Quattro nô giapponesi

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QUATTRO N GIAPPONESI

QUATTRO N GIAPPONESI

IL CAVALIER MISERIA

di Anonimo del secolo XV

IL TAMBURO DI PANNO

di Kwanze Motokiyo, fine secolo XIV

LA LETTIGA DESERTA

di Anonimo del secolo XV

LA DONNA DI EGUCHI

di Kwannami Kiyotsugu (1334-1384)

Riduzione e adattamento di Enrico Fulchignoni

Rappresentati al Teatro del Convegno di Milano, nella Stagione 1962-

Rega di ENRICO FULCHIGNONI

Da IL DRAMMA n. 322-323, Luglio-Agosto 1963


Rappresentazione drammatica del N giapponese

La letteratura drammatica del Giappone ha la rara fortuna di possedere una forma originale: il n. Il n la pi antica forma teatrale che i giapponesi abbiano espresso. Con essa insieme nato un nuovo genere letterario. Fu per merito del n che i movimenti e le forme, la bellezza plastica delle antiche danze si trasfusero in precisi personaggi drammatici. Man mano che lo spirito nuovo giapponese raggiungeva il suo maggior sviluppo, tutte le istituzioni medioevali ne subivano l'influsso. Fu all'inizio del XIV secolo che il teatro n nella sua forma originaria vide la luce, grazie al genio di due autori che erano insieme gli interpreti dello spettacolo, Kwannami Kiyot-sugu (1333-1384) e soprattutto suo figlio Zeami Motokiyo (1363-1443), autore d'un celebre trattato sulla interpretazione, il Fsbi-Kaden .

La parola n, o pi esattamente n-gei, in origine signific abilit , poi abilit teatrale e gradatamente pass a significare questa speciale rappresentazione drammatica. Forma originale della letteratura giapponese essa la sintesi delle arti d'un lungo passato. Dal punto di vista testuale il suo valore altissimo: nessun altro componimento del XIV e XV secolo offre nulla che ne sostenga il confronto. E' il gioiello letterario dell'epoca Ashikaga.

E, accrescendo l'interesse storico, il suo valore letterario per gli spettatori di altre civilt ne l'espressione pi vera e pi forte. Il n risuscita ai nostri occhi, in forma ellittica resa intensissima da un lirismo costante, i sentimenti, i pensieri, le credenze, le superstizioni, le aspirazioni, tutta la vita intellettuale e morale di quelle generazioni tumultuose ed inquiete; fa agire sotto nostri occhi i loro dei, i loro governanti, i loro guerrieri, i loro religiosi, e soprattutto ci rivela a che grado la dottrina buddista avesse modellato gli uomini di quel tempo. Il n pu, in tal senso, considerarsi una diretta testimonianza dell'insegnamento di Gothamo; un genere d'arte costantemente animato dal suo soffio.

Non solamente i monaci attraverso le loro preghiere procurano, nel n, la pace a coloro che sono spariti dal mondo, ma appagano anche gli spiriti maligni ed esorcizzano i dmoni; non solamente i luoghi di culto accolgono tra le loro mura gli uomini che l'esistenza ha ingannato o deluso, e la legge religiosa consola gli afflitti e i miserabili; ma in ogni azione sempre il Budda che parla, il suo pensiero espresso da tutte le bocche. Esso infonde vita e sentimento all'immensa natura, alle piante, alle rupi, alla terra intera. Questo carattere religioso del n uno dei punti attraverso cui esso s'apparenta ai nostri misteri medioevali. Ma non il solo. Come il mistero e la sacra rappresentazione d'occidente, anche il n nacque, in parte, dalle feste, all'ombra dei templi e fu unito ai loro riti. E analoga fu la sua incidenza sul cuore degli spettatori, tanto pi efficace quanto pi legata a forme d grande bellezza plastica e verbale. Codesta origine insieme religiosa e popolare suggerisce ugualmente un raffronto con la tragedia greca. Come nei primitivi testi di Eschilo anzitutto ridotto il numero dei personaggi: appena due antagonisti alle origini, cui si aggiunse presto qualche limitata comparsa. Ma fin dalle origini il n dispone di un coro che dialoga con gli attori, o che si sostituisce, quando l'azione lo richieda, all'uno o all'altro dei protagonisti. Codesta presenza d'un elemento astratto ed anonimo accanto a personaggi teatralmente incisi costituisce uno dei punti pi importanti per giustificare la tensione drammatica di un'azione che tende continuamente, nel n, a elevarsi su di un piano d superiore distacco. La scena del n fu, alle origini, semplicissima; all'aria aperta, senza sipario n attrezzi d'alcuna sorta. Agli attori principali la maschera prestava le sue molteplici espressioni e la danza le sue evoluzioni solenni, feroci o aggraziate, mentre un'orchestra rudimentale aggiungeva le proprie cadenze ai punti nodali dell'azione. Come l'antica tragedia greca, anche il n estese rapidamente i limiti delle sue trame, e dopo gli Dei e i santuari, si diede a celebrare gli Eroi, mise in azione la leggenda e la storia, e rendendo pi familiare lo stile, consent agli spettatori di specchiarsi nei propri dolori e nelle proprie pene come nelle considerazioni sulla fragilit del destino umano, Ma codeste similitudini con la tragedia del l'Ellade non debbono far dimenticare le differenze che dividono codeste due altissime manifestazioni del genio poetico, occidentale e orientale: e una soprattutto ci pare essenziale. Il soffio tragico attraversa talvolta il n, ma non lo anima. Il pi sovente l'episodio drammatico raccontato pi che messo in atto; l'intenzione meno di rappresentare che di evocare, in un clima di raccolta meditazione.

Il n innanzitutto un testo lirico e come tale deve essere inteso dallo spettatore occidentale.

Nell'attuale rappresentazione il regista (che aveva gi, con la collaborazione dello specialista giapponese prof. Soichi Nogami, eseguito uno spettacolo di n nel Teatro Ateneo di Roma, parecchi anni or sono) non ha fatto ricorso alla ricostruzione puntuale e metodica d uno spettacolo giapponese (che sarebbe impresa assolutamente impossibile sia per gli attori che per gli spettatori italiani), ha inteso soprattutto puntare sull'unico elemento suscettibile d'una trasposizione e cio sui valori del testo. Egli si quindi sforzato di mettere in evidenza, attraverso una elaborazione pi vicina alle consuetudini sceniche occidentali, la straordinaria ricchezza poetica di tali brevi componimenti. La scena, ideata da Bruno Munari, tiene conto dello spazio tipico dell'arte visiva giapponese, cio di quel vuoto che prende apparenza dalla intensit di un particolare, e i costumi di Maria Signorelli senza alcun riferimento al pittoresco, caratterizzano i personaggi attraverso un libero rapporto fra colori e forme. Ai tre collaboratori dello spettacolo cos apparso di rendere valida una trasposizione che fosse rispettosa a un tempo dei valori esotici e di quelli della nostra tradizione.

Nel teatro n, dove ogni elemento realistico bandito dallo stile della composizione, e gli stesti pi consueti moti dell'animo si vestono delle pi inedite voci - qui, dove dalla monotonia delle passioni si sfocia il pi delle volte in un misticismo ampio e solenne, in cui la povert degli Esseri si dissolve nella infinita ricchezza del Cosmo -, qui possibile, forse, allo spettatore moderno cogliere per trasalimenti e subitanee intuizioni alcuni segni di quello che sar, forse, il teatro di domani, cui Oriente e Occidente avranno variamente recato te note pi meditabonde, gli accenti pi amati e sofferti. Fu un grande poeta, l'irlandese Yeats, uno dei fondatori di quel rinnovamento teatrale che doveva recare, agli inizi del nostro secolo, unnuovo afflato alle ribalte d'Europa, a prevedere con pensiero profetico, la fecondit di cadesti possibili incontri: Siccome una profondit della mente pu essere avvicinata solo tramite ci che pi umano e delicato, dobbiamo diffidare della distanza fisica, e del meccanismo... Sarebbe utile andare a scuola in Asia .

A distanza di decenni da codesti primi contatti, l'incontro con il teatro giapponese, teatro di simboli e di meditazione, ci pare una delle pi felici occasioni di ricerca, sia per la diretta portata dei contributi poetici che per la indiretta illustrazione di nuove forme, diverse da quelle consuetudini che da oltre un secolo sembrano gravare sulle tecniche espressive del teatro occidentale. Qui ci piace, per finire su un punto coronato, citare ancora W. B. Yeats. (E' il testo introduttivo che presenta una traduzione di n latta da Ernesto Fenollosa e Ezra Pound.

Esso rimonta al 1916, ma per una singolare coincidenza di motivi, ci pare oggi d'una attualit pi che calzante). Dice Yeats: Il realismo stato creato per il volgo che ne ha sempre maggiormente goduto, e continua a essere il godimento di tutti coloro che, educati soltanto da maestri di scuola e da giornali, sono senza la memoria della bellezza e della sottigliezza emotiva.

Il realismo umoristico occasionale, che serviva ad intensificare l'effetto emotivo delle tragedie elisabettiane era stato creato all'origine per il beneficio dello spettatore comune in piedi nella platea. Ma i grandi discorsi furono scritti da poeti memori dei loro mecenati nelle logge... Un passaggio poetico non pu essere capito senza una nutrita memoria, poich l'orecchio deve percepire le varianti su vecchie cadenze e parole note, tutta la buona educazione dello stile poetico, dove non c' nulla di affascinante, di crudo, nessun soffio di parvenu.

Spingiamo pure le arti popolari verso un realismo pi completo, con ci sarebbero oneste; ma le arti commerciali demoralizzano col loro compromesso e incompiutezza, il loro idealismo privo di sincerit e d'eleganza, con la loro pretesa che l'ignoranza possa comprendere il bello...

Dal tempo d Keats e di Blake i poeti si sono tramandati solo ci che meno declamativo, il meno popolare nell'arte di Shakespeare, e con un teatro del genere troveranno il loro uditorio abituale e riusciranno a mantenersi liberi. L'Europa molto vecchia e ha visto sfilare molte arti, ha imparato a conoscere i frutti di ogni fiore, il sapore di ogni frutto. Ora tempo di studiare l'Oriente e di vivere risoluti... .

Enrico Fulchignoni


IL CAVALIER MISERIA

di Anonimo del secolo XV

Persone:

L'Imperatore Tokyiori

Tsuneyo, il Cavalier Miseria

La sposa di Tsuneyo

Un ciambellano

Il coro

La scena si svolge sulla montagna, nella casupola di Tsuneyo;

poi a Kamamura, nel palazzo dell'Imperatore.

Una sperduta capanna nel deserto di neve di Fen-Li. Un viandante si avvicina stanco, affranto dal gelo e dalla solitudine. l'Imperatore Tokyiori in persona. il pio sovrano della reggia di Kamamura che ha abbandonato, da lunghi anni ormai, la Corte ed il suo fasto, per conoscere davvero il suo paese. Nascosto sotto i panni del viandante ha per scopo d'interrogare a sud e a nord, a occidente e a levante del Regno la maggior parte dei pi umili sudditi, per conoscere che pensieri essi celino nel loro cuore. Lo squallido stambugio accoglie un vecchio e la sua sposa. Tokyiori ricevuto per la notte, con l'attenzione che dovuta in Giappone ad ogni ospite anche se sconosciuto. E anzi, per onorare la presenza del viandante, che pur non ha rivelato la sua identit, il vecchio Tsuneyo decide d'abbattere e di ardere tre alberi nani che ornavano la sua miserabile dimora. Al calore della fiamma, rinfrancato da quest'atto d'amore, il viandante chiede al vecchio di rivelargli la sua identit: la presenza degli alberi nani, piccoli gioielli della casa d'ogni nobile, testimonia che non deve trattarsi d'un povero contadino. Tsuneyo, dopo qualche esitazione, rivela il suo passato. Ora egli caduto nella pi grave indigenza, ma un tempo era stato uno dei pi validi guerrieri dell'Imperatore. Rovesci di fortuna e l'accanirsi del fato non hanno per in nessun momento intaccato la fedelt alla dinastia del suo sovrano. Ha venduto ogni cosa, quadri, ornamenti e mobilio prezioso, per sopravvivere assieme alla sua sposa, ma la sola ricchezza che ha custodito intatta, sono le armi, per il giorno in cui la minaccia dei nemici premesse alle frontiere del Regno. Commosso da tanta costanza l'Imperatore, sempre tacendo la propria identit, s'allontana all'alba dalla capanna ospitale. Ma, giunto al Palazzo, decide di convocare i suoi samurai per compensare il Cavaliere dalla Triste Figura, fedelissimo fra i fedeli.

Il Coro Da che parte volger il passo? Da qui o di l lo stesso. Trover sempre qualcuno. Io sono Hoyono Tokyiori, l'Imperatore, e ho deciso di lasciare per qualche tempo il mio palazzo, e sotto quest'abito di pellegrino, di andare di citt in citt, chiedendo ospitalit, per rendermi conto io stesso dei sentimenti e dei bisogni dei sudditi miei. Senza sospetti per quest'abito religioso, essi mi apriranno i segreti del loro cuore. Guardate come cade la neve! Un morbido tappeto bianco copre la campagna. O mio paese, una nebbia rossastra ti avvolge nelle cime dei tuoi monti, un freddo vento soffia nelle gole dei tuoi monti. L, in basso, scorgo la prateria. Ora ho varcato la collina della Separazione ed ecco che ancora una volta mi sono distaccato dagli uomini! Nevica sempre pi forte!.... Il cielo bianco, la terra bianca! Io mi sento un poco affranto da questa candida infinit! Andiamo! Qui, in questa capanna tra vero un rifugio. (Bussa).

La Sposa Chi bussa?

Tokyiori Un viandante che s' sperduto nella neve! Abbiate la carit di offrirmi ricovero per questa notte!

La Sposa Lo farei volentieri, ma mio marito lontano da qui, e non vi posso ricevere finch egli non sia tornato. Ma non tarder, credetemi...

Tokyiori Io aspetto che torni.

(Giunge Tsuneyo).

Tsunevo Ah, come fiocca la neve!... passato tanto tempo da quando ancora mi potevo chiamare un uomo fra gli uomini, e non un miserabile rottame in questa desolata capanna. Quand'ero giovane perfino mi piaceva veder la neve turbinar sui prati! Com'era bello... I fiocchi volavano lievi nel cielo, come le piume delle anatre! E io mi divertivo a rivestirmene come d'un bianco mantello! La neve d'oggi come quella d'allora. come allora. Solo io sono cambiato: i miei capelli sono diventati bianchi Che sera fredda! Io tremo sotto questi miserabili stracci! Ma voi che fate qui? Perch aspettate fuori, mentre fiocca la neve?

La Sposa Mio signore, ecco perch vi aspetto qui: un religioso in vostra assenza venuto a chiedere ospitalit per la notte; e io gli ho detto che non eravate tornato. E allora ha deciso d'attendere paziente il vostro ritorno.

Tsuneyo Dov'?

La Sposa Eccolo.

Tokyiori Il giorno prossimo alla fine e io mi sono sperduto nella tempesta bianca. Ora non so dove rifugiarmi. Volete darmi asilo, per questa notte?

Tsuneyo Ahim! Ahim! Non posso... La mia dimora un rudere...

Tokyiori Per povero che sia il giaciglio che mi destinerete, l'accetto. La neve cade cos fitta.

Il Coro La neve cade cos fitta! Piet del pellegrino errante! Il lago pieno di brume. Non un'anima nella foresta profonda... Solo al vento invernale le scimmie urlano la loro tristezza... In questa occasione il poeta potrebbe cantare: Io coglier a tentoni il crisantemo bianco sotto la neve . E in effetti, come poterlo distinguere? Per puro che sia un cuore, noi ci rimoviamo sempre come nelle tenebre, a tentoni. A che assomiglia la nostra vita? A un volo d'anatre, che venendo a posare sulla neve, talvolta lasciano una labile impronta... Due uomini sotto la neve si sono incontrati. L'uno chiede soccorso ed di tutti gli uomini il pi potente... Io vorrei, pensa nel suo animo l'Imperatore, io vorrei abbandonare qui le mie illusioni e vedere, per un solo istante, il cuore dei miei sudditi.

Tsuneyo Avrei voluto ricevervi, ma, ve lo ripeto, la mia capanna miserabile. C' appena, dietro quella stuoia, un giaciglio per la mia sposa e per me. Vi prego umilmente di continuare il cammino! Prendendo codesto sentiero arriverete al villaggio di Fen-Li, popolato da ricche dimore. Ma dovete mettervi in cammino prima che la notte sia caduta.

Tokyiori Dunque mi scacciate?

Tsuneyo Non posso accogliervi.

Tokyiori E io che aspettavo sotto la neve come il sole della speranza. Ecco il cuore dei miei sudditi. (S'allontana).

La Sposa Che abbiamo fatto? Abbiamo negletto i comandamenti divini! Quale errore in una vita passata ci indusse, in questo giorno a cadere in tanta vergogna? Vi prego, richiamatelo, pregatelo di restare...

Tsuneyo Se questo il vostro pensiero m'indicate il sentiero della bont. Tra frammenti di pioggia, squarcio di nubi, anche un raggio pu sorridere... Ehi! Ehi! La neve cade cos spessa che il pellegrino murato nel silenzio.

Il Coro Un viandante, come un punto nero... Dov'? Dov'? Il sentiero sparisce sotto la neve. Dove muover il cammino? Dove vanno? E noi, gregge sterminato degli uomini, dove andiamo?

Tsuneyo Tornate! ha sentito... Scuote la neve dagli abiti...

Il Coro Cos dice una vecchia canzone di soldati: Non avevamo rifugio. E allora scuotemmo i nostri mantelli nel crepuscolo nebbioso .

La Sposa Possano gli Dei avere scorto il nostro rimorso...

Tsuneyo Tornate! Non continuate a vagare, stremato di forze, nella nebbia della sera.

Tokyiori Io vi ringrazio per questo tratto d'amore.

Tsuneyo Un tetto non basta. Bisognerebbe trovargli del cibo.

La Sposa Ci resta solo del miglio bollito... credete che si possa offrire?

Tsuneyo Possiamo offrirvi un poco di miglio bollito? un cibo vile che s'addice solo ai poveri, ma tutto quello che possediamo.

Tokyiori Offerto con tanto buon cuore, un tesoro per me,

Tsuneyo Una volta, quando ero ancora in mezzo agli uomini, io non sapevo del miglio che ci che ne cantano i poeti, l'elogio del fiore-Oggi il mio solo cibo... Per bevanda non possiamo offrirvi che questa neve fusa.

Il Coro Una volta, con gli altri guerrieri, coi suoi compagni d'arme, sotto le corazze scintillanti amava cantare alla vigilia delle battaglie. Ma sono ricordi d'un tempo remoto! Tokyiori dice: Passato, presente, lo so, solamente illusione... .

Tokyiori La neve cade, il vento grida nella notte!

Tsuneyo Non ha mai fatto tanto freddo. Non riuscirete a dormire...

Il Coro Il vento soffia sulla pianura nevosa, caccia il sogno, ridesta i ricordi! Come erano felici i giorni di un tempo, alla corte di Kamamura, quando per l'onore della patria, andavamo a combattere sulla sella d'indomiti destrieri... Il vento che soffia sulla pianura nevosa risveglia i ricordi! Chi crederebbe che due nobili samurai sono qui fermi in questa capanna? Sotto la neve, sotto la neve covano gli antichi ricordi! Essi tremano, in attesa del mattino. Come turbina la polvere in questo universo che non avr mai fine, cos volge il destino degli umani! Ogni felicit illusoria.

Tsuneyo Vorrei accender la fiamma per riscaldarvi, ma non ho legna... Ah, un'idea! Ho ancora tre alberi nani, in quel recinto che mi serve da giardino. Li taglier e li arder per voi...

Tokyiori Tre alberi nani? possibile?

Tsuneyo S. Io possedevo un giorno grandi e bei giardini: amavo ornarli di begli alberi nani. Quando fui ridottoallo stato miserabile in cui mi vedete li abbandonai, conservandone solo tre, i miei pi diletti: un pruno, un ciliegio e un pino. Da qui li potrete vedere coperti di neve... Come sono belli!

Tokyiori Come sono belli!

Tsuneyo Li arder con gioia perch possiate scaldarvi.

Il Coro Nelle sere di festa, gli invitati andavano peril parco, come unosciame di rondini, e passando l vicino, salutavano il ciliegio, il pino, il pruno. Questa sera i loro piccoli rami sembrano braccia, par che chiedano piet. Ed ecco il pruno, il pino, il ciliegio. A ogni primavera i loro fiori riempivano di profumo questa povera capanna, e il loro aroma, nelle notti nere, riportava ancora i sorrisi di quel tempo. Questi tre piccoli alberi erano la nostra felicit. Soffocati dalla amarezza, pensavano di morire, in una notte di luna accanto al ciliegio in fiore!

Tokyiori Risparmiate questi alberi. Essi portano la felicit con loro.

Tsuneyo Debbo arderli.

Tokyiori No, non tagliate questi piccoli alberi. Un giorno, forse, quando tornerete fra gli uomini ne avrete bisogno. Essi sono come gioielli preziosi nei giardini dei nobili.

Tsuneyo La mia vita come un albero morto coperto per sempre dalla terra. Il mio tronco non ha pi n rami n fiori.

La Sposa Avete freddo, santo viandante, e questi piccoli alberi non sono che giocattoli inutili. Ogni casa deve offrire fuoco all'ospite.

Il Coro Tsuneyo ha scosso la neve che copre piccoli rami degli alberi e li guarda con tenerezza. Dice: Ah, non posso, non posso ucciderli! O alberi miei, ricordi di un tempo felice! Amici sempre fedeli! Perdonatemi! . E si accinge a colpirli!...

Tsuneyo Primo il pruno. O pruno! Vicino alla finestra quando sorrider la primavera non vedr pi le tue gemme profumate! Sei tu che morrai per primo! I tuoi fiori non vedranno i pastori che salgono verso la montagna, e che si fermavano stupefatti ad ammirare la tua leggiadria, prima di riprendere il cammino verso i pascoli lontani. (Recide il pruno) O ciliegio! I tuoi fiori squisiti ci rapivano, e tu morrai ugualmente! Il tuo destino fu di fiorire per gli uomini. Tu fiorirai in fiamme... per riscaldare questa notte il viandante che aspetta l'alba. E tu o pino, emblema di longevit, noi speravamo di invecchiare insieme! Io ti vedevo gi carico d'anni, coi tuoi piccoli aghi lucenti. Ahim, era un'illusione! Tu arderai...

Il Coro La fiamma lucente si leva, come il fuoco che le sentinelle suscitano nella notte davanti il palazzo dell'Imperatore. La fiamma magnifica ha dorato le poveri pareti della capanna! Avvicinatevi ospite nostro! Riscaldatevi!

Tokyiori Possano ricompensarvi i numi celesti!

Tsuneyo Ora possiamo parlare e non pi tener conto del freddo.

Tokyiori Fuori seguita a nevicare. Istante privilegiato, questo della nostra vita che ci ha consentito di riunirci, per una notte sotto il medesimo tetto. Vorrei chiedervi di che condizioni siete...

Tsuneyo Io sono un povero, un povero miserabile.

Tokyiori No, voi non siete uomo comune. Fra poco all'alba, sar l'ora in cui ci divideremo, forse, per sempre. Perch non volete confidare i vostri segreti a chi non vi vedr pi?

Tsuneyo Io fui Tsuneyo Genzayemon, padrone di Sano.

Tokyiori E come mai, cavaliere, vi vedo ora in questo stato?

Tsuneyo Parenti malvagi usurparono le mi terre e io caddi nell'estrema indigenza.

Tokyiori Perch non avete chiesto giustizia all'Imperatore?

Tsuneyo Ohim, il sovrano che servo, l'augusto Tokyiori, da molto tempo partito in pellegrinaggio. Nessuno sa dove egli sia andato.

Tokyiori Tokyiori...

Tsuneyo A lui solo, e al nostro paese ho consacrato la mia vita. Che m'importa delle ricchezze? Che m'importano gli agi in cui vivevo? Non sono questi i sostegni d'un uomo d'onore Vedete, al muro di questa miserabile stamberga, pende una lancia e una armatura spezzata e nella mia squallida scuderia un vecchio cavallo aspetta. Tokyiori! Non ho mai cessato di servirlo... Chi ha votato il cuore a una causa non pu riprenderlo indietro a ogni cambiar di stagione! Che fedelt quella che muta, come le foglie sulla riva dello stagno, a ogni nuova tempesta? Io non ho mai cessato di credere e per la difesa della mia fede sono sempre pronto a partire... Che giungano dalla citt notizie terribili, che mi dicono che il mio Imperatore in pericolo! Allora vedete, per quanto arrugginita sia rivestir l'armatura, per quanto spuntata sia brandir ancora la lancia. E cos debole e vecchio che sia il mio cavallino nero, lo inforcher e, come gi feci un tempo, mi lancer nella lotta, senza paura. Non esiter un istante a tornare un guerriero, e quando sar giunto il tempo della suprema battaglia precipitandomi verso il nemico cercher l'avversario pi temibile urlando: A noi due! A noi due! . In questo mondo dove tutto destinato a sparire, l'uomo che mantiene nell'avversa sventura fedele e immutabile il proprio coraggio, pi nobile e prezioso del diamante. E tutta la mia vita io l'ho sognata nella gloria dell'Imperatore Tokyiori... Ma ahim, questo solo un sogno! Vedete la mia condizione miserabile: fra poco sar morto di freddo e d'inedia.

Tokyiori Sta per spuntare il giorno.

Il Coro Sta per spuntare il giorno. E cos malinconico s'allontana il viandante nella neve. Soli e vecchi sono gli sposi nel capanna. Ma questo non che un piccolo episodio nell'immensit della terra. Destino, destino. Questa notte, davanti allo stesso fuoco e sotto il medesimo tetto due generosi cuori si sono incontrati.

(Qualche mese pi tardi la buona stagione).

Tsuneyo Che mi dite o guerrieri? Dite che tutti i cavalieri dell'Imperatore sono convocati? Tutti sono convocati alla Corte? Il nostro sovrano ci chiama? 0 felicit! Oh giorno tanto invocato! Corteo sublime d guerrieri, si vedono splendere le corazze d'argento e le sciabole tempestate di pietre preziose. Eccoli caracollare fra la polvere i meravigliosi corsieri! E anch'io rispondo all'appello, con gli altri samurai... La mia armatura rotta, la mia lancia spuntata, il mio cavallo non avanza che zoppicando, ma arriver lo stesso, anche se un poco in ritardo. Anch'io sono un guerriero dell'Imperatore!

Il Coro Che accadr ora? Si faranno beffa di Tsuneyo i ricchi guerrieri? Certo, quando chiama l'Imperatore il valore che dovrebbe rifulgere avanti ogni cosa... Ma guardate il cavaliere e la sua montura come sono ridotti! Come sono vacillanti cavallo e padrone!

Tsuneyo Io sono il Cavaliere Tsuneyo, al servizio dell'Imperatore!

Il Coro Il cavallo vecchio, senza pi forze, le sue membra sono nodose come i rami del cespuglio. Cavallo magro e deforme che n il frustino n lo sperone potranno mai pi raddrizzare. Intorno i cavalieri superbi trascorrono coi loro palafrni, e il Cavalier Miseria ridicolo ma imponente di fierezza segue gli altri da lontano con la sua rozza zoppicante. Ed ecco tutti arrivano davanti al sovrano. Tokyiori il divino seduto sul trono dai mille rubini. Altissimo il momento. Sovrano Imperatore, eccoli tutti qui i tuoi soldati fedeli, baroni, cavalieri, samurai.

Tokyiori Scudiero!

Il Cerimoniere Mio divino signore sono indegno di apparirvi dinanzi agli occhi.

Tokyiori I miei guerrieri sono presenti?

Il Cerimoniere Tutti i vostri fedeli sono al vostro cospetto.

Tokyiori Guarda che ci deve essere in mezzo a loro un certo cavaliere dall'armatura rotta, che venuto sul dorso di un cavallo zoppo. Lo si cerchi e lo si conduca al mio cospetto.

Il Cerimoniere L'Imperatore ha mentovato il vostro nome.

Tsuneyo Siete sicuro di non ingannarvi? proprio di me che chiede l'Imperatore?

Il Cerimoniere Ha chiesto di vedere il Cavalier Miseria.

Tsuneyo Ma vedete questa corazza? Vedete la mia acconciatura? Certo mi prendete per un altro.

Il Cerimoniere No. L'Imperatore mi ha detto di cercare il peggio equipaggiato dei suoi samurai.

Tsuneyo Il peggio equipaggiato? Sono io.

Il Coro Ed ecco quello che accadde. Il Cavalier Miseria fu condotto al cospetto dell'Imperatore. Tutti intorno silenziosamente stavano disposti i samurai come magnifiche tigri. Da per tutto sventolano le bandiere. Non sono uomini. Sono numi.

Tokyiori Fedele amico mio!

Il Coro E davanti ai guerrieri magnifici avanza il Cavalier Miseria. La giubba lacera, gli stracci pendono fuori dall'armatura. Risate e mormoni accolgono il suo ingresso. Altri svolgono altrove lo sguardo sdegnato. Ma fieramente il Cavalier Miseria ha raggiunto il trono. Dice, senza tremare: Mio signore, eccomi!

Tsuneyo Eccomi sempre fedele al tuo nome, mio signore.

Tokyiori Riconoscete il viandante incontrato nella bufera?

Il Coro Come splendeva la luce della fiamma a cui bruciavano un ciliegio, un pruno, un pino. Echeggiavano le parole della devozione, della fedelt: Che il mio sovrano sia in pericolo, che giungano dalla citt notizie funeste, e allora, per quanto lacera sia la mia giubba, rivestir ancora l'armatura arrugginita. Per quanto spuntata sia, io mi armer della lancia, e inforcher il mio cavallino nero e cos vecchio, e desolato e sconvolto dalla miseria e dagli anni combatter, come sempre in prima fila contro il nemico. In questo mondo dove tutto destinato a sparire, la fedelt dello spirito umano pi nobile e preziosa del diamante .

Tokyiori Di tutti i miei guerrieri voi siete il pi forte. Le vostre parole sono rimaste scolpite nel mio cuore come gemme rilucenti. La vostra pena e la vostra fedelt mi sono di sostegno pi di tutti i tesori riuniti del mio regno. Non c' nobile pi nobile di Tsuneyo...

Il Coro E sotto il sole del tramonto i samurai sentono le parole dell'Imperatore. E sotto il tramonto il pi vecchio dei cavalieri tenne ancora per molti anni la fronte levata verso il sole.

F I N E

Alla prima rappresentazione al Teatro del Convegno di Milano, il 30 gennaio 1963, le parti furono cos distribuite: Guido Lazzarini (Tsuneyo), Delia Bartolucci (La Sposa), Aldo Danieli (L'Imperatore), Leonardo Bragaglia (Il Ciambellano), Giovanna Scotto e Elena Da Venezia (Il Coro).


IL TAMBURO DI PANNO

di Kwanze Motokiyo, fine secolo XIV

Persone:

Waki

Ai

Shite

La Dama

Coro


Un vecchio giardiniere del palazzo di Ko-no-Maru caduto vittima d'amore per una delle dame del seguito dell'Imperatore, intravista per caso durante una passeggiata della Corte Imperiale nei viali della dimora principesca. La dama ha appreso, da qualcuno dei cortigiani, codesto assurdo sentimento del vecchio, e per beffarsi di lui ordina di sospendere un tamburo ai rami d'un albero. Fa dire, per dileggio, allo strano innamorato che la sua passione l'ha commossa e che ha quindi deciso di mostrargli daccapo il volto, se il suono del tamburo arriver a farsi sentire fino al palazzo. Ma si trattava soltanto d una beffa. In luogo del tamburo il giardiniere non avrebbe battuto che su di una lama di panno, stesa dai cortigiani sullo strumento, destinata a togliergli ogni sonorit. L'infelice giardiniere, all'alba d'una lunga e frenetica veglia, e dopo aver, un'ultima volta, inutilmente, invocato la visione del volto dell'amata, vista la inutilit di ogni sforzo, si suicida gettandosi nel lago.

Ma tosto che il corpo scomparso nelle acque tempestose, lo spirito della vittima riappare terribile sulla terra per vendicarsi della frivola creatura che s'era fatta beffe del suo sentimento d'amore.

(Un inserviente porta in scena un arbusto al quale sospeso un tamburo).

Waki Sono un nobile in servizio alla residenza imperiale di Ko-no-Maru nel paese di Ku-ci-zen. Da questa parte si stende uno stagno famoso che chiamano lo stagno del canneto. L'Imperatore in persona, sovente, si compiace di respirarvi l'aria della sera. Un vecchio, incaricato della cura del giardino, un giorno ha intravisto da lontano il volto d'una dama del palazzo e ha concepito per lei un grande amore. La cosa giunta all'orecchio della nobile dama e poich legge d'amore ignorare la distinzione del rango, essa s' mossa a piet. Si sospenda - ha detto la dama - un tamburo ai rami del canneto che ai limiti dello stagno e che il vegliardo lo percuota. Se il suono di codesto tamburo si far sentire fino al palazzo, allora gli lascer - ancora - intravedere il mio volto . Cos m'accingo a chiamare quel vecchio per informarlo. Ehi! Ehi!

Ai Eccomi, signore.

Waki Di' al vecchio che cura il giardino dell'Imperatore di presentarsi al mio cospetto.

Ai Obbedisco. (Va al fondo della scena e chiama) Ol, vecchio! Una notizia per te! Affrettati dunque... Ecco, s'avvicina l'uomo che ha in cura il giardino.

(Entra Shite).

Waki Ol, vecchio! Il tuo amore giunto a conoscenza della nobile dama, cui tutti gli onori sono dovuti, ed essa s' mossa a piet. Vieni dunque a battere sul tamburo sospeso al canneto dello stagno. Se il suono perviene fin dentro al palazzo, la dama ti lascer ancora una volta scorgere il suo viso.

Shite Accolgo con umilt l'ordine che mi date; e poich questo il suo volere, andr a battere sul tamburo.

Waki Vieni. Ecco lo strumento di cui t'ho parlato; affrettati a battere.

Shite In verit, l'ho inteso dire, il canneto della luna mansueta, quello che circonda il palazzo della luna celebre fra tutti i canneti. ma questo, questo per me il solo vero... Ed ecco, ai limiti dello stagno lucente il tamburo sospeso ai lievi rami. Che echeggi infine il suono, che freni lo sgomento d'amore che m'ha invaso. Ed ecco la mia voce unirsi alla campana della sera... Come i suoi rintocchi d'argento incalzano i giorni; l'uno all'altro i giorni succedono.

Il Coro E sempre la sera, alla sera seguente affida la mia speranza... Ah, voglio battere sul tamburo, oh, simbolo d'un'ora sognata...

Shite Fra una dama ed un servo si stende un abisso. Un corpo vecchio non pu chiudere che poca luce...

Il Coro O miseria! nutrire ancora pensieri d'amore...

Shite Il tempo trascorre, e io non me ne avvedo. Le rughe crescono come le onde del lago canute e io non me ne avvedo...

Il Coro Perch dunque il tamburo non d nessun suono?

Shite La vita futura non mi scuote da code-sta speranza. O autunno! O amore legato alla dolorosa vecchiezza mia!...

Il Coro Simili alla lenta rugiada le lacrime mi segnano il volto. E codeste gocce che scivolano una a una sui miei pensieri, mettono la loro triste tinta sulle mie vesti d'erba. Che spera dunque codesto amore convulso come un ramo d'edera?

Shite In questo mondo le cose umane assomigliano al loro contrario. I giorni sfuggono con una corsa inafferrabile. Gli anni passano e quando il tempo sar venuto, il significato di questa esistenza breve come la rugiada, a chi dovr chiederlo?

Il Coro Oh, miserabile cosa! Oh, miserabile cosa! Se questo vero perch continuo a cedere alle illusioni?

Shite Svegliatevi! grida all'alba.

Il Coro Lottando con la fatica a colpi febbrili... 0 potessi intravedere il volto o solo il damasco dell'abito suo. Non sa che di damasco fatto il tamburo del canneto. Con tutta la forza delle sue povere mani, il vegliardo batte e batte... e non sente suono alcuno. Sarebbe dunque la vecchiaia a negarmi l'udito? si chiede. E ascolta. E ascolta. Delle onde del lago, della pioggia sugli alberi, io sento il fruscio. Solo il tamburo implacabile tace... O strano tamburo... Perch dunque nessun suono ne nasce? Questo amore, penso potr dimenticarlo mentre suono il tamburo; ma dal tamburo di panno nessuna voce riecheggia. E come, come potere attendere quello che non verr mai?

Shite In una notte di pioggia la luna anche se attesa con ansia, non appare sul cielo. Cos lo strumento tace ancora...

Il Coro Ai colpi battuti sul tamburo delle ore, i giorni trascorrono... Era ieri. Cos oggi. La speranza pu morire...

Shite Colei cui ho dedicata la vita, neanche in sogno...

Il Coro Si lascia scorgere. Nei miei pensieri segreti, sera e mattina...

Shite Io resto murato. Il tamburo non suona.

Il Coro Non s' mostrata. Dice il proverbio: Gli amanti non pu dividerli neanche il Dio della folgore s, questo dice il proverbio. Perch dunque, allora, non apparsa la dama? E detestando la vita, maledicendo il destino: Se questa la mia sorte - ha gridato - perch seguitare a vivere? . E nello stagno precipita e muore, precipita il corpo miserabile e muore.

Ai (uscendo dal palazzo) Oh! oh! che dicono? Si racconta che il vecchio che aveva cura del giardino, disperato di non udire alcun suono, s' gettato nello stagno del canneto e che morto annegato... O lamentevole fine!... La ragione per la quale finito cos, eccola esattamente. Un giorno che l'Imperatore con la sua corte era venuto a respirare sulle rive del lago, quest'uomo, malgrado la bassezza della sua condizione intravide per un istante il volto luminoso d'una delle dame di corte e ne concep un amore senza limiti. Si parla spesso d'amori senza speranza, ma questo sembrava davvero inoffensivo. Cos la nobile dama, avendo appreso quanto era accaduto s'impietos del vecchio perch l'amore non fa differenza tra le condizioni degli uomini. Essa ordin di sospendere un tamburo di panno al canneto dello stagno e di farlo battere dal vecchio; se il suono si fosse udito dal palazzo essa gli avrebbe ancora lasciato intravedere il volto. Sospesero infatti il tamburo, diedero il messaggio al vegliardo. Ora accade sovente che a causa del tempo o delle condizioni del cielo anche un tamburo ordinario non dia che un suono assai fievole; a pi forte ragione che suono poteva mai dare un tamburo che avevano coperto di panno? L'uomo credette che il suono non poteva udirlo a causa della vecchiezza sua. Cos, arso di demenza, volendo a ogni modo sentire il rullio s mise a battere da disperato giorni e giorni e giorni... Lo stesso orribile silenzio circondava le sue mani stremate... E questa volta tutto finito! - disse allora gettandosi nello stagno del canneto e quivi per annegato. Veramente nulla mi appare pi degno di piet. Non si trattava, vero, che di un uomo della pi bassa estrazione, ma la morte e l'amore rendono uguali i viventi.

Waki (si avvicina ad Ai) vero che il giardiniere annegato?

Ai (chinando il capo) vero.

Waki (corre verso il palazzo. Intanto alle soglie, sostenuta da due ancelle apparsa la dama di corte) Ol, quel vecchio, disperato di non potermi fare udire il tamburo s' gettato nello stagno del canneto ed morto. La tenacia di codeste apparizioni spesso temibile. Cos, in fretta, vi supplico di venirlo a vedere...

La Dama (avanzando) Ol, tutti! ascoltate!... Sentite dunque... Il rombo che fanno le onde del lago urtando l'una con l'altra non assomiglia al suono d'un tamburo? Da dove viene? O dolce suono di tamburo lontano!... O suono soave...!

Waki Sentite? Il modo di questa donna quello di chi ha perso la mente. Che le dunque accaduto?

La Dama giusto che abbia perduta la ragione... Come pu risuonare un tamburo di panno? Gli ho domandato di battere quello che non poteva dare alcun suono... da allora che ho cominciato a perder la ragione...

Waki Delira. Sulle sponde del lago mormorano le onde della sera.

La Dama Fra le onde...

Waki Sento levarsi lontana la sua voce...

Shite Del vecchio divenuto polvere errante sulla cresta delle onde... Come il battito ricorrente dell'acqua...

Il Coro Ritorna il disperato amore e il rancore...

Shite Oh, come insensato fu questo malvagio amore che mi possiede! E non si estinguer mai... Durer eterno... Le nubi che m'hanno oscurato lo sguardo non si dissiperanno mai pi ed eccomi mutato in un dmone.

Il Coro Il mio corpo un lago, un lago in cui entrano i flutti dell'universo... Perch dunque, perch con tanta ferocia ordinarmi di battere uno strumento muto?

La Dama Questo tamburo di panno sospeso al canneto?...

Shite Pu dunque risuonare? Pu suonare dunque? Batti, ora, batti. (Tocca la spalla della dama e la porta accanto al tamburo).

Il Coro Batti! Batti! - le dice. Come un tamburo incalzante batte la carica, a colpi di precipizio, sempre pi densi... sempre pi densi... presto! presto! batti! - le grida. E la opprime brandendo i bastoni. Il tamburo non suona... O sciagura! Sciagura! Urla la donna. roca la sua voce!

La Dama Ebbene ti penti, ora? Ti pent?

Shite Del gran dmone delle regioni oscure tali debbono essere le torture. Un supplizio uguale alla ruota di fuoco che schiaccia i corpi e dilania le membra, io soffro! Orribile spasimo!

Wari La catena di causa ed effetto chiara al mio sguardo.

Il Coro Chiara ed immediata, eccola davanti a voi, spettatori. La riconosco. Sulle rive del lago stava sospeso il tamburo. Senza vedere il corso delle notti e dei giorni. Mi sono spossato a chiamarti, ho speso l'intera forza del mio vecchio cuore, poi mi sono gettato nel lago, e sono disceso nel fondo dell'abisso. Ora, polvere errante al sommo dei flutti, ritorno... Come il vento che irrompe entro le querce sono entrato in possesso della dama di corte. Mia ora la sua pena... la scuoto con i mille brividi del vento. Confusamente si lamenta la terra nella notte invernale. Nello stagno, al limite d'oriente, il ghiaccio s' fuso al soffio di tramontana; sotto la pioggia di gelo s'aprono i fiori di loto, il grande loto scarlatto... Ora la tempesta... Eccomi pronto all'assalto... Al disopra dei flutti la carpa balzata... s' mutata in un orrido drago, ora vedo, ora, simile ai dmoni delle regioni oscure. Oh, la detesto! La detesto! La detesto questa donna adorata! urla il morente E s'affonda negli abissi dell'amore...

F I N E

Alla prima rappresentazione, al Teatro del Convegno di Milano, il 30 gennaio 1963, le parti furono cos distribuite: Guido Lazzarini (Il giardiniere e il suo fantasma), Bianca Toccafondi (La Dama), Aldo Danieli (Waki), Leonardo Bragaglia (Ai), Giovanna Scotto e Delia Bartolucci (Il Coro).

LA LETTIGA DESERTA

di Anonimo del secolo XV

Persone:

Komaci

Waki

Waki-Zure

Il Coro


Nel cuore della foresta di Aberto, due monaci sostano per riposare nel lungo cammino che li porter fino al santuario della lontana citt. Quando i pellegrini, rinfrancati da un breve sonno, fanno per riprendere il sentiero, a poca distanza, distesa sulla stujra, la pietra sacra dei buddisti, scorgono una parvenza umana avvolta in miserabili stracci. Chi questa derelitta, questo rudere, che osa poggiare il proprio corpo sulla stujra? La interrogano. La profondit e l'acutezza delle sue risposte sorprendono i pellegrini. Essi chiedono alla mendicante di rivelare il suo nome. La vecchia, dopo qualche titubanza, racconta la terribile storia del suo passato. Essa, che un tempo fu la nobile dama Ono-no-Komaci, splendente di bellezza e di grazia, leggiadrissima giovanetta, fece morire per capriccio un suo pretendente, l'eroico samurai Fukakusa. Caduta poi nella totale rovina, invecchiata, rosa dal rimorso, derelitta, gira ormai da lunghissimi anni per i boschi, sfuggendo lo sguardo degli uomini, e ogni tanto, quando luna piena, sente lo spirito della sua vittima prendere possesso del suo corpo e si trasforma essa, la mendicante, in quello che fu un eroico e sfortunato guerriero.

Waki Aspra la cinta delle montagne scoscese che ci circondano. Ma profondo si mantiene nei nostri cuori il desiderio di solitudine. Siamo due monaci che abitano il monte Koya. Andiamo in pellegrinaggio diretti alla capitale, per portare le nostre offerte al venerabile santuario.

Waki-Zure Per un raro privilegio ci stato dato di nascere sotto forma umana...

Waki Ma se la vita dell'uomo dura breve come un sogno, come si pu credere alla realt delle cose? Noi che portiamo codesti abiti non abbiamo pi n parenti, n amici, n figli... Percorrere migliaia di leghe non troppo lungo cammino, dormire sull'arido suolo, trascorrere le notti tra i monti, sono cose comuni per chi s' congedato dal mondo... Qui siamo nel cuore della pineta d'Abeno, nel paese di Settau. tempo di riposare.

(Siedono a sinistra. Dal fondo avanza, a passi stenti, una squallida vecchia mendicante. Komaci. Procede lenta, appoggiandosi ad un bastone).

Komaci Triste e sola sono come una foglia caduta che nessun vento pi solleva... Ahim!

Il Coro Ahim! E dire che un tempo fu piena d'orgoglio e di vanit! Ali dai riflessi azzurri le sue folte chiome di seta ondeggiavano come il salice al vento di primavera, I suoi canti erano quelli del rosignolo, umidi di rugiada. Una peonia che s'apre alla rugiada del mattino, chi non si china ad ammirarla. Cos ero io Komaci. Ora ispiro ribrezzo anche al pi derelitto viandante. Giorni, mesi, anni d'angoscia hanno snaturato il volto e le membra. Eccola, vecchia centenaria, sacco di pane e di povert. Oh, come teme, per le strade della citt gli sguardi dei curiosi! Se qualcuno dicesse: Ma come? Questa fu un tempo...? . E nella notte che incombe fugge ogni volta dagli uomini, e dalla loro maledetta citt. Le sentinelle, alla cinta delle mura, non hanno mai visto trascorrere relitto pi miserabile. Che dolore doversi confondere con l'ombra dei pini... Ecco la collina d'autunno. Ecco i tronchi... Voglio dormire ora... Sono sfinita.

(Komaci si appoggia alla Stujra e si addormenta).

Waki (volgendosi alla Stujra e accostandosi a Komaci) Guarda. Una mendicante. orribile, nel suo squallore. Ma non dunque una pietra sacra, quella a cui si appoggia?

Waki-Zure Ehi, mendicante!

Komaci Chi mi chiama? Oh, lasciatemi, sono sfinita!

Waki La pietra su cui riposi un'ara sacra, simbolo del corpo di Budda al quale tutti dobbiamo venerazione. Allontanati da qui, vecchia.

Waki-Zure Potrai riposare altrove.

Komaci Perch parli di rispetto? Questo non che un albero morto.

Waki Anche un albero morto ha portato i suoi frutti alla buona stagione.

Komaci E io non sono che un povero tronco marcito. Ma se in fondo al mio corpo esiste ancora la traccia di una rama fiorita, perch non potrei offrirla al Budda? Perch non potrei? E perch dici che questa l'immagine di Dio?

Waki L'apparenza del suo corpo in questa pietra scolpita.

Waki-Zure La terra, l'acqua, il fuoco, il vento, lo spazio.

Komaci I cinque elementi. I cinque elementi che compongono ogni creatura umana. Ma allora perch sarebbe sconveniente accostarvisi?

Waki Perch ogni pietra sacra contiene profonde virt nel mistero delle sue strutture.

Komaci Quali virt, dimmi?

Waki Un solo sguardo sul Budda allontana le tre vie del Male.

Komaci Ma il Male pu essere vinto dal pensiero del Bene. Da un pensiero improvviso pu nascere nel cuore la luce.

Waki Se nel tuo cuore si fatta una simile luce, perch non abbandoni questo mondo d'illusioni?

Komaci Tu credi che io appartenga ancora alla terra. Ma il mio cuore l'ha abbandonata ormai.

Waki Cuore certo non devi averne, se non hai riconosciuto il corpo di Budda.

Komaci perch l'ho riconosciuto che porto qui la miseria che sono. Se le pietre sono distese sulla nuda terra, perch un essere umano non pu distendersi su una pietra anche sacra?

Waki-Zure Ma quell'ara l'immagine stessa del cielo.

Komaci E l'universo non manifesta in me tutte le sue azioni e i suoi dolori?

Il Coro Ma questa mendicante ha la risposta pronta, dicono i due monaci e curvano fino a terra la fronte e per tre volte la salutano.

Waki Questa mendicante d'una profonda saggezza. Voglio domandarle il suo nome. Ehi! vecchia! Dicci quale nome portavi un tempo...

Komaci E sia. Bench ne provi un'estrema vergogna, vi dir quale fu il mio nome. Sono la figlia dell'antico signore di questa provincia. Ecco a che cosa ridotta Ono-No-Komaci...

Il Coro Komaci... Komaci fu un tempo una dama che spargeva attorno a s la gioia. La sua bellezza fioriva come un giglio...

Waki La falce di luna del suo sopracciglio splendeva di riflessi azzurri. Mai le sue guance vedevano illanguidire il loro elegante pallore.

Il Coro Le vesti di seta pregiata si accumulavano nei cofani di legno prezioso.

Komaci Gli ornamenti erano il mio solo pensiero.

Il Coro Se non li aveva bruciava di desiderio. Una volta ottenuti, li custodiva inquieta.

Komaci I miei capelli s'incurvavano in onde mirabili. Come nubi contro il verde d'una collina. Racchiusa nel broccato delle vesti assomigliavo al fiore di loto, lieve sulle acque mattutine. In quel tempo componevo canti, immaginavo ritmi di poesia; ciascuno alla Corte mi ammirava o mi festeggiava come la prima di tutte le cose!

Waki E quando fu che si mut a questo grado una sorte cos lieta?

Komaci Un giorno...

Il Coro Quello che chiamano il Male, assomiglia in ogni punto al Bene. Come sapere il giorno che muta la corsa del destino? Un uomo, c'era, una volta, che amava una donna crudele. Egli le parl del suo amore. Per metterlo alla prova, la malvagia, fece mettere una lettiga di nudi rami sul luogo del giardino ove erano soliti incontrarsi e gli disse: Quando avrete trascorso cento notti disteso su codesto giaciglio, allora ascolter quello che avrete da dirmi . cosa facile - rispose l'uomo - per un amore come il mio! . E che la pioggia cadesse a rovescio, o il vento mugghiasse, o il gelo mordesse le foglie, ogni notte, col cuore in tumulto veniva a distendersi sul suo duro giaciglio. E con la spada incideva una tacca per ogni notte trascorsa in quella prova sovrumana. Cos era arrivato alla novantanovesima prova. E si lev dicendo: Una sola notte ancora su questo giaciglio, e domani non potrete pi rifiutare la mia preghiera . E dentro di s pensava: Oh notte, vieni presto sul mondo! . Da quella notte accadde che suo padre mor all'improvviso e nonpot staccarsi dal corpo venerato. Non pot recarsi al suo giaciglio di speranza. Da un servo gli fu rimesso un rotolo di seta. Conteneva una poesia composta dalla donna malvagia: I segni da te numerati ad ogni aurora sull'orlo della lettiga erano monotoni. Ma la notte in cui non sei venuto l'ho ricordata io nella pietra . L'uomo cap che tutto era finito e spar lontano da questa contrada, per sempre.

Komaci Composero canti.. Scrissero poesie... I miei capelli si sono riempiti di polvere. Lei mie sopracciglia hanno perduto il loro colore di montagne lontane. Fino a che dura la notte posso credere d'essere viva, ma alla luce dell'alba il mio aspetto m'inorridisce...

Waki Cosa porti nel sacco che hai appeso sul collo?

Komaci La cagna famelica, per calmare la fame di domani ha un avanzo di galletta muffita.

Waki-Zure E nel sacco che hai sulle spalle?

Komaci Uno straccio imbevuto di sudore e di polvere...

Waki E nella cesta di bamb che ti pende al braccio?

Komaci Dei sandali di leggera paglia...

Il Coro Il mantello di paglia che cade a brandelli...

Waki Il cappello sfondato...

Komaci Non mi nasconde pi neppure il volto... E come potr proteggerlo dal gelo, dalla neve, dalla pioggia, dal vento? dalla neve, dalla pioggia, dal vento.

Il Coro E per asciugare le lacrime, non ha pi le sue vaghe maniche di broccato... Ora solo la carit dei passanti, per le strade dell'ignominia. E se qualcuno le rifiuta l'obolo, se qualcuno la scaccia come una bestia malata, ecco un odio allora la prende... un tremendo rancore la sua voce si trasforma e diventa orrenda come un dmone.

(Komaci tende il cappello verso monaci che indietreggiano spaventati).

Komaci Fate la carit, buoni monaci; ohim, buoni monaci!...

Waki Cos'? Che vuoi?

Komaci O monaci, voglio andare da Komaci...

Waki-Zure Ma sei tu Komaci? Che voce questa?

(Komaci si toglie il mantello e appare in veste di guerriero).

Komaci Sono Fukakusa, il guerriero, l'eroe! Lasciatemi! Lasciatemi correre al giardino di Komaci! Largo! Largo! Quando scende la notte questo il mio cammino! Non manca che una notte sola! E tu, oh luna, unica compagna, tu sai che l'avr il mio premio! Ve lo giuro! Ve lo giuro!

Il Coro Com'era bella la crudele Komaci! Ecco la punizione: soffrire pi della vittima. Per cento anni quanti ora ne ha, pagare le cento notti di Fukakusa.

Komaci Ah, come l'amo, come l'amo! Essa m'ha imposto cento notti di passione e di speranza. Corro, corro... Ecco, ancora sempre... corro verso quel triste giaciglio... Tutto il giorno sto in ansia ad aspettare e quando infine la notte discesa, nascondendomi a tutti gli sguardi, m'incammino, avendo a compagna la luce della luna, e vado attraverso le tenebre, vado nelle notti di pioggia, e nelle notti di vento, vado sotto lo stillicidio delle foglie morte nei boschi sepolti dalla nebbia... Il Coro Le foglie morte nei boschi sepolti... Sempre pi presto...

Komaci E vado e vengo, e torno e ritorno. Una notte, due notti, tre notti, quattro notti, sette notti, otto notti, nove notti, venti notti... Perfino la festa delle raccolte m'ha visto in cammino. Con la stessa fedelt con cui il gallo segna l'arrivo del giorno, ogni mattina, ogni mattina ho inciso i miei segni sul legno della lettiga. Per cento notti dovevo tornare e gi la novan-tanovesima era trascorsa! O che dolore! Gli occhi mi s'oscurano!... (Cade).

Il Coro Cos, disperatamente, senza poter raggiungere il momento supremo, caduto il fedele amante!

Waki Almeno tanto dolore assolva delle sue colpe Komaci.

Il Coro Cos . Per la vita futura conviene pregare. (I monaci pregano) Pietra su pietra, sofferenza su sofferenza, grande sar la pena. Ma grande sar l'opera e il corpo accoglier l'infinito. Lo spirito del peccatore potr infine risplendere, d'oro come l'oro. Tendiamo umilmente le mani al beato tra i beati, al Budda. Ed entrerete nelle vie della Luce.

F I N E

Alla prima rappresentazione, al Teatro del Convegno di Milano, il 30 gennaio 1963, le parti furono cos distribuite: Elena Da Venezia (Komaci), Guido Lazzarini (Waki), Leonardo Bragaglia (Waki-Zure), Giovanna Scotto e Delia Bartolucci (Il Coro).


LA DONNA DI EGUCHI

di Kwannami Kiyotsugu (1334-1384)

Persone:

Il monaco

Il fantasma della donna di Educhi

I fantasmi delle geishe

Il pescatore

Coro


Negli antichi tempi, la citt di Eguchi, importante nodo sulla via della seta, lungo la riva del fiume Yodo, nella provincia di Settsu, era un luogo rinomato ai viaggiatori, l mille locali destinati a rallegrare gli oziosi e i ricchi mercanti risuonavano del suono di flauti e cimbali, e sotto il cielo eternamente sereno le giovanissime gheishe, le belle adolescenti, allietavano col loro canto e le loro danze le notti degli ospiti. Di tutte le cortigiane di quel sito, la pi celebre fu la Dama di Eguchi, autrice essa stessa di versi e di immagini rinomate.

Una leggenda racconta come codesta gheisha rifiutasse, una notte, di accogliere sotto il suo tetto, pur se affranto dalla stanchezza di un pellegrinaggio, il poeta eremita Saigyo (1118-90), che compose, dopo questo diniego, una lirica addolorata.

Ma la donna di Eguchi aveva rifiutato di accoglierlo in un luogo di frivolit e di errore, soltanto per la salvezza della sua anima. Il reale racconto dell'episodio fatto ad un viandante, dalla gheisha in persona, momentaneamente riaffiorata sulla terra, in una notte d'estate, dopo secoli e secoli, fra le nebbie serene del fiume, per rievocare assieme all'ombra delle compagne, la sua dimora sulla terra asilo d'un istante ; per concludere, infine, sulla vanit d'ogni apparenza e l'illusoria labilit d'ogni cosa terrena.

Il Monaco La luna mi ancora amica fedele, la mia solitudine non completa. Sono un monaco che viaggia di provincia in provincia. Poich ancora non ho visitato il tempio del Tenno nella provincia di Settsu ho deciso di compiere un pellegrinaggio in questo sacro luogo. (Si ferma davanti alla tomba della donna di Eguchi) Ecco dunque la tomba della donna di Eguchi, la famosa gheisha!Un tumulo di terra, ed tutto Come sono commosso... Qui dura il ricordo di lei... E poich sono giunto qui, pellegrino, voglio cercare di ricordarmi i dettagli deliziosi della sua delicata leggenda. La leggenda della donna di Eguchi e di Sa-to, l'eremita, storia che avvenne in questi luoghi. Una sera, raccontano, un santo uomo, l'eremita Sato sbarc ad Eguchi. Tante e tante case di gheishe, piccoli tetti di bamb ornavano le rive del fiume. Pioveva. Era freddo. Sa-to, dopo aver bussato a una porta, chiese asilo per una notte. Ora, vedendo il pio uomo, la donna ch'era alla porta esitava a riceverlo. E allora l'eremita compose questo poema: Arduo per voi rinunziare alle gioie del mondo! O voi che non sapete accordarmi l'asilo d'un istante . E la donna rispose...

Il Fantasma Ah! Questa poesia! Ricordi? Ricordi? L'avevo dimenticata... Ora rivedo tutto. Ma chi dunque recitava quei versi? Eri tu?

Il Monaco Una donna? Da dove viene? Non v', su questa riva, n strada, n case... strano... Che , per voi questo poema?

Il Fantasma L'avevo dimenticato! Sotto l'erba della terra e la rugiada dei prati, tanti anni sono trascorsi! Questo mondo d'errori, questo mondo d'illusioni certo asilo d'un istante ... Eppure era difficile rinunziarvi... E la mia colpa fu pi grave. Negai l'ospitalit anche d'una sola notte al pellegrino. Questo dice il poema, a mia vergogna... Ma non sapevo il senso di quelle parole. Ora t'appaio per spiegarti le ragioni di quella condotta insensata...

Il Monaco Spiegarmi che cosa? Chi sei? Come sai questo?

Il Fantasma Perch non ricordi anche il poema con cui la donna di Eguchi rispose al pellegrino?

Il Monaco S. Rispose: O tu che hai rinunziato al mondo, alle sue gioie... .

Il Fantasma O tu, illuminato, all'asilo d'un istante non attaccare il tuo cuore... . Era un semplice consiglio dato a un pio eremita, ignaro delle cose del mondo. Non ebbi, forse, ragione?

Il Monaco giusto, dato che l'uomo aveva rinunziato alla vita di questa terra...

Il Fantasma E sostava innanzi alla casa di una gheisha, una gheisha, fiore profumato, ma vuoto, di cui nessuno conosce i lievi tormenti.

Il Monaco In un tal luogo...

Il Fantasma L'esort a non sostare, piena di rispetto per la sua santa vita. Esprimeva un pensiero di riguardi per l'uomo che aveva rifiutato le vane gioie terrene.

Il Monaco Mondo di sogni che svaniscono...

Il Fantasma Asilo d'un istante!

Il Monaco Mondo di rugiada trascorso in un istante...

Il Coro Cos fu. Ma perch ricordarci di questa storia passata? Il passato come l'ombra della sera, non pu tornare indietro. Tutto scorre, tutto infinito, e la vita non ha che un'ora. Uomo ritirato dal mondo, a questo ricordo della terra non attaccare il tuo cuore! Come le nubi del cielo, le onde della spiaggia, le forme e i suoni, i colori e le voci, svaniscono nell'universo. Al mattino il giovane cigno vede nel riflesso dell'acqua il blu grigio del cielo; a mezzogiorno l'acqua tutta d'oro, e la sera, nel crepuscolo, trascorrendo fra le canne che ondeggiano, l'ala del pipistrello rossa. Nubi, sogni svaniscono come la rugiada e sotto il mutevole firmamento, la vita dilegua, le cose si cancellano. L'asilo di questo mondo dura solo un istante. Ma che vedo? La donna che parlava nella notte sembra mutarsi in fantasma, diviene come la nebbia... Chi sei?... Chi sei?

Il Fantasma La mia ombra diafana e leggera sta per sparire. Addio, sono lieve lieve, una nube, un nulla che galleggia sulla corrente del fiume... Io ero la donna di Eguchi...

Il Coro Era lo spirito della donna di Eguchi! La sua ombra si leva sulla spiaggia rocciosa, poi, nella notte svanisce.

Il Fantasma La terra non fu per me che l'asilo d'un istante...

Il Monaco Che dice? Che dice?

Il Fantasma Su questa spiaggia trascorsi come l'onda che svanisce. Ma in una esistenza anteriore gi t'avevo parlato. Ma anche allora non fu che un istante nell'asilo d'un istante! Ricorda... Io sono lo spirito della donna di Eguchi...

Il Coro Solo la sua voce affiora lievemente dalla tenebra... La sua forma scomparsa. La sentite da lontano? Lontana, lontana la sua voce? La sentite ancora? Un poco, un poco... Pi nulla...

(Durante le ultime battute del Fantasma, un pescatore di passaggio s' accostato al monaco).

Il Pescatore Oh, voce soave, nella sera... Erba leggera sotto la lieve brezza, ai bordi dell'acqua: solo, nella sera, una fragile scialuppa ancorata. Alle mie spalle la pianura, custodita dalle stelle; e intanto lento trascorre il fiume sotto la luna.

Il Monaco Pescatore, l'hai vista anche tu?

Il Pescatore Chi dunque?

Il Monaco L'ombra, quella donna...

Il Pescatore Che dici? Non intendo...

Il Monaco Or non molto, mentre meditavo sulla tomba della donna di Eguchi, una pellegrina mi apparsa, che veniva non so da che terre. Essa m'ha recitato la poesia celebre che la donna d'Eguchi improvvis all'eremita: All'asilo d'un istante non legare il tuo cuore... .

Il Pescatore Raccontano che nelle notti di luna, la donna di Eguchi, seguita dalle sue compagne ritorni sulla terra e passi su una barca per l'acqua trasparente... Uomini degni di fede l'hanno vista; ma a me - povero pescatore - ella non si mai mostrata. Il povero come una liana inaridita su un albero vecchio, come un corvo notturno, un cavallo sfiancato, come un sole basso al tramonto...

Il Monaco Io l'ho intesa parlare: sono il fantasma della dama di Eguchi, cos mi ha detto. Poi scomparsa. Come una cosa che si cancella, una foglia che d'autunno dilegua, una nebbia leggera... Tu dici che la donna di Eguchi trascorre con le compagne il fiume.

Il Pescatore Certo. Tu conosci la storia di Shorin Shokada, fondatore del monastero dei Mille Smeraldi?

Il Monaco Ricordami quella storia.

Il Pescatore Raccontano che una notte quell'eremita ebbe un sogno meraviglioso! Una voce gli disse: Se vuoi contemplare il Budda nelia realt del suo essere va a vedere la dimora delle gheishe di Eguchi... Egli si incammin verso il luogo indicato. Ora in quella notte, al chiaro di luna, la Donna e le sue compagne, celebravano una festa sulle giunche. Era una notte felice. Ma quale notte non una notte di festa ad Eguchi? La Donna cantava: La brezza passa tra i pini! Sull'acqua, per le sponde del fiume, il vento trascorre, il vento mormora . E le belle adolescenti che erano intorno a lei, percuotendo i tamburelli, cantavano in coro: Le nubi leggere, le nubi si levano e scompaiono... . E il santo eremita pensava: Che spettacolo per me questo sciame di adolescenti, abbandonate alla corrente dei vizi... . E per la vergogna e il dolore chiuse gli occhi... Ma quando li riapr vide la donna di Eguchi tramutata in divino Budda nella realt trionfante della sua essenza, e le gheishe del suo seguito erano diventate venticinque dee, e la giunca su cui stavano distese era ora un elefante bianco! E le divine apparizioni cantavano: Luce dell'infinito! Luce dell'eterno! Luce divina!. Ebbro di gioia, il santo eremita ringrazi il cielo e ritorn alle sue rocce. Ecco la storia...

Il Monaco Ma ce n' un'altra... quella del monaco Sa-To...

Il Pescatore Fu solo pi tardi che il monaco Sa-To venne una notte a chiedere ospitalit a Eguchi. Ma questa storia... tu la conosci.

Il Monaco Ti son grato d'avermela rilevata.

Il Pescatore Creature vissute in tempi ormai lontani...

Il Monaco Ai ricordi d'un istante non legare il tuo cuore. (Il pescatore saluta e si allontana).

Il Monaco Era dunque la donna di Eguchi! Voglio pregare per il suo riposo. Ma chi avanza? Non sogno... In lontananza, sulle acque leggere ove la luna splende con la sua casta luce, appaiono cullate sulle giunche, le gheishe, le gheishe di Eguchi! Oh, come bella la luna! Eccola l, la donna di Eguchi, e le giovinette con le chiome aureolate dalla luna, radiose di bellezza cantare, percuotendo i tamburi: All'asilo d'un istante non legare il tuo cuore! .

I Fantasmi Gheishe Andiamo dolcemente sulla spiaggia d'amore distese sui cuscini trapunti di rosa e d'oro! Le nostre barche sfiorano lievi la corrente! Al sogno di questo mondo di mutevoli apparenze i nostri corpi e le nostre anime erano consacrati. Oh, perch destarci? Le nostre barche sfiorano lievi la corrente... Cantiamo! Cantiamo!

Il Monaco O canti profani! O luce di peccato!

I Fantasmi la principessa del ponte d'Ugi, che senza riposo, sulla collina attende il suo giovane sposo, agita un lungo velo di seta. Ma invano... Attende colui che non torner mai pi. Come la giovinetta infelice, triste fu la nostra sorte ad Eguchi, citt senza tenebre. Vorremmo ritrovarli i fiori e canti sulle onde. Ma il passato non ritorna... Non ritorna...

Il Monaco Rimpiangono questo mondo d'illusioni! Ma io temo d'avere una visione! Chi siete? Chi siete?

I Fantasmi Chiedendo tu ci fai onore... Non vedi chi siamo? Su questo fiume, in questa notte di luna, tu puoi contemplare qui la barca che cullava un tempo le giovinette di Eguchi, le soavi gheishe che furono. Canta, canta la tua canzone, o schiuma leggera! Cantate onde lievi frementi il rimpianto del passato. E voi, sotto la luna e sul fiume, mostrateci la vostra gioia! Ecco le gheishe che passano sulle loro giunche... Esse tornano e traversano il mondo, asilo d'un istante!

La Donna Le cause e gli effetti turbinano in cerchio come un cocchio nell'arena del mondo...

Il Coro Come volano in turbine gli uccelli nel cielo...

La Donna Le vite si succedono! Una vita anteriore, e prima di quella un'altra e prima un'altra ancora... e infinite altre, come una catena negli spazi del cielo...

Il Coro La catena senza fine...

I Fantasmi Cos sempre rinnovate fioriscono le esistenze, i destini...

Il Monaco A meno che, per una sorte felice l'essere umano non si muti in Dio...

I Fantasmi Se non comprendiamo nulla, se restiamo nell'errore, a tentoni nelle tenebre, la notte ci vede...

Il Monaco Le gheishe di Eguchi vivevano nei tempi antichi, ora spariti...

La Donna I tempi antichi? I tempi spariti? Che dici? Che dici? Le notti sono uguali alle notti, le ore alle ore, i giorni ai giorni, i mesi ai mesi e la luna di questa notte assomiglia alla luna di un tempo...

I Fantasmi Non siamo sempre fresche e leggiadre come i fiori che ci circondano? Dire che vivemmo in un tempo lontano non anch'essa un'illusione?

La Donna Che importa? Se il tempo... il passato... sogno dei sogni trascorre entro la nebbia! Cantiamo, cantiamo nella chiarit della luna!

Il Coro Il tempo! E sulle acque d'autunno che si gonfiano e si rasserenano, la giunca lievemente trascorre. E noi mortali viviamo nelle tre vie dell'Inganno e nelle otto regioni del Dolore. Solamente la Fede non crolla sotto il peso del Dolore.

La Donna Fu la sorte che ci fece nascere fra gli esseri umani, gi gravate d'un suggello di peccato. Da quanti millenni il nostro destino era gi segnato? E noi andavamo in bala della nostra ebriet, come i lievi bamb che galleggiano sull'acqua del torrente! Oh, come questo pensiero grave di tristezza...

Il Coro Nelle albe di primavera tutti i fiori sono rose, e si vede fulgido il broccato sulle colline d'erbe e di fiori... Ma nelle sere d'autunno cadono le rosse foglie e i boschi si coprono di rame, stoffa leggera il cui colore si cancella alla carezza del sole. Cos svaniscono le cose! Cos s dissolvono gli esseri nel nulla. Due amanti conversano sotto la luce della luna e fra l'ombra dei pini, poi scompaiono e non torneranno mai pi. Gli sposi che hanno teneramente accostato le loro guance nel sonno dietro il paravento color di smeraldo si divideranno a loro volta quando il momento supremo sar giunto per loro... Alcun essere umano non sfugge alla volontdel destino: n le piante senza anima, n le belve, n gli uomini!

La Donna Una dolce parola che si ascolta e il cuore si abbandona... Noi abbiamo peccato, ed vero, ci siamo in ogni senso tuffate nella colpa. Colori e suoni, dolci carezze, tutto questo non forse causa d'inganno per un povero piccolo corpo... Ah, deliziosa luna!

I Fantasmi Deliziosa notte del mondo!

Il Coro Una dopo l'altra le nuvole trascorrono l'alto firmamento, e mormorano parole che nessuno sente; e l'onda d'un istante, nata dal fondo dell'Oceano dipende da infinite cause.

La Donna Cos come una lieve onda, quando vivevamo alla luce, il nostro povero e debole cuore s'attaccava per sempre all'asilo d'un istante.

Il Monaco Senza la debolezza dei cuori, questo mondo conoscerebbe, forse, la verit.

La Donna Dunque non esiste nemmeno l'amore?

Il Coro No. Mai pi attese d'amore nelle sere di primavera...

I Fantasmi Mai pi sentieri fioriti dove ci si lascia piangendo.

Il Coro Mai pi dolori! Mai pi giuramenti.

La Donna Non ci sono pi gioie? Non ci sono pi feste nel mondo? Non fiori sotto la luna, n crepuscolo rosa, n sorriso, n musica, n profumi! Che terribile angoscia!

I Fantasmi Che terribile angoscia!

Il Coro Tutto questo ci fu vero, ma per spazio d'un istante.

La Donna Cos l'ho detto io stessa nella mia breve poesia. Il mio consiglio non era vano dunque. Solo avrei dovuto capire d'essere io stessa muta, e cieca, e sorda. Ma la notte passa. Dobbiamo tornare, sparire... Svanisce la chiarit delle stelle...

Il Monaco Se ne vanno, ed ecco muta la visione. Io credo, in verit di intravedere un elefante bianco che reca su di s delle apparenze divine...

I Fantasmi All'asilo d'un istante non legare il tuo cuore.

Il Monaco Una nube d'oro le porta verso occidente, il cielo limpido le sostiene...

Il Coro Benedetta sia la visione che vi guarisce dai mali di questa vita terrena, da questo mondo d'inganni! Oh, non legate mai il cuore all'asilo d'un istante!

F I N E

Allaprima rappresentazione, al Teatro del Convegno di Milano, il 30 gennaio 1963, le parti furono cos distribuite: Bianca Toccafondi (La Donna di Eguchi), Guido Lazzarini (Il Pellegrino), Delia Bartolucci (Una Donna), Leonardo Bragaglia (Il Pescatore), Giovanna Scotto e Elena Da Venezia (Il Coro).

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