WILLIAM SHAKESPEARE
riccardo iii
Dramma storico in 5 atti
Traduzione e note di Goffredo Raponi
titolo originale: THE TRAGEDY OF KING RICHARD THE THIRD
NOTE PRELIMINARI
1)Il testo inglese adottato per la traduzione quello delledizione curata dal prof. Peter Alexander (William Shakespeare, The Complete Works, Collins, London & Glasgow, 1951-1960, pagg. XXXII-1370, con qualche variante suggerita da altri testi, in particolare quello della pi recente edizione dellOxford Shakespeare curata da G. Welles & G. Tayor per la Clarendon Press, New York, U.S.A., 1988-1994, pagg. XLIX-1274; questultima contiene anche I due nobili cugini (The Two Noble Kinsmen) che manca nellAlexander.
2)Il traduttore ha aggiunto di sua iniziativa alcune didascalie e indicazioni sceniche (stage instructions) laddove le ha ritenute opportune per la migliore comprensione dellazione scenica alla lettura, cui questa traduzione essenzialmente concepita ed ordinata, il traduttore essendo convinto della irrappresentabilit del teatro di Shakespeare sulle moderne ribalte.
Si lasciata comunque invariata, allinizio e alla fine di ogni scena, come allentrata ed uscita dei personaggi nel corso duna stessa scena, la rituale indicazione Entra/ Entrano (Enter) ed Esce/ Escono (Exit/ Exeunt), avvertendo peraltro che non sempre essa indica movimenti di entrata/uscita dei personaggi, potendosi dare che questi si trovino gi in scena allapertura della stessa, o vi restino alla chiusura. Il teatro elisabettiano - com noto - non aveva sipario.
3)Il metro lendecasillabo sciolto, alternato da settenari; altro metro si usato per citazioni, canzoni, proverbi, cabalette e altro, quando, in accordo col testo, sia stato richiesto uno stacco di stile.
4)I nomi del personaggi che vi si prestano sono resi nella forma italiana; sono lasciati comunque nella forma inglese quando preceduti da sir o lady. Per esigenze di metrica, i nomi inglesi di pi sillabe che alla pronuncia inglese suonano sdruccioli, bisdruccioli e perfino trisdruccioli - come tutte le parole di questa lingua mono-bisillabica (es. Wstmoreland, Lncaster) - posso ritrovarsi diversamente accentati nel corpo del verso, secondo la cadenza sillabica di questo.
5)Il traduttore riconosce di essersi avvalso di traduzioni precedenti, in particolare della prima versione poetica di Giulio Carcano e di quelle del Baldini, del Lodovici, del Melchiori, del Lombardo, del DAgostino e di diversi altri, dalle quali ha tratto in prestito oltre alla interpretazione di passi oscuri o controversi, intere frasi e costrutti; di tutto ha dato opportuno credito in nota.
PERSONAGGI
RE EDOARDO IV |
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EDOARDO, principe di Galles, poi Re Edoardo V |
figli del re |
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RICCARDO, duca di York |
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GIORGIO, duca di Clarenza |
fratelli del re |
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RICCARDO, duca di Gloucester, poi Re Rccardo III |
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EDOARDO, conte di Warwick, figlio minore del Duca di Clarenza |
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ENRICO, conte di Richmond, poi Re Enrico VII |
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IL CARDINALE BOURCHIER, arcivescovo di Canterbury |
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THOMAS ROTHERHAM, arcivescovo di York |
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IL DUCA DI BUCKINGHAM |
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IL DUCA DI NORFOLK |
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IL CONTE DI SURREY, suo figlio |
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IL CONTE DI RIVERS |
(Antonio Woodville) fratello della regina Elisabetta, moglie di Re Edoardo |
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IL MARCHESE DI DORSET |
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LORD GREY |
figli della regina Elisbetta (dal primo marito) |
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IL CONTE DI OXFORD |
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LORD HASTINGS, Lord Ciambellano |
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LORD STANLEY, conte di Derby, suo amico |
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SIR JAMES BLOUNT |
seguaci del Conte di Richmond |
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SIR WALTER HERBERT |
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lord lovel |
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SIR WILLIAM BRANDON |
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SIR THOMAS VAUGHAN |
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SIR WILLIAM CATESBY |
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SIR JAMES TYRREL |
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SIR ROBERT BRAKENBURY, luogotenente della Torre |
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un prete (Christopher Urwick) |
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IL LORD MAYOR DI LONDRA |
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LO SCERIFFO DEL WILTSHIRE |
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hastings, messo di giustizia |
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TRESSEL |
gentiluomini al seguito di Lady Anna |
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BERKELEY |
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UN PAGGIO |
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ELISABETTA, regina moglie di Re Edoardo |
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MARGHERITA, vedova di Re Enrico VI |
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LA DUCHESSA DI YORK, |
madre di Re Edoardo IV, del Duca di Clarenza e del Duca di Gloucester |
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LADY ANNA NEVILL, |
vedova di Edoardo, principe di Galles, figlio di Enrico VI, poi sposata al Duca di Gloucester |
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MARGHERITA, contessa di Salisbury, giovane figlia di Clarenza |
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GLI SPETTRI delle vittime di Riccardo III |
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Lords - Gentiluomini - Cortigiani - Vescovi - Borghesi - Cittadini - Soldati - Alabardieri - Sicari - Messaggeri |
SCENA: in Inghilterra.
ATTO PRIMO
SCENA I - Una via di Londra([1])
Entra RICCARDO, duca di Gloucester
RICCARDO - |
Ormai linverno del nostro travaglio s fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York;([2]) e le nuvole che incombevano sulla nostra casa son sepolte nel fondo delloceano. Ora le nostre fronti si cingono di serti di vittoria; peste e ammaccate sono appese al muro le nostre armi, gloriose panoplie, e in giulivi convegni tramutate le massacranti marce militari. Deposto ha Marte larcigno cipiglio e spianata la corrugata fronte, e, non pi in sella a bardati destrieri ad atterrir sgomente anime ostili, ora sen va, agilmente saltellando per lalcova di questa o quella dama alle lascive note dun liuto. Ma io che son negato da natura a questi giochi, che non son tagliato per corteggiare un amoroso specchio, plasmato come son da rozzi stampi, e privo della minima attrattiva per far lo sdilinquito bellimbusto davanti allancheggiar duna ninfetta; io, che in s bella forma son tagliato, defraudato dogni armonia di tratti, monco, deforme, calato anzitempo([3]) in mezzo a questo mondo che respira; io, che sono sbozzato per met e una met s sgraziata e sbilenca che mabbaiano i cani quando passo; io, dico, in questa nostra neghittosa e zufolante stagione di pace, altro svago non ho, altro trastullo da consentirmi di passare il tempo, fuor che sbirciare la mia ombra al sole e intonar col pensiero, in vari toni, variazioni sul mio stato deforme. Sicch, poich natura mha negato di poter fare anchio il bellimbusto di su e di gi, com frivola moda di questi tempi dal parlar fiorito, ho deciso di fare il delinquente, e di odiare gli oziosi passatempi di questa nostra et. |
Ho tramato complotti dogni genere, ho iniettato negli animi il veleno con profezie, calunnie, fantasie, per seminar mortale inimicizia tra mio fratello Clarenza ed il re; e se re Edoardo uomo giusto e retto comio son furbo, falso e traditore, proprio oggi Clarenza dovrebbessere preso e imprigionato in virt duna certa profezia secondo cui gli eredi di Edoardo saranno assassinati da una G.([4]) |
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Entrano il DUCA DI CLARENZA e BRAKENBURY |
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Ma adesso, miei pensieri, sprofondate nel fondo del mio cuore, perch Clarenza qui Buond, fratello. Che significa questa scorta armata che ti cammina a fianco? |
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CLARENZA - |
Per protezione della mia persona, sua maest mha assegnato questo corso che mi meni alla Torre. |
RICCARDO - |
E perch mai? |
CLARENZA - |
Perch mi chiamo Giorgio. |
RICCARDO - |
Ohib, fratello! Di questo tu non hai nessuna colpa; per questo il re dovrebbe incarcerare i tuoi padrini. Forse sua maest avr in mente di farti battezzare una seconda volta nella Torre Ma, sul serio, Clarenza, di che si tratta, lo posso sapere? |
CLARENZA - |
S, s, quandio lavr saputo anchio, Riccardo, perch ancora non lo so. Per quanto nabbia potuto sapere, egli d ascolto a sogni e profezie, e ha strappato la G dallalfabeto perch un veggente, dice, gli ha predetto che per mano e ad opera di un G sar diseredata la sua prole. E poich G la lettera iniziale del nome mio, ne segue, a suo giudizio, che quel G sarei io Per questa ed altri simili sciocchezze senza alcun fondamento, come apprendo, sua altezza mi fa ora arrestare. |
RICCARDO - |
Questo quel che succede quando gli uomini si fanno governare dalle donne. Chi manda te alla Torre non il re, ma Lady Grey sua moglie; lei, Clarenza, che lo trascina a tal sorta di eccessi. E non stata lei, con suo fratello, lesimio ed onorato Antonio Woodville, a indurre il re a rinchiudere Lord Hastings alla Torre, da dove proprio oggi uscito in libert? Noi non siamo al sicuro qui, Clarenza, noi non siamo al sicuro. |
CLARENZA - |
Penso, perdio, che non lo sia nessuno al sicuro, allinfuori dei parenti della regina e dei porta-messaggi che nottetempo fan su e gi la spola fra lui e mistress Shore.([5]) Non hai sentito che anche Lord Hastings s dovuto ridurre umile supplice presso di lei per esser liberato? |
RICCARDO - |
Ed alla sua deit umilmente prono ha potuto ottenere la libert anche il Lord Ciambellano. Credi a me, fratello, se vogliamo mantenerci i favori del re, non c altra via che metterci al servizio di costei e rivestirci della sua livrea. Lei e quellinvidiosa anziana vedova, dacch nostro fratello le ha innalzate a gentildonne, son le due comari pi potenti di questa monarchia. |
BRAKENBURY - |
Supplico di scusarmi, signorie, ma sua maest ha severamente ingiunto che nessuno, qualunque sia il suo rango, parli in privato con vostro fratello. |
RICCARDO - |
Oh, Brkenbury, se vi fa piacere, potete udire quello che diciamo! Non parliamo di tradimenti, amico. Dicevamo che il re uomo saggio e pieno di virt, e la sua regina, nobile dama, pur se un po attempata, sempre bella, e per nulla gelosa;([6]) e dicevamo che madama Shore ha un bel piedino, un labbro di ciliegia, un occhio seducente, una parlata oltremodo piacevole allorecchio; e che fratelli e zii della regina son diventati tutti gente nobile. Che ne dite signore? Potete voi negare tutto questo? |
BRAKENBURY - |
Io con questo, signore, non ho proprio a che fare. |
RICCARDO - |
Come, come! Male a che fare con madama Shore?([7]) Sai che ti dico, amico? Che chiunque abbia a che fare con lei, eccetto solo uno, meglio che lo faccia di nascosto. |
BRAKENBURY- |
E chi sarebbe quelluno, signore? |
RICCARDO - |
Eh, suo marito, diamine, birbante! Non vorrai mica prendermi in castagna? |
BRAKENBURY - |
Vostra grazia, vi prego di scusarmi e di voler troncare il suo colloquio con il nobile duca. |
CLARENZA - |
Conosciamo la tua consegna, Brakenbury, e ad essa obbediremo. |
RICCARDO - |
Noi non siamo che gli umili vassalli della regina, e dobbiamo obbedire. Addio, fratello. Andr per te dal re, e far tutto quel che posso fare - dovessi pur chiamar sorella mia la vedova di Edoardo -, per ottener la tua liberazione. Frattanto questa profonda lesione alla nostra comune fratellanza mi tocca al cuore pi che non immagini. |
CLARENZA - |
Lo so, molto piacere essa non fa a nessuno di noi due. |
RICCARDO - |
Bene, vedrai che la tua prigionia non sar lunga: ti liberer, o altrimenti prender il tuo posto.([8]) Nel frattempo, tu devi aver pazienza. |
CLARENZA - |
Dovr averla per forza. Arrivederci. |
(Escono Clarenza e Brakenbury) |
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RICCARDO - |
Va, segui la tua strada dalla quale pi non farai ritorno, ingenuo, candido fratello mio; ti voglio tanto bene, che ben presto far volare al cielo la tua anima. se pure il ciel vorr accettare il dono dalle mie mani Ma chi viene qui? Hastings appena uscito di prigione? |
Entra HASTINGS |
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HASTINGS - |
Il buon giorno al grazioso mio signore! |
RICCARDO - |
Altrettanto al mio buon Lord Ciambellano! Bentornato tra noi allaria libera. E come ha sopportato la prigione vossignoria? |
HASTINGS - |
Con pazienza, signore, come deve qualunque prigioniero. Ma spero, signor mio, di viver tanto da poter fare i miei ringraziamenti a quelli che mhan fatto carcerare. |
RICCARDO - |
Senza dubbio, signore, senza dubbio; e lo stesso far anche Clarenza, ch sono suoi nemici quelli stessi che sono stati i vostri, e han prevalso su lui come su voi. |
HASTINGS - |
Pi triste che in gabbia siano laquile, mentre avvoltoi e falchi predano in libert. |
RICCARDO - |
Che nuove in giro? |
HASTINGS - |
Nessuna s cattiva quanto questa che abbiamo in casa: ed che il re malato indebolito e triste, e i suoi dottori temono assai per lui. |
RICCARDO - |
Per San Giovanni, questa davvero una notizia brutta! Ahim, da troppo tempo ha seguito una vita sregolata che doveva finire fatalmente per logorar la sua regal persona.([9]) penoso pensarlo. Dov adesso? A letto? |
HASTINGS - |
S, signore. |
RICCARDO - |
Andate avanti voi. Vi seguir. |
(Esce Hastings) |
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Non pu vivere, spero, nel suo stato, ma non deve morire prima che Giorgio sia a spron battuto spedito in cielo. Adesso vado dentro a rattizzargli in cuore, con menzogne corazzate di solidi argomenti, il suo cieco livore per Clarenza; e se il segreto mio scopo non falla, Clarenza non ha pi giorni da vivere Dopo di che, si prenda pure Iddio il Re Edoardo nella Sua merc, e lasci il mondo a me, perchio possa giostrarmici a mio agio. Perch allora mi prender per moglie una figlia di Warwick, la pi giovane S, le ho scannato suocero e marito, ma che importa? Per fare di ci ammenda a lei, la via migliore e pi spedita farmi io suo padre e suo marito. E lo far: non tanto per amore quanto per altra mia segreta mira, che sposandomi a lei devo raggiungere. Ma non mettiamo il carro innanzi ai buoi.([10]) Clarenza ancor respira; Edoardo vivo e regna. Questi due una volta liquidati, potr tirare il conto dei profitti. |
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(Esce) |
SCENA II - Londra, unaltra strada.
Scortata da alabardieri, entra la salma di Enrico VI con Lady ANNA in gramaglie;
con lei sono TRESSEL, BERKELEY e altri gentiluomini
ANNA - |
Sostate un po; posate pure a terra lonorato fardello - se lonore pu essere ravvolto in un sudario -, chio possa qui, per qualche istante ancora, piangere e lamentar, secondo il rito, lacerba fine del virtuoso Lncaster. Povera spoglia dun re consacrato, fredda come una chiave, pallide ceneri di casa Lncaster, resti esangui di quel sangue reale, chio possa, Enrico, chiamare il tuo spirito ad ascoltare le lamentazioni della misera Anna, la consorte del tuo figliolo Edoardo,([11]) trucidato da quella stessa mano chha inferto a te tutte queste ferite. Ecco, nel vano di queste finestre che han lasciato fuggire la tua vita io verso il balsamo inefficace dei miei poveri occhi. Oh, maledetta la mano che ti aperse questi squarci! Maledetto quel cuore cui bast il cuore di far tanto scempio! Maledetto quel sangue che ti fece versare tanto sangue! Sopra quellesecrato malfattore che ci fa miseri con la tua morte scenda sorte pi cruda che augurare io possa solo a ragni e rospi e vipere e quantaltre creature velenose vivono sulla terra. Se avr un figlio, che gli nasca come un mostruoso aborto, prima del giusto tempo di natura e tale che col suo deforme aspetto atterrisca la speranzosa madre ed erediti la paterna infamia. E se avr una moglie, questa sia ridotta per la sua morte ancora pi infelice che non lo sia io per quella tua e quella del mio giovane marito. (Ai portatori del feretro) Avanti, ora, col vostro sacro peso, fino a Chertsey,([12]) perch sabbia col la sua definitiva sepoltura. E se per via vi coglier stanchezza nel portarlo, sostate pure ancora, chio possa alzar sul corpo di Re Enrico altre lamentazioni. |
Entra RICCARDO |
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RICCARDO - |
Fermi l, voi che portate il cadavere, gi, riposatelo a terra! |
ANNA - |
Qual mai nero stregone avr evocato qui questo demonio ad interrompere devoti riti di cristiana piet? |
RICCARDO - |
Gi quel cadavere, furfanti, o, per San Paolo, un cadavere far di chi rifiuta dobbedirmi! |
UN ALABARDIERE - |
(Sbarrandogli il passo con lalabarda) Fate passar la bara, monsignore, state indietro. |
RICCARDO - |
Sta fermo tu, piuttosto, cane screanzato, quando io te lordino! E leva via da me questalabarda, o, per San Paolo, ti stendo morto ai miei piedi, pezzente, e ti calpesto per tanta tua insolenza! |
ANNA - |
(Agli alabardieri) E che! Tremate tutti di paura?. Ahim, non posso certo biasimarvi; siete mortali, e locchio dun mortale non sopporta la vista del demonio. (A Riccardo) Orribile ministro dellinferno, vattene! Il tuo potere non va oltre il suo corpo: la sua anima tu non puoi averla. E dunque va, allontnati da qui! |
RICCARDO - |
Dolce santa, per carit di Dio, non esser s cattiva. |
ANNA - |
Immondo diavolo, per lamore di Dio, vattene via! Non venire a turbar la nostra pace. Tu di questa felice nostra terra hai fatto il tuo inferno, lhai riempita durla imprecanti e di basse bestemmie. Se ti piace ammirare i tuoi misfatti, guarda questo campione dei tuoi massacri. Guardate, signori, oh, guardate, guardate le ferite di Enrico morto: le lor fredde bocche spalancate riversano ancor sangue (A Riccardo) Vergogna a te! Vergogna, ammasso di deforme luridume, perch la tua presenza quella che fa versare questo sangue da vene vuote e fredde e inaridite; il tuo misfatto, innaturale ed empio provoca questa innaturale uscita di sangue. O Dio, Tu che questo sangue hai creato, vendica la sua morte! E tu, o terra, che di questo sangue tabbeveri, fa anche tu vendetta della sua morte. Incenerisca il cielo col suo fulmine questo maledetto assassino, o la terra si faccia sotto i suoi piedi voragine e se lo inghiotta vivo, come inghiotte ora il sangue di questo buon sovrano trucidato dal suo braccio infernale. |
RICCARDO - |
Madama, voi mostrate dignorare le regole di quella carit che rende bene per male, benedizioni per imprecazioni. |
ANNA - |
Sei tu che ignori, infame, tutte le leggi di Dio e degli uomini. Non c bestia che sia tanto feroce da non conoscere almeno un briciolo di piet. |
RICCARDO - |
Ma io non la conosco, perci non sono bestia. |
ANNA - |
Oh, meraviglia, quando i diavoli sono veritieri! |
RICCARDO - |
Ancor pi meraviglia quando gli angeli sono cos in collera. Oh, dgnati, divina perfezione di donna, di concedermi licenza che di questi supposti miei delitti, io con te, giustappunto, mi scagioni. |
ANNA - |
Degnati tu di dar licenza a me, tu, cancerosa pestilenza duomo, di urlarti sulla faccia, maledetto, questi ben conosciuti tuoi delitti. |
RICCARDO - |
O bella pi che lingua possa dire, accordami quel tanto di pazienza che mi dia agio di giustificarmi. |
ANNA - |
O tristo, pi che cuor possa pensare, altra discolpa non potrai trovare se non che nellappenderti a un capestro. |
RICCARDO - |
Maccuserei da me, con un tal gesto di disperazione. |
ANNA - |
No, con quel gesto tu ti assolveresti, ch con esso faresti su di te degna vendetta degli atroci eccidii consumati da te uccidendo gli altri. |
RICCARDO - |
Se dicessi che non li ho uccisi io? |
ANNA - |
Sarebbe dire chessi da nessuno furono uccisi; eppure sono morti, e per tua mano, diabolico schiavo! |
RICCARDO - |
Non ho ucciso io vostro marito.([13]) |
ANNA - |
Allora non morto? |
RICCARDO - |
morto, s, ma per mano di Edoardo. |
ANNA - |
Immondo ipocrita! Tu menti per la gola. La regina ha visto il tuo micidiale pugnale ancor tutto fumante del suo sangue; e tu stavi in procinto di piantarlo gi nel petto di lei, se i tuoi fratelli non te ne avessero sviato il colpo. |
RICCARDO - |
Fui provocato, in quella circostanza, da quella sua calunniosa linguaccia che voleva addossar la loro colpa sulle mie spalle, del tutto incolpevoli. |
ANNA - |
No, a provocarti fu la tua natura sanguinaria, che non sogn mai altro che sangue e stragi. Ed ora questo re non lhai ucciso tu? |
RICCARDO - |
Concedo, s. |
ANNA - |
Ah, lo concedi, brutto porcospino! Cos voglia concedere a me Dio che ti sia data dannazione eterna per questa turpe azione. Oh, quanto mite e nobile e virtuoso egli era! |
riccardo - |
Tanto meglio per il cielo che lha ora con s. |
ANNA - |
S, egli in cielo, dove tu non sperar dandare mai. |
RICCARDO - |
Sia dunque grato a me che lho aiutato ad andare lass se pi a quel luogo egli era congeniale che alla terra. |
ANNA - |
S, come congeniale ad altro luogo tu sei che linferno. |
RICCARDO - |
Oh, un luogo diverso ci sarebbe, se posso dirlo |
ANNA - |
S, una prigione, o che altro? |
RICCARDO - |
La tua stanza da letto. |
ANNA - |
Non conosca riposo quella camera ove giaci. |
RICCARDO - |
Cos sar, madama, finch io non mi giaccia insieme a te. |
ANNA - |
Lo spero bene.([14]) |
RICCARDO - |
Io ne sono certo. Ma, lasciamo da parte, mia gentile, questa arguto duello di cervelli, e scendiamo a un parlare pi concreto: chi stato causa delle acerbe morti di questi due Plantageneti, Enrico ed Edoardo, non altrettanto reo di chi ne stato il pratico strumento? |
ANNA - |
Tu sei stato la causa, e tu il loro maledetto effetto. |
RICCARDO - |
No, questa tua bellezza, ed essa sola, stata causa di quelleffetto; questa bellezza tua che mossessiona fin nel sonno, da spingermi a pensare di dar morte magari a tutto il mondo pur di vivere unora sul tuo seno. |
ANNA - |
Se mi venisse mai un tal pensiero, io ti dico, assassino, che questunghie farebbero a brandelli la mia faccia per cancellarne via questa bellezza. |
RICCARDO - |
Sio vi stessi vicino, questi occhi certo non sopporterebbero quella devastazione di belt; non potresti offuscarla, me presente. Ch come il mondo sallieta del sole, cos di quella io; la mia luce, la mia stessa vita. |
ANNA - |
La nera notte offuschi la tua luce, la morte la tua vita. |
RICCARDO - |
Non imprecare contro te medesima, bella creatura: tu sei luna e laltra. |
ANNA - |
Ah, vorrei esserlo, per vendicarmi! |
RICCARDO - |
Vendicarsi di chi tama, querela assai contro natura. |
ANNA - |
giusta e ragionevole querela per me cercar vendetta contro colui che ha ucciso mio marito. |
RICCARDO - |
Chi ti priv del marito, signora, lo fece perch tu potessi averne uno migliore. |
ANNA - |
Migliore di lui non ce n che respiri sulla terra. |
RICCARDO - |
Vive e respira invece sulla terra chi tama meglio chegli non sapesse. |
ANNA - |
Dimmi il nome. |
RICCARDO - |
Plantageneto. |
ANNA - |
Ebbene, era lui quello. |
RICCARDO - |
Ha lo stesso nome, ma uno di natura superiore. |
ANNA - |
Dov costui? |
RICCARDO - |
qui davanti a te. |
(Anna gli sputa in faccia) |
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Perch mi sputi addosso? |
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ANNA - |
Vorrei che fosse veleno mortale, per te. |
RICCARDO - |
Mai scatur mortal veleno da cos dolce fonte. |
ANNA - |
Mai veleno rest rappreso a pi schifoso rospo. Minfetti gli occhi! Via dalla mia vista! |
RICCARDO - |
Son gli occhi tuoi ad avere infettato questi miei, soavissima signora. |
ANNA - |
Basilischi vorrei che essi fossero, per darti morte.([15]) |
RICCARDO - |
Oh, s, e poter morire subito qui! Se no, a morte lenta muccidono i tuoi occhi, che dai miei han saputo spillare amare lacrime, ombrandone le luci con un diluvio di puerili gocce; questi occhi miei da cui non scese mai lacrima di rimorso, neppure quando mio padre ed Edoardo piansero a udire il pietoso lamento di Rutland, quando lefferato Clifford gli vibr la fatale pugnalata;([16]) n quando quel guerriero di tuo padre ci raccont piangendo e singhiozzando come un bambino la morte del mio, s che le guance di tutti gli astanti eran come alberi stillanti pioggia. Perfino in quel momento di tristezza stragrande questi miei occhi virili sdegnaron di versar lumile lacrima. Ma quello che non seppero strizzare dagli occhi miei quelle tristi vicende, lo doveva ora far la tua bellezza, che me li rende accecati di pianto. Pregato non ho mai nemico o amico, mai la mia lingua seppe pronunciare carezzevoli frasi di lusinga, ma ora che marride come premio la tua bellezza, laltero mio cuore incita la mia lingua e suggerisse ad essa le parole. |
(Anna lo guarda con disprezzo) |
|
Non insegnar, signora, alle tue labbra tanto disprezzo; non per disprezzare esse son nate, bens per baciare. Se il tuo cuore ha tal sete di vendetta da non conoscere alcun perdono, ecco, ti do la mia spada affilata: affondala, se vuoi, in questo petto a te fedele, e fanne uscire lanima che tadora; io qui me lo denudo per il colpo mortale, ed umilmente inginocchiato a te a te chiedo la morte. |
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(Singinocchia e si scopre il petto; ella afferra la spada che egli le offre, fa per colpirlo, ma si trattiene) |
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Non esitare: ho ucciso io Re Enrico, ma fu la tua bellezza a provocarmi. Colpisci, presto: sono stato io a pugnalare il tuo giovane Edoardo, ma fu il tuo volto dangelo a istigarmi. |
|
(Anna lascia cadere dalle mani la spada) |
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Raccogli quella spada, o rialza me. |
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ANNA - |
Rilzati, via, simulatore! Per quanto possa voler la tua morte, non voglio essere il tuo giustiziere. |
RICCARDO - |
(Rialzandosi) Dimmi allora duccidermi da me e lo far. |
ANNA - |
Questo te lho gi detto. |
RICCARDO - |
S, ma stato nellimpeto dellira. Ripetilo ora a freddo, e questa mano che per amor tuo ha ucciso lamor tuo, uccider con quella stessa spada un amore di quello assai pi vero; sarai cos tu stessa la cagione delluna e laltra morte. |
ANNA - |
Vorrei poter discernere quello che hai nel cuore |
RICCARDO - |
Il cuore mio tutto quanto nelle mie parole. |
ANNA - |
Temo siano bugiardi luno e laltre. |
RICCARDO - |
Mai allora ci fu uomo sincero. |
ANNA - |
Ebbene, su, rinfodera la spada. |
RICCARDO - |
Pace fatta? |
ANNA - |
Questo lo saprai poi. |
RICCARDO - |
Potr almeno vivere sperando? |
ANNA - |
Come vivono, spero, tutti al mondo. |
RICCARDO - |
Degnati di portare questanello. |
ANNA - |
(Lasciandosi infilare lanello al dito) Prendere non dare, sia ben chiaro. |
RICCARDO - |
Guarda come il mio anello cinge bene il tuo dito; cos stringe il tuo seno il mio povero cuore; portali entrambi con te, sono tuoi. E se il tuo povero e devoto servo pu impetrar dalla tua graziosa mano ora una grazia, lo confermerai per sempre nella sua felicit. |
ANNA - |
Quale grazia? |
RICCARDO - |
Che tu voglia lasciare questa luttuosa funebre incombenza nelle mani di chi ha pi dogni altro cagione di occuparsi delle esequie([17]) e dirigerti invece a Crosby Place;([18]) quando avr dato degna sepoltura nellabbazia di Chertsey([19]) a questo nobile re e versato contrite lacrime sulla sua tomba, l verr a renderti in tutta fretta il mio devoto omaggio. Ti supplico di farmi questa grazia per un insieme dintime ragioni. |
ANNA - |
Con tutto il cuore, e molto rallegrata di vederti s vlto a contrizione. Tressel e Berkley, venite con me. |
RICCARDO - |
Il tuo saluto |
ANNA - |
pi di quanto meriti; ma poich sei maestro di lusinga, immagina daverlo ricevuto. |
(Esce con Tressel e Berkley) |
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RICCARDO - |
Signori, su la bara ed in cammino. |
UN GENTILUOMO - |
A Chestley, monsignore? |
RICCARDO - |
Ai Frati Bianchi;([20]) e l aspetterete il mio arrivo. |
(Escono, con il feretro, portatori e alabardieri) |
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Ci fu mai donna in quello stato danimo circuita damore? Ci fu mai donna in quello stato danimo conquistata? Lavr, ma non a lungo. Non ho questintenzione. Ma come! Io, lassassino confesso del marito e del suocero, dun tratto carpirle il cuore ancora colmo dodio, con le sue labbra ancor maledicenti ed agli occhi le lacrime e presente l il testimone ancora sanguinante del suo sdegno; e presenti ancora Dio, la sua coscienza e tutti i vari ostacoli che si frappongono fra lei e me! Ed io, senzaltro amico accanto a me a sostener la mia preghiera a lei se non il diavolo a viso scoperto e il mio ceffo beffardo, la convinco: il mondo intero contro un nulla! Puah! Ha dunque ella gi dimenticato quel valoroso principe dEdoardo, suo signore, che in un accesso dira ho ucciso a Tewksbury, non son tre mesi? Un gentiluomo pi che dolce e amabile, cui natura era stata molto prodiga, giovane, valoroso, saggio, intriso dun tale tratto di regalit, che non ne vedr un altro il vasto mondo. Ed ella abbassa su di me lo sguardo, su di me che di quel soave principe ho falciato laurata primavera, e lho ridotta vedova di lui in un letto di pianto? Su di me, il cui tutto non eguaglia la met di Edoardo? Su di me, deforme e claudicante come sono? Il mio ducato contro pochi spiccioli([21]) che io mi sono ingannato fino ad oggi sopra la mia figura, sella mi trova - al contrario di me - un uomo di straordinario fascino. Maccoller, costi quello che costi, la spesa duno specchio, e ingagger due dozzine di sarti che studino le fogge di vestiti pi adatti ad abbellirmi la persona. Poich sono strisciato fino al punto di venire gradito anche a me stesso, voglio tenermi su a qualunque prezzo. |
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Prima per sistemer a dovere nella sua tomba quel bravuomo l; poi torno dal mio amore a versare sospiri sul suo seno. E tu splendi, bel sole, finch mi sia comperato uno specchio, chio possa rimirare, camminando, la mia ombra riflessa sul terreno. (Esce) |
SCENA III - Londra, sala nel palazzo reale.
Entrano la REGINA ELISABETTA, LORD RIVERS e LORD GREY
RIVERS - |
Dovete aver pazienza, mia regina: il re riacquister rapidamente la sua salute, non ci sono dubbi. |
GREY - |
Con questo vostro umore contristato non farete che peggioragli il male. Perci, in nome di Dio, fate cuore e cercate di mostrarvi viva e gioviale, a confortar sua grazia. |
ELISABETTA - |
Che sarebbe di me segli morisse? |
GREY - |
Nessun altro malanno che la perdita dun signore par suo. |
ELISABETTA - |
La perdita per me dun tal signore porta con s ogni sorta di malanno. |
GREY - |
Il cielo vha mandato, a confortarvi, con un bel figlio, segli vi mancasse. |
ELISABETTA - |
Ah, egli giovane, e finch minore dovr restare sotto la tutela di Riccardo di Gloucester, che non mama come non ama nessuno di voi. |
RIVERS - |
stabilito che sia lui il Reggente? |
ELISABETTA - |
Stabilito, se pure non sancito formalmente; ma certo lo sar se il re verr a mancare. |
Entrano il DUCA DI BUCKINGHAM e LORD STANLEY, conte di Derby. |
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GREY - |
Ecco Lord Buckingham e il Conte Derby. |
BUCKINGHAM - |
Buon giorno a vostra grazia. |
stanley - |
Dio renda gioia a vostra maest. |
ELISABETTA - |
La contessa di Richmond, vostra moglie,([22]) difficilmente vorr dire Amen a questa vostra amabile preghiera, mio buon Lord Derby; tuttavia, signore, malgrado chella sia vostra consorte e non mi veda troppo di buon occhio, non pensate chio porti a voi rancore per lodiosa ed altera sua arroganza. |
STANLEY - |
Non date credito, ve ne scongiuro, alle calunnie false ed invidiose dei suoi accusatori; e se doveste udirla anche accusata sulla base di voci veritiere, perdonatele la sua debolezza che le deriva, comio son convinto, da una congenita sua leggerezza, non gi da radicata malvolenza. |
ELISABETTA - |
Vedeste oggi il re, caro Lord Derby? |
STANLEY - |
Veniamo appunto, Buckingham ed io, dallaver visitato sua maest. |
ELISABETTA - |
Che speranze dun suo miglioramento? |
BUCKINGHAM - |
Buone, direi, madama: sua grazia in buona vena di parlare. |
ELISABETTA - |
Che Dio gli dia salute. Poteste allora conferir con lui? |
buckingham - |
s, signora; desidera, ci disse, provocare una riconciliazione tra il Duca Gloucester([23]) ed i vostri fratelli e tra costoro ed il Lord Ciambellano. |
ELISABETTA - |
Volesse Dio ma ci non sar mai. Ho paura che la felicit sia giunta al termine per tutti noi. |
Entrano RICCARDO, HASTING e DORSEY |
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RICCARDO - |
Mi fanno torto, e io non lo sopporto! Chi che si lamenta con il re di me, dicendo che son scontroso e, guarda un po, non li amo? Per San Paolo, devono amare ben poco sua grazia quelli che vanno a inzuffargli le orecchie con simili rissose baggianate! Poich non son capace di adulare, di ostentare un amabile contegno, di sorridere in faccia, di lisciare, dingannare, imbrogliare, civettare ed inchinare il capo alla francese con la smorfiosit duno scimmiotto, debbo esser perci considerato un astioso nemico? Un galantuomo non pu vivere senza pensare di far male agi altri, e senza che codesta sua lealt debba essere presa pel malverso da vellutati, striscianti furbastri? |
GREY - |
A chi allude di noi qui Vostra grazia? |
RICCARDO - |
A te, che manchi donest e di grazia. Quand che io tavrei maltrattato? Quando tho fatto torto? (A Rivers) O a te? (A Stanley) O a te? O a chiunque altro della vostra cricca? Peste vi colga! Sua grazia reale - il cielo ce lo voglia preservare meglio che non vaugurereste voi - non pu tirare in pace un po di fiato senza che voi landiate a infastidire coi vostri strampalati piagnistei. |
ELISABETTA - |
Gloucester, cognato, avete male inteso: il re, di sua augusta iniziativa e non richiesto da alcun postulante, pensoso forse dellinterno odio che ben traspare dalle vostre azioni contro i miei figli, contro i miei fratelli, contro me stessa, ci convoca a lui per conoscere meglio le ragioni di tanta ostilit da parte vostra e cercar di rimuoverle. Ecco tutto. |
RICCARDO - |
Io non so pi che dire: il mondo diventato cos becero, che gli uccelletti vanno a far man basa dove non osano posarsi laquile. Da quando ogni villano stato battezzato gentiluomo, molti che sono veri gentiluomini sono svillaneggiati. |
Elisabetta - |
Andiamo, andiamo, sappiamo bene a chi volete alludere, cognato Gloucester; non v andata gi lelevazione mia e di mia gente. Dio non ci faccia mai aver bisogno di voi. |
RICCARDO - |
Dio vuole, intanto, che siam noi ad avere bisogno ora, di voi. grazie alle vostre mene, nostro fratello condotto in prigione, io stesso sono in disgrazia del re, tutta la nobilt tenuta a vile mentre ogni giorno si fan promozioni per dare titoli di nobilt a gente che soltanto laltro ieri non valeva nemmeno mezzo nobile.([24]) |
ELISABETTA - |
Io giuro su Colui che mha innalzata dalla serena mia pace di prima a questa altezza gravida daffanni di mai aver pronunziato parola per cercar distigare sua maest contro Clarenza; ho anzi perorato da zelante avvocato la sua causa. Mi recate unoffesa vergognosa, signore, coinvolgendomi cos con questi vostri ignobili sospetti. |
RICCARDO - |
Voi potete negare certamente dessere stata voi a provocare la cattura e limprigionamento di Lord Hastings |
RIVERS - |
Lo pu, s, monsignore |
RICCARDO - |
Lo pu, Lord Rivers! Gi, chi non lo sa? Ella pu questo ed altro, signor mio: pu procurare a voi fruttuose cariche e poi anche negare davervi dato mano ad ottenerle ed affermare chesse sono merito delle vostre eccellenti qualit. Che cosa ella non pu? Ella pu anche per Maria Vergine |
RIVERS - |
Che cosa pu, per Maria Vergine? |
RICCARDO - |
Che cosa pu? Ma maritarsi a un re, per Maria Vergine!([25]) Lei, vedova, a uno scapolo, ed un bel giovanotto, per di pi. Vostra nonna, chio sappia, non fece nozze altrettanto cospicue. |
ELISABETTA - |
Monsignore di Gloucester, ho sopportato ormai da troppo tempo le vostre villanesche reprimende e i maligni sarcasmi. Adesso basta! Per il cielo, vorr informare il re di tutte queste grossolane offese che m toccato spesso sopportare. |
Entra, rimanendo in fondo alla scena, la vecchia REGINA MARGHERITA |
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Non che la sposa di un grande monarca, vorrei essere, in queste condizioni, unumile servetta di campagna, derisa, vilipesa come sono Mi viene veramente poca gioia dallessere regina dInghilterra. |
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MARGHERITA - |
(A parte) Che anche quella poca abbia a scemare, ti supplico, Signore! A me dovuti sono gli onori tuoi, il fasto, il seggio! |
RICCARDO - |
Ah, minacciate di ridirlo al re? Ma diteglielo, senza alcuna remora! Quanto vho detto qui, son pronto a dichiararlo innanzi a lui, a rischio desser mandato alla Torre. tempo di parlare: i miei servizi, tutti dimenticati. |
MARGHERITA - |
(c.s.) Via, demonio! Li ricordo fin troppo i tuoi servizi: ucciso mio marito nella Torre, e mio figlio Edoardo a Tewksbury.([26]) |
RICCARDO - |
Io, prima che voi foste regina, e che vostro marito fosse re, ho fatto sempre il cavallo da soma dei suoi alti interessi, la ramazza con la quale far pulizia sul campo dai suoi fieri avversari, il dispensiere di compensi ai suoi sostenitori: ho versato il mio sangue per dar regale dignit al suo. |
MARGHERITA - |
(c.s.) Di sangue nhai versato, ma del suo e del tuo assai pi nobile. |
RICCARDO - |
E in tutto questo tempo, voi e Grey, vostro marito, e voi con loro, Rivers, parteggiavate per la casa Lncaster. Ucciso non fu forse a SantAlbano vostro marito mentre combatteva per Margherita?([27]) E voglio ricordarvi, se mai vi fosse passato di mente, quel cheravate e quel che siete adesso, e quel chio sono e sono sempre stato. |
MARGHERITA - |
(c.s.) Un infame assassino, e tale resti! |
RICCARDO - |
Il povero Clarenza che disert da suo suocero Warwick([28]) facendosi spergiuro con se stesso, Dio gli perdoni |
MARGHERITA - |
(s.c.) E ne faccia vendetta! |
RICCARDO - |
per combattere a fianco di Edoardo, per tutta ricompensa, sventurato, messo in carcere Volesse Iddio che avessi anchio un cuore come Edoardo di pietra, o che Edoardo avesse un cuore s tenero e pietoso come il mio! Son davvero un fanciullo, troppo ingenuo per questo basso mondo! |
MARGHERITA - |
(c s.) Sbrigati allora, per la tua vergogna, a lasciarlo, demonio, per linferno, ch laggi il tuo regno! |
RIVERS - |
Mio signore di Gloucester, in quei giorni di grande confusione che voi qui rievocate per bollarci come nemici, noi seguimmo allora colui che era il re nostro sovrano, cos come ora seguiremmo voi, se foste il nostro re. |
RICCARDO - |
Se fossi io re? Piuttosto uno straccione vorrei essere. Lungi dal mio cuore un simile pensiero! |
ELISABETTA - |
Cos poca la mia gioia, signore, desser regina, quale voi pensate possa esser quella che godreste voi se di questo paese foste il re. |
MARGHERITA - |
(c.s.) Ah, com vero! Quanta poca gioia ha la regina di questo paese! E son io quella, e dogni gioia priva! Pi non resisto a starmene in silenzio! (Forte, facendosi avanti) Ascoltate, briganti litigiosi, che state l a rissare per spartirvi il bottino a me rubato: c tra di voi qualcuno che mi possa guardar senza tremare? Se come sudditi non vinchinate a me, vostra regina, innanzi a me, da voi deposta tuttavia tremate come ribelli. (A Riccardo) Ah, nobile furfante! Guardami bene in faccia, non voltarti!([29]) |
RICCARDO - |
Matta strega grinzosa, che ci fai tu davanti alla mia vista? |
MARGHERITA - |
Nullaltro che ripeterti a memoria tutte le tue nefande malefatte. E lo far, prima di farti andare. |
RICCARDO - |
Non sei bandita, a pena capitale? |
MARGHERITA - |
Lo sono, ma lesilio maggior pena che la morte per me; perci la rischio restando qui dov la mia dimora. Dun marito e dun figlio tu mi sei debitore, (A Elisabetta) e tu dun regno; voi tutti, della vostra sudditanza. Questo dolore mio di diritto il vostro, e sono miei tutti i piaceri che voi mi usurpate. |
RICCARDO - |
Su di te pesa la maledizione che il mio nobile padre ti scagli quando cingesti le sue fiere tempie duna corona di carta; i tuoi scherni gli provocarono fiumi di lacrime, e tu, per tergerli, porgesti al Duca una pezzuola ancora tutta intrisa dellinnocente sangue del suo Rutland([30]) Sul tuo capo son tutte ricadute le sue maledizioni, profferite dal suo cuore straziato, e Dio, non noi, ha castigato in te quel tuo atto di sangue. |
ELISABETTA - |
Dio giusto nel rendere giustizia agli innocenti. |
HASTINGS - |
Ah, trucidare quella creatura fu latto pi nefando e pi spietato mai visto o udito al mondo. |
RIVERS - |
A udirlo raccontare ha fatto piangere anche i tiranni. |
DORSET - |
E non ci fu nessuno che non preconizzasse la vendetta che sarebbe seguita. |
BUCKINGHAM - |
Northumberland, che si trovava l, pianse a vederlo. |
MARGHERITA - |
Che! Tutti ringhiosi luno con laltro, pronti ad azzannarvi prima chio comparissi, ed ora tutti a volger il vostro odio su di me? Ha avuto tanta udienza in cielo quella terribile maledizione di York, da far che la morte dEnrico e quella di Edoardo mio diletto, e il loro regno andato in altre mani, e lamaro tormento del mio esilio non sarebbero che il prezzo pagato da noi per quel bizzoso marmocchietto? Possono dunque le maledizioni squarciar le nubi e penetrare in cielo? Oh, allora, aprite il varco, grevi nuvole, alle maledizioni mie vibranti: il vostro ingordo re, se non in guerra, muoia dindigestione e di stravizio, come per assassinio morto il nostro, per far lui re; ed Edoardo tuo figlio, il quale ora principe di Galles per il mio Edoardo, faccia anchegli, ancora giovane, comera lui, morte violenta prima del suo tempo! (A Elisabetta) E tu, che usurpi a me che fui regina il posto di regina, possa tu sopravvivere in miseria, alla presente pompa e, come me, possa ridurti tu ad un rottame; e viver tanto a lungo da piangere la morte dei tuoi figli; e vedere, comio vedo ora te, dei tuoi diritti adorna unaltra donna, come tu sei dei miei; e non morire prima davere visto tramontare i tuoi giorni felici; e possa tu, dopo ore infinite di tormento, morire non pi madre, non pi moglie non pi regina di questa Inghilterra. Voi due, Rivers e Dorset e anche tu, Lord Hastings, eravate l presenti, quando mio figlio venne pugnalato. Io prego Dio che nessuno di voi possa giungere al fine naturale di sua vita, ma sia stroncato prima da un qualsivoglia imprevisto accidente. |
RICCARDO - |
Finiscila con questi tuoi scongiuri, odiosa e raggrinzita fattucchiera! |
MARGHERITA - |
Lasciando fuori te? Fermati, cane, ch anche tu mhai da sentire, e come! Oh, sabbia per te solo in serbo il cielo un funesto flagello, il pi terribile dei tormenti chio possa mai augurarti, e voglia trattenerlo fino al tempo che siano maturate le tue colpe, e lo scagli sdegnoso su di te che sei stato nemico della pace su questo nostro derelitto mondo. Ti corroda incessantemente lanima il tarlo insonne della tua coscienza; e, possa tu trattar per traditori, fin che vivi, gli amici tuoi pi cari, e per amici pi cari e fidati traditori della pi bassa risma. Non chiuda il sonno i tuoi occhi letali se non per darti sogni tormentosi che tatterriscano con un inferno di orrendi diavoli, schifoso aborto di malizia, maiale grufolante, marchiato da rifiuto di natura e figlio dellinferno dalla nascita; tu, vivente calunnia del grembo di tua madre che tha fatto; tu, schifoso germoglio dei lombi di tuo padre; strofinaccio dellonore, esecrato |
RICCARDO - |
Margherita! |
MARGHERITA - |
Riccardo! |
RICCARDO - |
Eh? |
MARGHERITA - |
Non ti ho mica chiamato. |
RICCARDO - |
Scusa, credevo che chiamassi me dandomi tutti quegli amari epiteti. |
MARGHERITA - |
Difatti, ma non chiedevo risposta. Ti chiedo solo di farmi concludere la mia maledizione. |
RICCARDO - |
Io lho conclusa, e finisce cos: con Margherita. |
ELISABETTA - |
(A Margherita) Cos tutte le tue maledizioni te le sarai soffiate addosso a te. |
MARGHERITA - |
Ah, parli tu, immagine dipinta di regina, tu, vano abbellimento([31]) di quella che fu gi la mia fortuna! Perch spargi il tuo zucchero sulla gobba di quel tumido ragno la cui rete mortifera finir per avvolgere anche te? Stolta, stolta! Ti affili da te stessa il coltello che ti dar la morte! Giorno verr che chiamerai aiuto da me, per aiutarti a maledire questo gobbo rospaccio velenoso. |
HASTINGS - |
Smettila dunque, falsa profetessa, con codeste tue folli imprecazioni, se non vuoi abusare, a tuo discapito, della pazienza nostra! |
MARGHERITA - |
Svergognati! Della mia abusato avete tutti! |
RIVERS - |
Sarebbe rendervi un buon servizio a insegnarvi qual il dover vostro. |
MARGHERITA - |
Sarebbe rendermi un buon servizio se ciascuno facesse il suo dovere con me: cio se minsegnaste ad essere vostra regina e voi esser miei sudditi, rendendo a me quello che a me dovuto, e insegnando a voi stessi quel dovere. |
DORSET - |
Non state a disputar con lei. pazza. |
MARGHERITA - |
Zitto, mastro marchese!Sei maldestro. Il fior di conio di questo tuo titolo ancora non ha corso in Inghilterra. Ah, se la vostra fresca nobilt sapesse giudicare che vuol dire perderla e ritrovarsi un miserabile! Chi sta in alto scrollato dalle raffiche e, se cade, rovina in mille pezzi. |
RICCARDO - |
Buon consiglio, perbacco! Fanne tesoro, imparalo, marchese. |
DORSET - |
Riguarda voi, signore, quanto me. |
RICCARDO - |
Oh, certo, anzi di pi. Ma io ci sono nato cos in alto: il nostro nido daquile sta edificato in vetta allalto cedro, scherza col vento e si beffa del sole. |
MARGHERITA - |
E muta il sole in ombra, ahim, ahim! Ne sa qualcosa il povero mio figlio, ormai per sempre allombra della morte, i cui splendenti, luminosi raggi la nera nube della tua ferocia ha avviluppato nelleterna tenebra. Ed il tuo nido daquila stato edificato in quello nostro. Tu che lo vedi, Dio, non tollerarlo! Fu ottenuto col sangue, e nel sangue devessere perduto. |
BUCKINGHAM - |
Oh, finitela insomma! Per vergogna, se non per carit. |
MARGHERITA - |
E proprio voi mi parlate di carit e vergogna? Voi che con me vi siete comportati senza unombra di umana carit, e che senza vergogna avete ucciso le mie speranze? Carit per me loltraggio, vivere la mia vergogna. Ed in questa vergogna viva in me sempre la rabbia per il mio soffrire. |
BUCKINGHAM - |
Basta l, basta! Fatela finita! |
MARGHERITA - |
Nobilissimo Buckingham, a te io voglio baciare la mano, in segno di alleanza e damicizia; con laugurio che scenda su di te e la tua nobile casa ogni bene; sui tuoi vestiti non ci sono macchie del nostro sangue, tu non sei compreso nel cerchio della mia maledizione. |
BUCKINGHAM - |
N io n gli altri: le maledizioni non vanno mai pi lontano del labbro di colui che le pronuncia. |
MARGHERITA - |
Io penso invece chesse vanno in cielo a ridestare dal suo dolce sonno il silenzio di Dio. Gurdati, Buckingham, da quel cagnaccio! Attento: se ti scodinzola, morde! e se morde, il morso del suo dente velenoso ti d ferita cancerosa e morte. Con lui non aver mai nulla a che fare; tienilo solo a bada: su di lui il peccato, la morte e il nero inferno hanno stampato il lor sinistro marchio e i lor ministri sono ai suoi comandi. |
RICCARDO - |
Che vi racconta costei, mio Lord Buckingham? |
BUCKINGHAM - |
Nulla chabbia alcun peso, vostra grazia. |
MARGHERITA - |
Che! Tu disdegni i miei buoni consigli, ed assecondi il diavolo contro il quale ti sto mettendo in guardia? Te ne ricorderai un giorno o laltro, quando costui tavr spezzato il cuore per lambascia, e dirai: Qual buon profeta sei stata, sventurata Margherita! Viva, ciascun di voi, in odio a lui, ed egli a voi, e tutti in odio a Dio! |
(Esce) |
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BUCKINGHAM - |
Per mi si drizzavano i capelli a udire quelle sue maledizioni. |
RIVERS - |
E cos a me. Mi chiedo come mai la si lasci girare in libert. |
RICCARDO - |
Io la capisco: per la Santa Vergine, ha dovuto soffrire troppi torti! E mi pento del male che le ho fatto anchio, dalla mia parte. |
ELISABETTA - |
Per me, chio sappia, non gliene ho mai fatti. |
RICCARDO - |
Ritraete per ogni vantaggio dai torti chella ha potuto ricevere. Troppo calore ho speso a far del bene a chi ora troppo freddo a riconoscerlo. Quanto a Clarenza, per la Santa Vergine, ha ricevuto bene la sua paga! Sta rinchiuso allingrasso, a ricompensa delle sue fatiche. E Dio perdoni chi n responsabile! |
RIVERS - |
Saggia morale, dun vero cristiano: pregare Dio per chi ci ha fatto male. |
RICCARDO - |
quel che faccio sempre (Tra s) E faccio bene: ch a maledir qualcuno ora per questo, mi sarei maledetto da me stesso. |
Entra CATESBY |
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CATESBY - |
(A Elisabetta) Madama, sua maest vi vuol parlare, (A Riccardo) ed anche a vostra grazia e a tutti gli altri. |
ELISABETTA - |
Vengo subito, Catesby. Volete accompagnarmi, miei signori? |
RIVERS - |
Seguiamo volentieri vostra grazia. |
(Escono tutti meno Riccardo) |
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RICCARDO - |
Io faccio il male, e sono io il primo a deprecarlo e sbraitar per esso: carico il peso di tutti i misfatti da me segretamente consumati sulle spalle degli altri. Ho manovrato per gettare Clarenza in gattabuia, e lo compiango avanti a questo branco di sempliciotti, Derby, Hastings, Buckingham, e dico loro che fu la regina coi suoi parenti ad istigare il re contro il duca Clarenza mio fratello. E quelli se la bevono, e mi spronano a far la mia vendetta sulle spalle di Rivers, Dorset, Grey; al che io tiro fuori un gran sospiro, e, appellandomi alle Scritture, ricordo loro il divino precetto che insegna a ripagar con bene il male. Vesto cos la mia nuda perfidia con vecchi stracci carpiti a casaccio dai sacri testi; e mostro desser pio quanto pi mi comporto da demonio. |
Entrano DUE SICARII |
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Ma basta: sono qui i miei giustizieri. Allora, bravi, duri e decisi compari, siete pronti a sbrigare la faccenda? |
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PRIMO SICARIO - |
S, monsignore, e veniamo da voi per avere il mandato necessario a consentirci dessere introdotti nel luogo ovei si trova. |
RICCARDO - |
Ottimamente. Lho appunto qui con me. E appena fatto, verrete a ripararvi a Crosby Place.([32]) Per mi raccomando, amici miei, siate fulminei nellesecuzione, ed inflessibili: nessun indugio ad ascoltar le sue perorazioni; perch Clarenza un bravo parlatore, e per poco che voi gli diate spago, quello vi muove il cuore alla piet. |
SECONDO SICARIO - |
Signore, non staremo certo l a scambiar quattro chiacchiere. I ciarlieri son gente poco idonea allazione. Andiamo a usar le mani, non la lingua. Potete star sicuro. |
RICCARDO - |
Gli occhi vostri, difatti, come vedo, versano macine di pietra; lacrime piovono sol dagli occhi degli sciocchi. Mi piacete ragazzi. Allopra, subito. E fate presto. |
I DUE SICARI - |
S, s, monsignore. |
(escono) |
SCENA IV - Londra, la Torre.
Entrano CLARENZA e BRAKENBURY
BRAKENBURY - |
Oggi vi vedo triste, vostra grazia. |
CLARENZA - |
Ahim, ho trascorso una brutta nottata, cos piena di spaventosi sogni, di orribili visioni, che vi dico, quant vero che sono un buon cristiano, non ne vorrei passare unaltra eguale nemmeno se dovessi ricavarne un mondo intero di giorni felici, s piena stata di tetro terrore. |
BRAKENBURY - |
Che sogno stato il vostro, monsignore? Vogliate raccontarmelo, vi prego. |
CLARENZA - |
M parso dessere fuggito a forza dalla Torre e di essermi imbarcato per raggiunger per mare la Borgogna; e con me era mio fratello Gloucester, che minvit a lasciare la cabina per passeggiar sul ponte della nave: da l volgemmo gli occhi allInghilterra e ci trovammo a ricordare insieme mille atroci episodi capitatici nella contesa fra York e Lancster. Camminavamo in su e in gi a coperta sulle sconnesse plance, quando a un tratto m sembrato che Gloucester inciampasse e, cadendo, venisse addosso a me, che mi sforzavo di tenerlo su, e mi sbalzasse via di soprabordo negli agitati flutti delloceano. Dio, che pena! Mi parve di annegare. Che pauroso strepito dellacque sentivo negli orecchi, e innanzi agli occhi e quali orrende immagini di morte! Mi sembr di vedere intorno a me mille orribili resti di naufragio e uomini a diecine di migliaia dilaniati da squali; e verghe doro, ed ancore giganti, e perle a mucchi, pietre rare, gioielli favolosi sparpagliati sul fondo delloceano: stavano alcuni dentro a teschi umani incastrati nellorbite degli occhi doverano una volta le pupille, quasi a beffa di queste: gemme lucenti, splendide, occhieggianti di tra il melmoso fondo dellabisso, parevano schernir lossa dei morti sparse allintorno. |
BRAKENBURY - |
Ed aveste tal agio, trovandovi sullorlo della morte, di contemplar tutti questi segreti delle profondit? |
CLARENZA - |
Cos m parso. Pi volte mi sforzai di render lanima, ma sempre il flutto impediva, maligno, al respiro di uscire e di esalarsi nella libera vastit dellaria ed era come se la trattenesse soffocata nel mio petto ansimante chera quasi sul punto di scoppiare nellanelito deruttarla in mare. |
BRAKENBURY - |
E tutta questa angosciante agonia non vha svegliato? |
CLARENZA - |
Per nulla. Il mio sogno si proiettava al di l della vita. Oh, adesso cominci per la mia anima la tempesta: passai, cos mi parve, la palude della malinconia,([33]) con lo scorbutico traghettatore che cantano i poeti, per entrare nel regno della tenebra. Il primo a salutare la mia anima appena giunta l, fu il grande Warwick, il mio suocero illustre, che grid: Qual pena per spergiuro potr assegnare allinfido Clarenza la nera monarchia che regna qui? Disse e spar. Mi venne quindi accanto unombra erratica in sembianza dangelo con la chioma lucente insanguinata e lev alto il grido: Ecco Clarenza, il perfido, spergiuro voltafaccia! Clarenza che mha pugnalato a Tewksbury sul campo. Impadronitevi di lui, voi Furie, e trascinatelo al tormento!([34]) A quel punto m parso intorno a meualeQ che una legione di schifosi diavoli maccerchiasse e murlasse nelle orecchie s orrende grida che al loro clamore mi son destato chero tutto un tremito e per un certo tempo non riuscivo a creder di non esser pi allinferno s violenta era stata limpressione lasciatami nellanimo dal sogno. |
BRAKENBURY - |
Nessuna meraviglia, monsignore, chesso vabbia cos terrorizzato: sento venirmi anchio la pelle doca a udirvelo soltanto raccontare. |
CLARENZA - |
Ah, Brakenbury! Tutte queste cose che ora gridano contro la mia anima io le ho commesse per amor dEdoardo, e guarda come me ne ricompensa. O Dio, se le contrite mie preghiere non valgono a placar la tua vendetta e mi vuoi castigar delle mie colpe, sfoga su me soltanto la tua ira, ma risparmia la mia sposa incolpevole e i miei poveri bimbi. Mio cortese custode, stammi accanto: ho il cuore stanco e vorrei riposare. |
BRAKENBURY - |
S, certo, vostra grazia. Il cielo vi conceda un buon riposo. |
(Clarenza si assopisce) |
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Il dolore fa sovvertire agli uomini le stagioni ed i tempi del riposo; fa giorno della notte, e notte del meriggio. A loro gloria i principi non hanno che i lor titoli, lustro esteriore dinteriore affanno; e spesso per piaceri immaginari soffrono mille triboli: sicch tra i loro titoli gloriosi e un nome oscuro non v differenza se non che nellesterna risonanza. |
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Entrano i due SICARII |
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PRIMO SICARIO - |
Oh, c nessuno qui? |
BRAKENBURY - |
Che vuoi, compare? E come hai fatto ad arrivar fin qui? |
SECONDO SICARIO - |
Devo parlare al Duca di Clarenza, e son venuto qui con le mie gambe. |
BRAKENBURY - |
Brusco, lamico! |
SECONDO SICARIO - |
Meglio che noioso, signore, a starla a fare troppo lunga. (Al compagno) Mostragli questo, senza tante chiacchiere. (Gli d il foglio col mandato di Riccardo) |
brakenbrury - |
Qui mi si ordina di consegnare in vostre mani il Duca di Clarenza. Io non voglio indagare che cosa possa ci significare, ch non mi voglio rendere colpevole dessermene immischiato. Il Duca di Clarenza l che dorme e queste son le chiavi. Andr intanto dal re ad informarlo che ho lasciato a voi la mia consegna. |
PRIMO SICARIO - |
Saggia pensata. Fatelo, signore. |
(Esce Brakenbury) |
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SECONDO SICARIO - |
Che dici, lo pugnalo mentre dorme? |
PRIMO SICARIO - |
No, altrimenti poi quando si sveglia dir ch stata unazione vigliacca.([35]) |
SECONDO SICARIO - |
Bah, per svegliarsi non si sveglier che il giorno del Giudizio. |
PRIMO SICARIO - |
Va bene, ed anche allora ci dir che labbiam pugnalato che dormiva. |
SECONDO SICARIO - |
Giudizio a pronunciar questa parola, m venuto una specie di rimorso |
PRIMO SICARIO - |
Che! Hai paura? |
SECONDO SICARIO - |
Non gi di ammazzarlo, visto che abbiamo a ci lordine espresso, ma di dannarmi per averlo fatto, e per questo non c ordine espresso che mi possa servir di copertura. |
PRIMO SICARIO - |
E io che tho creduto ben deciso |
SECONDO SICARIO - |
Lo sono, s a lasciarlo campare. |
PRIMO SICARIO - |
Quand cos, torno dal Duca a dirglielo. |
SECONDO SICARIO - |
No, un momento, ti prego; spero che questo umor compassionevole mi passi presto: mi dura di solito il tempo di contare fino a venti. |
PRIMO SICARIO - |
(Dopo un po di silenzio in cui simmagina che il Secondo Sicario conti da uno a venti) Come ti senti adesso? |
SECONDO SICARIO - |
Alcuni rimasugli di coscienza mi son rimasti dentro |
PRIMO SICARIO - |
Ricrdati che a ordine eseguito c per noi il compenso. |
SECONDO SICARIO - |
Sangue di Cristo, vero! Muoia, muoia! Mero dimenticato del compenso! |
PRIMO SICARIO - |
Dov andata la tua coscienza adesso? |
SECONDO SICARIO - |
Oh, nella borsa del Duca di Gloucester. |
PRIMO SICARIO - |
Dimodoch quandegli laprir per pagarci il compenso, la coscienza se ne voler via? |
SECONDO SICARIO - |
Che se ne vada, non mimporta niente. Saran certo ben pochi o nessuno che la vorranno in casa. |
PRIMO SICARIO - |
E se dovesse ritornarti indietro? |
SECONDO SICARIO - |
Di coscienza non voglio pi sapere; fa dun un uomo un codardo. Uno non pu rubare, chessa non sia l pronta ad accusarti; uno non pu imprecare, chessa non sia l pronta a rimbeccarti; uno non pu giacersi a letto con la moglie del vicino, chessa non sia l pronta a denunciarlo. La coscienza un compunto spiritello dal volto sempre rosso di pudore, che fa il ribelle nel petto delluomo creando alluomo una massa di ostacoli. Una volta mha fatto addirittura riportare una borsa piena doro rinvenuta per caso. La coscienza riduce alla mendicit chi lospiti; la caccian tutti da citt e villaggi come una cosa piena di pericoli; ed ognuno che voglia viver bene cerca di farne a meno e di contare solo su se stesso. |
PRIMO SICARIO - |
Perdio, eccola giusto qui al mio fianco che mi vuol persuader di non ucciderlo, il duca. |
SECONDO SICARIO - |
E tu non credere a quel diavolo, chiudilo nella mente e tienlo l: lui ti si vuole intrufolare dentro per farti sospirare e niente pi. |
PRIMO SICARIO - |
Sono di buona tacca; con me non riuscir ad averla vinta. |
SECONDO SICARIO - |
Parli da valentuomo che rispetta la sua reputazione. E dunque forza, ci mettiamo allopera? |
PRIMO SICARIO - |
Tu, con il manico del tuo pugnale, gli affibbi una gran botta sulla zucca, poi lo buttiamo dentro quella botte di malvasia che sta nellaltra stanza. |
SECONDO SICARIO - |
Oh, eccellente trovata! E ne facciamo una zuppa nel vino. |
PRIMO SICARIO - |
Piano, si sveglia. |
SECONDO SICARIO - |
Colpiscilo! |
PRIMO SICARIO - |
No, prima ragioniamo un po con lui. |
CLARENZA - |
(Svegliandosi, senza accorgersi della presenza dei sicari) Custode, dove sei? Dammi del vino. |
SECONDO SICARIO - |
Ne avrete presto pi che a sufficienza, di vino, monsignore. |
CLARENZA - |
E tu chi sei? |
SECONDO SICARIO - |
Un uomo, come voi. |
CLARENZA - |
Ma non regale, come sono io. |
PRIMO SICARIO - |
N voi siete leale, come noi.([36]) |
CLARENZA - |
Tu hai voce di tuono, ma nellaspetto mi sembri modesto. |
PRIMO SICARIO - |
La mia voce del re,([37]) laspetto mio. |
CLARENZA - |
Come scuro, funereo parli tu! I tuoi occhi mi sono minacciosi; perch sei cos pallido? Chi vha mandati? Perch siete qui? |
I DUE - |
Per per |
CLARENZA - |
Assassinarmi? |
I DUE - |
Per lappunto. |
CLARENZA - |
Avete appena il coraggio di dirlo; non avrete perci quello di farlo. In che cosa vho offeso, amici miei? |
PRIMO SICARIO - |
Non noi, ma il re avete voi offeso. |
CLARENZA - |
Con lui vedr di rappacificarmi. |
PRIMO SICARIO - |
Questo mai lo potrete, monsignore. E perci preparatevi a morire. |
CLARENZA - |
E ha scelto voi, fra tanti uomini al mondo, per far assassinare un innocente? Di che sono accusato? E su che prove? Quale inchiesta, condotta legalmente, ha messo in mano ad un arcigno giudice il suo verdetto? Chi ha decretato amara morte al misero Clarenza? procedura del tutto illegale minacciarmi di pena capitale prima di sottopormi ad un processo. Io, per il sangue prezioso di Cristo, e per la redenzione in cui sperate, vingiungo di lasciare questo luogo senza alzare su me nemmeno un dito! Latto che avete in animo di compiere vi condurrebbe a dannazione certa. |
Primo sicario - |
Facciamo quanto ci stato ordinato. |
SECONDO SICARIO - |
E chi ce lha ordinato il nostro re. |
CLARENZA - |
O erronei vassalli! Il Re dei re nelle tavole dei Comandamenti ha scritto. Non commettere omicidio! Violereste il precetto del Signore per obbedire allordine dun uomo? Attenti! Chegli ha in mano la vendetta da scagliare sul capo di coloro che ardiscono violare la Sua legge. |
SECONDO SICARIO - |
E quella Egli ora scaglia su di te, spergiuro traditore ed assassino. Tu giurasti, prendendo il sacramento, di combattere per la casa Lancaster. |
PRIMO SICARIO - |
Ma traditore a Dio, hai infranto quel sacro giuramento e infitto la tua lama traditrice nelle budella del figlio del re |
SECONDO SICARIO - |
che giurasti di amare e di difendere. |
PRIMO SICARIO - |
Come puoi invocare su di noi linesorabile legge di Dio, quando tu stesso lhai s gravemente violata? |
CLARENZA - |
Ahim, per amore di chi ho io commesso quellatto malvagio? Lho fatto per Edoardo, mio fratello. Non pu mandarvi a uccidermi per questo, giacch di quel delitto non meno di me lui responsabile. Se Dio vuol castigare questa colpa, oh, lo far, sappiatelo!, in palese; non togliete dal suo braccio potente la causa del castigo; a Lui non serve di agire in modo subdolo e indiretto per togliere dal mondo chi lha offeso. |
PRIMO SICARIO - |
Chi ti fece strumento sanguinario, allora, quando trafiggesti a morte quel gagliardo germoglio, il valoroso giovine principe Plantageneto? |
CLARENZA - |
Lamor per mio fratello, il diavolo e il rabbioso mio furore. |
PRIMO SICARIO - |
Lamor per tuo fratello, ora, il nostro dovere e le tue colpe conducono noi qui per ammazzarti. |
CLARENZA - |
Oh, se davvero amate mio fratello, non odiatemi; sono suo fratello, e lamo molto. Se siete assoldati per guadagno, tornatevene indietro: vi mander da mio fratello Gloucester che son sicuro vi compenser per la mia vita, meglio che Edoardo per lannuncio di avermi dato morte. |
SECONDO SICARIO - |
In questo vingannate: vostro fratello Gloucester vi detesta. |
CLARENZA - |
Oh, no, mi vuole bene, e mi tien caro. Andate pur da lui, da parte mia. |
PRIMO SICARIO - |
Per andarci, ci andremo. |
CLARENZA - |
E ricordategli che quando il nostro augusto padre York benedisse col suo braccio glorioso i suoi tre figli e dal fondo dellanima ci comand di amarci lun con laltro, era ben lungi dallimmaginare questa nostra divisa fratellanza: dite a Gloucester di ripensare a questo, e lo vedrete piangere. |
PRIMO SICARIO - |
S, macine, come quelle che ha consigliate a noi. |
CLARENZA - |
Oh, non lo calunniate! Egli gentile. |
PRIMO SICARIO - |
S, come la gelata sul raccolto! Insomma, via, non vi fate illusioni: lui che ci ha mandato qui a sopprimervi. |
CLARENZA - |
Non pu essere. Ha pianto alla mia sorte, mha stretto fra le braccia mentre mi ripeteva singhiozzando, che avrebbe fatto tutto il suo possibile per ottener la mia liberazione. |
PRIMO SICARIO - |
Ed quello che fa ora col mandar noi a liberarvi da questa vostra schiavit terrena, per le gioie del cielo. |
SECONDO SICARIO - |
Riconciliatevi perci con Dio, perch dovete morire, signore. |
CLARENZA - |
E voi che in fondo allanima accogliete un s sacro sentimento da consigliarmi a far pace con Dio, avreste lanima tanto accecata da fare guerra a Dio, assassinandomi? Amici, riflettete: chi vha indotto a commettere questatto, vodier poi per averlo commesso. |
SECONDO SICARIO - |
E che dobbiamo fare? |
CLARENZA - |
Commuovervi, cedendo alla piet, e salvare cos le vostre anime. |
PRIMO SICARIO - |
Commuoverci? da vili, da femminucce, no! |
CLARENZA - |
E non aprirsi alla piet da bestie, da selvaggi, da diavoli dinferno. Chi di voi due, essendo figlio a un principe e privato della sua libert, comio adesso, se due assassini gli venissero avanti come voi, non li supplicherebbe per avere salva la vita? S, li implorereste, se vi trovaste nelle mie strettezze. (Al secondo sicario) Oh, amico, nel tuo sguardo mi par di scorgere un po di piet: se il tuo occhio non un adulatore bugiardo, mettiti dalla mia parte e supplica per me: dun principe che chiede lelemosina quale mendico non avr piet? |
SECONDO SICARIO - |
Guardatevi alle spalle, monsignore! |
PRIMO SICARIO - |
(Pugnalandolo) Toh, questo! E questo! E questo! E se non bastano, ti annegher nella botte di malvasia di l. |
(Esce col corpo di Clarenza a spalla) |
|
SECONDO SICARIO - |
Azione sanguinaria, e disperatamente consumata. Come vorrei poter, come Pilato, lavarmi ambo le mani, da questo nefandissimo assassinio! |
(Rientra il Primo Sicario) |
|
PRIMO SICARIO - |
Allora? Che significa? Perch non ti sei mosso a darmi mano? Perdio, il Duca lo dovr sapere da me quale fiaccone tu sei stato! |
SECONDO SICARIO - |
Potesse il Duca sapere da te che ho salvato la vita a suo fratello! Prenditi pure tu tutto il compenso, e riportagli quello che ti ho detto. Io son pentito di questo assassinio. |
(Esce) |
|
PRIMO SICARIO - |
Io no. Va, va, vigliacco! Beh, ora vado a nascondere il corpo in qualche buco fin che venga il Duca a dare lordine di sepoltura. E una volta intascato il mio compenso, me la squaglio: perch questa faccenda si scoprir, e conviene stare al largo. |
(Esce) |
ATTO SECONDO
SCENA I - Londra, sala nel palazzo reale.
Entrano RE EDOARDO, sofferente, sorretto da HASTINGS; la regina elisabetta,
dorset, rivers, BUCKINGHAM, GREY e altri.
EDOARDO - |
E cos tutto a posto: una giornata bene impiegata. Ora a voi, miei Pari, di mantenere stretta questa unione. a mantenervi in unit e concordia. Io maspetto oramai da un giorno allaltro un messaggio dal nostro Redentore che venga a liberarmi da quaggi; e salir tanto pi in pace in cielo lanima mia, se in pace avr lasciato i miei amici in terra. Rivers e Hastings, datevi la mano; non nascondete in voi sordi rancori: giurate di volervi sempre bene. |
RIVERS - |
(Offrendo la destra a Hastings che la stringe) Giuro che la mia anima purgata da odio e da rancore; ed io suggello con questa mia mano laffetto pi leale del mio cuore. |
HASTINGS - |
Cos possa venirmi tanto bene, comio giuro la stessa lealt. |
EDOARDO - |
Badate a non parlar solo per gioco davanti al vostro re, che non abbia il Supremo Re dei re a castigare la vostra finzione e a fare che ciascuno di voi due sia la fine dellaltro. |
HASTINGS - |
Quanto a me, cos marrida una benigna sorte per quanto schietto lamore che giuro. |
RIVERS - |
E cos arrida a me, per quanto schietto il mio cuore con Hastings. |
EDOARDO - |
(Alla regina) N siete voi, madama, dispensata da questo impegno, n voi, figlio Dorset,([38]); n voi, Buckingham: siete stati tutti faziosi luno contro laltro. Moglie, vogliate bene ad Hastings, porgetegli la mano da baciare, ma che non sia finzione ci che fate. |
ELISABETTA - |
(Porgendo la mano ad Hastings) Ecco, Hastings; e voglia cos il cielo far prosperare me e i miei parenti comio vorr dimenticar per sempre il nostro odio trascorso. |
EDOARDO - |
Abbracciatelo, Dorset; e voi, Hastings, vogliate bene a questo lord marchese. |
DORSET - |
Dichiaro per mia parte che questo patto damore reciproco non sar mai violato. |
HASTINGS - |
E cos io. |
(Si abbracciano) |
|
EDOARDO - |
Ed ora tu, nobilissimo Buckingham, suggella questo patto di alleanza abbracciando i parenti di mia moglie, ed allietatemi di tal concordia. |
BUCKINGHAM - |
(Alla regina) Se sar mai, che Buckingham, signora, rivolga il proprio odio a vostra grazia, segli non amer voi ed i vostri col pi sincero e doveroso affetto, Dio mi punisca facendo rivolgere su di me lodio di tutti coloro da cui pi aspetto e specialmente amore; e quando avr maggior necessit dun amico del quale io sia sicuro,([39]) questi mi si riveli infido, falso, traditore e imbottito di perfidia. Questo invoco da Dio, o mia regina, se mai dovesse intiepidirsi in me laffetto verso voi e i vostri cari. |
(Labbraccia) |
|
EDOARDO - |
Benefico cordiale, illustre Buckingham, questo tuo solenne giuramento per linfermo mio cuore. Ora non manca che lintervento del fratello nostro Gloucester, a chiudere felicemente il cerchio di codesta fausta pace. |
Entra RICCARDO([40]) |
|
Ma eccolo che viene, ed in buon punto. |
|
RICCARDO - |
Buon giorno ai miei sovrani, re e regina, e a tutti voi, nobilissimi Pari, felice giorno. |
EDOARDO - |
Felice davvero, pel modo come noi labbiamo speso. Abbiam compiuto, Gloucester, buone azioni, riconducendo in pace inimicizie, in amore reciproco vecchi odii, fra questi Pari sempre tra di loro ingiustamente gonfi di rancore. |
RICCARDO - |
Sacrosanta fatica, mio sovrano ed augusto signore. Quanto a me, se alcuno in questa nobile congrega, sulla base di falsa informazione o derroneo suo convincimento, mi creda suo nemico; o se io stesso, inconsapevolmente, o in un momento dira, abbia commesso cosa mal sopportata, io qui con lui desidero riconciliarmi e stringere amichevole pace; ch per me stare in inimicizia con qualcuno la morte, qualcosa che aborrisco; io bramo vivere in amicizia con tutti i buoni. (Alla regina) Anzitutto da voi, madama, impetro una pace sincera, che spero di sapermi guadagnare coi miei servigi di devoto suddito; da voi, mio nobile cugino Buckingham, se mai alberg astio tra noi due; da voi, lord Rivers e da voi lord Grey, che finora mavete riguardato, senza giusta ragione, con cipiglio e da voi tutti, duchi, conti, nobili e gentiluomini: proprio da tutti. Non conosco nessun Inglese vivo col quale la mia anima sia in urto pi di quanto lo sia con un infante che sia nato stanotte. E di tanta umilt ringrazio Dio. |
ELISABETTA - |
Sia per noi questo giorno, dora innanzi, giorno di festa; e voglia Dio che tutte le discordie sian composte. Mio sovrano signore, vostra altezza voglia, vi supplico, di nuovo accogliere nelle sue grazie il fratello Clarenza. |
RICCARDO - |
Madama, avrei io qui pocanzi offerto un tesoro di buoni sentimenti per vedermi cos da voi schernito davanti a questa reale presenza? Chi non lo sa che il nobil duca morto? |
RIVERS - |
Chi non lo sa che morto C qualcuno qui dentro che lo sa? |
ELISABETTA - |
O Dio che tutto vedi, che mondo questo? |
BUCKINGHAM - |
Sono anchio, lord Dorset, pallido in viso come tutti gli altri? |
DORSET - |
S, monsignore; e non c tra i presenti chi non abbia le guance scolorite.([41]) |
EDOARDO - |
Come! Morto Clarenza? Ma quellordine era stato da me poi revocato! |
RICCARDO - |
Ma egli morto, pace alla sua anima, per il primo dei vostri ordini, e quello lo rec al carcere un Mercurio alato,([42]) mentre a recare l la vostra revoca stato qualche tardigrado storpio, giusto in tempo a vederlo seppellire. Dio non voglia che altri, di meno nobilt e lealt, e pi prossimo a lui non che per sangue per pensieri di sangue su di lui, meriti peggio di quanto toccato al povero Clarenza, e ci malgrado circoli franco da ogni sospetto. |
Entra STANLEY, conte di Derby, va davanti a re e singinocchia |
|
STANLEY - |
Mio sovrano, una grazia, in nome dei servizi che vho reso! |
EDOARDO - |
Taci, ti prego; ho lanima in gran pena. |
STANLEY - |
Non mi rialzer finch laltezza vostra non mascolti. |
EDOARDO - |
Parla, allora, ma subito. Che chiedi? |
STANLEY - |
La grazia, mio sovrano, della vita di uno dei miei servi che oggi ha ucciso in rissa un gentiluomo gi al seguito del Duca di Norfolk. |
EDOARDO - |
Ed io dovrei, con questa stessa lingua che ha condannato a morte mio fratello, pronunciare la grazia ad uno schiavo? Quel mio fratello non aveva ucciso; sua colpa era soltanto il suo pensiero, e il suo castigo stato nondimeno una morte crudele. Chi ha intercesso per lui presso di me? Chi venuto, durante la mia collera, a gettarsi ai miei piedi e ad esortarmi a pi mite consiglio? Chi a parlarmi damore e fratellanza? Chi a ricordarmi che la poveranima aveva disertato il grande Warwick per venire a combattere al mio fianco?([43]) Chi a ricordarmi che sul campo, a Tewksbury quando Oxford maveva gi abbattuto, egli solo era accorso in mio aiuto gridandomi: Fratello, vivi e regna!? Chi a ricordarmi di quellaltra volta, che, al campo, stesi a terra tutti e due rischiando di morire assiderati, egli mavvilupp nei suoi vestiti, incurante di esporsi, nudo e fragile, allagghiacciante freddo della notte? Tutto questo una collera bestiale maveva delittuosamente tolto dalla memoria, e non ci fu tra voi uno che si degnasse rammentarmelo. Ma se uno dei vostri carrettieri o dei vassalli della vostra casa ha commesso, ubriaco, un omicidio, e sfigurato la preziosa immagine del nostro Redentore, eccovi subito qui inginocchiati ad implorare: Grazia, grazia!, ed io, se pure ingiustamente, ad accordarla. Ma per quel mio fratello, nessuno volle spendere parola, n io, spietato, ne spesi a me stesso in suo favore, sventurata anima! |
I pi orgogliosi tra voi hanno avuto un qualche debito di gratitudine con lui, mentrera in vita, ma nessuno venuto da me ad impetrare grazia per la sua vita! Dio Signore, la Tua giustizia, temo, chieder per questo un duro conto a me, a voi, ai miei parenti, ai vostri Andiamo Hastings, sorreggimi fino al mio gabinetto. Mio povero Clarenza! |
|
(Escono Re Edoardo sorretto da Hastings, Elisabetta, Rivers, Dorset e Grey) |
|
RICCARDO - |
Ecco i frutti dellimpetuosit: non avete notato qual pallore nei volti dei colpevoli parenti della regina, quando hanno sentito lannuncio della morte di Clarenza? Oh, lhan voluta loro quella morte, continuamente istigandovi il re. Dio ne far vendetta. Andiamo adesso a confortare Edoardo, signori, con la nostra compagnia. |
BUCKINGHAM - |
Seguiamo vostra grazia. |
(Escono tutti) |
SCENA II - Londra, altra sala nel palazzo reale.
Entra la vecchia DUCHESSA DI YORK con i due BIMBI,
maschio e femmina, figli di Clarenza.
BIMBO - |
Nonnina, nostro padre morto, vero? |
DUCHESSA - |
Ma no, bambino mio. |
BIMBA - |
Perch allora stai sempre a piangere, e a batterti il petto, e a gridare: Oh, Clarenza, povero figlio mio? |
BIMBO - |
Perch allora ci guardi e scuoti il capo, e dici: Poveri orfanelli miei?, se poi dici che nostro padre vivo? |
DUCHESSA - |
Cari miei nipotini, tutti e due mi fraintendete: io piango e mi lamento per la presente malattia del re, perch non vorrei perderlo; non piango per vostro padre; dolore sprecato piangere per qualcuno che perduto. |
BIMBO - |
Allora, nonna, con ci vieni a dire chegli morto; e di questo ci ha la colpa il re mio zio. Ma Dio far vendetta, ed io non cesser dimportunarlo a questo con ardenti mie preghiere. |
BIMBA - |
E cos io. |
DUCHESSA - |
Bambini, buoni, zitti: il re vi vuole certamente bene. Siete troppo inesperti ed innocenti perch possiate indovinar chi stato causa della morte di vostro padre. |
BIMBO - |
S, che possiamo, nonna: il buon zio Gloucester mha lui detto che il re, a ci istigato dalla sua regina, ha macchinato delle false accuse per farlo imprigionare; e nel dir questo mio zio piangeva e mi commiserava, e mi diceva povero bambino, e mha anche baciato sulla guancia. E poi mha detto di pensare a lui come a mio padre, che mavrebbe amato come se fossi stato figlio suo. |
DUCHESSA - |
Ah, che lInganno debba mascherarsi di frodo sotto s gentile forma, ed il Vizio pi nero travestirsi in s virtuosa foggia! figlio mio, purtroppo, a mia vergogna, seppur non ha succhiato dal mio seno tanta perfidia. |
BIMBO - |
Pensi allora, nonna, che lo zio simulasse? |
DUCHESSA - |
S, bambino. |
BIMBO - |
Non lo credo Ma che clamore questo? |
Entra, gemendo scarmigliata, la regina ELISABETTA; la seguono RIVERS e DORSET |
|
ELISABETTA - |
Ah, chi mimpedir, povera me, di lamentarmi e piangere e imprecare alla mia malasorte, e infliggermi da me tutti i tormenti? Voglio allearmi alla disperazione contro lanima mia, e diventar nemica di me stessa! |
DUCHESSA - |
Che significa adesso questa scena dincivile scomposta intemperanza? |
ELISABETTA - |
la scena finale di un atto([44]) di mortifera violenza: Edoardo, il mio signore, il figlio tuo, il nostro re, morto! Oh, perch i rami seguitano a crescere, se la radice dellalbero morta? Perch non avvizziscono le foglie, se non ricevon pi linfa dal tronco? Chi vuol vivere, pianga; chi vuol morire, muoia, e che sia subito, s che lanime nostre a volo dala raggiungano lanima del re, e da obbedienti sudditi la seguano nel nuovo regno delleterna notte. |
DUCHESSA - |
Io prendo tanta parte al tuo dolore per quanti titoli potei vantare sul tuo nobile sposo.([45]) Anchio ho pianto la morte, come te, dun degno sposo, e mha tenuto in vita poterne contemplare nei suoi figli riflessa la sua immagine vivente. Ma la maligna sorte ha frantumato quei due specchi del suo regal sembiante; e non mi resta, ad unico conforto, che uno specchio di vetro che mi provoca solo altra tristezza nel vedervi riflesso il mio squallore. Tu sei vedova ora, ma sei madre, e ti rimane il conforto dei figli: la morte a me ha strappato dalle braccia il marito, ed ha tolto dalle mani, queste deboli mani, le mie grucce, Clarenza ed Edoardo. Oh, quante pi ragioni non ho io di soverchiar coi miei i tuoi lamenti, le tue con le mie grida, il tuo dolore essendo solo la met del mio! |
BIMBO - |
(A Elisabetta) Ah, zia, tu non hai pianto per la morte di nostro padre; e noi come possiamo unirci alle tue lacrime con le lacrime nostre di nipoti? |
BIMBA - |
Il nostro smarrimento di orfanelli rimasto da te incommiserato, resti perci da noi illacrimato il tuo duolo di vedova. |
ELISABETTA - |
Non chiedo aiuto di lamentazioni; non sono sterile dal partorire sospiri e lacrime; tutte le fonti versino nei miei occhi il loro flusso, chio, dallumida luna governata, possa a mia volta versar tante lacrime da sommergere il mondo Ah, mio signore, Edoardo, mio diletto! |
I DUE BIMBI - |
Ah, padre nostro, nostro amato Clarenza! |
DUCHESSA - |
Ah, luno e laltro, il mio Edoardo ed il mio Clarenza! |
ELISABETTA - |
Qual sostegno, allinfuori di Edoardo, noi avevamo? Ed ora non c pi. |
I DUE BIMBI - |
Qual sostegno, allinfuori di Clarenza, noi avevamo? Ed ora non c pi. |
DUCHESSA - |
Quali sostegni, fuor di loro due, avevo io? E non ci sono pi. |
ELISABETTA - |
Mai vedova soffr pi grave perdita. |
I DUE BIMBI - |
Mai soffrirono due orfanelli pi grave perdita. |
DUCHESSA - |
Mai soffr madre pi grave perdita. Io son la madre, di tutti questi lutti; i lor dolori sono ripartiti, il mio li abbraccia tutti. Ella piange un Edoardo, ed io lo stesso; ma io piango un Clarenza, ed ella no; Clarenza pianto da questi bambini, ed io piango Clarenza insieme a loro, ma io piango Edoardo, e loro no. Ahim, voi riversate tutti insieme sovra di me, tre volte addolorata, le lacrime di tutti gli occhi vostri. Son la nutrice del vostro dolore, e ve lo nutrir coi miei lamenti. |
DORSET - |
Coraggio, madre: spiace molto a Dio chi riceve con tanta malagrazia quello chEgli ci manda. In questo mondo noi chiamiamo ingrato chi ripaga di malavoglia un debito che largito gli fu graziosamente da mano generosa; tanto pi ingrato chi si oppone a Dio quando Egli chieda la restituzione del regal prestito che ci ha largito.([46]) |
RIVERS - |
Signora, adesso, da madre amorosa, pensate al principino vostro figlio. Fatelo venir qui senzaltro indugio,([47]) perch sia senza indugio incoronato; in lui vive il conforto di noi tutti. Seppellite il dolore disperato nella tomba dellEdoardo morto, e piantate le gioie di domani sopra il trono dellEdoardo vivo. |
Entrano RICCARDO, BUCHINGHAM, STANLEY, HASTINGS e RATCLIFF |
|
RICCARDO - |
Cognata, fate cuore; abbiam tutti motivo di compiangere lo spegnersi del nostro fulgido astro, ma nessuno rimedia ai propri mali con il piangersi sopra. (Alla Duchessa) Oh, madama mia madre, perdonatemi, non vi avevo notata, vostra grazia! Umilmente in ginocchio, vimploro di volermi benedire. |
(Singinocchia. La Duchessa gli pone una mano sul capo) |
|
DUCHESSA - |
Che Dio ti benedica, nel tuo cuore e infonda nel tuo cuore mansuetudine, umilt, amore, carit, obbedienza e fedelt al dovere. |
RICCARDO - |
Cos sia. (A parte, rialzandosi) e mi dia buona morte a tarda et: questa la rituale conclusione della benedizione duna madre. Chi sa perch se l dimenticata |
BUCKINGHAM - |
Voi, principi, che siete scuri in volto, e voi, Pari, che avete il cuore in doglio, e che portate insieme il grave carico di questo lutto, trovi ora conforto ciascun di voi nellaffetto dellaltro. Bench il nostro raccolto con questo re sia stato consumato, ora ci resta da far maturare quello del figlio. Lastioso bubbone dei vostri cuori traboccanti dodio test inciso, sanato e ricomposto, deve ora nobilmente esser protetto e accudito, che non si formi pi Sarebbe conveniente, a mio giudizio, che con piccola scorta il giovin principe sia prelevato subito da Ludlow e ricondotto a Londra per esser qui incoronato re. |
RIVERS - |
Perch con piccola scorta, Lord Buckingham? |
BUCKINGHAM - |
Eh, mio signore, perch se son molti non sabbia a riaprire la ferita, test rimarginata, del rancore; ci che sarebbe tanto pi nefasto quanto pi giovane e ingovernato il nostro Stato. Dove ogni cavallo dispone della briglia a suo talento e pu correre dove pi gli aggrada, occorre prevenire, a mio giudizio, tanto il male futuro che il presente, gi in atto e manifesto. |
RICCARDO - |
La mia speranza che il patto di pace fra tutti noi dal re patrocinato, sia saldo e fermo in tutti, com in me. |
RIVERS - |
E in me, e cos credo in tutti noi. Tuttavia, poich esso ancora verde, sarebbe bene non venisse esposto al pericolo dessere violato; il che potrebbe esser favorito dalla presenza di una grossa scorta. Perci concordo col nobile Buckingham sullopportunit di dare al principe, nel prelevarlo, una piccola scorta. |
HASTINGS - |
Sono daccordo anchio. |
RICCARDO - |
Come volete. Andiamo allora a designare insieme chi si dovr recar subito a Ludlow. Signora madre, e voi, cara cognata, non vorreste venire a consigliarci in questa scelta? |
ELISABETTA e DUCHESSA - |
Molto volentieri. |
(Escono tutti meno Buckingham e Gloucester) |
|
BUCKINGHAM - |
Monsignore, per carit di Dio, chiunque debba andare incontro al principe, noi due non sha da rimanere a casa. Perch lungo la strada, io, come prologo a tutta la faccenda di cui abbiam parlato ultimamente, far in modo di allontanar dal principe i parenti della regina. |
RICCARDO - |
O Buckingham! O tu altro me stesso! O concistoro dei miei pensieri, oracolo, profeta, caro cugino! Mi far guidare da te per mano, come un fanciullino. A Ludlow! noi indietro non si resta! |
(Escono) |
SCENA III - Londra, una strada.
Entrano, incontrandosi, DUE CITTADINI, uno quasi correndo.
PRIMO CITTADINO - |
Buongiorno, vicinante! Che cos che vi chiama in tanta fretta? |
SECONDO CITTADINO - |
Nemmeno io lo so, ve lo confesso.([48]) Avete udito la grande notizia? |
PRIMO CITTADINO - |
Che il re morto? S. |
SECONDO CITTADINO - |
Brutta notizia, per la Vergine Santa! sempre raro che segua il meglio.([49]) Si sta preparando, ho gran paura, un mondo squinternato. |
Entra un TERZO CITTADINO |
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TERZO CITTADINO - |
Che Dio vi mandi salute, vicini! |
PRIMO CITTADINO - |
E mandi a voi un buon giorno, signore. |
TERZO CITTADINO - |
vera la notizia della morte del buon re Edoardo? |
SECONDO CITTADINO - |
Vera, s, purtroppo; e Dio ci aiuti. |
TERZO CITTADINO - |
Allora, prepariamoci, maestri, a vivere in un mondo turbolento. |
PRIMO CITTADINO - |
No, non lo credo; per grazia di Dio, c suo figlio a regnare. |
TERZO CITTADINO - |
Misera quella terra il cui governo si trova nelle mani di un bambino. |
SECONDO CITTADINO - |
Una speranza di governo c comunque in lui: nella minore et attraverso il Consiglio di reggenza, e, quando avr egli stesso maturato la sua et, governer da solo, e governer bene, senza dubbio. |
PRIMO CITTADINO - |
Cos venne a trovarsi il nostro Stato, quando, in et di nove mesi appena, fu incoronato re Enrico VI, a Parigi.([50]) |
TERZO CITTADINO - |
Cos? No, no, signori, e lo sa Dio; ch allora questa terra era famosa per la sua abbondanza di gravi ed avveduti consiglieri di politica; e il re teneva al fianco zii virtuosi a proteggere sua grazia. |
PRIMO CITTADINO - |
Eh, quanto a zii, anche questo ce nha, sia da parte di padre che di madre. |
TERZO CITTADINO - |
Meglio sarebbe se li avesse tutti dalla parte del padre, o che dal padre non ne avesse punto: perch adesso la gelosia tra loro a chi pi sta pi vicino al giovin re ci toccher fin troppo da vicino tutti quanti, se Dio non lo previene. Ah, che grosso pericolo per questo quel Duca di Gloucester! E che boria e arroganza hanno i parenti della regina, suoi figli e fratelli! Se costoro, non che stare al governo, fossero governati, questa terra da malata che , ritornerebbe ad essere in salute come prima. |
PRIMO CITTADINO - |
Via, via, che noi temiamo sempre il peggio! Tutto sar per bene. |
TERZO CITTADINO - |
Quando compaiono nubi di pioggia, i saggi indossano la palandrana; quando cadono le pi grosse foglie, linverno l; quando tramonta il sole chi non saspetta il buio della notte? I temporali fuori di stagione di solito prometton carestia. Tutto potr andar bene; ma se vero che Dio ha decretato sia cos, sar pur pi di quanto meritiamo, o di quanto io possa prevedere. |
SECONDO CITTADINO - |
Per la gente piena di paura, in cuor suo; e non c quasi persona con cui si parli, che non si dimostri tutta preoccupata e impaurita. |
TERZO CITTADINO - |
Sempre stato cos, alla vigilia di rivolgimenti. La gente avverte, per divino istinto, nellintimo, il pericolo imminente, cos come vediamo, nel palese, bollir londa del mare prima duna burrasca fragorosa. Ma lasciamo ogni cosa in mano a Dio Dove stavate andando? |
SECONDO CITTADINO - |
In tribunale. Siamo stati citati avanti ai giudici. |
TERZO CITTADINO - |
E cos io. Vi terr compagnia. |
(Escono) |
SCENA IV - Londra, sala nel palazzo reale.
Entrano lARCIVESCOVO DI YORK, il giovane DUCA DI YORK,
la regina ELISABETTA, e la DUCHESSA di YORK.
ARCIVESCOVO - |
La scorsa notte, da quanto ho saputo, ha fatto sosta presso Stony-Stratford; e questa notte dormir a Northampton; saranno qui domani o doman laltro. |
DUCHESSA - |
Bramo con tutta lanima di rivedere il principino Edoardo; sar molto cresciuto, come penso, da quellultima volta che lho visto. |
ELISABETTA - |
Mi si dice di no; mio figlio qui pare che labbia quasi superato nella crescita. |
YORK - |
S, mamma, cos, ma vorrei che non fosse. |
DUCHESSA - |
E perch mai, caro nipote mio? bello crescere. |
YORK - |
Nonna, una sera cheravamo a cena, lo zio Rivers, parlando allo zio Gloucester, appunto gli diceva come io crescessi meglio che non mio fratello, e quello gli rispose: Gi, lerbe piccole hanno bellezza; le grosse erbacce crescono pi presto. E da allora ho pensato chera male per me crescere tanto prestamente, perch i bei fiori vengono su lenti, le erbacce crescono in fretta. |
DUCHESSA - |
Alla faccia! Per la massima non s avverata in colui che lha adattata a te! Perch quandera piccolo, tuo zio era la pi striminzita creatura, cos stenta e tardiva nel suo crescere che se mai quel suo detto fosse vero, oggi sarebbe un fiore di bellezza. |
ARCIVESCOVO - |
E tale senza dubbio, mia signora. |
DUCHESSA - |
Vorrei bene sperarlo anchio, signore; ma lasciate alle madri i loro dubbi |
YORK - |
Ah, se di ci mi fossi ricordato in quel momento, glielavrei suonata a sua grazia mio zio una stoccata sopra il suo crescere, ben pi sonora di quella da lui data sopra il mio! |
DUCHESSA - |
E che gli avresti detto, piccolo York? Sentiamolo, ti prego. |
YORK - |
Diamine, dicon tutti che mio zio cresciuto cos rapidamente che gi due ore dopo essere nato, si sgranocchiava una crosta di pane, e a me ci sono occorsi ben due anni prima che mi spuntasse il primo dente. Penso sarebbe stato questo, nonna, un frizzo ben mordace, non ti pare? |
DUCHESSA - |
Chi te lha raccontato, tesoruccio? |
YORK - |
La sua nutrice, nonna. |
DUCHESSA - |
La nutrice? Ma morta che non eri ancora nato. |
YORK - |
Me lavr detta allora qualcun altro. |
ELISABETTA - |
Che bambino terribile! Va, va malizioso! |
DUCHESSA - |
Buona signora, no, non siate s severa col ragazzo! |
ELISABETTA - |
Le pareti hanno orecchi in questa casa. |
Entra un MESSO |
|
ARCIVESCOVO - |
Un messaggero. Che notizie porti? |
MESSO - |
Ah, tali, monsignore, che a riferirle mi fa male al cuore. |
ELISABETTA - |
Il principe sta bene? |
MESSO - |
Lui s, signora, in ottima salute. |
DUCHESSA - |
E allora, quali son le tue notizie? |
MESSO - |
Lord Rivers e lord Grey spediti a Pomfret,([51]) e con loro lord Vaughan, in prigione. |
DUCHESSA - |
Per ordine di chi? |
MESSO - |
Per ordine dei due potenti duchi di Gloucester e di Buckingham, signora. |
DUCHESSA - |
E la ragione? |
MESSO - |
Vostra grazia, io vho riportato quello che sapevo; del resto non so nulla. |
ELISABETTA - |
Oh, me meschina! Vedo la rovina della mia casa! La tigre ha ghermito coi suoi artigli il tenero cerbiatto. La bieca tirannia comincia ora ad allungar le mani sopra un trono innocente e incapace di difendersi; vedo, come segnata su una mappa, la nostra fine. |
DUCHESSA - |
Giorni maledetti, tormentose continue discordie! Quanti di voi hanno visto i miei occhi! Mio marito, per ottenere il trono, ha perduto la vita; i figli miei, tante volte innalzati e ricaduti, sono stati per me lacrime e gioie nellalternanza delle lor fortune; e una volta assestati, vincitori, si fan tra loro guerra, da fratello a fratello, sangue a sangue,([52]) |
da s a se stessi! O insensata discordia, smetti questa dannata tua violenza, o chio muoia, Signore, per mai pi rivedere questa terra! |
|
ELISABETTA - |
Vieni, ragazzo mio, vieni con me; andiamo a rifugiarci al santuario.([53]) Addio, signora. |
DUCHESSA - |
Aspetta, vengo anchio. |
ELISABETTA - |
Perch? Voi non ne avete alcun motivo. |
ARCIVESCOVO - |
Andateci anche voi, s, vostra grazia, e raccogliete l le vostre robe ed il vostro tesoro. (A Elisabetta) Per parte mia, graziosa mia signora, io riconsegner in vostre mani il sigillo di cui sono custode;([54]) e mi riservi Iddio lo stesso bene chio auspico per voi e per i vostri. Vaccompagno al santuario. Incamminiamoci. |
(Escono) |
ATTO TERZO
SCENA I - Londra, una strada.
Trombe. Entrano il giovane principe EDOARDO, i duchi RICCARDO DI GLOUCESTER e BUCKINGHAM; poi CATESBY, il CARDINALE BOURCHIER e altri
BUCKINGHAM - |
Benvenuto, bel principe, a Londra, la vostra capitale. |
RICCARDO - |
Benvenuto tra noi, caro cugino, signor dei miei pensieri. La fatica del viaggio vha stancato, e reso triste, vedo. |
EDOARDO - |
Non il viaggio, ma le contrariet del viaggio, zio, me lhan reso tedioso, e faticoso; e avrei voluto fossero pi zii ad accogliermi qui.([55]) |
RICCARDO - |
Mio dolce principe la candida innocenza dei vostri anni non s ancor tuffata nelle insidie ingannevoli della societ, n sa ancora distinguere, in un uomo, altro che lesteriore sua apparenza, la quale, Dio lo sa, di rado o mai saccorda col colore del suo animo. Gli zii di cui sentite la mancanza son persone malfide; vostra grazia prest sempre un orecchio compiaciuto alle loro parole zuccherate, senza mai avvedersi del veleno chessi avevano in cuore. Dio vi voglia proteggere da loro, e da falsi parenti come loro. |
EDOARDO - |
Dio mi protegga da parenti falsi ma quelli non lo erano. Lo so. |
Entra il LORD MAYOR di Londra con seguito |
|
RICCARDO - |
Il sindaco di Londra, mio signore, viene a rendervi omaggio. |
LORD MAYOR - |
Dio salvi vostra grazia, e vi conceda salute e letizia. |
EDOARDO - |
Grazie, mio buon signore, e grazie a tutti. In verit, mi sarei aspettato che mia madre con mio fratello York, mi fossero venuti ad incontrare lungo la strada. Vergogna, quellHastings, che poltrone, che non mi torna a dire sessi verranno o no! |
Entra Lord HASTINGS |
|
BUCKINGHAM - |
Eccolo, appunto, il nostro lord, e tutto trasudato. |
EDOARDO - |
Oh, finalmente! Verr nostra madre? |
Hastings - |
Sua grazia la regina vostra madre con il Duca d York vostro fratello si sono rifugiati nel santuario, per qual ragione, Dio lo sa, non io. Il giovinetto sarebbe venuto volentieri con me ad incontrarvi, ma sua madre lha trattenuto a forza. |
BUCKINGHAM - |
Che maniera! Vergogna! Un comportarsi subdolo e sgarbato. Lord Cardinale, vuole vostra grazia andar dalla regina e persuaderla che mandi subito il Duca di York a salutare il regal suo fratello? E se rifiuta, andate voi, Lord Hastings, col Cardinale, e strappatelo a forza dalle gelose braccia della madre. |
CARDINALE - |
Monsignore di Buckingham, se sapr la mia debole eloquenza strappare il Duca di York dalla madre, aspettatelo pure qui fra poco; ma sella si mostrasse irremovibile allumili mie suppliche, non voglia Dio che osiamo profanare il sacro privilegio del santuario. Io non mi macchierei dun tal peccato per tutto loro di questo paese. |
BUCKINGHAM - |
Questa , da parte vostra, monsignore, una caparbia troppo irragionevole, legata a cerimonie daltri tempi. Ponderate la cosa nello spirito pi grossolano della nostra et. Voi non profanerete il santuario portando via il duca da quel luogo: il diritto dasilo un beneficio sempre concesso a chi lha meritato con la propria condotta, ed a coloro che furono solerti a reclamarlo. Questo principe n lha reclamato, n ha compiuto alcunch di meritevole; e dunque, a parer mio, non pu godere del diritto. Portando via di l uno ch come se non stesse l, non violerete nessun privilegio n alcuna legge scritta. Finora ho sempre saputo di uomini con diritto dasilo in santuario, mai di bambini con quel beneficio. |
CARDINALE - |
Per una volta tanto, monsignore, marrender alla vostra opinione. Andiamo; Hastings venite con me? |
HASTINGS - |
Eccomi, monsignore. |
EDOARDO - |
Fate al pi presto, gentili signori. |
(Escono il Cardinale e Hastings) |
|
Zio Gloucester, se verr nostro fratello, ditemi, dove dovremo risiedere finch io non sia stato incoronato? |
|
RICCARDO - |
Dove pi piacer a vostra altezza; se posso darvi un consiglio, per, vostra altezza dovrebbe, un giorno o due, riposare alla Torre; poi, dove meglio vi sar gradito e sar ritenuto meglio adatto alla vostra salute e al vostro svago. |
EDOARDO - |
La torre il luogo che men dogni altro mi gradisce. stato Giulio Cesare a costruirla, vero, mio signore? |
RICCARDO - |
S, vostra grazia, lui vi dette inizio, ma da allora, nei secoli seguenti, lhanno ricostruita. |
EDOARDO - |
dato storico, o tradizione da secolo a secolo che labbia fatta lui? |
RICCARDO - |
dato storico, mio grazioso signore.([56]) |
EDOARDO - |
Ma diciamo, signore, che non esista nessun documento: la verit dovrebbe sempre vivere dalluno allaltro secolo trasmessa ai posteri con la parola fino al d della fine generale. |
RICCARDO - |
(A parte) Cos giovani, eppure cos saggi, dicono che non abbian vita lunga |
EDOARDO - |
Che dite, zio? |
RICCARDO - |
Dicevo che la fama, pur senza documentazione scritta, vive a lungo. (A parte) Cos, allo stesso modo del personaggio dellIniquit, quando viene rappresentato il Vizio, io moralizzo con i doppi sensi.([57]) |
EDOARDO - |
Quel Giulio Cesare fu un uomo illustre: con quel che il suo valore di soldato arricch la sua mente, la sua mente poi ne arricch il valore; sicch la morte non pu conquistare questo genere di conquistatori. Vi voglio dire una cosa, zio Buckingham |
BUCKINGHAM - |
Che cosa, vostra grazia? |
EDOARDO - |
Che se vivo tanto da diventare un uomo adulto, voglio riconquistare allInghilterra gli antichi suoi diritti sulla Francia, o morir da soldato, cos come da re avr vissuto. |
RICCARDO - |
(A parte) Annuncia corta estate una troppo precoce primavera. |
Rientrano HASTINGS e il CARDINALE con il giovane DUCA DI YORK. |
|
BUCKINGHAM - |
Oh, ecco il giovane duca di York, giunge a buon punto! |
EDOARDO - |
Riccardo di York! Come sta il nostro caro fratellino? |
YORK - |
Sto bene, mio sovrano riverito: ora cos che ti debbo chiamare, vero? |
EDOARDO - |
S, fratello, a mio rammarico, non minore del tuo; ch troppo presto ci ha lasciato colui cui questo titolo avrebbe ben potuto ancor spettare, e che ha perduto, dopo la sua morte, molto della regale sua maest. |
RICCARDO - |
Ebbene, come sta nostro nipote, il nobilissimo Duca di York? |
YORK - |
Grazie, cortese zio. Oh, monsignore, mi ricordo che mi diceste un giorno che le malerbe crescon molto in fretta: ebbene, il principino mio fratello cresciuto assai pi di me. |
RICCARDO - |
vero. |
YORK - |
Che vuol dire, che egli una malerba? |
RICCARDO - |
Nipote bello, ma che mi fai dire? |
YORK - |
Capisco: a lui dovete pi riguardo. |
RICCARDO - |
Egli mi pu comandar da sovrano; tu puoi su me quel che puole un parente. |
YORK - |
Zio, per favore, dammi quel pugnale. |
RICCARDO - |
Il mio pugnale? Volentieri, caro. |
EDOARDO - |
Che fai, fratello, chiedi lelemosina? |
YORK - |
Al mio nobile zio, che son certo non me la negher; anche perch non che una bazzecola, e a donarla non che costi molto. |
RICCARDO - |
Doni ben pi importanti son pronto a fare al mio caro nipote. |
YORK - |
Dono pi grande? Oh, anche la spada? |
RICCARDO - |
E perch no? Se fosse pi leggera, mio gentile nipote. |
YORK - |
Ah, vedo allora che vi mostrate solo ben disposto a separarvi da cose leggere, ma neghereste doni pi pesanti a un mendicante che ve ne chiedesse. |
RICCARDO - |
(Mostrando la spada) Questa, per vostra grazia, un po troppo pesante da portare. |
YORK - |
Le darei ugualmente scarso peso, anche se fosse ancora pi pesante. |
RICCARDO - |
Eppoi, perch vorresti la mia spada, piccolo? |
YORK - |
Per potervi dire un grazie, come quello con cui chiamate me. |
RICCARDO - |
Cio a dire? |
YORK - |
Piccolo. |
EDOARDO - |
A mio fratello York piace molto giocar con le parole. Vostra grazia ha imparato a sopportarlo. |
YORK - |
Sopportarmi portarmi sopra a lui? Zio, lavete sentito? Mio fratello si fa gioco di noi: io son piccolo come uno scimmiotto, e voi, secondo lui, mi dovreste portare sulle spalle! |
BUCKINGHAM - |
Che spirito sottile, il giovinetto! Con graziosa accortezza, rivolge su se stesso il proprio scherno, per mitigar quello fatto allo zio. Davvero straordinario! Cos giovane eppur cos sagace! |
RICCARDO - |
(A Edoardo) Mio signore, vogliamo proseguire? Io e il mio bravo cugino Lord Buckingham ora andremo a pregare vostra madre di venire alla Torre ad incontrarvi e darvi il benvenuto. |
YORK - |
Che! alla Torre? State andando alla Torre, mio signore? |
EDOARDO - |
Cos ha deciso il mio Lord Protettore. |
YORK - |
Io l non ci potr dormir tranquillo. |
EDOARDO - |
Perch, di che dovresti aver paura? |
YORK - |
Eh, dello spettro dello zio Clarenza, chi sa come adirato! proprio l che stato assassinato, me lha detto la nonna. |
EDOARDO - |
Gli zii morti a me non fan paura. |
RICCARDO - |
Nemmeno vivi, spero? |
EDOARDO - |
Dei vivi spero non aver cagione daver paura. Ma andiamo, signori: pensando a loro, con un peso al cuore, io mavvio alla Torre. |
(Fanfara. Escono Edoardo, York, e tutti gli altri tranne Riccardo, Buckingham e Catesby) |
|
BUCKINGHAM - |
Non credete, signore, che quel pettegolino dello York sia stato dalla sua subdola madre istigato a insultarvi ed a schernirvi, come ha fatto, in maniera s offensiva? |
RICCARDO - |
Ah, s, senza alcun dubbio. Oh, un bambino pestifero: sagace, temerario, precoce, intelligente, tutto sua madre, dalla testa ai piedi. |
BUCKINGHAM - |
Beh, lasciamoli andare Senti, Catesby: tu ci hai fatto solenne giuramento sia di tradurre in atto i nostri piani, sia di serbare un geloso segreto su ci di cui tabbiamo messo a parte. Adesso ne conosci le ragioni che tabbiam detto nel venire qui. Che ne pensi? Sar facile o no guadagnare Lord Hastings allidea di porre noi questo nobil duca sul trono di questisola famosa? |
CATESBY - |
Quello talmente affezionato al principe, per lamor che portava al di lui padre, che sar impossibile convincerlo a far cosa che sia contro di lui. |
BUCKINGHAM - |
E Stanley? Che ne pensi, ci star? |
CATESBY - |
Far in tutto e per tutto come Hastings. |
BUCKINGHAM - |
Bene, allora non c altro da dire: va tu, mio bravo Catesby, da Hastings, e vedi, un po alla larga, di sondarlo su come prenderebbe il nostro piano; invitalo alla Torre per domani al Consiglio che sar l adunato per parlare dellincoronazione. Se lo trovassi appena disponibile, farai del tutto per incoraggiarlo, e gli esporrai tutti i nostri argomenti; se invece si mostrasse irremovibile, gelido, riluttante, mal disposto, fa lo stesso anche tu: piantalo l, e vieni a riferirci il suo pensiero. Domani noi terremo due Consigli, divisi uno dallaltro, ed in ciascuno tu avrai gran parte. |
RICCARDO - |
Salutalo, lord Williams, da mia parte, Catesby, e digli, che la vecchia cricca dei suoi nemici pi pericolosi avr domani, al castello di Pomfret, il suo salasso. E di a monsignore che a festeggiar questa lieta novella dia un bacio di pi a Madama Shore.([58]) |
BUCKINGHAM - |
Vedi, buon Catesby, di sbrigar bene questa faccenda. |
CATESBY - |
Va bene, signori, con tutta la mia buona volont. |
RICCARDO - |
Allora ci farai sapere, Catesby, prima che andiamo a letto? |
CATESBY - |
S, signore. |
RICCARDO - |
A Crosby Place. Ci raggiungerai l. |
(Esce Catesby) |
|
BUCKINGHAM - |
Che fare, monsignore, se Lord Hastings mostrasse di non esser disponibile ai nostri piani? |
RICCARDO - |
Tagliargli la testa; e poi vedremo. E quando sar re, per te reclama la contea di Hereford con tutti i beni mobili gi posseduti dal re mio fratello. |
BUCKINGHAM - |
Non mancher, graziosa maest, di reclamar da voi questa promessa. |
RICCARDO - |
E la vedrete mantenuta in pieno, da parte mia, col massimo piacere. Venite, andiamo a cena un po per tempo affinch poi possiamo digerire le nostre trame pi comodamente. |
(Escono) |
SCENA II - Davanti alla casa di Lord Hastings
Entra un MESSO e bussa alla porta
MESSO - |
Signore! Monsignore! |
HASTINGS - |
(Da dentro) Chi alla porta? |
MESSO - |
Da parte di Lord Stanley. |
Entra HASTINGS, aprendo la porta |
|
HASTINGS - |
Che ore sono? |
MESSO - |
Sul tocco delle quattro. |
HASTINGS - |
Ma Lord Stanley non riesce dormire in queste notti di tedio, eh? |
MESSO - |
Pare di no, signore, da quel che manda a dirvi per mio mezzo. Prima di tutto invia il suo saluto a vostra signoria. |
HASTINGS - |
Bene. E poi? |
MESSO - |
Poi fa sapere a vostra signoria che stanotte ha sognato un cinghiale che gli strappava lelmo.([59]) Vi fa sapere inoltre che oggi si terranno due Consigli separati, e che in uno pu decidersi qualcosa che potr far male a voi, come nellaltro a lui. Perci mi manda da voi per sapere se vostra signoria non sia disposta ad inforcare subito un cavallo, e al galoppo volare, insieme a lui, a spron battuto verso settentrione, per schivare un pericolo, chegli sente in cuor suo come imminente. |
HASTINGS - |
Compare, va, torna dal tuo padrone e digli che per s non tema nulla dai due Consigli; in uno sar io insieme con suo onore, nellaltro c il mio buon amico Catesby, e nulla vi pu essere deciso che ci tocchi, chio non ne sia avvertito. Digli che i suoi timori sono campati in aria ed infondati. E quanto ai sogni, son meravigliato chegli sia tanto ingenuo da credere agli scherzi degli incubi notturni. Fuggire dal cinghiale senzessere inseguiti dalla bestia, come aizzare questa ad inseguirti, mentressa non aveva alcuna voglia di cacciar preda. Va, di al tuo padrone di levarsi e venire qui da me; insieme poi ce nandremo alla Torre, dove il cinghiale, comegli vedr, ci tratter nel modo pi cortese. |
MESSO - |
Vado, signore. Gli dir cos. |
(Esce) |
|
Rientra CATESBY |
|
CATESBY - |
Mille buongiorno al mio degno signore. |
HASTINGS - |
Buongiorno, Catesby. Diggi in faccende? Ebbene, che notizie, che notizie su questo nostro traballante Stato? |
CATESBY - |
Avete detto bene, monsignore: veramente un mondo traballante, e che non star mai ben ritto in piedi finch Riccardo non avr sul capo la ghirlanda del regno. |
HASTINGS - |
La ghirlanda? Forse intendevi dire la corona? |
CATESBY - |
Appunto, mio signore. |
HASTINGS - |
Mi far scoronare dalle spalle questa mia, di corona,([60]) avanti di veder s mal piazzata la corona del regno. Pensi davvero chegli miri a tanto? |
CATESBY - |
Oh, s, per la mia vita. E spera, pure, di trovarvi tra i primi di sua parte a fargliela ottenere; e a tal proposito vi manda questo gradevole annuncio: oggi i vostri nemici, i parenti della regina, a Pomfret, saran decapitati. |
HASTINGS - |
Non mi coprir certo di gramaglie per tale annuncio, perch quella gente m stata sempre ostile. Ma chio dia voce a sostener Riccardo per escluder gli eredi del mio re dalla legittima lor successione, Dio sa che questo non lo far mai, a costo della vita. |
CATESBY - |
Iddio conservi vostra signoria in questi nobili proponimenti. |
HASTINGS - |
Ma vorr ancor pur ridere di cuore, a un annetto da qui, di tutti quelli che mhanno messo in odio al mio signore, se vivr tanto da poter assistere alla loro rovina. Intanto, Catesby, prima che il tempo mabbia fatto vecchio daltre due settimane, faccio conto di far fare bagaglio([61]) a qualcun altro che a tuttoggi nemmeno se laspetta. |
CATESBY - |
Brutta cosa, grazioso mio signore, morire quando non si preparati e non ce lo si aspetta. |
HASTINGS - |
Oh, s, mostruoso! E cos di Rivers, Vaughan, Grey: e sar daltri, come tu ed io, che si ritengono ora al sicuro, perch, come tu sai, noi siamo cari al cuore di Riccardo e Lord Buckingham. |
CATESBY - |
Di voi fanno gran conto questi principi. (A parte) S, quello di vedere la sua testa infissa in cima al Ponte.([62]) |
HASTINGS - |
Lo so. E me lo son ben meritato. |
Entra Lord STANLEY |
|
Oh, venite, venite! Ma, mio uomo, dov il vostro spiedo da cinghiale? Voi avete paura del cinghiale, e andate in giro cos disarmato? |
|
STANLEY - |
Buon giorno, mio signore; buongiorno, Catesby. Scherzate pure, ma a me questi Consigli separati non vanno a genio, per la Santa Croce! |
HASTINGS - |
Amico, la mia vita mi sta a cuore quanto la vostra a voi. E, vassicuro, dacch sono al mondo, mai m stata preziosa come adesso. Se non sapessi dessere al sicuro, credete voi che me nandrei in giro glorioso e trionfante come faccio? |
STANLEY - |
Quei signori che son rinchiusi a Pomfret erano ben sereni ed esultanti allorch cavalcarono da Londra, e pensavano dessere al sicuro. E infatti non avevano motivo di diffidare; eppure, ecco, vedete, come in s poco tempo per loro il cielo s rannuvolato. Questa improvvisa pugnalata dodio minsospettisce molto; voglia Dio che il mio timore si dimostri vano. Ci avviamo alla Torre? giorno fatto. |
HASTINGS - |
Andiamo, andiamo, eccomi con voi. Sapete, monsignore: oggi quei lords dei quali parlavate saran decapitati. |
STANLEY - |
Per la loro lealt alla corona, essi avrebbero invece pi diritto di conservar la testa sulle spalle che non abbiano di portare in testa i lor cappelli quelli che li accusano.([63]) Ma andiamo, monsignore, incamminiamoci. |
Entra un MESSO DEL TRIBUNALE([64]) |
|
HASTINGS - |
Andate pure avanti. Vi raggiungo. Voglio parlare con questo bravuomo. (Escono Stanley e Catesby) |
Felice dincontrarti, caro amico. Come ti va la vita? |
|
MESSO - |
Tanto meglio dacch vossignoria si degna domandarmelo. |
HASTINGS - |
Ti dir, amico, che anche per me va meglio che non quando tincontrai lultima volta qui; ero condotto in quel momento in carcere alla Torre per ordine del re, su istigazione dei famigliari della sua regina; ma ora quegli stessi miei nemici - te lo dico, ma tienilo per te - son messi a morte, e la mia condizione migliore di quanto fosse prima. |
MESSO - |
Che Dio ve la conservi, vostro onore, per vostra gioia e bene. |
HASTINGS - |
Grazie, amico. Toh, prendi, e bevici alla mia salute. |
(Gli getta una borsa) |
|
MESSO - |
Ringrazio vostro onore. |
(Esce) |
|
Entra UN PRETE |
|
PRETE - |
Quale felice incontro, monsignore! Son lieto di vedervi, vostro onore! |
HASTINGS - |
Grazie di cuore, buon padre Giovanni. Padre, vi sono ancora debitore dellultimo servizio religioso. Passate sabato, e vi salder. |
(Gli bisbiglia qualcosa allorecchio) |
|
PRETE - |
Agli ordini di vostra signoria. |
(Esce) |
|
Entra BUCKINGHAM |
|
BUCKINGHAM - |
E che! Voi a colloquio con un prete, lord Ciambellano? I vostri amici a Pomfret, quelli, s, nhan bisogno. Vostro onore non ha davvero di che confessarsi. |
HASTINGS - |
Eh, certo, no davvero. Per quegli uomini di cui parlate mi son venuti in mente nellincontrar test questo santuomo. Andavate alla Torre? |
BUCKINGHAM - |
S, signore. Ma non potr trattenermici a lungo. Me ne torner via prima di voi. |
HASTINGS - |
Gi, mi sembra probabile, dato chio debbo rimanerci a pranzo. |
BUCKINGHAM - |
(A parte) E non lo sai, ma ci resti anche a cena! (Forte) Allora andiamo? |
HASTINGS - |
Andiamo, vaccompagno. |
(Escono) |
SCENA III - Il castello di Pomfret
Entra sir Richard RATCLIFF con alabardieri che
conducono al patibolo RIVERS, VAUGHAN e GREY.
RIVERS - |
Sir Richard Ratcliff, chio ti dica questo: oggi vedrai un suddito andare a morte per la sua lealt, il suo dovere e la sua obbedienza. |
GREY - |
Iddio protegga il principe dalla vostra masnada. Siete tutti un maledetto branco di vampiri. |
VAUGHAN - |
Voi, vivi, piangerete amaramente per tutto questo. |
RATCLIFF - |
Sciocchezze! Sbrighiamoci: le vostre vite son gi oltre il limite. |
RIVERS - |
O Pomfret, Pomfret, cruenta prigione! Nefasto augurio per nobili pari! Qui, dentro il condannevole recinto delle tue mura, il Secondo Riccardo fu pugnalato a morte; ed a maggiore infamia dellorribile tua realt, noi diamo a te da bere nostro sangue innocente. |
GREY - |
Su di noi cala la maledizione di Margherita, quandella inve contro Hastings e contro voi e me per esser stati senza muover dito quando Riccardo pugnal suo figlio. |
RIVERS - |
Ma maledisse allora anche Riccardo, e maledisse Buckingham, e maledisse Hastings. Dio Signore, ricrdati anche di prestare orecchio alle preghiere sue contro costoro, come ora alle sue contro di noi; e quanto a mia sorella e ai suoi regali figlioli, Dio santo, possa Tu restar pago, in lor favore, di questo nostro sangue a te fedele, che, lo sai, ci vien tolto ingiustamente. |
RATCLIFF - |
Affrettatevi: lora della morte per voi gi spirata. |
RIVERS - |
Andiamo Grey, Vaughan, andiamo. Abbracciamoci qui. Addio, addio! A rincontrarci in cielo!([65]) |
(Si abbracciano ed escono tutti) |
SCENA IV - La Torre di Londra
Intorno a un tavolo siedono BUCKINGHAM, STANLEY, il VESCOVO DI ELY,
HASTINGS, RATCLIFF, LOVELL e altri.
HASTINGS - |
Dunque nobili pari, siamo qui riuniti per decidere sulla data dellincoronazione. Parlate, in nome di Dio: a che giorno la grande cerimonia? |
BUCKINGHAM - |
tutto pronto? |
STANLEY - |
Tutto; rimane da fissar la data. |
ELY - |
Che sia domani, allora, il fausto giorno. |
BUCKINGHAM - |
C qualcuno che sa qual il pensiero del Duca Lord Protettore al riguardo? Chi di voi qui pi vicino al duca? |
ELY - |
Vostra grazia, pensiamo, pi degli altri, ne dovrebbe conoscere il pensiero. |
BUCKINGHAM - |
Conoscere, ci conosciamo bene in faccia, s, lun laltro; quanto al cuore, lui non sa pi del mio che io del vostro, o voi del mio, signore. Ma per affetto voi gli siete, Hastings, pi vicino. |
HASTINGS - |
Lo so, mi vuol molto bene, sua grazia e gli son grato; ma in merito ai suoi intendimenti a riguardo dellincoronazione non lho sondato, n mha fatto parte dei suoi propositi sullargomento. Ma voi potete, onorevoli pari, fissare il giorno, ed io dar il mio voto anche a nome del Duca, che, presumo, benevolmente lo confermer. |
Entra RICCARDO |
|
ELY - |
Eccolo, il Duca: arriva giusto in punto. |
RICCARDO - |
Nobili pari e nobili cugini, buongiorno a tutti! Ho dormito un po troppo, ma spero tuttavia che la mia assenza non sia stata cagione per bloccare decisioni importanti del Consiglio che richiedessero la mia presenza. |
BUCKINGHAM - |
Se voi non foste entrato al tempo giusto, monsignore, Lord Hastings era pronto a recitare qui la vostra parte:([66]) intendo dire dare il vostro voto per quando incoronare il nuovo re. |
RICCARDO - |
Nessun altro allinfuori di Lord Hastings potrebbe ardire pi: sua signoria mi conosce e mi vuol molto bene. Monsignore di Ely, lultima volta che passai per Holborn([67]) ho ammirato delle stupende fragole in quel vostro giardino; vorrei pregarvi di mandar qualcuno a cogliermene un po. |
ELY - |
Con gran piacere, signore, diamine, mander subito. |
(Esce) |
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RICCARDO - |
Cugino Buckingham, una parola. |
(Lo trae in disparte) |
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Catesby stato a sondare Lord Hastings sulla nostra faccenda: il nobiluomo s cocciutamente infervorato che disposto a rimetterci la testa prima dindursi a dirsi favorevole a che il figlio del suo signore e re - comei sesprime reverentemente - perda il diritto al trono dInghilterra. |
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BUCKINGHAM - |
Uscite un attimo, vi vengo dietro. |
(Escono Riccardo e Buckingham) |
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STANLEY - |
Ancora non abbiamo stabilito allora questa data trionfale. Domani, a mio giudizio, troppo presto, perch io stesso non mi trovo pronto come sarei, se venisse protratta. |
Rientra il VESCOVO DI ELY |
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ELY - |
Dov il duca di Gloucester? Ho gi mandato per quelle mie fragole. |
HASTINGS - |
Sua grazia ha oggi unaria allegra e affabile; deve avere qualcosa per la testa o altro assai piacevole per lui, quando dice buongiorno in quellumore. Credo che non ci sia persona al mondo meno di lui capace di celare amore e odio, perch dal suo viso traspare subito quello che ha dentro. |
STANLEY - |
E che cosa scorgete nel suo viso che possa esser stampato nel suo animo dalla vivacit che mostra oggi? |
HASTINGS - |
Eh, che non c nessuno dei presenti col quale sia crucciato; ch, se fosse, gli si vedrebbe in faccia. |
STANLEY - |
Io prego Dio che non lo sia con me. |
Rientrano RICCARDO e BUCKINGHAM |
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RICCARDO - |
Vi prego tutti che qui siete, ditemi: che pensate che debban meritare coloro che, con trame diaboliche di dannata stregoneria complottano la mia morte, e che hanno affatturato con infernali pratiche il mio corpo?([68]) |
HASTINGS - |
Laffetto che io porto a vostra grazia mio signore, mi fa per primo ardito, davanti a questa nobile assemblea, a scagliare la mia fiera condanna sui colpevoli, quali che essi siano: io dico, monsignore, chessi son meritevoli di morte. |
RICCARDO - |
E siano testimoni gli occhi vostri del loro maleficio: ecco, guardate, se non vero che mhanno stregato. (Si denuda il braccio stroppio) Osservate il mio braccio: disseccato, come uno sterpo da un colpo di fulmine. E a marchiarmi cos, come vedete, con i loro infernali sortilegi, sono state la moglie di Edoardo, quella mostruosa strega, consociata con quella gran puttana della Shore. |
HASTINGS - |
Se sono state loro, monsignore |
RICCARDO - |
Ah, se, mi dici, eh? Tu, protettore di questa maledetta prostituta!([69]) Traditore tu sei! Via la sua testa! Per San Paolo, io non andr a pranzare se prima non lavr vista mozzata! Lovell e Ratcliff, provvedete voi che sia fatto. Di tutti gli altri qui, chi mi vuol bene si alzi e mi segua. |
(Tutti si alzano ed escono con lui, meno Lovell, Ratcliff e Hastings) |
|
HASTINGS - |
O Dio, piet, piet per lInghilterra; non averne per me che, troppo stolto, avrei potuto impedir tutto questo. Stanley laveva ben visto nel sogno il cinghiale che gli stracciava lelmo, e io lo presi a scherno per questo e fui sdegnoso di fuggire; tre volte il mio cavallo oggi inciampato, diventato ombroso e s impennato a vedere la Torre, come fosse distinto riluttante di portarmi al macello. Oh, adesso s, ho bisogno di quel prete che mha parlato! Adesso, s, mi pento daver detto a quel messo di giustizia, con aria ingiustamente trionfale, che i miei nemici a Pomfret stavan per esser tutti messi a morte, ed io vivevo libero e sicuro in grazia ed in favore. Oh, Margherita! Margherita! La tua maledizione questa che sabbatte ora sul capo di Hastings sventurato! |
RATCLIFF - |
Andiamo, andiamo, presto; che il Duca vuole andare a pranzo.([70]) Fate una breve contrizione, e via; ansioso di veder la vostra testa. |
HASTINGS - |
Oh, caduco favore dei mortali che ricerchiamo con maggior fervore di quanto non mettiamo a ricercare il favore di Dio! Chi sulle vuote, aeree fondamenta([71]) dei tuoi sguardi benigni e compiacenti fonda le sue speranze somiglia a quel briaco marinaio salito in cima allalbero maestro, che ad ogni ondeggiamento della nave corre il rischio di capitombolare nelle fatali gole dellabisso. |
LOVELL - |
Lamentarsi non serve. Via, sbrighiamoci. |
HASTINGS - |
Sanguinario Riccardo! Sventurata Inghilterra, io ti predico i giorni pi terribili e sinistri chabbia mai visto unera di sciagure! Avanti, su, conducetemi al ceppo. E poi gli porterete la mia testa. Ma molti che sorridono di me morte tra breve troveranno anchessi. |
(Escono) |
SCENA V - Sugli spalti della Torre di Londra
Entrano RICCARDO e BUCKINGHAM in armature vecchie e sfasciate,
e con aspetto squallido e sinistro([72])
RICCARDO - |
Forza, cugino! Ti senti capace di tremare, cambiare di colore, ansare a fiato mozzo ad ogni frase, poi riprender da capo, ed interromperti come stordito ed impazzito quasi di spavento? |
BUCKINGHAM - |
Poh, mi sento di fare a perfezione il pi bravo e provetto attore tragico: parlar sbirciando dietro alle mie spalle, spiarmi in giro, aver la tremarella, trasalire al cadere dun fuscello, con aria fortemente sospettosa; ho al mio servizio, pronti a secondare ogni momento i miei infingimenti, sguardi spettrali e sorrisi forzati. Ma Catesby andato? |
RICCARDO - |
andato, s; ed eccolo che torna, e ci conduce il sindaco di Londra. |
Entra CATESBY con il LORD MAYOR di Londra |
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BUCKINGHAM - |
Omaggi, signor Sindaco |
RICCARDO - |
Attenti, voi, l, al ponte levatoio! |
(Rullo di tamburo, lontano) |
|
BUCKINGHAM - |
Odi, un tamburo |
RICCARDO - |
Catesby, va a dare una guardata dalle mura! |
(Esce Catesby) |
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BUCKINGHAM - |
Signor Sindaco, vi abbiam qui chiamato per la ragione che |
RICCARDO - |
Gurdati indietro! Difenditi, arrivano i nemici! |
BUCKINGHAM - |
Iddio Signore e la nostra innocenza sian la nostra difesa e protezione!([73]) |
Entrano LOVELL e RATCLIFF con la testa di Hastings |
|
RICCARDO - |
Tranquillo, sono amici: Ratcliff, Lovell |
LOVELL - |
Signore, ecco la testa di quel pericoloso traditore: lignobile ed insospettato Hastings. |
RICCARDO - |
A questuomo ho voluto tanto bene che non riesco a frenarmi dal piangere Lo tenevo per lessere pi innocuo che respirasse sopra questa terra: di lui avevo fatto il mio diario sul quale la mia anima annotava i pi segreti ed intimi pensieri. Ha ricoperto s bene il suo vizio con un lucente orpello di virt e con un tocco s ben levigato, che, a parte quel notorio suo commercio s, voglio dire la sconcia sua tresca con la moglie di Shore era vissuto immune da ogni macchia di sospetto. |
BUCKINGHAM - |
Bene, bene, costui fu il traditore il pi insidioso, il meglio camuffato che fosse mai vissuto sulla terra. Avreste immaginato, o mai creduto - non fosse che noi, vivi per miracolo, lo potessimo ora raccontare - che codesto scaltrito traditore avesse complottato, qui, oggi stesso, proprio nella seduta del Consiglio, di assassinare me, ed il mio nobile Duca di Gloucester? |
LORD MAYOR - |
Oh, davvero? |
RICCARDO - |
Che! Vi meravigliate? Ci prendete per Turchi o miscredenti, a ordinar di proceder cos in fretta, a spregio dogni legal procedura, a giustiziare un simil traditore, se a tanto non ci avessero costretto lestrema urgenza delle circostanze, voglio dire la pace dInghilterra, e la nostra salvezza personale? |
LORD MAYOR - |
Bene ve ne provenga. La sua morte, se cos , costui lha meritata, e bene han fatto le signorie vostre a scoraggiar con questo ammonimento da simili attentati i traditori. Da uno come lui, in verit, non maspettavo pi nulla di buono, dacch si mise con Madama Shore([74]) |
BUCKINGHAM - |
Era nostra intenzione, in verit, di non procedere allesecuzione se non dopo che vostra signoria fosse presente alla sua fine; nostro malgrado, ha tutto anticipato, laffettuosissima sollecitudine di questi nostri amici. Perch noi avremmo ben voluto, monsignore, che sentiste parlare il traditore e confessare, in tutta compunzione, i modi e i fini dei suoi tradimenti, s da poterne poi rendere contro pubblicamente alla cittadinanza; che pu giudicar male il nostro agire su di lui e compiangerne la morte. |
LORD MAYOR - |
Ma, caro monsignore, le parole di vostra grazia bastano per me; esse hanno lo stesso valore, che avessi io stesso tutto visto e udito. Non temete, miei nobili signori: mi far io stesso buon interprete presso i nostri devoti cittadini della legalit del vostro agire in una circostanza come questa. |
RICCARDO - |
Ed a tal fine che abbiamo richiesto qui la presenza di vossignoria: a prevenire maligne censure dalla parte della cittadinanza. |
BUCKINGHAM - |
E voi, se pure giunto un po in ritardo su quelle cheran le nostre intenzioni, potrete tuttavia sempre attestare quali vi stato detto chesse fossero. E con ci, Sindaco, vi salutiamo. |
(Esce il Lord Mayor) |
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RICCARDO - |
Seguilo, seguilo, cugino Buckingham. Egli va difilato alla Guildhall.([75]) E l, quando vedrai giunto il momento, cerca dinsinuare avanti a tutti che i figli dEdoardo son bastardi; di loro apertamente come Edoardo abbia mandato a morte un cittadino, solo per aver detto, il disgraziato, che avrebbe fatto ereditar dal figlio la corona, intendendo con tal nome la sua casa, cos denominata per linsegna che ha sulla facciata e che ha disegnata una corona. Insisti sullodiosa sua lascivia, di loro la sua foja animalesca, che nellestrosit delle sue voglie si spingeva financo alle lor serve, alle lor figlie ed alle loro mogli, ovunque, insomma, il suo occhio smanioso e listinto selvaggio del suo cuore bramassero predare, senza freni.([76]) Anzi, se lo ritieni necessario, ti puoi spingere anche tanto in l da parlar della stessa mia persona e rivelare che quando mia madre rimase incinta del Duca di York, linsaziabile mio fratello Edoardo, mio padre si trovava a guerreggiare in Francia; e calcolando il tempo esatto di quella gravidanza di sua moglie, scopr che il figlio non era suo seme; ci che apparve, del resto, chiaramente dalle di lui fattezze, in nulla simili alle fattezze del Duca mio padre. Bada per di toccar questo tasto con discrezione, e molto alla lontana, perch, lo sai, mia madre ancora viva. |
BUCKINGHAM - |
Non dubitate: mi far oratore in questo, come se fosse per me laureo onorario della mia arringa. E con ci, mio signore, vado. Addio. |
RICCARDO - |
Se tutto girer per il suo verso, menateli al castello di Baynard;([77]) mi troverete in buona compagnia di reverendi padri e dotti vescovi. |
BUCKINGHAM - |
Bene. Aspettate tra le tre e le quattro notizie dalla Guildhall. |
RICCARDO - |
(A Lovell) Corri dal dottor Shaw; (A Ratcliff) e tu da frate Penker;([78]) dite a entrambi che vengano a raggiungermi fra unora al castello di Baynard. |
(Escono Lovell e Ratcliff) |
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Io vado intanto a intendermi in segreto per sottrarre i marmocchi di Clarenza alla vista di tutti, e ad ordinare che nessun estraneo, chiunque sia ed a qualunque ora, abbia contatto alcuno con i principi.([79]) |
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(Esce entrando nella Torre) |
SCENA VI - Londra, una strada.
Entra uno SCRIVANO
SCRIVANO - |
Questo latto daccusa di Lord Hastings, scritto con bella mano e con bella calligrafia curiale; ne sar data pubblica lettura oggi stesso, alla chiesa di San Paolo. Notate come ben concatenato lo svolgersi dei fatti: per copiarlo, da quando Catesby me lha mandato ieri sera, ci ho messo undici ore; lo stesso tempo ci sar voluto certamente a stilar loriginale; eppure meno di cinque ore fa, Hastings viveva, immune da sospetti, non inquisito, in piena libert. Quanta onest nel mondo doggi, eh?! Ma chi cos cretino da non scorgere un trucco s evidente! E tuttavia chi ha tanto coraggio da affermare di essersene accorto? Il mondo perfido e andr in malora, se unazionaccia turpe come questa devesser vista solo col pensiero! |
(Esce) |
SCENA VII - Londra, il castello di Baynard.
Entrano RICCARDO e BUCKINGHAM, incontrandosi
RICCARDO - |
Dunque, dunque, che han detto i cittadini? |
BUCKINGHAM - |
Mah! Per la santa Madre del Signore, tutti morti: nemmeno una parola. |
RICCARDO - |
E della bastarda dei figli di Edoardo hai fatto cenno? |
BUCKINGHAM - |
Oh, s, e anche della sua promessa di sposar lady Lucy,([80]) e di quellaltra fatta per procura in Francia;([81]) delle sue voglie insaziabili; delle sue violenze sulle mogli e le figlie dei nostri cittadini; del suo tiranneggiare per quisquilie; della sua stessa origine bastarda, dato che quand stato concepito vostro padre era a guerreggiare in Francia, e le fattezze sue non hanno nulla che possa farlo assomigliare al Duca. Ho alluso quindi ai vostri lineamenti, esatta copia di quelli paterni, per forma esterna e per nobilt danimo. Ho decantato le vostre vittorie sugli Scozzesi,([82]) il vostro portamento, rigido in guerra, giudizioso in pace, la vostra generosit e virt, e graziosa umilt: nulla ho lasciato, nel mio discorso, nulla ho sorvolato che potesse giovare al vostro scopo; e quando la mia arringa giunta al termine, ho rivolto un appello a tutti quelli ai quali stava a cuore il bene del paese e li ho invitati a gridare con me: Viva Riccardo, legittimo sovrano dInghilterra! |
RICCARDO - |
E lhanno fatto? |
BUCKINGHAM - |
No, che Dio massista! Non han fiatato: muti come statue, o meglio come pietre che respirano, si guardavano fissi, lun con laltro, pallidi come morti. Ed a vederli, io li ho sgridati, ed ho chiesto al Lord Mayor il perch di quel lor sordo silenzio. La sua risposta fu che quella gente non era avvezza a sentirsi arringare da nessun altro che dallo scabino.([83]) Questi, allora, da me sollecitato a ripetere loro il mio discorso si mise a bofonchiare: Il Duca dice il Duca ha detto, senza aggiunger nulla di propria personale autorit. Finito chebbe, alcuni del mio seguito che si trovavano in fondo alla sala, lanciarono i lor berretti in aria e una diecina di voci han gridato: Dio salvi Re Riccardo! Al che, io stesso, facendo tesoro di quei pochi consensi, ho lor gridato: Vi ringrazio, gentili cittadini; questa unanime vostra acclamazione e questo vostro grido di esultanza dimostrano la vostra assennatezza e la vostra affezione per Riccardo. E l ho troncato e son venuto via. |
RICCARDO - |
Diavolo! Tutti ciocchi senza lingua? Tutti senza parlare! Allora il Sindaco e i suoi consiglieri verranno o no? |
BUCKINGHAM - |
Sono gi tutti qui. Ma ostentate una certa riluttanza nel dare loro udienza; non lo fate se non in seguito a molte insistenze; e, ricordate, fatevi trovare con nelle mani un libro di preghiere, in mezzo a quei due uomini di chiesa;([84]) perchio imbastir, su quella base, un discanto canonico.([85]) Cercate di non ceder troppo presto alle richieste che noi vi faremo; fate la parte della verginella che dice sempre no per dire s. |
RICCARDO - |
Bene, vado, e se tu reciterai s bene la tua parte nel perorar la loro richiesta comio la mia nel risponderti no, il successo senzaltro assicurato. |
(Colpi alla porta) |
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BUCKINGHAM - |
il sindaco. Salite, andate su.([86]) |
(Esce Riccardo) |
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Entra il LORD MAYOR di Londra con i consiglieri |
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Benvenuto, signore. Son qui a fare anticamera; ma il Duca penso che non gradisca dare udienza. |
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Entra CATESBY, scendendo dal soppalco |
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Catesby, allora che cosa risponde alla mia istanza il vostro signor Duca? |
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CATESBY - |
Il mio signore prega vostra grazia di tornare domani o doman laltro. dentro con due reverendi padri per le meditazioni spirituali e non desidera venir distolto da quel sacro esercizio dello spirito da qualsivoglia mondana richiesta. |
BUCKINGHAM - |
Buon Catesby, ritorna da sua grazia, digli chio sono qui col Sindaco di Londra e i consiglieri([87]) per conferire con sua signoria su cose di grandissima importanza che riguardano il bene generale. |
CATESBY - |
Vado subito a dirglielo, signore. |
(Esce Catesby) |
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BUCKINGHAM - |
Ah, ah, Lord Mayor, questo nostro Duca non certo un Edoardo! Non se ne sta sdraiato a trastullarsi su un letto di lascivia, ma in ginocchio a meditare; non sta sollazzandosi in compagnia dun paio di baldracche, ma se ne sta raccolto, a meditare, fra due reverendissimi prelati; non dorme, ad ingrassare il pigro corpo, ma vigila in preghiera, a far pi ricca la vigile sua anima. Sarebbe la fortuna dInghilterra se un principe virtuoso come lui volesse assumer sulla sua persona il sovrano potere; ma ho paura che non sapremo convincerlo a tanto. |
LORD MAYOR - |
Diamine! Dio non voglia che rifiuti! |
BUCKINGHAM - |
Ho paura di s. |
Rientra CATESBY |
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Ma ecco Catesby che torna. Ebbene che dice sua grazia? |
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CATESBY - |
Sua grazia si domanda con stupore a quale scopo abbiate radunato e qui condotto un cos folto stuolo di cittadini senza che sua grazia ne fosse stato affatto prevenuto. Questo gli fa temere, monsignore, che le vostre intenzioni a suo riguardo, non sian delle migliori. |
BUCKINGHAM - |
Mi dispiace che il mio degno cugino possa mai sospettare chio non nutra delle buone intenzioni a suo riguardo. Sa il cielo se veniamo qui da lui animati dal pi sincero affetto. Torna di nuovo da sua grazia, e diglielo. |
(Esce Catesby) |
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Eh, quando questa specie di santuomini cos devotamente religiosi si trovano il rosario tra le mani, certo ben difficile distoglierli, s dolce ed esclusivo il rapimento nella fervida lor contemplazione. |
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Nel soppalco compare RICCARDO in mezzo a due prelati; a fianco CATESBY. |
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LORD MAYOR - |
Ecco lass sua grazia, fra due vescovi. Vedete? |
BUCKINGHAM - |
Due pilastri di virt a sostegno di un principe cristiano, per tenerlo lontano e preservato dal peccato di vanit; e, vedete, in mano tiene un libro di preghiere gli autentici ornamenti dai quali riconoscere un santuomo. Plantageneto illustre, graziosissimo principe, degnati porgere un orecchio amico alle richieste nostre, e perdonaci dessere venuti a interrompere le tue devozioni ed il tuo cristianissimo fervore. |
RICCARDO - |
Non dovete scusarvi, mio signore, son io, piuttosto a chiedere perdono, ch, assorto nel servizio del Signore, ho protratto lattesa a questi amici. Ma, a parte questo, qual il desiderio di vostra grazia? |
BUCKINGHAM - |
Lo stesso, e non altro, spero, quale anche piaccia a Dio lass, e a tutti gli uomini buoni ed onesti di questisola priva di governo.([88]) |
Riccardo - |
Non vorrei aver fatto qualche errore che possa essere apparso offensivo alla cittadinanza, e voi veniate a rinfacciarmi la mia ignoranza. |
BUCKINGHAM - |
Difatti, mio signore: e a quellerrore speriamo che, su nostra preghiera, piaccia alla grazia vostra riparare. |
RICCARDO - |
Perch vivrei, se no, in cristiana terra? |
BUCKINGHAM - |
Sappiate allora qual il vostro errore: la persistente vostra riluttanza ad occupare laltissimo seggio, laugusto trono, lo scettrato ufficio che stato dei vostri avi; la vostra abdicazione al vostro rango e ad un diritto ch vostro per nascita, alla gloriosa vostra discendenza dalla casa reale; e tutto questo a favore dun ceppo secco e marcio; mentre nella blandizie della vostra assopita iniziativa, che noi qui, per il bene del paese, siamo appunto venuti a ridestare, questa nobile isola privata dei naturali membri del suo corpo, il volto deturpato dalle stigmate dellinfamia, il regal ceppo innestato a ignobili virgulti e quasi spinto violentemente nel vorace gorgo del pi profondo e tenebroso oblio. Per riparare a ci, noi, di gran cuore, siam qui a sollecitare vostra grazia di assumer su di s tutto il gravame e il governo di questa vostra terra, non gi in veste di mero protettore, o di amministratore, o di vicario, o dumile massaro, a lavorare per il conto e per il vantaggio altrui, ma in virt del diritto di natali, che vi deriva per generazioni, da sangue a sangue, vostro in assoluto. Perci, in accordo con i cittadini, vostri devoti ed ossequienti amici, e per loro pressante incitamento, io vengo a supplicare vostra grazia di non negarsi a questa causa giusta. |
RICCARDO - |
Non so dire se sia pi consentaneo al mio rango o alla vostra condizione chio mallontani senza dir parola, o vi rivolga un severo rimprovero. Se scegliessi di non darvi risposta, voi potreste pensare giustamente che lambizione, rendendomi muto ed impedendomi di replicare, cedesse ad accollarsi laureo giogo della sovranit che, bont vostra,([89]) qui mi volete imporre Daltra parte, biasimarvi per questa vostra supplica, cos condita di fedele affetto, sarebbe rendere male per bene a degli amici. E questo non lo voglio. Ad evitare dunque il primo rischio, ed a scansare, parlando, il secondo, eccovi la decisa mia risposta. Il vostro affetto merita senzaltro il mio ringraziamento; ma i miei meriti son troppo scarsi per fare chio minduca ad aderire alla vostra ambiziosa petizione. Primo: quandanche fossero rimossi tutti gli impedimenti e tutta piana fosse la strada verso la corona, siccome maturato mio possesso e diritto spettantemi per nascita, s grande la mia povert danimo, e tanti e tanto gravi i miei difetti, che della mia grandezza farei schermo per occultarmi alla sovranit - come un vascello inetto ad affrontare il mare grosso - anzich agognare a rimaner nascosto e soffocato soltanto dai vapori della gloria. Ma, grazia e Dio, di me non c bisogno; ch se vi fosse, avrei bisogno io stesso di troppe cose, poi, per aiutarvi. La regal pianta del defunto re ha lasciato al paese un regal frutto che, portato che sia a maturazione dal furtivo trascorrere del tempo, si mostrer certamente ben degno della maest del trono, ed il suo regno ci render certamente felici. |
Io lascio dunque volentieri a lui quel che volete consegnare a me, vale a dire il diritto alla corona e le sorti della sua buona stella che Dio non voglia io debba strappargli. |
|
BUCKINGHAM - |
Tutto ci testimonia, monsignore, quale coscienza alberga in vostra grazia; ma, in fede mia, codesti vostri scrupoli, a ben vagliar tutte le circostanze, son senza consistenza e trascurabili. Voi affermate che il principe Edoardo bene il figlio di vostro fratello; noi diciamo lo stesso, per non della moglie di Edoardo; ch prima ei si promise a Lady Lucy,([90]) (vostra madre vivente testimone della promessa); e poi si fidanz per procura con Bona di Savoia, la cognata del re di Francia. In seguito, dopo chebbe scartate queste due, una misera donna postulante, con il corpo sfiancato dalle doglie di molti parti, una bellezza sfatta, una vedova nelle ristrettezze, al meriggio dei suoi giorni migliori, fece preda dei suoi sguardi lascivi e lo sedusse al punto da ridurlo ad un vituperevole degrado e ad una vergognosa bigamia.([91]) Da costei, nel suo talamo illegittimo egli ebbe questo Edoardo,([92]) che noi per cortesia chiamiamo principe. Altre e pi amare recriminazioni potrei fare, non fosse pel rispetto che sento per certuni ancora in vita e che impone ritegno alla mia lingua. Vogliate, dunque, amabile signore, accogliere con animo benigno addosso alla regal vostra persona questofferta di dignit regale: se non proprio per rendere con essa felici noi ed il paese tutto, per trarre il vostro nobile lignaggio fuor da unet corrotta ed abusata e riportarlo sul retto cammino della legittima sua discendenza. |
LORD MAYOR - |
Accettatelo, amabile signore, ve lo implorano i vostri cittadini. |
BUCKINGHAM - |
Non rifiutatevi, possente principe, a questa nostra profferta damore. |
RICCARDO - |
Ahim, perch volete caricarmi di questo peso? Io non son tagliato per il rango e la dignit di re. Vi scongiuro, non la prendete a male, ma non posso n voglio accontentarvi. |
BUCKINGHAM - |
Se rifiutate perch affetto e zelo vispirano ripugna a spodestare quel bimbo, figlio di vostro fratello - ch conosciamo bene la bont del vostro cuore, e la gentile, amabile, quasi femminea vostra tenerezza verso i vostri parenti, e, in verit, verso gente dogni altra condizione -, bene che sappiate, signor Duca, che, consentiate o no alla nostra istanza, mai quel figliolo del fratello vostro regner da sovrano su di noi; perch noi pianteremo su quel trono un altro qual che sia, ad ignominia ed a rovina della vostra casa. E in tale decisione vi lasciamo. Andiamo, cittadini, andiamo via! Per le piaghe di Cristo, io sono stufo di stare qui pi oltre a supplicare! |
(Buckingham, il Lord Mayor e tutti gli altri si avviano per uscire) |
|
RICCARDO - |
Non imprecate, signore di Buckingham! |
CATESBY - |
Richiamateli indietro, dolce principe, e consentite alla loro richiesta. Se gliela respingeste, monsignore, se ne dorrebbe tutta la nazione. |
RICCARDO - |
Volete dunque sospingermi a forza entro un mare daffanni? Richiamateli. Non son fatto di sasso, io, dopo tutto; sono ben sensibile a queste vostre garbate insistenze, se pur contrarie ai miei sentimenti ed alla mia pi intima coscienza. |
Rientrano BUCKINGHAM e gli altri |
|
Cugino Buckingham, e voi, signori, uomini saggi e gravi, poich vi vedo s deliberati a impormi sulla schiena questa sorte, perchio, volente o no, ne porti il carico, mi devo rassegnare a sostenerlo. Ma se da questa vostra imposizione dovesse uscir la nera maldicenza e la rampogna dalla grinta amara, il fatto desserci stato costretto massolva da ogni macchia o traccia impura chabbia per avventura a derivarne. Dio sa - e voi ne siete testimoni con loccasione - quanto io sia lontano dal nutrire un siffatto desiderio. |
|
LORD MAYOR - |
Dio benedica sempre vostra grazia; ne siamo testimoni, e lo diremo. |
RICCARDO - |
E direte la pura verit. |
BUCKINGHAM - |
Dunque con questo titolo regale io vi saluto qui: Viva Riccardo, degno re dInghilterra! |
TUTTI - |
Cos sia! |
BUCKINGHAM - |
Domaniallora vi compiacerete di farvi incoronare? |
RICCARDO - |
Domanio quando gradirete voi, dal momento che voi cos volete. |
BUCKINGHAM - |
Domani allora vi faremo scorta allincoronazione, vostra grazia; e cos, con il cuore in esultanza, da voi ci congediamo. |
RICCARDO - |
E noi torniamo al nostro sacro offizio. Addio, cugino. Addio, gentili amici. |
(Escono tutti) |
ATTO QUARTO
SCENA I - Londra, davanti alla Torre.
Entrano, da una parte, la REGINA ELISABETTA, la DUCHESSA DI YORK,
il MARCHESE DI DORSET; dallaltra ANNA, duchessa di Gloucester,
con la figlioletta di Clarenza.
DUCHESSA - |
Oh, guarda chi incontriamo: la nipotina mia Plantageneta,([93]) condotta per la mano dalla gentile zia Anna di Gloucester!([94]) Scommetterei che sta andando alla Torre, spinta dal suo sincero cuoricino, a recare il saluto al dolce principe. Bene incontrata, figlia! |
ANNA - |
Conceda Dio felice e lieto giorno a entrambe vostre grazie. |
ELISABETTA - |
E cos a voi, cara cognata. Dove ve ne andate? |
ANNA - |
Non pi in l della Torre e, come immagino, con lo stesso affettuoso vostro intento: a salutare i due giovani principi. |
ELISABETTA - |
Grazie, mia cara. Allora entriamo insieme. |
Entra BRAKENBURY |
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Ecco il luogotenente della Torre, e a buon punto: signor Luogotenente, di grazia, come stanno i miei figlioli, il principe con il fratello York? |
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BRAKENBURY - |
Benissimo, signora; ma purtroppo non posso consentirvi di vederli. Il re mha dato una consegna ferrea. |
ELISABETTA - |
Come sarebbe il re c forse un re? |
BRAKENBURY - |
Volevo intendere il Lord Protettore. |
ELISABETTA - |
Ah, lui! Che Dio lo scarti da quel titolo! E che! Vuol forse porre uno steccato fra lamore dei miei figlioli e me? Io son la loro madre: chi mi pu impedire di vederli? |
DUCHESSA- |
Ed io sono la madre del lor padre: voglio vederli. |
ANNA - |
Io son la loro zia, per legge, la lor madre per affetto; e dunque conducetemi da loro. Rispondo io per voi: e a mio rischio vi dispenso dalla vostra consegna. |
BRAKENBURY - |
No, signora; non posso liberarmene cos; vi son tenuto a giuramento. E pertanto vi chiedo di scusarmi. |
(Esce) |
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Entra STANLEY, conte di Derby |
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STANLEY - |
Chio vi rincontri appena di qui a unora, dame, e saluter la grazia vostra, (Indicando la Duchessa di York) madre ed ammiratrice reverenda di due belle regine. (Ad Anna) Voi, signora, dovete venir subito a Westminster per essere col incoronata regina di Riccardo. |
ELISABETTA - |
Ahim, che sento! Slacciatemi, strappatemi i legacci, che il mio povero cuore abbia pi spazio per pulsare, perch sta soffocando! Ah, chio svengo ad un tal ferale annuncio! |
ANNA - |
Dispettosa notizia! Amaro annuncio! |
DORSET - |
Madre, coraggio, state di buon animo: come sta vostra grazia? |
ELISABETTA - |
Oh, fuggi, Dorset! Mettiti in salvo! Non star l a guardarmi! I due mastini, Morte e Distruzione, ti son gi alle calcagna. Il nome di tua madre malo auspicio per i figli. Se vuoi scampar la vita, figlio mio, va, passa il mare, va da Richmond, a vivere al riparo dallinferno.([95]) Presto, fuggi da questo scannatoio se non vuoi far che il numero dei morti saccresca del tuo nome, e se non vuoi veder morire me, la vittima della maledizione di Margherita, n pi madre ormai, n moglie, n regina dInghilterra. |
STANLEY - |
Saggio consiglio e premuroso il vostro, signora. Dorset, via, sfruttate subito il vantaggio del tempo, andate via, non vattardate in indugi imprudenti. Mander una lettera a mio figlio([96]) perch vi venga incontro sulla strada e vi dia ogni appoggio. |
DUCHESSA - |
Oh, mefitico vento di sciagura! Grembo mio maledetto, culla di morte! Hai portato al mondo un basilisco, che con il suo sguardo uccide chi gli cpita sottocchio. |
STANLEY - |
(Ad Anna) Signora, andiamo, venite con me. Son qui stato spedito di gran fretta. |
ANNA - |
Verr con voi, ma assai di malavoglia. E Dio volesse che quel cerchio doro che cinger fra poco la mia fronte fosse acciaio rovente da bruciarmi il cervello; chio sia unta con veleno mortale, da morire prima che gli uomini possan gridare: Dio salvi la regina. |
ELISABETTA - |
Va, va, povera anima, non invidio davvero la tua gloria. Ma non tauguro male, a nutrire con questo la mia collera.([97]) |
ANNA - |
Non minvidii, lo so; e so il perch. Quando colui ch ora mio marito venne da me, che seguivo in gramaglie il feretro dEnrico, e sera appena lavato le mani del sangue di quellangelo di mio marito e di quel caro santo chio seguivo piangendo in quel momento, quando, dico, levai gli occhi a Riccardo, questo augurio gli feci: Maledetto sii tu - dissi - daver fatto di me, cos giovane, una s vecchia vedova; e se ti sposerai, non abbandoni il dolore il tuo letto, e sia tua moglie - se mai vi sar donna tanto folle da maritarsi ad uno come te - resa pi misera dalla tua vita di quanto misera hai reso me con la morte del mio sposo adorato! Dio mio, Signore! Ed ecco, in un momento, prima che maccingessi a reiterargli la mia maledizione, stoltamente il mio cuore di donna fu impigliato nella dolcezza delle sue parole e divenne esso stesso, allimprovviso, loggetto della mia maledizione; che da allora ha tenuto gli occhi miei senza riposo, perch nel suo letto non ho ancora, nemmeno per unora, goduto laurea rugiada del sonno, destata come sono di continuo dai suoi sogni paurosi. Egli mi odia, inoltre, per mio padre, Warwick,([98]) e son sicura che si sbarazzer di me al pi presto. |
ELISABETTA - |
Addio, povero cuore. Ho piet delle tue tribolazioni. |
ANNA - |
Non quanta nabbia io di quelle vostre. |
DORSET - |
Addio, tu che con lanima in gramaglie ti prepari a ricevere la gloria. |
ANNA - |
Addio, povera anima, che dalla gloria invece ti congedi. |
DUCHESSA - |
Tu, Dorset, va da Richmond, e ti sia guida la buona fortuna; tu, Anna, da Riccardo, e ti siano custodi angeli buoni; tu, Elisabetta, vattene al santuario, e ti accompagnino santi pensieri. Io vado l dove pace e riposo si giacciono con me: nella mia tomba. Ho vissuto ottantanni di sventure ed ogni ora di gioia m costata sette giorni di pianto. |
ELISABETTA - |
Aspettate: volgiamo ancora insieme uno sguardo alla Torre O pietre antiche, piet di quei due teneri fanciulli che lumana perfidia ha rinserrato dentro le vostre mura, rude culla per quelle piccole dolci creature, rozza nutrice, squallida, decrepita, cupa e tetra compagna ai loro giochi! Pietre, trattate bene i miei bambini! Questo laddio del mio pazzo dolore. |
(Escono) |
SCENA II - Londra, la sala del trono al palazzo reale.
Trombe.([99]) Entrano RICCARDO, in pompa magna, con in testa la corona; BUCKINGHAM, CATESBY, RATCLIFF, LOVELL, un PAGGIO e altri del seguito.
RICCARDO - |
Fatemi largo. Cugino di Buckingham! |
BUCKINGHAM - |
Miograzioso sovrano |
RICCARDO - |
La tua mano. |
(Buckingham gli d la destra e lo accompagna al trono) (Squillo di tromba) (I due restano a parlare da soli) |
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A questa altezza siede re Riccardo per tuo consiglio e con il tuo ausilio. Ma dovremo portarle, queste glorie, per un giorno, o saranno per durare nel tempo, e noi potremo rallegrarcene? |
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BUCKINGHAM - |
Vivanosempre, e durino perenni! |
RICCARDO - |
Ah, Buckingham, mi faccio ora con te pietra di paragone, per saggiare se tu sei veramente doro schietto. Il giovinetto Edoardo ancora vivo Tu capisci che cosa voglio dire. |
BUCKINGHAM - |
Continuate, amato mio signore. |
RICCARDO - |
Diamine, Buckingham, intendo dire che vorrei esser re. |
BUCKINGHAM - |
Ma voi lo siete, mio tre volte degnissimo sovrano! |
RICCARDO - |
Ah, s? cos ma Edoardo vivo. |
BUCKINGHAM - |
Vero, nobile principe. |
RICCARDO - |
Amara conclusione, questa tua, che Edoardo sia vivo Vero, nobile principe Cugino, un tempo tu non eri cos ottuso. Debbo essere chiaro? Li voglio morti, questi due bastardi! E che sia fatto subito! Che dici adesso? Rispondi e sii breve. |
BUCKINGHAM - |
Vostra grazia pu fare ci che vuole. |
RICCARDO - |
Va, va, mi pare che sei tutto ghiaccio! La parentela ti si congelata. Di, sei daccordo che devon morire? |
BUCKINGHAM - |
Datemi un po di respiro, una pausa, mio buon signore, avanti che su ci possa parlare positivamente. Vi dar subito una risposta. |
(Esce) |
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CATESBY - |
(Agli altri nobili) Il re in preda allira; guardate come si morde le labbra. |
RICCARDO - |
Voglio avere a che fare, dora innanzi solo con imbecilli teste dure o con giovanottelli senza scrupoli: non mi piacciono quelli che mi scrutano come volessero leggermi dentro. Si fa guardingo lambizioso Buckingham (Al Paggio, a parte) Ragazzo! |
PAGGIO - |
Mio signore? |
RICCARDO - |
Conosci tu qualcuno che loro corruttore possa indurre a una segreta faccenda di morte? |
PAGGIO - |
Conosco un gentiluomo scontento perch i suoi modesti mezzi non saccordano colle sue pretese: loro per lui sarebbe un argomento pi convincente di venti avvocati, senza dubbio capace di tentarlo a compiere qualunque malefatta. |
RICCARDO - |
Come si chiama? |
PAGGIO - |
Tyrrell, mio signore. |
RICCARDO - |
Mi pare di conoscerlo: vallo a chiamare, e mandalo da me. |
(Esce il paggio) |
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Quel Buckingham che rumina pensieri e fa il furbo con me, non sar pi da oggi il confidente dei miei pensieri. Con me ha retto il passo per tanto tempo, senza mai stancarsi, ed ora, ecco, si ferma a prender fiato Ebbene, cos ho detto e cos sia! |
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Entra STANLEY |
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Ebbene allora, Lord Stanley, che nuove? |
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STANLEY - |
Sappiate, dunque, amato mio signore, che il marchese di Dorset, come ho udito, se n fuggito a raggiungere Richmond, dove questi si trova. |
RICCARDO - |
Catesby, senti: spargimi la voce che mia moglie malata, molto grave; io dar lordine a chi dico io che sia tenuta strettamente al chiuso. Rintracciami un qualche nobiluomo di mezza tacca, oscuro, squattrinato, al quale potrei dar subito in moglie la figliola del Duca di Clarenza.([100]) Quanto al maschio, un autentico cretino, e non mi mette il minimo pensiero. Ma non star l a guardarmi a bocca aperta! Sveglia! Ripeto: va, spargi la voce in giro che la mia regina, Anna, malata, in pericolo di vita. Datti daffare, ch mi preme assai soffocare sul nascere speranze, che se vengono poi alimentate, potrebbero riuscirmi perniciose. |
(Esce Catesby) |
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necessario chio mi prenda in moglie la figlia di Edoardo, mio fratello; altrimenti il mio regno pogger sopra un fragile vetro Uccidere i fratelli, e poi sposarla via di malsicura riuscita, ma sono ormai tanto avanti nel sangue, che un delitto ne chiama dietro un altro. Ormai negli occhi miei non ha pi stanza la piet lacrimosa. |
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Entra TYRRELL |
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Sei tu, Tyrrell? |
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TYRRELL - |
Son io: Giacomo Tyrrell, obbedientissimo suddito vostro. |
RICCARDO - |
Obbedientissimo Lo sei davvero? |
TYRRELL - |
Vostra Grazia pu mettermi alla prova. |
RICCARDO - |
Avresti tu tanto fegato in corpo da uccidermi un amico? |
TYRRELL - |
A vostro grado; meglio per sarebbe due nemici. |
RICCARDO - |
Bene, allora ci sei: son due nemici quelli di cui vorrei che toccupassi, che non dnno pi tregua alla mia pace, disturbatori dei miei dolci sonni, Tyrrell; intendo dire i due bastardi che si trovan rinchiusi nella Torre. |
TYRRELL - |
Apritemi la strada per raggiungerli, e vi liberer dal loro incubo. |
RICCARDO - |
Tu mi canti una musica dolcissima. Tyrrell, ascolta, fatti pi vicino; Va l con questo: il mio lasciapassare.([101]) Alzati([102]) e dammi orecchio. |
(Tyrrell si alza e Riccardo gli sussurra qualcosa) allorecchio) Nullaltro.([103]) Dimmi solo: stato fatto, e io ti vorr bene in sempiterno, e ti ricoprir di benefici. |
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TYRRELL - |
Sbrigher la faccenda in poco tempo. |
(Esce) |
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Rientra BUCKINGHAM |
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BUCKINGHAM - |
Mio signore, ho considerato a fondo la richiesta su cui mavete dianzi voluto scandagliare. |
RICCARDO |
Ah, non importa, lasciamola pur l. Dorset, piuttosto: ha preso il largo, fuggito da Richmond. |
BUCKINGHAM - |
Lho saputo, signore. |
RICCARDO - |
Stanley, Richmond figlio di tua moglie Stacci attento |
BUCKINGHAM - |
Monsignore, mi par giunto il momento di reclamarvi quella concessione che m dovuta per una promessa sulla quale impegnaste il vostro onore: intendo, sire, la contea di Hereford coi beni mobili da voi promessimi. |
RICCARDO - |
(Senza badargli, e sempre rivolto a Stanley) tieni docchio tua moglie, se dovesse mandar messaggi a Richmond, me ne risponderai tu di persona. |
BUCKINGHAM - |
Che dice vostra altezza riguardo a questa mia giusta richiesta? |
RICCARDO - |
(Sempre senza badargli, rivolto a Stanley) Enrico Sesto, a quanto mi ricordo, profetizz che Richmond sarebbe stato re, quandegli, Richmond, era ancora un monello impertinente. Sarebbe stato re Forse chiss |
BUCKINGHAM - |
Signore |
RICCARDO - |
(c.s.) Come mai quel preveggente non seppe presagire al tempo stesso, me presente, che io lavrei ucciso? |
BUCKINGHAM - |
La promessa della contea, signore |
RICCARDO - |
Richmond! Recentemente fui ad Exeter, ed il suo sindaco cortesemente mi volle far vedere quel castello e lo indic col nome di Rougemont;([104]) ad udire il qual nome ebbi un sussulto, perch un bardo dIrlanda un certo giorno mi predisse che non sarei vissuto per molto tempo ancora, dopo che avessi visto Rougemont. |
BUCKINGHAM - |
Signore |
RICCARDO - |
Buckingham, che ore sono? |
BUCKINGHAM - |
ardisco ricordare a vostra grazia la promessa |
RICCARDO - |
S, s, ma che ore sono. |
BUCKINGHAM - |
Stanno quasi per battere le dieci. |
RICCARDO - |
Bene, lasciale battere. |
buckingham - |
Perch lasciale battere, signore? |
RICCARDO - |
Perch come lautoma duna pendola tu sei l che continui a battere tra il postulare come un accattone e il mio almanaccare per mio conto. Oggi non sono in vena di regali! |
buckingham - |
Compiacetevi almeno di dire s o no alla mia richiesta. |
RICCARDO - |
Non sono in vena. Non seccarmi pi! |
(Esce seguto da tutti, meno Buckingham) |
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buckingham - |
Ah, cos lui compensa i miei servigi? Con quel fare sprezzante ed offensivo? Per questo, dunque, lavrei fatto re? Ahim, pensiamo a quel ch capitato ad Hastings, ed andiamo a rifugiarci a Brecon,([105]) finch resta sulle spalle questa mia testa ormai pericolante! |
(Esce) |
SCENA III - Altra stanza del palazzo
Entra TYRRELL
TYRRELL - |
La pi cruenta impresa, la pi infame, il pi spietato, il pi empio massacro che il mondo abbia mai visto, consumato! Perfino quei cagnacci sanguinari di Dighton e Farrest, due spietati, cinici ed incalliti delinquenti, che col denaro avevo subornato a questa barbara carneficina lacrimavano come due mocciosi, sopraffatti da tenera piet, a raccontarmi tanta efferatezza. Oh - mi fa Dighton - quelle due creature dormivano cos. Cos, cos - fa Forrest - abbracciati luno allaltro con quelle loro braccine innocenti, color dellalabastro. Le loro labbra, quattro rose rosse su di un unico stelo, e si baciavano nel bel rigoglio della loro estate. Sul lor guanciale un libro di preghiere, che per un attimo - prosegue Forrest - stava quasi per farmi mutar danimo Ma oh, il diavolo! E cos dicendo, sinterruppe, lo scellerato. E Dighton: Abbiamo soffocato nella morte il pi dolce prodotto, il pi perfetto che la Natura abbia mai modellato dal primo giorno della Creazione! E con questo, senza pi altro dire si sono allontanati, con la coscienza rosa dal rimorso; e cos io li ho lasciati, per venire a recarne la notizia a questo re sanguinario Ma eccolo. |
Entra RICCARDO |
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Salute al mio signore. |
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RICCARDO - |
Caro Tyrrell! Qual felice notizia tu mi porti? |
TYRRELL - |
Se laver fatto quanto mordinaste vi pu fare felice, ebbene siatelo, perch fatto. |
RICCARDO - |
Ma li vedesti morti? |
TYRRELL - |
S, signore. |
RICCARDO - |
E sepolti? |
TYRRELL - |
Ad interrarli provvide il cappellano della Torre; come ed in quale luogo, non lo so.([106]) |
RICCARDO - |
Passa da me subito dopo cena.([107]) Voglio sapere nei particolari come son morti. Pensa, nel frattempo, al modo come posso compensarti, e conta di ottenere quel che chiedi. Va ora. |
TYRRELL - |
Prendo umilmente congedo. |
(Esce) |
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RICCARDO - |
Il maschio di Clarenza lho rinchiuso sotto stretta custodia; la sua femmina lho sposata a un oscuro gentiluomo; i due figli di Edoardo ora riposano nel gran grembo dAbramo; Anna, mia moglie, ha detto buona notte a questo mondo. Adesso, poich sono a conoscenza che il bretone Richmnd ha messo locchio su Elisabetta, la giovane figlia di mio fratello Edoardo,([108]) e con quel nodo mira spavaldamente alla corona, vado da lei fare la mia parte di prosperoso ed allegro aspirante. |
Entra RATCLIFF, di corsa |
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RATCLIFF - |
Mio signore |
RICCARDO - |
Che irrompi a questo modo? Buone o male notizie? |
RATCLIFF - |
Male, signore: Morton fuggito a raggiungere Richmond, e Buckingham, spalleggiato dai validi gallesi, in campo, e va ingrossando le sue forze. |
RICCARDO - |
Ely con Richmond mintriga di pi che Buckingham con tutte le sue forze racimolate in tutta fretta e furia. Non ci perdiamo in chiacchiere: ho imparato che il trepido commento servo inerte al torpido indugiare; e lindugiare porta allimpotenza ed a muoversi a passo di lumaca. Sia dunque la bruciante speditezza ala al mio volo, Mercurio di Giove, e araldo per un re. Vammi durgenza ad arruolare uomini. Il mio scudo di guerra questo avviso: essere pi fulminei possibile, quando in campo ci sono traditori. |
(Escono) |
SCENA IV - Londra, davanti al palazzo reale.
Entra la vecchia REGINA MARGHERITA
MARGHERITA - |
Ecco che adesso la loro fortuna comincia a rinfrollirsi ed a disfarsi nelle putride fauci della morte. Son rimasta nascosta accortamente entro questi paraggi, per assistere al dissolvimento di quelli che son stati i miei nemici. Ho assistito ad un prologo feroce. Ora torner in Francia, sperando che lo svolgersi del dramma, non sia meno crudele, fosco e tragico. |
Entrano la DUCHESSA DI YORK e la REGINA ELISABETTA |
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Chi viene? Sventurata Margherita, ritirati di nuovo! |
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(Si fa da parte) |
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ELISABETTA - |
Ah, miei poveri principi! Mie tenere creature! Miei fiorellini non ancor sbocciati! Mie dolcezze in germoglio! Se ancora le vostre anime gentili aleggiano nellaria, non fissate dal giudizio di Dio in lor dimora, fluttuate con le vostre ali daria intorno a me, ascoltate il lamento di questa vostra disperata madre! |
MARGHERITA - |
(A parte) S, aleggiatele intorno, per dirle che, giustizia per giustizia, giustizia anche quella che ha offuscato in decrepita notte il bel mattino della vostra infanzia. |
DUCHESSA - |
Tante sventure mhan rotto e infiochito la voce; e la mia lingua, esausta dal dolore, inerte e muta. Edoardo Plantageneto, ahim, perch sei morto? Perch thanno ucciso? |
MARGHERITA - |
(c.s.) Plantageneto per Plantageneto: Edoardo paga un debito di morte per un altro Edoardo. |
DUCHESSA - |
Come hai potuto, Dio Onnipotente, involarti da s teneri agnelli, per sbalestrarli nel ventre del lupo? Dormivi forse, tu, quando si consumava quello scempio? |
MARGHERITA - |
(c.s.) Come quando mor il mio santo Enrico ed il mio dolce figlio.([109]) |
DUCHESSA - |
Vita morta chio sono, vista cieca, povero spettro mortale vivente, spettacolo di lutto, onta del mondo, diritto della tomba dalla vita usurpato, breve sunto e testimonio di giorni dolenti, (Si siede per terra)([110]) chio racqueti la mia inquietudine sul leal suolo inglese, slealmente ubriacato con sangue innocente. |
ELISABETTA - |
Ah, potessi tu, terra, apprestarmi qui subito una tomba, come mappresti un seggio di tristezza! Potessi l nasconder le mie ossa, senza doverle riposare qui! |
(Si siede anchessa per terra) |
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Chi ha cagione di lutto pi di me! |
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MARGHERITA - |
(Uscendo e facendosi avanti) Se pi antico dolore pi degno di venerazione, riconoscete al mio il beneficio della priorit, e alle mie pene il primo posto nellindignazione. E se il dolore ammette compagnia, rifate il conto delle vostre pene e poi paragonatele alle mie: io avevo un Edoardo fino a quando un Riccardo non lha ucciso; io avevo un marito, fino a quando Riccardo non lha ucciso; (A Elisabetta) tu avevi un Edoardo, fino a quando Riccardo non lha ucciso; tu avevi un Riccardo fino a quando Riccardo non lha ucciso. |
DUCHESSA - |
Avevo anchio un Riccardo; e tu me lhai ucciso; avevo un Rutland, anche, e tu hai concorso a farlo uccidere. |
MARGHERITA - |
Tu avevi un Clarenza, e Riccardo lha ucciso. Tu, dal canile della tua matrice, hai partorito un segugio infernale che d caccia mortale a tutti noi. Tu, quel cane che prima daver occhi ebbe denti per azzannare a morte teneri agnelli e berne il dolce sangue; quel turpe insulto allopera di Dio; quel supremo tiranno della terra che regna in mezzo ad occhi tumefatti danime in pianto, tu lhai sguinzagliato dal tuo grembo perch ci desse caccia fino alla tomba tutti. Dio Signore, retto, giusto ed esatto dispensiere, oh, come ti ringrazia Margherita che codesto carnivoro cagnaccio si sia dato a sbranare anche la prole partorita dal ventre di sua madre e faccia s che saccompagni a noi sopra uno stesso banco di lamenti! |
DUCHESSA - |
Non esultare delle mie sventure, moglie dEnrico; Dio m testimone di quanto ho lagrimato per le tue. |
MARGHERITA - |
Compatiscimi, ho fame di vendetta, ed ora me ne sazio a contemplarla messa in atto. Il tuo Edoardo morto, che uccise il mio Edoardo; laltro Edoardo, morto per ripagare il mio Edoardo; il giovinetto York solo un peso aggiunto alla bilancia a compensare il pi alto valore da me perduto. Il tuo Clarenza morto, che uccise il mio Edoardo, pugnalandolo; e tutti che di quel folle spettacolo furono spettatori: Vaughan, Grey, Rivers e quelladultero di Hastings,([111]) tutti precocemente soffocati nelle lor tombe. Ancor vivo Riccardo, tenebroso sensale dellinferno, risparmiato per fare incetta danime e spedirle laggi; ma la sua fine seguir molto presto, lacrimosa e illacrimata. Si squarci la terra, vada a fuoco linferno, urlino i diavoli, preghino i santi affinch quel demonio sia trascinato via di qui al pi presto! Annulla, Dio, ti prego, quanto prima il buono di sua vita,([112]) perchio possa esclamare, ancora viva, morto quel cagnaccio! |
ELISABETTA - |
Ohim, tu ben me lo preconizzasti che sarebbe venuto per me il giorno in cui tavrei chiamata a unirti a me nel maledire insieme questo ragno, questo immondo cagnaccio tumefatto, questo gibboso, ributtante rospo! |
MARGHERITA - |
Io ti chiamai allora vuota immagine della grandezza mia; misera ombra, io ti chiamai, regina dipinta, brutta copia di quel chio ero stata; prologo lusinghiero duno spettacolo terrificante; issata in alto per cader pi in basso; madre da burla di due bei bambini; rutilante vessillo, destinato a bersaglio dogni esiziale colpo; simulacro regale, fiato, bolla; regina da burletta, destinata solo a riempitivo della scena. Dov pi tuo marito? Dove i fratelli tuoi, i tuoi due figli? Che ti rimane pi di cui gioire? Chi pi sinchina supplice ai tuoi piedi esclamando: Dio salvi la regina? Dove son pi gli inchini adulatori dei Pari; dove son le moltitudini che saccalcavano a farti seguito? Ripensa a tutto questo e poi rifletti a quel che sei ridotta: da una moglie felice a una vedova affranta dal dolore; da una madre beata desser madre ad una che ne maledice il nome; da una adusa a ricevere suppliche ad una che ora supplica umilmente; da regina ad autentico relitto, coronato di triboli e daffanni; da una che di me si fece scherno ad una ch schernita ora da me; da una chera temuta da tutti ed ora vive temendo uno solo; da una adusa a comandare a tutti, ad una da nessuno pi obbedita. Cos ha virato il corso la Giustizia e tha ridotto a una misera spoglia preda del tempo, senza pi con te che il ricordo di quello che sei stata, per tuo maggior tormento, ora che sei ridotta a quel che sei. Usurpasti il mio posto, ed giusto che usurpi ora una parte della mia afflizione; ed giusto che il tuo collo orgoglioso ora sopporti per met con me il mio pesante giogo, mentre io ne ritiro da sotto il capo stanco per lasciarne sul tuo lintero peso. |
Addio, moglie di York, e regina di triste malasorte! Sorrider, una volta giunta in Francia, a ripensare alle sventure inglesi. |
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ELISABETTA - |
Ah, tu, maestra di maledizioni, rimani un poco e dimmi come fare, ti prego, a maledire i miei nemici. |
MARGHERITA - |
Imponiti di rinunciare al sonno la notte, e al cibo il giorno; confronta la felicit tua morta col tuo dolore vivo; pensa ai tuoi bimbi come a due creature pi tenere di quello che son state, e a chi li uccise come a un assassino pi nefando di quanto egli gi sia: col pensare migliore la tua perdita, tanto peggiore penserai l autore. Tutto questo rimuginando in mente, avrai imparato come maledire. |
ELISABETTA - |
Ma le parole mie son molli e fievoli; rendimele pi forti con le tue. |
MARGHERITA - |
Saranno sufficienti le tue pene a renderle taglienti e penetranti. |
(Esce) |
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DUCHESSA - |
Perch poi la sventura devesser cos piena di parole? |
ELISABETTA - |
Avvocati ventosi degli affanni dei lor clienti, ariosi legatari di gioie non iscritte in testamenti, ansimanti oratori di miserie, le parole: lasciatele sfogare; anche se ci che vanno perorando non serve ad altro, pu servire almeno ad alleviare il cuore. |
DUCHESSA - |
Se cos, non tener dunque la lingua legata; vieni con me, e insieme soffochiamo col soffio di amarissime parole quello stramaledetto figlio mio che ha soffocato i dolci tuoi bambini. |
(Tromba allinterno) |
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lui. Non lesinargli le invettive. |
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Entrano RE RICCARDO, CATESBY, altri, marciando, con vessilli e tamburi. Le due donne gli si fanno incontro. |
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RICCARDO - |
Chiintercetta la strada alla mia marcia? |
DUCHESSA - |
Chi, sciagurato? Oh, guardami: colei che avrebbe ben potuto intercettarti, strozzandoti nel suo dannato grembo, dal consumare tutti gli assassinii di cui ti sei macchiato! |
ELISABETTA - |
Credi tu forse di poter nascondere con la corona doro quella fronte su cui, se la giustizia fosse giusta, dovrebbessere impresso lassassinio di chi quella corona possedeva da sovrano, e la morte scellerata dei miei figli e fratelli? |
DUCHESSA - |
Rospo Rospo! Dov Giorgio Clarenza, tuo fratello? Dove sono i suoi figli? Su, rispondi! |
ELISABETTA - |
E dove sono Rivers, Vaughan, Grey? |
DUCHESSA - |
Ed il nobile Hastings! Dov Hastings? |
RICCARDO - |
Squillate, trombe! Rullate tamburi, s che i cieli non abbiano ad udire queste ciarliere femmine urlare insulti allUnto del Signore! Suonate, ho detto. Avanti, che aspettate? |
(Squilli di tromba e rullo di tamburi) |
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Ora voi state calme, e mi trattate come si conviene, o annegher le vostre imprecazioni sotto pi sordi clamori di guerra. |
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DUCHESSA - |
Sei tu mio figlio? |
RICCARDO - |
Che domanda, madre! E ne ringrazio Dio, mio padre e voi. |
DUCHESSA - |
Allora devi ascoltar con pazienza ci che ti dice qui la mia impazienza. |
RICCARDO - |
Signora, ho tratto da voi questo vizio: che non sopporto accento di rimprovero. |
DUCHESSA - |
Oh, lasciami parlare. |
RICCARDO - |
Parlate pure, ma io non vi ascolto. |
DUCHESSA - |
Dir parole miti e misurate. |
RICCARDO - |
E brevi, buona madre, perch ho fretta. |
DUCHESSA - |
Hai proprio tanta fretta? Io tho aspettato Dio sa quanto tempo, in tormento ed angoscia. |
RICCARDO - |
Ed alla fine, non son venuto a recarvi conforto? |
DUCHESSA - |
No, per la Croce Santa, e lo sai bene! Tu sei venuto al mondo per far di questo mondo il mio inferno. Grave e dura per me fu la tua nascita; iraconda e proterva la tua infanzia; terribili, selvaggi, furibondi i tuoi anni di scuola; scapestrata la prima giovinezza: insidiosa, scaltrita, sanguinaria, burbanzesca; pi tranquilla, ma solo in apparenza, perch ammantata dodio sorridente e perci stesso ancora pi nefasta, la tua et matura. Puoi menzionare unora di sollievo che mabbia dato la tua compagnia? |
RICCARDO - |
Nessuna, no, salvo quellora dHumphrey, che vi chiam a rompere il digiuno senza la mia presenza.([113]) Ma se son cos in odio agli occhi vostri, fatemi proseguire la mia marcia senza attardarmi qui ad irritarvi. Tamburi! |
DUCHESSA - |
Aspetta, no, fammi finire! |
RICCARDO - |
Parlate troppo amaro. |
DUCHESSA - |
Una parola lultima. Non ce ne diremo pi. |
RICCARDO - |
E sia, parlate. |
DUCHESSA - |
O sarai tu a morire per giusto e santo decreto di Dio prima di ritornare vittorioso da questa spedizione; o sar io, carica danni e di tribolazioni, a non poter veder pi la tua faccia. Voglio perci che tu ti porti dietro la pi pesante mia maledizione, s chessa possa il d della battaglia gravarti addosso pi dellarmatura. Le mie preghiere scenderanno in campo a combattere a fianco ai tuoi nemici, e lanime dei piccoli dEdoardo aliteranno l, a sussurrare promesse di successo e di vittoria ai tuoi nemici. Sanguinario sei, e sanguinosa sar la tua fine. Linfamia che ti fu ministra in vita ti sar pur compagna nella morte. |
(Esce) |
|
ELISABETTA - |
Ed io, per ben pi valide ragioni, se pur con meno forza e veemenza, dico Amen alla sua maledizione. |
(Fa per andarsene, ma Riccardo la ferma) |
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RICCARDO - |
Fermatevi, signora, debbo parlarvi. |
ELISABETTA - |
Parlarmi di che? Non ho pi figli di sangue reale che tu possa scannare; e le mie figlie, Riccardo, si faran monache oranti, non regine piangenti; non mirare perci alle lor vite.([114]) |
RICCARDO - |
Voi avete una figlia, Elisabetta, virtuosa e bella, regale e graziosa. |
ELISABETTA - |
E deve ella morir per questo? Ah no, lasciatemela vivere, Riccardo; ed io corromper i suoi costumi, imbratter la sua verde bellezza, getter su me stessa la calunnia daver tradito il letto di Edoardo, la coprir col velo dellinfamia; e dir in giro, purch possa vivere in salvo dal cruento tuo pugnale, che essa non figlia di Edoardo. |
RICCARDO - |
Non fare tale offesa ai suoi natali: principessa di sangue reale. |
ELISABETTA - |
Ed io dir, per salvarle la vita, che non lo . |
RICCARDO - |
Ma sono i suoi natali la miglior garanzia della sua vita. |
ELISABETTA - |
S, quella stessa per cui sono morti i suoi fratelli. |
RICCARDO - |
Quelli ebbero avverse alla lor nascita infauste stelle. |
ELISABETTA - |
No, ebbero avverse alle lor vite infami parentele. |
RICCARDO - |
Il volere del fato ineluttabile. |
ELISABETTA - |
S, quando a fare il volere del fato il ripudio della divina grazia. A ben pi degna morte erano destinati i miei bambini, se la Grazia tavesse benedetto con lelargire a te pi degna vita. |
RICCARDO - |
Parli come se fossi stato io a uccidere i nipoti. |
ELISABETTA - |
S, nipoti!([115]) E dallo zio di tutto rapinati: regno, famiglia, libert e vita. Di chiunque sia stata quella mano che ha trafitto quei cuori di fanciulli, fu la tua mente a guidarla in segreto; ch senza dubbio il pugnale omicida si fece prima la punta ed il filo sopra la pietra dura del tuo cuore per essere affondato nelle viscere dei miei due agnellini.([116]) Se la continua morsa del dolore non ne ammansisse il selvaggio furore, questa mia lingua non saprebbe fare ora al tuo orecchio il nome dei miei figli senza chio ancorassi le mie unghie al cavo dei tuoi occhi, e, simile ad un barco alla deriva rimasto senza vele n cordame in questa squallida baia di morte, andassi a fracassarmi disperata incontro alla scogliera del tuo petto. |
RICCARDO - |
Signora, possa io aver successo in questimpresa e nel rischioso esito di questa sanguinosa spedizione, com vero ch mia buona intenzione ora di far del bene a voi e ai vostri pi del male che vho fatto in passato. |
ELISABETTA - |
Quale bene pu esistere, coperto sotto la faccia del cielo, che, una volta scoperto, si possa rivelare per me un bene? |
RICCARDO - |
Lelevazione della vostra prole, nobile dama. |
ELISABETTA - |
S, sopra un patibolo, per perdervi la testa! |
RICCARDO - |
No, allaltezza di dignit regale e di fortuna, ai fastigi imperiali della gloria su questa terra. |
ELISABETTA - |
Con questo tuo dire tu vuoi sol lusingare il mio dolore. Ma quale stato, quale dignit, quale onore, puoi trasferire tu ad uno dei miei figli? |
RICCARDO - |
Tutto ci che posseggo s, me stesso e tutto io mi sento di donare ad uno dei tuoi figli s che tu possa in tal modo annegare nel Lete del tuo animo adirato([117]) la triste rimembranza delle offese che supponi che io tabbia arrecato. |
ELISABETTA - |
Di presto, allora, avanti; che codesto tuo sprazzo di bont non abbia a durar meno dellattimo che impieghi a dargli voce. |
RICCARDO - |
Ebbene sappi chio amo tua figlia con tutta lanima. |
ELISABETTA - |
E con tutta lanima la madre di mia figlia pronta a crederlo. |
RICCARDO - |
Che vuoi dire? |
ELISABETTA - |
Che tu ami mia figlia con tutta lanima, come hai amato con tutta lanima i suoi fratelli, ed io con tutta lanima ti ringrazio. |
RICCARDO - |
Non affrettarti troppo a prender per traverso le parole; intendo dire questo: amo con tutta lanima tua figlia Elisabetta, e intendo far di lei la regina del regno dInghilterra. |
ELISABETTA - |
Bene, e chi intendi che sar il suo re? |
RICCARDO - |
Lo stesso che lavr fatta regina. Chi altri dovrebbe essere? |
ELISABETTA - |
Che! Tu? |
RICCARDO - |
Precisamente. Perch, che ne pensi? |
ELISABETTA - |
E in che modo vorresti corteggiarla? |
RICCARDO - |
quello che vorrei saper da te come da quella che meglio di tutti conosce il suo carattere. |
ELISABETTA - |
Da me? |
RICCARDO - |
Da te, signora, s, con tutto il cuore. |
ELISABETTA - |
Mandale allora, per lo stesso uomo che le ha trucidato i due fratelli una coppia di cuori insanguinati con sopra incisi i nomi Edoardo e York. E poich forse lei scoppier in lagrime, mandale un fazzoletto - come quello che mand a suo padre Margherita tutto intriso del sangue del suo Rutland - e dille che lo stesso fazzoletto che servito per asciugare il sangue sul capo del suo dolce fratellino, e invitala a servirsene anche lei per tergersi le lacrime dal viso. Se tutti questi stimoli amorosi non riusciranno a farla innamorare, falle avere un bel resoconto scritto di tutte le tue meritorie gesta: narrale, per esempio, come hai fatto a sbarazzarti di suo zio Clarenza, di suo zio Rivers s, e a liquidare per amor suo la cara zia Anna. |
RICCARDO - |
Ti fai gioco di me, signora; questa non la via per conquistar tua figlia. |
ELISABETTA - |
Unaltra non ce n; salvo che tu non possa reincarnarti in altra forma, s da non essere pi quel Riccardo autore di quel cumulo di crimini. |
RICCARDO - |
Diciamo che lho fatto, tutto questo, per amore di lei. |
ELISABETTA - |
Peggio che mai! Ch allora non potrebbe altro che odiarti per aver tu sprecato tanto sangue per comprarti il suo cuore. |
RICCARDO - |
Insomma, senti: quello che fatto fatto, e capo ha. Talvolta gli uomini maldestramente compiono cose delle quali, in seguito, hanno agio di pentirsi e ravvedersi. Se ho sottratto il regno ai tuoi figlioli, lo render, come ammenda, a tua figlia; se ho depredato i frutti del tuo grembo, generer in compenso, da tua figlia, per dare vita alla tua discendenza, creature del tuo sangue. Nonna nome, per peso daffezione, non inferiore al titolo adorante di madre; e saran come figli tuoi, solo un grado pi gi, ma stesso sangue, stessa tempra del vostro, tutti usciti da un unico travaglio, eccettuata la notte di doglie chella dovr soffrire a partorirli, e che tu stessa soffristi per lei. Se i figli tuoi sono stati il tormento della tua giovinezza, quelli miei saranno il gaudio della tua vecchiaia. Se la tua perdita non che un figlio votato ad esser re, per quella perdita una tua figlia si far regina. Non posso offrirti la riparazione che pure avrei voluto; accetta dunque i benefici che pu offrirti questa. Tuo figlio Dorset che, col cuore in pena, calca con passo inquieto estranio suolo, potr, per questa fausta nostra unione, tornare in patria ed anche ricoprirvi cariche alte e di grande prestigio. Il re che chiama col nome di moglie la tua leggiadra figlia, chiamer con il nome di fratello il tuo Dorst; e tu sarai pur sempre la madre dun sovrano dInghilterra, e ti saranno tutte restaurate, da questa doppia ondata di letizia, le rovine dei giorni procellosi. Oh, ci sorridono giorni felici. Le lacrime versate ti torneran mutate in vive perle, e il loro prestito ti frutter un interesse di felicit dieci volte maggiore al loro pregio. |
Va, dunque, madre mia, va da tua figlia, e fa pi ardite con la tua esperienza le ritrosie della sua scarsa et; preparale il verginale orecchio ad ascoltar parole innamorate, accendi nel suo cuore di fanciulla lambiziosa scintilla della dorata maest regale; rendi la principessa consapevole della dolcezza delle silenziose ore di gioia tra marito e moglie. E quando questo braccio avr dato il castigo che si merita al piccolo ribelle testadura Buckingham, torner; e cinto di ghirlande trionfali io guider tua figlia Elisabetta al talamo di un conquistatore, le far dono delle mie conquiste, e sar lei la sola vincitrice di questa guerra, il Cesare di Cesare. |
|
ELISABETTA - |
Come pensi sia meglio presentargliela? Col dirle che il fratello di suo padre aspira a diventare suo marito? O dovr dir suo zio? Oppure luomo che le ha trucidato i fratelli e gli zii? Sotto qual titolo dovr parlarle damore per te, per fare in modo che Dio, e la legge, e la mia dignit, ed il suo amore ti facciano apparire bene accetto ai suoi giovani anni? |
RICCARDO - |
Dille la pace che con questa unione potr godere la bella Inghilterra. |
ELISABETTA - |
Una pace che ella pagher al prezzo di una guerra permanente. |
RICCARDO - |
Dille che il re, che pu ordinare, supplica. |
ELISABETTA - |
Per ottener da lei cosa che a lei proibisce il Re dei re. |
RICCARDO - |
Dille chella sar una regina alta e potente. |
ELISABETTA - |
Per versare lacrime, come sua madre, sopra questo titolo. |
RICCARDO - |
Dille che lamo dun amore eterno. |
ELISABETTA - |
Ma quanto durer quel tuo eterno? |
RICCARDO - |
Dolcemente costante sino al fine della sua bella vita. |
ELISABETTA - |
Ma quanto a lungo bella potr durare la sua dolce vita? |
RICCARDO - |
Quanto a lungo vorran farla durare il volere del cielo e la natura. |
ELISABETTA - |
Quanto a lungo sar di gradimento allinferno e a Riccardo. |
RICCARDO - |
Dille chio, suo sovrano, son suo umile suddito. |
ELISABETTA - |
Ma lei, tua suddita, di tal sovranit ha repugnanza. |
RICCARDO - |
Dille insomma con le parole pi belle e eloquenti lamore mio per lei. |
ELISABETTA - |
Lamore onesto non ha bisogno di belle parole per dichiararsi pi efficacemente. |
RICCARDO - |
Diglielo allora con parole semplici. |
ELISABETTA - |
Semplice e disonesto non saccordano a fare un bel discorso. |
RICCARDO - |
Son troppo pronte e troppo terra-terra le tue ragioni. |
ELISABETTA - |
Ahim, le mie ragioni sono fin troppo sprofondate in terra, e morte, povere le mie creature!([118]) |
RICCARDO - |
Non arpeggiare sulla stessa corda, signora, queste son cose passate. |
ELISABETTA - |
Seguiter a toccar la stessa corda, fino a farmi spezzar quella del cuore. |
RICCARDO - |
Ma io ti giuro sopra il mio San Giorgio, sulla mia Giarrettiera,([119]) la mia corona |
ELISABETTA - |
Bestemmiato il primo, macchiata di disdoro la seconda, usurpata la terza |
RICCARDO - |
giuro |
ELISABETTA - |
No! Giurare tu non puoi su questi tre! Il tuo San Giorgio, da te profanato, ha perduto la sua sacralit; la Giarrettiera, insozzata, ha impegnato tutta la sua virt cavalleresca; la corona, usurpata, ha infamato il regale suo fulgore. Se per esser creduto vuoi giurare su qualche cosa, giura su qualcosa che tu non hai offeso. |
RICCARDO - |
Sul mondo, allora |
ELISABETTA - |
Il mondo pieno degli infami tuoi delitti. |
RICCARDO - |
Allora sulla morte di mio padre. |
ELISABETTA - |
Con la tua vita lhai disonorata. |
RICCARDO - |
Allora, su me stesso |
ELISABETTA - |
Quel te stesso s svilito finora da se stesso. |
RICCARDO - |
Bene, allora su Dio! |
ELISABETTA - |
Ohib! A Lui tu hai recato le offese pi gravi. Se tu avessi temuto di violare un giuramento fatto nel Suo nome, non avresti spezzato, come hai fatto, la concordia raggiunta in questo regno dai buoni uffici del re mio marito, n sarebbero morti i miei fratelli. Se tu avessi temuto di venir meno a un voto fatto a Lui, quellimperial metallo onde si cinge adesso la tua testa, avrebbe ornato le tenere tempie di mio figlio e sarebbero ancor vivi e respiranti i due piccoli principi - ahi troppo dolci compagni di letto per giacersi abbracciati nella polvere! - che il giuramento a Dio da te spezzato ha dato in pasto ai vermi. Allora, su che cosa puoi giurare? |
RICCARDO - |
Sullavvenire. |
ELISABETTA - |
Lhai discreditato col tuo passato, per il quale io stessa dovr tergermi ancora molte lacrime. I figli ai quali hai trucidato i padri, giovani e privi ormai di quel sostegno, vivono sol per piangerli in vecchiaia; i padri ai quali hai trucidato i figli, vivono, sterili piante invecchiate, sol per piangerli nella lor vecchiaia. Non giurare sul tempo che verr: lhai male usato gi prima dusarlo per il mal uso fatto del trascorso. |
RICCARDO - |
Potessi avere in pugno la vittoria contro larmi nemiche, nellimpresa rischiosa cui mappresto, com vero che ho lanimo disposto a prosperar nel mio ravvedimento! Mi maledico da me. Dio, fortuna, interditemi ogni futura gioia! Giorno, pi non largirmi la tua luce, n il tuo riposo, notte! E voi, pianeti che presiedete alla buona fortuna, siate avversi ai miei piani in questimpresa, se non vero che con cuore pieno di pura e immacolata devozione io adoro tua figlia Elisabetta! In lei siede la mia felicit non meno che la tua: senza di lei, per me, per te, per lei, per il paese e per molte altre anime cristiane sar tristezza, consunzione, morte. E tutto ci non si potr evitare se non con questo. Perci, cara madre - cos debbo chiamarti - sii con lei una buona avvocata in mio favore, e descrivimi a lei come sar, non come sono stato fino ad oggi; non parlare dei meriti passati ma dei futuri miei; insisti, insomma, sulla necessit di queste nozze e sulla situazione del momento, non farti prender dal risentimento davanti a s fulgenti prospettive. |
ELISABETTA - |
Mi lascer tentare dal demonio fino a tal punto? |
RICCARDO - |
S, se quel demonio ti tenta a fin di bene. |
ELISABETTA - |
Dovr dimenticar dunque me stessa? |
RICCARDO - |
S, se il ricordo te ne porta danno. |
ELISABETTA - |
Hai ucciso i miei figli. |
RICCARDO - |
Ma sepolti io li far nel grembo di tua figlia, e in quel nido di aromi profumato a tuo grande conforto, essi potran riprodurre se stessi. |
ELISABETTA - |
Dovr io dunque andare da mia figlia e persuaderla alla tua volont? |
RICCARDO - |
A diventare una madre felice. |
ELISABETTA - |
Ci andr. Scrivimi presto, e ti far sapere il suo pensiero. |
RICCARDO - |
Portale intanto, a pegno del mio amore, questo bacio. |
(La bacia) |
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Va dunque. Arrivederci. |
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(Esce Elisabetta) |
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S arresa. Femmina vuota e volubile! |
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Entra RATCLIFF |
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Che notizie? |
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RATCLIFF - |
Sovrano potentissimo, al largo della costa, ad occidente, ha messo lancora una grossa flotta. Sulla spiaggia saccalca una gran folla di nostri, disarmati, malsicuri, e, a quanto sembra, non molto decisi a battersi e respingere il nemico. Si pensa che sia Richmond lammiraglio di quella flotta; e sono l alla fonda in attesa che arrivino da terra, da Buckingham, gli aiuti per sbarcare. |
RICCARDO - |
Corra alcuno di voi, di buona gamba, dal Duca di Norfolk tu stesso, Ratcliff o Catesby dov? |
CATESBY - |
Qui, monsignore. |
Riccardo - |
Catesby, vola tu dal Duca. |
CATESBY - |
Subito, pi celere che posso, monsignore. |
Riccardo - |
Vieni qui, Ratcliff, senti: corri a Salisbury. Quando sei l (A Catesby) E tu che fai, che aspetti, furfante pappamolla? Va dal Duca! |
CATESBY - |
Se non mi dite quel che devo dirgli, vostra grazia |
RICCARDO - |
Oh, vero, caro Catesby! Digli che arruoli a tamburo battente il pi grande e robusto nerbo duomini che riesce a raccogliere, e poi subito mi venga incontro a Salisbury. |
CATESBY - |
Vado. |
(Esce) |
|
RATCLIFF - |
Che devo fare a Salisbury io, vostra grazia? |
RICCARDO - |
Perch, che ci vuoi fare, prima che arrivi l io? |
RATCLIFF - |
Non lo so. Vostra altezza mha detto poco fa di precederla l. |
RICCARDO - |
Ho cambiato idea. |
Entra STANLEY |
|
Stanley, quali notizie? |
|
STANLEY - |
Nessuna tanto buona, mio signore, che possiate ascoltare con piacere; nessuna, tuttavia, tanto cattiva da non potersi proprio riferire. |
RICCARDO - |
Ehil, un indovinello! N buone, n cattive C bisogno per che tu ci giri tanto intorno, quando puoi dire in modo pi diretto quello che devi? Insomma, che notizie? |
STANLEY - |
Richmond sul mare. |
RICCARDO - |
Che ci affondi, e il mare si richiuda su di lui! Che ci fa l, quel vile rinnegato? |
STANLEY - |
Non so, ma posso ben indovinarlo, mio possente sovrano. |
RICCARDO - |
E che indovini? |
STANLEY - |
Istigato da Dorset, Morton, Buckingham, egli dirige sopra lInghilterra per reclamarvi il trono. |
RICCARDO - |
E perch mai? forse vuoto il trono? La spada non ha mano che limpugni? Il re morto? Limpero vacante? Quale erede di York ancora vivo, allinfuori di me? E chi ha diritto al trono dInghilterra se non lerede dellaugusto York? E allora, che ci fa costui sul mare, me lo sai dire? |
STANLEY - |
Non so dirvi altro, mio signore, che quello che vho detto. |
RICCARDO - |
Sicch tu, allinfuori di pensare chegli venga per essere tuo re, non sai indovinare altro motivo perch venga il Gallese. Ho paura che tu stai meditando di voltare gabbana, e volare da lui. |
STANLEY - |
No, mio sovrano; non pensate cos male di me. |
RICCARDO - |
Allora dove sono le tue truppe per ricacciarlo indietro? Dove sono i tuoi fittavoli e i tuoi seguaci? Non saranno per caso sulla spiaggia a ponente a proteggere lo sbarco di quei ribelli? |
STANLEY - |
No, mio buon signore, i miei uomini sono tutti al nord. |
RICCARDO - |
Tiepidi amici! Che ci fanno al nord, se il re ha bisogno di loro a ponente? |
STANLEY - |
Non ne hanno ricevuto nessun ordine, mio possente sovrano. Piaccia a vostra maest di congedarmi, ed io andr a raccogliere i miei uomini, e vi raggiunger con essi, vostra grazia, dove e quando vorr vostra maest. |
RICCARDO - |
Eh, gi, tu ti vorresti allontanare per unirti con Richmond. Non mi fido. |
STANLEY - |
Sovrano potentissimo, non ci pu essere alcun motivo che voi siate portato a dubitare della mia amicizia. Traditore non sono stato mai, n mai sar. |
RICCARDO - |
E allora va, e raduna i tuoi uomini; ma lascia qui con me tuo figlio Giorgio. E bada a tener salda la tua fede, o si far precaria la saldezza della sua testa. |
STANLEY - |
Vogliate trattarlo cos comio sapr provare a voi tutta la mia lealt. |
(Esce) |
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Entra un PRIMO MESSO |
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PRIMO MESSO - |
Mio grazioso sovrano, nel Devonshire, come mhanno informato degli amici, Sir Edward Courtney con suo fratello, il tracotante vescovo di Exeter, sono in armi, e con loro un grande numero di lor confederati. |
Entra un SECONDO MESSO |
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SECONDO MESSO - |
Mio sovrano, nel Kent i Guilford sono ora in armi, e dora in ora convengono a gara molti e molti altri a fianco dei ribelli, ingrossando vieppi le loro file. |
Entra un TERZO MESSO |
|
TERZO MESSO - |
Sire, lesercito del grande Buckingham |
RICCARDO - |
Al diavolo, uccellacci di sventura! che! venite a cantar solo di morte? (Lo percuote) Toh, prendi questo tu, finch non porti migliori notizie! |
TERZO MESSO - |
Ma la notizia per cui son venuto da vostra maest, sire, era questa: che improvvisi diluvi e inondazioni hanno tutto disperso e sparpagliato lesercito di Buckingham, e che lui se ne va solo e ramingo, dove diretto, nessuno lo sa. |
RICCARDO - |
Scusami, allora. Prendi questa borsa, per sollevarti dalle mie percosse. E dimmi: qualche amico preveggente ha proclamato una buona mercede a chi catturer quel traditore? |
TERZO MESSO - |
La promessa, signore, fu bandita per pubblico proclama. |
Entra un QUARTO MESSO |
|
QUARTO MESSO - |
Corre voce, maest, che il marchese di Dorset e lord Lovell siano in armi nella contea di York; ma reco a vostra altezza questo annuncio che la conforter: la flotta bretone dispersa in mare dalla gran tempesta; Richmond, al largo della costa Dorset, ha fatto andare a terra una scialuppa a chiedere alla gente chera a riva se fossero dalla sua parte o no; e quelli gli han risposto cheran l mandati da lord Buckingham appunto per proteggere il suo sbarco. Ma Richmond, non fidandosi di loro, ha levato le vele e nuovamente ha fatto rotta verso la Bretagna. |
RICCARDO - |
In marcia, in marcia; giacch siamo in armi, se non per affrontar nemici esterni, almeno per schiacciar questi ribelli di casa nostra. Avanti! |
Entra CATESBY |
|
CATESBY - |
Mio sovrano, lord Buckingham preso; questo quanto di meglio posso dirvi. Ma il Conte Richmond sbarcato a Milford con un potente esercito: una notizia meno confortante, ve la dovevo dare tuttavia. |
RICCARDO - |
Avanti, avanti, in marcia sopra Salisbury! Mentre qui discutiamo, una battaglia che vale un regno potrebbesser vinta oppure persa! Soccupi qualcuno di far tradurre Buckingham a Salisbury prigione; gli altri in marcia insieme a me! |
(Tromba. Escono tutti) |
SCENA V - Londra, in casa di Lord Stanley.
Entrano STANLEY e don([120]) Cristoforo URSWICK
STANLEY - |
Don Cristoforo, dirai questo a Richmond, da parte mia: che Giorgio, il mio figliolo, tenuto allingrasso nel porcile di quel temibilissimo cinghiale;([121]) se a lui mi rivoltassi apertamente,([122]) la testa di mio figlio salterebbe; che la paura di ci mi trattiene dal fargli avere subito il mio aiuto. Parti, e salutami il tuo signore. Informalo altres che la regina ha consentito molto di buon cuore chegli sposi sua figlia Elisabetta. Ma, dimmi, dov ora acquartierato il nobilissimo Richmond? |
urswick - |
A Pembroke, o forse anche ad Hardforest, nel Galles.([123]) |
STANLEY - |
Chi c con lui, di nobili? |
urswick - |
Sir Walter Herbert, famoso soldato, Sir Gibert Talbot e sir William Stanley, Oxford, il temutissimo lord Pembroke, e poi Sir James Blunt e Rice ap Thomas,([124]) con tutto un seguito di valorosi e molti altri di nome e gran valore. Puntano con gli eserciti su Londra, salvo che non si trovino impegnati a dar battaglia prima. |
STANLEY - |
Bene, va, affrettati a tornar dal suo signore. Io gli bacio la mano. Questa lettera gli chiarir le mie intenzioni. Addio. |
(Escono) |
ATTO QUINTO
SCENA I - Salisbury, una piazza.
Entra lo SCERIFFO con alabardieri, che scortano BUCKINGHAM al supplizio
BUCKINGHAM - |
Non mi vuole ascoltare re Riccardo? |
SCERIFFO - |
No, signore; dovete rassegnarvi. |
BUCKINGHAM - |
O William Hastings, o figli dEdoardo, o Grey, o Rivers, o santo re Enrico e il tuo diletto figlio Edoardo, o Vaughan, e tutti voi che perdeste la vita, per occulta e nefanda iniquit, se le vostre anime crucciate e inquiete vedon di tra le nuvole questora, fatevi scherno della mia rovina, non fossaltro che per vostra vendetta! Oggi il giorno dei Morti, amico, vero? |
SCERIFFO - |
S. |
BUCKINGHAM - |
Ecco, allora, ci siamo: il d dei Morti il giorno del Giudizio del mio corpo; il giorno chio, vivente re Edoardo, maugurai che segnasse la mia fine se mai avessi tradito i suoi figli ed i parenti della sua regina; il giorno chio maugurai di morire vittima della falsa lealt dellamico di cui pi mi fidassi. Questo giorno dei Morti, proprio questo, , per la spaurita anima mia, il termine assegnato ai miei delitti. Quellaltissimo Iddio che tutto vede, e col quale ho creduto di scherzare, ecco che ora ritorce sul mio capo le mie false ed ipocrite preghiere, e mi d seriamente quello chio spesso Gli ho chiesto per burla. Cos Egli alle spade degli infami ordina di ritorcere la punta contro il petto di quelli che le impugnano; cos cade pesante sul mio collo lamara profezia di Margherita: Quandegli - mi predisse quella volta - tavr spezzato il cuore dal dolore, tu ti ricorderai di Margherita, che te lha profetato! Andiamo, guardie, conducetemi al ceppo dellinfamia. Al male tocca il male, allignominia tocca lignominia. |
(Esce con gli alabardieri) |
SCENA II - Il campo presso Tamworth([125])
Entrano RICHMOND, OXFORD, BLOUNT, HERBERT,
e soldati, con tamburi e vessilli
RICHMOND - |
Commilitoni, amici fedelissimi oppressi sotto il giogo del tiranno: fin qui ci siamo spinti molto avanti nelle viscere stesse del paese, senza incontrare ostacoli di sorta; e qui ricevo da mio padre Stanley,([126]) un messaggio con valida promessa di sostegno e dincoraggiamento. Lo scellerato, sanguinario verro usurpatore, che ha messo in rovina i vostri campi opimi di raccolti e le vigne ubertose, ora trangugia come brodaglia il vostro sangue caldo e fa dei vostri petti dilaniati il suo trogolo. Questo immondo verro ora si trova al centro di questisola, come minformano, davanti a Leicester,([127]) a un giorno appena di marcia da qui. Miei prodi amici, nel nome di Dio, avanti, con fiduciosa baldanza, a raccoglier le messe duna pace che duri eterna, attraverso la prova di questa cruda e sanguinosa guerra. Di mille spade fatta la coscienza di ciascuno di quanti siamo qui contro questo colpevole assassino. |
HERBERT - |
E passeranno a noi, sono sicuro, tutti che sono adesso suoi alleati. |
BLOUNT - |
Altro alleato non gli resta infatti se non che chi lo solo per paura e che nellora estrema del bisogno gli volter le spalle. |
RICHMOND - |
Tutto a nostro vantaggio; e allora, in marcia! Speranza che procede da virt rapida vola con ali di rondine; dun re fa un dio, e dun umile un re. |
(Escono) |
SCENA III - Il campo di Boswort
Entrano RE RICCARDO, in armi, il DUCA DI NORFOLK,
il CONTE DI SURREY e altri
RICCARDO - |
La nostra tenda piantatela qui, qui, sul campo di Bosworth Monsignore di Surrey, perch avete quellaria cos grave? |
SURREY - |
Ho il cuore cento volte pi leggero della mia aria, sire. |
RICCARDO - |
Dov Norfolk? |
NORFOLK - |
Sono qui, vostra grazia. |
RICCARDO - |
Norfolk, domani ci sar da dare gran botte, eh, non vero? |
NORFOLK - |
Darne, e pigliarne, amato mio signore. |
RICCARDO - |
Che aspettate ad issare la mia tenda? Questa notte voglio dormire qui Domani chiss dove Ma che importa |
(La tenda rizzata su un lato della scena) |
|
Chi ha potuto contare il numero di questi traditori? |
|
NORFOLK - |
Un sei o settemila, non di pi. |
RICCARDO - |
Il nostro esercito tre volte tanto, e in pi di tanto c il nome dun re, un bastione che manca a quelli l. Su la tenda! Venite, gentiluomini, andiamo a fare una ricognizione, e studiare i vantaggi del terreno. Fate venire con voi alcuni esperti che sappian darci una stima sicura. Badate a tener lordine nel campo e a non sciupare il tempo, ch domani, signori, ci sar un bel daffare. |
(Escono) |
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Entrano, dallaltra parte del campo, RICHMOND, sir William BRANDON, OXFORD, DORSET e altri, tra i quali James BLOUNT; soldati si mettono a montare la tenda di Richmond. |
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RICHMOND - |
Un sole affaticato ci ha mostrato un dorato tramonto, e con la scia del suo fulgido carro tutta luce, promette per domani una gloriosa giornata. Voi, Brandon, del mio stendardo sarete lalfiere. Portatemi da scrivere, penna ed inchiostro sotto la mia tenda; voglio tracciare il piano di battaglia e la pianta del nostro schieramento, assegnare ai diversi comandanti i rispettivi compiti in dettaglio e ripartir le scarse nostre forze in giusta proporzione per ciascuno. Voi, Oxford, William Brandon, Walter Herbert, mi resterete a fianco; il Conte Pembroke terr la testa del suo reggimento([128]) Sir James Blount, mio bravo generale, portategli per me la buona notte, e per le due di domani mattina ditegli di venire alla mia tenda. Devo pregarvi ancora dun favore: sapete dirmi dove sta accampato il Conte Stanley con il suo esercito? |
BLOUNT - |
Se ho ben riconosciuto i suoi vessilli - e son certo di s - il suo reggimento accampato ad un mezzo miglio a sud del poderoso esercito del re. |
RICHMOND - |
S possibile, senza rischiar troppo, mio caro Blount, trovate voi un mezzo per parlargli e per dargli da mia parte questo messaggio: di somma importanza. |
BLOUNT - |
A costo della vita, mio signore, lo far. Dio vi conceda questa notte un tranquillo riposo. |
RICHMOND - |
Buona notte, buon capitano Blount.([129]) |
(Esce Blount) |
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Signori, ci dobbiamo consultare per quanto c da fare per domani; nella mia tenda, per, ch qui fuori laria cruda e pungente. |
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(Con Richmond si ritirano nella sua tenda Brandon, Oxford e Herbert. Gli altri si allontanano) |
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Entrano RE RICCARDO, RATCLIFF, NORFOLK e CATESBY |
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RICCARDO - |
Catesby, che ora ? |
CATESBY - |
Le nove, monsignore: ora di cena. |
RICCARDO - |
Non cener stasera. Portami carta e inchiostro nella tenda. Mhanno allentato la celata allelmo? pronta nella tenda larmatura? |
CATESBY - |
S, mio sovrano, tutto pronto e in ordine. |
RICCARDO - |
Sar bene, Norfolk, che tu taffretti al tuo posto; fa attenta vigilanza; scegliti sentinelle ben fidate. |
NORFOLK - |
Bene, vado, signore. |
RICCARDO - |
E domattina, nobile signore, lzati con lallodola. |
NORFOLK - |
Va bene; potete star tranquillo, monsignore. |
(Esce) |
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RICCARDO - |
Catesby |
CATESBY - |
S, signore? |
RICCARDO - |
Manda un messo di corsa da Lord Stanley, a dir che venga qui con i suoi uomini; ma presto, prima del levar del sole, se non vuol far piombar suo figlio Giorgio nellantro buio della notte eterna. |
(Esce Catesby) |
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(A Ratcliff) |
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Prendi una coppa, versami del vino. E procurami un lume per la notte. Per lo scontro campale di domani fammi trovar sellato il bianco Surrey. Bada che le mie lance sian robuste e non troppo pesanti a maneggiare Ratcliff! |
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RATCLIFF - |
S, mio signore? |
RICCARDO - |
Hai visto il malinconico Northumberland? |
RATCLIFF - |
Lho visto mentre, col conte di Surrey, verso lora che vanno a letto i polli, rassegnava le schiere, una per una, e andava incoraggiando i suoi soldati. |
RICCARDO - |
Bene, mi fa piacere Quella coppa di vino, per favore. Non mi sento lalacrit di spirito e la gaiezza danimo mia solita. (Beve, poi porge la coppa vuota a Ratcliff) Posala l. Son pronti inchiostro e carta? |
RATCLIFF - |
Son qui pronti, signore. |
RICCARDO - |
Di alla scolta di fare buona guardia alla mia tenda. Lasciami adesso. Intorno a mezzanotte vieni di nuovo qui ad aiutarmi a indossar larmatura. Va pure adesso; lasciami, tho detto. |
(Esce Ratcliff. Riccardo si ritira nella tenda) |
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Entra STANLEY, e saffaccia alla tenda di Richmond, che sta allinterno attorniato dai suoi ufficiali |
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STANLEY - |
La Fortuna benigna e la Vittoria si posino propizie sul tuo elmo! |
RICHMOND - |
E saccompagni con la tua persona ogni conforto che la buia notte possa offrire, mio nobile patrigno! Dimmi, che fa la nostra buona madre? |
STANLEY - |
Ella tinvia attraverso di me la sua benedizione, e prega sempre per il bene di Richmond. Ma ti basti di sapere di ci, veniamo a noi. Lora notturna scorre via furtiva e gi si va sfaldando dalloriente la tenebra squamosa. Eccoti quanto, in breve, poich lora ce lo ingiunge: appena giorno, schiera le tue forze e affida la tua sorte allarbitraggio dei colpi duno scontro vita o morte. Io, per quanto potr - n posso tutto ci che vorrei - guadagner del tempo per aiutarti nel modo migliore in questo incerto scontro; ma non mi posso spinger troppo in l da mostrare che son dalla tua parte, perch se ci divenisse palese, mio figlio Giorgio, tuo giovin fratello, sarebbe certamente messo a morte sotto gli occhi del padre. E dunque addio. Lora pericolosa e il poco tempo troncano le effusioni dellaffetto e lampio scambio di dolci parole su cui sarebbe gradito indugiare a parenti s a lungo separati. Dio ci conceda miglior agio in seguito per tutti questi amorevoli riti. Ancora addio. Sii prode e vittorioso. |
RICHMOND - |
Riaccompagnatelo al suo reggimento. Io cercher di riposare un poco, nonostante lassillo dei pensieri, perch domani non mi pesi addosso un plumbeo sonno, quando avrei bisogno di librarmi con ali di vittoria. Di nuovo, degni amici e cavalieri, la buona notte a tutti. |
(Escono tutti. Richmond, rimasto solo, singinocchia) |
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O Tu, di cui mi sento capitano, volgi un occhio benigno alle mie forze, metti nel loro pugno i contundenti ferri di tua ira, che sabbattano gravi e poderosi sugli elmi del nemico usurpatore; fa delle nostre persone i ministri del tuo castigo, s che, vittoriosi, possiamo innalzar lodi alla tua gloria. A Te affido la vigile mia anima, prima che il sonno abbassi sui miei occhi le sue cortine. Oh, difendimi sempre! |
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(Si alza, si corica e si addormenta) |
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Appare lo SPETTRO DEL PRINCIPE EDOARDO, figlio di Enrico VI, nello spazio tra la tenda di Riccardo e quella di Richmond |
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SPETTRO - |
(Rivolto a Riccardo) Possa il mio peso opprimere domani grave come un macigno la tua anima: Pensa a come mi pugnalasti a Tewsbury nel fiore della prima giovinezza. Perci dispera e muori. (Rivolto a Richmond) Richmond, sta di buon animo, ch lanime dei principi scannati combattono per te. Chi ti conforta, Richmond, la prole di Re Enrico. |
Entra lo SPETTRO DI ENRICO VI |
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SPETTRO - |
(Rivolto a Riccardo) Quando ero mortale, tu apristi sul mio corpo consacrato mortali bocche con il tuo pugnale. Pensa alla Torre e a me. Dispera e muori. Questo ti ordina il Sesto Enrico. (Rivolto a Richmond) Sii tu, virtuoso e santo, il vincitore. Enrico re, che ti vaticin che re saresti diventato un giorno,([130]) ti viene in sogno a infonderti coraggio. Vivi e prospera, Richmond. |
Entra lo SPETTRO DI CLARENZA |
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SPETTRO - |
(Rivolto a Riccardo) Chio possa con il peso dun macigno seder sulla tua anima domani io, che fui immerso a morte, povero me, in nauseabondo vino, tradito a morte dalla tua perfidia Domani, alla battaglia, pensa a me, e la tua spada cada senza taglio dovunque colpirai. Dispera e muori. (Rivolto a Richmond) Tu, progenie della Casa di Lncaster, gli offesi eredi di quella di York pregano in tuo favore: angeli buoni proteggan le tue forze. Vivi e prospera. |
Entrano gli SPETTRI DI RIVERS, GREY e VAUGHAN |
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SPETTRO DI RIVERS - |
(A Riccardo) Su te pesi domani la mia anima, io, Rivers, che fui messo a morte a Pomfret. Gloucester, dispera e muori. |
SPETTRO DI GREY - |
(A Riccardo) Pensa a Grey, e disperi la tua anima. |
SPETTRO DI VAUGHAN - |
Pensa a Vaughan, e possa la tua lancia caderti dalle mani per il tremito delle tue colpe. Muori disperato. |
TUTTI INSIEME GLI SPETTRI - |
(A Richmond) Svegliati, e pensa che le iniquit da Riccardo commesse su di noi son tutte a gravar sul suo petto e lo conducono alla sconfitta. Svegliati e vinci, Richmond. |
Entra lo SPETTRO DI HASTINGS |
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SPETTRO - |
(Rivolto a Riccardo) Svegliati, sanguinario criminale, nel risveglio del reo, ed in una battaglia sanguinosa finisci oggi i tuoi giorni. Lord Hastings che ti ricorda a lui. Dispera e muori. (Rivolto a Richmond) Quieta, serena anima, svegliati, svegliati: impugna larmi, combatti e vinci per la buona causa della tua Inghilterra! |
Entrano gli SPETTRI DEI DUE PRINCIPI FANCIULLI |
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I DUE SPETTRI - |
(Rivolti a Riccardo) Sogna i tuoi due nipoti che nella Torre hai fatto soffocare; ti gravi il peso di questo delitto come piombo, domani, sopra al petto, Riccardo, s da poterti piegare alla rovina, allinfamia, alla morte. Disperazione e morte timpongon lanime dei tuoi nipoti. (Rivolti a Richmond) Dormi, Richmond, riposa pure in pace, e svegliati in letizia: angeli buoni ti guardino dai morsi del cinghiale. Vivi e metti alla vita una felice progenie di re. Ti esortano a fiorire e prosperare gli sventurati figli di Edoardo. |
Entra lo SPETTRO DI ANNA |
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SPETTRO - |
Riccardo, sono io, Anna, tua moglie, sventurata, che mai pot dormire unora sola tranquilla con te, e vengo a riempire dinquietudini il tuo sonno. Domani alla battaglia, pensa a me, e ti caschi gi la spada che non uccide pi. Dispera e muori. (Rivolta a Richmond) Tu, anima serena, dormi e sogna il tuo successo e una lieta vittoria: questo pregando chiede a Dio colei che fu la moglie del tuo avversario. |
Entra lo SPETTRO DI BUCKINGHAM |
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SPETTRO - |
(Rivolto a Riccardo) Io sono stato il primo ad aiutarti ad ottenere la corona; lultimo a cader sotto la tua tirannia. Oh, pensa a Buckingham, domani, e muori terrorizzato dalla tua nequizia! Sogna, sogna di azioni sanguinarie sogna di morte; e con il fiato mozzo, dispera, e disperando rendi il fiato. (Rivolto a Richmond) Caddi nella speranza di poterti prestare il mio aiuto, ma tu fa cuore e non perderti danimo; Dio e gli angeli buoni combattono con Richmond; e Riccardo cada dal vertice della sua boria. |
(Gli spettri svaniscono. Riccardo si scuote dal sonno con un sussulto e balza in piedi) |
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RICCARDO - |
Datemi un altro cavallo! Fasciatemi le ferite! Ges, abbi piet! Calma, Riccardo, stato solo un sogno. Ah, vil coscienza, come mi tormenti! (Guardando fuori dallapertura delle tenda) Luci azzurrognole: lora morta della mezzanotte Sento un sudor gelido per tutto il corpo e tremo di paura. Di che cosa ho paura? Di me stesso? Non c nessuno qui oltre di me. Perci di chi ho paura? Riccardo ama Riccardo, io son io. C forse un assassino qui? No S, son io! Fuggire, allora? Ma da chi? Da me stesso? Perch dovrei fuggire? Per non fare vendetta su me stesso? Ne avrei grande ragione Io su me stesso? Ahim, amo me stesso! Perch? Forse per qualche buona azione fatta da me a me stesso Oh, no, ahim, io lo odio, se mai, questo me stesso per i crimini odiosi che ho commesso. Sono uno scellerato eppure no, io mento a me stesso, non lo sono Stolto, non parlar male di te stesso! Stolto, non incensar troppo te stesso! La mia coscienza in bocca ha mille lingue e ciascuna ha una storia da narrare, e ogni storia mi bolla da furfante. E spergiuro. Spergiuro oltre ogni limite. Assassino; crudele oltre ogni limite. Tutti i peccati miei, perpetrati da me oltre ogni limite saffollano alla sbarra e gridano: Colpevole, colpevole! Mi resta solo la disperazione. Non c chi mami al mondo, e se muoio, nessuna anima viva avr piet di me. Perch, del resto, ne dovrebbe avere, se sono io stesso a non trovare mai in fondo allanima alcuna piet verso me stesso? M parso nel sogno come se tutte lanime di coloro che ho assassinato fossero convenute alla mia tenda e ognuno minacciasse per domani vendetta sulla testa di Riccardo. |
Entra RATCLIFF |
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RATCLIFF - |
Monsignore |
RICCARDO - |
(Sussultando) Chi l? |
RATCLIFF - |
Ratcliff, signore. Il gallo del villaggio qui da presso ha salutato lalba gi due volte. I vostri amici son gi tutti in piedi, e si stanno affibbiando le armature. |
RICCARDO - |
Ratcliff, ho fatto un sogno spaventoso. Che pensi, i nostri amici si manterranno tutti a me fedeli? |
RATCLIFF - |
Ma senza dubbio, sire. |
RICCARDO - |
Oh, Ratcliff! Ho paura! S, ho paura! |
RATCLIFF - |
Ma no, mio buon signore! Delle ombre non sha da aver paura. |
RICCARDO - |
Per lApostolo Paolo, questa notte nel cuore di Riccardo han suscitato delle ombre pi paura che non possa la realt di diecimila uomini di tutto punto armati e comandati da quello zero pi zero di Richmond. Non ancor lalba. Su, vieni con me: voglio andare a origliar da tenda a tenda per accertarmi che non c nessuno che si prepari a disertar da me. |
(Escono) |
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Entrano, da RICHMOND che sta seduto sotto la sua tenda, i NOBILI suoi alleati |
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TUTTI - |
Buongiorno, Richmond. |
RICHMOND - |
Vogliate scusarmi, nobili Pari e alacri gentiluomini, se avete qui sorpreso un gran pigrone. |
PRIMO NOBILE - |
Come avete dormito, monsignore? |
RICHMOND - |
Dacch siete partiti ieri sera ho avuto, amici, il sonno pi piacevole e ho fatto i sogni pi propiziatorii chabbian mai visitato mente duomo. M parso come se nella mia tenda venissero a vicenda tutte lanime di quelli assassinati da Riccardo e mi gridassero tutte: Vittoria!. Ho lanimo giulivo ed esultante, credetemi, per tal splendido sogno. |
PRIMO NOBILE - |
Sono quasi le quattro, monsignore. |
RICHMOND - |
tempo dindosssare le armature e di emanare gli ordini. |
(Esce dalla tenda) LA SUA ORAZIONE AI SOLDATI |
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Amati compatrioti, lora che urge ed il tempo tiranno, non mi permettono di dirvi pi di quanto vho gi detto. Tuttavia ricordatevi di questo: Dio dal cielo e la nostra buona causa combattono con noi. Innanzi a noi si levano come alti baluardi le preghiere dei santi in paradiso e delle anime offese. Tranne solo Riccardo, tutti quelli che ci accingiamo oggi ad affrontare vorrebbero veder vincere noi piuttosto che quel loro condottiero. Giacch, nobili amici, chi luomo chessi seguono in armi? Nientaltro che un tiranno sanguinario, un omicida cresciuto nel sangue e nel sangue insediatosi sul trono; uno che ha messo in atto ogni mala arte per procacciarsi quello che possiede, e poi ha massacrato un dopo laltro tutti coloro che gli han dato mano a procurarselo: una pietra ignobile, falsa, resa preziosa dal castone rutilante del trono dInghilterra, nel quale s insediato con linganno; uno che sempre fu nemico a Dio, e Dio, perci, nella sua gran giustizia, vi dar appoggio come suoi soldati, se combattete contro il suo nemico. Se adesso voi sudate a lottare ed abbattere il tiranno, ucciso lui, poi dormirete in pace; se adesso combattete contro i nemici della vostra patria, il futuro benessere di questa ripagher ad usura il vostro sforzo; se vi battete per le vostre spose, le vostre spose accoglieranno liete i lor mariti vincitori a casa; se salverete da spada nemica i figli vostri, i figli dei figli ve ne daranno giusta ricompensa nella vostra vecchiaia. Avanti dunque, nel nome di Dio, e di tutti i diritti a noi spettanti, bandiere al vento e spade sguainate! In quanto a me, sar degno tributo a questa mia pericolosa impresa questo mio corpo, gelido cadavere sopra la fredda faccia della terra. |
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Ma se marrider la buona sorte, dei vantaggi di questa audace impresa avr parte anche lultimo di voi. Squillate, trombe, rullate tamburi, ardimentosamente e lietamente. Dio e San Giorgio! Richmond e vittoria! |
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(Escono Richmond e tutti del suo seguito) |
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Rientrano RICCARDO e RATCLIFF con soldati |
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RICCARDO - |
Che diceva Northumberland di Richmond? |
RATCLIFF - |
Che non fu mai istruito nelle armi. |
RICCARDO - |
Diceva il vero. E Surrey? |
RATCLIFF - |
Ho inteso che diceva, sorridendo: Tanto meglio per noi. |
RICCARDO - |
Giusto, cos. |
(Un orologio batte) |
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Conta i rintocchi Dammi un almanacco. |
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(Ratcliff gli d qualcosa che Riccardo consulta rapidamente) |
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Chi ha visto oggi il sole? |
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RATCLIFF - |
Io no, signore. |
RICCARDO - |
Allora stamattina questo sole non vuol degnarsi di farsi vedere, perch secondo quanto scritto qui, avrebbe gi dovuto sfolgorare a oriente gi da unora. Per qualcuno questa sar una giornata nera Ratcliff! |
RATCLIFF - |
S, monsignore? |
RICCARDO - |
Il sole oggi non si fa vedere. Il cielo in broncio con il nostro esercito. Queste lacrime di rugiada, Ratcliff, non le vorrei vedere, qui per terra. Non splende oggi? Che mi pu importare pi di quanto possa importare a Richmond? Lo stesso cielo accigliato con me guarda anche lui con occhio cupo e triste. |
Entra NORFOLK |
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NORFOLK - |
Allarmi, mio sovrano! Allarmi! Allarmi! Il nemico gi in campo, e che baldanza! |
RICCARDO - |
Avanti, su, alla svelta, mettete la gualdrappa al mio cavallo. Qualcuno corra subito da Stanley e gli dica di avvicinarsi a noi. I miei li guido io nella pianura. Lordine di battaglia sar questo: lavanguardia, composta degual numero di cavalieri e di fanti appiedati, andr a disporsi lungo tutto il fronte in prima linea, con gli arcieri al centro. Norfolk e Surrey saranno al comando di questa fanteria-cavalleria. Cos schierati, seguiremo noi a far massa col grosso dellesercito, la cui forza sar bene appoggiata dallun corno e dallaltro, da truppe scelte di cavalleria. Questo il mio piano, e San Giorgio ci aiuti! Che dici tu, Norflk? |
NORFOLK - |
Ottimo piano, mio pugnace signore. |
(Gli d un foglio) Questo scritto era stamane dentro la mia tenda. |
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RICCARDO - |
(Leggendo) |
Giannetto di Norfolk, non fare il dritto, ch il tuo padron Riccardo belle fritto([131]) |
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Una sciocca trovata del nemico. Signori, ai posti di combattimento! E nessuno si lasci sgomentare da pettegoli sogni: la coscienza parola ch in uso presso i vili, da loro primamente escogitata per trattenere a freno gli animosi. Nostra coscienza sian le nostre braccia, nostra legge le spade che impugniamo. In marcia, tutti bravamente uniti! Avanziamo nel folto della mischia. Se non in cielo, entreremo allinferno tutti tenendoci stretti per mano. |
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LA SUA ORAZIONE AI SOLDATI |
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Che cosa vi dir, in aggiunta a quanto vho gi detto? Vi esorto solamente a ricordarvi con chi avete a che fare: unaccozzaglia di vagabondi, gente di galera, di furfanti, la schiuma di Bretagna, di vili contadini parassiti, che la lor terra, sovrappopolata, vomita disperati alla ventura, mandandoli a sicura distruzione. Voi dormite tranquilli i vostri sonni, e questi vengon nelle vostre case a turbarvi il riposo. Voi possedete terre e in casa vostra il godimento di splendide spose, e costoro vorrebbero venire a spogliarvi di quelle e stuprarvi le altre. E chi li guida? Un abbietto figuro, mantenuto per tanti anni in Bretagna sulle spese di mio fratello, un vero smidollato, che non ha mai sofferto in vita sua pi freddo delle proprie soprascarpe fra la neve. Ma ributtiamo a mare a frustate questorda di sbandati, questi arroganti straccioni di Francia, questi affamati squallidi straccioni, gente stanca di viver come vive, che, se non fosse stato pel miraggio di questa loro scellerata impresa, si sarebbero andati ad impiccare per assoluta mancanza di mezzi. Se scritto che dobbiamo essere vinti, che a sconfiggerci siano almeno uomini, e non questi bastardi di Bretagna, che i nostri padri gi hanno battuto, pestato, tartassato in casa loro, lasciandoli nel libro della storia eredi di vergogna. E questi ceffi si dovranno goder le nostre terre? Dovran giacersi con le nostre mogli? Dovranno violentar le nostre figlie? |
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(Tamburi allesterno) |
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Eccoli, udite, sono i lor tamburi. Nobili dInghilterra, alla battaglia! Arcieri, pronti a tendere i vostri archi! Cavalieri, spronate a tutto sangue i vostri belli e nobili corsieri, e in mezzo al loro sangue cavalcate! E voi, lancieri, spaurite il cielo con gli spezzoni delle vostre lance! |
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Entra un MESSO |
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Stanley che fa? Mena qui le sue truppe? |
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MESSO - |
Ricusa di spostarsi, mio signore. |
RICCARDO - |
Beh, gi la testa di suo figlio Giorgio! |
NORFOLK - |
Il nemico, signore, gi avanzato di qua dalla palude; sar meglio che del figlio di Stanley, ci occupiamo finita la battaglia. Adesso non c tempo. |
RICCARDO - |
Sento pulsarmi in petto mille cuori! Avanti gli stendardi, sotto, sotto! Il nostro antico grido di battaglia Bel San Giorgio infonda a tutti noi il furore del suoi draghi infuocati! Addosso! La vittoria sui nostri elmi! |
(Escono) |
SCENA IV - Unaltra parte del campo
Allarmi. Scorrerie di soldati. Entra NORFOLK con soldati, combattendo.
Gli viene incontro di corsa CATESBY
CATESBY - |
Correte, aiuto, signor di Norfolk! Il re compie prodigi sovrumani di valore, incurante dogni rischio. Gli hanno ucciso il cavallo, e lui, a piedi, seguita a combattere; e nellansia di battersi con Richmond si caccia nelle fauci della morte. Soccorretelo, nobile signore, o la giornata per noi perduta. |
(Escono Norfolk e soldati) |
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Entra RE RICCARDO |
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RICCARDO - |
Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! |
CATESBY - |
Sire, ritiratevi! Cerco io un cavallo per vostra altezza. |
RICCARDO - |
Schiavo! Ho messo la mia vita come posta per un colpo di dadi, e star al gioco.([132]) Credo ci siano sei Richmond sul campo; cinque ne ho fatti fuori, quello no! Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! |
(Escono tutti) |
SCENA V - Unaltra parte del campo
Allarme.
Entrano RE RICCARDO e RICHMOND, battendosi alla spada.
Riccardo cade ed ucciso.
Richmond esce, e il corpo di Riccardo portato via.
Fanfara. Rientra RICHMOND con STANLEY, che reca la corona, signori e soldati.
RICHMOND - |
Sia lode a Dio e alle armi vostre, amici! Avete vinto. La giornata nostra. Il cane sanguinario stato ucciso. |
STANLEY - |
Bene ti sei condotto, prode Richmond. Ecco a te la corona, cos a lungo usurpata. Lho tratta via io stesso dalla sua fronte esanime per cingerne la tua regal persona. Portala, godine e falla onorata. |
RICHMOND - |
Gran Dio, di cos sia a tutto questo. Ma ditemi, il giovin Giorgio Stanley vivo? |
STANLEY - |
Vivo, sire, ed al sicuro a Leicester, dove, se voi lo gradite, potremo pel momento ritirarci. |
RICHMOND - |
Quali uomini di nome sono caduti da entrambe la parti? |
STANLEY - |
Giovanni di Norfolk, lord Walter Ferrer, sir Robert Brakenbury e William Brandon. |
RICHMOND - |
Date ai lor corpi quella sepoltura degna dei lor natali. Proclamate un indulto ai disertori che vogliano tornar nei nostri ranghi; e poi, cos come abbiam deciso a sacro giuramento innanzi a Dio, faremo ritornare in buona pace la rosa rossa con la rosa bianca. Sorridi, cielo, a questa bella unione, dopo aver tanto a lungo riguardato con cipiglio la loro ostilit. E chi sar quel bieco traditore che, ci vedendo, non dir Amn? Per troppo tempo stata a matteggiare lInghilterra ed a sfigurar se stessa, il fratello versando ciecamente il sangue del fratello; il padre massacrando pazzamente il proprio figlio, ed il figlio costretto a farsi macellaio di suo padre. Tutto questo ha diviso York e Lncaster in unacerba, cruda divisione. Oh, adesso Richmond ed Elisabetta, successori legittimi di quelle due reali dinastie, per fausto ordine di Dio Signore, si ricongiungano, e i loro eredi, Dio Signore, se tale il tuo volere, arricchiscano il tempo che verr con una pace dal volto disteso, con ridente liberalit, e giorni lieti di prosperit. Grazioso Dio Signore, spunta il ferro nelle mani di tutti i traditori che vorrebbero riportarci indietro a quei giorni cruenti ed a far piangere in mezzo a fiumi di sangue fraterno linfelice Inghilterra. In mezzo a noi fa che non viva chi, col tradimento, mediti di trafiggere la pace di questa bella terra. Le ferite fraterne ora son chiuse, torna di nuovo a vivere la pace. Fa Tu, Signore Iddio, che viva a lungo. |
fine
([1]) Questa didascalia arbitraria del traduttore. I testi non ne portano nessuna. Il lettore - o il regista - pu dunque immaginare il luogo a suo talento; che pu essere anche un interno della corte.
([2]) By this sun of York: alcuni testi hanno son, figlio, invece dellomofono sun, sole, che leggerebbe pertanto: ad opera di questo figlio di York riferito a Re Edoardo IV; figlio di York e fratello di Riccardo infatti questo Edoardo, che ha tolto il trono a un Lancaster, Enrico VI. verosimile che il drammaturgo abbia inteso sfruttare lomofonia dei due termini per uno di quei giochi di parole assai graditi al pubblico elisabettiano; ma la lezione sun la pi probabile, anche perch il sole era lemblema gentilizio degli York (cfr. in Enrico VI - Parte terza, il dialogo dei due fratelli Edoardo e Riccardo York alla prima scena del II atto).
([3]) sent before my time, cio partorito in parto prematuro.
([4]) Il nome del Duca di Clarenza, fratello di Riccardo, George.
([5]) Jean Shore, la favorita di Edoardo IV, nata Elisabetta Lambert e sposata al mercante William Shore. Sulle avventurose vicende della vita di questa donna scriver una tragedia nel 700 (Jane Shore, 1714) Nicholas Rowe, poeta e drammaturgo e primo sistematore, ordinatore e commentatore dellopera di Shakespeare.
([6]) La regina la gi nominata Lady Grey, al secolo Elisabetta Woodville, vedova di John Grey, gentiluomo morto combattendo contro Edoardo IV dalla parte dei Lancaster. Edoardo laveva sposata a 25 anni, rompendo la promessa del suo matrimonio con la sorella della regina di Francia, Bona di Savoia. (Questa avr una parte nellEnrico VI - Terza parte). Il nobile dama di Riccardo naturalmente sarcastico.
([7]) Il testo ha un bisticcio omofonico tra nought e naught. Brakenbury ha detto: Non ho nulla a che fare con (Have nought to do); Riccardo ha finto di capire Ho da trescare (naught) con.
([8]) I will deliver you or lie for you: la frase si pu anche intendere: Io ti liberer o mentir per te, per il doppio significato di lie che vale giacersi, porsi, ma anche mentire. Ed verosimile che Shakespeare abbia volutamente attribuito a Riccardo questo gioco di doppi sensi, per sottolinearne la perversit.
([9]) La notazione storicamente vera. Edoardo IV, salito al trono in et di 20 anni, succedendo a suo padre Enrico VI nel 1461, appena si vide possessore del trono, abbandonossi senza ritegno alla sua inclinazione per le donne, piacere che mancare non gli poteva, stante let, la posizione e le grazie della persona. Era il principe ricevuto nellintimit da parecchi abitanti di Londra; vi trovava indulgenza per tutte le sue tendenze e grandi facilit per soddisfare i suoi capricci. Codesta frequentazione lo abitu insensibilmente a non arrestarsi dinanzi a verun ostacolo per soddisfare le sue brame: tutto doveva cedere alla sua volont (L. Galibert & C. Pell, Storia dInghilterra, trad. A. F. Falconetti, Venezia, Antonelli edit., 1845).
([10]) But yet I run before my horse to market: letteralm.: Ma io sto correndo al mercato davanti al mio cavallo.
([11]) Si tratta, per la storia, di Edoardo principe di Galles, figlio di Enrico VI - il predecessore, per altra linea, di Edoardo IV al trono dInghilterra - ucciso nel 1471 nella battaglia di Tewksbury, combattuta da Edoardo IV contro le forze di Margherita dAngi, vedova di Enrico VI e quindi madre di questo Edoardo; il quale aveva sposato questa Anna Nevill, la pi giovane figlia di Riccardo Warwick, la quale nel corso del dramma diverr la moglie di Riccardo III. Questultimo confesser pi sotto di aver ucciso lui Edoardo.
([12]) Cittadina sul Tamigi, presso Staines, a circa 20 miglia a sud-ovest di Londra, gi sede di una grande abbazia di benedettini. Il testo ha: trasportato dalla chiesa di San Paolo ( taken from Pauls) che si tralasciato di tradurre. C da chiedersi per perch un s lungo tragitto, a piedi, con un corteo di poche persone, per andare ad inumare la salma di un re. Ma Shakespeare non si pone il problema: a lui interessa, ai fini del dramma, il tempo e il luogo per la lunga e decisiva scena dellincontro di Anna con Riccardo.
([13]) Naturalmente Riccardo mente: stato lui a uccidere deliberatamente il marito di Anna, Edoardo, che era suo nipote perch figlio del fratello re Edoardo V, dal quale avrebbe dovuto ereditare il trono. Riccardo lha ucciso nel corso della battaglia di Tewksbury, come egli stesso confesser in seguito.
([14]) Per capire questa risposta da Anna, bisogna intendere che ella abbia inteso che Riccardo le abbia detto: Sar cos (che io mi giaccia insieme con te) finch io continuer a mentire (cio non sar pi cos al momento in cui dir la verit) (So will it, madam, till I lie with you). il solito quibble basato sul doppio senso di lie, che vale mentire e giacersi (in senso sessuale).
([15]) Basilisco, il mitico mostro, a forma di drago, i cui occhi fiammeggianti avevano il potere di uccidere ogni creatura vivente, eccetto il gallo. citazione ricorrente in Shakespeare.
([16]) Il conte Rutland, ultimo figlio giovinetto del Duca di York, e dunque fratello di Riccardo e di Edoardo marito di Anna, nella battaglia di Wakefield, combattuta tra le truppe del Duca e quelle della regina Margherita moglie di Enrico VI, fu preso dai seguaci di questa e assassinato per mano di Lord Clifford, uno dei capi delle forze dei Lancaster. Lepisodio rappresentato nella terza scena del I atto della terza parte dellEnrico VI.
([17]) to him that has most cause to be a mourner: cio lui stesso, Riccardo, che ha riconosciuto essere lautore della morte di Re Enrico VI.
([18]) Crosby Place la residenza del Duca di Gloucester. Sar anche la dimora di Tomaso Moro sotto Enrico VIII.
([19]) Localit del Surrey, Inghilterra, gi sede di un famoso monastero di benedettini fondato nel 666 d. C., ora distrutto.
([20]) to Whitefriars: Frati Bianchi si chiamavano in Inghilterra i Carmelitani, per il loro saio bianco. Di quale localit si tratti qui, non chiaro. In Inghilterra, allepoca del dramma, cerano una quarantina di monasteri di carmelitani.
([21]) My dukedom to a beggarly denier: letteralm.: Il mio ducato contro una monetina da elemosina.
([22]) La contessa di Richmond, come dir pi sotto Elisabetta, la moglie di Lord Stanley. Vostra moglie non nel testo.
([23]) Si legga, qui come altrove, Glo-ster.
([24]) to enoble those that scarce some two days since were worth a noble: bisticcio tra enoble, nobilitare, dare titoli di nobilt e noble, moneta di scarso valore (circa 6 scellini), corrente in Inghilterra fino al 1461.
([25]) What marry may she? Marry with a king: nel testo inglese c un gioco di doppi sensi sulla parola marry, interiezione esclamativa , che sta per: Per la Vergine Maria (contrazione di by Virgin Mary), e per il verbo maritarsi. Riccardo lha usato nel primo senso quando ha detto: She may - ay, marry, may she, e nel secondo quando, rispondendo a Rivers, ha detto: What marrry may she? Marry with a king!.
([26]) Leggasi, per la metrica, Ti-sbury.
([27]) Margherita, andata in moglie a Enrico VI nel 1445, era la seconda figlia di Renato dAngi, che allora portava il titolo di re di Sicilia, Napoli e Gerusalemme. Enrico laveva sposata per procura inviando in Francia il marchese di Suffolk. Il matrimonio fece scandalo, perch la principessa non port nulla in dote, suo padre essendo re solo di nome, perch di fatto non aveva il possesso dei domini di cui aveva il titolo; lAngi era in mano inglese, a Napoli cerano gli Aragonesi, a Gerusalemme cera il Sultano. Lo sdegno dei cortigiani, capeggiati dal Lord Protettore Duca Humphrey Gloucester, nella prima scena dellatto I dellEnrico VI - Seconda parte. Margherita si dimostr tuttavia regina di grande carattere e abilit politica. Gli storici francesi Lon Galibert e Clment Pell (Storia dInghilterra, vol. I, Venezia 1845) la descrivono come una donna giovane, ardente, piena denergia, dintelligenza, di ambizione. Era ella stessa al comando delle truppe dei Lancaster nella battaglia di SantAlbano contro i rivoltosi di York e Warwick: La regina dInghilterra trovavasi allora nelle province settentrionali del regno, in mezzo a popolazioni guerriere, gelose delle iniziative che le province meridionali nelle contee della famiglia regia Margherita colle sue truppe portossi a marce forzate sopra Londra; mossa ardita che non intimor Riccardo (Riccardo di York, padre di Riccardo III, n.d.t.), perch credette solo di aver a che fare con alquanti partigiani (della regina, n.d.t.); infatti venne loro incontro con cinquemila uomini soltanto.
Qui, nella vicenda del dramma, siamo nel 1483, Margherita gi vecchia.
([28]) Warwick (conte Riccardo Nevill) era alla testa delle forze regie nella battaglia di SantAlbano. Giorgio di Clarenza aveva sposato una delle sue figlie; laltra era Anna, vedova di Edoardo principe di Galles (figlio di Enrico VI), protagonista della scena precedente.
([29]) Guardami bene in faccia non nel testo, che ha semplicemente: Do not turn away, Non voltarti da unaltra parte; ma il guardami in faccia implicito: Margherita ha sfidato tutti pocanzi a guardarla in faccia senza tremare.
([30]) Come si visto (v. sopra la nota 16), il giovanissimo conte Rutland, ultimo figlio del Duca di York, nella battaglia di Wakefield tra le truppe del Duca e quelle regie condotte personalmente dalla regina Margherita, fu catturato dai seguaci di questa e pugnalato a morte da Lord Clifford, uno dei capi delle forze dei Lancaster.
([31]) vain flourish of my fortune: per flourish nel significato di abbellimento in Shakespeare, v. anche in Fatiche damore perdute, II, 1, 14: needs not to be painted flourish of your praise, non ha bisogno degli abbellimenti / del vostro elogio.
([32]) V. sopra la nota 18.
([33]) the melancholy flood: il tratto di fiume infernale - per alcuni lAcheronte, per altri lo Stige, per altri ancora il Flegetonte - che Dante, con Stazio, chiama palude, attraverso il quale Caronte (Il nocchier della livida palude, Inferno, III, 98) traghetta le anime dannate.
([34]) La verit storica cui si riferisce questo passo piuttosto diversa. Non fu il Duca di Clarenza a tradire Warwick, ma questi ad abbandonare puntigliosamente la causa degli York, e a schierarsi coi Lancaster. Clarenza, come s visto (v. sopra la nota 28), aveva sposato la figlia maggiore di Warwick, Isabella. Egli era, con il suocero, alla testa delle forze degli York. Enrico VI un Lancaster, perch discende per li rami da Giovanni di Gaunt, duca di Lancaster. Al figlio di lui, Edoardo, Warwick d in sposa la sua seconda figlia, Anna; e da allora si schiera con i Lancaster. Giorgio Clarenza uno York, perch discende per li rami da Edmondo di Langley, duca di York, fratello di Giovanni di Gaunt. Quando Warwick cambia fazione, Clarenza entra segretamente in contatto con Edoardo e simpegna con lui ad abbandonare la fazione di Warwick.
Quanto allombra erratica in sembianza dangelo ( a shadow like an angel), verosimilmente quella di Rutland. Anche qui, come s visto, per la verit storica chi ha pugnalato il piccolo Rutland (uno York) a Tewksbury stato Lord Clifford.
([35]) Sempre, per spezzare la pesante atmosfera dei momenti pi drammatici e strappare un sorriso al pubblico, Shakespeare mette in bocca ai personaggi minori, o solo occasionali, un tratto di comicit. Qui palese il melenso nonsense del pugnalato a morte che si sveglia e si mette a dare del vigliacco al suo assassino.
([36]) Nor you as we are, loyal.: loyal sta verosimilmente per leale suddito del re; il sicario sembra essere convinto che Clarenza in carcere e condannato a morte per alto tradimento.
([37]) Cio: Io ti parlo in nome del re, da cui ho ricevuto mandato.
([38]) Il marchese di Dorset figlio di primo letto della regina Elisabetta, quindi figliastro di Edoardo; il titolo di marchese conferitogli da questo uno degli onori daccatto ottenuti dai parenti della regina, e contro i quali s scagliato prima Riccardo.
([39]) Il testo ha ha ridondante perifrasi: When I have most need to employ a friend, / And most assured that he
is a friend: Quando avr maggior necessit di servirmi di un amico e pi sia sicuro della sua amicizia.
([40]) I testi danno qui lentrata di Riccardo in compagnia di sir Richard Ratcliff; ma questo personaggio in questa scena non parla, e il Lodovici, uomo di teatro tra tutti i traduttori italiani di Shakespeare, opportunamente lo ignora. Noi lo seguiamo.
([41]) and no man in the presence / But his red colour hat forsook his cheeks, letteralm.: e non c nessuno dei presenti a cui il colorito rosso (lincarnato) non abbia abbandonato le guance.
([42]) Cio giunse al carnefice velocemente: Mercurio lalato messaggero degli di dellOlimpo, simbolo di celerit e destrezza.
([43]) Per questo episodio, v. sopra la nota 34.
([44]) an act of tragic violence: atto qui nel senso squisitamente teatrale: Elisabetta prosegue il traslato introdotto dalla Duchessa che ha parlato di scena. Shakespeare non perde mai di vista il suo mestiere.
([45]) La duchessa la madre di Re Edoardo.
([46]) Cio la vita. Lo stesso concetto in Enrico IV - Seconda parte, I, 1, 18-19: O Lord that lends me life il concetto cristiano - ripreso dalla dottrina di Epittetto - che la vita umana sia un prestito da restituire al Creatore.
([47]) Il giovane figlio di Elisabetta, Principe di Galles ed erede al trono, si trova a Ludlow, come si vedr pi sotto. Ludlow, nello Shrapshire, era stata, fino al 1700, la residenza dei principi di Galles (questo era, ed tuttora, il titolo dei principi reali eredi al trono), nonch la sede del consiglio dei feudatari delle marche gallesi. Il nome deriva verosimilmente, da Lud, il mitico re celto; e Lud era chiamata anticamente Londra (cfr. Cimbelino, III, 1, 29-32: The famed Cassibelan made Luds town with rejoicing fires bright).
([48]) In realt, il cittadino sa bene dov diretto: in Tribunale, come dice dopo; non sa perch vi stato citato dal giudice.
([49]) Seldom comes the better: alcuni intendono: Raramente ne arrivano di migliori (riferito a notizie); altri: Raramente segue uno migliore (riferito a re). Secondo questo traduttore, la frase pi generica, sul tipo dellitaliano: Il peggio non morto mai.
([50]) Per la verit storica, Enrico VI Lancaster, figlio di Enrico V - il vincitore dei Francesi ad Azincourt - alla morte del padre (a Vincennes, 31 agosto 1422) era stato proclamato re a 9 mesi det, ma fu incoronato a Parigi nel 1431, dopo 9 anni di reggenza.
([51]) Il castello di Pomfret (o Pontefreat) nello Yorkshire, lo stesso dove stato rinchiuso nel 1399 Riccardo III da Enrico IV Lancaster, e da questo fatto assassinare per mano di sir Robert.
([52]) Bool to blood: questa espressione, che ricorre sovente in Shakespeare verosimilmente uneco della biblica massima: Il sangue di colui che spander il sangue delluomo, sar dalluomo sparso (Genesi, IX, 6). Cfr. in Re Giovanni, II, 1, 329: Blood has brought blood).
([53]) we will to sanctuary: sanctuary era detta la chiesa o altro luogo sacro dove, secondo la legge medioevale, vigeva il diritto di asilo, onde ciascuno vi si poteva rifugiare per sottrarsi alla persecuzione da parte dei potenti o semplicemente dalla giustizia. Elisabetta teme imminente su di lei la mano di Riccardo. Il sacrario in cui si ritira Elisabetta con il suo secondo figlio maschio Riccardino e le cinque figlie femmine la cappella del monastero di Westminster.
([54]) the seal I keep: lArcivescovo di York era il Lord custode del sigillo privato della corona (the seal), ossia lo stampo metallico usato per lautenticazione dei documenti emessi dal sovrano o in nome di esso da funzionari delegati; egli cumulava cio la carica di arcivescovo con quella di Lord Cancelliere. Ancor oggi allarcivescovo di York, al pari del sindaco di Londra, spetta di diritto il titolo di lord.
([55]) I want more uncles here to welcome me: il giovane principe informato che i suoi zii lord Rivers, e lord Grey, fratelli di sua madre, sono stato mandati in prigione a Pomfret.
([56]) In verit, solo leggenda: non vi sono documenti storici a prova che la Torre di Londra fossa stata iniziata a costruire dai Romani; si sa invece che la sua costruzione fu iniziata da Guglielmo II, duca di Normandia, nel sec. XI d. C.
([57]) Thus, like the formal Vice, Iniquity, / I moralize two meanings in one word: laccenno alle rappresentazioni dei Morality Plays, dove compariva, in funzione di uno dei vizi umani, il personaggio dellIniquit. Il doppio senso con quale Riccardo, sullesempio di quel personaggio, moralizza, quello della vita lunga della fama, alla quale egli associa la fama del giovane Edoardo, che sar tuttaltro che lunga, perch sappresta a sopprimerlo.
([58]) V. sopra la nota 5. Qui Riccardo insinua soltanto che la Shore, la favorita del re Edoardo VI, trescasse con Hastings. Pi sotto (III, 4) inveir contro la donna, chiamandola puttana e accusandola di stregoneria.
([59]) Il cinghiale era lo stemma araldico di Riccardo Gloucester.
([60]) Ill have this crown of mine cut from my shoulders: gioco di parole: crown nellinglese antico sinonimo di testa (the top part of the skull, la parte superiore del cranio).
([61]) Ill send some packing: per laltro mondo, si capisce.
([62]) his head upon the Bridge: le teste dei giustiziati per alto tradimento, mozzate dalla mannaia del carnefice, venivano issate, infisse su aste di legno, sul Ponte di Londra.
([63]) Tenere il cappello in testa nelle cerimonie ufficiali era segno di dignit, riservato ai nobili. Il popolo doveva scappellarsi. Dire di uno che non era degno di tenere il cappello in testa era come dirgli di essere di bassa estrazione.
([64]) Questo personaggio indicato nellin-folio come Pursuivant: cos si chiamavano i commessi della Corte di giustizia incaricati di notificare gli atti della stessa. Si capisce, dal dialogo, che lo stesso che aveva notificato ad Hastings lordine del re di imprigionarlo. Nei testi anche nominato Hastings, come il suo nobile interlocutore. Ma il nome, ai fini delleconomia del dramma, inefficiente; e noi, col Lodovici, lo saltiamo, anche perch il personaggio non compare pi.
([65]) Anthony Rivers ci lascer, per averla scritta in prigione in attesa di essere giustiziato, una composizione poetica sul tema dellalterna vicenda delle umane sorti, opera che storicamente considerata come la pi importante testimonianza sul colpo di Stato perpetrato da Riccardo York, per diventare re Riccardo III.
([66]) Shakespeare, quasi per deformazione professionale, ogni tanto fa usare ai suoi personaggi un linguaggio teatrale. Prima ha fatto parlare le due donne di scena e di atto; qui il Duca di Buckingham che dice a Riccardo: Had not come upon your cue Hastings had pronounced your part. To come upon ones cue si dice dellattore che entra a tempo giusto in scena, o pronuncia a tempo giusto la sua battuta, avendo come segnale dentrata lultima parola (cue, la coda) che il copione fa dire allaltro attore. (Cfr. in Sogno duna notte di mezza estate, V, 1, 186: deceiving me is Thisbies cue: she is not to enter).
([67]) Localit nel sobborgo londinese di Camden.
([68]) Questa battuta di Riccardo la svolta del dramma. Da qui in poi esso la rappresentazione della orrenda mostruosit morale del protagonista, della quale il corteggiamento ad Anna nel macabro ambiente di una esequia funebre stato solo il prologo. Il Lodovici, uomo di teatro e traduttore di Shakespeare per il teatro, citando le cronache dellHolinshed (Raphael Holinshed, Chronicles of England, Scotland and Ireland, London, 1577), premette a questo discorso di Riccardo ai nobili, una Nota per lattore che deve sostenere la parte di Riccardo, avvertendolo del repentino mutamento di umore da mostrare al rientro in scena con Buckingham: da affabile e gioviale, come lha definito prima Hastings, a truce, stravolto e minaccioso.
Gli storici Galibert e Pell (op. cit., I, pag. 41) cos raccontano lepisodio: Dopo alcuni istanti di assenza, rientr tutto smarrito, gridando: Milordi, si attenta alla mia vita! Si cospira contro di me!. Coloro che si sono resi colpevoli di un tal delitto - disse Lord Hastings - siano puniti come traditori!. E Gloucester: Ebbene, milordi, sapete chi sono i traditori? Elisabetta, vedova di Edoardo, Giovanna Shore, di lui amante, che vogliono con sortilegi attentare alla mia vita: vedete che gimmi si dissecca il braccio? E Gloucester si snud il braccio, e limmagrimento di quellarto atterr il Consiglio. Il Protettore strumentalizza alladempimento dei suoi disegni una sua infermit naturale.
([69]) V. sopra la nota 58.
([70]) Per una sadica ironia - osserva Vittorio Gabrieli nelle note alla sua traduzione del dramma (Garzanti, 1988) - Riccardo fissa il calendario delle sue mostruose stragi in relazione alle pause naturali della giornata e alle ore dei suoi pasti. Vuol vedere la testa mozzata di Hastings prima dandare a pranzo e chiede a Tyrrel un resoconto dettagliato dellassassinio dei nipoti dopo cena, prima di coricarsi.
([71]) Who builds his hope in air of your goor looks: qui air evidentemente usata nel suo senso di spazio vuoto, unsubstantial come contrario di solido, concreto, substantial.
([72]) Il Lodovici cos annota questa scena: Anche questa (come limprovviso mutamento dumore ostentato la scena precedente, N.d.t.) tutta una commedia. Gloucester e Buckingham, ora che s sparsa la notizia dellassassinio di Hastings, vogliono far credere di essere stati sorpresi da un attacco proditorio condotto contro di loro dallo stesso Hastings.
([73]) Si capisce che i due fanno la scena davanti al Sindaco di Londra, perch sanno bene chi arriva.
([74]) LAlexander, al cui testo generalmente mattengo, attribuisce questa frase al Lord Mayor; altri - seguendo lArden Shakespeare - lattribuiscono a Buckingham.
([75]) Il Palazzo di citt, il Municipio.
([76]) La lascivia di Edoardo era in realt proverbiale tra il popolo. (V. sopra la nota 9).
([77]) Era uno dei pi antichi fortilizi della Londra normanna, costruito da Guglielmo il Conquistatore.
([78]) Sullidentit di questi personaggi, trascrivo dalle note del Lodovici (op.cit.): John Shaw, fratello del Lord Mayor di Londra, dottore in teologia, tenne poi nella chiesa di San Paolo un sermone sulla lussuria del defunto re Edoardo e sulla condizione di bastardi dei due figli Frate Penker: predicatore illustre, padre provinciale dei frati Agostiniani.
([79]) Si capisce che i principi - i due figli di Clarenza - sono stati fatti trarre alla Torre da Riccardo. Da esperto drammaturgo, Shakespeare ci ha risparmiato la scena, lasciandola immaginare da ciascuno a suo talento.
([80]) Lady Elisabeth Lucy, dei conti di Suffolk, andata poi sposa al visconte Lisle.
([81]) Ma intanto che questo matrimonio (di Edoardo con Elisabetta Woodville, vedova di John Grey) si celebrava misteriosamente a Grafton Vourt, Warwick, per incarico dello stesso re Edoardo, negoziava in Francia un legame con Bona di Savoia, sorella della regina; e tutte le convenzioni erano gi concluse, allorch il conte riseppe della determinazione di Edoardo (Galibert & Pell, op. cit. I, pag. 406).
([82]) Riccardo aveva comandato vittoriosamente la spedizione contro gli Scozzesi, nemici tradizionali degli York (1482).
([83]) were not used to be spoken to but the Recorder: Recorder si chiama oggi in Inghilterra il magistrato monocratico equivalente pressa poco a quello chera il nostro pretore. Al tempo di Shakespeare, era cos denominata la persona, esperta di discipline giuridiche, nominata dal sindaco e dagli assessori comunali (Aldermen) per registrare o tenere a mente le procedure giudiziarie da suggerire che fossero da applicarsi nei casi singoli; la sua testimonianza orale faceva testo. La figura medioevale dello scabino quella che pi gli si avvicina.
([84]) sempre stato laccorgimento pi astuto del tiranno simulare la devozione religiosa (John Milton, The Complete Works, vol VI, pag. 381, Yale University Press, 1962).
([85]) For on that ground Ill build a holy descant: limmagine tratta dalla polifonia medioevale nella quale il discanto era la voce pi acuta della composizione musicale, che cantava, sulla base musicale, la parte pi alta. Buckingham vuol dire che finger di unirsi come prima voce alle richieste dei cittadini portate dal Lord Mayor.
([86]) Go, go, up to the leads: lead qualsiasi luogo da cui si domina una vista, un gruppo di gente; in questo caso il soppalco della scena (the upper)che dovrebbe raffigurare la galleria/loggia del palazzo, sulla quale si far vedere Riccardo in mezzo a due prelati.
([87]) the aldermen: erano quelli che sono oggi gli assessori del comune, i pi stretti collaboratori del sindaco (prima li ha chiamati brethren, confratelli).
([88]) Il linguaggio di Riccardo e Buckingham volutamente fiorito e artificioso, come devessere un linguaggio ipocrita.
([89]) which fondly you would here impose on me: fondly qui inteso nel senso che la parola aveva nellantico inglese di affectionately, tenderly, lovingly; il senso peggiorativo di foolisly, stoltamente, insensatamente, con il quale lhanno inteso molti curatori, venuto alla parola successivamente. E del resto, a fil di logica, Riccardo, per quanto voglia fingere, non potrebbe trattare da insensati quelli che vengono a offrigli una cosa che egli vuole gli venga offerta.
([90]) V. sopra la nota 80.
([91]) Gli storici Galibert & Pell (op. cit.) narrano cos lincontro di Edoardo con questa Elisabetta.
In una partita di caccia chebbe luogo nel Northamptonshire, a Grafton, ebbe (Edoardo) occasione di vedere Elisabetta Woodville, vedova di John Grey, gentiluomo addetto alle parti di Lancaster, stato ucciso nella seconda battaglia di SantAlbano, e al quale erano stati confiscati i beni. Appena fu Edoardo entrato nella residenza di Elisabetta, essa dama gli si gett alle ginocchia per supplicarlo di restituire ai suoi figli i beni del padre. Colpito Edoardo dalla bellezza della giovane vedova e dallincanto del suo conversare, accord tutto quello che gli si domandava, sperando che a vicenda egli non avrebbe che a domandare per ottenere. Ma Lady Grey fu incrollabile; e malgrado laffetto reale che per Edoardo sentiva, seppe resistere allabbagliante prestigio che circondava un re di venticinque anni. Edoardo, vinto da s nobile resistenza, ma sempre preso, proffer la mano e la persona a colei che gli aveva ispirato s viva passione. E il matrimonio si comp..
([92]) Per Buckingham il letto in cui nasce illegittimo (unlawful) solo per comodit dialettica, perch in realt Edoardo nasce in virt di matrimonio.
([93]) Si tratta, storicamente, della piccola Margaret, contessa di Salisbury, nata nel 1473, e quindi in et di 10 anni al momento del dramma; la madre Isabella Nevill, sorella maggiore di Anna, figlie entrambe del famoso conte Riccardo di Warwick detto il Creatore di re (Kingmaker).
([94]) Si capisce qui che il matrimonio con Riccardo di Gloucester gi avvenuto; non per lincoronazione di Anna a regina, che avverr nel cuore del dramma.
([95]) go, cross the seas and live with Richmond, from the reach oh hell: questo Richmond, per la storia, Enrico, conte di Richmond, ultimo rappresentante della casa Lancaster, nipote, per parte di padre, di Caterina di Francia, presso la quale si trova rifugiato dopo la disfatta definitiva subita dai Lancaster nella battaglia di Tewksbury. Su di lui i partigiani della rosa rossa (la rosa dei Lancaster) fermarono lattenzione per rimetterlo sul trono e liberarsi dalla tirannia di Riccardo III. Ma la congiura fall. Richmond riprender poi le armi contro Riccardo e sar quello che lo uccider nella battaglia di Bosworth, diventando re col nome di Edoardo VII.
([96]) Richmond non era figlio ma figliastro di Lord Stanley. Sembra chiaro che le parole di Stanley: You shall have letters from me to my son in your behalf non pu intendersi, come leggono molti: Porterete con voi lettere da me a mio figlio; non si capisce come possa Dorset, recando egli stesso un messaggio a Richmond, fargli sapere di venirgli incontro per la strada, una volta sbarcato in Francia. A Calais non cera posta pneumatica!
([97]) To feed my humour, wish thyself no harm.: cio: Non voglio uccidere in me lequilibrio dei sensi, impazzire, abbandonandomi alla collera e allinvidia contro di te. un improvviso sprazzo di filosofia greca. Secondo Ippocrate, nel corpo umano sono presenti quattro liquidi (humours): il sangue, sede della passionalit; la bile, sede della collera; la flemma, sede del sentimento omonimo, e latrabile, sede della malinconia. Secondo che nelluomo predomini luno o laltro di questi umori si rompe lequilibrio del suo essere. Elisabetta dice che se dovesse mettersi ad augurare male ad Anna, nutrirebbe uno dei suoi umori, la bile, a danno di altri e finirebbe con lo squilibrare il suo temperamento. Al tempo in cui Shakespeare scriveva il Riccardo III (il lavoro figura depositato allo Stationers Register nel 1597), il suo amico Ben Jonson scriveva la sua commedia Ciascuno col suo umore (Every Man in His Humour), rappresentata nel 1598; probabile che questo accenno di Elisabetta agli humours ne sia uneco.
([98]) Riccardo York odia il padre di Anna, Warwick (Sir Richard Nevill, conte di Warwick, detto il Creatore di re, The Kingmaker, v. sopra la nota 93) perch questi, nel dare in sposa la figlia Anna al principe Edoardo, figlio di Enrico IV e di Margherita, aveva avuto in animo di rimettere sul trono dInghilterra la casa Lancaster.
([99]) La didascalia che figura in tutti i testi : The trumpets sound a sennet: il sennet uno dei tre segnali musicali presenti nel teatro di Shakespeare, gli altri due sono il flourish e lalarm (o alarum). Il sennet dei tre il pi solenne: annuncia solitamente lentrata in scena in gran pompa di personaggi regali. Consiste, secondo la ricostruzione congetturata (non verano registratori di suoni allepoca), in una serie di squilli di tromba o di corno, o degli uni e degli altri insieme. anche usato per salutare lentrata in scena di cortei, processioni, tornei, ecc. La sua durata pare non dovesse essere meno di due interi minuti. detto anche Fanfara.
Il flourish invece un semplice squillo di tromba, usato per circostanze analoghe, ma meno solenni o pompose.
Lalarm normalmente un rullo di tamburo, usato per annunciare una battaglia in corso, lingresso di un esercito in marcia, un funerale. Pu accompagnarsi con gli altri due segnali.
Quali forme musicali avessero questi segnali , naturalmente, ignoto.
([100])Allepoca, tra le famiglie nobili si promettevano in sposa, e talvolta si maritavano anche, bambine non ancora puberi.
([101]) Il testo ha un generico: Go by this token, dove token qualunque cosa che possa darsi come pegno, campione, segno di riconoscimento, ecc. Alcuni intendono con questo anello. Il fatto che ci che Riccardo consegna a Tyrrell non si sa: una di quelle cose che Shakespeare lascia alla fantasia del regista o di chi legge.
([102]) Rise and lend thine ear: da intendere che Riccardo sia sempre seduto in trono, e Tyrrell si sia inginocchiato ai suoi piedi.
([103]) Quel che Riccardo sussurra allorecchio di Tyrrell ce lo far sapere il racconto di questi nella scena seguente: Riccardo gli dice come deve uccidere i bimbi: soffocandoli. Con quale dinamica, per, non si sa. We smothered- dir laltro sicario Dighton; ed lo stesso verbo che si ritrova nellOtello nella didascalia della scena finale: Smothers her; dove, in verit, non fu mai pacifico tra i critici se si tratti di soffocamento mediante strozzamento, o mediante la pressione di un cuscino sulla bocca. Nel film di Laurence Olivier, Riccardo, a questo punto, per mostrare a Tyrrell come procedere, afferra un cuscino e glielo tiene pressato sulla bocca. Ma anche qui, regista e lettore immaginino a loro agio e talento.
([104]) Castello normanno sullaltura che sovrasta la citt di Exeter, nel Devonshire.
([105]) Brecon, nella Contea del Galles, nella valle dellUsk, feudo della famiglia Buckingham, con un famoso castello medioevale.
([106]) I lor cadaveri, ancora caldi, furono portati a pi della scala, dove furono sepolti in una fossa alluopo scavata. Tale il racconto che fecero gli assassini alcuni anni dopo; ed alcune ossa trovate nel sito indicato durante il regno di Carlo I non permettono di dubitare della loro veridicit (G. Galibert & C.Pell, op. cit., I, pag. 415).
([107]) V. sopra la nota 70.
([108]) Edoardo IV, oltre ai due figli maschi, che Riccardo ha fatto trucidare alla Torre, aveva avuto da Elisabetta cinque femmine. La prima, Elisabetta, di cui qui si parla, andr sposa a Richmond, venuto al trono come Enrico VII.
([109]) When holy Harry died, and my sweet son.: sottinteso Dio dormiva. Enrico VI e Edoardo, principe di Galles, erano rispettivamente marito e figlio di Margherita dAngi.
([110]) Il rito di sedere per terra a raccontare a se stessi e agli altri le proprie sventure frequente nei personaggi shakespeariani (cfr. in Re Giovanni, III, 1, 73: Here I and sorrows sit, here is my throne:
COSTANZA - (Si siede per terra)
E qui sediamo io e il mio dolore,
qui il mio trono.
([111]) V. sopra la nota 58.
([112]) Cancel his bond of life: bond ogni documento legale con cui un governo o altra autorit si obbliga a pagare al cittadino creditore alla scadenza. Qui sta sta per il buono (nel senso di buono del Tesoro) che Dio rilascia agli uomini al momento della loro nascita, e annulla al momento della loro morte, secondo la dottrina di Epitteto (v. sopra la nota 46).
([113]) Nessuno, che non sia un Inglese verace, riuscirebbe a capire il senso di questa battuta di Riccardo; e anche tra gli Inglesi veraci credo siano pochi quelli che sanno che lora di Humphrey (Humphrey hour) lora di colazione. Lespressione, secondo il Praz (Riccardo III, Sansoni, Firenze, 1943-47) derivata forse con allusione al Good Duke Humphrey, come veniva chiamato dal popolo il Duca Humphrey di Gloucester, figlio minore di Enrico IV, e, alla morte di suo fratello Enrico V (1422), Lord protettore del minore figlio di quello, Enrico VI. Nella cattedrale di San Paolo a Londra, dove si credeva fosse sepolto (a torto, perch la sua tomba si trova nellAbbazia di SantAlbano), ci chiam Duke Humphrey Walk la navata in cui si raccoglievano i mendicanti, e poich dei mendicanti saltare il pasto, lespressione pranzare con il Duca Humprey pass a significare saltare il pasto, digiunare. Sicch il senso della battuta di Riccardo alla madre che gli ha chiesto di citargli una sola ora in cui ella abbia avuto conforto dalla sua compagnia, : Lunica ora in cui sei stata confortata, stata quellora in cui io non cero, tu avevi appetito e hai fatto colazione senza aspettare la mia compagnia.
([114]) In verit, Brigida, una delle quattro femmine avute da Elisabetta col primo marito - e perci non di sangue reale come Elisabetta e i due maschi fatti trucidare da Riccardo -, si fece monaca; le altre tre, Cecilia, Anna e Caterina andarono tutte spose a nobili inglesi; cos Elisabetta.
([115]) Nel testo inglese Elisabetta non risponde S, nipoti, anche se dice: Cousins indeed!, rispondendo a Riccardo, che aveva detto : You speak as if that I had slain my cousins; il testo inglese gioca sullomofonia di cousin, cugino, nipote, parente in generale, e cozen, ingannare, defraudare. Sicch come se lattrice risponda: S, ingannati!. uno di quei bisticci di parole con i quali Shakespeare, con un abile tocco di comicit, che impossibile rendere in altra lingua, fa sorridere lo spettatore nei momenti pi drammatici.
([116]) Come si visto, le cose non sono andate come dice Elisabetta. Tyrrell, nel suo monologo allinizio della scena 3a, non parla di pugnali e di sangue; i due piccoli principi furono soffocati, come racconteranno i due sicari alcuni anni dopo (C. Galibert & C, Pell, op. cit. I, pag. 415); ma Elisabetta non sa ancora in che modo sono stati uccisi i suoi figli.
([117]) Il Lete, il fiume infernale della mitologia classica che scorreva nei Campi Elisi e le cui acque, che le anime morte dovevano bere, avevano il potere di cancellare dalla mente il ricordo del passato.
([118]) Your reasons are too shallow and too quick: quick detto di parole pronto nel senso di vivace, infiammato ma superficiale; detto di persone vivo, animato da vita, opposto a dead(cfr. in Amleto, V, 1, 122: Tis for the dead, not for the quick); e in tal senso lo intende Elisabetta, associando le ragioni ai suoi due figlioletti uccisi.
([119]) Lordine della Giarrettiera, istituito nel 1344, era ed la massima e pi prestigiosa onorificenza cavalleresca inglese; essa veniva conferita in solenne cerimonia dal re in persona.
([120]) Cristoforo Urwick un prete e ai preti gli Inglesi dnno del Sir che, in quel caso, corrisponde al nostro don.
([121]) V. sopra la nota 59.
([122]) Sintende: se passassi dalla parte di Richmond; del quale - come abbiamo visto - Stanley patrigno.
([123]) Localit imprecisata, che alcuni indicano - come noi qui - con Hardforest, altri semplicemente con Harford; lAlexander ha un Hardford West in Wales, che non esiste egualmente sulle mappe dellepoca.
([124]) Rice ap Thomas: ap la particella patronimica dei nomi nobiliari gallesi, come mac degli scozzesi e il de degli italiani; ma il traduttore non se l sentita di tradurre qui Riso de Tomaso!
([125]) Centro dello Staffordshire, alla confluenza dei fiumi Tame e Anker, distante circa 20 km. da Birmingham, 150 da Londra.
([126]) V. sopra la nota 96.
([127]) Si legga lai-ster, per la metrica.
([128]) The Earl Pembroke keeps his regiment: inutile notare che allepoca del dramma non esisteva ununit militare chiamate reggimento.
([129]) good captain Blount: captain e general nel linguaggio shakespeariano sono la stessa cosa.
([130]) Il vaticinio di Enrico VI a Richmond nella terza parte dellEnrico VI, VI, 6, 70-78.
([131]) Jockey of Norfolk, be no so bold/ For Dickon thy master is bought and sold: il messaggio reca in sottinteso lannuncio del tradimento di Lord Stanley, passato con le sue truppe dalla parte del figliastro Richmond. Per la storia, fu lapporto delle truppe di Stanley che decise la battaglia (1485) di Tamworth a favore di Richmond, determinando con essa la fine della dinastia degli York, e lavvento di quella dei Tudor.
Dickon, da Dick vezzeggiativo di Richard, usato qui in senso spregiativo/ironico, Ricciardetto; bought and sold, letteralm. comprato e venduto espressione idiomatica per tradito. I due versi sono tolti in presti dalla traduzione di Vittorio Gabrieli (Garzanti, 1988).
([132]) and I will stand the hazard of the die: letteralm.: e star al rischio del dado; star al gioco costrutto preso in prestito dal Lodovici (op.cit.).
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