

in atto una cos crudel battaglia?

Scenda pure sul campo ogni Troiano

che si sente padrone del suo cuore:

Troilo il suo cuore, ahim, non pi suo!

PANDARO - Ma quando finir questa follia?(1)

TROILO - I Greci sono forti,

e abili ad usar la loro forza,

feroci nello loro abilit,

e valorosi nella lor ferocia;

io sono invece debole, pi debole

della lacrima duna femminuccia,

pi sdilombato dello stesso sonno,

pi imbecille dellimbecillit,

men coraggioso della verginella

sposina a prima notte,

ed inesperto come un fanciulletto.

PANDARO - Di questa cosa ho parlato fin troppo.

Basta. Per me, non me ne immischio pi,

n intendo di occuparmene pi oltre.

Chi vuol cavar dal grano una focaccia

deve aspettarne la macinatura.

TROILO - Aspettare: che ho fatto fino ad oggi?

PANDARO - Hai aspettato la macinatura,

s, s, ma ora c la stacciatura.

TROILO - Non ho aspettato anche questa?

PANDARO - S, s,

per c ancora la lievitatura.

TROILO - Anche questa ho aspettato fino ad oggi.

PANDARO - S, la lievitatura. Ma c un dopo:

limpastatura, la sagomatura,

linfornata ed infine la cottura;

e poi devi aspettar che si raffreddi,

rischi, se no, di scottarti le labbra.

TROILO - Ah, la stessa Pazienza,

(1) Will this gear never be mended?: letteralm: Non saggiuster mai questo congegno?: gear qui nel senso

figurato di foul matter, pus in senso spregiativo. Pandaro si riferisce alla guerra, come si capisce anche dalla

risposta di Troilo. C chi ha inteso la frase: Non saggiuster mai questarmatura?, che letteralmente si regge, ma non

ha senso. I tranelli dellinglese di Shakespeare!

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se esiste una dea con questo nome,

pi di me non saprebbe sopportare

questo continuo star sulle spine!

Io siedo alla regal mensa di Priamo,

e quando vedo entrar nei miei pensieri

Cressida bella (Entrare? Ah, traditore

che non sei altro! E quando mai n uscita?)

PANDARO - Oh, dovevi vederla ieri sera:

apparsa, tassicuro, ancor pi bella,

ancora pi incantevole di sempre,

pi di qualsiasi altra donna al mondo!

TROILO - ed il mio cuore, ti stavo per dire,

squassato da un sospiro,

mi sembr quasi si spaccasse in due,

io, pel timore che mio padre ed Ettore

potessero notarlo sul mio volto,

cercai di seppellire quel sospiro,

sotto la smorfia dun bel sorrisetto,

come quando saffaccia un po di sole

a illuminare nuvole in tempesta.

Ma la pena che tenta di nascondersi

dietro il velo dunapparente gioia

non in nulla diversa dalla gioia

che il fato muta in subita tristezza.

PANDARO - Se non fosse che il biondo dei capelli

un po pi scuro di quello di Elena,

ti dico io, va l, che tra le due

non ci sarebbe da far paragoni;

per parte mia, essendo mia parente,

non vorrei aver laria di star l,

come si dice, a fare le sue lodi;

avrei per voluto, ieri sera,

che qualcuno lavesse pur udita,

come lho udita io, mentre parlava

Lungi da me voler togliere lode

al senno di Cassandra tua sorella,

ma tassicuro

TROILO - O Pandaro! O Pandaro!

Quando ti dico che le mie speranze

giacciono tutte annegate in quel mare,

non mi chiedere tu di quante braccia

stanno inzuppate in fondo!

Ti dico che son pazzo per Cressida,

tu mi rispondi: bella!

E cos non fai altro che versare

nella ferita aperta nel mio cuore

gli occhi, le guance, i capelli di lei,

il suo modo dincedere, la voce;

e carezzi, con questo tuo parlare,

quella sua mano candida

al cui confronto ogni tono di bianco

nero inchiostro, buono solo a scrivere

appetto ad essa il suo poco biancore;

quella mano alla cui morbida stretta

anche il piumaggio dun giovane cigno

William Shakespeare Troilo e Cressida

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ruvido, e lo spirito del senso(2)

rude come la palma dun bifolco.

Questo tu mi rispondi

quando dico che lamo, e dici il vero;

ma in questo modo, invece dolio e balsami,

tu non fai che ficcare in ogni squarcio

provocatomi in petto dallamore

la lama che lha aperto

PANDARO - Non ti rispondo che la verit.

TROILO - Ma non la dici tutta.

PANDARO - E sia cos,

vuol dire che non me ne impiccio pi.

E quanto a lei, sia pur qual : se bella,

tanto meglio per lei; se non bella,

sta a lei di rimediarvi da lei stessa.

TROILO - Buon Pandaro, suvvia, non dir cos!

PANDARO - Mi sono prodigato, fatto in quattro,

ed ecco il premio di tanta fatica:

da lei spregiato, e spregiato da te!

Avanti e indietro sempre, a far la spola

tra luno e laltro, e mai avuto un grazie

per tanta mia fatica, da nessuno!

TROILO - Oh, Pandaro, sei in collera con me?

PANDARO - Solo perch Cressida mia parente,

non devessere bella come Elena.

Se, al contrario, non fosse mia nipote,

sarebbe anchella bella al venerd

come Elena bella alla domenica.

Ma non mimporta. Fosse pure mora, (3)

per mio conto sarebbe sempre uguale.

TROILO - Ho forse detto chessa non bella?

PANDARO - Che tu lo dica o no, per me lo stesso.

sciocca a non voler seguir suo padre.

Se ne vada coi Greci!(4) Proprio questo

le voglio dire appena la vedr.

Per me, non voglio aver pi parte a niente!

TROILO - Pandaro

PANDARO - A niente, ho detto!

TROILO - Dolce Pandaro..

PANDARO - No, per favore, non mi dar pi lagna!

(2) Spirit of sense: secondo lantica fisiologia del corpo umano, le sensazioni inviate dal cervello ai cinque sensi erano

spirits, essenze incorporee di vita. Qui lo spirito del tatto.

(3) La donna con la pelle scura, o mora, di natura o abbronzata dal sole, era male apprezzata fra la nobilt elisabettiana, e

di questo gusto Shakespeare si fa spesso interprete nei suoi personaggi (cfr. nel Mercante di Venezia, III, 2, 98-99:

The beauteous scarf veiling an Indian beauty, dove Indian sta appunto per negra, di colore, e beauty per

belt in senso ironico. Cos anche in Sogno duna notte destate, V, 1, 11; Sees Helens beauty in a brow of

Egypt.

(4) Il padre di Cressida, Calcante, si trova nel campo dei Greci, ai quali passato.

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Io lascio tutto come lho trovato,

e sia finita, una volta per sempre!

(Esce)

Allarme di guerra(5)

TROILO - Oh, tacete, sgradevoli clamori!

Chio pi non voda, fastidiosi suoni!

Gente sciocca, dalluna e laltra parte!

Devesser pur bella, tuttavia,

questElena, se tal la dipingete

voi ogni giorno con il vostro sangue!

Io per non mi sento

di guerreggiare per una tal causa:

troppo scarno tema alla mia spada!

Ma ecco che ora Pandaro O di

no, non vogliate affliggermi cos!

Io non posso raggiungere Cressida

se non tramite lui, e questo Pandaro

si mostra adesso tanto riluttante

a lasciarsi piegare a persuaderla,

quanto casta ed ostile ella si mostra

caparbiamente ad amoroso approccio.

Apollo, per amor della tua Dafne,(6)

dimmi tu: che cos questa Cressida?

Che cos Pandaro? Che siamo noi?

Ella ha lIndia per letto, l ella giace:

una perla; e lo spazio che separa

la nostra Ilio e il sito ovella sta

lo si chiami selvaggio e vago mare,

e noi stessi il mercante,

e questo Pandaro la nostra vela,

lincerta nostra speranza, la scorta

al nostro navigare e il nostro barco.

Allarme. Entra ENEA

ENEA - Salve, principe Troilo!

Perch non sei sul campo?

TROILO - Perch no.

una risposta degna duna donna,

la mia, ma ben ci azzecca,

perch da donna restarne lontano.

Che novit, piuttosto, oggi dal campo?

ENEA - Ferito Paride. Rientrato a casa.

TROILO - Per la mano di chi ferito, Enea?

ENEA - Di Menelao, Troilo.

TROILO - Seguiti pure a sanguinare, Paride:

la sua una puntura da incornata,(7)

(5) La didascalia del testo Sound alarm. Sui segnali musicali del teatro shakespeariano v. la nota introduttiva alla mia

traduzione del Re Lear e del Riccardo III.

(6) Reminiscenza mitologica: Dafne, la ninfa primo amore di Apollo, mutata in alloro nel momento in cui il dio, dopo

averla raggiunta a seguito di affannosa corsa, stava per abbracciarla.

(7) Tis but a scar to scorn: frase diversamente intesa: per alcuni solo una scalfittura da ridere; per altri: solo

un scalfittura in cambio duno smacco, ed altre bizzarrie. Seguo il senso inteso dal Praz: Scalfito per scornato.

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Menelao, col suo corno, lha ferito.

Allarme dal campo

ENEA - Senti che bel divertimento, fuori!

TROILO - Per me ce ne sarebbe uno migliore

dentro, se dir potessi

fosse la stessa cosa che dir posso.

Ma quanto a quello che si sente fuori,

l che sei diretto?

ENEA - E in tutta fretta.

TROILO - Allora andiamo insieme, taccompagno.

(Escono)

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SCENA II - Troia, una strada.

Entra CRESSIDA col servo ALESSANDRO

CRESSIDA - Chi eran quelle due che son passate?

ALESSANDRO - Ecuba la regina, Elena laltra.

CRESSIDA - E doverano dirette?

A vedere dallalto della torre

che domina la valle da levante

come combattono. Ettore oggi,

a malgrado della sua gran pazienza,

ch in lui come una forma di virt,

s incollerito: ha maltrattato Andromaca

e strapazzato forte il suo armiere;

e, come se la guerra fosse un campo

da coltivare da buon contadino,

s alzato allalba ed sceso sul campo,

ove ogni fiore era umido di pianto

come se prevedesse la ragione

della collera dEttore(8).

CRESSIDA - E qual era

questa sua ragione?

ALESSANDRO - Te la dico subito:

corsa voce che ci sia tra i Greci

uno dei capi di sangue troiano

di nome Ajace, ad Ettore parente.(9)

CRESSIDA - Bene, e che cosa dicono di lui?

ALESSANDRO - Che non ha niente in comune cogli altri,

e che sta su tutto il tempo da solo.

CRESSIDA - Sta su! E come si dovrebbe stare?

Cos stan tutti gli uomini,

a meno che non siano ciucchi dal bere,

o infermi, o senza gambe.(10)

ALESSANDRO - Questo Ajace, padrona,

dicono che ha rubato a molte bestie

le naturali qualit di ognuna:

il coraggio al leone,

il carattere irsuto e bieco allorso,

la flemma allelefante;

un uomo insomma in cui madre natura

ha stipato talmente i suoi umori,(11)

(8) where every flower did as a prophet weep what it foresaw in Hectors wrath: limmagine poetica

dellaccostamento alle lacrime delle stille di rugiada mattutina di cui son umidi i fiori anche in Romeo e Giulietta, I,

1, 130: with tear augmenting the fresh mornings dew, con le lacrime sue fare pi rorida/ la recente rugiada

mattutina.

(9) nephew to Hector: il termine nephew usato in Shakespeare per diverse relazioni di parentela: nipote, cugino,

e altre. Cos nellEnrico IV - Prima parte, II, 5, 63, Mortimer Henry the Fourth deposed his nephew Richard

dove nephew sta inconfutabilmente per cugino (figlio del fratello del padre).

(10) Cressida, come sar per tutto il corso di questa scena, si compiace di giocare sui doppi sensi, anche in chiave lubrica.

Non - vuole avvertire con ci subito il poeta - la casta e schiva verginella descritta prima da Troilo. Qui finge di

intendere la frase del servo Alessandro stands alone, se ne sta da solo (altri traduttori intendono: Spicca sugli

altri, con scarso nesso logico col contesto) come se questi avesse detto sta in piedi da solo, che laltro senso di

stands alone.

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che il valore gli si schiacciato dentro

in follia, e a sua volta la follia

s condita di molta discrezione:

insomma non esiste virt duomo

di cui non sia in lui qualche barlume,

n difetto di cui non vi sia macchia;

malinconico senza ragione,

come diventa allegro a contropelo;(12)

articolato in tutto,

ma ogni cosa che fa s sconnessa

da mostrarlo un gottoso Briareo:(13)

molte braccia, ma tutte fuori uso;

o anche un Argo(14) diventato cieco:

tuttocchi e niente vista.

CRESSIDA - E perch un tal uomo,

che non suscita in me altro che ridere,

dovrebbe suscitare invece in Ettore

tanto furore?

ALESSANDRO - Dicono che ieri

s azzuffato con Ettore in battaglia

e lha abbattuto; onde sdegno e vergogna

hanno tenuto Ettore incapace

da allora di mangiare e di dormire.

CRESSIDA - Ma chi viene?

ALESSANDRO - Tuo zio, padrona, Pandaro.

Entra PANDARO

CRESSIDA - Ettore un valoroso.

ALESSANDRO - Oh, quello, s,

come non ce n altri sulla terra.

PANDARO - Che c, che c?

CRESSIDA - Buongiorno a te, zio Pandaro.

PANDARO - Buongiorno a te, mia cara nipotina.

Che dicevate? Oh, buongiorno, Alessandro!

Beh, come va, nipote?

Sei stata a Ilio?(15)

CRESSIDA - S, stamane, zio.

PANDARO - Che dicevate quando son venuto?

E, dimmi, a Ilio, quando ci sei giunta,

Ettore sera armato gi e partito,

ed Elena non era alzata, vero?

(11) a man into whom nature hath so crowded humours that his valour is crushd into folly: secondo lantica

fisiologia del corpo umano i quattro principali temperamenti delluomo - il sanguigno, il flemmatico, il collerico, il

melanconico - erano leffetto derivato da umori, o sostanze fluide presenti nellorganismo.

(12) and merry against the hair: cio per dispetto o nei momenti pi inopportuni.

(13) Il mitologico mostro dalle cento braccia e dalle cinque teste.

(14) Argo, il mitologico gigantesco mostro dai cento occhi posto dalla gelosa Giunone a guardia di Io, la fanciulla di cui

Giove sera invaghito e da lui trasformata in giovenca.

(15) Ilio laltro nome di Troia, ma qui sta per la rocca della citt, dovera la reggia di Priamo.

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CRESSIDA - Infatti, Ettore era andato via,

ed Elena non era ancora alzata.

PANDARO - cos. Ettore s alzato presto.

CRESSIDA - Stavamo appunto parlando di lui,

e del suo malumore.

PANDARO - Era arrabbiato?

CRESSIDA - (Indicando Alessandro)

Cos dice costui.

ALESSANDRO - vero, s,

e ne conosco pure la ragione.

Oggi picchier sodo,

posso darlo per certo: e poi c Troilo

con lui, che non vorr restargli indietro.

E da Troilo si debbon ben guardare

quelli l, posso dir loro anche questo!

CRESSIDA - Che! Anche lui in collera?

PANDARO - Chi? Troilo?

Come uomo, dei due Troilo il migliore.

CRESSIDA - Oh, Giove! Non c proprio paragone.

PANDARO - Che! Fra Ettore e Troilo?

Non riconosci un uomo a colpo docchio?

CRESSIDA - S, se lho visto e conosciuto prima.

PANDARO - Ebbene, Troilo Troilo, dico io.

CRESSIDA - Allora dici quel che dico io:

perchio son certa chegli non Ettore.

PANDARO - N Ettore Troilo. Ce ne corre.

CRESSIDA - Direi che per ciascun giusto dire:

egli solo se stesso.

PANDARO - Non per Troilo.

Troilo se stesso? Ohim, povero Troilo!

Vorrei lo fosse!

CRESSIDA - Certo che lo .

PANDARO - Ci andrei a piedi scalzi fino in India,

perch fosse se stesso.

CRESSIDA - Non Ettore.

PANDARO - Se stesso! Troilo, no, non se stesso!

Vorrei lo fosse Beh, gli di ci guardano,

e il tempo dar cura e sepoltura

Ah, Troilo, Troilo! Come in petto a lei

vorrei tanto battesse il cuore mio!

No, come uomo, Ettore

non meglio di Troilo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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CRESSIDA - Per favore

PANDARO - soltanto pi anziano.

CRESSIDA - Scusa, scusa

PANDARO - Non ancora arrivato a quellet.

Quando ci arriver,

allora parlerai diversamente.

Comunque, Ettore non ha il suo spirito.

CRESSIDA - Non ne ha bisogno. Tiene quello suo.

PANDARO - E le sue qualit.

CRESSIDA - Non gli interessano.

PANDARO - La sua bellezza

CRESSIDA - Non gli si addirebbe,

come quella sua propria gli si addice.

PANDARO - Nipote, non hai occhi! Laltro giorno

Elena stessa ha giurato che Troilo,

a causa del suo colorito bruno

- perch cos, lo devo confessare -,

se pur non proprio tanto

CRESSIDA - bruno, bruno!

PANDARO - Beh, bruno e no, ad essere sinceri

CRESSIDA - Diciamolo, ma vero s e no.

PANDARO - Di Troilo, insomma, lod lincarnato

pi di quello di Paride.

CRESSIDA - Che! Paride ha un bellissimo incarnato.

PANDARO - vero.

CRESSIDA - Allora Troilo ce nha troppo,

e sella lo lodava pi che in Paride,

lincarnato di Troilo pi acceso;

e se luno ce nha a sufficienza

e laltro nha di pi,

troppo accesa lode quella dElena

per un buon incarnato.

come se la lingua doro dElena

avesse tanto decantato Troilo

per un naso di rame.

PANDARO - Penso che Elena - potrei giurarlo -

lo ami pi di Paride.

CRESSIDA - Allora proprio una allegra grechetta!

PANDARO - Ma s, sono sicuro. Laltro giorno

lho vista comparire insieme a lui

alla finestra fatta a mezzaluna

e tu sai che sul mento

egli ci avr s e no tre o quattro peli

William Shakespeare Troilo e Cressida

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CRESSIDA - S, tanti che a contarli in un baleno

basterebbe la semplice aritmetica

del primo garzoncello dosteria.

PANDARO - Certo che molto giovane,

eppure ha tanta forza,

da sollevare, a due-tre libbre meno

quanto solleva suo fratello Ettore.

CRESSIDA - Cos giovane, e gi cos buon ladro?(16)

PANDARO - E per provarti che Elena

n innamorata, dunque, ti dicevo,

a un certo punto lei gli si avvicina

e gli posa la sua candida mano

sullo spacco del mento

CRESSIDA - Dio, piet!

Com successo che se l spaccato?

PANDARO - Diamine, tu lo sai, ci ha la fossetta!

Credo che non esiste uomo in Frigia

cui doni pi il sorridere.

CRESSIDA - Ah, quanto a questo, ha un sorriso smagliante.

PANDARO - E non forse vero?

CRESSIDA - S, simile a una nuvola dautunno.

PANDARO - Bene, come ti pare.

Ma per provarti chElena lo ama

CRESSIDA - Provarlo Ma se proprio tinteressa,

mettilo tu alla prova

PANDARO - Troilo? Pfu!

Quello la tiene nello stesso conto

chio tengo un uovo marcio.

CRESSIDA - Bada che se vuoi bene a un uovo marcio

quanto vuoi bene ad una testa vuota,

ti puoi mangiare un pulcino nel guscio.

PANDARO - Non posso proprio tenermi dal ridere

a ripensare a lei, che con la mano

gli faceva il solletico sul mento!

E la sua mano - devo confessarlo -

dun biancore ch una meraviglia!

CRESSIDA - Per me, puoi confessarlo

senza bisogno dalcuna tortura.(17)

PANDARO - E la vedo impegnata, a un certo punto,

ad andare spiando su quel mento

(16) So young a man and so old a lifter?: Cressida gioca sul doppio senso di lifter che vale sollevatore di pesi

(Pandaro ha detto prima: and yet will he within three pound lift as much as his brother Hector) e ladro (usato

tuttavia in questo senso solo da Shakespeare, e solo qui).

(17) Without the rack: rack era uno strumento di tortura usato per costringere i condannati a confessare; qualcosa di

simile al nostro cavalletto.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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se mai scoprisse un qualche pelo bianco.

CRESSIDA - Mi dispiace per lui, povero mento!

C pi di un porro che n pi fornito.

PANDARO - Ma che ridere! La regina Ecuba

rideva che dagli occhi le piovevano

CRESSIDA - lacrime come macine da mola.(18)

PANDARO - E rideva Cassandra

CRESSIDA - Eh, ma per lei

doveva essere men forte il fuoco

sotto la pentola degli occhi; o questi

le straboccavan pure?

PANDARO - ed anche Ettore.

CRESSIDA - Perch poi tanto ridere?

PANDARO - Ma per via di quel pelo, per la Vergine!,

quel pelo bianco che alla fine Elena

avea trovato sul mento di Troilo.

CRESSIDA - Avrei capito fosse stato verde

quel pelo: navrei riso anchio. Ma bianco

PANDARO - Ma non ridevan tanto per il pelo

quanto per la risposta spiritosa

chei diede ad Elena.

CRESSIDA - Che le rispose?

PANDARO - Elena dunque disse: Sul tuo mento

i peli son cinquantadue in tutto

ed uno bianco.

CRESSIDA - E lui?

PANDARO - E lui: Perfetto. Niente da eccepire.

Un pelo bianco su cinquantadue:

quello mio padre, e gli altri noi suoi figlioli.(19)

Giove! - fa lei - e in mezzo a questi peli

quale sar mai Paride, il mio sposo?

Quello forcuto - le risponde lui -

strappalo e dglielo. (20) E l gran risate!

Elena sera fatta tutta rossa,

mentre Paride andava sulle furie,

e tutti gli altri a crepar dalle risa.

CRESSIDA - Beh, adesso pu bastare

con questa storia: durata fin troppo.

(18) With millstones: to laugh with millstones, ridere facendosi scendere dagli occhi lacrimoni grossi e pesanti

come macine da mola espressione idiomatica detta di chi ride fino a piangere (cfr. la stessa espressione in Riccardo

III, I, 3, 354:Your eyes drop millstones). Qui per Cressida sembra dirlo esagerando ironicamente, come se non

credesse al racconto di Pandaro.

(19) La leggenda attribuiva a Priamo la paternit di 50 figli. Del cinquantunesimo che qui sinventa Shakespeare, non

sappiamo: ne lasciamo volentieri a lui la responsabilit.

(20) Allusione alle corna di Menelao.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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PANDARO - Come vuoi tu. Ricrdati per

di quella cosa che tho detto ieri.

Pensaci bene.

CRESSIDA - Infatti, quel che faccio.

PANDARO - Posso giurarti ch una cosa vera.

Troilo piange per te,

come uno nato nel mese di aprile.

CRESSIDA - Ed io maturer tra le sue lacrime

come unortica nel mese di maggio.

(Trombe di ritirata dal campo)

PANDARO - Eccoli, ascolta, tornano dal campo.

Perch non ci fermiamo qui un momento

a vederli marciare verso Ilio?

S, fermiamoci, dolce nipotina,

fermiamoci a vederli.

CRESSIDA - Come vuoi.

PANDARO - Qui, questa uneccellente posizione;

da cui possiam vedere tutto bene.

Te li posso indicare, mentre sfilano,

tutti quanti per nome, uno per uno.

Ma pi di tutti tu fa caso a Troilo.

CRESSIDA - Va bene, s, ma non alzar la voce.

Passa ENEA

PANDARO - Quello Enea. Non un bel gagliardo?

Uno dei fiori dIlio, posso dirtelo.

Ma attenta a Troilo, lo vedrai fra poco.

Passa ANTENORE

CRESSIDA - E quello?

PANDARO - Quello Antenore,

uno spirito ironico e mordace,

ma in fondo tanto buono, tassicuro.

uno dei cervelli pi quadrati

di tutta Troia, e pure ben piantato

Ma Troilo quando arriva?

Non lo vedo, ma dovr pur passare.

Te lo mostrer a dito.

William Shakespeare Troilo e Cressida

17

Se mi scorge, vedrai che mi fa cenno.

CRESSIDA - Come, cos?(21)

PANDARO - Vedrai. E se lo fa,

chi ricco lo sar ancor di pi.(22)

Passa ETTORE

Quello Ettore. Toh, guardalo bene.

Ah, quello s ch un uomo!

Va, Ettore, va per la tua strada!

Ecco un uomo davvero coraggioso.

Oh, valoroso! Mira che sembiante!

Che portamento! Non uno in gamba?

CRESSIDA - Oh, s, magnifico.

PANDARO - Hai detto bene.

Solo a vederlo ti fa bene al cuore.

Guarda il suo elmo, quanti colpi ha preso.

Lass, li vedi? L, non sono scherzi,

son botte, quelle, da a chi tocca tocca,

come si dice, sono fior di botte!

CRESSIDA - Tutti colpi di spada?

PANDARO - Spada o altro,

lui non ci bada: gli venisse avanti

pure il demonio, per lui lo stesso.

Occhio di Dio! Fa proprio bene al cuore!

Passa PARIDE

Ecco Paride, guarda, arriva Paride.

Anche lui un gagliardo, eh, che dici?

Ah, proprio splendido. Chi mavea detto

chera tornato a casa, oggi, ferito?

Ferito non mi pare.

Chi sa come sallargher il cuore ad Elena

Ma Troilo non si vede. Come mai?

Ma vedrai che tra poco passer.

Passa ELENO

CRESSIDA - Quello chi ?

PANDARO - Eleno.

Mi chiedo dov Troilo Quello Eleno.

Vuoi far che quello oggi non uscito?

Quello Eleno.

(21) Qui il testo ha un diabolico gioco di parole basato sul doppio senso di nod. Pandaro dice: Se mi scorge, vedrai

che mi fa cenno, If he see me, you shall see him nod at me, ma nod usato nella frase to give the nod nel senso

di dare (a qualcuno) dello stupido. Cressida finge dintendere in questo senso il nod di Pandaro, e nel rispondere:

Come, cos? (e lo dice appunto con lespressione Will he give you the nod?) si batte la fronte con lindice della

destra, come a significare che Troilo, nello scorgere Pandaro, gli far quel cenno. lunico modo, crediamo, per dare un

senso, in italiano, alle due battute.

(22) If he do, the rich shall have more: frase di senso oscuro. Molti la intendono nel senso che chi matto - se Troilo

far cenno di salutare Pandaro - lo sar ancora di pi. Ma congettura; in realt, nessuno sa dire che cosa abbia voluto

far dire Shakespeare a Pandaro con questa frase.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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CRESSIDA - Combatte Eleno, zio?

PANDARO - Eleno! No. S, anzi, s, combatte

non c male Mi chiedo dov Troilo

Ah, ecco, ascolta: l si grida Troilo!

Eleno un sacerdote.

CRESSIDA - Chi quel tipo che viene laggi

con quellaria sorniona?

PANDARO - Dove, dove?

Laggi? Quello Deifobo no, Troilo!

Eccolo l, eh, quello s ch un uomo,

nipote mia! Oh, il prode Troilo,

il principe della cavalleria!

CRESSIDA - Oh, non lo dire, almeno per pudore.

PANDARO - Come! Osservalo bene! Eroico Troilo!

Guarda bene, nipote, la sua spada,

guarda com di sangue tutta lorda;

e guarda lelmo: ancora pi acciaccato

di quello dEttore! E poi la prestanza,

il portamento! O giovinezza splendida!

Non ha toccato ancora i ventitr

Va, Troilo, va per la tua strada, Troilo!

Avessio una Grazia per sorella

o per figlia una dea, la loro scelta

sarebbe lui su tutti gli altri uomini!

Che meraviglia di creatura! Paride?

Ma Paride immondizia, appetto a lui!

Ed Elena beh, lei darebbe un occhio

per fare il cambio, te lo garantisco.

CRESSIDA - Ne vengon altri.

(Passano altri soldati di truppa)

PANDARO - Quelli sono spiccioli,

roba da niente, tonti: pula e paglia,

paglia e pula, minestra dopo carne!

Solo a guardare Troilo

mi sentirei di vivere e morire.

Lasciamo stare, non guardiamo pi:

laquile son passate,

ora non sono che cornacchie e corvi,

corvi e cornacchie, e basta.

Vorrei essere un uomo come Troilo,

piuttosto che Agamennone

con tutta la sua Grecia.

CRESSIDA - Tra quei Greci

per c Achille, ch meglio di Troilo.

PANDARO - Achille hai detto? Achille? Un carrettiere,

un facchino, un autentico cammello!

CRESSIDA - Beh, beh

PANDARO - Beh, beh! Non hai discernimento?

Non hai occhi? Non sai vedere un uomo?

Non sono forse i nobili natali,

William Shakespeare Troilo e Cressida

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la bellezza, un bel taglio, il conversare,

la cortesia, la virt, let giovane,

la liberalit, e via dicendo

le qualit che condiscono un uomo?

CRESSIDA - Eh, come no! Farcito ed affettato,

pronto per essere stufato al forno,

e senza datteri, perch il suo dattero

lui ce lha fuori(23)

PANDARO - Ma che donna sei?

Non si sa mai su che guardia di metti.(24)

CRESSIDA - Sulla schiena, a difesa del mio ventre;

sul cervello, a difesa dei miei piani;

sulla mia segretezza,

a difesa della mia onest;

sulla mia maschera,(25) a difesa mia

e della mia bellezza; e su di te,

a difesa di tutte queste cose.

Queste sono le guardie in cui mi metto,

pronta a mille parate.

PANDARO - Dinne una,

delle tue mille.

CRESSIDA - Ebbene, eccola, questa

che ora faccio con te;

ed una delle mie migliori, anche.

Se non posso parar la tua stoccata

dalla parte che non vorrei colpita,

posso parare che tu vada in giro

a raccontare come lho toccata;

salvo che non mi faccia tanto gonfia

che divenga impossibile nasconderla,

ch allora troppo tardi per la guardia.(26)

PANDARO - Sei una donna come tutte laltre.

Entra il PAGGIO di Troilo

PAGGIO - Pandaro, il mio padrone vuol parlarti.

PANDARO - Dove?

PAGGIO - A casa da te. Taspetta l,

dove si sta togliendo larmatura.

PANDARO - Digli che arrivo subito, ragazzo.

(Esce il paggio)

Addio, nipote cara.

(23) Doppio senso scurrile, facilmente intuibile dalla forma del frutto tropicale che ha quel nome: un altro tocco della

lascivit di Cressida.

(24) A man knows not at what ward you lie: to lie on ward espressione del linguaggio schermistico; qui vale:

dove vuoi andare a parare coi doppi sensi che metti a tua difesa nella schermaglia verbale.

(25) La maschera dello schermidore, si capisce (the mask); Cressida prosegue nel traslato della scherma.

(26) Il gonfiore cui allude Cressida , sintende, quello della pancia per effetto della gravidanza; e sintende anche di che

stoccata parli Cressida, la quale, come si vede, a doppi sensi sboccati non scherza.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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CRESSIDA - Addio, zio.

PANDARO - Sar con te, nipote, fra non molto.

CRESSIDA - Per portarmi qualcosa, spero, zio.

PANDARO - S, un bel pegno da Troilo.

CRESSIDA - Il segno della tua ruffianeria.

(Esce Pandaro)

Parole, giuramenti, doni, lacrime

e sviscerate promesse damore:

egli offre tutto questo

a favorire limpresa di un altro.

Ma io riesco a ravvisare in Troilo

quello che , mille volte di pi

che non nel grande specchio della lode

che di lui mi fa Pandaro;

eppure seguito a storcere il viso.

Le donne sono angeli

fino a tanto che un uomo le corteggia;

conquistate, le cose son finite.

Lanima del piacere

siede nellarmeggio per perseguirlo.

La donna amata che non sa questarte,

non sa proprio un bel nulla.

Gli uomini stiman pi del suo valore

la cosa che non possono ottenere.

Non ancora esistita quella donna

chabbia trovato dolce

lamore soddisfatto,

pi dellamore quando supplicato.

Per cui mi sento dinsegnare alle altre,

in materia damore, questa massima:

Lasciarsi conquistare,

vuole anche dir lasciarsi comandare;

restare inconquistate,

vuol anche dir lasciarsi supplicare.

Perci, con tutto chio in fondo al cuore

nasconda un grande amore,

nulla dovr apparire dai miei occhi.

(Esce con Alessandro)

William Shakespeare Troilo e Cressida

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SCENA III - Il campo greco, davanti alla tenda di Agamennone.

Tromba. Entrano AGAMENNONE, NESTORE, ULISSE, MENELAO e altri.

AGAMENNONE - Principi, quale ambascia

ha messo quelle macchie ditterizia

sopra le vostre guance?

La larga offerta che fa la speranza

allinizio dogni terrena impresa

mai non mantenne le sua prima ampiezza:

inciampi ed insuccessi

crescono nelle vene delle azioni

anche le meglio da noi concepite,

come i nodi di resina aggrumati

sopra il tronco di un albero di pino,

che ne corrompono la sanit

sviandone la crescita normale,

che diviene tortuosa ed aberrante.

Ma, principi, non nuovo per noi

saper che siamo ancora ben lontani

dallaver conseguito il nostro scopo,

se le mura di Troia son in piedi,

dopo sette anni di tenace assedio.

Vero chogni trascorsa nostra azione,

di cui serbiamo atto,

risultata in realt traversa

e inconseguente al fine ed allintento

cui doveva dar corpo.

E allora, principi, perch guardare

con vergognose guance a queste imprese,

e chiamare vergogne per noi tutti

quelle chaltro non sono in verit

che prove imposteci dal grande Giove

per saggiare negli uomini nel tempo

la resistenza della lor costanza,

un metallo il cui grado di finezza

non si trova in favore di fortuna?

Se no, il prode e il vile, il saggio e lebete,

il colto e lignorante, il duro e il molle

appaion tutti affini ed omogenei;

laddove sotto il vento e la tempesta

del suo corruccio, la Diversit

con il suo ampio e possente ventaglio

sopra tutto soffiando,

disperde quel che v di pi leggero

mentre quello chha in s pi corpo e peso

rimane, ricco della sua virt

e non frammisto ad altri.

NESTORE - Grande Agamennone, con il rispetto

dovuto allalto seggio da cui parli,

Nestore deve aggiungere una nota

a queste tue ultime parole.

Sta nellinsulto dellavversa sorte

la vera prova degli uomini forti:

con un mare in bonaccia,

quante barche non osano far vela,

pi leggere, sul suo paziente seno,

e avventurarsi al largo insieme a quelle

di pi possente mole.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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Ma se appena si levi il crudo Borea(27)

a sconvolgere la gentile Teti(28)

vedi il vascello dalla forte chiglia

fendersi il corso fra montagne dacqua

volando fra quegli umili elementi

come il cavallo alato di Perseo;(29)

ma dov ora il presuntuoso schifo

che solo poco prima gareggiava

con i suoi fianchi fragili e sconnessi

con la mole di questo?

O fece in tempo a riparare in porto,

o Nettuno se n fatto un boccone.

Cos, nelle tempeste della sorte

si discerne la lustra del valore

da quello autentico; ch quando il sole

irradia il suo fulgore sopra il gregge

questo pi infastidito dal tafno

che dalla tigre; ma quando il ciclone

che schianta ed abbatte tutto quel che trova

fa inginocchiare le nodose querce

e fuggire le mosche ai lor ripari,

allora luomo di vero coraggio

come scosso da tutta quella furia,

si concilia con essa, e con accenti

intonati sulla sua stessa chiave,

risponde ai colpi dellavversa sorte.

ULISSE - O gran duce Agamennone,

tu nervo ed ossa della Grecia intera,

cuore di tutti noi, anima e spirito

nei quali lindole di tutti noi

dovrebbero sommarsi e riconoscersi,

ascolta quanto sta per dirti Ulisse.

al di l dellapplauso e del consenso

chio ti debbo, potente fra i potenti,

per il tuo seggio e per il tuo comando,

(A Nestore)

e di quello chio debbo pure a te,

che sei fra tutti noi il pi venerando

per il pi lungo corso di tua vita,

per le vostre due alte allocuzioni

- per la tua, Agamennone,

che la Grecia dovrebbe levar alta

nel cielo fusa in tavole di bronzo,

e la tua, venerando argenteo Nestore,

che un laccio aereo forte come lasse

su cui sinarca la volta del cielo

annodare dovrebbe i greci orecchi,

s che possano udirsi da ciascuno

le tue parole piene desperienza -

piaccia ora a te grande, ed a te saggio,

di dare ascolto alla voce dUlisse.

AGAMENNONE - Parla, principe dItaca,

e nessuno saspetti che il tuo labbro

(27) Borea laltro nome del vento Aquilone, una delle quattro divinit dei venti, il pi violento, della mitologia classica

(gli altri tre sono Noto, Euro e Zefiro).

(28) Teti, la pi famosa delle 50 Nereidi, andata sposa a Peleo e madre di Achille. Qui sta per sineddoche per il mare in

generale.

(29) Altra reminiscenza classica: il cavallo di Perseo Pegaso, in groppa al quale leroe liber Andromeda dal mostro

marino cui la fanciulla era stata esposta in sacrifizio, e la spos.

William Shakespeare Troilo e Cressida

23

si schiuda a pronunciar vuoti discorsi

di nessuna importanza e gravit

pi di quanto saspetti di ascoltare

musica, arguzie o serie profezie

quando il sozzo Tersite

schiude le sue mascelle di mastino.

ULISSE - Questa Troia, che ancora serge intatta

sulle sue fondamenta innanzi a noi

sarebbe a terra, e dEttore la spada

priva sarebbe gi del suo padrone,

se non fosse pel perdurar tra noi

delle cause che sto per denunciarvi.

Ogni prerogativa di comando

s negletta. Guardate intorno a voi:

quante elleniche tende fanno vano

in questa piana, altrettante fazioni

vhanno egualmente vano.

Se la comunit

non lalveare al quale prestan tutte

il lor concorso le api operaie,

qual miele mai ci si potr aspettare?

Se lalte gerarchie

si coprono la faccia con la maschera,

avviene, come in ogni mascherata,

che lultimo ed il primo si confondano.

Anche i cieli, i pianeti e questa terra

che sta al centro di tutto luniverso(30)

rispettano per primi, tra di loro,

grado, priorit, collocazione,

stabilit, stagione, forma, moto,

rapporto, impiego, ruolo di ciascuno;

il tutto in base ad un criterio dordine

onde il sole, il glorioso astro fulgente,

sta in nobile eminenza sul suo trono

e nella sfera sua tra laltre stelle,

e locchio suo che ridona salute

converte in buoni i perniciosi influssi

dei cattivi pianeti, e senza ostacolo

rapido come leditto dun re,

raggiunge tutti, i buoni ed i cattivi.

Quando per i pianeti,

tra loro malamente mescolando

il loro moto, cadono in disordine,

quali mai pestilenze sulla terra,

e mostruosi portenti, e mare in rabbia,

e terremoti e tempeste di venti

impetuosi per opposti ardori!

Grandi paure, mutamenti, orrori

deviano con violenza, fanno a pezzi,

schiantano, svellono dalle radici

dellordine per loro prefissato

loperosa unit e delle classi

il sereno fruttifero connubio.

E quando scosso lordine gerarchico,

ch scala ad ogni pi elevata meta,

la societ malata.

Come potrebbero le istituzioni

in una societ organizzata,

(30) Secondo la cosmogonia tolemaica, la terra corpo fisso al centro di un sistema di cerchi concentrici rotanti intorno

ad essa.

William Shakespeare Troilo e Cressida

24

le gerarchie scolastiche,

le diverse civili associazioni,

i traffici tranquilli tra due sponde,

i diritti di primogenitura

e di famiglia, le prerogative

riservate allet, alle corone,

agli scettri, agli allori, restar salde

nella lor naturale posizione,

se non seguendo un ordine gerarchico?

Togliete via quellordine,

mettete fuori tono quella corda,

e sentirete quale stonatura!

Ogni cosa confligger con laltra

dissolvendosi: lacque, contenute,

gonfieranno i lor petti sovra gli argini

fino a fare uninforme pappamolla

di tutto questo consistente globo;

la forza bruta diverr padrona

del debole; ed il figlio disumano

colpir a morte il pi debole padre;

solo la forza diverr il diritto,

o, piuttosto, il diritto ed anche il torto,

ed in mezzo alleterno lor contrasto

sieder la Giustizia,

e non si sapr pi chi luno o laltro,

e la Giustizia perder il suo nome.

Tutto si assomma allora

nel potere assoluto, ed il potere

sassomma alla sua volta nel volere,

e questo in insaziabile ingordigia;

e lingordigia, lupo universale,

forte di questo duplice sostegno,

del potere e volere, fatalmente

far delluniverso la sua preda

fino cos a divorar se stessa.

Ecco, grande Agamennone, il disordine

che, una volta strozzato che sia lordine,

far seguito al suo soffocamento.

Ed per colpa dellinosservanza

dellordine sociale stabilito

che, un passo dopo laltro, va a ritroso

tutto ci che dovrebbe andare avanti:

e allora il comandante dileggiato

da chi dun solo grado gli sta sotto,

e questi da chi sta sotto di lui;

e cos, sullesempio di quel primo,

ogni inferiore spregia il superiore

e cresce in tutti uninvidiosa febbre

di livida ed esangue gelosia.

questa febbre che tra noi serpeggia,

Agamennone, e tiene in piedi Troia,

e non gi il suo esercito.

questo, a voler tagliar corto, il succo

di questo mio troppo lungo discorso:

Troia riposa non sulla sua forza,

ma solo sulla nostra debolezza.

NESTORE - Ulisse, con estrema perspicacia

ha diagnosticato qui la febbre

onde malato tutto il nostro esercito.

AGAMENNONE - Ebbene, allora, Ulisse,

William Shakespeare Troilo e Cressida

25

una volta diagnosticato il male,

qual il rimedio che tu suggerisci?

ULISSE - Il grande Achille, da tutti esaltato

qual nerbo e fronte delle nostre forze,

con lorecchio imbottito della fama

che di lui corre di gran padreterno(31)

si fa di giorno in giorno pi prezioso

e se ne sta appartato nella tenda

a farsi scherno dei nostri disegni;

e Patroclo con lui, su un pigro letto,

a dir sconcezze tutto il santo giorno,

e a burlarsi di noi, e farci il verso

in ridicoli e buffi atteggiamenti

chegli per burla chiama imitazioni.

Ed ora fa le mosse di vestirsi

per canzonare te, grande Agamennone,

dellaltissima tua autorit;

e l, movendosi come in teatro

un tronfio ed impettito commediante

che la bravura ha tutta nei calcagni

al punto di sentirsi un dio in terra

nelludire il legnoso dialogare

tra limpiantito ed i suoi lunghi passi,

in s meschina e grottesca sembianza

egli fa il mimo della tua maest;

e il suo parlare tutto uno stormire

sconclusionato di parole informi

che sarebbero iperboli

pur se uscissero dalle cento bocche

di Tifone ruggente.(32)

Ed a queste muffite imbecillaggini

il grosso Achille, steso sul suo letto

compresso, dalla sua enorme mole,

scarica dal profondo del suo petto

un fragoroso applauso, sghignazzando:

Eccellente! Agamennone perfetto!

Adesso fammi Nestore, ehm ehm!

- e fa latto daccarezzarsi il mento

come fa Nestore con la sua barba

prima di cominciare unorazione.

E l Patroclo a farlo

s lontano da somigliare a Nestore

come gli estremi di due parallele

tra loro, o come Vulcano a sua moglie.(33)

Ma il divo Achille seguita a gridargli:

Incredibile! Nestore in persona!

Ed ora devi farmelo di nuovo,

Patroclo, nel momento che, di notte,

sente suonar lallarme

e si vuol metter larmatura addosso.

E oggetto dello scherno di quei due

sono allora gli acciacchi dellet:

e Patroclo a tossire e a scaracchiare

(31) having his ear full of his airy fame: airy non qui, come intendono molti, nel senso di aerea (fama aerea,

che corre per laria di bocca in bocca, ma nel suo senso pi antico e poetico di placed high in the air, quindi,

nellironia di Ulisse, heavenly, celestiale, da dio.

(32) from the tongue of roaring Typhon: Tifone (o Tifeo), il gigante che vomitava fuoco dalle cento bocche di

drago, e personificava il vulcano in eruzione.

(33) Due parallele non sincontrano mai, e Vulcano era bruttissimo, mentre bellissima era la sua sposa, che fosse una

delle Grazie, come vuole Esiodo, o Venere Afrodite, come vuole Omero dellOdissea. Cio, nessuna somiglianza.

William Shakespeare Troilo e Cressida

26

e ad annaspare con mano tremante,

mentre sinfila e sfila il sottogola,

per allacciarne e slacciarne la fibbia.

Al qual mimo, sua signoria Valore

si scompiscia dalle risate, e grida:

Oh, basta, Patroclo,

o procurami costole di ferro,

mi si spacca la milza dal gran ridere!

Cos tutte le nostre qualit:

carattere, natura, forma fisica,

fatti, intrighi, comandi, impedimenti,

e modi dincitare alla battaglia,

trattative di tregua col nemico,

successi e smacchi, che che non ,

tutto serve a quei due

per farne oggetto di caricatura.

NESTORE - E molti son che restan contagiati

dalla voglia di scimmiottar quei due

che, come giustamente ha detto Ulisse,

la comune opinione ha coronato

duna fama che ha dellimperiale.

Aiace impermalito, sta da parte,

e si tiene con tal prosopopea(34)

da fare il paio con lenorme Achille;

come lui si sta chiuso nella tenda,

d banchetti alla sua consorteria,

irride alla condotta della guerra

con laria sussiegosa dun oracolo

e mette su Tersite, un miserabile

la cui bile una zecca di calunnie

per metterci alla pari con la feccia

e gettare il dileggio ed il discredito

- rischi cui tutti siam pi o meno esposti -

su chiunque gli venga sottomano.

ULISSE - Mettono specialmente sotto accusa

il nostro modo di menar le cose

e lo bollano di vigliaccheria;

per loro la saggezza riflessiva

non ha alcuna attinenza con la guerra;

disprezzano chi sa veder lontano

e non sanno apprezzare altro operato

che il menare le mani. Agli occhi loro

le silenziose attivit mentali

intese a calcolare quante braccia

devono a un certo punto entrare in lizza,

e a valutare il peso del nemico

con lunghe e laboriose osservazioni,

non sono nulla: roba da poltroni,

la definiscono, scartoffieria,

guerra da gabinetto, e altre simili

talch lariete che spalla gi il muro

collimpeto del suo possente abbrivio

e la violenta forza del suo peso

per loro ha di gran lunga pi valore

dellingegno che costru lordigno

o dellacume e dellintelligenza

che presiedono al modo dimpiegarlo.

(34) and bears his head in such a rein: traslato sullimmagine del cavallo che va con la testa, guidata dalle redini,

in tale posizione

William Shakespeare Troilo e Cressida

27

NESTORE - Si dia libero corso a tutto questo

e finir che il cavallo di Achille

superer in valore molti Achilli!(35)

(Squillo di tromba)(36)

AGAMENNONE - Che cos questa tromba?

Menelao, vedi tu da dove viene.

MENELAO - qualcuno da Troia.

Entra ENEA con un trombettiere

AGAMENNONE - Che ti spinge davanti alla mia tenda?

ENEA - Questa la tenda del grande Agamennone?

AGAMENNONE - questa, s.

ENEA - lecito ad un principe

recar, da araldo, al suo regale orecchio

un leale messaggio?

AGAMENNONE - Certamente,

e con pi garanzia di sicurt

che non ti possa offrir dAchille il braccio,

al cospetto di tutti i capi greci

che ad una voce chiamano Agamennone

loro capo e supremo condottiero.

ENEA - Leale concessione, questa tua,

ed impegno di larga sicurt.

Come pu tuttavia un forestiero

che non conosce limperial suo sguardo

riconoscerlo in mezzo a tutti gli altri?

AGAMENNONE - Come?

ENEA - Ti chiedo di volermi dire

chi colui cui debbo fare ossequio

e innanzi al quale dire alle mie guance

dassumere un rossore di modestia,

non diverso da quello dellaurora

quando rivolge locchio infreddolito

verso il giovane Febo:

insomma chi quel dio in mezzo a voi

in carica di condottiero duomini?

AGAMENNONE - Questo Troiano si burla di noi,

o gli uomini di Troia

son tutti sdolcinati cortigiani.

ENEA - Cortigiani lo sono in verit,

e tanto disinvolti quanto affabili,

come angeli ossequiosi e riverenti,

quando non sono armati;

(35) Testo: and Achilles horse makes many Thetis sons: letteralm.: e il cavallo di Achille varr molti figli di

Teti. Teti la nereide madre di Achille.

(36) Tucket lo squillo di tromba che d il segnale di marcia per la truppa a cavallo. Per gli altri segnali musicali

presenti nel teatro shakespeariano v. la nota introduttiva alla mia traduzione del Re Lear.

William Shakespeare Troilo e Cressida

28

questa la loro fama, stando in pace;

ma se si vogliono mostrar soldati,

hanno buon fegato e robuste braccia,

forti giunture e spade a tutta prova

e non c nulla, Giove favorendo,

chabbia un cuore pi grande.

Ma taci adesso, Enea, taci, Troiano!

Dito alle labbra e zitto!

Scolora il proprio merito la lode

se chi la merita loda se stesso;

soffiata dalla fama

invece quella detta a mezze labbra

dal tuo nemico, ed quella la sola

lode vera e durevole.

AGAMENNONE - Troiano, tu ti chiami Enea, o no?

ENEA - S, Greco, appunto: questo il nome mio.

AGAMENNONE - Qual dunque la tua ambasceria?

ENEA - Questa, ti chiedo scusa,

solo per le orecchie di Agamennone.

AGAMENNONE - Di quel che vien da Troia,

Agamennone non ascolta nulla

in privato.

ENEA - N io vengo da Troia

a bisbigliargli qualcosa in segreto;

ma ho portato con me, come tu vedi,

un trombettiere, a svegliargli lorecchio

e a predisporgli i sensi allattenzione,

prima di dirgli quel che devo dire.

AGAMENNONE - Parla dunque, Troiano,

libero come il vento, ch Agamennone

a questora non dorme; e che sia desto

te lo dice egli stesso, che ti parla.

ENEA - Allora, trombettiere, squilla alto,

fa risuonar per queste pigre tende

la tua voce dottone,

che ogni Greco di coraggiosa tempra

sappia quello che Troia onestamente

intende proclamare a tutti loro.

(Tromba)

ENEA - Abbiamo a Troia, possente Agamennone,

un principe reale - Ettore il nome,

Priamo suo padre - il quale in questa tregua

dellarmi, cos prolungata e uggiosa,

si sente arrugginire sempre pi;

lui che mha ordinato

di prendere con me un trombettiere

e di recare qui questo messaggio:

Re, principi di Grecia, cavalieri,

se c tra i pi valorosi di voi

chi tenga pi allonore

che al proprio agio, e che cerchi la gloria

pi che non tema della gloria i rischi,

William Shakespeare Troilo e Cressida

29

che sia cosciente del proprio valore

e non conosca cosa sia paura;

che ami la sua donna

pi che non possa dirle nellalcova

col sussurrarle falsi giuramenti

sulle adorate labbra,

ma ardisca proclamar pubblicamente

in incontri diversi che con lei

la sua bellezza e le muliebri grazie,

questa sfida per lui.

Sotto gli sguardi di Troiani e Greci,

Ettore prover, a lancia e spada,

o far del suo meglio per provarlo,

che la sua pi saggia, pi graziosa

e pi fedele di qualunque donna

che un Greco abbia mai stretto fra le braccia:

e domani verr, a mezza strada

tra il vostro campo e le mura di Troia,

con la sua tromba, a sfidare ogni Greco

che sia disposto a battersi con lui

per provar dessere un fedele amante.

Se alcun si far avanti,

Ettore sar pronto ad onorarlo;

se no, una volta rientrato a Troia

si sentir del tutto facultato

a proclamare che le donne greche

son tutte cotte strinate dal sole,(37)

e non valgon la scheggia duna lancia.

Questo volevo dire, e niente pi.

AGAMENNONE - E questo intender, nobile Enea,

ogni amante fra noi. E se nessuno

ci sar chabbia lanimo disposto

a un tal certame, vorr proprio dire

che ce li siam lasciati tutti a casa.

Ma noi siamo soldati, e un gran codardo

si dimostra ai nostri occhi quel soldato

che mai non fu, o non volle, essere amante.

Perci se mai ce ne fosse uno solo

che lo sia stato o si propone desserlo,

quelluno vorr battersi con Ettore;

e se nessuno c, sono qua io.

NESTORE - E c Nestore, digli,

chera gi uomo quando il nonno dEttore

era ancora poppante. Adesso vecchio,

ma se fra tutto il nostro greco stampo

non c nobile cuore chabbia in s

una solo scintilla che laccenda

a rispondere per il proprio amore,

digli da parte mia che sono pronto

a nasconder largentea mia barba

sotto unaurea celata,

ad infilare il mio braccio avvizzito

in un bracciale e a battermi con lui,

gridandogli di quanto la mia donna

fosse pi bella della nonna sua

e casta quanto nessunaltra al mondo.

E che questo sia vero, prover

alla sua prorompente giovinezza

(37) V. sopra la nota (3).

William Shakespeare Troilo e Cressida

30

con le tre scarse gocce del mio sangue.

ENEA - Non voglia il cielo che vi sia tra voi

una siffatta scarsit di giovani!

ULISSE - Amen.

AGAMENNONE - Illustre e generoso Enea,

chio ti prenda per mano,

e ti conduca prima alla mia tenda.

Achille dovr essere informato

della cosa; cos, di tenda in tenda,

informeremo tutti i capi greci.

Prima di far ritorno,

tu sarai ospite alla mia mensa,

per ricevere il giusto benvenuto

che si deve ad un nobile nemico.

(Escono tutti meno Ulisse e Nestore)

ULISSE - Nestore, ascolta.

NESTORE - Che vuoi dirmi, Ulisse?

ULISSE - M appena germogliata nel cervello

unidea: sii tu ora il mio tempo

che mi permetta di darle una forma.

NESTORE - Qual ?

ULISSE - questo: cunei ben smussati

spaccano duri nodi del legname.

Il seme della boria

giunto ormai a tal maturazione

nel tracotante Achille, da scoppiare;

esso devesser falciato subito,

se no, se cade in terra

e si sparpaglia tutto e si dissemina,

rischia di generare in mezzo a noi

un tal vivaio dello stesso male,

da soffocarci tutti.(38)

NESTORE - Gi, ma come?

ULISSE - Questa sfida che il valoroso Ettore

ci lancia, se pur fatta in generale,

nellintenzione sua mira ad Achille.

NESTORE - Vero. Lo scopo mi pare perspicuo,

come quattro pi quattro fanno otto;(39)

e il fatto dessere bandita in pubblico

non tende ad altro che a far s che Achille,

fosse pur disseccato il suo cervello

come le sabbie libiche - e Apollo sa

quanto sia arido - si possa accorgere,

subito, con la massima prontezza

(38) The seeded pride / That hath to this maturity blown up: limmagine quella della pianta che, avendo passata la

fioritura, ha fatto i semi (ha granito in termine tecnico) i quali possono uscire dal baccello e sparpagliarsi per il suolo

e dar luogo ad altre piante.

(39) even as substance / Whose grossness little characters sum up: come un blocco solido la cui grossezza la

somma di piccole parti.

William Shakespeare Troilo e Cressida

31

dintendimento che la mira dEttore

punta proprio su lui.

ULISSE - E lo sveglia a rispondergli, non pensi?

NESTORE - Certo, ed proprio questo che ci vuole.

Daltra parte, chi puoi opporre ad Ettore,

che potrebbe sortirne con onore,

se non Achille? Pure se si tratta

duna tenzone di cavalleria,(40)

in questa prova risiede gran parte

del nostro nome; perch qui i Troiani

assaggiano la nostra miglior gloria

con il pi fine dei loro palati.(41)

Credimi, Ulisse, in questa scaramuccia

si peser su una falsa bilancia

la nostra buona fama;

perch il suo esito, se pur ristretto

allo scontro di uno contro uno,

fornir un esempio dellinsieme;

sia in bene che in male; e da questi indici,

per quanto piccoli riferimenti,

come in un libro, al grosso del volume,

lecito vedere

la gigantesca massa delle cose

che vi son contenute.(42)

Si suppone che ad affrontare Ettore

sar uno di nostra scelta, e tale

che essendo stato scelto fra noi tutti,

avr implicato un giudizio di merito

da parte nostra, come il distillato

delle nostre virt. Se perder,

quale incoraggiamento ne trarr

la parte vittoriosa, a ritemprare

una forte opinione di se stessa!

E questa, quando sia esercitata,

avr come strumento le lor braccia

in efficacia durto non minore

alle spade da queste manovrate.

ULISSE - Proprio per questo non conviene a noi,

permettimi che te lo dica, Nestore,

opporre Achille ad Ettore.

Dobbiamo, come fanno i negozianti,

esporre al pubblico le nostre merci

pi scadenti, e vedere se si vendono;

se non vanno, risalter ancor pi

il valore del meglio,

dopo che il peggio sia stato esibito.

Mai consentire che tra Achille ed Ettore

si venga ad un confronto;

e ci perch lonore o la vergogna

che da questo ci possono venire

avranno in ogni caso alle calcagna

(40) Thought be a sportful combat: il concetto di cavalleria medioevale e non era nella cultura dei Greci di Omero;

ma come rendere diversamente quello sportful combat? Esso fotografa la natura della sfida di Ettore, che ha

proclamato di battersi - come un cavaliere medioevale, appunto - per provare il primato della sua dama in bellezza,

grazia e virt.

(41) Si capisce che, nel traslato, la miglior gloria dei Greci Achille, e il pi fine palato dei Troiani Ettore.

(42) La metafora quella del libro: dal combattimento singolo, paragonato allindice di un volume si pu gi

immaginare, leggendolo, quello che conterr tutto il volume, cio la forza di tutto lapparato bellico greco.

William Shakespeare Troilo e Cressida

32

una coppia di ben strani segugi.

NESTORE - Le mie vecchie pupille non li vedono.

Di che segugi parli?

ULISSE - La gloria che da una sconfitta dEttore

il nostro Achille potesse ritrarre,

noi potremmo dividerla con lui,

se non fosse cos tronfio e borioso;

ma quello gi fin troppo tracotante,

e noi faremmo meglio ad arrostirci

al calore dei raggi del sol dAfrica

che al fuoco della sua grande alterigia

e del salato sdegno dei suoi occhi,

se fosse lui a vincerla con Ettore.

Se poi dovesse invece aver la peggio,

ci troveremmo a veder frantumata

sotto lonta del nostro miglior uomo

la buona fama del greco valore.

No, tireremo a sorte,

e con un trucco faremo uscir fuori

come nostro campione contro Ettore

quel balordo di Aiace.

Diamogli intanto a credere, fra noi,

che lui luomo migliore; perch questo

sar anche bene pel grande Mirmidone(43)

cui piace crogiolarsi nellapplauso,

e gli far abbassare quella cresta

ch usa ad innalzare ancor pi alta

dellarco in cielo dellazzurra Iride.(44)

Se poi lottuso bietolone Aiace

dovesse uscirne fuori sano e salvo,

lo copriamo dapplausi; se fallisse,

rester salva almeno la credenza

che abbiamo uomini di lui migliori.

Comunque, sia successo o fallimento,

il pensiero che ispira il nostro piano

ha questo senso: la scelta dAiace

strappa allala dAchille qualche penna.

NESTORE - Ora comincia il mio palato, Ulisse,

a gustare codesto tuo consiglio;

e voglio darne subito un assaggio

ad Agamennone. Andiamo da lui.

Quei due cani rognosi

si debbono sbranare lun con laltro;

e sar il loro orgoglio

losso per cui si dovranno azzannare.

(Escono)

(43) Achille era il re dei Mirmidoni.

(44) His crest, that prouder than blue Iris bends: letteralm.: la sua cresta, quella cosa pi tronfia degli archi

dellazzurra Iride. Gli archi dellazzurra Iride son le strisce dellarcobaleno, tra i cui molti colori prevale lazzurro (il

francese arc-en-ciel).

William Shakespeare Troilo e Cressida

33

ATTO SECONDO

SCENA I - Il campo greco

Entrano AIACE e TERSITE, incontrandosi.

AIACE - Oh, Tersite!

TERSITE - (Non badandogli, tra s)

Agamennone

fosse tutto impestato di verruche!

AIACE - Tersite!

TERSITE - (c.s.)

e gli buttassero acqua marcia

per tutto il corpo eh? non colerebbe:

con quelle pure lui, il generale?

Un pustoloso torsolo che marcia(45)

AIACE - Cane!

TERSITE - (c.s.)

vedremmo almeno uscirne fuori

della materia. Adesso non ne vedo.

AIACE - Figlio di cagna bastarda, sei sordo?

Toh, allora senti questo!

(Lo percuote)

TERSITE - La peste a te, meticcio di signori,

cervello di bovino!

AIACE - Ebbene parla,

lievito muffo, o chio ti faccio bello

a schiaffoni!

TERSITE - Far pi presto io

ad infonderti un po dintelligenza

e un po di santit col beffeggiarti;

ma farebbe pi presto il tuo cavallo

ad imparare a mente una preghiera

che tu a pregare senza libro in mano.

Sei pesante a menar le mani, eh?

Peste a questi tuoi scherzi da ronzino!

AIACE - Fungaccio velenoso,

fammi sapere che dice il proclama.(46)

TERSITE - Credi chio sia insensibile

a sentirmi picchiare in questo modo?

AIACE - Il proclama!

TERSITE - Per quello che ne so,

(45) And those boils did run say so. Did not the general run then? Where not a botchy core?: linglese gioca sul

doppio senso di to run, che vale correre e buttar fuori (in questo caso materia purulenta da pustole). Si cercato

di rendere alla meglio il bisticcio con acqua marcia e torsolo che marcia.

(46) Il proclama della sfida di Ettore, detto poco prima da Enea.

William Shakespeare Troilo e Cressida

34

proclamato sei tu primo gaglioffo.

AIACE - Eh, no, eh, no, sta attento, porcospino,

mi prudono le dita!

TERSITE - Tutto un prurito, dalla testa ai piedi

vorrei che fossi, ed io incaricato

di stare l a grattarti:

ti ridurrei, potresti star sicuro,

la rogna pi schifosa della Grecia.

Sei grande e grosso, ma quando esci in campo

colpisci fiacco come tutti gli altri

AIACE - Il proclama, ti dico!

TERSITE - e non fai altro

che bofonchiare sempre contro Achille,

e sei invidioso della sua grandezza

come Cerbero della bella faccia

di Proserpina,(47) e simile ad un Cerbero

gli vai latrando addosso tutto il tempo.

AIACE - Ruffiano!

TERSITE - Picchia lui, se te la senti!

AIACE - Pagnotta tutta crosta!

TERSITE - Con un pugno

quello l ti riduce a pezzettini,

come un biscotto in mano a un marinaio.

AIACE - (Lo percuote di nuovo)

Cane bastardo!

TERSITE - E di, seguita pure,

e di ancora, cervello annacquato!

Tu di cervello in capo

non ce nhai pi di quel che ci hai nei gomiti!

Un asino pu farti da maestro,

meschino ciuco della malcreanza!

Tu sei qui solo per falciar Troiani,

ma quelli chhanno un po di sale in zucca

ti comprano e ti vendono a piacere,

come uno schiavo della Barberia.

Bada, eh, che se seguiti a picchiarmi,

io mi ti metto fisso alle calcagna

e ti rinfaccio, pollice per pollice,

quello che sei, creatura senza viscere!(48)

AIACE - Cane!

TERSITE - Rogna di principe.

AIACE - Cagnaccio!

(Lo percuote ancora)

(47) Di questo sentimento dinvidia di Cerbero - il mostro dalle tre teste di cane messo a guardia dellAde - per la

bellezza di Proserpina, la moglie di Ade, regina dellinferno, non v traccia nella mitologia.

(48) thou thing of no bowels: tu cosa senza budella: nelle budella, o viscere, lantica fisiologia umana faceva

risiedere la sorgente delle emozioni. Essere a man of no bowels voleva dire essere uomo privo di reazioni sensibili,

inerte.

William Shakespeare Troilo e Cressida

35

TERSITE - Sciocco servo di Marte! Di ancora!

Di, cammello, continua, continua!

Entrano ACHILLE e PATROCLO

ACHILLE - Beh, Aiace, che c? Perch lo batti?

E tu, Tersite, che succede, amico?

TERSITE - (Ad Achille, indicando Aiace)

Lo vedi quello?

ACHILLE - S, lo vedo, ebbene?

TERSITE - Guardalo bene.

ACHILLE - S, ma cosa c?

TERSITE - Guardalo bene, guardalo, ti dico!

ACHILLE - Bene ma certo che lo guardo bene!

TERSITE - Eppure, no, tu bene non lo guardi,

ch, per chiunque tu lo possa prendere,

quello Aiace.

ACHILLE - Ma lo conosco, scemo.

TERSITE - Gi, per questo scemo

non sa di esserlo.

AIACE - Perci ti batto.

TERSITE - Toh, toh, toh, toh, quali grani darguzia

ti tira fuori! Hanno tanto dorecchie

le sue uscite!(49) Ho sbatacchiato io,

si vede, il suo cervello

pi di quanto non abbia fatto lui,

maledetto, a pestare le mie ossa!

Con un soldo ci compri dieci passere,

ma tassicuro che la sua pia madre

non val la nona parte duna passera.

Achille, questo Aiace

che ha il cervello dentro le budella

e le budella in testa, se mascolti,

ora ti dico che penso di lui

ACHILLE - Che cosa pensi?

TERSITE- Questo Aiace, dico

(Aiace fa per colpirlo, Achille lo trattiene)

ACHILLE - No, Aiace, da bravo!

TERSITE - non possiede nemmeno tanto spirito

da tappare la cruna allago dElena,

per la quale venuto qui a combattere.

ACHILLE - Zitto, sciocco!

(49) Nel dire questo Tersite fa verosimilmente il gesto delle mani sulle orecchie, per imitare quelle dasino.

William Shakespeare Troilo e Cressida

36

TERSITE - Starei zitto e tranquillo

ma lui che non vuol starci quello sciocco.

AIACE - Maledetto cagnaccio! Ora ti faccio

(Savventa di nuovo contro Tersite, Achille di nuovo lo ferma)

ACHILLE - Evvia, vuoi misurare il tuo cervello

con quello dun balordo come lui?

TERSITE - Non sia mai: il cervello del balordo

farebbe solo svergognare il suo.

PATROCLO - Tersite, modera le tue parole.

ACHILLE - Insomma, che cos questa querela?

AIACE - Avevo chiesto a questo sporco gufo

di dirmi il contenuto del proclama,

ed egli ha cominciato a sbeffeggiarmi.

TERSITE - Non son tuo servo.

AIACE - Avanti, avanti, seguita!

TERSITE - Io sono qui in servizio volontario.

ACHILLE - Questultimo servizio, tuttavia,

da volontario non stato certo:

nessuno volontario a prender botte.

il volontario qui lui, Aiace,

e tu il subordinato marmittone.

TERSITE - Sar come tu dici;

ma pure tu la tua intelligenza

la tieni per gran parte nei tuoi muscoli,

se no, qui intorno son tutti bugiardi.

Bella preda, per Ettore,

far schizzar fuori ad uno di voi due

il cervello! No gli varrebbe pi

spaccare in due una noce ammuffita

senza gheriglio dentro!

ACHILLE - Oh, Tersite,

e che!, ce lhai adesso anche con me?

TERSITE - Ci son quei due, Ulisse e il vecchio Nestore

- uno, questo, che aveva gi il cervello

rammollito, prima che ai vostri nonni

spuntasser lunghie alle dita dei piedi -,

che vaggiogano come buoi da tiro

per farvi arare i campi di battaglia.

ACHILLE - Come, come?

TERSITE - S, s, proprio cos:

arri, Achille! Arri Aiace! Che bellezza!

AIACE - Io ti taglio la lingua!

TERSITE - Non fa niente:

parler almeno sempre come te.

William Shakespeare Troilo e Cressida

37

PATROCLO - Basta, Tersite, zitto!

TERSITE - Oh, sta a vedere

ora che devo stare a bocca chiusa

per ordine del cucciolo dAchille!

ACHILLE - (A Patroclo)

Questa rivolta a te.

TERSITE - Voglio vedervi appesi come sugne(50)

prima che torni qui alle vostre tende;

voglio farmela l dove c gente

di spirito vivace e lasciar perdere

gente rincretinita come voi.

(Esce)

PATROCLO - Ah, finalmente! Che liberazione!

ACHILLE - (Ad Aiace)

Questo il proclama, gi comunicato

a tutto il nostro esercito:

Ettore, domattina, alla quinta ora,

in luogo tra le nostre tende e Troia,

chiamer allarmi, col suo trombettiere,

uno dei nostri capi (51) che abbia fegato

ed osi sostener contro di lui

non so che cosa una sciocchezza. Addio.

AIACE - Addio. Ma chi risponder alla sfida?

ACHILLE - Non si sa ancora. Si tirer a sorte,

per non fargli conoscere in anticipo

chi sar luomo che dovr affrontarlo.

AIACE - Oh, quello, si capisce, tu.

Ma cercher dinformarmene meglio.

(Escono)

(50) hangd like clotpoles: clotpoles parola di conio shakespeariano e di significato oscuro, in questo contesto.

Clot genericamente qualunque massa risultante dalla coagulazione di materia liquida o semisolida. Tersite,

nellimmaginare qualcosa che pende, pensa alle sugne - il grasso del maiale fuso al fuoco e chiuso nei contenitori

formati dalle stesse viscere della bestia, che si vedevano appesi ai soffitti delle cucine.

(51) Il testo ha cavaliere (some knight); ma il termine cavaliere riferito ad un grado dellesercito era ignoto ai Greci

di Omero.

William Shakespeare Troilo e Cressida

38

SCENA II - Troia, la reggia di Priamo.

Entrano PRIAMO, ETTORE, TROILO, PARIDE e ELENO

PRIAMO - Dopo che tante ore, tante vite,

tante parole sono state spese,

ecco quello che ancora il vecchio Nestore

ci viene a dire da parte dei Greci:

Consegnateci Elena,

ed ogni danno finora subto

dai Greci - come onore, anni perduti,

lavoro, spese, ferite, alleati

e quantaltro sia stato consumato

fino ad oggi dallinfuocato stomaco

di questa ingorda guerra-cormorano(52) -

sar completamente cancellato.

ETTORE - Per quanto mi riguarda di persona,

sebbene non ci sia chi tema i Greci

meno di me, o reverendo Priamo,

non c donna di pi tenere viscere,

danimo pi spugnoso alla paura,

pi pronta a dir: Chi sa che pu seguirne

di quanto lo sia Ettore.

La sicurezza sicura di s

il cancro della pace;

mentre il dubbio modesto definito

stato sempre linsegna del saggio,

il cotone che assorbe la ferita

frugando in fondo al peggio.(53)

Per me, Elena sia restituita.

Dal primo istante che, per causa sua,

la prima spada dovette esser tratta,

ogni vita pagata come decima(54)

delle molte diecine di migliaia

ci stata cara almeno quanto lei

E dopo aver perduto tante decime

per mantenerci una cosa non nostra,

il cui valore uno contro dieci

per noi, porti pur anche il nome tuo,

quale ragione c

di ricusarne la restituzione?

TROILO - Ah, vergogna, fratello! Tu dun re

grande e temuto come nostro padre

pesi dunque la dignit e lonore

su una qualunque comune bilancia?(55)

Vuoi calcolare col pallottoliere(56)

limmensurabile sua infinitezza,

e cingere una vita smisurata

(52) of this cormoran-war: la guerra, divoratrice di vite umane e di beni, paragonata al cormorano, il voracissimo

uccello pescatore.

(53) the tent that searches to the bottom of the worst: il dubbio - opposto della sicurezza sicura - paragonato ad

una garza, o altro materiale assorbente (the tent) usato in medicina per scrutare allinterno e pulire, o tenere aperta per

lesplorazione, una ferita.

(54) Every tithe soul: ogni anima pagata come decima, cio come tributo alla guerra. Tithe era limposta, pari al

decimo del raccolto annuale, dovuto dai contadini e dai fittavoli quale pagamento in natura alle istituzioni religiose.

(55) in a scale of common ounces: su una bilancia di comuni once. Ounces qui usato per sineddoche nel

senso di piccoli pesi, loncia (ounce) essendo la misura minima di peso.

(56) with counter: counter ogni dispositivo usato per contare o far calcoli. To sum with counter vuol dire fare

calcoli facili, di irrisorie quantit numeriche.

William Shakespeare Troilo e Cressida

39

con spanne e pollici tanto minuscoli

come sono i timori e le ragioni?

Ah, gli di ti perdonino! Vergogna!

ELENO - Non mi stupisce di sentirti mordere

con dente cos aguzzo alle ragioni,

dal momento che tu ne sei sprovvisto.

Dovrebbe nostro padre rinunciare

a trattar con ragione i propri affari.

sol perch il tuo discorso non contiene

ragione alcuna che linduca a farlo?

TROILO - Tu sei, fratello prete,

piuttosto congeniale a sogni e sonni:

con la ragione ci foderi i guanti.

Le tue ragioni infatti sono queste:

sai che un nemico ti vuol far del male,

sai che una spada brandita un pericolo,

e sai che la ragione

rifugge dalloggetto che pu nuocere.

Chi pu stupirsi allora quando Elno,

vedendo un Greco con la spada in pugno

si mette in tutta fretta alle calcagna

lali della ragione e fila via

come da Giove Mercurio sgridato,

o dalla propria orbita una stella

quando ne fosse stata via divelta?

No, se questo parlare di ragione,

porta chiusa, ed andiamocene a letto.

Virilit ed onore

avrebbero davvero cuor di lepre

se ingrassassero i loro sentimenti

con codesta ragione pancia-piena.

La ragione accoppiata alla cautela

fa bianco il fegato e fiacco lanimo.

ETTORE - (A Troilo)

Quella donna, fratello,

non vale quanto costa a noi il tenerla.

TROILO - E che altro il valore di una cosa

se non quel che si stima chessa valga?

ETTORE - Gi, ma la stima non pu esser frutto

del giudizio dun singolo individuo:

Conserva il suo valore ed il suo pregio

una cosa quando preziosa in s,

ma anche per chi deve valutarla.

Celebrare un officio religioso

sproporzionato al dio cui viene offerto,

stolta idolatria;

ed farnetica la volont

che attribuisce pregio ad una cosa

verso cui sia morbosamente tratta,

senza che quella sia nemmen limmagine

del merito per cui la si idolatra.

TROILO - Se sposo oggi una donna, la mia scelta

guidata dalla mia volont;

e la mia volont

illuminata dai miei occhi e orecchi,

due piloti ben usi a bordeggiare

William Shakespeare Troilo e Cressida

40

tra le opposte pericolose sponde

del desiderio e del ragionamento.

Come potrei ricusare una moglie

che mi sono liberamente scelta

sol perch poi la mia volont

non ha pi gusto a quanto aveva scelto?

Non esistono vie o sotterfugi

che consentano di tirarsi indietro

e insieme di tener saldo lonore.

Non diamo indietro le sete al mercante,

quando le abbiamo tutte insudiciate,

n gettiamo, una volta ben pranzato,

le vivande di troppo al mondezzaio.

Si giudic opportuno

che Paride prendesse in qualche modo

una rivalsa a carico dei Greci;

e il vento dellunanime consenso

dei vostri fiati gli gonfi le vele;

e il mare e il vento, eterni contendenti,

fecero tregua e gli furon propizi.

Egli tocc la desiata sponda

e cos, in cambio duna vecchia zia,

che i Greci si tenevan prigioniera,(57)

si port via una loro regina

di fronte alla cui fresca giovinezza

pare avvizzito Apollo

e flaccida e stantia persin lAurora.

Perch tenerla? I Greci

si trattengon ancora nostra zia.

Val la pena che noi teniamo Elena?

Ebbene, essa una perla,

il cui pregio ha lanciato mille navi

a correre sul mare e trasformato

tanti re coronati in barattieri.

Se dunque siete pronti

- come dovete essere per forza -

a riconoscere che fu saggezza

che Paride ci andasse, perch tutti

gli gridavate in coro: Va, va, Paride!,

se ammettete che ha riportato a casa

una nobile preda - ed anche questo

non potete negarlo,

perch tutti gli gridavate in coro

battendogli le mani: Inestimabile!,

perch dovreste adesso condannare

le vostre decisioni e il loro frutto,

inducendovi a compiere unazione

che la fortuna non ha mai compiuto:

svilire a prezzo daccattoneria

una cosa che avete valutato

pi preziosa del mare e della terra?

O vilissimo furto,

quello daver rubato noi qualcosa

che abbiam paura di tener con noi!

(57) Si tratta della sorella di Priamo, Esione, data in premio da Eracle a Telamone, dopo la prima distruzione di Troia;

dalla loro unione sarebbe nato Aiace, detto Telamonio. A questo Aiace ha alluso Alessandro, il servo di Cressida

quando, nella 2a scena del I atto ha detto alla padrona che nel campo greco c un nobile troiano, parente di Ettore, di

nome Aiace. In verit questo Aiace non figlio di Esione ma della prima moglie di Telamone, Peribea; figlio di Esione

e di Telamone Teucro, anchegli presente alla guerra di Troia. Ma forse lerrore del poeta qui intenzionale, per

offrirsi egli stesso lappiglio a disegnare la figura di questo mezzo-sangue greco-troiano (meticcio lha chiamato

Tersite).

William Shakespeare Troilo e Cressida

41

E vogliamo esser ladri

della cosa rubata tanto indegni,

da aver timore di giustificarci

coi Greci in casa nostra dunoffesa

chessi ci hanno recato in casa loro?

LA VOCE DI CASSANDRA DALLINTERNO -

Lacrimate, Troiani, lacrimate!

PRIAMO - Chi strepita cos, che grido questo?

TROILO - quella matta di nostra sorella,

riconosco la voce.

CASSANDRA - (Da dentro)

Lacrimate,

genti di Troia!

ETTORE - Infatti, s, Cassandra.

Entra CASSANDRA, discinta, delirando

CASSANDRA - Oh, piangete, Troiani, lacrimate!

Prestatemi mille occhi, diecimila,

chio li colmi di lacrime profetiche.

ETTORE - Pace, sorella.

CASSANDRA - Vergini e ragazzi,

gente di mezza et, vecchi rugosi,

tenera infanzia che sai solo piangere,

unite anche le vostre alle mie grida!

Paghiamo tutti insieme innanzi tempo

una met di quellingente massa

di lamenti che son di l a venire!

Lacrimate, Troiani!

Abituate gli occhi vostri al pianto.

Troia pi non sar;

pi non sar la bella rocca dIlio,

nostro fratello Paride,

far, a guisa di tizzone ardente,

di tutti noi un immenso braciere.

Lacrimate, Troiani, lacrimate!

QuestElena ci porter sciagura.

Lacrimate! Io vedo Troia in fiamme,

se voi non lascerete andare Elena.

(Esce)

ETTORE - Ebbene Troilo, giovane fratello,

questi alti accenti di divinazione

della sorella nostra

non risvegliano in te alcun rimorso?

O tanto follemente hai caldo il sangue

che nessun argomento di ragione,

nessun timore di sconfitta giusta

nella difesa duna causa ingiusta,(58)

riesce a stiepidirlo?

(58) Nor fear of bad success in a bad cause: letteralm.: n alcun timore di cattivo successo in una cattiva causa; si

resa lendiadi bad bad con giusta e ingiusta.

William Shakespeare Troilo e Cressida

42

TROILO - No, fratello,

della giustezza duna nostra azione

noi non possiamo solo giudicare

dalla forma che ad essa dan gli eventi;

perch Cassandra pazza,

non possiamo avvilire il nostro spirito.

I deliri del suo cervello infermo

non ci possono rendere indigesta

una querela che tiene impegnato

lonor di tanti uomini

a renderla cortese ed obbligante.

Per me, io son legato a questimpresa

non pi che sian gli altri figli di Priamo;

e voglia Giove che da alcun di noi

siano compiute azioni

da infirmare la voglia di combattere

per sostenerla.

PARIDE - Se accadesse questo,

il mondo taccerebbe di leggeri

la mia impresa ed i vostri consigli,

perch, lo attesto dinnanzi agli di,

fu il vostro pieno ed assoluto assenso

a metter ali al mio proponimento

e a tagliar corto a tutte le paure

connesse ad un cos rischioso piano.

Giacch che avrebbero potuto fare

le mie braccia da sole? Qual difesa

poteva opporre il valore dun uomo

a respinger lattacco di coloro

che questa lite avrebbe sollevato?

E tuttavia, vi giuro, fossio solo

ora a far fronte alle difficolt

che urgono, ed avessi in me possanza

per quanto ho volont, in nessun caso

Paride smentirebbe quel che ha fatto

n avrebbe un attimo desitazione

nel perseguirlo.

PRIAMO - Parli come uno

istupidito dai dolci piaceri.

A te toccato il miele, agli altri il fiele.

A far leroe cos non c alcun merito.

PARIDE - Padre, non sono solamente mosso

dalle delizie che una tal bellezza

reca con s; vorrei principalmente

che la macchia del suo ratto gentile

possa venire almeno cancellata

col custodir la preda con onore.

Qual tradimento non sarebbe mai

per la rapita regina, quale onta

alla tua dignit, quale vergogna

per me adesso rinunciare a lei

in base ad una vile costrizione!

Come pu un proposito degenere

come questo albergar per un sol attimo

nei generosi petti di voi tutti?

Nemmeno tra gli spiriti pi deboli

tra noi c alcuno che non abbia un cuore

per osare e una spada da brandire

quando si tratti di difender Elena;

William Shakespeare Troilo e Cressida

43

n alcuno non s grande e nobile

da stimare mal spesa la sua vita,

e infamante la morte,

quando ne fosse Elena cagione.

E dunque, dico, ben possiamo noi

combattere per una come lei,

che ben sappiamo non aver nessuna

che le sia alla pari, quanto grande il mondo.

ETTORE - Paride e Troilo, bene avete detto

entrambi, e bene avete dissertato

su quella ch la causa e la questione

che abbiamo sottomano,

ma, ahim, del tutto superficialmente,

non molto in ci diversi da quei giovani

ritenuti inadatti da Aristotile

ad apprendere la filosofia morale.

Le ragioni da voi portate avanti

menano pi allo sfogo passionale

dun sangue in gran fermento

che a sceverare con serenit

quel ch giusto da quel che non giusto;

ch volutt e vendetta, luna e laltra

hanno orecchie pi sorde delle vipere

alla voce dunequa decisione.

Natura vuole che si debba rendere

il suo a chi appartiene.

Ora, quale pi stretta appartenenza

, nel complesso dei rapporti umani,

che quella della moglie a suo marito?

Se questa legge di natura infranta

per cupidigia; se dei grandi spiriti,

per iniqua indulgenza alle lor voglie,

si ribellano ad essa, c una legge

in ogni Stato bene organizzato,

intesa appunto a frenar gli appetiti

ad essa pi ribelli e refrattari.

Se dunque vero - com noto a tutti -,

esser Elena moglie al re di Sparta,

quelle leggi morali,

sian esse di natura o delle genti,

gridano per la sua restituzione.

Persistere nel male,

non attenua il male, ma laggrava.

Questo il giudizio dEttore,

in via di spassionata verit.

E tuttavia, focosi miei fratelli,

son proclive alla vostra decisione

di trattenere ancora Elena qui,

questa essendo una causa di contesa

dalla quale dipende in buona parte

la dignit di tutti e di ciascuno.

TROILO - Ecco, hai toccato veramente il cuore,

lanima stessa del nostro proposito.

Se non fosse la gloria

quello cui pi aspiriamo, e non invece

la mera volont di soddisfare

gli impulsi dellumor nostro bollente,

non vorrei fosse spesa unaltra goccia

di sangue teucro per codesta donna.

Ma ella ormai per noi, nobile Ettore,

William Shakespeare Troilo e Cressida

44

un argomento donore e di fama,

uno sprone ad imprese valorose

e di grande ardimento, il cui coraggio

pu farci abbattere i nostri nemici,

e la cui alta risonanza, un giorno,

ci potr consacrare tutti eroi.

E il valoroso Ettore, io penso,

mai non vorrebbe lasciarsi sfuggire,

per tutte le ricchezze della terra,

unoccasione di futura gloria

cos bella e preziosa come quella

che ci sorride in fronte a questa impresa.

ETTORE - Bene, del grande Priamo fiera prole,

io son tutto con voi.

Tra i torpidi e faziosi capi greci

ho diramato una tonante sfida,

che dovr, come un colpo di stupore,

svegliare i loro sonnolenti spiriti.

Mera giunta notizia

che il loro grande duce sta in letargo,

mentre serpeggia tra le loro file

invidia e gelosia. Questa mia sfida

varr bene, presumo, a risvegliarlo.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

45

SCENA III - Il campo greco, davanti alla tenda di Achille.

Entra TERSITE

TERSITE - Su, su, Tersite! Che! Ti sei smarrito

nel labirinto della tua malizia?

E cos, dovr proprio averla vinta

quellimmondo ippopotamo dAiace?

Lui mi bastona, ed io linsolentisco

a parole Bella soddisfazione!

Come vorrei che fosse allincontrario:

a lui le botte, ed a me le insolenze.

Per il piede di Dio, voglio imparare

a far scongiuri ed evocare diavoli,

ma dovr pur vedere un risultato

di queste mie rabbiose imprecazioni.

E poi c Achille, lui, il grande ingegno!

Se Troia ha da crollare per le mine

che le avranno interrato questi due,

le sue mura staranno bene in piedi

fintanto che non crollino da sole.

O dOlimpo tu grande Scagliafulimini,

dimnticati pure desser Giove,

re degli di, ed anche tu, Mercurio,

non vantar pi la serpentina astuzia

di cui simbolo il tuo caduceo,

se non sapete strappare a quei due

quella minima parte di cervello

ch lor rimasta in testa

e che perfino la monca ignoranza(59)

sa ch cos abbondantemente scarsa

da non saper nemmeno come fare

a liberare una mosca da un ragno

se non traendo la massiccia spada

e squarciare la tela a sciabolate.

Dopodich discenda pur la peste

su tutto il campo greco;

anzi, meglio, discenda la sifilide(60)

che pi sadatta a quelli come loro

che fan la guerra per una gonnella!

Ecco, ho detto le mie giaculatorie,

la diavolessa Invidia dica Amen!

(Chiama)

Ohil, nobile Achille!

Entra PATROCLO, uscendo dalla tenda di Achille

PATROCLO - Chi ? Tersite. Oh, entra buon Tersite,

vieni a sputarci le tue contumelie.

TERSITE - (Tra s)

Ah, se mi fossero venute in mente

le false dorature,(61)

tu non saresti davvero sfuggito

alle devote mie contemplazioni!

(59) Short-armed ignorance: lignoranza dalle corte braccia.

(60) or, rather, the Neapolitan bone-ache: letteralm. o piuttosto il mal dossa napoletano: cos chiamavano gli

Inglesi di Shakespeare la sifilide, perch credevano provenisse da Napoli; poi, dopo le campagne di Francia della guerra

dei centanni, si chiam mal francese. Ma Tersite non poteva saperlo.

(61) a gilt counterfeit: una doratura contraffatta. Tale Patroclo per Tersite, un orpello, un ipocrita, come non

mancher di dirgli pi sotto.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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Non importa: ti basti la condanna

dessere e rimanere quel che sei.

Idiozia e ignoranza,

la comune condanna dei mortali

ti sia largita con copiosi frutti;

ti salvi il cielo da un buon precettore

e nemmeno ti sfiori listruzione.

Ti serva sol da guida il solo istinto(62)

fino alla morte; e quando sarai morto

se quella che ti comporr il sudario

dir che sei un grazioso cadavere,

io son pronto a giurare e spergiurare

che quella donna, in tutta la sua vita,

avr solo ravvolto in un lenzuolo

degli appestati. Amen. Dov Achille?

PATROCLO - Tersite, che!, ti sei fatto bigotto?

Che facevi, dicevi le preghiere?

TERSITE - Sissignore, e mascolti il cielo.

PATROCLO - Amn.

LA VOCE DI ACHILLE - (Da dentro)

Chi c l fuori?

PATROCLO - Tersite, signore.

Entra ACHILLE, uscendo dalla tenda

ACHILLE - Dove, dove? Oh, dov? Ah, sei venuto!

Eh, formaggino mio, mia digestione,

non sei venuto pi alla mia mensa

ad ammannirti per parecchi pasti.

Vieni qua, dimmi: che cos Agamennone?

TERSITE - Il tuo supremo comandante, Achille.

Dimmi allora tu, Patroclo:

Achille che cos?

PATROCLO - Il tuo padrone.

Ed ora dimmi: chi sei tu, Tersite?

TERSITE - Io sono il tuo conoscitore, Patroclo.

E adesso dimmi tu: che cosa sei?

PATROCLO - Puoi dirtelo da te, se mi conosci.

ACHILLE - (A Tersite)

S, s, diglielo tu, diglielo tu.

TERSITE - Allora ti declino tutto, in ordine:

dunque, Agamennone comanda Achille,

Achille il mio padrone;

io sono quello che conosce Patroclo,

e Patroclo uno scemo.

PATROCLO - Farabutto!

(62) Let the blood be thy direction: il sangue (the blood) era considerato la sede degli impulsi istintivi delluomo,

delle sue passioni e del suo irrazionale, in contrapposto alla ragione (wit).

William Shakespeare Troilo e Cressida

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TERSITE - Sta buono, scemo, che non ho finito.

ACHILLE - Parla, parla, Tersite.

Sei scusato in anticipo di tutto.(63)

TERSITE - Agamennone scemo, Achille scemo,

Tersite scemo, e, come detto sopra,

Patroclo scemo.

ACHILLE - Avanti, di perch.

TERSITE - Agamennone scemo

a voler comandare sopra Achille;

Achille scemo a farsi comandare

da Agamennone; scemo Tersite

a servire Agamennone, uno scemo;

Patroclo poi scemo per se stesso.

PATROCLO - Perch, secondo te?

TERSITE - Questa domanda falla al Creatore.

A me basta saper che tu lo sia.

Oh, ma guardate un po chi viene qui.

Dal fondo compaiono AGAMENNONE, ULISSE, NESTORE,

DIOMEDE e AIACE

ACHILLE - Patroclo, vieni via,

io non voglio parlare con nessuno.

Vieni anche tu, Tersite.

(Esce, entrando nella tenda, mentre il gruppo dei cinque

venuto avanti)

TERSITE - Che grande buffonata, tutto questo!

Quanta ribalderia, quanta impostura!

E il nocciolo di tutta questa storia

sempre una puttana ed un cornuto:

una bella querela, buona solo

ad attizzare e far venire al sangue

invidiose fazioni!

Che la serpigine li secchi tutti!

li secchi tutti, li divori tutti

Li divori la guerra e la libidine!

(Esce, entrando anchegli nella tenda di Achille)

AGAMENNONE - (A Patroclo)

Dov Achille?

PATROCLO - Di l, nella sua tenda,

ma di pessimo umore, generale.

AGAMENNONE - Sia informato che noi siamo qui.

Ha maltrattato i nostri messaggeri;

ma noi ci siamo mossi a fargli visita

mettendo a parte le prerogative

del nostro stato. bene che lo sappia,

che non abbia a pensar, per avventura,

(63) Nel testo la frase alla terza persona: Egli scusato in anticipo, He is a proviledged man, dove priviledged ha

il senso di giustificato (cfr. in Sogno duna notte di mezza estate, II, 1, 220: Your virtue is my priviledge for that).

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che con lui non osiamo sollevare

la questione del grado

oppur che non sappiamo pi chi siamo.

PATROCLO - Vado senzaltro a dirglielo, Agamennone.

(Esce, entrando nella tenda)

ULISSE - Labbiam visto pocanzi chera qui,

fermo allingresso della propria tenda:

Non malato.

AIACE - Ha il male del leone:

alterigia di cuore. Puoi chiamarla

malinconia, ad essere indulgente,

ma, mi gioco la testa, solo orgoglio.

Perch, poi? Non si sa. Che ce lo dica!

Agamennone, scusa, una parola.

(Trae da parte Agamennone e gli dice qualcosa)

NESTORE - Che cosa spinge Aiace

ad abbaiare tanto contro Achille?

ULISSE - Gli ha rubato il buffone.

NESTORE - Chi, Tersite?

ULISSE - S.

NESTORE - Non ha pi materia da contendere,

allora, se non ha pi largomento.

ULISSE - No, perch largomento adesso Achille

che appunto gli ha sottratto largomento.

NESTORE - Meglio cos; la rottura tra i due

ci piace pi della loro amicizia;

che doveva comunque esser ben solida

se per romperla ci voluto un matto.

ULISSE - Lamicizia non annodata al senno

pu facilmente aver quel nodo sciolto

ad opera di un matto. Ma ecco Patroclo.

Rientra PATROCLO uscendo dalla tenda

NESTORE - Gi, ma non vedo Achille insieme a lui.

ULISSE - Lelefante ha pur esso le giunture,

ma non per fare inchini; le sue zampe

sono zampe per sua necessit,

non per genuflessioni.

PATROCLO - (Ad Agamennone, che frattanto ha finito con Aiace)

Achille ti fa dire per mio tramite

che sarebbe di molto dispiaciuto

se a muovere laugusta tua grandezza

a scomodarsi col suo illustre seguito

a venire fin qui per fargli visita

sia stata altra cagione che lo svago

ed il tuo personale gradimento.

Spera sia solo per la tua salute:

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49

una boccata daria dopo il pranzo,

per favorir la buona digestione.

AGAMENNONE - Patroclo senti: queste sue risposte

le conosciamo ormai fin troppo bene;

ma questa specie di sua difensiva,

portata su veloci ali di scherno,

non riesce a volare pi veloce

del nostro potenziale di ghermirla.

Egli possiede molte buone doti,

e noi abbiamo assai buone ragioni

per dovergliele tutte riconoscere;

ma tutte queste sue belle virt

non usate da lui virtuosamente

incominciano a perdere di lustro

agli occhi nostri, come belle frutta

su un piatto sporco, che restano l

a marcire senzessere gustate.

Va di nuovo da lui,

digli che siam venuti per parlargli;

e non farai peccato

se gli aggiungi che noi lo giudichiamo

pi orgoglioso che onesto, ch pi grande

in presunzione che in discernimento;

e digli ancora che delle persone

di lui pi degne stanno qui ad attendere

al suo strano, selvatico distacco,

e, molto deferenti e senza usare

il lor sacro potere di comando

sastengono dal fargli alcun rimprovero

per questa sua lunatica condotta

s, e spiando perfino le sue lune,

e i continui lor flussi e riflussi,

quasi che il corso e lintera condotta

di questa guerra avessero a dipendere

dai movimenti delle sue maree.

Va, digli questo e aggiungi che, alla fine,

segli si tiene troppo su di prezzo,

noi ben sapremo far di lui a meno,

e lasciarlo in un canto

come una macchina non trasportabile,

con sopra scritto: In riparazione,

da non essere usato per la guerra.

Per noi meglio un nano che si muove,

che un gigante che dorme. Digli questo.

PATROCLO - Vado, e vi reco ratto la risposta.

(Esce entrando nella tenda)

AGAMENNONE - Dun parlare per interposta voce

non sappiamo che fare.

Siamo qui per parlar con lui in persona.

Ulisse, entra anche tu.

(Ulisse entra nella tenda)

AIACE - Dopotutto, che lui pi degli altri?

AGAMENNONE - Non pi di quello che presume dessere.

AIACE - Ah, cos tanto? Che vorresti dire,

William Shakespeare Troilo e Cressida

50

che si presume desser pi di me?

AGAMENNONE - Senza dubbio.

AIACE - E tu questo suo pensare

lo sottoscrivi, e dici che cos?

AGAMENNONE - No, no, nobile Aiace; tu sei forte

e valoroso e saggio quanto lui,

non meno nobile, assai pi gentile,

e insomma di gran lunga pi alla mano.

AIACE - Perch un uomo dovrebbe esser superbo?

Che cos la superbia, come nasce?

Io, la superbia, non so cosa sia.

AGAMENNONE - Pi cristallina, Aiace, la tua anima,

e pi fulgide son le tue virt.

La superbia divora chi ce lha;

la superbia lo specchio di se stessa,

la tromba di se stessa, la sua cronaca;

e di qualunque cosa essa si lodi

che non fatto, si divora il fatto

nello stesso momento che si loda.

Rientra ULISSE, uscendo dalla tenda

AIACE - Odio luomo superbo

come odio tutto il genere dei rospi.

NESTORE - (Tra s)

Eppure ama se stesso. Non buffo?

ULISSE - Domani Achille non scender in campo.

AGAMENNONE - Per qual ragione?

ULISSE - Non ha una ragione.

Veleggia su per londa del suo umore,

senza riguardo o ossequio per alcuno,

seguendo solamente il suo capriccio

ed il compiacimento di se stesso.

AGAMENNONE - Perch alla nostra cortese richiesta,

si rifiuta di uscire dalla tenda

e prendere un po daria insieme a noi?

ULISSE - Un nonnulla, per lui, una sciocchezza,

pel solo fatto dessergli richiesto

diventa qualche cosa dimportante:

una forma di megalomania;

ed anche quando parla con se stesso

lo fa con una boria s altezzosa

che letica perfino col suo fiato.

Meriti immaginari

tengono di continuo nel suo sangue

un tal superbo ed acceso discorso,

che il nostro Achille, dominato a gara

dentro di s tra intelletto ed azione

tutto un tumultuoso ribollire,

finch il delirio non lo manda a pezzi.

Che dirti pi di lui?

William Shakespeare Troilo e Cressida

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talmente infettato di superbia,

che i sintomi mortali del contagio

son tali da gridar: Non c rimedio!

AGAMENNONE - Vada Aiace da lui.

(Ad Aiace)

Va tu, ti prego,

a dargli il tuo saluto nella tenda.

Si dice chei ti tenga in alta stima,

e chi lo sa se, richiesto da te,

non si lasci smontar dalla sua boria.

ULISSE - Oh, no, Agamennone, meglio no.

Noi dovremmo piuttosto benedire

i passi che fa Aiace in direzione

lontano il pi possibile da Achille.

E che! Dovr questo gran presuntuoso

che lubrifica con il proprio sebo

la sua grande arroganza, e non sopporta

chabbia libero accesso ai suoi pensieri

altra materia al mondo che non sia

quella rimuginata da lui stesso,

dovr costui ricevere lossequio

di un uomo da noi tutti reputato

un idolo, di lui molto pi degno?

No, questo degno e valoroso Aiace

non deve insudiciare la sua palma

di gloria nobilmente conquistata,

n, comio penso, avvilire il suo merito

non meno insigne di quello di Achille,

recandosi da questi proprio lui:

sarebbe come andare ad infarcire

di lardo la gi grassa sua arroganza,

o aggiungere nuovi carboni al Cancro

ch gi tutto un braciere divampante,

perch ospita il grande Iperione.(64)

Questo nobile Aiace andar da lui!

Giove non voglia! Dica, anzi, tuonando:

Vada Achille da Aiace!

NESTORE - (Piano a Diomede)

Molto bene.

Lo sta lisciando pel suo verso giusto.

DIOMEDE - (Piano a Nestore)

E lui che se la beve, zitto zitto!

AIACE - Se vado io da lui, gli schiaccio il muso

col mio guanto ferrato.

AGAMENNONE - Oh, no, Aiace,

tu non andrai.

AIACE - E se fa il superbioso

con me, gli gelo io la boria in petto.

ULISSE - No, dovesse ci costarci tutto il prezzo

di ci per cui noi siamo qui a combattere.

(64) Riferimento allallegoria classica del sole - chiamato Iperione, in origine - quando entra nella costellazione del

Cancro (22 giugno - 22 luglio) e manda pi cocenti i suoi raggi sulle terra.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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AIACE - Un borioso, un cocciuto, un buono a nulla!

NESTORE - (A parte a Ulisse)

Come ben si descrive da lui stesso!

AIACE - Non gli riesce desser meno orso?

ULISSE - (A parte a Nestore)

Il corvo che ce lha con la negrezza.

AIACE - Glielo salasso io lumor lunatico!

AGAMENNONE - (A parte)

Il cerusico al posto del malato.(65)

AIACE - La pensassero tutti come me

ULISSE - (c.s.)

Lintelletto sarebbe fuori moda.

AIACE - altro che comportarsi lui cos!

Ne dovrebbe ingoiare di parole,

prima di farlo. E che!

Dobbiamo darla vinta alla superbia?

NESTORE - (c.s.)

Se mai quella vincesse,

tu avresti diritto alla met.

ULISSE - (c.s.)

No, la pretenderebbe tutta intera.

AIACE - So io come impastarlo il suo metallo

e farlo diventare malleabile.

NESTORE - (c.s.)

Ancora non caldo al punto giusto;

forza, forza, farciscilo di elogi,

versagli dentro, sbrdolalo ancora,

la sua tronfiezza secca, sta allasciutto!

ULISSE - (Ad Agamennone)

Mio generale, tu ti pasci troppo

di questo fastidioso dispiacere.

NESTORE - Nobile generale, non lo fare.

DIOMEDE - Ti devi apparecchiare

a guerreggiare pure senza Achille.

ULISSE - Lo menzioniamo troppo questo nome,

ed questo che pi gli d fastidio.

(Accennando ad Aiace)

Eccolo, questo un uomo Beh, ma no,

dirglielo in faccia, no: meglio star zitti.

NESTORE - Perch, perch non dirglielo?

Lui non presuntuoso come Achille.

(65) Testo: He would be the physician that should be the patient: Egli vorrebbe essere il medico che dovrebbe essere

il paziente.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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ULISSE - Anche se come lui valoroso,

come qui sanno tutti..

AIACE - Cane bastardo, figlio di puttana,

farsi gioco di noi in questo modo!

Ah, se fosse un Troiano!

NESTORE - Qual difetto sarebbe in un Aiace

ULISSE - Esser superbo

DIOMEDE - O avido di elogi

ULISSE - O permaloso

DIOMEDE - O strano, o egoista

ULISSE - Grazie al cielo, tu sei, nobile Aiace,

un carattere facile, alla mano;

e lode alluomo che tha generato

ed alla donna che tha dato il latte,

e gloria a chi t stato precettore;

e gloria per tre volte

arrida alle tue doti di natura

che tornano al disopra dogni lode;

e divida met e met con Marte

leternit quelluomo benemerito

che tallen le braccia per la guerra;

e quanto alla tua forza,

ceda il suo titolo al forzuto Aiace

Milone, che portava in braccio i tori.(66)

Masterr da lodar la tua saggezza

che a guisa dun confine immaginario

o duna palizzata, o duna sponda

cinge lampia distesa delle doti

onde rifulge il tuo discernimento.

Qui c Nestore, gran conoscitore,

per let, dogni parte dello scibile:

egli , non pu non esser, uomo saggio.

Ebbene, padre Nestore, perdonami:

se fossero i tuoi giorni ancora verdi

come quelli dAiace, e il tuo cervello

cos temprato com quello suo,

tu non saresti superiore a lui,

potresti stargli tuttal pi alla pari.

AIACE - (A Nestore)

Posso chiamarti padre?

NESTORE - S, figliolo.

DIOMEDE - Fatti guidar da lui, nobile Aiace.

ULISSE - inutile attardarci ancora qui.

Il cervo Achille si tiene alla macchia.

Piaccia allaugusto nostro generale

di convocare il consiglio di guerra.

A Troia sono giunti nuovi re,

e domani dovremo rinsaldarci

(66) Bull-bearing Milo: si tratta del famoso atleta di Crotone, vissuto nel VI sec. a. C., pi volte vincitore nella lotta

alle Olimpiadi, assunto leggendariamente a simbolo di uomo forzuto. Si dice sollevasse sulle spalle un toro.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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con tutto il nerbo delle nostre forze.

Questo il nostro campione.

(Indica Aiace)

Vengano pure cavalieri erranti

quanti si voglia, da est e da ovest,

a cercare di cogliere la palma:

Aiace terr testa anche al migliore.

AGAMENNONE - Bene, a consiglio. Dorma pure Achille.

Veleggia snella la nave leggera,

ma i grandi barchi pescano profondo.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

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ATTO TERZO

SCENA I - Troia, la reggia di Priamo.

Musica in sottofondo. Entrano PANDARO e un SERVO, incontrandosi

PANDARO - Amico, per favore, una parola:

non sei tu uno al seguito di Paride?

SERVO - S, certo, quando mi cammina avanti.

PANDARO - Dico se sei alle sue dipendenze.

SERVO - Dipendere, dipendo dal Signore.

PANDARO - Beh, dipendi da un vero gentiluomo.

Non posso fare a meno di lodarlo.

SERVO - Sempre il Signore sia lodato, certo.

PANDARO - E a me, compare, mi conosci o no?

SERVO - Di vista forse, ad essere sincero.

PANDARO - Beh, ora mi conosci meglio, amico:

io sono Pandaro.

SERVO - Spero, col tempo,

di conoscerti meglio.

PANDARO - Anchio lo spero.

SERVO - Sei in stato di grazia.

PANDARO - Quale grazia?

No, amico, no; onore e signoria

sono i miei soli titoli.(67)

Che cos questa musica, lo sai?

SERVO - Solo in parte; musica spartita.

PANDARO - E i suonatori?

SERVO - S.

PANDARO - E per chi suonano?

SERVO - Oh, bella!, per chiunque vuol sentirli.

PANDARO - Per il piacere di chi?

(67) Non si coglie lo spirito di queste battute fra Pandaro e il servo - che in italiano hanno, in verit, poco o nulla senso -

se non sintende il doppio uso fatto dai due del comparativo better, che vale meglio avverbio e migliore

aggettivo. Pandaro dice al servo. Know me better, Conoscimi meglio; il servo risponde: I hope I shall your honour

better, Spero di conoscerti migliore (sottinteso: di quello che sei adesso); cos lo stesso servo, alla replica di

Pandaro: Lo spero anchio (I do desire it) pu rispondere: You are in the state of grace, Sei nello stato di

grazia: lo stato di grazia quello di colui che sta sulla via di redimersi, appunto. Al che Pandaro, che seguita a

fraintendere, crede che il servo gli voglia dare del Tua Grazia e dice: No, mi devi dare del Tuo Onore o Tua

Signoria, questi sono i miei titoli.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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SERVO - Per il mio,

e di tutti cui piace ascoltar musica.

PANDARO - Per ordine di chi, dicevo, amico.

SERVO - Non certo mio. A chi dovrei dar ordini?

PANDARO - Amico, qui facciamo a non capirci:

io con te faccio troppe cerimonie,

e tu con me sei troppo malizioso.

Voglio dire: per conto di chi suonano?

SERVO - Oh, ci siamo capiti, se Dio vuole!

A richiesta del mio padrone Paride,

ch l in persona, ed insieme con lui

la Venere mortale, il puro sangue

della bellezza, lanima invisibile

eterea, incorporea dellamore

PANDARO - Mia nipote Cressida?

SERVO - Macch, Elena.

Non potevate forse indovinarlo

dagli attributi con cui lho descritta?

PANDARO - Sembrerebbe, da come parli, amico,

che non hai visto mai Donna Cressida.

Io vengo qui per parlar con Paride

dalla parte di suo fratello Troilo;

lo voglio subissar di complimenti,

perch la mia faccenda alquanto calda.

SERVO - Una faccenda lessa! Ecco una frase

che puzza di stufato e suffumigi.(68)

Entra PARIDE con ELENA e seguito

PANDARO - La buona sorte a te, principe Paride

e a tutta questa bella compagnia!

Vaghi desiri, in ogni vaga foggia,

con gran vaghezza vi guidino tutti

(A Elena)

e specialmente te, vaga regina!

Vaghi pensieri ti siano guanciale!

ELENA - Quante belle parole, mio signore!

PANDARO - Troppo buona, dolcissima regina.

(A Paride)

Bel principe, la musica che sode

ben spartita.

PARIDE - Lhai spartita tu,(69)

compare, e adesso, per la vita mia,

devi rimetterla di nuovo insieme

con un pezzo di tua esecuzione.

(68) Sodden business! Theres a stewed phrase indeed!: allusione (il servo sembra conoscere la professione di Pandaro)

alle stufe ai cui suffumigi si curava il mal francese, alias sifilide (cfr. anche in Timone di Atene, IV, 3, 85: Season

the slaves for tuts and baths, Stagiona bene quei furfanti per i suffumigi e i bagni caldi. Stew valeva anche, in

gergo, bordello per il piatto di prugne bollite (stewed) che si metteva come insegna alle finestra di quei luoghi.

(69) Nel testo c un bisticcio tra broken music, musica spartita, spartito musicale, e broken rotta, interrotta.

William Shakespeare Troilo e Cressida

57

Nelly, costui pieno darmonia.

PANDARO - Oh, no, signora, no, vassicuro!

ELENA - Andiamo, andiamo, su!

PANDARO - Stonato, stonatissimo, regina.

PARIDE - Ben detto. Adesso devi dirlo in musica.

PANDARO - Ho da dire qualcosa a monsignore,

regina. Monsignore, una parola

ELENA - No, non ti lasceremo scantonare.(70)

Ti vogliamo sentir cantare, avanti!

PANDARO - Ti fai gioco di me, dolce regina

Dunque, principe, ecco, per la Vergine!:

il mio signore e amico stimatissimo,

il tuo fratello Troilo

ELENA - Dolce Pandaro

PANDARO - Dolce regina, via, lasciamo andare.

(A Paride, continuando)

si raccomanda a te affettuosamente

ELENA - No, no, tu non ci devi defraudare

della canzone; se no, sul tuo capo

ricada tutta la nostra tristezza.

PANDARO - Dolce regina mia, dolce regina

Ma com dolce la nostra regina!

ELENA - E rattristare una dolce signora

davvero unamara scortesia!

PANDARO - No, questo gioco non ti serve a niente;

eh, proprio no; non mi faccio incantare

dalle belle parole, eh, no, no, no.

(A Paride)

Egli ti prega dunque, mio signore,

se il re dovesse chiedere di lui

a cena, di far tu per lui le scuse.

ELENA - Signor Pandaro!

PANDARO - Dolce mia regina

Che dice la dolcissima regina?

PARIDE - Che affare ha per le mani mio fratello?

Dove cena stasera?

ELENA - Insomma, Pandaro,

che modi sono questi

PANDARO - Che mi dice

la gentil mia regina?

(A Paride)

Dove cena,

(70) Nay, this shall not hedge us out , letteralm.: No, questo non dovr servirti a metterci dietro una siepe (da parte).

William Shakespeare Troilo e Cressida

58

in coscienza, non te lo posso dire:

mia nipote me ne vorrebbe male.(71)

PARIDE - Con quella incantatrice(72) di Cressida,

ci scommetto la testa.

PANDARO - No, no, no,

non cos, sei proprio fuori strada.

La tua incantatrice non sta bene.

PARIDE - Beh, le far le scuse.

PANDARO - Bravo, principe!

Ma perch mi parlavi di Cressida?

La tua incantatrice, poverina,

oggi a letto malata.

PARIDE - Io osservo.

PANDARO - Osserva pure. Che vuoi osservare?

Su, dammi uno strumento.

(A Elena)

Dolce regina, allora canter.

ELENA - Oh, ora sei gentile!

PANDARO - Mia nipote,

dolce regina innamorata pazza

di qualche cosa ch in vostro possesso.

ELENA - Lavr, signore, se non il mio Paride.

PANDARO - Lui! Non le passa manco per la mente.

Sono troppo spaiati fra di loro.

ELENA - Che vuol dire? Si posson riappaiare,

e diventare tre, da due che sono.

PANDARO - Via, via, non ne parliamo.

Ora tempo che canti una canzone.

ELENA - S, s, ti prego. Ma che bella fronte

tu hai, in fede mia, dolce signore!

PANDARO - (Tra s)

E va bene, va bene, liscia pure!

ELENA - Voglio da te una canzon damore.

Questo amore che ci strugger tutti.

Oh, Cupido, Cupido!

(71) Qui c incertezza nel testo. La lezione pi comune : You must not know where her sups, Tu non devi sapere

dove egli cena - detto da Elena a Paride. Il che ha poco senso, perch Elena non ascolta il colloquio dei due. Altri

attribuiscono la battuta a Pandaro; ma anche qui, difficile immaginare un Pandaro che dice a Paride: Tu non devi

sapere dove cena tuo fratello; mia nipote Cressida te navrebbe male. Che importa a Paride?

(72) with my disposer Cressida : disposer una delle parole pi variamente interpretate del teatro shakespeariano.

Il glossario dellAlexander (cit.) ha alla voce: One who has the matter under control; e forse questo vuol dire Paride

di Cressida: una che tiene sotto controllo Troilo e tutta la situazione; dunque incantatrice nel senso di donna che

riesce a dominare per arte magica. Lodovici traduce ben disposta, ci che gli permette di mantenere il quibble del

testo con il sick che segue, e che rende con indisposta. Ma districarsi nel ginepraio dei doppi sensi di questo dialogo

fatica inutile: ennesima ragione della irrappresentabilit di Shakespeare altro che in inglese.

William Shakespeare Troilo e Cressida

59

PANDARO - Amore, s,

e amore sia!

PARIDE - Cos va bene: amore,

amore, amore, nientaltro che amore.

PANDARO - Cos, cos, son le prime parole.

(Canta)

Amore, amore, nientaltro che amore,

io voglio amore, amore sempre pi.

Damore larco,

la damma e il daino

aspetta al varco.

Ma se il suo strale

non mortale,

la sua ferita

strugge la vita.

- Desso morr -

gridan gli amanti.

Ma chi sembr

da lui ferito a morte,

poi si risollev sempre pi forte.

Cos lamore vive morendo,

quando languendo, quando gioiendo.

ELENA - Oh, vero canto dun innamorato!

Amore fino alla punta del naso.

PARIDE - Amor si nutre solo di colombe,

e questo genera calore al sangue

e caldo sangue fa caldi pensieri,

caldi pensieri fanno calde azioni,

e queste calde azioni son lamore.

PANDARO - Ah, lamore si genera cos?

Sangue caldo che fa caldi pensieri,

caldi pensieri che fan calde azioni?

Ma queste sono vipere!

Amore dunque un parto viperino?

Dolce principe, chi oggi al campo?

PARIDE - Ettore, Eleno, Antenore, Deifobo

e la migliore giovent troiana.

Mi sarei volentieri armato anchio,

ma la mia Elena non lha voluto.

Ma mio fratello Troilo,

com che non lho visto pi sul campo?

ELENA - Troilo deve avere un qualche cruccio,

e tu, Pandaro, sai anche qual .

PANDARO - Io? No, regina dolce come miele.

(A Paride)

Son davvero impaziente di sapere

com andata con loro oggi sul campo.

Ti vorrai ricordare delle scuse

per tuo fratello?

PARIDE - Come no, al capello.

PANDARO - Addio, dolce regina.

William Shakespeare Troilo e Cressida

60

ELENA - Il mio saluto alla tua nipotina.

PANDARO - Non mancher, dolce regina. Addio.

(Esce)

(Squilla di ritirata dal campo)

PARIDE - Ritornano dal campo di battaglia.

Andiamo nella gran sala di Priamo

a salutare i nostri combattenti.

Elena, debbo domandarti, cara,

daiutare a slacciare larmatura

dEttore nostro. La sue dure fibule

da queste bianche tue dita toccate

pi facilmente, come per incanto,

obbediranno al lor morbido tocco

che al taglio dellacciaio

o alla possanza dei muscoli greci.

Farai cos tu sola pi di quanto

non sappian fare insieme tutti i re

di quellisole: disarmare Ettore.

ELENA - Sar orgogliosa, Paride,

di rendergli servizio; s, ogni cosa

chegli possa ricevere da noi

a doveroso riconoscimento,

maggior premio alla nostra bellezza

che non siamo noi stessi;

s, la supera fino ad offuscarla.

PARIDE - Dolcezza, tamo pi che non immagini!

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

61

SCENA II - Troia, il giardino di Pandaro.

Entrano PANDARO e il SERVO di Troilo

PANDARO - Allora, il tuo padrone, di, dov?

Da mia nipote Cressida?

SERVO - No, Pandaro,

aspetta che ce lo conduca tu.

Entra TROILO

PANDARO - Oh, eccolo che arriva. Dunque, dunque

TROILO - (Al servo)

Ragazzo, fila.

(Esce il servo)

PANDARO - Hai visto mia nipote?

TROILO - Macch, Pandaro; son sulle sue poste

passeggiando davanti alla sua porta,

come unanima ai bordi dello Stige

che sta in attesa desser traghettata

allaltra riva. Oh, Pandaro,

sii tu il mio Caronte,

e dammi tu il pi celere passaggio

a quei campi dovio possa giacermi

e rotolarmi sui letti di gigli

che son promessi a chi li ha meritati.

Strappa, gentile Pandaro,

lali screziate al tergo di Cupido,

e voliamo con quelle da Cressida.

PANDARO - Rimani a passeggiare qui in giardino;

vado da lei e te la porto subito.

(Esce)

TROILO - Ho il capo che mi gira, in questattesa.

cos dolce il piacere sognato,

che i miei sensi ne son come stregati.

Che sar quando lumido palato

potr gustare il nettare damore?

Se non sar la morte, comio temo,

sar un deliquio da perdere i sensi,

o una gioia sottile ma potente,

una dolcezza troppo raffinata

per la mia rozza sensibilit!

Questa la mia paura;

cos come ho paura di smarrire,

in tanta gioia, il mio discernimento,

come in battaglia quando si rincorre

la massa del nemico alla rinfusa.

Rientra PANDARO

PANDARO - Viene subito. Si sta preparando.

Adesso devi tenere i sensi a freno;

la vedrai arrossire ed ansimare

come vedesse atterrita uno spirito.

Vado di l a cercarla

William Shakespeare Troilo e Cressida

62

la pi deliziosa bricconcella.

Vedrai, si fa venire il mozzafiato

come una passerotta mo acchiappata.

(Esce)

TROILO - Mi stringe il cuore la stessa emozione:

mi batte pi che un polso con la febbre.

Sento uno smarrimento in tutti i sensi,

come un vassallo che, improvvisamente,

si senta addosso gli occhi del suo re.

Rientra PANDARO con CRESSIDA, che ha il volto velato

PANDARO - (A Troilo)

Arrossisci? Su, su, non c bisogno.

Il pudore una cosa da bambini.

Eccola qui: ripeti avanti a lei

i giuramenti fatti avanti a me.

(Cressida fa per tornare indietro)

Che! Torni indietro?

Sha da tenerti, come una falchetta,

ben sveglia, prima daddomesticarti?(73)

Vieni avanti, Cressida, vieni avanti!

Se sei restia, ti mettiamo alla stanga,

come una puledrina che recalcitra.

(A Troilo)

E tu, dille qualcosa, santo cielo!

(A Cressida)

Su, su, solleva codesta cortina

e mostra il tuo ritratto.(74) Eh, che paura

di fare offesa alla luce del giorno!

Fosse buio, saresti pi sollecita,

lo so, ad avvicinarti Su, su, bella,

cos, cos, saltella sul terreno

e va a baciare il boccino cos.(75)

Un bel bacio con patto denfiteusi.(76)

(A Troilo)

Costruisci l sopra, muratore,

laria dolce Eh, no,

cos, per, esaurite i cuori,

prima chio vinterrompa la partita!(77)

Falconetta e terzuolo

ora sono alla pari, perch lanatre

(73) You must be watched ere you made be tame?: espressione del gergo della falconeria, dove to watch significava

addomesticare il falcone impedendogli di dormire. Nello stesso senso ne La bisbetica addomesticata, IV, 1, 179:

To watch ere, as we watch these kites that bate and beat, tenerla prima sveglia /come si tengon svegli quei rapaci

/ che dan di becco e sbatacchiano lali.

(74) Pandaro accompagna verosimilmente queste parole col gesto di sollevare il velo che copre il viso di Cressida, ma

questa si ritrae.

(75) rub on and kiss the mistress: immagine e frase tolta dal gioco delle bocce. Rub on!, grida il giocatore alla

boccia da lui lanciata, come per guidarla a superare, sul terreno, ogni ostacolo per arrivare a baciare il pallino (cfr. in

Coriolano, III, 1, 60: Nor has Coriolanus deserved this dishonored rub, laid falsely in the plain of his merit:

e Coriolano non ha meritato / questostacolo vile ed infamante / gettato slealmente, a tradimento / sul libero terreno

dei suoi meriti). da immaginare che i due si bacino.

(76) a kiss in fee-farm: fee possesso individuale e perpetuo di un bene (generalmente un fondo - donde letimo

di feudo). (Cfr. anche Amleto, IV, 4, 22: sold in fee; e Macbeth, IV, 3, 196: fee-grief, pena di cui patisce una

persona in eterno, come un suo feudo personale; e Romeo e Giulietta: fee-simple, possesso completo e assoluto).

(77) You shall fight your hearts out ere I part you: la frase presa dal gioco delle carte: Cuori uno dei quattro semi,

ma ha naturalmente qui un senso allusivo: Giocate a cuori, fino a rimanere senza carte di cuori in mano, prima che io

vinterrompa la partita. Si capisce che i due, a questo punto, si stanno baciando a lungo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

63

sono tutte nel fiume. Andiamo, basta.

TROILO - (A Cressida)

Mhai fatto muto, senza pi parole.

PANDARO - Con le parole non si paga debito;

dalle dei fatti; ma questa capace

anche di renderti senza pi fatti,

se decide di metterti alla prova.

Ehi, colombelli, di nuovo a tubare?(78)

Ecco: A testimonianza che le parti

scambievolmente(79) Entrate pure, entrate!

Io vado a procurarvi un po di fuoco.

(Esce)

CRESSIDA - Vuoi venir dentro casa, mio signore?

TROILO - Oh, Cressida, sapessi quante volte

ho bramato di star cos con te!

CRESSIDA - Bramato, mio signore?

Gli di concedano Oh, mio signore

TROILO - Che cosa han da concedere gli di?

Perch questa graziosa interruzione?

Che intravvede di strano,

la dolce mia Cressida nel profondo

della polla di questo nostro amore?

CRESSIDA - Oh, pi melma che acqua, mio signore,

se i miei timori hanno occhi!

TROILO - I timori non vedono mai giusto,

scambiano i cherubini per demonii.

CRESSIDA - Il timore, che cieco, se lo guida

una ragione che ci vede bene,

cammina su sentiero pi sicuro

della stessa ragione quando cieca,

che, se non ha timore, inciampa e cade.

Il timore del peggio

riesce spesso ad evitare il male.

TROILO - Oh, non aver timore. Nessun mostro

figura nel corteggio di Cupido!(80)

CRESSIDA - Nemmeno nulla di mostruoso?

TROILO - No.

Questo solo nei nostri giuramenti,

quando giuriamo alla persona amata

di pianger mari, vivere nel fuoco,

(78) What, billing again?: to bill, verbo, si dice dei colombi quando tubano becco contro becco.

(79) la formula conclusiva dei contratti stipulati: per Pandaro, laffare fatto; e pu mandarli a letto insieme (Entrate,

entrate!)

(80) O, let my lady apprehend no fear! In all Cupids pageant there is presented no monster. Letteralm.: Oh, non

abbia timore la mia dama! In tutto il corteggio di Cupido non presente alcun mostro. Limmagine quella del dio

Cupido, che nel suo pageant non ha nessun mostro: pageant detto al tempo di Shakespeare - non a quello della

Troia di Omero - il corteo processionale celebrativo di eventi e personaggi importanti, nel quale venivano esibiti

costumi sfarzosi con la rappresentazione di scene storiche o allegoriche o mitologiche.

William Shakespeare Troilo e Cressida

64

mangiar pietre per essa, domar tigri,

pensando che riesca pi difficile

a lei descogitar prove impossibili

che a noi di sobbarcarci a superarle.

Ecco il lato mostruoso dellamore:

che la volont nostra illimitata,

ma limitata la capacit

di fare tutto chessa pu dettarci.

CRESSIDA - Dicono che gli amanti usan giurare

sempre pi che non possan mantenere;

ma che si tengon tuttavia in serbo

abilit che mai mettono in atto;

promettono di fare dieci cose,

ma poi ne eseguono, in realt,

men della decima parte di uno.

Non son forse dei mostri

quelli che fanno voce da leone,

ma sanno solo agire da conigli?

TROILO - Ce ne sono? Ma noi non siano tali.

Noi vogliamo la lode, ma soltanto

dopo averne fornito buona prova;

vogliamo esser creduti, ma soltanto

per ci che abbiam saputo mantenere;

e preferiamo andare a fronte nuda

finch non venga a coronarla il merito.

Non sha da lodar oggi

buona cosa da far solo domani.

Mai dare nome al merito,

prima che nasca; ed anche quando nato,

sabbia solo modesti appellativi.

La fede schietta vuol poche parole:

Troilo sar a Cressida tale amante,

che la cosa peggiore cui linvidia

possa dar voce su di lui sar

di schernirlo per troppa fedelt.

E tutto quello che la verit

potr dir di pi vero,

non sar mai pi verace di Troilo.

CRESSIDA - Entriamo pure in casa, mio signore.

Rientra PANDARO

PANDARO - Eh, ancora ai rossori fra voi due?

Non avete finito di parlare?

CRESSIDA - Ebbene, caro zio, ogni follia

chio commetta, la metter a tuo carico.

PANDARO - Tante grazie! Cos se questo principe

avr un bimbo da te, tu me lo appioppi!

Tu bada solo ad essergli fedele;

segli dovesse poi tirarsi indietro,

allora da la colpa a me, va bene?

TROILO - (A Cressida)

Ecco, ora sai chi sono i tuoi ostaggi:

la parola donore di tuo zio,

e la mia ferma fede.

William Shakespeare Troilo e Cressida

65

PANDARO - Ebbene, ti dar la mia parola

anche per lei. Nella famiglia mia

tutte le donne, pur tirando a lungo

prima di cedere ai corteggiamenti,

una volta che siano conquistate,

sono molto costanti, posso dirtelo,

come quelle gramigne che sattaccano

l dove sono state seminate.

CRESSIDA - Mi sento rinfrancata e rincuorata.

Principe Troilo, io per lunghi mesi

tho amato notte e giorno.

TROILO - Perch allora m stato s difficile

vincer la mia Cressida?

CRESSIDA - Perch difficile mostrarsi vinti;

ma io fui conquistata, mio signore,

al primo sguardo che no, no, perdonami;

se mabbandono a troppe confessioni,

potrai farmi la parte del tiranno.

Adesso tamo; ma prima non tanto

da non potermi dominare No,

nemmeno questo vero. Sto mentendo.

I miei pensieri allora somigliavano

a bambini cresciuti senza freno,

troppo testardi per la loro madre.

Ma vedi un po che sciocche siam noi donne!

Perch ho voluto chiacchierare tanto?

Chi pretendiamo che ci sia fedele,

se siam cos indiscrete con noi stesse?

E tuttavia, malgrado chio tamassi,

non ho voluto dartelo a vedere;

anche se devo dirlo, in verit,

mi sarebbe piaciuto essere un maschio;

o poter possedere, come donna,

il privilegio chhanno solo gli uomini,

di parlare per primi Ma, mio caro,

fa tu come frenar questa mia lingua,

o chio, nel rapimento in cui mi trovo,

dir cosa di cui dovr pentirmi.

Ecco, lo vedi? Questo tuo silenzio,

nel suo mutismo astuto e malizioso,

strappa alla mia fragilit di donna

lanima stessa. Chiudimi la bocca!

TROILO - Con gioia, anima mia,

anche se quel che nesce dolce musica.

(Si baciano)

PANDARO - Bello! Bellissimo! Non c che dire!

CRESSIDA - (A Troilo)

Perdonami, ti prego, mio signore,

Non intendevo, con le mie parole,

chiederti di baciarmi. Ne ho vergogna.

Cielo che ho fatto mai! Per questa volta

mi devo congedare, mio signore.

TROILO - Congedarti, dolcissima Cressida?

William Shakespeare Troilo e Cressida

66

PANDARO - Congedarti? Cressida, tu da lui

non ti congedi prima di domani!

CRESSIDA - (A Troilo)

Contntati, per ora, te ne prego.

TROILO - Che cosa ti dispiace, mia signora?

CRESSIDA - La compagnia di me stessa, signore.

TROILO - Non puoi eludere te stessa a te.

CRESSIDA - Fammi andare, vo mettermi alla prova.

C una certa me stessa

che sta con te, ma cos perversa

che vuole andarsene per conto suo

per diventare il trastullo di un altro.

Cos vorrei andarmene:

dov finita, ahim, la mia ragione?

Non so pi quel che dico.

TROILO - Non vero,

si sa benissimo quel che si dice

quando si parla con tanta accortezza.

CRESSIDA - Forse vedrai in questo mio contegno

pi furbizia che amore, mio signore;

e chio mi sia lasciata cos andare

ad unaperta e franca confessione

per catturare allamo i tuoi pensieri.

Ma se ti dice ci la tua saggezza,

vuol dire che non sei innamorato:

ch esser saggi e innamorati insieme

al di l delle umane facolt:

solo privilegio degli di.

TROILO - Oh, potessi pensar che in una donna

sia possibile - e, se lo fosse, in te -,

tenere alimentati eternamente

la lampada e la fiamma del suo amore,

serbare fresca e salda

la sua fede promessa tanto a lungo

da sopravvivere allesteriore

bellezza, con un animo

che si rinnovi pi rapidamente

di quanto possa corrompersi il sangue!

E potesse una tale convinzione

convincermi che la mia fede in te,

la mia integrit, la mia lealt

trovassero unugual risposta in te,

in assoluta parit daffetti!

Quanto mesalterebbe, se ci fosse!

Ma, devo dirlo, ahim, io sono schietto

come il candore della verit

e sono anche pi semplice

della stessa sincerit bambina.

CRESSIDA - In questo tu mavrai sempre rivale.

TROILO - Virtuosa concorrenza, quando il giusto

gareggia con il giusto a chi pi giusto!

Tutti i giovani amanti

William Shakespeare Troilo e Cressida

67

del mondo che verr dopo di noi

quando vorran protestarsi fedeli,

diranno che lo sono come Troilo;

quando le loro rime

piene di giuramenti, di promesse,

di grandi paragoni col passato,

avran bisogno di similitudini,

dopo che tutte fossero esaurite

quelle di fedelt tradizionali:

schietto come lacciaio temperato;

fedele come gli alberi alla luna;

come il sole alla luce;

come la colombella al suo colombo;

come il ferro al magnete;

come la terra al suo perno centrale,

dire allora: Fedele come Troilo,

come a citarne il pi schietto campione,

coroner le lor rime damore,

consacrando in eterno i loro versi.

CRESSIDA - Possa tu riuscir s buon profeta!

Sio dovessi tradire la mia fede,

e discostarmi pure dun capello

dalla mia lealt verso di te,

quando il tempo si fosse s invecchiato

da scordare se stesso, quando lacqua

avesse consumato a goccia a goccia

ogni pietra di Troia, e loblivione

cieca avesse inghiottito le citt,

e pi nulla che polvere

fosse rimasto di potenti stati,

allora risalendo nel ricordo,

da infedele a infedele

di tutte le fanciulle della storia

che siano state infedeli in amore,

si condanni la mia infedelt

di me dicendo: Falsa come laria,

infida come lacqua, come il vento,

come larida sabbia del deserto,

come la volpe col tenero agnello,

come il lupo col piccolo vitello,

o come il leopardo con la damma,

o la matrigna con il suo figliastro

e tutti, al fine di colpire al cuore

la stessa falsit, dicano sempre:

Falsa come Cressida!

PANDARO - Ebbene, affare fatto!

Ora dovete metterci il suggello.

Io stesso vi far da testimone

(A Troilo)

Qua la tua mano,

(A Cressida)

e qua la tua, nipote.

(Prende le loro destre e le unisce)

Se sarete sleali luno allaltro,

dopo le pene chio mi sono date

a unirvi insieme, finch star il mondo

si chiamin tutti i poveri mezzani

col mio nome: si chiamin tutti Pandaro,

e Troilo tutti gli uomini incostanti,

ed ogni donna infedele Cressida.

William Shakespeare Troilo e Cressida

68

Dite con me: Amen.

TROILO - Amen.

CRESSIDA - Amen.

PANDARO - Amen. Dopo di che vi mostrer

una camera e un letto; il quale letto,

perch non vada a riferire in giro

dei vostri amplessi, pressatelo a morte.

Via! E Cupido voglia garantire

a tutte le fanciulle della terra

chhanno corta la lingua, non la voglia,

una camera, un letto ed un ruffiano

che le accudisca in tutto il necessario!

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

69

SCENA III - Il campo greco. La tenda di Achille sul fondo.

Squillo di tromba.

Entrano AGAMENNONE, ULISSE, DIOMEDE, NESTORE, AIACE, MENELAO e CALCANTE

CALCANTE - Principi, loccasione favorevole

davervi tutti qui,

mi sollecita a reclamar da voi

un compenso per il servizio reso.

Non vi sfugga di mente

che, in virt della mia chiaroveggenza

degli eventi che son per accadere,

ho abbandonato Troia,

lasciato tutti i miei possedimenti,

mi son fatto tacciar da traditore,

esponendo me stesso a incerte sorti

da ben salde certezze di vantaggi,

sequestrando me stesso da ogni cosa

che il tempo, labitudine e il costume

avevan reso tanto famigliare

e intrinseco alla stessa mia natura;

ed ora qui, per rendervi sevizio,

come nato in un mondo tutto nuovo,

mi ritrovo straniero e sconosciuto.

Vi supplico, in via di primo anticipo,

dei molti benefici gi promessi

e che, a dir vostro, restano a mio credito,

daccordarmi ora un piccolo favore.

AGAMENNONE - Che vuoi da noi, Troiano? Chiedi pure.

CALCANTE - Avete preso ieri prigioniero

un Troiano, Antenore di nome;

Troia lha molto caro.

Mavete spesse volte palesato

il desiderio - di cui vi son grato -

davere qui con voi la mia Cressida

in cambio di qualcosa dimportante,

che i Troiani vhan sempre rifiutato;

ma questo Antenore - lo so per certo -

per loro tal chiave di registro

per accordare tutti i loro affari(81)

che tutti i lor negozi, lui assente,

sallentano e discordano;(82)

sarebbero perci quasi propensi

a darci in cambio un principe del sangue,

un figlio del re Priamo.

Restituitelo, possenti principi,

e sia lui il prezzo del riscatto

di mia figlia, la cui presenza qui

canceller con un tratto di penna

tutti i servizi chio, con gran fatica,

ma di buon grado vho finora resi.

AGAMENNONE - Bene. Diomede riconduca Antenore,

ed in cambio riporti qui Cressida.

Calcante deve aver quello che chiede.

(81) is such a wrest in their affairs: wrest la chiave di registro, che stringe le corde di uno strumento per

accordarle tutte al giusto tono: key for tightening harp-strings, secondo il glossario shakespeariano dellAlexander

(cit.).

(82) must slack: prosegue il traslato delle corde che, senza chiave di registro, sallentano e stonano.

William Shakespeare Troilo e Cressida

70

Preprati, pertanto, buon Diomede,

a menare a buon fine questo scambio.

Con loccasione, recaci conferma

se Ettore disposto per domani

ad accettar risposta alla sua sfida.

Aiace pronto.

DIOMEDE - Far tutto al meglio.

Lincarico mi colma di fierezza.

(Esce con Calcante)

Appaiono sul fondo, davanti alla tenda di Achille, ACHILLE e

PATROCLO

ULISSE - Achille fermo avanti alla sua tenda.

Non si dispiaccia il nostro generale

di passargli davanti

con unaria del tutto indifferente,

come davanti a uno

di cui si sia perduto anche il ricordo;

e voi, principi tutti, nel passare

gettategli unocchiata indifferente

e distratta. Io passer per ultimo.

possibile chegli mi domandi

perch siano rivolti su di lui

sguardi s pieni di riprovazione.

Se lo fa, ho per lui una trovata

buona a far da pozione salutare

tra la sua boria e la vostra freddezza,

e non gli parr vero di sorbirsela,

ed possibile gli faccia bene.

La superbia, per rimirar se stessa,

altro specchio non ha che la superbia;

poich le supplici inginocchiate,

non fanno che nutrire larroganza

e son solo tributi alla superbia.

AGAMENNONE - Bene, Ulisse, faremo come dici:

ci daremo, passandogli davanti,

unaria quanto mai indifferente,

senza nemmeno volgergli il saluto,

o salutandolo dallalto in basso:

questo lo scuoter molto di pi

che non essere affatto riguardato

o affatto salutato. Io vado innanzi.

ACHILLE - Che! Ora anche il comandante in capo

si scomoda a venire qui a parlarmi?

La decisione mia la conoscete:

io, contro Troia, non combatto pi!

AGAMENNONE - Che dice Achille? Vuol da noi qualcosa?

NESTORE - Achille, vuoi qualcosa da Agamennone?

ACHILLE - No.

NESTORE - (Ad Agamennone)

Da te non vuol nulla.

AGAMENNONE - Tanto meglio.

William Shakespeare Troilo e Cressida

71

(Escono, passando, Agamennone e Nestore)

ACHILLE - (A Menelao, che gli passa davanti)

Buongiorno, Menelao!

MENELAO - (Passando ed uscendo)

Oh, come va?

ACHILLE - Che! Si fa beffa di me quel cornuto?

AIACE - Come va, Patroclo?

PATROCLO - Buon giorno, Aiace.

AIACE - Eh?

PATROCLO - Buon giorno.

AIACE - Per oggi e per domani.

(Passa ed esce)

ACHILLE - Che diavolo vorranno dir costoro?

Non conoscon pi Achille?

PATROCLO - Passano via, come fossero estranei.

erano abituati ad inchinarsi,

a venire da Achille

preceduti dai lor grandi sorrisi,

a strisciargli davanti

umili, come innanzi ai sacri altari.

ACHILLE - Oh, diamine! Son divenuto a un tratto

un pitocco per tutta questa gente?

Vero che in questo mondo la grandezza

quando perde il favor della fortuna

perde con esso anche quello degli uomini.

Chi caduto in disgrazia con la sorte

legger subito negli occhi altrui

e sentir nella propria caduta

la propria condizione di disgrazia;

perch gli uomini, come le farfalle,

sol mostrano le alucce imporporate

nella buona stagione: e non c uomo

che sia onorato sol per esser uomo;

gli onori che riceve,

sono qualcosa al di fuori di lui,

dovuti al caso e spesso non al merito,

come il posto occupato nella vita,

la ricchezza, il favore dei potenti.

E al momento che tutto questo cade,

ch son tutti sostegni traballanti,

le simpatie che ad essi sappoggiavano,

per essere altrettanto malsicure

si tiran gi a vicenda e tutte insieme

rovinano con lui nella caduta.

Ma questo non potr toccare a me,

ch la Fortuna ed io

siam buoni amici. Io mi godo alla larga

tutto quello che ho sempre posseduto,

salvo gli sguardi amici di costoro,

William Shakespeare Troilo e Cressida

72

i quali hanno scoperto, a quanto pare,

che in me vi sia qualcosa non pi degna

di quegli sguardi ricchi di rispetto

che in passato mhan sempre tributato.

Ecco Ulisse, che legge qualche cosa.

Ehi l, Ulisse!

ULISSE - Oh, gran figlio di Teti!

ACHILLE - Che vai leggendo?

ULISSE - Uno strano individuo

mi scrive qui che luomo,

per quanto possa essere dotato

e ricco sia di fuori che di dentro,

non pu vantarsi di quello che ha

n avere il senso di quel che possiede

se non per rifrazione;

ossia quando le sue belle virt

dardeggiando sugli altri, li riscaldano,

e rifrangono quindi il lor calore

su quello che laveva generato.

ACHILLE - Non ci vedo stranezza alcuna, Ulisse.

La belt che si porta qui sul volto,

non la sa chi la porta,

essa resta affidata agli occhi altrui;

locchio stesso - ch il pi puro dei sensi -

non pu vedersi, perch non pu uscire

fuor da se stesso; ma due occhi opposti

si salutano con la loro forma,

perch la vista non vede se stessa

se non stata trasferita altrove

e si trovi riflessa in qualche parte

dove possa vedersi.

E tutto questo non affatto strano.

ULISSE - Non chio trovi strano largomento

- m familiare - ma la conclusione

a cui giunge lautore dello scritto;

il quale, con il suo ragionamento,

dimostra in modo esplicito che luomo,

per quanto ricco sia di buone doti,

di nessuna padrone,

fino a che non ne faccia parte ad altri;

n pu conoscerle da s egli stesso

fino a che non le veda prender forma

nellaltrui plauso in cui si propagano,

il quale, al pari dun soffitto a volta,

riverbera la voce, o duna porta

dacciaio che rimanga esposta al sole,

che riceve e rimanda tuttintorno

la sua forma ed insieme il suo calore.(83)

In questo era rapito il mio pensiero,

ed immediatamente m venuto

alla mente lo sconosciuto Aiace

Cieli, che uomo! Simile a un cavallo

che non sa quel che porta sulla groppa.

Quante cose, natura,

(83) lo stesso concetto che Shakespeare mette in bocca a Bruto nel Giulio Cesare, I, 2,52-53: No, Cassius, for the

eye sees not itself / But by reflection, by some other things.

William Shakespeare Troilo e Cressida

73

ci sono nel tuo seno, che noi uomini

stimiamo vili e abiette,

e che alluso riescon s preziose!

E quante cose, invece, assai preziose

nella stima che noi abbiam di loro,

non valgono un bel nulla allatto pratico!

E cos forse vedremo domani

Aiace all'apice della sua fama,

per unazione che soltanto il caso

gli fa cader sul capo. O santo cielo,

che cosa mai non fanno certi uomini,

sol perch altri uomini non fanno!

Come sanno certuni insinuarsi,

strisciando come serpi, nel palazzo

della volubile Fortuna, ed altri

invece si comportano da idioti

sotto locchio benevolo di lei!

E ognun si pasce dellaltrui orgoglio,

mentre lorgoglio se ne sta a digiuno

in mezzo alla lussuria.

Eccoli qua, questi principi greci,

tutti a menare pacche sulle spalle

di quel bestione zotico dAiace,

come se gi schiacciasse il petto dEttore

col piede, e come se laltera Troia

fosse tutta un grande urlo di terrore.

ACHILLE - Infatti. Son passati avanti a me

come spilorci avanti a un accattone,

senza uno sguardo, un cenno di saluto.

Diamine! S perduto gi il ricordo

delle mie gesta?

ULISSE - Il Tempo, mio signore,

reca sulla sua schiena una bisaccia

in cui raccoglie tutti rimasugli

da dare in elemosina alloblio,

il grande mostro delle ingratitudini.

I rimasugli son le buone azioni

che sono divorate dalloblio

appena fatte, e subito scordate.

solo la continuit del fare

che conserva allonore il suo fulgore;

laver fatto un appendersi da parte,

come un vestito passato di moda,

o come il ferrovecchio arrugginito

di una qualche ridicola panoplia.

Limperativo andare sempre avanti,

perch il sentiero della gloria stretto

tanto da consentire ad uno solo

di procedere avanti. E dunque occorre

tenersi bene in mezzo del sentiero,

perch lemulazione ha molti figli,

e luno incalza laltro;

se ti scosti di poco e cedi il passo,

ti superano tutti, e resti in coda,

da ciascuno travolto e calpestato,

simile ad un destriero di valore

che sia caduto nella prima fila

della battaglia, a far da pavimento

ad una retroguardia pusillanime.

Sicch quelli che fanno nel presente,

William Shakespeare Troilo e Cressida

74

se pur meno di quello da te fatto,

lo devon superare. Perch il tempo

simile ad un ospite alla moda,

che d la mano con indifferenza

al convitato che prende congedo,

mentre si abbranca allospite che arriva

con plateale gesto delle braccia,

quasi dovessero spiccare il volo.

Il benvenuto ha sempre un gran sorriso,

mentre il commiato parte sospirando.

Oh, la virt non cerchi ricompensa

per quello che sia stata nel passato;

belt, intelletto, nobili natali,

vigor del corpo, meriti acquisiti

a ben servire, affetti, simpatie,

carit sono tutti assoggettati

allinvidia del tempo e alla calunnia.

C un identico tratto di natura

che rende gli uomini tutti parenti,

ed il lodar che fanno tutti in coro

le nuove frivolezze, non importa

se fatte ed impastate di vecchiume;

e dan pi lode a polvere indorata

che ad oro appena impolverato.

Locchio portato a lodar ci che vede;

sicch non deve farti meraviglia,

uomo grande e completo come sei,

che adesso i Greci abbian cominciato

ad adorare tutti insieme Aiace:

attira locchio pi ci che si muove

che non ci che sta immobile ed inerte.

Un tempo il loro applauso era per te,

e cos potrebbessere di nuovo,

se rinunciassi a star sepolto vivo

e a tenere racchiusa in una tenda

la tua fama; tu, le cui grandi gesta

su questi campi hanno indotto gli di

a creare perfino in mezzo a loro

frazioni avverse e tra loro in conflitto,

e a trascinare a prendere partito

perfino il grande Marte.

ACHILLE - Il mio ritiro ha solide ragioni.

ULISSE - Ma ragioni pi forti e pi marziali

sergono contro la tua secessione.

Tutti sanno che sei innamorato

di una delle figlie del re Priamo.(84)

ACHILLE - Ah, tutti sanno?

ULISSE - Perch, ti stupisci?

La previdenza, in uno Stato vigile,

conosce, si pu dir, grano per grano,

tutto loro di Pluto;

esplora il fondo dei pi cupi abissi;

si muove con il passo del pensiero

e svela quasi, come fan gli di,

i pensieri nelle lor mute culle.

(84) la figlia di Priamo Polissena che Achille, finita la guerra, porter con s schiava e sposer e che, secondo alcuni, si

uccider sulla tomba delleroe.

William Shakespeare Troilo e Cressida

75

C un mistero nel seno dello Stato

- che mai nessuno ha osato di sondare -

operante in maniera pi divina

che possa esprimere penna o parola.

I tuoi segreti commerci con Troia

non sono solamente cosa tua,

son anche cosa nostra, di noi tutti;

e meglio saddirebbe ad un Achille

mettere con la schiena a terra Ettore,

che Polissena.(85) Assai dovr dolere

al giovinetto Pirro,(86) adesso a casa,

quando la Fama nelle nostre isole

suoner la sua tromba,

e le greche fanciulle andran cantando

a danza: La sorella del grande Ettore

ha vinto Achille; il nostro grande Aiace

ha vinto Ettore. Addio, mio caro.

Tho parlato da amico. C un babbeo

che scivola a suo agio su quel ghiaccio

che tu dovresti finalmente rompere.

(Esce)

PATROCLO - Tho dato spesso anchio questo consiglio.

Una femmina priva di pudore

che si voglia dar modi mascolini

non men ripugnante

dun uomo che si dia modi da femmina

proprio nellora in cui dovrebbe agire.

E gli altri se la prendono con me!

Pensano che a tenerti fuor dal campo

sia il mio scarso gusto per la guerra

e il grande affetto che tu hai per me.

Sveglia, mio caro, sveglia!

E il capriccioso e lascivo Cupido

allenter la sua stretta amorosa

dal tuo collo e qual goccia di rugiada

chabbia scrollato dalla sua criniera

un leone, si perder nellaria.

ACHILLE - Con Ettore si batter allora Aiace?

PATROCLO - S, e potr venirgliene assai gloria.

ACHILLE - Vedo la mia reputazione in gioco,

e la mia fama astutamente punta.

PATROCLO - Oh, allora sta in guardia!

Le ferite che gli uomini si fanno

da loro stessi non guariscon bene.

Trascurare di fare il necessario

lasciar spazio al rischio,

e questo, come la febbre terzana,

assale di soppiatto anche al momento

che stiamo stesi pigramente al sole.

(85) chiara lallusione lubrica della schiena a terra. Gli eroi greci di Shakespeare son tutti alquanto sboccati. Piaceva

al pubblico.

(86) Pirro, o Neottolemo, il figlio che Achille ha avuto da Deidamia. Secondo Omero, non rimasto in patria, ma

prende parte anchegli, sebbene giovanissimo, alla guerra di Troia. Sposer poi Andromaca, vedova di Ettore, dopo

averla condotta schiava da Troia.

William Shakespeare Troilo e Cressida

76

ACHILLE - Vammi a chiamare subito Tersite,

dolce Patroclo: voglio mandar lui

da Aiace a dirgli di invitarmi qui,

dopo il combattimento, ma senzarmi,

tutti i capi troiani.

Ho una voglia da femmina, una fame

che mattanaglia i nervi dello stomaco,

di vedere il grande Ettore

nei suoi pacifici paludamenti,

di parlargli e guardarlo faccia a faccia,

fino a sentirmene sazia la vista.

Ma non ti disturbare: ecco Tersite

Entra TERSITE

TERSITE - Un fenomeno!

ACHILLE - Che?

TERSITE - Aiace, dico:

va misurando a gran passi il terreno,

in cerca di se stesso.

ACHILLE - E come mai?

TERSITE - Domani deve battersi con Ettore

a singolar tenzone,

ed s gonfio dorgoglio profetico,

pregustando uneroica strapazzata,

che vaneggia in silenzio tra s e s.

ACHILLE - Ah, s?

TERSITE - Va avanti e indietro per il campo

e fa la ruota che sembra un tacchino:

muove un passo e si ferma, ruminando,

come unostessa che per fare il conto

non possiede altro mezzo matematico

che la memoria; si morsica il labbro

con laria della gran mente politica,

come volesse dire: Intelligenza

in questa testa ci sarebbe, e come!,

se avesse voglia di venirne fuori!

E c, difatti. Ma se ne sta l,

fredda, dentro di lui,

come se ne sta il fuoco nella selce,

che non scintilla se non fregato.

Luomo mi pare ormai belle finito:

perch se non gli rompe la cervice

Ettore, combattendo, sar lui

a spaccarsela con la vanagloria.

Gli vado incontro, e non mi riconosce.

Gli fo: Buongiorno Aiace,

e lui mi replica: Grazie, Agamennone!

Che si deve pensare di un soggetto

che scambia me pel generale in capo?

Ha assunto laria dun pesce fuor dacqua,

senza favella, una mostruosit!

Sia maledetta la reputazione!

Si pu portarla come un giustacuore

di cuoio, per il dritto o pel rovescio.

William Shakespeare Troilo e Cressida

77

ACHILLE - Tu devi farti mio ambasciatore

presso di lui, Tersite.

TERSITE - Proprio io?

Quello non vuol parlare con nessuno,

non ti risponde, lo fa di proposito.

Aprir bocca per lui da straccioni:

la sua lingua son solo le sue braccia.

Se vuoi, te lo imito dal vero,

se Patroclo mi fa le tue domande

come fossio Aiace, e lui Tersite.

ACHILLE - Avanti, Patroclo. Fa le domande:

chio supplico umilmente il prode Aiace

che inviti lui il valoroso Ettore

a venire senzarmi alla mia tenda,

con un salvacondotto personale

che gli far ottenere lui medesimo

da parte del magnanimo, illustrissimo

e sei o sette volte reverendo

duce del greco esercito Agamennone.

PATROCLO - (A Tersite, che mima Aiace)

Assista Giove il grande Aiace.

TERSITE - Hum!

PATROCLO - Vengo da parte del nobile Achille

TERSITE - Ah!

PATROCLO - che umilissimamente ti domanda

dinvitare nella sua tenda Ettore

TERSITE - Hum!

PATROCLO - provvedendogli un salvacondotto

da parte di Agamennone

TERSITE - Agamennone!

PATROCLO - S, Agamennone, Aiace. Che rispondi?

TERSITE - Che Dio tassista, con tutto il mio cuore.

PATROCLO - La tua risposta, Aiace, per favore.

TERSITE - Se domani bel tempo,

per le undici esatte dorologio,(87)

per un verso o per laltro sar andata;

comunque sia, dovr pagarmi caro

prima davermi.

PATROCLO - La risposta, Aiace!

TERSITE - Buona salute, addio, con tutto il cuore!

ACHILLE - Eh, ma non sar sempre questo il tono

del suo parlare!

(87) by eleven of the clock: Shakespeare, come sempre, dimentica lepoca in cui si muovono i suoi personaggi;

Tersite che parla di ore undici e di orologio uno dei suoi disinvolti anacronismi.

William Shakespeare Troilo e Cressida

78

TERSITE - No, ma fuori tono

ci va completamente, di sicuro.

Che musica gli potr mai restare

quando Ettore gli avr spaccato il cranio?

Nessuna, certamente;

salvo che al grande Apollo citaredo

non piaccia prendersi le sue budella

per farne corde per il suo strumento.(88)

ACHILLE - Devi portargli subito una lettera

da parte mia, Tersite.

TERSITE - Dammene unaltra per il suo cavallo,

perch fra tutti e due

quello che possiede pi cervello.

ACHILLE - Ho la mente confusa, intorbidata

come lacqua agitata duna polla,

e non riesco a discernerne il fondo.

(Esce con Patroclo)

TERSITE - (Seguendo con locchio Achille)

Potesse diventar di nuovo limpida

lacqua della tua polla,

s chio ci possa abbeverare un asino!

Una zecca nel vello duna pecora,

vorrei esser, piuttosto che un idiota,

sia pure valoroso come te!

(Esce)

(88) to make catlings on: catlings sono le corde del liuto, non quelle della cetra, lo strumento di Apollo; e si

facevano, come queste, esclusivamente con budella di animali.

William Shakespeare Troilo e Cressida

79

ATTO QUARTO

SCENA I - Troia, una strada. Notte.

Entrano, da una parte, ENEA e un servo con torcia; dallaltra PARIDE, DEIFOBO, ANTENORE, DIOMEDE e altri

pure con torce.

PARIDE - Guardate, oh! Chi che vien laggi?

DEIFOBO - Quello il nobile Enea.

ENEA - Oh, il principe Paride in persona

da queste parti? Avessio le ragioni

di starmene a giacere orizzontale,

come quelle chhai tu, principe Paride,

tassicuro che nulla,

che non fosse un affare degli di,

mi ruberebbe dallo stare insieme

alla mia dolce compagna di letto.

DIOMEDE - Son daccordo con te. Buongiorno, Enea.

PARIDE - (Presentando Diomede)

Un valoroso Greco ti saluta,

Enea, dgli la mano

Ne sei stato tu stesso testimone

quando mhai raccontato

come per una intera settimana,

un giorno dopo laltro, Diomede

tavesse dato la caccia pel campo.

ENEA - Salute a te, valoroso signore,

almeno fino a quando durer

questa nostra cortese tregua darmi;

ma quando ci rincontreremo armati,

aspttati una sfida

la pi nera che cuor possa sentire

e che coraggio possa sostenere.

DIOMEDE - Bene accette a Diomede luna e laltra.

E salute anche a te,

fino a quando star tranquillo il sangue.

Ma quando si combineranno insieme

ostilit e propizia circostanza,

ti giuro che mi metter, per Giove,

a dar la caccia a te con ogni forza,

e furbizia e deciso accanimento.

ENEA - E darai la caccia ad un leone

che fuggir con la faccia allindietro.(89)

In nome dellumana gentilezza,

sii benvenuto a Troia!

S, mille volte benvenuto a Troia,

per la vita di Anchise!

Per la mano di Venere, ti giuro,(90)

che non c uomo al mondo

(89) a lion, that will fly with his face backward: un leone, che fuggir con la faccia allindietro. un modo per

dire: un leone che non fuggir davanti a te, perch nessun animale pu fuggire col muso rivolto indietro.

(90) La vita di Anchise, la mano di Venere: Enea giura su suo padre e sua madre.

William Shakespeare Troilo e Cressida

80

che riesca ad aver pi di me

un sentimento di gran simpatia

per la cosa chha in mente di sopprimere.

DIOMEDE - Simpatizziamo insieme.

Giove fa tu che Enea, s suo destino

non essere di gloria alla mia spada,

viva ancor millanni.(91)

Ma non negare allemulo onor mio

chei muoia per mia mano di ferite

in ogni sua giuntura, e sia domani!

ENEA - Ora ci siamo ben riconosciuti.

DIOMEDE - Direi proprio di s, e nellattesa

di peggio riconoscerci lun con laltro.

PARIDE - Questo davvero il saluto cordiale

pi pieno di dispetto,

e il saluto affettuoso tra due uomini

pi pieno dodio che si sia sentito!

Com, Enea, cos presto a palazzo?

ENEA - Son venuti da parte del re,

a chiamarmi, per non so il perch.

PARIDE - Lo so io. Egli ha pensato a te

per far accompagnare questo Greco

a casa di Calcante,

e l affidargli la bella Cressida,

come scambio per liberare Antenore.

Vieni con noi; o, se lo preferisci,

affrttati col davanti a noi.

Ho idea - anzi ho motivo desser certo -

che mio fratello Troilo questa notte

stato l a dormire.

Sveglialo, avvertilo del nostro arrivo

e spiegagli il motivo. Ho gran paura

che saremo assai male ricevuti.

ENEA - Questo ve lassicuro.

Troilo preferirebbe certamente

che fosse trasportata in Grecia Troia,

piuttosto che Cressida via da Troia.

PARIDE - Non ci si pu far nulla:

cos esige lamara decisione

del momento. Va avanti tu, noi ti seguiamo.

ENEA - Bene, buongiorno a tutti.

(Esce col servo)

PARIDE - E dimmi, nobile Diomede, schietto,

proprio con lanimo di buon amico,

tra Menelao e me, secondo te,

chi merita di pi la bella Elena?

(91) live a thousand complete courses of the sun: letteralm.: viva un migliaio di giri completi del sole. Il

sistema tolemaico credeva che fosse ferma la terra ed il sole a girare intorno ad essa, e lanno compiersi con un giro

completo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

81

DIOMEDE - Nella stessa misura luno e laltro:

lui, che venuto a cercarla fin qui,

senza minimamente tener conto

della sozzure che gli ha combinato,

con tutto quellinferno di fatiche

e gran dispendio che ci gli costato;

tu, che te la trattieni qui con te

e la difendi, senza che il palato

ti faccia percepir tutto lamaro

del di lei disonore,

con tutto quello che ci ti costato

in perdita di beni e di amicizie.

Lui, simile a un piagnucoloso becco,

si berrebbe la feccia e il rimasuglio

dun fiasco svaporato;

tu, simile ad un gaio libertino,

trovi piacere a generare eredi

da puttaneschi lombi.

A volerli pesare, i vostri meriti,

lun vale laltro, n pi e n meno;

lui come lui, per, pesa di pi

per via duna puttana.

PARIDE - Troppo amaro

ti mostri per la tua compatriota.

DIOMEDE - troppo amara lei per la sua patria.

Ascolta bene, Paride:

per ogni goccia del sangue bugiardo

che scorre nelle sue lascive vene

caduta la vita di un Elleno;

per ogni oncia di peso

della contaminata sua carogna

caduto un Troiano. Quella donna

da quando ha cominciato a balbettare

non ha potuto dir tante parole

per quanti sono i Greci ed i Troiani

chhanno sofferto morte a causa sua.

PARIDE - Tu stai facendo, nobile Diomede,

come quei compratori che disprezzano

quello chhanno intenzione di acquistare;

noi, che a parole siam piuttosto scarsi,

abbiamo tutti la buona virt

di non raccomandare a destra e a manca

quel che vogliamo vendere.

Da questa parte, prego. Andiamo pure.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

82

SCENA II - Troia, il cortile della casa di Pandaro. Mattino.

Entrano TROILO e CRESSIDA

TROILO - Ti prego, cara, non ti disturbare.

Non star qui allaria. Fa freddo stamane.

CRESSIDA - Allora faccio scendere mio zio,

dolcezza mia, per aprirti la porta.

TROILO - No, no, non disturbar nemmeno lui.

A letto, a letto! Chiuda ancora il sonno

questi tuoi occhi belli,

ed ai tuoi sensi dia dolce riposo

come ad un bimbo vuoto di pensieri.

CRESSIDA - Buongiorno, allora.

TROILO - A letto, su, ti prego.

CRESSIDA - Sei gi stufo di me?

TROILO - O mia Cressida!

Non fosse che laffaccendato giorno

destato dallallodola dellalba

ha gi svegliato le sconce cornacchie,

e la sognante notte

pi nasconder non vuole il nostro gaudio,

io non mi staccherei ora da te.

CRESSIDA - Ah, troppo breve fu per noi la notte!

TROILO - vero, vero, maledetta strega!

Si prolunga, con un tedio dinferno,

insieme con creature velenose,

e fugge via dagli amorosi amplessi

con ali pi veloci del pensiero.

Ma tu prenderai freddo a star qui fuori

per colpa mia, e poi me ne vorrai.

CRESSIDA - Te ne prego, rimani ancora un poco

Voi uomini non rimanete mai!

Ah, sventata Cressida!

Ti dovevo tenere pi a distanza.

Allora s che saresti rimasto.

Ecco, ascolta, qualcuno s svegliato.

PANDARO - (Da dentro)

Che sono tutte queste porte aperte?

TROILO - Tuo zio.

CRESSIDA - Che vada al diavolo!

Adesso si far beffa di me.

Che bella vita!

Entra PANDARO

PANDARO - Allora, allora, dunque,

come vanno queste verginit?

Vieni qua, verginella.

Dov la nipotina mia Cressida?

William Shakespeare Troilo e Cressida

83

CRESSIDA - Al diavolo, ziaccio maledetto!

Mi porti a fare, e poi mi prendi giro.

PANDARO - A fare che? A far che cosa? Dillo.

Che cos che tavrei portata a fare?

CRESSIDA - Andiamo, andiamo, anima dannata!

Tu non sarai mai buono,

e nemmeno vorrai lo siano gli altri.

PANDARO - Oh, poverina! Povera capocchia!(92)

Non hai dormito questa notte, eh?

Non tha fatto dormire, quel cattivo.

Che luomo nero se lo porti via!

CRESSIDA - (A Troilo)

Hai sentito? Non te lavevo detto?

(Bussano forte alla porta)

Cos vorrei gli picchiassero in testa!

Chi alla porta? Va a vedere, zio.

(A Troilo)

Vieni, mio caro, rientriamo in camera.

Mi sorridi con laria di burlarmi,

come se avessi fatto un mal pensiero.

TROILO - (Ridendo)

Ah, ah!

CRESSIDA - Tinganni, invece.

A certe cose io non penso affatto.

(Bussano ancora)

Come bussano forte! Chi sar?

Ma tu rientra in camera, ti prego,

non voglio che ti trovi alcuno qui,

nemmeno per met di tutta Troia.

(Esce con Troilo, entrando in casa)

PANDARO - (Andando ad aprire la porta)

Chi ? Che c? Che diamine!

Volete proprio buttar gi la porta?

Entra ENEA

ENEA - Buongiorno, Pandaro, buond, signore.

PANDARO - Chi vedo qua? Il mio signore Enea!

Parola, non tho riconosciuto!

Qual buon vento, cos di buon mattino?

ENEA - Cerco il principe Troilo. Non qui?

PANDARO - Qui? Perch mai? Che ci starebbe a fare?

ENEA - Su, su, non lo negare, Troilo qui.

(92) poor capocchia: cos nel testo. Capocchia, dicono i lessici shakespeariani, sta per sempliciotta

(simpleton); termine preso dallitaliano, anche se con senso del tutto diverso, e cos abbiamo creduto di lasciarlo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

84

Gli devo dire una cosa importante.

PANDARO - qui, dici? Ti giuro, non lo so.

In verit, son rientrato tardi

Gli sarai tanto ligio da tradirlo.

Seguita a dir di non saperne nulla,

e intanto va a chiamarlo,

e digli di venire qui, ma presto!

Entra TROILO, uscendo di casa

TROILO - Ebbene, che succede?

ENEA - Appena il tempo di dirti buongiorno,

tanto urgente la cosa, mio signore.

Sta per giungere tuo fratello Paride

con Deifobo e il greco Diomede,

il quale reca Antenore con s,

che ci viene cos restituito,

in cambio della giovane Cressida.

Onde, senza frapporre tempo in mezzo,

al massimo entro unora, e in ogni caso

prima della preghiera mattutina,

dobbiamo consegnarla a Diomede.

TROILO - Cos stato deciso?

ENEA - S, da Priamo

e dal Supremo Consiglio di Troia.

Ed essi vengon qui per eseguirlo.

TROILO - (Tra s)

La mia conquista si burla di me!

Io vado loro incontro;

e noi ci siamo incontrati per caso,

nobile Enea, tu qui non mhai trovato.

ENEA - Bene, bene, non ti preoccupare:

non son pi mute di me le segrete

della casa del tuo vicino Pandaro.

(Esce con Troilo)

PANDARO - possibile questo?

Appena posseduta, e gi perduta?

Accidenti ad Antenore!

Questo giovane principe esce pazzo!

Vada al diavolo Antenore!

Se gli avessero fracassato il collo!

Rientra CRESSIDA, uscendo di casa

CRESSIDA - Che succede? Chi era qui?

PANDARO - (Sospirando)

Huum

CRESSIDA - Che sospiro! Perch? Che t successo?

Dove sta il mio signore? Se n andato?

Dimmi, dunque, zio caro, che succede?

PANDARO - Vorrei trovarmi cos sottoterra

William Shakespeare Troilo e Cressida

85

come sto sopra.

CRESSIDA - O di, che sar mai?

PANDARO - Entra in casa, ti prego.

Ah, non fossi mai nata! Lo sentivo

che tu saresti stata la sua morte!

Oh, povero signore!

Accidenti ad Antenore!

CRESSIDA - Ma insomma,

in ginocchio ti supplico, buon zio,

vuoi dirmi finalmente che successo?

PANDARO - successo che te ne devi andare,

ragazza, te ne devi andare subito.

Ti vogliono scambiare con Antenore.

Andare da tuo padre,

e separarti per sempre da Troilo.

Sar per lui la morte, la sua fine,

non sapr sopportarlo.

CRESSIDA - O di immortali!

Non ci vado!

PANDARO - Lo devi.

CRESSIDA - Non ci vado.

Mio padre lho dimenticato ormai;

non conosco pi vincoli di sangue,

pi parenti, pi affetti, nessunanima

m pi vicina salvo il dolce Troilo!

Tempo, violenza, morte,

fate tutti gli oltraggi che volete

a questo corpo: la solida base

e tutto ledificio del mio amore

son come il centro dellorbe terrestre

al quale pendono tutte le cose.

Rientro, s, ma a piangere

PANDARO - Va, va.

CRESSIDA - a strapparmi i lucenti miei capelli,

a lacerarmi le lodate guance,

ed a spezzarmi il cuore

a forza di gridare. Troilo, Troilo!

Io da Troia non muovo.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

86

SCENA III - La stessa

Entrano PARIDE, TROILO, ENEA, DEIFOBO, ANTENORE e DIOMEDE

PARIDE - Ormai s fatto giorno,

e savvicina lora prefissata

per consegnarla a questo prode Greco.

Mio buon fratello Troilo,

di alla ragazza quel che deve fare,

e dille che saffretti alla bisogna.

TROILO - Entro in casa da lei,

e la conduco subito dal Greco;

ed in queste sue mani,

quando lavr ad esse consegnata,

immagina che sia un sacro altare,

e in tuo fratello Troilo un sacerdote

che ad esso immola in sacrificio il cuore.

(Esce, entrando in casa)

PARIDE - (Tra s)

So anchio che cos amore,

e vorrei tanto, poi che nho piet,

aiutarlo

(Forte)

Signori, entrate, prego.

(Escono tutti, entrando in casa di Pandaro)

William Shakespeare Troilo e Cressida

87

SCENA IV - Stanza nella casa di Pandaro

Entrano PANDARO e CRESSIDA

PANDARO - Sta calma, su, sta calma!

CRESSIDA - Che mi parli di calma? Come posso?

Il dolore che sento s sottile,

pieno, perfetto, e insieme s violento

quanto la causa che lha generato.

Come posso star calma?

Potessi dire ai sentimenti miei:

Aspettate! o potessi diluirli

in un pi fiacco e tiepido sapore,

potrei cos lenire il mio dolore

stemperandolo. Ma lamore mio

non sopporta di farsi mescolare

in una lega che ne abbassi il pregio,

sarebbe perdita troppo preziosa.

Entra TROILO

PANDARO - Oh, eccolo! Oh, eccolo che viene!

Ah, dolci tortorelle!

CRESSIDA - (Abbracciandolo)

Troilo, Troilo!

PANDARO - Che partita finita zero a zero!(93)

Che anchio vabbracci. O cuore -

come dice il grazioso ritornello -

O cuore, o cuor che piangi,

perch, perch sospiri e non ti frangi?

E allora lei risponde:

Perch pena damore

amicizia o parlar non pu lenire.(94)

Mai vi furono rime pi appropriate.

Non ne scartiamo nemmeno una sillaba,

perch possiamo sempre aver bisogno,

finch viviamo, di siffatti versi.

Vedo, vedo, miei poveri agnellini!

TROILO - Ecco, vedi, Cressida:

io tamo dun amore cos puro,(95)

che gli di benedetti, quasi irati

quasi irati per questa mia passione,

pi fervida e zelante dellofferta

di devozione che con fredde labbra

noi facciamo alle loro deit,

ti vogliono distogliere da me.

CRESSIDA - Hanno invidia gli di?

PANDARO - Oh, s, s, s.

Il vostro caso lo dimostra chiaro.

CRESSIDA - Ed vero che debbo lasciar Troia?

(93) What pair of spectacles is here!: espressione tratta dal gergo del gioco del cricket. A pair of spectacles il

punteggio ottenuto di zero a zero: un paio di occhiali, come sembrano due 0 accoppiati.

(94) Ho ripreso questo distico, con qualche ritocco, dal Baldini.

(95) I love thee in a so straind purity, letteralm.: Io ti amo in una cos filtrata purezza.

William Shakespeare Troilo e Cressida

88

TROILO - Purtroppo: unaborrita verit!

CRESSIDA - Come! Devo staccarmi anche da Troilo?

TROILO - S, da Troia e da Troilo.

CRESSIDA - possibile?

TROILO - E alla svelta. Linsulto del destino

ci nega brutalmente anche gli addii;

spietatamente vieta al nostro labbro

ogni dolce contatto, crudelmente

cimpedisce la stretta dellabbraccio,

ci uccide nella strozza i giuramenti

nello stesso momento che germogliano

dallaffannoso nostro respirare.

E noi, che al prezzo di mille sospiri

ci siamo comprati, siamo ora costretti

a rivenderci per un prezzo vile

nel fuggevole sfogo dun sospiro.

Il Tempo, come un ladro, alla rinfusa

affardella il prezioso suo bottino,

e in uno scarno e vago arrivederci

raccoglie e stipa gli infiniti addii,

tanti per quante sono stelle in cielo,

ciascuno accompagnato da un sospiro,

suggellato ciascuno con un bacio,

un solo, avido bacio consentendoci,

guastato anchesso dal salso sapore

di lacrime interrotte dai singhiozzi.

ENEA - (Da unaltra stanza)

Principe Troilo, la signora pronta?

TROILO - Senti? Ti chiamano. Dicono alcuni

che il Genio tutelare dogni uomo

grida: Vieni a chi deve morir subito.

(A Pandaro)

Di che pazientino; verr tra poco.

PANDARO - Dove son le mie lacrime?

Piovete dunque a calmar questo vento,

o mi si schianta il cuore alla radice!

(Esce)

CRESSIDA - Dunque deciso, devo andar coi Greci.

TROILO - Non c rimedio.

CRESSIDA - Unafflitta Cressida

in mezzo a tutti quegli allegri Greci!

Quando ci rivedremo?

TROILO - Non lo so.(96)

Ascolta, amore: restami fedele

almeno nel tuo cuore

CRESSIDA - Dici fedele a me! Ma che ti credi?

(96) Non lo so non nel testo; ma parso al traduttore implicito nella risposta di Troilo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

89

Che malizioso sospetto codesto?

TROILO - Non prenderla cos: anche i rabbuffi

dobbiamo farceli garbatamente,

perch noi due dobbiamo separarci.

Io non ti chiedo dessermi fedele

come se avessi a temere di te;

perch per te io getterei il guanto

pure in faccia alla morte,

per affermare che nel cuore tuo

non c macchia. Con Restami fedele

ho voluto dar forma di parola

alla promessa mia che viene dopo:

Siimi fedele, ed io ti rivedr.

CRESSIDA - Oh, mio signore, tu sarai esposto

a pericoli tanti innumerevoli

quanto imminenti! Ma puoi star tranquillo,

io ti sar fedele.

TROILO - E io mi far amico del pericolo!

Prendi questa mia manica a mio pegno.(97)

CRESSIDA - E tu prendi a mio pegno questo guanto.

Quando ti rivedr?

TROILO - Corromper le sentinelle greche

per vederti ogni notte.

Ma tu siimi fedele.

CRESSIDA - Oh, santo cielo, ancora questantifona!!

TROILO - Amore, ascolta perch te lo chiedo:

i giovani di Grecia

sono pieni di belle qualit

e il lor modo di amare

arricchito da doni di natura

e ben fornito darte e desperienza

poich la novit pu affascinare

e allontanare da quel che gi esiste,

una specie di sacra gelosia,

chio vorrei tu chiamassi, te ne prego,

un virtuoso peccato,

mi fa stare in timore, ahim per te.

CRESSIDA - O cielo, tu non mami!

TROILO - Chio muoia allora da vil traditore!

Nel dire cos non chiamo tanto in causa

la tua fede, quanto lassenza in me

di molte qualit: non so cantare,

non so far giravolte nella danza,(98)

n conversare in tono lattemiele,

n giocar raffinato ed elegante:

tutte belle virt cui pi portati

(97) 95) Wear this sleeve: sleeve era, nellinglese antico, ogni pezzo di vestiario che si poteva indossare a volont con

ogni sorta di vestito. Qui verosimilmente quella parte della manica arricciata che copriva il polso e che si staccava

dalla manica stessa, pi propriamente detta wristband; Cressida la dar a sua volta come pegno damore a Diomede,

nella seconda scena dellatto V.

(98) non heel the high lavolt: letteralm.: n alzare ritmicamente il tallone nella lavolta. La lavolta era una

danza a due tempi, di ritmo sfrenato, in continuo piroettare.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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e pi di tutti adatti sono i Greci;

ma ci che posso dirti con certezza

che in ciascuna di queste virt

sta annidato, tranquillo e muto, un diavolo

che in questo suo mutismo

possiede una scaltrissima eloquenza

atta ad indurre tutti in tentazione.

E tu non devi lasciarti tentare!

CRESSIDA - Perch lo dici, credi chio lo voglia?

TROILO - No, ma ci cpita di far qualcosa

anche contro la nostra volont;

e a volte siamo diavoli a noi stessi

quando vogliamo mettere alla prova

ciascuno i nostri fragili poteri

troppo fidando, presuntuosamente,

nella loro saldezza, ch mutevole.

ENEA - (Dallinterno della casa)

Principe Troilo, allora, che facciamo?

TROILO - Andiamo. Un bacio ancora, e separiamoci.

PARIDE - (Da dentro)

Troilo! Fratello!

TROILO - Vieni, vieni, Paride,

e fa entrare con te Enea e il Greco.

CRESSIDA - E tu, amor mio, mi resterai fedele?

TROILO - Io? il mio vizio, ahim, e la mia colpa!

Mentre gli altri, con grande furberia,

van sempre a pesca dalta rinomanza,

io, solo forte della mia lealt,

non pesco che la fama duomo ingenuo;

altri, con astuziosa abilit,

san rivestire duna lustra doro

le corone di rame che hanno in testa,

io, nella mia sincera ingenuit,

porto con me la mia, affatto ignuda.

Non temere della mia fedelt;

il precetto morale del mio spirito

Semplice e fedele; niente pi.

questo il limite del suo orizzonte.

Entrano ENEA, PARIDE, ANTENORE, DEIFOBO e

DIOMEDE

Benvenuto, Diomede;

ecco la dama che ti consegnamo

per Antenore. Alle porte di citt,

io la rimetter nelle tue mani,

e per via ti dir che donna .

Trattala gentilmente, ed io ti giuro

sulla mia anima che se tu un giorno

ti trovi alla merc della mia spada,

baster che mi faccia questo nome:

Cressida, e la tua vita sar salva

come quella di Priamo al chiuso dIlio.

William Shakespeare Troilo e Cressida

91

DIOMEDE - Puoi risparmiarti, leggiadra Cressida,

se ti piaccia, di fare a questo principe

le grazie chegli per questo saspetta.

Lo splendor dei tuoi occhi,

il celestiale di quella tua guancia

impongono da soli

che ti si faccia un degno trattamento;

e tu sarai padrona di Diomede,

e ne potrai disporre a tuo talento.

TROILO - Non cortese, Greco,

svilire, con codeste lodi a lei,

lo zelo della mia richiesta a te.

Sappi comunque, principe di Grecia,

chella tanto pi in alto dogni lode

che tu riesca mai a tributarle,

quanto sei tu pi indegno

di professarti umile suo servo.

Se tho richiesto di trattarla bene,

questo un ordine; e se non lo farai,

ti giuro, pel terribile Plutone,

quandanche si schierasse a tua difesa

la mole smisurata dun Achille,

ti taglier la gola.

DIOMEDE - Principe Troilo, senza andare in collera,

riconoscimi, in nome del mio stato

e della mia missione, il privilegio

di parlare con piena libert:

partito che sar da questi luoghi,

a nessun altro dovr render conto

se non al mio personale talento;

e non c cosa al mondo

chio potr fare per altrui comando.

per dirti che per suo proprio pregio

ella sar, come sar, apprezzata.

Ma che tu venga a dirmi. Sia cos,

io ti rispondo, come onore e istinto

mi dettan dentro: No!

TROILO - Via, alla porta.

Voglio per avvisarti, Diomede,

che a cagione di questa tua bravata

pi duna volta ti vedrai costretto

a nascondere il capo.

(A Cressida)

Andiamo, cara,

porgimi la tua mano, e cos andando

diciamoci tra noi,

tutto quello che ancor dobbiamo dirci.

(Esce con Cressida e Diomede)

(Tromba)

PARIDE - (A Enea)

Senti? la tromba dEttore.

ENEA - Com volato il tempo, stamattina!

Il principe dovr pensar di me

che son pigro e scapato,

perch gli avevo detto, a giuramento,

di cavalcar prima di lui sul campo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

92

PARIDE - Questa colpa di Troilo.

Andiamo, andiamo a raggiungerlo al campo.

DEIFOBO - S, s, apprestiamoci a partire subito.

ENEA - E ognuno, con la fresca alacrit

duno sposo novello, si disponga

ad avviarsi dEttore alle poste.

Oggi la gloria della nostra Troia

sta tutta nella sua abilit

e nella personale sua maestria.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

93

SCENA V - Il campo greco. Una lizza apprestata.

Entrano: AIACE, armato di tutto punto, AGAMENNONE, ACHILLE, PATROCLO, MENELAO, ULISSE, NESTORE e

altri

AGAMENNONE - (Ad Aiace)

Eccoti in pieno assetto, fresco e bello,

anticipando addirittura il tempo

con limpazienza del tuo gran coraggio.

D col tuo trombettiere

una sonora sveglia a questa Troia,

o terribile Aiace, s che laria,

sgomenta, possa trafigger lorecchio

del gran guerriero, e trascinarlo qui.

AIACE - Tu, trombettiere, questa la mia borsa,

ma squrciati i polmoni,

spaccala in due codesta bronzea buccina,

soffiaci forte, soffiaci, furfante,

soffiaci dentro finch le tue guance,

al pari di due turgidi emisferi

si gonfino talmente

da superare i buffi dAquilone

quando la colica gli rode il ventre.

Avanti, espandi il petto

da farti schizzar sangue fuor dagli occhi

(Il trombettiere suona)

ULISSE - Da loro non risponde tromba.

ACHILLE - presto.

AGAMENNONE - Non Diomede quelluomo laggi

che viene con la figlia di Calcante?

ULISSE - lui, lo riconosco dallincedere.

Cammina sulle punte. Quel suo spirito,

che tende ad aspirar sempre pi in alto,

lo solleva da terra, camminando.

Entrano DIOMEDE e CRESSIDA

AGAMENNONE - lei Cressida?

DIOMEDE - S, lei, Agamennone.

AGAMENNONE - Sii molto cordialmente benvenuta

al campo greco, graziosa fanciulla.

NESTORE - Il nostro generale ti saluta

con un bacio.

ULISSE - La cortesia bella,

ma personale sua; sarebbe meglio,

per, che invece che dal generale,

ella fosse baciata in generale.

NESTORE - Suggerimento da buon cortigiano.

Comincio io.

(Bacia Cressida)

E per Nestore basta.

William Shakespeare Troilo e Cressida

94

ACHILLE - Io voglio togliere dalle tue labbra

codesto inverno, vezzosa signora.

Cos ti d Achille il benvenuto.

(La bacia)

MENELAO - Ho avuto un tempo anchio

qualche buon argomento, per baciare.

PATROCLO - Ma non ti pu servire da argomento,

questo, per baciare ora;

ch fu cos che sintromise Paride,

impudente, tra te e il tuo argomento.(99)

(La bacia)

ULISSE - (Tra s)

Oh, mortifero fiele

ed argomento dogni nostro scorno!

Che si debba noi perdere la testa

per cercar dindorare le sue corna!

PATROCLO - (A Cressida)

Era per Menelao il primo bacio;

questo per me. Ora ti bacia Patroclo.

(La bacia di nuovo)

MENELAO - Oh, quanta carit!

PATROCLO - (A Cressida)

Paride ed io

baciamo sempre per conto di lui.

MENELAO - No, voglio avere il mio bacio, signore.

(Si avvicina a Cressida per baciarla; ella lo respinge garbatamente)

Con tua licenza nobile signora.

CRESSIDA - Il tuo bacio, da dare o da ricevere?

MENELAO - Luno e laltro, da dare e da ricevere.

CRESSIDA - Sono pronta a scommettere la testa

che il bacio che si prende

migliore di quello che si d.

E perci niente bacio.

MENELAO - Allora ti dar la differenza:

un bacio preso per tre baci dati.

CRESSIDA - Tu sei un uomo dispari;

per me, o pari, o niente.

MENELAO - Un uomo dispari?

Ogni uomo lo .

CRESSIDA - Paride no;

perch tu sai per vero desser dispari,

e lui con te ha fatto pari e patta.

(99) da immaginare, in assenza di didascalie, che Patroclo, nel dire queste parole, sintrometta tra Cressida e Menelao,

nel momento in cui questi si accinge a baciarla, e lo respinga garbatamente.

William Shakespeare Troilo e Cressida

95

MENELAO - Ti piace stuzzicarmi sulla testa.(100)

CRESSIDA - No, te lo giuro.

ULISSE - Non ne avrebbe modo,

la sua unghia a scontrarsi col tuo corno!

(A Cressida)

Posso chiederti anchio, dolce fanciulla,

un bacio?

CRESSIDA - Certamente che lo puoi.

ULISSE - Lo desidero tanto.

CRESSIDA - E allora chiedilo.

ULISSE - Ebbene, allora, per amor di Venere,

tu mi darai un bacio

quando Elena sia tornata vergine,

e di nuovo sua moglie.

CRESSIDA - Bene, vuol dire che ti resto in debito,

reclamalo quando verr il suo tempo.

ULISSE - Quel tempo mai verr; e cos il tuo bacio.

DIOMEDE - Signora, taccompagno da tuo padre.

(Esce con Cressida)

NESTORE - Una donna dai sensi molti svegli.(101)

ULISSE - Oh, altroch! C in lei tutto un linguaggio:

il suo occhio, la sua guancia, il suo labbro,

s, e perfino il suo piede, tutto parla;

gli spiriti lascivi

le si affacciano da ogni giuntura,

da ogni minimo moto del corpo.

Ah, queste civettuole,

belle, procaci, dalla lingua sciolta,

che tabbordano con un bel saluto

prima che uno le abbia salutate

e che son sempre pronte a spalancare

le tavolette dei loro pensieri

al primo cui solletichi di leggerli!

Mettetele in nota

come sudicie spoglie doccasione,

e figlie di quel gioco ch lamore.

(Tromba allinterno)

TUTTI - La tromba dei Troiani.

AGAMENNONE - E laggi viene avanti il lor drappello.

Entrano ETTORE, armato di tutto punto, ENEA, TROILO,

PARIDE, DEIFOBO e altri

(100) You fillip me o th head: sulla testa di Menelao ci sono le corna.

(101) A woman of quick sense: ma of quick sense pu significare anche dalla viva sensualit; forse cos, cio nei

due sensi, lintende Nestore; certamente nel secondo lintende Ulisse, a giudicare dalla sua risposta.

William Shakespeare Troilo e Cressida

96

ENEA - Salute a tutti i principi di Grecia!

Che volete si faccia di colui

al quale la vittoria non arrida? (102)

Si deve proclamare un vincitore?

Volete che si battano ad oltranza

i campioni,(103) o che siano separati

da qualche voce o ordine sul campo?

Ettore mi preg di domandarvelo.

AGAMENNONE - Ad Ettore che cosa piacerebbe?

ENEA - Non glimporta. Star alle condizioni.

ACHILLE - Si faccia allora come dice Ettore;

anche se in ci c un po di presunzione

e un gran disprezzo del proprio avversario.

ENEA - Se non Achille, chi sar il campione

che metterete in lizza, generale?

ACHILLE - Se non Achille, non sar nessuno.

ENEA - Achille, allora. Sia chiunque sia,

sappiate questo: in Ettore

valore e orgoglio superan se stessi

ai loro estremi di massimo e minimo:

luno quasi infinito, come il tutto,

laltro del tutto vuoto, come il nulla.

Attenti dunque a giudicarlo bene,

perch quello che pu sembrarvi orgoglio

nobil cortesia. Il vostro Aiace

fatto per met del sangue dEttore;

in amore di ci, met di Ettore

rimane a casa: dunque mezzo cuore,

mezzo braccio, ed insomma mezzo Ettore

quello che viene a cimentarsi qui

con quel vostro campione mezzo-sangue,

per met greco e per met troiano.

ACHILLE - Una battaglia da donnette, allora?

Oh, come ti capisco!

Rientra DIOMEDE

AGAMENNONE - Ecco Diomede.

Diomede, va tu, per cortesia,

a decidere per il nostro Aiace.

Quello che tu ed Enea stabilirete

sulle modalit del loro scontro,

cos sia: ad oltranza, o a tirafiato.(104)

I contendenti essendo consanguinei,

limpegno della lotta

gi ridotto a met per se stesso,

(102) What shall be done to him that victory commands, letteralm: Che cosa si dovr fare di colui che rimane alla

disposizione della vittoria?. Nel duello il vincitore ha diritto di vita o di morte sullavversario abbattuto. Il volete

della traduzione attratto ed anticipa il will you che segue (Will you the knights ecc.)

(103) Will you the knights / Shall to the edge of all extremity / Pursue each other. letteralm.: Volete che i cavalieri si

incalzino a vicenda fino allestremo limite (Campioni per cavalieri qui dobbligo: la figura del cavaliere

(knight) nel senso medioevale del termine sconosciuta ai Greci di Omero).

(104) or else a breathe: breath , in termine schermistico, lintervallo che gli schermitori si prendono durante lo

scontro per riprender fiato.

William Shakespeare Troilo e Cressida

97

prima che sia menato il primo colpo.

(Aiace e Ettore entrano in lizza)

ULISSE - Son gi di fronte.

AGAMENNONE - (A Ulisse)

Chi quel Troiano

dallaria cos triste e melanconica?

ULISSE - il pi giovane figlio del re Priamo,

un gagliardo; non ancor ben maturo,

ma gi senza rivali;

uno che non fa molto con la lingua,

fa sol parlare i fatti;

non si fa provocare tanto presto,

per, se provocato,

non torna tanto presto alla sua calma.

Ha cuore e mani aperti e liberali,

dona quello che ha,

e dice chiaramente quel che pensa.

Ma nulla dona, se questo donare

non guidato da ragion veduta;

n mai concede dignit di voce

a pensieri che siano men che degni.

di tempra virile al pari dEttore,

ma pi pericoloso; perch Ettore,

anche nella vampata della collera,

si lascia intenerire per qualcosa

che gli susciti un moto di piet;

mentre lui, nel calore dellazione

pi vendicativo

dun amante geloso. Il nome Troilo,

cos lo chiaman tutti, e su di lui

i Troiani hanno eretto una speranza

non meno ben fondata che su Ettore.

Cos dice di lui Enea,

che lo conosce palmo palmo,

e che cos, in via di confidenza,

me lha descritto nella grande Ilio.

(Allarme. Ettore e Aiace si battono)

AGAMENNONE - Son venuti alla presa, corpo a corpo.

NESTORE - Forza, Aiace! Sta saldo, piedi a terra!

TROILO - Ettore, che fai, dormi? Sveglia, sveglia!

AGAMENNONE - Le sue prese son buone. Forza Aiace!

DIOMEDE - Basta, non pi. Fermatevi.

(Cessano le trombe)

ENEA - Principi, basta adesso. Interrompete.

AIACE - Ma non mi sono ancor manco scaldato.

Riprendiamo?

DIOMEDE - Come Ettore vorr.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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ETTORE - E allora basta. Non combatto pi.

(Ad Aiace)

Tu sei, mio grande e nobile signore,

figlio duna sorella di mio padre(105)

e per ci dunque cugino germano

di tutto il seme dellaugusto Priamo.

Il legame del sangue

non consente che sabbia tra noi due

un sanguinoso scontro. Se limpasto

di greco e di troiano fosse tale

in te da far che tu potessi dire:

Questa mia mano interamente greca,

questa tutta troiana; questa gamba

fatta tutta di muscoli greci,

questa tutta di muscoli troiani;

potessi dire: Il sangue di mia madre

mi scorre solo sulla gota destra,

sulla sinistra quello di mio padre,

allora s, per Giove Onnipotente!,

non porteresti via da questa lizza

un solo membro greco del tuo corpo

sul quale la mia spada

non avesse lasciato la sia impronta,

in segno di feroce ostilit.

Ma gli di sono giusti e non permettono

chanche una sola goccia di quel sangue

che tu hai derivato da tua madre

sia versata dalla feral mia spada.

E quindi, Aiace, lascia chio tabbracci!

Tu, per Giove Tonante,

hai poderose braccia; e poderose

Ettore vuole sentirsele cadere

addosso a lui in un fraterno abbraccio.

Onore a te, cugino!

(Lo abbraccia)

AIACE - Ettore, ti ringrazio. Tu sei uomo

troppo gentile e troppo generoso.

Ero venuto qui per ammazzarti,

cugino, e portar via, con la tua morte,

un alto titolo donor guerriero.

ETTORE - Nemmeno Neottolemo,(106)

s mirabil guerriero, sul cui elmo

la Fama grida coi pi alti osanna:

lui!, pu ripromettere a se stesso

un nuovo onore da strappare ad Ettore. (107)

ENEA - (Ai due in lizza)

Qui s in attesa, da entrambe le parti,

di conoscere che intendete fare.

ETTORE - Vi rispondiamo. Lo scontro finito.

In un fraterno abbraccio. Addio, Aiace!

(105) V. sopra la nota (57).

(106) V. sopra la nota (86).

(107) a thought of added honour torn from Hector: si riferisce evidentemente alla legge della cavalleria medioevale

secondo cui il cavaliere che riusciva vincitore in singolar tenzone si attribuiva tutti gli onori e i meriti guadagnati in sua

vita dal cavaliere perdente.

William Shakespeare Troilo e Cressida

99

AIACE - Se potessi sortire alcun successo

supplicando - mi cpita di rado -,

inviterei lillustre mio cugino

a venire alle nostre tende greche.

DIOMEDE - Questo desidera anche Agamennone;

e il grande Achille non vedeva lora

di veder disarmato il prode Ettore.

ETTORE - Enea, va tu da mio fratello Troilo,

e digli di venire qui da me;

ed agli astanti di parte troiana

rendi noto questo affettuoso incontro.

Di che tornino a casa.

(Enea si allontana)

(Ad Aiace)

Qua la mano, cugino. Sono lieto

di venire a pranzar nella tua tenda

e di conoscere i vostri guerrieri.

AIACE - Ecco il grande Agamennone

che viene ad incontrarci qui sul campo.

(Agamennone e gli altri capi greci vengono avanti sulla lizza)

ETTORE - I pi illustri fra loro, ad uno ad uno,

voglio che tu mi indichi per nome;

per Achille puoi fare pure a meno:

sapr ben io distinguerlo fra tutti

dallalta ed imponente sua persona.

AGAMENNONE - (A Ettore)

Vanto di tutte larmi!

Sii da me benvenuto,

come da uno che con tutto il cuore

si vorrebbe vedere liberato

da un s grande nemico come te

Pi chiaramente dico, intendi bene:

ci ch passato e ci chha da venire

seminato di spoglie e di rovine

e merita loblio; ma sul momento

fede e lealt, purificate in noi

da ogni vuota e falsa distorsione,

ti dicono, grande Ettore,

con la pi santa integrit, dallintimo

del loro cuore, sii il benvenuto!

ETTORE - Ti ringrazio, magnifico Agamennone.

(Rientra Enea con Troilo)

AGAMENNONE - (A Troilo)

Illustrissimo principe di Troia,

un ugual benvenuto pure a te.

MENELAO - Ed io munisco al mio regal fratello

nel porgere ad entrambi il mio saluto.

A voi, guerriera coppia di fratelli,

benvenuti fra noi!

ETTORE - A chi dobbiamo la nostra risposta?

William Shakespeare Troilo e Cressida

100

ENEA - Al nobil Menelao.(108)

ETTORE - Oh, a te, principe?

Per il guanto di Marte, ti ringrazio!

Non ridere di me,

se adotto questo strano giuramento:

colei che fu tua moglie

giura sempre per il guanto di Venere.

Ella sta bene, ma non mha commesso

di salutarti.

MENELAO - Non la nominiamo,

signore; largomento pernicioso.

ETTORE - Oh, scusami, tho offeso.

NESTORE - (A Ettore)

Valoroso Troiano,

tho visto spesso in lotta col destino,

mentre taprivi uno spietato varco

fra le schiere della giovent greca;

e tho visto, focoso come un Perseo,

dare di sprone al tuo frigio corsiero

e, incurante di quanti sarrendevano

alla tua furia, o erano abbattuti,

tener sospesa in alto la tua spada

senza vibrarla pi sopra quei vinti;

s che dicevo a quelli intorno a me:

Ecco l Giove, che dispensa vite!;

e tho visto concederti una pausa

per poi riprender, pi gagliardo, fiato,

come un campione olimpico di lotta,

in mezzo a un cerchio di soldati greci

che ti stringeva come in una morsa.

Cos tho visto. Ma questo tuo volto

non lavevo mai visto prima dora.

Ho conosciuto tuo nonno, e con lui

ho anche combattuto: un buon soldato,

ma, per il grande Marte,

capitano di tutti noi guerrieri,

mai buono come te!

Ah, permetti ad un vecchio dabbracciarti,

guerriero nobilissimo,

e daccoglierti con un benvenuto

tra queste nostre tende.

ENEA - (A Ettore)

il vecchio Nestore..

ETTORE - Chio tabbracci, vetusta illustre cronaca

dei tempi andati, che per s lunghi anni

hai camminato mano nella mano

col tempo. Venerando vecchio Nestore,

son felice di stringerti al mio petto.

(Si abbracciano)

(108) abbastanza strano che Ettore non conosca Menelao, dopo cinque anni che si combatte avanti a Troia (la vicenda

del dramma prende avvio dal mezzo dellazione - ha detto il Prologo) una guerra di cui Menelao, , si pu dire, il

promotore. Ma questa ignoranza serve a Shakespeare per innestarvi la battuta seguente di Ettore, il cui sapore sarcastico

doveva muovere un po dilarit nel pubblico.

William Shakespeare Troilo e Cressida

101

NESTORE - Vorrei che le mie braccia

potessero contendere con te

nella lotta, cos come con te

contendon ora nella cortesia.

ETTORE - Vorrei che lo potessero.

NESTORE - Ah, s!

Per questa barba bianca, tassicuro,

combatterei con te anche domani!

Ma passato quel tempo

Comunque, benvenuto, benvenuto!

ULISSE - Mi chiedo come mai quella citt

stia sempre in piedi, mentre abbiamo qui

il suo pilastro ed il suo fondamento.

ETTORE - Ben riconosco, Ulisse, il tuo sembiante.

Ah, signore, quanti Troiani e Greci

sono morti da quella prima volta

chio vidi te e Diomede

quando veniste ad Ilio ambasciatori

da parte greca!

ULISSE - Ti predissi allora,

se bene ti ricordi(109), mio signore,

tutto quel che sarebbe poi seguito.

E la mia predizione s avverata

fino ad oggi soltanto per met:

quelle mura che cingono spavalde

la vostra Troia, tutte quelle torri

che con gli spalti baciano lascive

le nuvole, saranno un d costrette

a baciare allin gi, ai loro piedi.

ETTORE - Non debbo crederti. Stanno ben salde,

ed io modestamente sono convinto

che ogni pietra di quelle frigie mura

che dovesse cadere,

coster ai Greci una goccia di sangue.

Certo, tutto ha una fine,

e il Tempo, vecchio arbitro di tutto,

porr fine anche ad esse.

ULISSE - Bene, lasciamo tutto in mano sua.

Nobilissimo e valoroso Ettore,

sii benvenuto. Dopo il generale,

sar onorato se verrai da me

a banchettare sotto la mia tenda.

ACHILLE - Nobile Ulisse, debbo anticiparti.

Ettore, fino ad ora gli occhi miei

ti si sono mangiato. Tho guardato

e tho studiato in ogni tua giuntura.

ETTORE - Achille che mi parla?

ACHILLE - Sono Achille.

ETTORE - Non muoverti, ti prego, chio ti guardi..

(109) Se bene ti ricordi non nel testo.

William Shakespeare Troilo e Cressida

102

ACHILLE - Oh, fallo pure fino a saziet.

ETTORE - Ho finito, mi basta.

ACHILLE - Hai fatto presto.

Io voglio invece ancora riguardarti

tutto, membro per membro, come uno

che avesse lintenzione di comprarti.

ETTORE - (Ridendo)

Ah, ah! Mi vuoi rileggere da capo,

come si usa con un libro ameno.

Tavverto tuttavia che in questo libro

c pi di quanto tu possa capire.

Perch mi stai cos con locchio addosso?

ACHILLE - Ditemi voi, o cieli, in quale parte

di questo corpo avete decretato

chio lo distrugga Dove, l oppur l?

Chio possa dare un nome alla ferita,

secondo il luogo in cui gliela avr inferta,

e fissar bene il punto della breccia

da cui sinvoler verso leterno

la grande anima dEttore.

Rispondetemi, o cieli.

ETTORE - presunzione,

Achille, questa: si screditerebbero

i sacrosanti di se rispondessero;

a questa tua richiesta. Non la fare.

Ti credi forse in grado di arraffare

la mia vita con tal facilit

da stabilire anticipatamente,

come fosse unamena congettura,

il punto in cui mi colpirai a morte?

ACHILLE - Dico di s.

ETTORE - Fossi pure un oracolo

nel profetarlo, non ci crederei.

Dora innanzi sta bene attento a te,

piuttosto; perchio non andr cercando,

questo o questaltro punto del tuo corpo,

ma, per la sacra forgia di Vulcano,

ogni punto andr bene, per ucciderti.

(Agli altri)

Perdonatemi questa vanteria,

o saggissimi Greci.

stato lui a strapparmi di bocca

la follia con la sua tracotanza;

anche se cercher, per quanto posso,

che alle parole rispondano i fatti.

O chio non possa mai

AIACE - Calma, cugino,

non scaldarti, ti, prego, non scaldarti.

(Ad Achille)

E tu lasciale l, le tue minacce,

almeno fino a quando lintenzione

o loccasione non ti ci trascini.

Potrai saziarti dEttore ogni giorno,

William Shakespeare Troilo e Cressida

103

se navrai stomaco; bench ho paura

che a convincerti a batterti con lui

non basteranno tutti i capi greci.

ETTORE - Ti prego, fatti vedere sul campo.

Da quando hai ricusato di combattere

per la causa dei Greci,

abbiamo avuto solo scaramucce,

fatti darme da nulla, da ragazzi.

ACHILLE - Ettore, visto che sei tu a pregarmi,

domani stesso ti star di fronte,

e sar pi feroce della morte.

Stanotte tutti amici.

ETTORE - La mia mano a suggello dellimpegno.

(Si stringono la mano)

ACHILLE - Per prima cosa, principi di Grecia

vogliate favorir nella mia tenda,

e sarete miei ospiti a banchetto;

poi, a seconda che il piacere dEttore

saccordi con la liberalit

di ciascuno, lo intratterrete, a turno,

presso di voi, luno dopo laltro.

Rullino dunque con forza i tamburi,

si dia fiato alle trombe;

che sappia questo grande combattente

quanto gradita sia la sua presenza.

(Escono tutti tranne Troilo e Ulisse)

TROILO - Nobile Ulisse, puoi dirmi, di grazia,

in che parte del campo sta Calcante?

ULISSE - Nella tenda di Menelao; con lui,

a banchettar stasera Diomede,

che non ha occhi ormai pi per nessuno,

il fuoco dei suoi sguardi essendo volto

tutto sopra la splendida Cressida.

TROILO - Molto mobbligherai, gentile principe,

se, usciti dalla tenda di Agamennone,

mi volessi guidare fino l.

ULISSE - Sono completamente ai tuoi comandi,

principe. Ma, favore per favore,

posso chiederti che reputazione

aveva a Troia codesta Cressida?

Non aveva - possibile? - un amante

che ne pianga lassenza?

TROILO - Merita derisione, mio signore,

chi mette in mostra le proprie ferite

per trarne vanto Non vogliamo andare?

Era amata ed amava; amata ed ama.

Ma lamore purtroppo sempre cibo

per il dente della Fortuna Andiamo?

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

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ATTO QUINTO

SCENA I - Il campo greco, davanti alla tenda di Achille.

Entrano ACHILLE e PATROCLO; poi TERSITE

ACHILLE - Stanotte, a calici di vino greco,

gli faccio il sangue caldo; e domattina

glielo raffreddo col mio sciabolone

PATROCLO - C qui Tersite.

Entra TERSITE

ACHILLE - Ehi, grumo di malizia,

crosta ulcerosa di madre natura,

beh, che nuove ci porti, disgraziato?

TERSITE - Ebbene, effigie di quello che sembri,

idolo degli idioti,

reco appunto una lettera per te.

ACHILLE - E da chi viene, sbrendolo?

TERSITE - Da Troia, scodellone di stoltezza.

PATROCLO - Chi tien la tenda adesso?

TERSITE - Chi sta male.(110)

PATROCLO - Spiritoso, calamit ambulante!

Ma che ti servono certi giochetti?

TERSITE - Zitto, bamboccio, a parlare con te

non c nessun profitto; sanno tutti

che sei il putto dAchille, la puttana-maschio.

PATROCLO - Il putto, carognaccia? Che vuol dire?

TERSITE - La sua puttana-maschio. Le pi sozze

pestilenze del sud, i crampi al ventre,

le renelle alla schiena, le lombaggini,

le infiammazioni agli occhi, le cirrosi,

i catarri, le broncopolmoniti,

le vesciche rigonfie di postma,

le sciatiche, gli eczemi delle mani,

le artriti deformanti, la serpigine

colpiscano e posseggano in eterno

codesti innaturali scoprimenti!

PATROCLO - Dannato ricettacolo dinvidia,

che sarebbero queste imprecazioni?

(110) Nel testo c un quibble intraducibile sul doppio significato di tent, che vale tenda e garza per medicazioni

(sulluso del termine in questo significato v. la nota 53 sopra). Patroclo domanda a Tersite chi altri tiene la tenda

(Who keeps the tent now?), ossia se ne sta appartato sotto la tenda, come ha fatto finora Achille, senza combattere (

un altro riferimento alla discordia che regna nel campo greco, e che stata denunciata da Agamennone e da Nestore

nella lunga loro tirata del primo atto); Tersite finge di capire: Chi tiene la garza?, e risponde: La cassetta di

medicazione o la ferita di chi stato ferito (The surgeons box or the patients wound). Non s potuto rendere che

come se Tersite avesse inteso tent in entrambi i sensi.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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TERSITE - Che timporta, ce lho forse con te?

PATROCLO - Vorrei vedere, barile sfasciato,

figlio di buona femmina, cagnaccio;

lo so che io non centro nulla.

TERSITE - Ah, no?

E allora perch monti sulle furie,

cimasa inutile di seta cruda,

benda di taffet per il mal docchi,

nappa di borsa di scialacquatore?

Ma perch questo mondo

devessere infestato, disgraziato,

da certi piccoli insetti acquaroli,

vere insignificanze di natura?

PATROCLO - Via di qui, fiele!

TERSITE - Uovo di fringuello!

ACHILLE - Patroclo, dolce amico,

mi sento fortemente combattuto

nel mio magnanimo proponimento

di tornare domani a guerreggiare

sul campo. Ho qui una lettera

della regina Ecuba, ed un pegno

da parte di sua figlia Polissena,

mio dolce amore; entrambe mi sollecitano

di tener fede a un certo giuramento

che ho fatto loro. Non lo voglio infrangere.

Cadano tutti i Greci un questa guerra,

si cancelli del tutto la mia fama,

parta lonore o resti, come sia:

i miei voti supremi sono qui,

e ad essi intendo mantenere fede!

Su, su, Tersite, vieni a darmi mano

a mettere in assetto la mia tenda.

Questa notte devesser tutta spesa

a banchettare. Patroclo, su, andiamo.

(Esce con Patroclo)

TERSITE - Con troppo sangue in testa e poco senno,

questi due rischiano duscire pazzi;

ma se lo diventassero lo stesso

per troppo poco delluno e dellaltro,

mi metto a fare il medico dei pazzi.

Agamennone uno: uomo onesto,

ed uno al quale piacciono le quaglie,(111)

ma che ha meno cervello nella zucca

che cerume nel cavo delle orecchie.

E che dire di suo fratello, il bove,

leggiadra metamorfosi di Giove,(112)

prototipo ed obliquo monumento

della cornuteria di tutti i tempi,

un economico calza-calzari(113)

(111) and one that loves quails: quails termine gergale per donnine allegre (lose women); noi diciamo

pollastrelle.

(112) Giove si tramut in toro per possedere Io, mutata in giovenca dalla gelosa Giunone; ma Giove fece questa

metamorfosi per suo piacere (goodly transformation), mentre Menelao - intende Tersite - bove ci diventa suo

malgrado, di nome e di fatto.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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attaccato alla gamba del fratello

con una catenella?

In quale forma potrebbe ridurlo

il senno lardellato di malizia,

e la malizia farcita di senno?

In un asino no, perchegli gi

asino e bove; e nemmeno in un bove,

per via che bove e asino lo gi.

A me, di diventare un cane, un mulo,

un gatto, un rospo, un gufo una lucertola,

un bozzgo, unaringa dilaccata,

una puzzola, non mimporterebbe.

Ma diventare Menelao! Ohib!

Se mi dovesse capitare tanto,

diventerei ribelle al mio destino.

Non domandatemi chi vorrei essere,

se non fossi Tersite: dico solo

non mimporterebbe di mutarmi

in un pidocchio in testa dun lebbroso,

pur di non diventare Menelao.

Entrano ETTORE, AIACE, AGAMENNONE, ULISSE, NESTORE,

MENELAO e DIOMEDE, con torce

Ehi l! Folletti e fuochi!

AGAMENNONE - Ho paura che abbiam sbagliato strada.

AIACE - No, no, laggi, dove sono quei lumi.

ETTORE - Vi sto recando disturbo.

AIACE - Per niente.

Rientra ACHILLE

ULISSE - Ecco Achille. Ti far lui da guida.

ACHILLE - Benvenuto da me, nobile Ettore,

e benvenuti voi, principi tutti.

AGAMENNONE - Allora io ti do la buona notte,

gentile principe troiano. Aiace

assumer il comando della scorta

che ti accompagner.

ETTORE - Ringraziamenti,

e buona notte al greco generale.

MENELAO - Buona notte, signore.

ETTORE - Buona notte, mio dolce Menelao.

TERSITE - (A parte)

Dolce un cavolo! Dolce lha chiamato!

Dolce come un centina, una fogna!

ACHILLE - A tutti buona notte e benvenuti,

(113) a thrifty shoeing-horn: un economico corno calzastivali. I cavalieri inglesi del tempo di Shakespeare

usavano un corno per calzare gli stivali; purtroppo i Greci di Omero non avevano stivali, ma solo calzari annodati da

stringhe, e limmagine del corno (horn), con ammiccante allusione a Menelao, s dovuta ignorare.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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a chi va e chi resta.

AGAMENNONE - Buona notte.

(Esce con Menelao)

ACHILLE - Il vecchio Nestore per rimane,

ed anche tu Diomede,

unora o due in compagnia di Ettore.

DIOMEDE - Io non posso, signore, mi dispiace;

ho per le mani un importante impegno

che mi reclama. Devo andare subito.

Grande Ettore, salute.

ETTORE - Qua la mano, Diomede, buona notte.

ULISSE - (A parte, a Troilo, indicando Diomede che sta uscendo)

Seguiamo da lontano la sua torcia,

savvia verso la tenda di Calcante.

Taccompagno.

TROILO - Mi onori, mio signore.

(Escono dietro a Diomede)

ACHILLE - Vi prego, entrate pure.

(Entrano tutti nella tenda di Achille, meno Tersite)

TERSITE - Quel Diomede! Unipocrita canaglia,

un manigoldo maligno e perverso.

Non mi fido di lui

quando mi fa locchiolino ammiccante,

pi di quanto mi fido dun serpente

quando sibila; chiacchiere e promesse

senza risparmio, simile ad un cane

che abbaia a vuoto; e quando gli succede

di mantenerne una,

come fosse chi sa qual portento

previsto dagli astronomi: un prodigio

preannuncio di strani mutamenti;

il sole toglie in prestito la luce

alla luna, la volta che Diomede

riesce a mantener la sua parola.

Rinuncer ad Ettore, stanotte,

ma voglio pedinarlo, dove va.

Dicono chabbia ora per le mani

una sgualdrina venuta da Troia,

e che per incontrarsi con costei

si serva della tenda di Calcante,

questaltro falso ipocrita figuro.

Gli star alla calcagna.

Libidine, nientaltro che libidine!

Tutti furfanti marci di libidine!

(Esce)

William Shakespeare Troilo e Cressida

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SCENA II - Il campo greco, davanti alla tenda di Calcante

Entra DIOMEDE con torcia

DIOMEDE - Ehi, oh! Siete svegli? Rispondete.

CALCANTE - (Da dentro)

Chi che chiama l fuori?

DIOMEDE - Diomede.

La voce di Calcante, se non sbaglio?

Dov tua figlia?

CALCANTE - qui. Viene da te.

Entrano TROILO e ULISSE, fermandosi in disparte; dietro di loro,

pi lontano, TERSITE

ULISSE - (A Troilo)

Stiamo qui, che la torcia non ci scopra.

Entra CRESSIDA, uscendo dalla tenda

TROILO - (A parte, a Ulisse) (114)

Ecco, lei gli va incontro.

DIOMEDE - Ebbene, come va la mia protetta?

CRESSIDA - Ah, mio dolce guardiano!

Ascolta, devo dirti una parola.

(Gli bisbiglia qualcosa allorecchio)

TROILO - Diamine, oh! Gi tanta confidenza?

ULISSE - Ella sintona con qualunque uomo,

a prima vista.

TROILO - E a cantar con lei,

basta saper trovare la chiave giusta.(115)

Ella tutta una nota.(116)

DIOMEDE - Ricordi quel che mhai promesso?(117)

CRESSIDA - S.

(114) A cominciare da questa battuta di Troilo, tutta la scena fino alluscita di Cressida, un doppio dialogo, un

contrappunto di due dialoghi separati, quello fra Troilo ed Ulisse da una parte, e quello di Diomede e Cressida

dallaltro; fra essi sinserisce, a tratti, il monologo di Tersite: un pezzo di grande maestria teatrale

(115) And any man may sing her, if he can take her clef: letteralm.: Ogni uomo pu cantarla, se sa prendere la

chiave. una metafora basata sul linguaggio musicale: La chiave (clef: si adotta questa lezione in luogo di cliff

di altri testi, tra cui lo stesso Alexander) , appunto, la chiave musicale, il particolare segno posto sul pentagramma ad

indicare la tonalit. Ma sing usato transitivamente, come qui, ha anche un altro senso: to sing someone

espressione colloquiale per trascinare qualcuno a fare qualcosa cantando. chiara lallusione.

(116) She is noted: prosegue il traslato musicale, ma il significato oscuro. Noted pu avere il doppio significato di

notata musicalmente e anche di notata per biasimo; ma forse Troilo vuol dire, in coerenza con quanto ha detto

prima, che per intonarsi con Cressida non c dandar troppo cercando la chiave, ella canta su una sola nota. E cos

lha intesa questo traduttore.

(117) Quel che mhai promesso non nel testo, che ha semplicemente Ricordi? (Will you remember?); ma di che

cosa si debba ricordare Cressida si capisce, dal seguito del dialogo, ch una promessa fatta al galante Diomede nel

tempo che i due si son trovati soli nel tragitto da Troia al campo greco.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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DIOMEDE - Ebbene, allora fallo:

accorda le intenzioni alle parole.

TROILO - Di che cosa si deve ricordare?

ULISSE - Silenzio, attento!

CRESSIDA - Dolcissimo Greco,

non mi tentare a fare una pazzia.

TROILO - Ah, farabutto!

DIOMEDE - Allora?

CRESSIDA - Chio ti spieghi

DIOMEDE - Via, via, son tutte storie! Sei spergiura!

CRESSIDA - In coscienza, ti dico che non posso.

Insomma, che vorresti chio facessi?

TROILO - Oh, niente, solo un piccolo trucchetto

da spiegare in segreto tra noi due.(118)

DIOMEDE - Non hai forse giurato di concedermi

CRESSIDA - Non volermi forzare, te ne prego,

a tener fede a quel mio giuramento

Chiedimi tutto, fuorch quella cosa,

mio dolce Greco.

DIOMEDE - Allora buona notte!

(Fa per andarsene)

TROILO - Tienti, pazienza mia!

ULISSE - Che c, Troiano?

CRESSIDA - (Cercando di trattenere Diomede)

Diomede

DIOMEDE - No, no, niente, buona notte!

Non voglio far pi oltre il tuo trastullo.

TROILO - C un altro che lo fa, di te migliore.

CRESSIDA - Ascolta! Una parola qui allorecchio.

TROILO - Peste e follia!

ULISSE - Sei sconcertato, principe;

andiamo via, ti prego, che il tuo sdegno

non si trasformi in un accesso dira.

Rischioso il luogo e mortifera lora.

Ti prego, andiamo via.

TROILO - Resta, ti prego.

(118) Troilo per non dice da spiegare ma da aprire (A juggling trick, to be secretely open): dove evidente

lallusione lubrica.

William Shakespeare Troilo e Cressida

110

ULISSE - No, no, mio buon signore,

tu non sei pi padrone di te stesso;(119)

andiamocene via.

TROILO - Ti prego, resta.

ULISSE - Tu non resisti pi, conviene andare.

TROILO - Per linferno e per tutti i suoi tormenti,

resta, ti prego, non parler pi.

DIOMEDE - E cos, buona notte.

CRESSIDA - Non cos:

me lo dici del tutto incollerito.

TROILO - E ci ti affligge? O fedelt appassita!

ULISSE - Ah, ah, dico!

TROILO - Per Giove, star buono.

CRESSIDA - Guardiano! Greco!

DIOMEDE - Addio. Tu tergiversi.

Ti fai gioco di me.

CRESSIDA - No, in fede mia.

Ritorna unaltra volta.

ULISSE - Tu tremi, mio signore; andiamo via.

Scoppierai.

TROILO - Lo carezza sulla guancia

ULISSE - Su, su.

TROILO - No, resta: ti giuro, per Giove,

non dir pi nemmeno un parola!

C un muro di pazienza

tra quel che avrei in animo di fare

e tutti i torti che mi sono fatti.

Restiamo ancora un po.

TERSITE - (A parte)

Ah, come il dmone della lussuria

con la sua grassa coda

e col suo dito di cantaridina

li frega bene luno contro laltro!

Friggi, libidinosa foja, friggi!

DIOMEDE - Vorrai, allora?

CRESSIDA - E sia. Promesso, toh!

E non mi far mai pi fede, se manco.

DIOMEDE - Dammi un pegno qualunque, a garanzia.

CRESSIDA - Vado a cercarlo. Aspetta.

(119) You flow to great distraction, letteralm. Tu trasbordi grandemente da te stesso.

William Shakespeare Troilo e Cressida

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(Esce entrando nella tenda)

ULISSE - Devi restare calmo. Lhai giurato.

TROILO - Non temere. Non sono pi me stesso,

n pi ho coscienza di quello che ho dentro.

Son solo tutto un blocco di pazienza.

Rientra CRESSIDA, uscendo dalla tenda

TERSITE - Ed ora pure il pegno. Guarda, guarda!

CRESSIDA - Ecco, Diomede, tieni questa manica.

TERSITE - (c.s.)

Ora anche il pegno! Guarda, guarda, guarda!

TROILO - Eh, no, bellezza! Dove se n andata

la tua giurata fedelt?

ULISSE - Signore

TROILO - S, s, mi terr calmo, almeno fuori.

CRESSIDA - Tu vedi questa manica

(Gli d la manica ricevuta da Troilo)

Abbine buona cura Egli mi amava

Falsa che sono! No, dammela indietro!

(Gliela riprende)

DIOMEDE - Di chi era?

CRESSIDA - Non ha importanza adesso,

mia di nuovo. Non voglio incontrarti

domani notte. Ti prego, Diomede,

tu non devi venire pi a cercarmi.

TERSITE - (c.s.)

Lo sta arrotando. Ma che brava mola!

DIOMEDE - Voglio averla.

CRESSIDA - Che cosa, questa?

(Indica la manica)

DIOMEDE - S.

CRESSIDA - O di del cielo! O dolce, dolce pegno!

Ora il tuo donatore nel suo letto

e sospira pensando a me e a te,

(Bacia la manica)

e poi prende il mio guanto

e lo ricopre di soavi baci,

ricordando, cos, comio con te.

No, non volermela strappare a forza;

chi prende questa, prende anche il mio cuore.

DIOMEDE - Quello lavevo gi; questa lo segue.

TROILO - Ho giurato pazienza

CRESSIDA - No, questo non lavrai, Diomede, no!

William Shakespeare Troilo e Cressida

112

Questo no. Ti dar qualcosa daltro.

DIOMEDE - Io voglio questo. Dimmi di chi era.

CRESSIDA - Non importa.

DIOMEDE - Su, dimmi di chi era.

CRESSIDA - Ebbene, duno che mamava tanto

quanto non mami tu.

Ma ora che lhai presa, puoi tenerla.

DIOMEDE - Insomma, di chi era, me lo dici?

CRESSIDA - Per le vergini che corteggio a Diana

fanno su in cielo, e per la stessa Diana,

non te lo dir mai!

DIOMEDE - Allora me la porter domani

sullelmo, a scorno di chi te lha data,

e vedr se oser rivendicarla.

TROILO - Sar rivendicata, sta sicuro,

fossi tu pure il diavolo in persona,

e la portassi infilata alle corna.

CRESSIDA - Beh, vuol dire che ormai tutto finito,

passato No, non passato affatto,

perchio con te rinnego la parola!

DIOMEDE - E allora addio, definitivamente!

Non ti farai pi gioco di Diomede!

CRESSIDA - No, non andrai. Che diamine!

Una non ti pu dire una parola,

che subito ti metti sulle tue!

DIOMEDE - Questo giocherellare tra s e no

non mi piace.

CRESSIDA - Nemmeno a me, per Pluto!

Ma quel che piace a te, non piace a me.

DIOMEDE - Allora devo venire? A che ora?

CRESSIDA - S, vieni, vieni O Giove!

Sar punita.

DIOMEDE - Addio, fino a domani.

CRESSIDA - Buona notte Ma vieni, te ne prego!

(Esce Diomede)

O Troilo, addio. Io guardo ancora a te

con un occhio, ma laltro

rivolto dov rivolto il cuore.

Oh, miseria di questo nostro sesso!

Questo difetto in noi:

ch lingannevole guida dellocchio

a dirigere i moti del nostro animo;

e quel che errore guida, deve errare.

William Shakespeare Troilo e Cressida

113

Amara conclusione:

anima che dallocchio governata

recipiente pieno di bruttura.

(Esce)

TERSITE - (c.s.)

Prova maggior di questa, che gridasse:

Lanima mia s data al meretricio

non poteva produrre.

ULISSE - Tutto finito, principe.

TROILO - Difatti.

ULISSE - Ebbene, che ci stiamo a fare, qui?

TROILO - A imprimermi nellanimo ogni sillaba

qui udita pronunciare.

Eppure, se dovessi raccontare

come quei due si sono comportati,

sembrerei a me stesso di mentire,

pur dicendo la cruda verit;

perch c nel mio cuore una tal fede

a lei, una speranza s ostinata,

da rinnegare ogni testimonianza

degli occhi e degli orecchi,

quasi che le funzioni di quei sensi

fossero ingannatrici, e date agli uomini

solo per chessi possan calunniare.

Era Cressida, quella?

ULISSE - Non so evocare spiriti, Troiano.

TROILO - Non era lei, sicuro!

ULISSE - Sicurissimo, invece, chera lei.

TROILO - Che! Non son mica pazzo, se lo nego.

ULISSE - Nemmeno io lo sono, se lo affermo,

Troiano: era Cressida.

colei che si trovava qui pocanzi.

TROILO - Per lonore di tutto il femminino,

che nessuno ci creda! Riflettiamo:

tutti abbiamo una madre.

Non offriamo ai censori teste-dure,

gi pronti a diffamar senza ragione,

largomento Cressida come metro

per giudicare il sesso femminile.

Meglio pensare che non fosse lei.

ULISSE - Perch? Che ha fatto, principe, Cressida,

da macchiare cos le nostre madri?

TROILO - Nulla di nulla, se non era lei.

TERSITE - (c.s.)

Costui ha lincredibile pretesa

di volerne saper pi dei suoi occhi.

William Shakespeare Troilo e Cressida

114

TROILO - Quella, Cressida? No.

Quella era la Cressida di Diomede.

Se la bellezza ha unanima,

quella non era lei. Se sono lanime

a farci pronunciare i giuramenti,

se i giuramenti sono cose sacre,

e sono la delizia degli di;

se c una regola allidentit,

quella non era lei

O assurdit della ragione umana,

che argomenti pro e contro la tua causa!

Biforme realt!

Dove pu rivoltarsi la ragione

senza smarrirsi e dove, se smarrita,

si pu ben arrogare da se stessa,

senza smentirsi, tutta la ragione!

Quella donna Cressida, eppur non .

Un conflitto di s strana natura

quello che si svolge nel mio animo,

che una cosa compatta e inseparabile

di per se stessa, mi si spacca in due,

in due parti distanti fra di loro

quanto il cielo e la terra.

E tuttavia lo sterminato spazio

interposto fra questa divisione

non ammette nemmeno un orifizio

per far passare una punta sottile

come la trama strappata dAracne.(120)

O ragione, o ragione(121)

salda come le porte di Plutone!(122)

Cressida mia, perch legata a me

coi vincoli del cielo.

O ragione, o ragione,

come lo stesso cielo salda e forte!

Ed ecco che ora quei celesti nodi

sono allentati, sciolti, sgarrettati,

e con un nuovo nodo

stretto solo da cinque dita umane,

i frantumi della sua fedelt,

i rigurgiti della sua passione,

i frammenti, i brandelli, i rimasugli

le briciole della sua fede sazia,

sono dati a Diomede.

ULISSE - Nobile Troilo, posso a stento credere

che tu possa sentire nel tuo intimo

anche solo met di quel che esprime

questa violenza della tua passione.

TROILO - S, invece, Greco; e questo sar scritto

e divulgato a lettere di sangue

come il cuore di Ares infiammato

damor per Afrodite.(123)

(120) Cio sottile come il filo duna ragnatela. Aracne, espertissima ricamatrice, os sfidare Atenas in quellarte e la

vinse; la dea, adirata, strapp la tela e mut la ragazza in ragno.

(121) Il testo ha: Instance, O instance!, invocazione che stata intesa nei modi pi svariati e del tutto arbitrari:

Evidenza, O evidenza! (Lodovici, Praz); Prova, o prova! (Baldini, Meo); Esempio, o esempio! (altri): tutti senza

ricordare che luso del termine nel senso di ragione in Shakespeare gi nellAmleto, II, 2, 177: The instances that

a second marriage move / Are base reflects of thrift, but none of love: Non son certo ragioni damore, ma riflessioni

di basso interesse ad ispirare un secondo matrimonio.

(122) Cio dellinferno, di cui Plutone re.

William Shakespeare Troilo e Cressida

115

Nessun giovane mai sinnamor

dun amore s ardente e duraturo.

Ma senti, Greco: per quanto infiammato

io sia tutto damore per Cressida,

altrettanto mi grava dentro lanimo

lodio pel suo Diomede.

Quella manica chegli ha proclamato

domani di portar sullelmo, mia.

Fosse pure quellelmo una celata

uscita dalla forgia di Vulcano,

la mia spada riuscirebbe a morderla:

non sapr la tremenda tromba dacqua

costretta in massa dal possente sole,

che i marinai chiamano tornado

intronare lorecchio di Nettuno

con lo stesso fragor di questa spada

vibrata sulla testa di Diomede.

TERSITE - (c.s.)

S, gli far il solletico,

per aumentargli la concupiscenza!

TROILO - Oh, Cressida, Cressida traditrice!

Falsa, tre volte falsa!

A confronto del tuo nome infamato

anche i pi biechi e neri tradimenti

sembreranno leali e luminosi!

ULISSE - Oh, raffrnati; questo tuo furore

pu attirare lorecchio di qualcuno.

Entra ENEA

ENEA - Principe Troilo, unora che ti cerco.

Ettore sta, a questora, rivestendosi

dellarmatura per tornare a Troia;

e Aiace, la tua scorta,

sta aspettando per ricondurti a casa.

TROILO - Vengo, principe. Addio, cortese Ulisse.

Addio, bella ribelle!

E tu, Diomede, stai attento a te!

Mettiti in testa per elmo un castello!

ULISSE - Taccompagno alle porte.

TROILO - Un animo sconvolto ti ringrazia.

(Escono Troilo, Ulisse ed Enea)

TERSITE - Che gusto ci avrei ora dincontrare

quel grande farabutto di Diomede!

E di gracchiargli sulla bella faccia

come un corbaccio, per portargli male!

S, male! Patroclo, sono sicuro,

adesso mi dar qualsiasi cosa

per sapere di questa puttanella:

il pappagallo non sa far di pi

per avere una mandorla,

(123) Nella mitologia greca Ares (il Marte dei Romani) sinfiamm di violenta passione per Afrodite (Venere), dalla

quale ebbe cinque figli: Armonia, Anteros, Deimos, Fobos ed Eros.

William Shakespeare Troilo e Cressida

116

di quanto sia disposto a fare lui

per una sgualdrinella accomodante.

Libidine, libidine!

Guerra e libidine, sempre di moda!

Che un diavolo infuocato

se li porti allinferno tutti quanti!

(Esce)

William Shakespeare Troilo e Cressida

117

SCENA III - Troia, davanti alla reggia di Priamo.

Entrano ETTORE e ANDROMACA

ANDROMACA - Quando mai il mio signore

s mostrato dumore cos aspro

da restar sordo a qualsiasi consiglio?

Via, togliti di dosso larmatura,

ed astieniti oggi dal combattere.

ETTORE - Non madescare ad esserti villano.

Torna a casa. Per tutti i santi numi,

io scender a combattere.

ANDROMACA - I miei sogni,

sono sicura, si dimostreranno

un funesto presagio a questo giorno.

ETTORE - Basta. Non pi parole. Torna a casa.

Entra CASSANDRA

CASSANDRA - Ettore, dove sei, fratello mio?

ANDROMACA - qui, sorella, armato

e pieno di propositi di sangue.

Consociati con me

in una calda ed affettuosa supplica,

sollecitiamolo insieme in ginocchio;

ho sognato cruenta turbolenza;

tutta la notte stata un susseguirsi

di visioni ed immagini di stragi.

CASSANDRA - Oh, quanto vere, Andromaca!

ETTORE - Dite al mio trombettiere di suonare!

CASSANDRA - No, no, nessun segnale di sortita,

per il cielo, fratello mio adorato!

ETTORE - Andate via, ho detto, tutte e due!

Ho giurato, e gli di mhanno sentito.

CASSANDRA - Gli di non hanno orecchi a giuramenti

sventatamente fatti in stato dira.

Sono voti inquinati,

pi aborriti dei fegati chiazzati

rinvenuti nei corpi delle vittime

sacrificate a loro.(124)

ANDROMACA - Lsciati persuadere: non pensare

che sia conforme a divino volere

ferire altrui per causa di giustizia:

sarebbe allora egualmente legittimo

rapinare e rubare con violenza,

per dare il ricavato in elemosina

in nome della santa carit.

CASSANDRA - lintenzione a conferir valore

(124) Il fegato guasto, coperto di chiazze, trovato nelle viscere dellanimale ucciso come vittima sacrificale era

interpretato dagli aruspici come un segno premonitore di imminenti disgrazie.

William Shakespeare Troilo e Cressida

118

al giuramento; ma non van tenuti

i giuramenti fatti alla leggera,

Togliti larmatura, Ettore caro.

ETTORE - State zitte, vi dico; il mio onore

quello che fa il bello e il brutto tempo

del mio destino: ciascun uomo ha cara

la propria vita; ma luomo donore

ha lonore pi caro della vita.

Entra TROILO, armato

Ebbene, giovanotto,

hai voglia di combattere questoggi?

ANDROMACA - Va, Cassandra, a chiamare mio padre,

che venga anchegli qui a persuaderlo.

ETTORE - No, no, giovane Troilo,

togliti larmatura. Io sono oggi

in vena di cavalleresche gesta.

Tu lascia crescere ancora i tuoi muscoli

che i loro nodi si siano irrobustiti;

non tempo per te

affrontare le asprezze della guerra.

Deponi larmatura, adesso, va,

coraggioso ragazzo, e sta tranquillo,

ch Ettore combatter per te,

oggi, e per lui medesimo, e per Troia.

TROILO - Fratello, tu hai innato in te il vizio

della piet che meglio che ad un uomo

saddice ad un leone.

ETTORE - Vizio, dici?

Se quello vizio, fammene rimprovero.

TROILO - Tutte le volte che i poveri Greci

cadono vinti solo sotto il vento

e il sibili della tua bella spada,

tu dici loro di rialzarsi e vivere.

ETTORE - il mio leale modo di combattere.

TROILO - Ma un gioco da stolti, per il cielo!

ETTORE - Come, come?

TROILO - Ma s, per tutti i numi!

Questa misericordia da santoni

sar meglio lasciarla a nostra madre;

e quando abbiamo unarmatura indosso

devesser la vendetta avvelenata

a cavalcare sulle nostre spade

spronandole ad agire crudelmente

e trattenendole dalla piet.

ETTORE - Ah, che princpi barbari, vergogna!

TROILO - Questa la guerra, Ettore.

ETTORE - Troilo, non voglio che tu scenda in campo

William Shakespeare Troilo e Cressida

119

oggi.

TROILO - Chi potrebbe trattenermene?

Non il destino e lobbedienza ad esso,

non la mano di Marte

che, reggendo una mazza fiammeggiante,

mi comandasse di tirarmi indietro,

non Priamo ed Ecuba, inginocchiati,

con gli occhi gonfi e rossi per le lacrime;

n tu, fratello mio, con la tua spada

contro il mio petto a sbarrarmi la via,

potreste mai fermare il mio cammino

se non con la mia morte.

Rientra CASSANDRA con PRIAMO

CASSANDRA - Non lo lasciare, Priamo,

tienilo forte: egli la stampella,

il tuo sostegno sul quale tu tappoggi,

con tutta Troia che sappoggia a te:

cadrete tutti insieme.

PRIAMO - Su, su, Ettore, figlio, torna indietro.

Tua moglie ha fatto sogni paurosi,

tua madre ha avuti sinistre visioni.

Cassandra fa funeste predizioni,

ed io, come in unestasi profetica,

ti predico funesto questo giorno.

E quindi non andare, torna indietro.

ETTORE - Enea gi sul campo,

ed io, sulla parola mia donore,

ho preso impegno con diversi Greci

di presentarmi a loro stamattina.

PRIAMO - Ebbene, non andarci.

ETTORE - No, non posso:

non posso venir meno alla parola.

Tu sai chio sono un figlio rispettoso;

non indurmi, diletto pare mio,

a infrangere il rispetto che ti debbo;

dammi invece licenza, augusto Priamo,

di seguir, col paterno tuo consenso,

la via che mi stai cos sbarrando.

CASSANDRA - No, Priamo, ti scongiuro, non piegarti!

ANDROMACA - No, caro padre, no, non devi cedere.

ETTORE - Andromaca, con te io sono offeso.

Per lamor che ti porto, torna a casa.

(Esce Andromaca)

TROILO - questa stupida, superstiziosa,

visionaria ragazza

a fare tutte queste profezie.

CASSANDRA - Oh, Ettore, fratello mio, addio!

Guarda il tuo occhio che si spallidisce!

Guarda tutto quel sangue che ti sgorga

William Shakespeare Troilo e Cressida

120

dai molti fori aperti sul tuo corpo!

Odi Troia ruggire, Ecuba urlare,

Andromaca che stride il suo dolore,

la meschinella! Guarda intorno a te

furore, frenesia, sbigottimento

al pari di lunatici dementi

urtarsi uno con laltro e andar gridando

tutti insieme: O Ettore! O Ettore!,

Ettore morto!

TROILO - Via, vattene via!

CASSANDRA - Addio ma no, unultima parola,

Ettore, prima chio prenda congedo:

tu tradisci te stesso e tutta Troia.

(Esce)

ETTORE - (A Priamo)

Tu sei turbato, vedo, mio sovrano,

dalla sua predizione.

No, rientra e fa cuore alla citt.

Noi andiamo a combattere,

faremo cose degne dogni elogio,

e stanotte te le racconteremo.

PRIAMO - Addio, figlio. Tassistano gli di!

(Escono, da parti opposte, Priamo ed Ettore)

(Allarme)

TROILO - Ci siamo. Stanno per scontrarsi, ascolta!

Orgoglioso Diomede,

eccomi: vengo a perdere il mio braccio

o a vincer la mia manica.

Entra PANDARO

PANDARO - (Inseguendo Troilo che esce)

Principe, principe, una parola!(125)

TROILO - Che c?

PANDARO - Ci ho qui una lettera

di quella povera figliola.

TROILO - Dammela.

PANDARO - (Tossendo forte)

Questa tosse bastarda, che tormento!

E poi linsulsa sorte capitata

a quella povera nostra ragazza!

Un po per luna cosa, un po per laltra,

questo povero, disgraziato Pandaro,

un giorno o laltro vi dovr lasciare!

E m venuto pure male agli occhi

e un dolore per lossa, cos forte,

che se non son colpito da malocchio,

non so davvero che pensare daltro.

(125) Testo: Do you hear, my lord? Do you hear?

William Shakespeare Troilo e Cressida

121

Che dice in quella lettera?

TROILO - Parole,

solo parole, ma dal cuore niente.

Lamore agisce in tuttaltra maniera.

(Strappa la lettera)

Va vento, vai al vento,

volgetevi e scambiatevi a vicenda!

Ella alimenta ancora lamor mio

di parole soltanto, e di menzogne.

Con gli atti se ne costruisce un altro.

(Escono da parti opposte)

William Shakespeare Troilo e Cressida

122

SCENA IV - Il campo greco

Allarme. Escursioni di soldati dambo gli eserciti.

Entra TERSITE

TERSITE - Ecco, ora si sbranano lun laltro.

Me li voglio guardare da lontano.

Quellipocrita odioso manigoldo

di Diomede, s issata sullelmo

la manica di quello scioccherello

sempliciotto bardasso di Troiano.

Ci avrei gusto a vederli che sazzuffano,

e che quellasinello di Troiano,

che langue dietro a quella puttanella

rispedisse quellaltro bellimbusto,

quel furfante di Greco e la sua manica

alla sua sporca e ipocrita sciattona

usa alle faccenduole senza maniche.

Da unaltra parte, tutta la furbizia

di quei due intriganti farabutti

- quella crosta di cacio rinsecchito

e mangiato dai topi, il vecchio Nestore,

e quella vecchia volpaccia di Ulisse -

s dimostrata una tal nullit,

da non valere una mora di rovo.

Han messo su, con le loro maniere,

quel cagnaccio bastardo dun Aiace

contro quellaltro figlio di cagnaccio

altrettanto bastardo dun Achille,

sicch il cagnaccio Aiace,

pi insuperbito del cagnaccio Achille,

oggi non si armer; per cui i Greci

cominciano a parlar dincivilt,

sicch tutta la grande lor sagacia

avr prodotto solo del discredito.

Ma eccoli, la manica e quellaltro!

Entra DIOMEDE, poi TROILO

TROILO - Non scappare! Dovessi tu raggiungere

il fiume Stige, ti rincorrerei!(126)

DIOMEDE - Di un nome sbagliato

alla mia ritirata. Io non scappo.

Indietreggio, perch voglio il vantaggio

di battermi con te da solo a solo

fuor della moltitudine. Sta in guardia!

TERSITE - (A parte)

Avanti, Greco, per la tua puttana

e tu Troiano, avanti, per la tua!

La manica, la manica!

(Escono Troilo e Diomede combattendo)

Entra ETTORE

ETTORE - (Vedendo Tersite)

Chi sei, Greco? Sei tu di tale rango

(126) Cio, tinseguirei anche fino allinferno. Il fiume Stige uno dei fiumi infernali, quello che cinge la citt di Dite.

William Shakespeare Troilo e Cressida

123

da batterti con Ettore?

Sei tu di sangue nobile e donore?

TERSITE - No, no io sono di bassa progenie,

un sozzo screanzato maldicente:

sono una fetentissima canaglia.

ETTORE - Ti credo. E allora vivi.

(Esce)

TERSITE - E ringrazio gli di che mhai creduto!

Ma che il malanno ti fracassi il collo

per la grande paura che mhai messo!

Ma che diavolo sar mai successo

di quei due manigoldi da bordello?

Si saranno ingollati lun con laltro

Quante belle risate mi farei

a un tal miracolo! Ma la libidine

per un verso o per laltro

si divora da s. Vado a cercarli.

(Esce)

William Shakespeare Troilo e Cressida

124

SCENA V - Unaltra parte del campo greco

Entra DIOMEDE con un SERVO

DIOMEDE - Va, va, ragazzo, prenditi a capezza

il cavallo di Troilo, e a nome mio,

va ad offrire il magnifico corsiero

alla mia Cressida; e non scordarti

di porgere alla sua belt lomaggio

dei miei servigi. Dille che il Troiano

suo spasimante stato castigato,

e chio son sempre, alla prova dellarmi,

suo cavaliere.

SERVO - Vado, mio signore.

(Esce)

Entra AGAMENNONE

AGAMENNONE - Allassalto di nuovo! Avanti, avanti!

Polidamante ha abbattuto Menone,

Margarellone,(127) il bastardo di Priamo,

ha catturato Doro,

e se ne sta come un colosso in piedi,

a gambe larghe a sventolare in aria

la sua spada sui corpi massacrati

dei re Epistrfo e Cedio; Polisseno

stato ucciso; Anfimaco e Tonante,

sono feriti a morte entrambi. Patroclo

stato preso prigioniero o ucciso;

Palamede ferito. Il Sagittario(128)

getta terribilmente lo scompiglio

tra le nostre falangi Diomede,

corriamo subito in loro aiuto,

o per tutti la fine!

Entra NESTORE con altri Greci

NESTORE - Portate il corpo di Patroclo ucciso

ad Achille ed al pi-lumaca Aiace

dite che sarmi subito,

se non vuole coprirsi dignominia!

Ci sono mille Ettori sul campo:

ora lo trovi a combattere qui,

sul suo cavallo Glate,

e subito gli si fa il vuoto intorno;(129)

subito dopo lo ritrovi altrove

a piedi, e intorno a lui son tutti in fuga,

simili a branchi di squamosi pesci

dinnanzi al vomito della balena;

poi riappare laggi, e il greco strame

maturo per il taglio del suo ferro,

lo vedi cader gi davanti a lui

come biade davanti al mietitore,

e via di l, di qua, e dappertutto:

li lascia, li riprende, a suo talento,

e talmente obbediente al suo volere

(127) Uno dei figli naturali del re Priamo (che si dice ne avesse in tutto cinquanta).

(128) il nome del Centauro che nel medioevo si credeva combattesse nellesercito troiano contro i Greci.

(129) and here lacks work, letteralm.: e qui gli viene a mancare il lavoro.

William Shakespeare Troilo e Cressida

125

la grande destrezza del suo braccio,

che fa quel che vuole: e qual che fa

tanto, che rasenta limpossibile.

Entra ULISSE

ULISSE - Coraggio, principi! Coraggio, dico!

Il grande Achille sta indossando larmi,

finalmente, piangendo ed imprecando

come fa lui, e giurando vendetta.

Le ferite di Patroclo

e la vista di tanti suoi Mirmidoni

che tornano da lui tutti stroppiati,

chi senza naso, chi monco dun arto,

chi sconciato nel viso, chi tagliato,

tutti imprecando ad Ettore,

hanno scosso il suo sangue intorpidito.

Aiace, che ha perduto un suo fedele,

con la bava alla bocca per la rabbia,

s armato anche lui

e buttato ruggendo nella mischia

alla ricerca di Troilo, che oggi

ha compiuto fantastiche prodezze,

impegnandosi in mezzo e districandosi

con una tal forzuta noncuranza

e una tal noncuranza senza forza,

come se fosse la sua buona sorte,

infischiandosi dogni precauzione,

a ordinargli di vincere su tutti.

Entra AIACE, traversando di corsa la scena.

AIACE - Troilo, vigliacco! Troilo, dove sei?

(Esce)

DIOMEDE - L, l, da quella parte.

(Lo segue)

NESTORE - Andiamo, andiamo,

laffronteremo insieme.

(Esce)

Entra ACHILLE

ACHILLE - Questo Ettore

dov, dov? Uccisore di ragazzi,

su, mostra la tua faccia!

Impara quello che vuol dir scontrarsi

con la rabbia di Achille! Dove sei?

Solo lui voglio io, e nessun altro!

(Escono tutti)

William Shakespeare Troilo e Cressida

126

SCENA VI - Altra parte del campo

Entra AIACE

AIACE - Troilo, vigliacco, mostra la tua faccia!

Entra DIOMEDE

DIOMEDE - Troilo, dico! Dov?

AIACE - Che vuoi da lui?

DIOMEDE - Lo voglio castigare.

AIACE - Fossi pur tu Agamennone,

tavrei magari rassegnato il grado

piuttosto che lasciarti il privilegio

desser io solo a castigare Troilo

(Gridando)

Troilo, ripeto! Troilo, fatti vivo!

Entra TROILO

TROILO - Diomede, traditore!

Drizza verso di me quella tua faccia

di traditore ipocrita e vigliacco,

e paga con la vita il mio cavallo!

DIOMEDE - Ah, ci sei, ora!

AIACE - No, Diomede, fermo!

Con lui voglio vedermela da solo.

DIOMEDE - mia preda. Non star qui a guardare.

TROILO - Fatevi sotto, litigiosi Greci.

Fatevi sotto. In guardia, tutti e due!

(Escono tutti e tre, combattendo)

Entra ETTORE

ETTORE - (Seguendo con locchio i tre usciti)

Oh, Troilo! Giovane fratello, bravo!

Ti stai battendo magnificamente!

Entra ACHILLE

ACHILLE - Ora ti vedo, Ettore! Sta in guarda!

(Combattono)

ETTORE - Puoi riprendere fiato, se lo vuoi.

(Interrompono il duello)

ACHILLE - Della tua cortesia non so che farmi,

orgoglioso Troiano. Buon per te

che le mie braccia son fuori esercizio.

Il mio ozio e la mia trascuratezza

tavvantaggiano adesso. Ma ben presto

udrai di nuovo parlare di me.

William Shakespeare Troilo e Cressida

127

Per ora, segui pure la tua sorte.

(Esce)

ETTORE - Va bene. A unaltra volta.

Rientra TROILO

ETTORE - Che c, fratello?

TROILO - Aiace ha preso Enea.

Lo lasciamo cos, senza far niente?

No, per la fiamma charde lass in cielo,

non lo porter via suo prigioniero!

O sar preso anchio, o glielo strappo!

Ascolta, Fato, quello che ti dico:

se pur hai decretato che sia oggi

la fine di mia vita, non mimporta.

Traversa la scena uno in armatura smagliante

ETTORE - Fermati, Greco, fermati!

Tu sei un appetibile bersaglio.

Ah, no? Non vuoi combattere con me?

Ma quella tua armatura mi fa gola!

Magari te lammacco tutta addosso,

fino a schiodarne lultimo bullone,

ma mi piace, e me ne impadronir.

(Il Greco seguita a correre)

Non ti fermi, animale? Scappa pure:

ti caccer per aver la tua pelle!

(Esce correndogli dietro)

William Shakespeare Troilo e Cressida

128

SCENA VII - Altra parte del campo

Entra ACHILLE con i suoi soldati mirmidoni

ACHILLE - Miei Mirmidoni, tutti intorno a me,

ascoltatemi bene.

Tutti con me, dovunque io mi diriga;

non un colpo, ma tutti bene in fiato;

e al momento che avr davanti a me

il sanguinario Ettore,

fategli palizzata con le lance

tuttintorno, ed usate le vostre armi

contro di lui nel modo pi spietato.

Statemi dietro e attenti alle mie mosse.

decretato in cielo che il grande Ettore

debba oggi morire.

(Escono tutti)

Entrano MENELAO e PARIDE, combattendo; poi TERSITE

TERSITE - (A parte)

Il cornuto e colui che lha incornato

sono al sangue Di, bove! Forza, cane!

Sotto, Paride, oh!

E sotto tu, bicornuto Spartano!

Sotto, Paride, oh!

Il bove sta vincendo la partita!

Statti attento alle corna.

(Paride e Menelao escono combattendo)

Entra MARGARELLONE

MARGARELLONE - (A Tersite, che non s accorto di lui, perch sta seguendo con

locchio i due combattenti)

Vlgiti, schiavo, e battiti con me.

TERSITE - Chi sei?

MARGARELLONE - Un figlio bastardo di Priamo.

TERSITE - Anchio sono bastardo. Amo i bastardi.

Io son bastardo nato,

sono bastardo nelleducazione,

bastardo nella mente, nel valore,

illegittimo, insomma, in ogni cosa.

Cane non morde cane; ed un bastardo

perch dovrebbe mordere un bastardo?

Bada che per due come noi siamo

litigare potrebbe portar male.

Se un figlio di puttana

si batte per amor duna puttana,

sattira dannazione. Addio, bastardo!

(Esce)

MARGARELLONE - Che ti si porti il diavolo, vigliacco!

(Esce da parte opposta)

William Shakespeare Troilo e Cressida

129

SCENA VIII - Altra parte del campo

Entra ETTORE

ETTORE - S bello fuori s putrido dentro:

quella tua armatura s smagliante

t costata la vita.(130)

Per oggi la mia opera finita;

mi voglio prendere un po di respiro.

Riposati, mia spada,

devi esser sazia di sangue e di morte!

(Si toglie di dosso larmatura)

Entra ACHILLE coi suoi Mirmidoni

ACHILLE - Ettore, vedi, il sole allorizzonte

per tramontare, e gi limmonda notte

lo seguita ansimando alle calcagna;

col declinare e limbrunir del sole,

a chiudere il cammin di questo giorno,

giunta la vita dEttore al suo termine.

ETTORE - Greco, son disarmato;

non profittare dun tale vantaggio.

ACHILLE - Gi, colpite, miei bravi,

questo luomo che andavo cercando!

(Ettore, colpito da pi parti, cade)

E cos, Ilio, cadrai anche tu,

dopo di lui. Inabssati, o Troia!

Il tuo cuore, il tuo nerbo,

la tua spina dorsale giace qui!

Avanti, miei Mirmidoni,

fate cuore e gridate a tutto fiato:

Achille ha ucciso Ettore il possente!

(Suono di ritirata)

Udite? Ritirata al campo greco.

UN MIRMIDONE - E lo stesso segnale

vien dal campo troiano, generale.

ACHILLE - La notte stende la sua ala di drago

sulla terra, e separa i contendenti,

quale imparziale giudice di campo.

La mia spada ha cenato per met,

e avrebbe ben voluto satollarsi

con altro cibo; paga, tuttavia,

di questo bocconcino prelibato,

cos se ne va a letto.

(Rinfodera la spada)

Orvia, legate adesso questo corpo

alla coda del mio cavallo: voglio

trascinare con me per tutto il campo,

questo Troiano ucciso,

(130) Si riferisce, con tutta evidenza, al guerriero greco che ha rincorso ed ucciso per impadronirsi della bella sua

armatura.

William Shakespeare Troilo e Cressida

130

(Escono trasportando il corpo di Ettore)

William Shakespeare Troilo e Cressida

131

SCENA IX - Altra parte del campo

Entrano, marciando, AGAMENNONE, AIACE, MENELAO, NESTORE, DIOMEDE e soldati con vessilli e tamburi

AGAMENNONE - Alt! Ascoltate: che son queste grida?

NESTORE - Fermi, tamburi!

(Tacciono i tamburi)

GRIDA LONTANE - Achille! Achille! Achille!

Ettore ucciso! Achille!

DIOMEDE - Ettore stato ucciso - cos gridano -

e per mano di Achille.

AIACE - Se cos,

inutile vantarsi: il grande Ettore

valeva quanto lui.

AGAMENNONE - Rimettiamoci in marcia a passo lento.

Si mandi intanto qualcuno da Achille

a dirgli di venir nella mia tenda.

Se con la morte dEttore, gli di

han voluto mostrarci il lor favore,

la grande Troia finalmente nostra,

ed finita questa dura guerra.

(Escono)

William Shakespeare Troilo e Cressida

132

SCENA X - Altra parte del campo

Entrano ENEA, PARIDE, ANTENORE e DEIFOBO

ENEA - Alt, fermiamoci qua.

Ormai noi siamo padroni del campo.

Non rientriamo a casa;

consumeremo qua tutta la notte.

Entra TROILO

TROILO - Ettore ucciso.

TUTTI - Ettore!

Gli di non vogliano!

TROILO - morto, s,

e viene bestialmente trascinato

attraverso linfame campo greco

attaccato alla coda del cavallo

di colui che lha ucciso.

Corrucciatevi, o cieli,

sfogate su di noi la vostra collera!

Voi siete assisi, o di, sui vostri troni,

e sorridete a Troia.(131)

Fateci almen la grazia, vi preghiamo,

di subiti flagelli,

non vogliate pi a lungo differire

la decretata nostra distruzione!

ENEA - A dir cos, ci scoraggi lesercito,

principe Troilo.

TROILO - Hai male inteso, Enea.

non di paura, io parlo, n di fuga,

n di morte, ma solo per sfidare

limminenza con cui gli di e gli uomini

apprestan su di noi i loro triboli.

Ettore morto. Chi vorr annunciarlo

a Priamo ed Ecuba? Se c qualcuno

che si voglia portar per sempre addosso

il nome duccellaccio di sciagura,

torni a Troia ed annunci: Ettore morto!

Quellannuncio far Priamo di pietra,

e far tante Niobi e tante fonti

delle spose troiane e delle vergini,

e far fredde statue dei giovani,

far impazzire insomma Troia tutta

per lo sgomento. Ors, moviamo in marcia.

(131) Sit, gods, upon your thrones, and smile at Troy: altri leggono smite all Troy, distruggete tutta Troia. Ma in

favore della lezione smile at Troy mi piace trascrivere lacuta e convincente nota del Lodovici: Sorridete, o di

sottintende (nel pensiero di Troilo) che gli di, permettendo luccisione di Ettore per mano di Achille, hanno parteggiato

per i Greci. unaccusa quella che lancia Troilo. E - par che dica - non vogliate ora infliggerci il tormento della morte

lenta; se avete deciso di distruggere Troia e tutti noi, fatelo alla svelta, e sia finita.

Da quale fonte Shakespeare abbia attinto questa morte di Ettore, cos diversa da quella descritta da Omero nellIliade,

questione che ha appassionato la critica. Ai contemporanei di Shakespeare le vicende della guerra di Troia dovettero

giungere - come nota il Baldini nellintroduzione alla sua versione del dramma (BUR, Milano, l988), dal Recuyell of

the Hystories of Troye del tipografo-traduttore inglese trasferitosi a Bruges, William Caxton (c. 1422 - c. 1491) che era

una traduzione dun originale francese di Raoul le Fvre, che era a sua volta una traduzione di una Historia Troiana

in latino dellitaliano Guido delle Colonne (1287). In Omero, com noto, Ettore cade combattendo in duello con

Achille, dopo essere stato da questi inseguito lungo le mura di Troia.

William Shakespeare Troilo e Cressida

133

Ettore morto Non c pi da dire

Anzi, no, un momento: parlo a voi,

vili, esecrate tende, qui piantate

con tanto orgoglio e con tanto disprezzo

per tutta questa nostra frigia piana,

si levi quanto pi presto il Titano(132)

chio vo infilzarvi tutte!

E tu, Achille, vile corpaccione,

la terra non avr spazio abbastanza

per tenerti lontano dal mio odio.(133)

Ti star sempre addosso,

come la rea coscienza dun malvagio

che genera continui fantasmi

in una mente pazza!

Avanti, adesso, in marcia verso Troia!

Vada ciascuno avanti di buon cuore,

e nasconda la nostra interna angoscia

una grande speranza di vendetta.

(Escono Enea e gli altri principi troiani)

Entra PANDARO, trattenendo Troilo

PANDARO - Ma ascolta, sta a sentire!

TROILO - Fuori dai piedi, schifoso mezzano!

Infamia e vituperio

ti sian tormento per tutta la vita,

e vivano per sempre col tuo nome!

(Esce)

PANDARO - Un buon rimedio per il mio mal dossa!

Ah, mondo, mondo, mondo!

Cos si tratta un povero sensale!

Ah, poveri mezzani e procaccianti,

quanta fatica vi costa il mestiere,

e quanto male siete compensati!

Perch dagli uomini lopera vostra

devessere cos sollecitata,

e cos detestata, a cose fatte?

Ci sar qualche verso di poeta

qualche adagio rimato adatto al caso?

Vediamo qualche esempio

Felice va ronzando il calabrone

finch non perde il miele e il pungiglione.

E se la coda gli si spunta, addio

il dolce miele e lallegro ronzio.

Ecco, miei bravi mercanti di alcove,

fatevi ricamare questi versi

sopra gli addobbi delle vostre case:

Quanti a casa di Pandaro venite

con gli occhi mezzo-chiusi compiangete

di Pandaro la disgraziata sorte.

Se poi qualcuno non sa pianger forte,

che mandi almeno un fievole lamento

anche se non per me, per il tormento

(132) Let Titan rise as early as he dare, cio: Non vedo lora che si levi il sole. Titano il nome poetico del dio-sole,

nipote del Titano.

(133) no space of earth shall sunder our two hates!, letteralm.: nessuno spazio della terra separer i nostri due

odii.

William Shakespeare Troilo e Cressida

134

che gli dan sottopelle lossa torte.

O fratelli e sorelle,

dellantico mestier di guardaporte,

entro due mesi, se vorr la sorte,

io far qui il mio bravo testamento.

Potrei dettarlo, in verit, al momento,

ma devo confessarvi che ho pavento

che qualche oca di Winchester, marcita,(134)

incominci a fischiare, se scalfita.

Per adesso far sudate e impacchi;

poi me ne vado. E lascio a voi gli acciacchi.

FINE

(134) some galled goose of Winchester: Winchester goose era detto in gergo il bubbone prodotto dalla sifilide e

chi ne era affetto; lespressione traeva origine dal fatto che i bordelli del quatriere londinese di Southwark, dove sorgeva

il teatro del Globe, erano sotto la giurisdizione del vescovo di Winchester. NellEnrico VI - Prima parte, il Duca di

Gloucester accusa questo personaggio di aver dato indulgenza di peccare alle prostitute (Thou that givst whores

indulgence to sin, I, 3, 33).

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