PARLAMI D'AMORE MARI
di Giorgio Gaber
La donna al balcone
Interno
- mattino presto
(L'attore sdraiato su letto - imita una voce che gli arriva da lontano)
"Aiuto Pietro! Aiuto!" (alza la testa) Mah! (si rimette gi) (sempre
imitando) "Aiuto Pietro!" (si mette a sedere) Ma cos'? Chi che si
lamenta? (si guarda intorno) No, mi pare che venga da fuori. (ascolta) Ha
smesso. (si sdraia) (imitando) "Aiuto Pietro!" (si rimette a sedere -
indica la finestra) E no! Questa volta sono sicuro. (si alza - va alla finestra
- scosta la tenda) Non e possibile, forse mi sbaglio. (esce sul balcone) Ma
no!.. C' una donna... e proprio li, di fronte a me, un po' pi in alto, al
terzo piano... Ha scavalcato la ringhiera... Non capisco... si tiene e guarda
in gi... Ma che fa? (imitando) "Aiuto, aiuto!" Che voce strana! Non
sembra neanche... (come dire: che venga da lei) E' proprio lei, un lamento
sordo, ripetuto, nel silenzio. Dormono ancora tutti. Solo me e riuscita a
svegliare. Strano, gi chiaro. Non sapevo che facesse giorno cosi presto. La
vedo benissimo. Possibile che si voglia buttare davvero? No, magari lo fa cosi
per... (come dire stravaganza) La gente e strana. Carina... e anche abbastanza
carina... con quella frangettina bionda... Sembra quasi una ragazzina. Quanti
anni avr? Forse pi di trenta. Ma che fa? Non capisco... Ci ha su una camicia
da notte nera, un po' corta, mi sembra... le si vedono un po' le cosce... Ma
non e questo il punto. Quella e li, impietrita, pazza, fra un po' magari si
butta... e io sono qui da solo. E chiaro che devo fare qualcosa. Purtroppo non
sono preparato, e la prima volta che mi capita... Non me ne intendo... Ma lei
insiste: (imitando) "Aiuto Pietro!" Cosa si fa in questi casi? Ci
vorrebbe Pietro. Cosa posso fare, io? Forse le devo dire qualcosa. Ecco, si...
"Senta, signorina... Signorina!..." Non mi sente, troppo piano...
Forse dovrei... (come dire gridare) E no! Perch se urlo, magari quella: PUM!!!
Allora dopo e anche colpa mia. Maledizione! Ci fosse qualcun altro... Non posso
mica fare tutto io... Forse dovrei telefonare... Ma poi va a finire che proprio
in quel momento... Devo stare qui per forza. (imitando) "Aiuto!
Aiuto!.." Ma perch cosi piano? Dovrebbe gridare, almeno qualcuno la
sente. Macch, dormono tutti. (a voce alta) "Aiuto! Sta dicendo
aiuto!" Oddio, non l'avr mica spaventata? No, meno male. E li ferma,
sembra che pensi. Chiss cosa pensa? Per ha funzionato. Devono avermi sentito.
Rumore di tapparelle. Si apre una finestra, poi un'altra, un'altra ancora: e la
vita! Dai, dai, bravi! Fate qualcosa. Forse ce la facciamo. Ma perch non fanno
niente? Ecco, se ne sono affacciati altri. Siamo salvi! Lei e li, ancora
immobile, con la testa in gi. Ce n' uno anche in strada che la sta guardando.
Benissimo! Forse si vedono. No, lei ha lo sguardo assente. Da un momento all
'altro potrebbe spiccare il grande salto nel vuoto. Che poi non neanche un
gran salto... dal terzo piano. In certi casi bisognerebbe essere scientifici.
II settimo piano d pi garanzie. Dal terzo finisce che ti rompi tutto. non sei
riuscito neanche ad ammazzarti, Pietro non ti ama... una figura di merda!
Ferma, ferma!.. non muoverti che ci siamo qui noi... ferma!.. Oddio, si muove.
Alza la testa lentamente. Ora e alla mia altezza. Mi guarda... o e una mia impressione?
No, mi guarda davvero. Ma perch proprio me? Non sono mica Pietro. Che faccio?
Non devo avere l 'aria di essere preoccupato. Forse un gesto affettuoso... (la
saluta con la mano) Niente... (le fa qualche gesto d'incoraggiamento) Oddio, mi
sorride... mi sorride. La salvo, si, sono io il suo salvatore... (imitando)
"Aiuto Pietro!" Non c' niente da fare: questa vuole Pietro. Di me
non gliene frega niente. Ora tutte le finestre sono gremite di gente
insonnolita e curiosa. Per strada c' gi una piccola folla che attende, cogli
occhi sgranati verso l'alto. E' lei la vera protagonista. E' il suo momento di
gloria... col suo pubblico... tutti li ai suoi piedi. Tutti, tranne Pietro che
chiss dov'!... Si sentono le sirene. E arrivata l'ambulanza, sono arrivati
anche i pompieri. Si fanno largo tra la folla. Danno un'occhiata verso l'alto,
un'occhiata rapida ma esperta. Loro hanno gi capito che non si butter mai.
Cosa vuol dire l'esperienza!... Srotolano comunque un telo di salvataggio fra
gli sguardi ammirati di tutti. Lo sanno, i pompieri, di essere belli e agili,
con le loro figure statuarie. Due di loro compaiono ai balcone di lei e la
prendono dolcemente. Nessuna resistenza. Averlo saputo!.. Ora la donna con la
sua frangetta bionda e gi in strada stesa su un lettino. Passa in mezzo alla
gente. Tutti la guardano incuriositi. Non si capisce bene se sono sollevati, o
se si aspettavano di pi. Ecco, per un attimo la vedo benissimo anch'io,
proprio nel momento in cui sparisce nell'ambulanza. Che paura, per!.. Be',
meno male. (rientra in casa) Ora potrei anche ridormire un po'... Poveretta!
Chiss cosa ci aveva dentro per arrivare a quel punto li... e poi non farlo.
Possibile che non si riesca mai a fare un gesto... Ecco, forse l'unica miseria
e proprio che la miseria non riesce mai ad aprirsi un varco. (con risentimento
crescente) Ma cosa sar stato poi questo suo dolore? No, dico, tradotto in
fatti... Vorrei proprio saperlo. E si, perch poi le cose della vita sono
sempre quelle: delle banalit, chiaro, magari dolorose, ma sopportabilissime.
Ci avr avuto un amore... ma si, una delusione... Certo, un tradimento, si
sa... che poi sono le cose di tutti, per dio! No, il suo dolore pi grosso.
Ma chi l'ha detto? Ce il abbiamo avute tutti, quelle storie li... (guardando in
alto verso il piano di sopra) Avanti, glielo dica lei, Martini... quando sua
moglie si era innamorata di quel cretino di pittore su nella mansarda, e
soffriva, si smangiava dentro. Mica si buttava di sotto, lei. E l'avvocato,
gi, del primo piano, un uomo inappuntabile, perfetto: la moglie, la
segretaria... e gli amici strani. E la portiera? La portiera che andava a letto
con l'elettricista quando il marito faceva i turni di notte. Lei se li tenuti
per se, i suoi casini, lei che sapeva tutto di tutti! Cosa doveva fare? La
conferenza stampa? Doveva buttarsi dalla finestra? Non poteva, va be', sta al
pian terreno... Ma gli altri, tutti gli altri, cosa dovrebbero fare... in balia
dei loro amori assurdi... e poi i dolori, gonfiati, isterici, esagerati! PUM!..
gi dalla finestra. Ogni mattino, uno: PUM!.. PUM!.. PUM!.. Ma si, il dramma...
dai, il teatro... cos non dorme pi nessuno! cos non dorme pi nessuno!...
Che poi alla fine solo questo, il risultato... Ecco, dimmi tu se una pazza mi
deve far stare male per un'ora con le sue piccole beghe, e il tradimento, e
l'amore, e... Pietro, quel deficiente! (si calma) Star male... insomma, si fa
per dire... Che poi tutto sommato cosa c'era di vero nella disperazione, nel
dramma di quella ragazza li... Forse nell'intimo non gliene importa niente a
nessuno, ne a lei, ne a noi. (tace - sembra che pensi - improvvisamente si
mette a piangere in silenzio) (smette di piangere) Va be', torniamo a letto...
(si ferma - guarda verso il balcone - ricorda) "Aiuto Pietro!
Aiuto!"
Piccoli spostamenti del cuore
Interno di un piccolo bar (L'attore, seduto a un tavolino, si rivolge al
cameriere) "Una birra, per favore... Cosa ci ha? Ah, va bene quella
li!" Sono un po' in anticipo. Meglio, cosi mi riordino le idee. E quando
arriva lei... le dico tutto. Chiss che faccia fa!.. Secondo me non se
l'aspetta. E si, perch io con lei mi sono sempre tirato un po' indietro. Non
che l'abbia fatto apposta... Mi viene naturale, e di solito funziona. Ha fatto
tutto lei, fin dal primo giorno. C'era anche Mario. Stava ancora con lui. Me la
ricordo benissimo: i suoi sguardi, anche un po' troppo... coraggiosi,
sfacciati. Ma le donne, quando partono... non le ferma pi nessuno. lo mi
tiravo un po' indietro... chiss, forse per Mario... forse perch era proprio
una ragazzina... Carina, molto carina, un po' acerba, selvatica... II mio
genere. Ma... forse ora... perch ho bisogno di freschezza... Certo... sono
appena uscito da una storia di quelle tremende... No, bella all'inizio... ma
poi... ecco, si fa a chi soffre di pi... Amor proprio, ricatti, bisogni
assurdi, litigi estenuanti, tragedie... Mamma mia! Che cosa assurda la cattiva
qualit dell'amore! Bisognerebbe scappare, appena e cos... Che poi forse, dopo
un po' di tempo, riesce anche a voler bene. Ma al momento un disastro... Ore
e ore nelle nostre stanze sempre un po' buie... Quelle discussioni che durano
giorni e notti... colpa mia... colpa tua... E l'angoscia che s'infila
dappertutto... ti penetra, ti distrugge... Bisogna scappare... respirare,
rinascere. E allora chiaro che la ragazzina... si, insomma... sentire
qualcosa, qualcosa di nuovo che sta per nascere. No, io all'inizio non volevo
mica. E anche quando ci s'incontrava da soli... si, uno scherzo, una carezza...
Non ho mai voluto andare oltre. Mi bastava la sua presenza, mi bastava anche
per quando non c'era. Si, mi bastava sapere che esistesse. Sublimavo... E forse
qui ho sbagliato. "Perch vedi, Daniela..." le dicevo "tu per me
sei come un distributorino di benzina. Ogni tre o quattro giorni ti vedo,
faccio il pieno, e sono a posto." Quest'immagine del distributore d'amore
mi era piaciuta, perch era la prima volta che mi capitava di gioire cos
naturalmente della bellezza di una donna. Mi pareva bella anche da lontano,
qualsiasi cosa facesse, e dovunque me l'immaginassi: in casa da sola, a ridere
in mezzo agli altri... o a letto con Mario. Insomma, l'amavo... in se, come se
non sentissi nessun bisogno... di averla. (al cameriere) "Un'altra birra,
per favore!.. Si, come quella di prima". Devo dire pero che ultimamente il
pieno... si, il carburante... non mi dura pi quattro giorni. Consumo di pi:
tre giorni, due giorni, un giorno... Maledizione! Mi viene in mente spesso, ho
voglia di vederla. Mi ci vorrebbe un distributore d'amore a getto continuo. Lei
invece discontinua. D'altronde glie l'avevo detto io. E io ora: SPUMM! Un
attacco di quelli tremendi: SPUMM! Un avvampo. E come quando accendi il gas e
ce n' troppo: SPUMM! E il mio cuore libero come un pesciolino che circola e
va... Com' bella la Daniela! Con quel corpo agile, cos snello e dolce nelle
sue curve, la pelle sottile, e quei capelli lisci e biondi che ondeggiano al
suo muoversi. Non cammina, lei. Vola. Vola tra tutti noi come un angelo... un
angelo dolcissimo, ma con lo sguardo ironico, furtivo, quasi perverso. Com'
bella! Sono in trance. In me oscillano valori sentimentali... e anche viziosi.
Si, vero, vorrei proprio sbatterla su un prato, quella canaglietta! Ma anche
accarezzarle i capelli per delle ore con sentimento di eternit. Quand' cosi,
l'amore. (con enfasi) Ma si, Daniela: ti amo, ti amo. E anche tu, lo so...
hai lasciato Mario per me. Mi ami, sono sicuro. D'altronde ci si doveva
incontrare, il destino. Non si va contro il destino. Ti amo, ti amo. Ti
vorrei sempre. Mi manchi, e soffro, anche. Soffro quando non ti vedo, quando
non so dove sei. (con enfasi crescente) L'amore quest'ansia... perch
certamente anche tu quando non mi vedi sei in ansia, lo so. Ma si, piccolina,
vero. E' colpa mia che non te l'ho mai detto, non ti ho mai detto
"l'unica" parola che ti dovevo dire. Ma ora finita. Basta con le
attese che dilaniano. Tu cosa potevi fare, poverina... Ora sono io che ho
deciso, che ti dico tutto... (quasi fuori di se) Ti amo, ti amo, ti amo. (al
cameriere continuando a gridare) "Una birra, per dio!" (guarda
l'orologio) Non arriva. E' un po' in ritardo. Si, perch lei non bada a queste
cose. Non si sa mai che fa... se viene, se non viene... Non le piacciono gli
appuntamenti. Ha ragione, fatta cos. E' anche di questo che mi sono
innamorato. L'orologio... lei non lo guarda nemmeno... anzi, non ce l'ha.
Bisogna che gliene regali uno, un orologino d'oro. No, per carit, non il sue
genere. Si fa presto a sbagliare... Di plastica, si, di plastica... verdino
chiaro... Eccola, sta arrivando. Lo sapevo. Non cammina. Vola. Sono pronto,
Daniela. Anche a me non mi ci vuole nulla a volare nel sublime. E' incredibile
come le cose tanto attese, al momento che avvengono, siano un po' meno magiche.
Non facile parlare... degli sconvolgimenti del cuore mentre lei inzuppa la
brioche nel cappuccino. Si rischia di raccontare delle brutte poesie. Ma non
posso certo rimandare ad un altro momento. Ecco, mi concentro, aspetto un
attimo di silenzio, e glielo dico semplicemente: "Ti amo". Lei
solleva la testa dal cappuccino e con tutta naturalezza: "lo no. Non ti
amo. Credevo di amarti, ma non ti amo. Scusami, mi sono sbagliata". Bel
colpo. Un avvampo, un avvampo, un afflusso di sangue... II cuore, che prima era
cos dolce al suo posto giusto, ora si sposta un po' verso l'alto, passa rapido
attraverso l'esofago, il mattone, e mi si ferma qui, alla gola. (al cameriere,
deglutendo) "Un'altra birra, per favore". Che vigliacca! Fa di tutto
per farmi innamorare. Mi cerca dovunque, la spudorata. Lascia Mario per me...
che anche lui, poveretto!.. Ma chi se ne frega di Mario. lo ora che faccio?
Devo rimontare, lo so... Non facile rimontare, ma bisogna provarci. Ecco, le
dico che non ha capito quanto "lei" sia importante per me. Mi sembra
un po' freddina. Rincaro la dose. Le scaravento addosso una tale quantit
d'amore da far fondere un frigorifero. Niente, non va mica bene. Non fonde.
Allora tiro fuori anche la vecchia storia di mia madre che mi trascurava,
quella funziona sempre. Scivolo sempre pi nella commiserazione, nel patetico,
nel pietismo pi spudorato. Non so se questa tirata fa effetto o se
ripugnante. Forse lei intenerita, forse schifata. Niente, solo un po'
distaccata. Siamo all'atto finale: "Daniela, Daniela, non mi dirai mica
che non mi vuoi almeno un po' di bene!.. Restiamo amici... ecco, si, due
fratelli". Neanche questa so se le piaciuta o no. Comunque ne
approfitta: "Si, volevo... volevo appunto chiederti... si, un piccolo
prestito..." "Ma certo..." dico io "ci mancherebbe".
"Ecco, solo due o trecentomila lire". "Volentieri... con
piacere!" E lei: "Grazie, lo sapevo che ci potevo contare. Sai...
Devo andare qualche giorno in Sicilia... con Mario". Quando si firma un
assegno siamo gi in un'altra dimensione. Pi ridicola, ma pi vera. "A
chi lo intesto?" "A Daniela Pistoni". "Ah, gi..." E
come se di colpo rientrassi nella misura normale delle cose. Ora il sublime se
n' andato... ma automaticamente anche il dolore. II mattone tornato al suo
posto. L'amore, che invenzione! Possibile che sia solo questo piccolo
spostamento del cuore? Ora Daniela si alza, allegra come sempre. Mi bacia, mi
saluta e si allontana. Ma non vola. Cammina.
Malgrado tutto un cane
Esterno giorno - spiaggia (L'attore, seduto su un muretto, parla a un cane) "Chicco, Chicco!" (lancia un legnetto) "Vieni qui! Vieni qui, Chicco! " Macch, non li riporta mai. Tutti i cani riportano i legnetti... e lui no. Guarda un po' se io alla mia et devo trovarmi qui sulla spiaggia a tirare i legnetti... che non me li riporta. Proprio io... che gli animali in genere... (come dire: li odio) Ma i cani, poi... Questo viene qui, scodinzola... e io gli tiro i legnetti. Che devo fare? Lei dice che glieli riportava. Figuriamoci... i padroni, si sa... Mia zia Giustina poi pazza per questa specie di cane. Quando ha dovuto separarsene ha pianto. Per lei stata veramente una tragedia. Anche per me. Me lo sono beccato io. D'altronde al San Vincenzo non ce lo volevano. Mica stupidi. Guardalo li: una specie di volpino incrociato con non so cosa, piccolo ma anche grassottello. lo non ci ho niente contro i bastardi. Per ne ho visti di pi belli. Non ci vuol molto. Guarda come si muove... con quelle zampette magre... che si sposta a passettini. Sembra una bombola. E gli occhi? Non ho mai visto un cane con gli occhi cos da pesce. E il modo di scodinzolare, solo con la sua codina: TRRR!.. Che impressione! Un tremito. Mah! ... poveraccio. Avr gi dodici anni, ma rimasto un bambino... un bambino scemo. (tira un legnetto) "Vai! Vai Chicco... vai!.. Ma no, di l... di l!" Non ci azzecca mai. lo tiro di qua e lui: via!!! dall'altra parte. E vuol giocare... E si rotola sulla sabbia. Fa finta di essere felice. In pratica poi si sporca e basta. Me lo fa apposta, perch poi quand' a casa: BRRR!.. si scuote tutto. Furbissimo. Poi dicono che i cani soffrono lontano dai padroni... che stanno male, piangono, non mangiano... Questo viene qui da me... mangia tranquillo, scodinzola, mi lecca anche... Ecco... insomma, dopo tre giorni mi ama. Maledizione. A volte anche buffo perch mi fa i dispetti... ci resta male. Come un'innamorata. Ma dimmi tu... sono anni che ho chiuso con tutti, e me ne vivo da solo... tranquillo... va be'... tranquillo, si, tranquillo. Gi, le persone che vivono da sole ci hanno quasi tutte un cane. Che sar? Ma si... una forma d'affetto... per superare certi momenti. Ma figuriamoci! lo non voglio proprio niente da nessuno... non ne ho bisogno, e poi non voglio neanche fare la fatica di dare qualcosa... che poi sempre un gioco di ricatti. E lui mi ama, capisci? Guarda con che occhi mi guarda... accattone. E si, cara zia Giustina. Chicco s' innamorato di me. No, io non gliel'ho mica detto, per carit, poverina. Anzi, le ho detto che stava male. E lei contenta, certo... la sua mancanza... Proprio quello... "E poi con me non ci sta bene..." le dico. Cos magari si pensa anche a un'altra soluzione. lo un'idea ce l'avrei. Si, ci ho pensato, Chicco. Lo so che crudele, ma tua zia... cio, la mia... una di quelle che amano gli animali e guai se un altro non li ama. Certo, se ne frega di me... che ti devo fare i mangiarini, e le punture... e poi ti devo portare a pisciare "due" volte al giorno. E quando sono seduto tranquillo, in poltrona... che arriva e mi si attacca alla gamba... si, insomma me la stringe con le zampette... E si struscia, si struscia... gli viene una faccia tremenda... con gli occhi estasiati... Che schifo!.. con la mia gamba. Lo sa benissimo che non mi piace. Macch, insiste. Egoista, anche... e poi, masturbarsi cos... alla sua et... un vecchio laido. Almeno l'avessi scelto, 'sto Chicco. No, mi capitato, e non ci sono neanche affezionato. E mi vergogno, si, mi vergogno anche, va bene?.. di andare in giro con 'sto cagnetto brutto, scemo e... anche un po' schifoso... "Chicco, dove vai?" Ha visto un cane, il deficiente. Va anche a stuzzicare quelli pi grossi. Tipico dei brutti e piccoli. "Dove vai, imbecille?.. Ma cosa abbai? Non lo vedi che bestia... Quello ti sbrana, un mastino". Oddio, anche un maschio... Non s'incazzer mica?.. "Chicco, guarda che se ti morde son fatti tuoi eh?!.. Non penserai mica che io... No! Tu non ce l'hai un padrone. Te l'ho detto mille volte. (rivolto al padrone del mastino) Senta giovanotto, lo allontani lei..." No, niente, meno male: il mastino tranquillo. Questo mi piace dei cani grossi: non lo vedono nemmeno. Ma lui che insiste, gli gira attorno, abbaia, lo aizza, lo sbeffeggia, il cretino. Addio, il bestione lo guarda, fermissimo, ringhia, alza il pelo. Addio, si azzuffano. E Chicco che gli si scaglia addosso, il coraggioso... come un leopardo. "Ferma, Chicco!" La belva digrigna i denti. Ora lo sbrana. Aiuto! "Lo fermi giovanotto!.. Fermalo, fermalo! " Macch, se ne frega, lui. Anzi, contento, lo stronzo. Se l' comprato apposta cos: un carro armato! Rumori infernali: ringhi, guaiti, lamenti... una nuvola di sabbia. "Eccomi Chicco, arrivo! " Mi butto, mi butto. E la pazzia, ci sono dentro, afferro il mostro, tiro, scivolo, mi rialzo, spingo coi piedi... "Chicco! Chicco!.." Niente. Si riavvinghiano. Strattoni, spinte... rotoliamo a terra, tre giri, quattro... il sabbione... sul viso, sugli occhi. Afferro un orecchio, lo tiro. Niente. Altro rotolone. La bava, si, la bava da tutte le parti. E i peli bagnati, spiaccicati. Stringo un collo, mollo colpi da tutte le parti. Nulla, come se non ci fossi. Addio, l'ha preso per la gola. Chicco urla, sbraita, sanguina. E la fine, non lo molla pi. Mi ci ributto addosso con tutto il corpo, riesco a farli ricadere, ma non si staccano. Mi trascinano via, mi trascinano e basta. Ecco, ora sono sotto, sguscio tra le zampe... Tentativo disperato: afferro i coglioni, si, del mastino, stringo come un pazzo... Un guaito, un guaito prolungato, finalmente! Ecco, lo molla, l'ha mollato e strilla, il gorillone. Ah, bravo, interviene ora, il giovanotto... ora che ce l'ho fatta... ora che si metteva male per la sua bestiola! Ahi! M'ha beccato. La mano, la mano... che male. M'ha strappato la carne!.. "Che fai? Lo porti via, imbecille?.. Ma io te l'ammazzo, la bestiaccia. Non ho mica paura. Ammazzo anche te, cretino! Ha aspettato che gli strappassi i coglioni... Guarda che faccia... che faccia di merda! Vai via! Vai via!" (a terra, dolorante) Guarda li cosa m'ha fatto!.. Che male! Sanguino tutto. A momenti mi staccava una mano. Che male, che male... "Hai visto, Chicco?" Ma cosa vuoi che abbia visto... Per scodinzola, mi lecca la mano, lo scemo. Chiss cosa sta pensando. "Ti sei divertito, eh?" Guarda come se ne va via tutto fiero. In fondo non mica brutto.
Strategie familiari
Esterno giorno - pomeriggio d'inverno (L'attore in macchina) Ecco, corso Garibaldi... dunque, da via Moscova non la posso prendere. Meglio girare di l. Poi magari parcheggio in via Palermo e vado a piedi. Ma guarda se mia madre deve mandare me... Che poi sono in imbarazzo, specialmente quando lo devo cercare al bar. Anche lui, per... potrebbe mandarglieli ogni mese... Macch, se lo dimentica, fa il poeta, mio padre. 0 fa il furbo?.. Intanto va sempre a finire che glieli do io, io soldi, a mia madre. Che, va be'... non una gran cifra... Ma il fatto che lei li vuole da lui. Mica per altro, per fargliela pagare. Educativa! Ma guarda se due che si sono divisi da vent'anni devono essere ancora cos... Dico, se non si trova un po' di pace almeno da anziani... quando mai. No. Lei non l'ha pi voluto vedere, per lo tiranneggia. E lui sguscia... il furbo. Ah, ecco il posto. Parcheggio qui. E no, sono arrivato prima io... Grazie. Ora come faccio a chiedergli questi maledetti soldi. Aspetto un po', oppure... No, inutile che faccia la commedia di essere venuto a trovarlo al bar. Glieli chiedo subito, e dopo magari si sta un po' insieme. (entra nel bar) Eccolo, li seduto che legge il giornale, davanti al suo rabarbaro. Alza lo sguardo e mi sorride. E il suo modo di salutare. "Ciao pap. Come va?!.." E lui: "lo bene. E il mondo che noioso. E dal '45 che non succede pi niente." Posa il giornale. Mi guarda... mi guarda con quei suoi occhi da faina che ti frugano dentro. Ecco come ce li ha, gli occhi, mio padre: Piccoli ma profondi, pungenti, furbissimi... una faina. E un personaggio, non c' dubbio. Qui al bar lo sentono tutti. Ma non devo farmi confondere. Devo partire all'attacco subito e chiedergli i soldi. Che compito! "Ecco, veramente... pap... sono venuto... si, perch... perch la mamma..." Mi accorgo subito di averli chiesti con troppa finezza, perch lui: "La mamma, la mamma... Come sta la mamma?" Una cosa che non ho mai capito di mio padre quand' che ti prende per il culo. Per la verit, malgrado tutto, lui mi ha sempre parlato bene della mamma... di com'era bella. Forse perch stato lui a lasciarla. La perdona, insomma... Lei, no. Mia madre ci tiene ai suoi brutti ricordi. lo preferisco l'oblio dolce, forse anche un po' recitato... si, quello di mio padre. Ma ora non devo farmi fregare. "La mamma, la mamma... Come sta la mamma..." I soldi, pap. I soldi! bisognerebbe dire... Altro che finezze. Sto per ritornare all'attacco, ma... Niente. Lui mi presenta una stranissima donna. "Ecco, questo il mio miglior compagno di 'tresette'... donna sensibile e fuori del comune". Un tipo singolare davvero, una specie di attrice di altri tempi, per coi segni degli anni e delle pene tutte descritte sul viso. Bella, a modo suo. Una via di mezzo fra una diva un po' anziana e una maitresse colta. E brava faina! Te lo sei scelto giusto, il compagno di gioco. Questo il ragazzo?.." fa lei indicandomi, "l'erede?.." Erede di cosa non si capisce. In quanto a fantasia mio padre potrebbe lasciarmene a casse. Ma i soldi, dico io... i soldi... Deve avermi scrutato dentro, lui... perch mi invita subito a fare una partita a scacchi. Come scacchista mio padre il migliore del bar, a parte un certo 'Faruk' che, mi ha detto lui, gioca bene. lo invece con mio padre perdo sempre. Ultimamente per ho un po' studiato. Lui non lo sa. Potrei anche farcela. Accetto volentieri. Appena presa la scacchiera una mole enorme avanza verso di noi, mi si siede accanto, pronto ad assistere. Centoventi chili di spettatore: Faruk. Silenzioso, per ora. Speriamo bene. A parte la limitazione dello spazio, non sopporto gli "angolisti". Quelli che ti si siedono li vicino e guardano la partita. Non ce la fanno a stare zitti. Dopo tre o quattro mosse ti suggeriscono tutto. Qualcuno arriva anche a prenderti la mano per farti spostare i pezzi. Non importa, ho studiato. Ecco, solita apertura di Re... la conosco a memoria. I primi tratti sono velocissimi, automatici. Alla dodicesima mossa Faruk, l'angolista, mi scruta con due occhi neri, ma neri, eh... Forse il suo colore. Che vuole? Ho giocato benissimo, come da libro... Ammirazione, forse. Si, mio padre che in difficolt. Che tenerezza la faina in crisi! L'abbraccerei. Ero piccolissimo, quando stavo abbracciato a mio padre. Poi, pi. Chiss... il pudore. Mi piaceva. Me lo ricordo bene. Erano certe notti della guerra. Avevo tre o quattro anni e non potevo capire. Stranamente mi sembravano belle. Erano notti dolci, animate da allarmi e rumori di aeroplani grazie ai quali la gente trovava il modo di provare... brividi giustificati. "Stai diventando bravo..." mi fa, "molto bravo. Secondo me ha studiato, vero Faruk?" Annuisce Faruk, l'angolista. E contento. Forse fa il tifo per me. Chiss... vecchi rancori. Solleva la testa dalla scacchiera, mio padre, e poi serio: "Vuoi un rabarbaro?" "Veramente non mi piace." faccio io. "Prendilo che ti fa bene. (al barista) Un rabarbaro per Karpov!" L'avevo detto che ha una certa personalit. Mi tocca bere anche il rabarbaro. Non mi vorr mica rincoglionire? Sarebbe capace. Eccolo, sta passando al contrattacco. Dopo aver anticipato l'arrocco prepara un forte pressione sull'ala di Re. Faruk perplesso. E anch'io. Sto per avanzare un pedone... ma al grassone gli esce un gridolino: "No!" Buono, Faruk... devo farlo, altrimenti mi massacra... Mi difendo come posso, per un po'. E bene, anche... respingendo le manone di Faruk che piano piano entrano nella scacchiera. Per la situazione precipita. E mio padre, dopo una carezza di consolazione: "E la paura di vincere che ti fa perdere." Maledizione! Capisce tutto. Non ho mai pensato veramente di poter vincere con lui. Ormai non c' pi niente da fare. Ora gli brillano gli occhi, alla faina. Ha in mente un piano diabolico. Vuol proprio distruggermi. D un'occhiata a Faruk, e sorride pregustando il suo trionfo. Cosa fa? Cavallo in h3?.. Incredibile! Ha commesso un errore. Forse la sua memoria non pi quella di una volta. Non so che fare. Anche Faruk immobile. Oddio, non avr mica sbagliato per farmi sbagliare?!.. Non sono cos ingenuo da cadere nei tranelli. Ne approfitto e rimonto. Un'altra mossa sbagliata! Incomprensibile, per uno come lui... Non c' pi con la testa. Mi dispiace... si, mi dispiace ma devo vincere. E un'occasione che aspetto da anni. Ha gli occhi fissi sulla scacchiera e una mano sulla fronte. Ormai ha perso. E matto in due mosse, lo vedrebbe anche un bambino. Finisce di bere il suo rabarbaro. Appoggia piano il bicchiere e mi guarda: "Abbandono." Silenzio. Sembra quasi che tutto il bar abbia smesso di parlare. Faruk gli batte una mano sulla spalla e si allontana. "E la memoria... la memoria, Giorgio..." riprende mio padre a fatica, "la memoria... non solo nel gioco, ma anche nella vita". Mi parla con una tristezza smisurata. Com' rimasto male. " spaventosa..." continua " spaventosa la quantit di cose e di persone che non si muovono pi nel mio passato." Povero pap!.. E come se riesumasse con dolore tutto un popolo di trapassati attorno ai suoi occhi da faina, ora un po' spenti. Per strada sento un certo senso di amarezza. Non giusto che io stia cos poco con mio padre. Mi manca. Per, strano... mi manca solo le poche volte che ci penso... Voglio dire che se cos, come se non mi mancasse affatto. La vita ci divide, non per cattiveria... per distrazione. I soldi!.. Non gli ho chiesto i soldi per la mamma. E come facevo? Era cos abbattuto... quasi piangeva. Oddio!!! Vuoi vedere che... NOOOOO!!! Il maledetto... Tutte quelle mosse sbagliate... Hai capito, la faina... cosa ti ha studiato... Ha fatto apposta, ha fatto apposta... E come piangeva, l'attore... E prima "Come sta la mamma'... E poi la compagna di 'tre sette'... E poi il rabarbaro... Era tutto per i soldi... Certo, come si fa a chiedere i soldi a uno che sta piangendo. E la memoria, la memoria... E le persone che non si muovono pi nel suo passato... E i trapassati... Che guitto! Mi ha fregato, mi ha fregato. Torno indietro, non mi pu fregare cos. Eccolo. Maledizione, sta uscendo con Faruk. Fa gi scuro e c' un po' di foschia. Li raggiungo e mi accodo a loro con la voglia di... Mio padre mi prende sottobraccio. E gi allegro e sta canticchiando con Faruk una canzone dei suoi tempi. Ho capito. Anche questo mese i soldi a mia madre glieli do io. A venti metri di distanza il bar impallidisce piano piano prima di cedere alla notte. Ora ci sono solo le nostre voci nel buio... e tra le righe anche tutta quella valanga di cose, di chiarimenti, di affettuosit, che le voci hanno sempre l'aria di essere li li per dire... e non dicono mai.
Addio Cristina
Interno - tardo pomeriggio Che caldo! Mai sentito un caldo cosi soffocante.
Strano, sembrava inverno fino a ieri... E ora, alle sette di sera, non si
respira. Proviamo sul balcone. Guarda che roba: si trasforma la citt ai primi
caldi. E anche pi silenziosa, bella compatta... una caldaia. Sembra che fumi.
Meglio chiudere le persiane e stare fermi. E' finita. Questa volta proprio
finita. Lei ha deciso di andarsene. Non la rivedr pi. Benissimo! Tre anni, un
amore folle... forse pi lei di me. Era cosi innamorata... E io, devo dire,
negli ultimi tempi non ne avevo neanche un gran bisogno. Non gliel'ho mai detto
per non farla soffrire. Ecco: mi ha lasciato lei. E brava Cristina, ha fatto
bene. Che caldo! Certo che anche lei... lasciarmi con questo caldo... In genere
preferisco che mi lascino d'inverno. Comunque un bene che lo facciano loro.
Io non lascio mai... per principio; anzi, per vigliaccheria. Ci ho paura. Le
donne possono fare di tutto. Una volta ho detto a una: "Ti lascio."
PUM! Svenuta. Tutta la gente intorno: "E lui, e lui... un assassino!"
Aceto, sali... Rinviene. "Andiamo a casa, amore... per carit, come non
detto." Non sono contente le donne quando non le ami pi. Da allora io...
zitto. E lei: "Ma tu non mi ami?!" "Si che ti amo, per
dio!" Tutte cos le donne, tutte uguali. Cristina, no. Non sviene.
S'ammazza. Cio, si ammazzava... voglio dire... non ora... ora torna dal
marito, tranquilla. E' la prima volta che mi lasciano per il marito. E la
sensazione non bella. Che ci far col marito?!.. Che caldo! E pensare che
voleva fare un figlio... con me. E io no. Anzi, avevo il terrore di rifare
un'altra famiglia. Ecco cosa ci avevo con Cristina: un'attrazione fisica
fortissima, mai provata. Bastava che ci si sfiorasse, e io... TUM!.. subito.
Che riflessi! Ma l'amavo davvero... non e che non l'amassi. Non avevo voglia di
fare progetti e basta. E per questo che mi ha lasciato... Questo voleva
Cristina. Cristo, che caldo! Me lo poteva anche dire subito: o il figlio o
niente. Ma possibile che tutte vogliano un figlio da me!.. E chi sono? Un
toro?!.. E' vero, vero, la colpa mia, lo so... E non mi prendo
responsabilit... bene!.. Sono egoista... bene!.. Vivo al momento... bene! Ho paura
di invischiarmi... bene!.. Si, si, lo so... Vigliaccheria, vigliaccheria. Ma
santo Dio, si scopava cosi bene... che c'entrano i figli?! Lei aveva una gonna
chiara e camminava un po' avanti a me sulla pensilina che porta ai treni. E' li
che mi ha detto che era finita, poco prima di partire. Non era ne allegra ne
felice. Le stazioni sono il posto ideale per certe malinconie. Non volevo che
finisse cosi. Ma tutte le parole che ho trovato per fermarla non avevano
risonanza. Subito dopo camminava gi verso il suo scompartimento. Avrei dovuto
richiamarla. Lei se ne andava per sempre. La pensilina si era riempita
improvvisamente di silenzio. A trenta metri di distanza la mia donna, una
figurina lontana e sola, sembrava che radunasse lentamente tutte le ombre della
sera attorno alla sua gonna. Ti resta solo un nodo alla gola. Addio Cristina!
Bello quest 'addio... alla stazione. Poetico... Tutto intriso di malinconia, di
dolore. Ogni tanto ci si lascia prendere da qualcosa che assomiglia a un
sentimento vero. No, perch e bene saperlo se uno soffre o no. Dunque: tre mesi
fa stavo per lasciarla io... per l'australiana. E lei: un dolore!.. Il
Leopardi, sembrava... Esagerata! Ora lei che mi lascia. E diciamo la verit:
un po' mi dispiace. Si, un po'. Non si deve rischiare di ingigantire. E un
dolorino. Un piccolo fastidio... un dolorino. Ecco, questa pulizia del
sentimento che importante. Certo che se l'avessi lasciata io ai tempi
dell'australiana... (un po' risentito) No, il fatto e che mi lascia cos... improvvisamente...
dopo tre anni... alla stazione... due parole: addio. Non e possibile che non mi
pensi. Perch non mi chiama... Ma si, cosa ci vuole... una telefonata!.. Lo sa
che per me sarebbe tutto... in questo momento. Che scemo! Non ci sono mica i
telefoni in treno. Ma, chi lo sa... un miracolo. E cos che si diventa
cattolici! Eppure sono sicuro che se lei volesse... certo... si potrebbe
fermare a Genova... cambiare treno, tornare indietro... telefonare, scrivere...
si possono fare dei telegrammi bellissimi da Genova. Noleggiare cavalli,
aeroplani, biciclette... Raggiungermi... Vederla arrivare qui col cuore in
gola... Ecco cosa mi ci vuole... Per amore si fa questo e altro. Io lo farei.
Io, quando voglio bene, mi arrampico sui vetri... faccio di tutto... Si, perch
a Genova ci vado a piedi, io! Sto esagerando. E' una storia finita e basta. Non
la prima. E poi non e mica una tragedia. Dopo un po' passa. Non mica morto
nessuno... Lei mi lascia... e io mi ammazzo. Mi butto. Mi butto dalla finestra,
va bene? No, uno magari pensa: la riconquisto. Non si rimonta mai. Fai un sacco
di discorsi, belli anche, di quelli che fanno colpo. Quale colpo?!.. Una volta
facevano colpo. Ma cosa parlo a fare, cretino! Con questa faccia da perdente...
Un pugno ci vorrebbe: PUM!.. invece di inciampare sulle parole, un fiume di
parole... che quella poi va a casa e dice: "Ma che ha detto?!
Niente!" PUM!.. Invece, quello si che se lo porta a casa. Tanto non si
rimonta. Hai voglia di averci ragione. Non si rimonta mai con le parole. Col
suicidio... ecco, col suicidio si rimonta: tie'! beccati questa. Cosi impari.
Non lo sapevi tu chi ero io. Ecco, ora lo sai: un cadavere. Ma guarda se questa
mi doveva ridurre cosi! Non si sta mai tranquilli. Avevo appena finite di
pagare la casa. Mi lascia... E poi chi quel deficiente che dice che un
dolorino?!.. Ma quale dolorino... Soffro come una bestia. Ma lei lo sapr cos'
il mio dolore? No, perch magari non lo sa. Allora: tie'! Perch il mio e pi
grosso del tuo. lo ti butto addosso tanto di quel dolore che il Leopardi
diventa un allegrone. Glielo ridicolizzo il poeta! Ma poi chi se ne frega dei
poeti... No! Torna dal marito, lei... E magari fanno anche l'amore, questi
viziosi... con quel suo corpo da mamma, da animale. Via, via!.. Basta!.. E'
finita! E' finita!.. Che cosa vuoi che me ne importi di quella schifosa che va
a letto anche con suo marito! Aria... ho bisogno di aria. (va alla finestra)
Come sono strani i cortili dei condomini... un misto di prigione e di giardini
pubblici... con quei fiori che si arrampicano sui muri scalcinati. Era una sera
come questa... che aveva rubato delle rose, Cristina... e saliva le scale.
Cristina!.. Non importa... passer. Dovr pur sciogliersi questo nodo alla
gola!.. Si, mi calmo... mi calmo. La stanza si e immersa nel silenzio e nel
buio. II soffitto mi pesa addosso, trasudante, compatto. Completamente nudo mi
muovo appena sotto il lenzuolo bianco, sottilissimo. Lo stringo con i denti,
con le labbra. Poi lo sposto, lo sollevo in aria... si gonfia, ricade adagio...
Un brivido... Cristina, sto male, sto tremando, ho la febbre... e sudo, e sudo,
e sudo... e invoco... e deliro. E ancora una volta sudo dalla testa ai piedi.
Mi passo una mano sui corpo, caldo, caldissimo, bagnato... sulle cosce, sulla
pancia, e poi... Cristina, Cristina, Cristina!.. L'immagine si fa pi
pressante, corporea. Anche lei e tutta sudata, sudatissima. Le sue mani sui mio
corpo... si, le sento: allucinazione, ricordo, dolore, stordimento, stanchezza,
eccitazione, forse... ma in delirio. Ora mi giro e strofino il mio corpo contro
il letto. Forse sussurro anche qualcosa... Ma certo, e un attimo: lacrime,
calore, saliva, frasi, membra, rimpianti, globuli, liquefazione, tutto... tutto
si riversa sui lenzuolo. Addio Cristina.
Pinto
il greco
Interno - notte (L'attore passeggia nervosamente fumando una sigaretta - si siede su una poltrona) Che cosa vorranno da lui? E poi c' un commissario, mi sembra di aver capito. Un commissario qui... la notte di carnevale. Che sar successo? Un minuto fa eravamo di l tutti allegri. Ho visto qualcosa di strano, a un certo momento... il caposala che bisbigliava... Poi hanno chiamato Pinto. Mi hanno lasciato qui nell'atrio, ed gi dieci minuti che son chiusi l dentro. Chiss che succede? Pinto, il greco... che tipo! Era li stasera al bar, dalla signora Maria... silenzioso, dimesso, strano. "Tanto si sa, cascano tutti qui!" mi son detto. Simpatico, per... cos alto, magro, allampanato. Non l'avevo mai conosciuto un greco. "Qui in Italia ce l'avete troppo alto, il cielo." Mi fa serio. Vallo a capire. Mi incuriosisce, per. "Noi ce l'abbiamo molto pi vicino", insiste, "proprio sopra la testa". Deve essere vero. E una cosa che ho sentito dire... la sensazione del cielo basso. "Colpa del vostro Dio..." fa lui, "che astratto, lontano." Certo, loro ci hanno gli dei... che son subito li. Non si fidano i greci di un dio che non si fa mai vedere. Gli domando se ci sono ancora gli dei in Grecia. All'inizio pensoso. Poi dice: "Forse, ma difficile riconoscerli. Potrebbero regalarti un fiore, o rubare nei supermercati". E qui si illumina. Fa uno strano sorriso... bello, infantile, dolce. Una specie di ironia, ma timida.Ma che vorranno questi del Circolo della Stampa da Pinto? E poi la polizia... che c'entra la polizia? Niente, sar una stupidata, uno sbaglio. Mi sembrato di aver sentito ridacchiare. Oddio, non gli passer mica una mano sugli occhi, al commissario... come ha fatto con me dalla signora Maria. Che figura. Mi fa: "(gesto da ipnotizzatore) Chi ha scoperto l'America?" E io: "Cristoforo Colombo. " E tutti a ridere. "Chi ha scoperto l'America?" E io di nuovo: " Cristoforo Colombo!" Altra risata generale. "Ma perch ridete? Che c' da ridere?" "Hai detto mio nonno!" mi fanno. "Ma come 'mio nonno'?!.. Ho detto 'Cristoforo Colombo', sono sicuro." Niente. Ridevano come matti. Dopo l'ha fatto a un altro... il professor Ferroni. Stesso gesto. "Chi ha scoperto l'America?" E il professore... deciso, serio, cogli occhiali: "La signora Maria." (gesto) " Chi ha scoperto l'America? " "Cristoforo Colombo. " (gesto) " Chi ha scoperto l'America?" "La signora Maria! "Da morir dal ridere! Irresistibile. Un professore di storia trasformato in un ebete. E Pinto il greco, serissimo... si, il fascino, l'ipnosi... Che simpatico. Sono stato io a insistere... a portarlo qui al Circolo. Lui non ci voleva neanche venire. Ecco, si apre la porta. Forse il commissario... No, esce il caposala. Dal di dentro sento una signora che urla... una voce acuta, isterica. Strilla come una gallina. Mamma mia, che sta succedendo? Il caposala un po' vago. Ci dev'essere stato un furto, dicono. Un anello con brillante... pare sia sparito... si, dalla stanza da bagno. Ma che c'entriamo noi? Gli altri sono ancora tutti di l che ballano. Vuoi vedere che sono cos deficienti che per i giochini... E gi, uno che tira fuori sette o otto fazzolettini dal dito pollice chiaro che ruba... Imbecilli! Si divertivano per le signore, prima! "E bravo il nostro greco..." dicevano, "faccene un altro, faccene un altro!" Gli piacevano, i giochini. Senti come strilla ora, la gallina. Certo, lui. E un mago... scema! E poi non solo un mago. E anche greco... scema! Certo, basta che uno sembri un po' diverso, eh... Meno male che gli ho dato una giacca prima di portarlo qui... se no era gi in galera, vero commissario? Ue!... si apre la porta. Vogliono parlare con me. Entro. Il comrnissario dietro la scrivania. C' un po' di gente. Il direttore del Circolo mi saluta. Pinto seduto in un angolo. La signora su tutte le furie. Il marito, una specie di playboy della Versilia, non riesce a calmarla. Lei in piedi che continua a sbraitare. Tremenda, insopportabile, la gallina. Non la smette pi. Ha le convulsioni, gli occhi di fuori, la bocca in gi, un naso che non un naso... un becco. "Guardi, guardi, l'avevo qui, l'avevo qui. Sono andata in bagno, l'ho tolto un attimo, solo un attimo." E gi, perch uno che va in bagno mica si toglie le mutande... No, l'anello! ... Scema! Si quieta finalmente la gallina. Il commissario meno stupido, ma coi baffi. "Vede..." mi fa, "la cosa piuttosto grave. E un anello di grande valore. Qualcuno pensa che il suo amico sia passato un attimo in bagno... insomma, lei mi capisce... abbiamo dovuto perquisirlo. E devo dire che per ora, a parte un dito finto, qualche fazzolettino, strani elastici, e altri oggetti incomprensibili... per ora, le dicevo, nessuna traccia dell'anello." Silenzio. Do un'occhiata in giro. Il direttore mi guarda come per scusarsi. Il playboy della Versilia non sa che fare. Non ha ancora trovato la sua parte in questa storia. Il commissario scruta ancora Pinto. Anche la gallina, sempre pi impettita, non gli toglie gli occhi di dosso. Ma come? Se non gli hanno trovato niente?! ... A questo punto mi sentono: "Dunque... A parte il fatto che il mio amico Pinto stato con me tutta la sera e non si mosso dal tavolo... io voglio sapere perch, con tutta la gente che c' qui stasera... e ce n' di tutti i tipi... vero direttore?.. vi venuto in mente che il ladro era lui. Che bravi! Perch non avete perquisito anche gli altri? Ve lo dico io perch. Perch in questo nostro stronzissimo paese democratico o pseudo tale, il diverso subito preso di mira. Se poi greco e non Onassis... allora un ladro. Razzisti, ecco cosa siete, razzisti. Ma perch non fate come in Germania... che ci sono i cessi a parte per gli spagnoli e i greci... e anche per gli italiani. Le fa piacere a lei, commissario, averci un bel cesso personale... a Monaco?!...Mi sembra di essere andato bene. Il razzismo non piace pi neanche ai commissari. "Non si arrabbi, non si arrabbi..." mi fa, "ci basta la sua testimonianza. Lei sicuro che il signor Pingitore Lambrakis non ha avuto la possibilit materiale di impossessarsi del prezioso? E io: "Certo che sono sicuro. Non si mosso dal mio tavolo." Oddio, non vero. Ma s, si alzato. Mamma mia, mi ha detto che andava al bar, adesso me lo ricordo. "E proprio sicuro?" incalza il commissario. Maledizione, il baffo non convinto. Ha ragione... Si alzato, si alzato, il grecaccio... Si, ma non vuol dire... E poi chi se ne frega della vecchia gallina. "Ebbene si. Sono sicurissimo." "E allora mi dica un po' lei... " fa il commissario, "chi l'ha rubato l'anello?" E io al volo: "Cristoforo Colombo! Andiamo Pinto!..." In macchina c' un po' di tensione. Ce ne stiamo in silenzio evitando anche gli sguardi. Gli dico solo: "Dove ti porto?" "Per me lo stesso" fa lui. Mi dirigo verso casa mia. Ma guarda che scemo che sono io... Mi tiro dietro uno che non so neanche chi ... cos, perch ride bene. Non bisognerebbe mai fidarsi delle amicizie basate sulla simpatia. Gi, ma su cosa ti vuoi basare? E l'unico modo. Per mi ha incastrato, il mago. Sono suo complice. E poi, si sa, i greci rubano... Ma perch ho mentito? Perch l'ho difeso? E un ladro. "Siamo arrivati. Dovresti ridarmi la giacca." "No, scusami..." fa lui, "vorrei parlarti un attimo. Fammi salire." Oddio, che faccio? Questo mi svaligia la casa. Figuriamoci, mi addormenta... e via tutto. "Va be'... " gli faccio, "andiamo, va!.." "Il brillante l'ho preso io..." mi dice appena seduto sul divano, volevo solo che tu lo sapessi." Mi parla adagio, cogli occhi bassi... si, delle sue difficolt... anche di un fratello pi giovane... disintossicazione, clinica, soldi... insomma, un ragazzo di sedici anni... Deve aiutarlo per forza... almeno, cos si sente lui. Non ci hanno pi i genitori. Una storia tremenda. Sar vera? Ma che me ne importa poi della verit! Me l'ha detto bene... si, voglio dire in un modo molto semplice, pulito... E poi che ragione aveva di confessarmi dell'anello? Ormai era tutto finito. Probabilmente a lui piace ingannare le galline e i commissari... ma non gli amici. Strano, si addormentato. Ma un attimo prima gli ho rivisto quel sorriso, dolce, un po' ironico... si, quello del bar. Mi alzo per vedere meglio i suoi lineamenti, sotto la luce dell'abat-jour. Dorme come tutti gli altri. Si, ha un'aria molto normale. Eppure non sarebbe stupido se ci fosse qualcosa... si, un segnetto sul viso... qualcosa per distinguere i buoni dai cattivi, gli amici dai nemici, i ladri dagli dei.
Addirittura padre
Interno - sera (L'attore seduto sul divano davanti alla televisione) Ah, "Gli uccelli"... Bene, lo rivedo volentieri. Me lo ricordo poco. Speriamo che Paolino non si svegli. La tengo un po' bassa. Per bravo, Hitchcock... Hai visto?.. Escono dal negozio... e ti fa vedere il cielo con tutti quegli uccelli... cos, come se non c'entrasse nulla. E tu dici: (godendo) Ahi, ahi, qui succede qualcosa. Mascalzone. Ti potrebbe tenere qui delle ore, e poi non succede nulla. Si, io lo so che poi succede... L'ho gi visto!.. Lei andata a teatro, Paolino dorme, e io mi vedo Hitchcock. (porge l'orecchio verso la camera) Dorme. Non fa altro: mangia e dorme. Non comunica molto. A sette mesi non si pu pretendere. La notte invece comunica: la notte gli piace la compagnia... della mamma, mi sembrato di capire... anche perch dicono che io non sono bravo. E io, per carit, se non vogliono che me ne occupi... Speriamo che stasera sia buono. Anzi, fammi dare un'occhiata. (esce di scena e rientra quasi subito) Perfetto! No, dico, com' messo. Fermo, tranquillo, a pancia in gi: come da indicazioni. (guarda la televisione) Ah, ecco: lei in barca che va verso la casa di lui. Peccato, mi sono perso la scena dell'uccello che le sfiora la testa. No, no, adesso. Ecco, il grido del gabbiano, il primo piano di lei, ed eccolo che scende in picchiata: FRRR!.. Che paura! Be', mica tanto, per. Al cinema mi pareva pi un colpo. Sar lo schermo piccolo, oppure che uno a casa... va e viene, ci ha altro da pensare. (d un'occhiata verso la camera) Dicono che mi assomiglia. Un classico. Bruttino bruttino. D'altronde i bambini piccoli, si sa... Guai a dirlo a lei. Lei se lo prende, se lo sbaciucchia, se lo gode... cio, proprio come... come un fatto fisico. Come cambiata. Non era mica cos. Tutte le mamme... si, sono tutte in trance. Non pensano mica.
E come se lo sapessero prima, cosa devono fare. E come se l'avessero sempre saputo. Ci hanno degli occhi strani... Guarda mia moglie: un animale stordito, stordito e felice. Gira per la casa, tranquilla, come ispirata, mi cammina sopra i piedi, tanto io che ci sto a fare... Secondo me non mi vede nemmeno. Sar la maternit. La maternit.. Dev'essere una roba grossa. Non lo sapr mai. Il padre... il padre diverso, almeno io... Cio, certamente quando pi grande... si. Ma ora... Non mi vengano a dire che si sente qualcosa di... (come dire: grande) Per ora io... faccio quasi fatica a capire che mio figlio. No, veramente ci sono anche quei padri che... gli piacciono gi cos piccoli... E il latte, l'odorino... e li puliscono, li lavano... la cacca, gli piace anche la cacca. No, a me la cacca non mi piace, mi fa un po' schifo... No, per carit, uno non ci fa caso, si pulisce, per non godo... ecco, non godo.
(avverte nell'altra stanza il bambino che si lamenta) Eccolo che si sveglia. Serve aiuto? Arrivo, arrivo... sono qui apposta. (esce di scena) (si sente la sua voce) Che succede? Ah, il ciuccio. Dov' finito il ciuccio? Eccolo qui. Tutto a posto. (rientra in scena) In fondo non mica tanto difficile. Basta infilargli qualcosa in bocca. (guarda la televisione) Ora questa parte qui un po' noiosa. Lei gli regala i pappagallini... "Gli inseparabili"... Pappagallini?!.. Come di l: uno zoo, un lunapark... zzzz!.. moschine, farfalline che girano... il festival del Giappone. Non c' nulla che richiami nonni, zie, e parenti come un neonato. Tutti intorno. E dopo tre giorni: "Ride, ride... hai visto che ride!.." Ma va?! fammi vedere..." "No, ora non ride pi." Quando c'ero io non rideva mai. A meno che certe piccole smorfie scimmiesche non fossero interpretate come segno di grossa ironia. Ora che pi grande la stessa storia: "Parla, parla! Ha detto mamma! "Ma no! lo ho sentito u-u-" Ma tu non vuoi capire." "Come non Voglio, non lo dice... Per carit, lo dir, lo dir... per ora fa u! (guarda la televisione) Un momento: qui bello, qui bello... me lo ricordo. I gabbiani attaccano i bambini. Li per li sembra un gioco, ma poi capiscono, i bambini... e gridano: "Mamma, mamma!" Loro si che dicono 'mamma', mica Paolino. Lui fa u... sono sicuro. Sono gli altri che sono matti. E non solo sono matti, ma ce li ho tutti i giorni qui. Il padre di mia moglie, il notaio... quello non lo vedevo mai, non gli ero neanche simpatico. Arriva Paolino: perde la testa. Gli fa le faccine strane, la bocchina a culo... il notaio, capisci?.. gli parla con una vocina... da bambino di dieci anni un po' deficiente... perch secondo lui cos si capiscono di pi. Allora fagli 'u-u', almeno sei scemo come lui. E incredibile come un bambino riesca a creare intorno a s un'oasi di imbecillit. Ecco, ricomincia a piangere (esce di scena) (si sente la sua voce) Che c' che c' ora?!.. Non si sta in pace, eh?.. Il ciuccio ce l'hai... cosa vuoi adesso? Ma perch piangi cos? Che succede? Ho capito, ho capito... ti prendo in braccio. Ecco, cos va bene... Buono,buono... Sei furbo, eh?!.. Dormi, dormi... cos... buono... (rientra in scena col bambino in braccio) Meno male, si calmato. Si dev'essere addormentato. Ha la testina appoggiata sulla mia spalla. Non posso vedere se sta dormendo, ma dal suo respiro mi sembra di si. Ce l'ho in braccio male. Non dev'essere comodissimo. D'altronde a questo punto non lo muovo. Per carit! Ssss... immobile... si, piano... arrivo al divano... cos... mi siedo. Oddio, si svegliato. Aiuto, sta gridando come un disperato piange, urla, si agita come un matto... tossisce, ha le convulsioni. Dio, che faccio?. Si contorce, sferra calci, si dibatte senza sosta. lo non so come tenerlo. Lo giro, lo rigiro, gli do dei colpetti sulla schiena. Si calma un po', ancora un sussulto... si calma, sembra che smetta. Poi tutt'a un tratto: un pianto di gola, fortissimo, ripetuto... attaccato alla mia spalla come se la mordesse. E piange, piange, piange come se soffrisse in un modo pazzesco. Sento le sue gengive che stringono... e la saliva, la saliva che scende ogni nuovo grido. Lo abbraccio a me, forte, forte, come se lo pregassi di smettere. Appoggio la guancia alla sua testa, ai capelli. E sudatissimo, le gote rosse piene di lacrime... un calore enorme, emana un calore che non avevo mai sentito. Appoggio il viso alla sua fronte. "Smetti, Paolo... smetti, ti prego. Ci sono io. Smetti, sono tuo padre, sono tuo padre! " Niente, sento le sue gote dure, contratte, sento i suoi occhi chiusissimi, come se li stringesse per resistere al dolore. E poi gi lacrime, e lacrime, e grida sempre pi forte. Ora ci ho la sua bocca proprio sul viso, la sua bocca spalancata che brucia e preme sulle mie guance. Non ce la faccio pi a sentirlo urlare, non deve soffrire, non deve... Mi raccomando a Dio, si, che m'importa... "Ma basta, Paolo! Basta! Fallo per... basta! ecco, bravo, pi piano, si amore, tossisci, si, ecco... vomita, vomita, vomita!" Vomita come vomitasse tutto... sulla mia spalla tutto questo caldo, tutto questo pianto, tutti questi liquidi... tutta questa calma. "Stiamo meglio, vero?... Si, stiamo meglio." Lo stringo a me... e questa volta un abbraccio. Come strano abbracciare un figlio cos piccolo. Chiss cosa sente, l'animale... Per mi ha fregato. E la prima volta che provo... che poi chiss cos'... Un attimo. (Con molta delicatezza posa il bambino sul divano - si siede - lo guarda un attimo - lo sguardo gli va alla televisione) C' un gran silenzio, ora. Siamo gi alla fine. Loro se ne vanno, pianissimo, ancora pieni di paura. Gli uccelli sono li, immobili, milioni di uccelli fermissimi, sui fili, sugli alberi, sui tetti... tutti in attesa... e non fanno niente. E si. Hitchcock. un finale senza finale.
Falso contatto
Interno - notte "E si... vivo da solo... Si vede, eh... C' un po' di confusione, ma c' tutto. Sono contento che tu sia salita un attimo. Non l'avrei mai sperato. No, non fraintendermi... con una donna come te non lo farei mai... Cio, si, lo farei... cio... che casino... voglio dire... non siamo qui per questo. Siediti. Ci ho anche del whisky. Ne vuoi un po'?" E lei: "No. Voglio fare l'amore con te." "Come? Cos'hai detto?" "Si..." ripete tranquilla, "voglio fare l'amore con te." Avevo capito bene. E la Madonna! Ma una meraviglia. Un miracolo. Bisogna afferrarli al volo, i miracoli. Mica te lo chiedono due volte. Ecco, non le do neanche il tempo di finire la frase. La prendo tra le braccia e la stringo fortissimo. Sono troppo eccitato. La trascino in camera. Mi slaccio la camicia. Mi tolgo le scarpe, i pantaloni, le mutan... Oddio! Non sono pronto. Eppure mi piace da impazzire... Niente. Come mai? No, non facciamo scherzi... proprio stasera. Non mi succede mai. Comunque le mutande le tengo. Lei gi sotto il lenzuolo. Chiss se completamente nuda. Speriamo di no, cio magari... un po' di seta... Mamma mia, che faccio? Ecco, mi sdraio vicino a lei e prendo tempo. Silenzio. Cerco di comunicarle quanto sia emozionante l'attimo in cui non ancora successo niente... Le faccio: "Il sabato del villaggio." E lei, abbracciandomi: "Caro!... "Ma come 'caro'? Mi chiamava Giorgio fino a un minuto fa... Per loro facile. Sono subito pronte. lo invece... che faccio? La strada della tenerezza, certo... che poi proprio quella che a un certo punto... Si, mi piace, mi d fiducia. Basta non preoccuparsi. Ma si, cos; con calma. L'accarezzo esplorandola dolcemente in ogni punto del corpo con la punta delle dita. La pelle sottile. Poi premo leggermente con sensibilit lenta, lentissima, orientale. Niente. Neanche l'Oriente mi aiuta. Sono disperato. Provo a buttarmi su di lei con ardore. Il resto verr da s. Infatti, lo sapevo. Meno male... E bellissima, si, si. L'abbraccio, la stringo, la bacio, poi le accarezzo il viso, la guardo negli occhi, e la ribacio, la bacio, la bacio, la bacio... Si, ma non posso mica andare avanti a baciarla tutta la notte! Calma. Lei non si ancora accorta di niente. Vedi quando si dice 'una donna meravigliosa'... 'una santa'?! "Come sei bella!" E lei: "Si, ma fermati, fermati. Non preoccuparti. Non ti devi sforzare." Ahi, aveva capito tutto... 'la santa'. Mi discosto sfiduciato, in silenzio. Lei si rannicchia dolcemente con la testa sulla mia spalla e mi accarezza piano, quasi distrattamente. Sta cercando di aiutarmi. E ci riesce... Brava, ci sta riuscendo... cos, cos... miglioro, miglioro. Ora scende, si, con grande delicatezza gioca con l'elastico delle mie mutande. Che fa? Me le toglie? Nooo! Errore! Fine del miglioramento. In questi casi... o uno sprofonda, o fa dello spirito. E il mio genere: "Sono belli gli amori spirituali, eh... Non si corre il rischio della volgarit." Genialit sprecata. Non disposta a certe intuizioni. Mi fa solo: "Spero non sia colpa mia..." Lasciamoglielo credere, lasciamoglielo credere! Che poi anche vero. Non si dice in quel modo "Voglio fare l'amore con te." Non mica un annuncio economico. E poi, poi non ci si spoglia cos: TRAC! La colpa sua. Si, va bene, bellissima... ma la colpa sua. Ma che credeva di fare? Si anche tutta profumata, come una... Ecco, quest'idea della troia mi piace... pi di quella della santa. Perch non ci ho pensato prima? Ci sono dei pensieri che fanno effetto. Si, si, sento che succede qualcosa... finalmente, finalmente. In un attimo sono sopra di lei. Ci siamo. Questa volta me la prendo, me la prendo. Si, sento affluire il sangue da tutte le parti. Affluire, affluire, affluire... No, non da tutte le parti. Mi ritiro piano piano nel mio angolino. Lo so, lo so, l'unica cosa non preoccuparsi, ma... a un certo punto... si preoccupa lei, la santa. Bisogna distrarla. "Vuoi una sigaretta?" E sempre cos. Negli intervalli tra un tentativo e l'altro si fumano tre pacchetti di sigarette e si parla anche di Gheddafi. Durante la conversazione lei strofina un po' il suo corpo contro il mio. Poi un po' di pi. lo continuo con la Libia. Non le dispiace mica il Medio Oriente. E che a furia di sfregarsi a un certo punto la santa ha una voglia di scopare tale che non si riesce a immaginare neanche in uno scimmione. Mi salta addosso letteralmente. Ora sopra di me. Sono in sua balia. Non mi d tregua. Che faccio? Dovrebbero aspettare, le donne, per dio! Dovrebbero star li buone... che poi magari tutt'a un tratto scatta. E invece ti aiutano cio, credono di aiutarti... e ti toccano... ahi! maldestre, anche. Allora, si... che fare? lo mi difendo come posso. Cerco di facilitare la sua passione... che arrivi al massimo. Certo, faccio qualcosa con le mani... cos alla rinfusa, con le ginocchia mi agito, tocco, stringo, struscio, sgambetto... Lei morde, geme. Poi si calma, si calma... Si calma... Dev'essere andata bene. Scivolo da sotto di lei sempre pi furtivo. Lei resta immobile a pancia in gi. Un attimo di silenzio. Ho capito. E il momento della dolcezza. Le passo una mano sui capelli e la guardo pieno di comprensione... Niente. Dorme come un sasso. Devo aver dormito un po' anch'io. Dalla finestra chiusa male filtra un po' di luce, azzurra, discreta, silenziosa. E mattino. Strano come dopo certe stanchezze e stravolgimenti capiti qualche volta al mattino una specie di superattivit insensata delle funzioni genitali. E, ai soggetti che per tutta la notte sono stati, diciamo cos, frigidi, gli viene come una potenza insospettabile, una vera e propria 'fame d'amore'... Che poi, pi che fame d'amore, un irrigidimento meccanico da stato febbrile. Fa lo stesso. Occorre approfittare. Lei sta dormendo ignara. Devo svegliarla. Questa volta ho le carte in regola. "Svegliati, cara, svegliati!" Lei apre gli occhi a fatica. E ancora mezza addormentata. E io, sottovoce: "Voglio fare l'amore con te." Non mi sembra entusiasta. Ma come? Dopo avermi violentato per tutta la notte... Non importa. Mi ci butto addosso... tutto nudo, spettinato, con la barba lunga, ma eccitatissimo. Lei mi guarda spaventata. lo la aggredisco facendole sentire tutta la mia potenza. Non si diverte niente. Possibile? Mai vista una cosa del genere... cio, in una donna... certo, sono sempre pronte, loro. Non pu sfuggirmi cos. Ora l'aiuto io. Le passo una mano sui seni. Non pu sfuggirmi cos. Scendo, scendo... forse ci siamo. Le afferro le mutande. Lei se le tiene. Ma che modi sono?! Certo, la sera leoni, eh... Te lo faccio vedere io, avanti, cos, buona... Macch! Non ci sta. Si divincola, stringe le gambe. "Ma io ti violento, scema! che volevi fare tu, stanotte? Si, si, ti violento... cos!.." Mica facile per, se lei non ci sta. Come faranno, come faranno. Ecco, cos, brava, finalmente, sull'ala dello slancio cede, cede, cede. L'ho distrutta. Non ha pi energie. Non partecipa, ma cede. Mi lascia fare. Me ne frego. Vado, vado da solo. La prendo con forza, con gesti bruschi, rapidi, isterici, pazzi. Un guizzo nervoso. Un guizzo da lucertola. E roba di secondi. Parlo, bacio, urlo. mugolo, muoio... E la fine... Amore, amore, amore!!! 'Amore'... Che strana parola. Sono ancora sopra di lei, immobile. Le stringo forte una mano, ma siamo separati dappertutto. Stringere una mano cos disperatamente l'amore al suo stadio pi finale. E il silenzio il suo fissativo. Quando il silenzio si insediato fra due persone difficile farcelo uscire. Il silenzio penetra nei muri, nelle stanze, nei mobili... Ovunque presente. Sotto di esso la vita continua, ma non si sente. Assopita, immobile... come noi, ora.
L'insolito commiato del signor Augusto
Interno - pomeriggio La stanza un specie di ampia anticamera, uno studio di avvocato, ordinato e pieno di libri, dove spiccano alcune stampe vagamente antiche, e un com di buon gusto sei o settecentesco. Non importa. Taglio perch questi particolari non aggiungono niente alla storia. Forse sto vivendo uno di quegli attimi in cui uno non capisce bene che sta succedendo, e perch. Ma siamo tutti qui davanti a quella porta che d su una camera, dove il signor Augusto vive forse le sue ultime ore, e senza l'assistenza dei suoi famigliari. E una sua scelta... forse pudore esasperato, egoismo, altruismo... chi lo sa... forse perch in certi momenti le persone pi vicine... si, i figli, la moglie... Taglio!.. perch quasi impossibile capire come in certi casi possa essere straziante... farsi vedere dai familiari... Con me diverso. E riuscito a parlarmi anche in questi giorni. Evitava qualsiasi accenno alla sua malattia. Soltanto una volta ha sussurrato: "Da un giorno all'altro mi trover improvvisamente privo di dolore. Era molto bello come lo ha detto. Gli anziani sono quasi sempre belli. Forse perch i loro lineamenti si acquietano. Non devono pi fare sforzi per apparire in un certo modo. Sono in pace con le loro rughe. E tutto diventa armonioso. Ecco come lo vedo io, il signor Augusto. E come se sentissi per lui una forma di ammirazione e di amore... quasi sconosciuto. Taglio. Esce il medico: "E tranquillo e non soffre." dice con tono rassicurante. "Non ha pi bisogno di me, purtroppo." La moglie immobile su una sedia. Il figlio e la figlia camminano avanti e indietro in silenzio. Lei ha gli occhi rossi di pianto. E strano che malgrado l'et io mi sia inteso sempre pi col padre che con loro. Anche con la signora Rosita non mi sono mai capito... Mi sembra sempre di un'ovviet disarmante... anche un po' bigotta. Non cattiva, ma... insomma... una donna non cresciuta. Taglio!.. perch in fatto di miserie uno capisce solo quelle simili alle sue. "Ma perch non vuol vederci..." dice la figlia quasi implorando. Forse non lo capir mai. Da pi di dieci giorni il signor Augusto li dietro quella porta che incomprensibilmente recita le sue ultime ore con un'anziana infermiera. Un modo strano di allenarsi alla morte... senza attorno quelli che gli vogliono bene. Probabilmente solo perch non vuole vederli soffrire. E allora io? Forse non lo sa quanto io... Si, strano sentirmi cos attaccato a un uomo che ha venticinque anni pi di me. Un tempo era molto amico di mio padre. Mi portavano a pescare quando ero piccolo. Poi mio padre ha smesso. Augusto no. Cos ho continuato ad andarci io. Aveva trovato per me una canna di bamb leggerissima... E io riuscivo anche a prendere qualche pesce. Mi trattava come un nipotino. Si, mi aveva scelto. Forse solo perch ci piaceva il lago. 0 c'era di pi?.. Si stava zitti per delle ore. Eppure mi ha insegnato tutto sulla pesca. Le sue mani si muovevano adagio, con sapienza. I gesti sicuri, essenziali... e poi l'immobilit, l'attesa. Taglio, taglio. Esce l'infermiera. Mi guarda. "Pu passare, se vuole." La camera in penombra. La prima cosa che si avverte un odore acre, l'odore delle stanze dei malati. Mi avvicino. Mi fermo a un metro dal letto. Lui mi guarda fisso senza parlare. Non sembra che soffra. C come una specie di calma. E molto cambiato il signor Augusto dall'ultima volta che l'ho visto. Mi allunga una mano con fatica. Io lo guardo, gli sorrido, gli prendo la mano e gliela stringo affettuosamente... ma con un po' di paura. Il signor Augusto!.. E qui davanti a me. L'avevo gi visto venti giorni fa e sapevo tutto. E c'ero preparato. Ma adesso diverso, diversissimo. Ora lui se ne va, proprio da un attimo all'altro. E io rimango fermo davanti a lui cercando di trovare la forza, almeno per compatire. Balbetto qualche parola, ma sono stordito, bloccato, con tutti i muscoli contratti. Capisco di non essere all'altezza. Ma non basta capire. Bisognerebbe essere. Dovrei trovare un altro uomo pi grande di me per farlo morire dolcemente. Ora lui suda gocce cos grosse che sembra che pianga con tutto il corpo. In questi momenti straziante essere diventati poveri come si . Si manca di quasi tutto quello che occorre per aiutare un uomo a morire. Lui solo. Probabilmente sta raccogliendo le sue ultime forze per capire cos' la morte. Chiude gli occhi. Cos' la morte? La vecchia morte, quella che ti viene a prendere. La vecchia morte ladra. La pallida. La dama con la falce. L'infame. La bagascia. Nessuno resiste al suo richiamo. Nessuno. Che vuoi che se ne faccia un uomo del proprio corpo? Che se lo prenda lei! Eccola che si avvicina. Cammina nel giardino, indifferente. Non tocca neanche terra. Non guarda a destra n a sinistra. E li. Gironzola. Sento il suo odore acre. Ha gi deposto l'uovo. Non ci abbandona mai. Chiudete le porte, le finestre! Ma come? Non te l'hanno mai detto che devi morire? Sempre, sempre me l'hanno detto. Eppure mi disgusta, certo, non sono pronto, ho ancora da fare, e poi lo voglio decidere io. Mi disgusta quella spudorata quando arriva e ti spia, e ti aspetta, e ti sfibra, e ti vuole bianco come lei. Ti toglie il sangue e non rimane niente di niente. Nemmeno un po' di rosa intorno al naso, si, nel posto del raffreddore. Eccola, arriva puntuale. Non devi far altro che ospitarla. Non viene mica per punirti. No! Per abitudine, per testardaggine. E puntigliosa, precisa. Oppure ti prende a tradimento, la vecchia bagascia, per la strada, in ospedale. Ma si, come le piacciono gli ospedali! E i vecchi... e i bambini... tutti se li prende, l'ingorda. E tutto suo: La fatica estenuante dei 6422 enfisemi polmonari. L'acidit arrabbiata dei 12326 alcolizzati. L'angoscia piena di domande dei 27873 ipertesi. I sussulti nervosi dei 4372 epilettici. L'ossessione sospetta delle 18227 epatiti virali. Il disprezzo incontenibile dei 47215 tossicomani. Il colore disumano e osceno delle migliaia e migliaia di cancerosi... E gli anemici, gli eczematosi. I diabetici, gli albuminosi, i paralitici, i pazzi, gli stupidi, gli inutili, i troppo, i non abbastanza... tutti, tutti, tutti dovete riconsegnare l'anima! Siete pronti? Siete in grado? Non mica gratuito crepare. Bisogna presentare alla vecchia bagascia un bel resoconto tutto ricamato di storie. Ci vuole il bilancio, il bilancio. E esigente, l'ultimo respiro! Eccola. E ancora li. Gironzola. Sento il suo odore acre. Ha gi deposto l'uovo. Non ci abbandona mai. Esco. I figli mi vengono incontro. La madre rimane ferma raccolta nel suo angolo. E li che prega in silenzio. Che strano! Non sapevo che si potesse pregare cosi bene... voglio dire... senza forma. In strada sono gi un altro uomo. Non basta sentire di avere toccato un'altra dimensione. Non basta essere andato un attimo nell'altro mondo. Appena in strada si ritrova subito il corso dei giorni come lo abbiamo lasciato qui a strascicare. Il corso dei giorni normale, miserabile, precario... ci aspetta. Taglio!
Cortesie per gli ospiti
Interno- notte Una camomilla... stasera mi ci vuole proprio una camomilla. Ci ho lo stomaco un po'... No, non che sto male, ma ogni tanto bello andarsene a letto presto, non fumare... Ecco, la camomilla mi d proprio questo senso... si, mi ripulisce. Ffff!.. Bollente. Va be', aspettiamo. Non ancora mezzanotte. Ho proprio bisogno di una buona dormita. E un po' che non riesco a riposare bene. No, non che non dormo, che mi sveglio continuamente... (qualcuno suona alla porta) Il campanello. Chi pu essere a quest'ora? Speriamo bene. (si alza) (parla al citofono) "Chi ?.. Ah, sei tu, Marina... Si, ti apro. Marina? Va be', con lei non ci ho problemi. Ma cosa vorr a quest'ora... e senza Alberto, mi sembra di aver capito. Speriamo che non sia successo niente. Stasera vorrei proprio dormire. Ma si, un'amica, glielo dico. "Marina, che ti succede?" Lei mi si butta al collo... molto pi affettuosa del solito. Ho capito. Fine della camomilla. No, simpatica, Marina, un po' matta... cio, strana... anche com' fatta: con quel corpo stupendo, le gambe bellissime, alte, compatte, ben tornite... E poi quel viso... No, di viso non bellissima. Un po' gonfio agli zigomi, anche qui... sul naso. E la voce? Una voce che non ci sta mica con quel corpo... si, con quelle cosce... No, non ci sta. "Vuoi una camomilla, Marina?" Si seduta e mi sembra nervosa. "Ne vuoi un po'? E calda..." "Macch camomilla! Dammi un whisky." Non nervosa, furibonda. "Non ce la faccio pi." Non ce la fa pi. Lo sapevo. Ecco, mi butta addosso di tutto... su Alberto, s'intende. E si scalda, diventa rossa, sale di tono... "E la bolletta del telefono, la bolletta del telefono!.." Non capisco, provo a domandare, ma lei partita. "E sempre colpa mia, colpa mia, certo, il telefono... Sono io che spendo i suoi soldi. Mi odia, mi odia! " "Calmati, Marina!" Niente, non si calma. Dev'essere successo il finimondo, credo. Se ne sono dette di tutti i colori. "Certo, me ne ha dette di tutti i colori. E io non ce la faccio pi, non ce la faccio pi a vedere quella sua faccia da aguzzino quando conta gli scatti." "Ma quali scatti, Marina!" Ecco, lo sapevo, riviene fuori la bolletta. "Basta, Marina!.. Non niente. Pu darsi che sia colpa della Sip... E lei: "Ma quale Sip? E tirchio, meschino..." Sempre stato, questo vero, lo so. "No, non lo sai. Ora di pi. E insopportabile, pazzo, mi fa delle scene isteriche, mi ammazzerebbe per il telefono... capisci?.. Mi controlla di nascosto, non posso neanche parlare con le amiche, con mia madre. Ma io gliela faccio mangiare, la bolletta del telefono... Che gli vada gi, gli vada gi!" Manda gi mezzo bicchiere di whisky, e si calma. Meno male. Ecco, ora ha un altro tono di voce. Accavalla le gambe, devo dire sempre bellissime anche in questa occasione, anche quando con quella sua voce sottile, inadeguata mi dice che proprio finita. Ha deciso: vuole dividersi. Poi, con una tranquillit spaventosa: "Dormo qui da te due o tre giorni e poi in qualche modo far". Ahi, lo sapevo. Non bisogna mai fidarsi di quelli che all'improvviso diventano calmi. 'Dormo da te...' Soluzione geniale. "Certo, Marina, per me va benissimo... Ma i bambini? E Alberto?" E lei: "Non lo voglio pi vedere, quel bastardo". 'Driinnnn'! Oddio, il bastardo. Non pu essere che Alberto. (guarda allo spioncino) E lui. Che faccio? Gli apro? Sono qui con sua moglie... Si, ma non ho mica fatto niente!.. "Scusa l'ora." Mi fa lui piano. "Ho bisogno di parlarti." Dio, che faccia, per... un funerale. Non vorrei che vedendola... Devo alleggerire. Devo alleggerire. "Lupus in fabula. Entra, vecchio mio, c' una sorpresa." Si guardano e... niente: un gelo tremendo. Allora io: "Oooohh!.. eccoci qui ancora tutti insieme, come ai vecchi tempi! " (gesto come dire: niente) Patetico. Non il solito Alberto, sembra quasi un po' gonfio... si, in faccia. Forse i capelli corti... dev'essere andato dal parrucchiere. Si accascia su una poltrona. Neanche una parola. Lei fuma nervosamente. Lui guarda il tappeto. "Vuoi una camomilla? Non tanto calda..." "Macch camomilla!" scatta furibondo. " roba da finocchi." Come da finocchi? E buona la camomilla. Mamma mia, che belva! Si butta sul whisky con slancio, e gi un bel bicchiere! "No, perch, avanti, che cosa ti ha raccontato?" E io... "Niente." "Figuriamoci niente..." incalza lui. "Chiss quella li cosa ti ha raccontato di me!" "Ma no..." faccio io, "cose da niente, stupidaggini, la bolletta del telefono... " "Ah, ha avuto il coraggio di parlarti della bolletta del telefono! Aveva ragione lei, la bolletta del telefono lo manda fuori di testa. "Perch tu non puoi capire cosa c' sotto la bolletta. Lo sai tu cosa c' sotto la bolletta?" "Si, si..." dico io "me l'ha detto... gli scatti... "Ve li do io, gli scatti!" Oddio, gi passato al 'voi'. Mi tirano dentro, lo sapevo, mi tirano dentro. E lei: "Te lo dicevo io che un taccagno. Un taccagno schifoso!" "Sta' zitta, cretina!" fa lui. Si, si, stai zitta Marina... lascialo parlare, lascialo parlare... Ecco, lui si sfoga, racconta tutto. arriva al dunque. Lo sapevo che c'era sotto qualcosa... si, sotto il telefono... qualcosa di grosso... Salta fuori un nome. Lui sostiene che il suo amante, ne sicuro. Lei nega, tenace. Lui s'incazza ancora di pi: "Non tanto per l'amante... che mi fa passare da scemo! E telefona a Roma tutti i giorni..." Ha ragione, maledizione. Se stava a Gallarate era meglio. "Si, ci stanno delle ore, al telefono. E io pago, capisci?... oltre al danno, la beffa! " Si ributta sul mio whisky e gi una mezza bottiglia. Mai stato cos generoso. Un attimo di pausa, ma non mi illudo: il tempo di riordinare le idee. Ora lei ce le ha chiarissime. Riprende calma: "Vedi, Alberto... " la sua voce come sempre insopportabile, "devi capirlo. Noli si pu pi andare avanti. E inutile. Dobbiamo dividerci." Silenzio. Non parla pi nessuno. Che sia finita? Lui solleva gli occhi verso di me. E io... (gira la testa) Cosa vuole da me? Poverino, forse piange. (gridando) "Avanti!" mi fa, "diglielo tu che fa schifo!" Non piange. Anzi, scatta in piedi come una molla, urla, sbraita, insulta, tira un gran calcio al tavolo. Lo sapevo. Il tavolo barcolla. Mi alzo per salvare la bottiglia... whisky di malto... bevanda da uomini, altro che finocchi, ventimila, maledetti taccagni, proprio qui dovevano venire, non potevano mica giocarsela in casa, macch, campo neutro, gli ci voleva un testimone, un arbitro.., E allora ci penso io: "Siete due pazzi!.. Fate ridere, fate ridere... Ah, ah, ah, ah!!!!" Niente, la risata li eccita. Anche lei pronta a scattare. Gliene dice di tutti i colori: "Taccagno, imbecille, babbeo! " Aiuto, vuole la battaglia. Ora si insultano all'unisono, non si capisce pi niente, fanno a chi urla di pi. Per dio, basta, mi svegliano tutto il palazzo! Sono stravolti. Lei ha la faccia sempre pi gonfia. Lui smania, tutto sudato, sbatte i piedi per terra. "Fermo, fermo! ... la portinaia..." Che gli frega, non lo ferma pi nessuno. Ha la camicia slacciata, e tutti quei peli sul petto. Non gliene avevo mai visti cos tanti. Improvvisamente si getta sulla mia libreria, la scuote. "No, per carit, che c'entrano i libri?!.." Macch, lo sfogo. La scuote con una violenza incredibile. "Aiuto, fermo!" Aiuto, crolla tutto: PUTUTUTUTUM!!! Einaudi, Adeplhi, Guanda, Ricci... si, anche quelli da finocchi... E l'apoteosi. Aiuto, sfasciano la casa... si, la mia. Lui solleva una poltrona. Che forza gli venuta: un orango! Lo credo, con tutti quei peli. Digrigna i denti. Gli vedo le vene del collo. "Buono, Alberto! La poltrona della nonna! " Non gliene frega nulla a lui di mia nonna! E su, in aria. Che spavento! Marina schizza via veloce, con quelle cosce, come fa... Ah, si nasconde ora, l'anguillona, evita, sguscia... ed eccola la poltrona che volteggia, scende, scende... Ciao, nonna! CRACRACRA!!!.. contro il muro. Si diverte, l'orango. Un carnevale. Ma quale restauro? Mille pezzi: BITITIMTIMTIMPUMPAM!!!.. legnetti, schegge da tutte le parti. Aiuto, la guerra, le mitragliatrici! Niente, sono illeso, meno male. Poi la paglia, il polverone... e le piume, le piume... una cascata! Cadono piano. lentamente. Danno sicurezza. Niente, non contento. Non si calmato neanche con le piume. Macch, ha gli occhi iniettati di sangue. Lei se ne frega, reagisce, lo sfida: "Cornuto, cornuto!" "Ma non si dice 'cornuto', Marina! Non il momento..." Non mi ascolta: "Si, si, cornuto!" gli grida in faccia, furibonda. "Certo che ho un amante! E non uno solo: dieci, cento amanti!" Sta inventando, vuole farlo impazzire. "Sono stata con tutti, con tutti i tuoi amici... anche con lui!!!" Con me? "Non vero, non vero, te lo giuro, non devi crederle! lo non c'entro niente! " E la fine, lo sapevo. Lui si scaglia contro di lei. Aiuto, che faccio? L'ultima volta che mi sono messo in mezzo era un mastino. Che ricordo, che ricordo! Qualcosa devo fare. Lo strattono un po', ma da lontano. Lei, coraggiosissima, la pazza, gli sputa addosso. Cerco di tirarla via, con le gambe, come posso. Ecco, finalmente, non ce l'ha pi sotto, non ce l'ha pi sotto! Allora si morde una mano, si morde una mano, immobile, un tempo infinito... mi pare. Si, forse il rimorso. Ma quale rimorso?!.. Improvvisamente sferra un pugno fortissimo alla stufa... alla mia stufa antica. Un errore! Non si rompe, quella li... di ghisa. PEMMM!!! Uuuuhh! Che male. Ulula ora, l'orango. Ulula. Ha il sudore freddo. Ho capito: frattura!
Non c' niente di pi affascinante degli ospedali alle sei di mattiino un silenzio!
Avevo indovinato: frattura del primo e del secondo metacarpo della mano destra. Nella stanza vuota due infermieri un po' sonnambuli gli preparano l'ingessatura. Alberto calmissimo. Ci si incontra con lo sguardo. Lui scuote un po' la testa e mi sorride. Fuori gi mattino e camminiamo a fianco. Ora mi prende sottobraccio, quasi fischiettando: "Vedi, Giorgio, l'alba il momento pi bello della giornata. E un miracolo. E come se il tempo non esistesse." lo sono un po' confuso, non capisco. Ho ancora l'immagine di quello che successo... E Alberto ne gi fuori. Forse ha ragione lui. Le uscite d'ospedale all'alba lavano via tutto. Gli umori della notte scompaiono e si cammina leggeri, ripuliti. A due cose teneva molto, lui: alle albe e alla vera amicizia.
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