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PERSONAGGI
Lattrice che racconta Anna Magnani Un attore Il coro: 4 personaggi indefiniti, che daranno voce ad attori ed intervistatori.PRIMO TEMPO
LA SCENA
Una camera di ampie dimensioni, con vetrate sul fondo.
E il salone della casa di A., lattrice che raccontala Magnani. I mobili, vecchiotti e di buon gusto, sono stati addossati alle pareti laterali, anche un po confusamente. Il tappeto stato arrotolato, tirato su e messo da parte contro la parete di fondo. Latmosfera dellambiente da facciamo quattro salti, quando cio si libera uno spazio in salotto per improvvisare una festa danzante; oppure, come in questo caso, quando per comodit o per altre ragioni, si prova uno spettacolo in casa della protagonista. Insomma, larredo cos sistemato fa sentire la provvisoriet del gioco del teatro.
I Giorno
PROLOGO: ROMA
Anna entra in controluce e si muove da un lato allaltro del palcoscenico, sul fondo, attraversando tutta la scena. Piove dallalto la scena registrata tratta dal filmRoma di Federico Fellini:
FELLINI: Questa signora che rientra a casa, costeggiando il muro di un antico palazzotto patrizio, unattrice romana: Anna Magnani, che potrebbe anche essere un po il simbolo della citt
MAGNANI: (lo interrompe) Che so io?!
FELLINI: Una Roma vista come lupa e vestale
MAGNANI: (sempre pi meravigliata) De che?!
FELLINI: aristocratica e straccionesca, tetra, buffonesca. Potrei continuare fino a domattina
MAGNANI: A Feder, ma va a dorm, va!
FELLINI: Posso farti una domanda?
MAGNANI: No Nun me fido. Buonanotteeeeee!
Esce. Musica sottofondo. Reginella.
Rientra A. questa volta in piena luce. Cammina.Si rivolge ad un immaginario personaggio con il quale ha un dialogo che, evidentemente, continua da tempo:
ANNA: Va bene cos? Come ti sembra la camminata? Voglio dire: chiaro quello che deve arrivare allo spettatore? Io vorrei che fossero evidenti fin da questo breve prologo le mie intenzioni si tratta di denunciare al pubblico, subito, che in questo spettacolo non vedr Anna Magnani manco in cartolina e neanche una che impersoner la Magnani. Vedr solo unattrice me che tenter di raccontare Anna Magnani. Perci la camminata importante. Nel senso che io non sto qui ad imitare la camminata della Magnani. E che ne so poi, io, come camminava? Io cammino come cammino io. Aspetta: m rifaccio la camminata (Rif la camminata) Che dici? Non dici niente? Meglio cos.
Il motivo di Reginella s fatto pi forte. Anna intonandosi canta:
ANNA: Reginella piccina adorata
Non sei pi la mia dolce sartina
Povert ti faceva regina
Poi con gli agi il tuo regno svan!
Ma perch, ma perch tho incontrata
Mia piccina, ridotta cos?!
Or che lontano son da te
Or che lontana sei da me
Noi non ci amiamo pi
Ma spesso tu
Distrattamente pensi a me!
Smette di cantare, parla:
Mi piace questa canzone, cos stupida. Me la insegn mia nonna. Che personaggio fantastico mia nonna: era n angelo, una forza, il fuoco, la dolcezza, il velluto. Ladoravo e lei stravedeva per me. Era una donnina minuta e fragile, ma a me sembrava enorme. Rideva sempre e parlava, parlava, parlava di tutto e di niente, ma soprattutto dei suoi capelli bianchi La nonna mi aveva gi vista recitare in teatro, al saggio finale della Reale Scuola di Recitazione Eleonora Duse: e aveva pianto per la commozione. Piangeva sempre. Un giorno mi accompagn alla Stazione Termini, io dovevo partire per la mia prima tourne di attrice. Guardavo fuori dal finestrino il suo viso piccolo, i suoi capelli nascosti nello scialletto nero In quel momento capii che non lavrei pi rivista. Mor sei mesi dopo. Io tornai, ma non volli vederla nel suo letto di morte. Mi chiusi in unaltra stanza, sola.
Canta, riprendendo Reginella
Te si' fatta na vesta scullata,
nu cappiello cu 'e nastre e cu 'e rrose...
stive 'mmiez'a tre o quatto sciantose
e parlave francese... accuss?
Fuje ll'autriere ca t'aggio 'ncuntrata
fuje ll'autriere a Tuleto, 'gnors...
T'aggio vuluto bene a te!
Tu mm'h vuluto bene a me!
Mo nun ce amammo cchi,
ma vvote tu,
distrattamente,
pienze a me!...
Parlato.
Ma quale Alessandria dEgitto! Io so romana, de Campitelli! Mia madre era romagnola e mio padre calabrese. In Egitto mia madre ci and che io ero ancora piccola e mi lasci dalla nonna a Roma. Mia madre aveva diciotto anni e non era sposata: a quellepoca era uno scandalo, cos lei moll tutto e se ne and in Egitto. Mio padre? E chi lha mai conosciuto quer fijo de na mignotta? S, qualche ricerca lho fatta in Calabria, ma poi ho scoperto che di cognome faceva: Del Duce e ho lassato perde. Nun mannava desse chiamata la fija der Duce! (Ride, con risata contagiosa. Scompare in quinta.)
II Giorno
SIGNORA, LA CENA E SERVITA
Anna rientra. Ha in testa un berretto con le piume.
ANNA: Il teatro per me soprattutto odore. E lodore del panino con la mortadella, odore di grasso, odore di unto. E lodore del sudore nei camerini di provincia. E lodore vischioso damore nei lenzuoli non cambiati delle pensioncine. E lodore di muffa del teatro vuoto Il teatro anche colore; il colore dei costumi stinti. Il teatro il rubinetto del lavandino che sgocciola la notte. E lo squallore della stanza ammobiliata. E la prova fra una sosta e laltra. Fare teatro come viaggiare, si cambia sempre paesaggio. Il teatro non riuscire pi a dormire. E sentirsi nel cervello, inchiodato, il motivo musicale dello spettacolo. Il teatro il trac, la paura dellandata in scena. Il teatro la pioggia, il water intasato. Il teatro dire ogni sera, per mesi e mesi: Signora, la cena servita:
Effetto luci: Teatro.
Quella sera si recitava una partita a scacchi di Giocosa. Si recitava nel senso che la recitavano gli altri: io avevo solo una battuta. Gli altri erano gli attori della Compagnia di Dario Niccodemi: Vera Vergani, il volto bianchissimo, la bocca rossa nellovale perfetto: una gran signora, beata lei, e una primattrice e Luigi Cimara, elegante, fatuo, un po blas e poi i brillanti, i caratteri Io dovevo dire: Il Conte di Frombone sollecita la visita del mio nobile padrone. Nientaltro: una sola battuta, ma che battuta! Senza scherzi: vi sembra facile, vero? Beh, provatevi a dirla
Si interrompe. Al personaggio immaginario.
Scusa, qui che mi rivolgo al pubblico, no? No. Non qui. Peccato. Mi piace qui, mi sento naturale mi sembra spontaneo cercare a questo punto la complicit degli spettatori. Lo faccio qui. Poi, semmai, cambiamo Dovero? Ah provatevi a dirla: Il Conte di Frombone sollecita la visita del mio nobile padrone. Non ci riuscirete mai. Sembrano versi, ma non lo sono, per c la rima. Sono l tra le quinte che rimugino la mia battuta e mi guardo: come mhanno conciata! Ho in testa un ridicolo berretto con le piume. Porto i pantaloncini con lo sbuffo e ci ho le calze a due colori. Io che allaccademia facevo parti da protagonista, qui interpreto un paggio! Le mie povere gambe secche sono ficcate una dentro una calza gialla, laltra in una calza grigia. Mi sento molto infelice, me faccio pena. Entro per dire la mia battuta. Mi scappa detto: Il Conte di Fossombrone: minterrompo, penso: non Fossombrone, Frombone, m che faccio? Mimpappino, non riesco ad andare avanti, scoppio a piangere e scappo in quinta. Per evitare il vuoto di scena mi porta dentro il caratterista Ruggero Lupi, che sarebbe il Conte di Frombone in persona. Il pubblico applaude per simpatia, ma io sono convinta che la mia carriera di attrice finita per sempre
Getta via il cappello con le piume.
E invece no. Continuo a recitare e un po alla volta si accorgono di me. Entro nella compagnia di Antonio Gandusio. Gandusio mi stima e un po mi diciamo protegge. Mi fa fare lattrice giovane, la brillante, la prima brillante. Oramai sono sfacciata. La timidezza se n andata insieme alla verginit. Mi piace il contatto diretto con il pubblico. Passo alla rivista, divento soubrette, diva del Variet. Lavoro con i fratelli Guido e Giorgio De Rege
Ricostruisce uno sketch dei fratelli De Rege solo servendosi di una bombetta: la poggia sul capo per interpretare Guido, se la calca sul naso per fare Giorgio. Anna interpreta Guido: passeggia nervosamente, aspettando il cretino che evidentemente in ritardo. Finalmente lo avvista:
A/GUIDO: Vieni avanti, cretino! A questora arrivi? Con pi di due ore di ritardo?
A/GIORGIO: Io sssono puntualissimo!
A/GUIDO: Ma come puntualissimo Dovevamo vederci alle dodici meno dieci e ti presenti adesso.
A/GIORGIO: Che ore sssono?
A/GUIDO: Le due!
A/GIORGIO: Dodici meno dieci quanto fa?
A/GUIDO: Due.
A/GIORGIO: E ora sssono le due. Lo vedi che sssono puntuale?
Anna getta il cappello.
Musica: un motivetto anni quaranta.
III Giorno
FOTOGENIA
CORO 1: Convinciti, Anna mia! La tua vera strada il palcoscenico. Al cinema, pi che bravura, ci vuole fotogenia. E tu non sei fotogenica.
ANNA: A me sta parola me fa mpazz! Ma che cosa vuol dire, fotogenica? Che sta fotogenia? E qualcosa di speciale? Che cosa ha di speciale Elisa Cegani? E Viarisio? Eppure lavorano tutti e tre nel tuo film! Tu, Goffr, Goffredo Alessandrini regista: tu sei anche mio marito. E che me dici, come marito e come regista? Che nun so fotogenica! Cio sono un mostro? E questo quello che pensi di me?
CORO 3: (Russo) Ana mia, tu con quela facia non puotrai mai fare atricie di cinma
ANNA: Eccolo l! Ce mancava pure er regista russo
CORO 3: (Russo) Non vedi tu che naso hai tu? E la lucie? Tu la prendi male E hai gli uocchi sempre pieni de ombra come dui grotte Sei tuta storta, Ana mia, sei asimmetrica
Si siede
ANNA: Io sono sicura di non essere nata attrice. Ho deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita non ho fatto altro che urlare contro quella lacrima ed implorare quella carezza. E cos mi sono condannata da sola a questa sofferenza.
Sorride. Si autocompiange con ironia.
ANNA: Contadina, dovevo nasce. Na bella contadina dellagro romano che mette ar monno na bella nidiata de pupi e che ha un marito che, se parla, le riempie la faccia de schiaffi. E m che so? Ninfelice, pe sempre!
CORO 2: Sono stato alle Arti, a vedere la Magnani in Anna Christie di ONeill. Mi sono sentito quegli occhi addosso per tutta la notte. Il giorno dopo lho chiamata per offrirle il ruolo della canzonettista di variet nel mio film. Teresa Venerd stato il primo vero film di Anna Magnani.
Anna fa Loletta Prima, la canzonettista di Teresa Venerd: si passa intorno al collo una stola di volpe e si mette un buffo cappello di volpe arrotolato a ciambella con una colomba al centro. Canta:
Qui nel cuor, qui nel cuor
C il mio amor, c il mio amor
Qui nel sen, qui nel sen
C il mio ben, c il mio ben
IV Giorno
ANNA CHRISTIE
ANNA: Probabilmente, con Goffredo Alessandrini, Anna magnani pens di avere trovato lamore, un marito ed il cinema. Invece lamore dur poco, il marito ancora meno e il cinema non era venuto il momento, bisognava aspettare
Si interrompe, guarda limmaginario personaggio
ANNA: No, non minterrompere, m venuta spontaneamente. Lo so che nel testo non cos, ma che centra? Io che so? Un computer? Si premono i tasti e io bip, bip, bip? Daltra parte devo dipingere la Magnani e il suo mito cos impudicamente davanti a tutti. E ora io sto facendo un passo indietro per guardare quello che ho fatto, anche se non c scritto nel copione
Riprende storicizzando.
ANNA: Goffredo Alessandrini era nato in Egitto, nel paese dove viveva la madre di Anna Magnani. Era colto, raffinato. Aveva studiato a Cambridge. Ed era regista cinematografico. Pi tardi, molto pi tardi, la Magnani dir di lui:
Riprende il personaggio dallinterno
ANNA: Il fatto che le donne come me si attaccano solo agli uomini con una personalit superiore a loro: io non ho mai trovato un uomo con una personalit capace di minimizzare la mia. Ho trovato sempre uomini come dire? carucci. Oddio, si piange anche per quelli carucci, intendiamoci, ma sono lacrime da mezza lira. Incredibile a dirsi, il solo uomo per il quale non ho pianto lacrime da mezza lira resta mio marito, Goffredo Alessandrini. Certo che non furono rose e fiori con lui. Lo sposai che ero ancora una ragazzina e finch fui sua moglie ebbi pi corna di un canestro di lumache
Abbandona lepicit brechtiana e vive le corna con stanislavskiana partecipazione
ANNA: Il mio matrimonio un calvario! Sono piena di corna e di disperazione! Tutta colpa di quelle piscialletto di tutte quelle attrici, attricine, attricette, divette, divezze che ruotano intorno a Goffredo che vengono perfino dallestero per buttarsi addosso a lui, ste zoccole! Se non era pe loro, io m stavo ancora co Goffredo nella mia bella casa di via Amba Aradam, magari a litig come du matti, ma poi a rif quelle belle paci saporose che danno gusto alla vita
Si siede davanti ad uno specchio, come se fosse nel camerino del teatro. Si trucca da Anna Christie: si passa un boa nero, spelacchiato, intorno al collo e si mette in testa un baschetto nero.
CORO 1: Per salvare il nostro matrimonio, non restava altro che sperare nella nascita di un figlio, ma non ci furono figli e noi continuammo a litigare ed a rifar pace. Per venti volte lasciai Anna e per venti volte tornai da lei, attratto dalla sua profonda umanit. Anna era una moglie fedelissima: ma il senso delle serenit le era profondamente sconosciuto
CORO 3: Ho diretto Anna Magnani in Anna Christie e posso ben dire che la sua arte incommensurabile. E la sola attrice che pu fare quello che vuole.
Anna con una smorfia di sarcasmo.
ANNA: Bragaglia ci ha raggione. Questanno ci ho voja de fa la parte der Conte de Cavour
Si alza. Entra nel ruolo di Anna Christie. Si rivolge a due invisibili interlocutori
ANNA/CH: Prima stavate litigando su chi di voi doveva essere il mio padrone. Tu, pap. E tu, Mat Burke, mio futuro marito Ma io non ho nessun padrone allinfuori di me stessa, capite? Io faccio quello che mi pare e nessun uomo, chiunque esso sia, mi dar mai degli ordini! Non chiedo di essere mantenuta da te, pap. Quante volte ti ho scritto che facevo una vitaccia che mi toccava sgobbare come una schiava a casa di quei cugini dove avevi voluto mettermi? Ma tu niente, hai sempre voluto fare il sordo. Mai una volta ti fosse venuto in mente di venire a trovarmi. Tutte quelle stupidaggini che dicevi: volevi tenermi lontana dal mare perch tu, marinaio, odi e dici di odiare il mare Io non ti ho mai creduto, perch la verit unaltra: non ti importava niente di me, ecco tutto! Sei come tutti gli altri1
Pausa. Riprende con tono sempre pi sofferto
Ma c una cosa che non ti scrissi mai. Fu uno di quei cugini che tu credevi cos brava gente il ragazzo pi giovane Paul fu lui a mettermi sulla cattiva strada. No, non fu colpa mia. Lo odiavo pi del diavolo e lui lo sapeva. Ma era grande e forte: come te, Mat. Fu per questo che fuggii dalla fattoria. Andai a Saint Paul, Minnesota. Feci la bambinaia. Mi sentivo in gabbia, proprio come dentro una prigione. Dovevo occuparmi dei bambini degli altri. Sentirli piangere e gridare giorno e notte. E fuori cera la vita, cerano i colori. Ero giovane, pap. Mi compiangevo: ero infelice. Cos, alla fine, cedetti alle pressioni di una che conoscevo. Mi trovai quasi contro la mia volont ad entrare in un a casa. S, una di quelle case dove vanno i marinai come te, pap. E come te, Mat Burke, quando sono in porto. E non solo i marinai, ma anche gli altri: i cittadini. Quelli perbene. Tutti ci venivano! Tutti gli uomini! Li odio! Li odio! Dio li maledica!
Esce, rabbiosa.
Alto e straziante, un motivo di jazz: lassolo di una tromba.
V Giorno
MASSIMO
Anna entra.
ANNA: Sono felice. Il mio nuovo amore bello come un angelo ed io me ne vado di testa per lui.
Entra in scena lattore B.. si siede. Spalle alla platea. E in penombra.
ANNA: Piace un po troppo alle donne, questo vero. Le ragazze si sturbano, quando lo vedono in carne e ossa: Massimo Serato, il divo del cinema.
Pausa
ANNA: Io sono in compagnia con Tot. La rivista luniversit dellattore, quando esci di l sei davvero laureato
Va in luce lattore B..
Anna si sdraia sul divano.
ATTORE: Anna era sicura di essere sterile. Con Alessandrini avevano tanto desiderato un figlio. Con me Anna rimasta incinta dopo quasi due anni di convivenza. Allinizio avevamo fatto patti chiari: stare insieme finch lo avremmo voluto, ma in piena libert. Poi Anna diventata esclusiva e ha incominciato a pretendere da me quello che non mi sentivo di darle
ANNA: Basta! Basta! E statte zitto! Nvedi quanto parla
Lattore B. va in penombra.
ANNA: Uffa, mezzora che sto stesa sul divano. La gente vi a teatro pe vedemme, quanno ce vi senn se ne sta a casa davanti a quer coso l er televisore! Linformazione? E chi se ne frega dellinformazione! Se ha voglia di informazione, il pubblico se compra n bel libbro sulla Magnani e se lo legge. Io non do nessuna informazione. Non siamo mica alla stazione!
Anna si sdraia sul divanoIn penombra. Musica Reginella
VI Giorno
PRIMIPARA ATTEMPATA
Luce. Anna si rimette seduta sul divano.
ANNA: Primipara attempata! Ma perch, secondo loro, una che ha appena 34 anni sarebbe attempata? E se una di 45 anni fa un figlio , che sar? Unovipera decrepita? Luca si chiama. Luca Alessandrini, anche se figlio di Massimo Serato. E allora? Se doveva chiam enne enne? Fijo de madre ignota, che poi sarebbe fijo de na mignotta? Manco pe gnente! Goffredo mi marito. Ma dice tu stai co Massimo Serato Ma, dice Goffredo sta co Reggina Bianchi e ci ha pure du fije co lei E a me che me frega? Secondo la legge, pe port r nome de Massimo Serato bisognava dichiarare allanagrafe figlio di Massimo Serato e di donna che non vuole comparire. E chi sarebbe, sta donna che nun vle compar? Sarei io? Che? Io nun vojo compar? Ma li mortacci sua, io compajo, cazzo s, compajo! Me fa ride sta legge
Va la tavolo. Si siede. Telefona.
ANNA: Gigg So io. Che fai, dormi? Emb? Che vor di? C ggente che a le tre de notte nun dorme: io, per esempio Ah, tu s, invece? Tu tarzi presto la matina? E da quando in qua Gigetto Pietravalle sarza presto la matina? Lassamo perde che nun ci ho r core de scherz! Come? Che voglio? Massimo, no? Ma nun lo sai che mha saputo fa quer puzzone? Ah, ma io stavolta lo pianto! Ma no, che dico? Sarebbe troppo comodo: quello che vuole! Io lammazzo! Come sarebbe: tutto qua quello che te volevo di? Te pare poco? Va beh, Gigg. Non perdiamo altro tempo. Basta con i giochi: passame Massimo. Io lo so che quer fijo de na gran mignotta sta l Nun insiste Gigg! Sta l! State a fa lorgia o lavete gi finita. Gigg, Anna sa tutto. Anche quando tace Come dici? Non tace mai? E con questo? So sincera! Si devo da di na cosa, nun la mando a di la dico! Gigg, nun neg! Sta l. Io devo sap. Io so come li cornuti, che vonno sap tutto. Dammelo. Io te capisco, sai? Te conviene staje appresso, ar ganimede. Come, perch? Co tutte le troje che je girano attorno Mica se le po god tutte da solo quarcuna pe te e pe lamico suo, quello stronzo de Alberto Sordi, possino ammazzallo, ci avanza No? Dici de no? Nun te piacciono lavanzi? E che voresti, la prima scelta? Co quella faccia? Nun me fa ride, Gigg! Aho, mica sei Massimo, tu. Lui bello come nangelo boja. Passamelo. Scucilo. Sta l! Je sento er fiato: puzza de whisky. Star co quarche smandrappata e nun ci ha er coraggio de ven ar telefono Senti, Gigg: si nun me lo dai, nun te fa pi ved da me! Perch? Me lo domandi? Perch sei un ruffiano! Vaffanculo! Vaffanculo, brutto ruffianaccio!
Riattacca singhiozzando. Esce.
VII Giorno
MILA DI CODRA
Musica di zampogne.
Anna rientra. Ha sul capo un fazzolettone rosso da contadina abruzzese. O, ancora meglio, uno scialle ampio come nel quadro di F.P.Michetti.
Anna si rivolge al pubblico:
A/MILA: Gente di Dio! Salvatemi voi!
La porta! Chiudete la portiera!
Mettete le spranghe! Sono molti!
Han tutti le mani che pendono inerti
Han tutti le mani che sembrano morte
Ma sfiorano e sfregano tutti son pazzi
Son pazzi di sole e darzente.
Ah grazie per Santo Giovanni
andata latroce corriera
DellATAC di Roma col carco
Di maschi imbestiati di nafta
Son figlia di Jorio: son figlia
Del mago di Codra, alle Farne:
sfollata dai monti dAbruzzo!
E son venuta col pastore Aligi
LAligi mio ch tanto, tanto ignaro
Cost dove si vien da tutte strade
Oh son stanca e dolgono le gambe:
anchio vorrei, anchio, siccome Aligi
lAligi mio ch tanto, tanto ignaro
poter dormire settecento anni!
Oh lunga siesta, oh lunga pennichella!
Dov il silenzio delle mie montagne
Gioghi innevati e voi, nuvole erranti?
Lhanno spezzato il mio silenzio verde
Spezzato? Direi meglio spezzonato
Bombardato, squassato, bruciacchiato
Non pi il silenzio delle mie montagne
Non pi le cantilene dei pastori
Non i lamenti delle cornamuse
Non i campani delle pecorelle:
solo gli spari della contraerea
e la mia grotta con langelo muto
che lAligi mio ch tanto ignaro
scolp nel legno, ora non c pi.
E pure s spenta la lampada ad olio
Non c pi goccia nellotre spremuto.
Sparito lolio e pure la benzina
E laccendino non saccende pi.
La fiamma bella! S, ma dov ita?
Loliveto dov, verde e dargento?
Mila di Codra son, figlia di Jorio:
bagascia di fratta e di bosco
ma creatura deterna poesia
distrutta anche quella: poesia della vita!
E adesso, Mila col povero Aligi
QuellAligi ch ancora tanto ignaro
Abita laggi, verso Porta Portese
In una fredda stanza ammobiliata:
un buco! Quattromila lire al mese!
Con una padrona di casa che strilla
Per lacqua, la pasta, il carbone
Matura, severa, deserta di maschio
Oh povera Mila di Codra e di Jorio
Di Jorio e di Codro, di iodio e di oro
Di oro no di certo, loro non c
Ch tutto alla patria fu dato!
Non resta che Mila di odio e di amore
Col povero Aligi, pastore assonnato
Che tanto ha dormito e ch tanto ignaro
Finiti a pensione, senzolio per lAgnolo
E un po di pane, s, ma tesserato!
Ma sia fatta del Re la volont!
E alfin la cosa pi importante
La libert
Si stacca dal personaggio. Storicizza.
ANNA: Una sera, durante lultimo periodo delloccupazione tedesca di Roma, il teatro si riempie di elegantissimi repubblichini, vestiti de nero che parevano bacherozzi. Alla fine dello spettacolo, n paio de loro vengono nel mio camerino e me fanno: Signora, stasera avete gridato Libert. Non dovete dirla pi, quella parola, se no, domani sera torniamo qui al Teatro Valle e ci buttiamo una bomba, intesi? E se ne vanno. Tutta la compagnia, compreso Tot, morta di paura. Solo io rido: Ve cacate sotto, eh?. La sera dopo il teatro ancora pi nero. Entro in scena e quando sariva ar dunque, me piazzo ar centro der parcoscenico, le mani sui fianchi e:
Ma sia fatta del tuo Re la volont!
E alfin la cosa pi importante
Me fermo, guardo i colleghi, je dico sottovoce: Ve cacate sotto, eh? poi grido ar pubblico:
Aria! Aria pura per respirare!
Esce.
Musica: in sottofondo il motivo di stornelli romani
VIII Giorno
CON UN PALMO DI NASO
Cresce la musica degli stornelli. Rientra Anna. Canta:
ANNA: Fior de gaggia
Er fascio s sfasciato, ciao Benito
Vedremo che vor d democrazia
Fiore di luce
C uno tanto forte: se deduce
Che n giorno o lantro avremo n antro duce!
Cambia la musica: sottofondo di Quanto bello far lamore quando sera. Scende in platea. Si ferma.
ANNA: Che dici, scendo? Lo so che roba da cabarettaccio Ma la Magnani scendeva e io scendo. E storico!
In platea accarezza un uomo calvo.
ANNA: Viviamo in tempi tragici, un secolo inguaiato, le chiome si raddrizzano sul capo per la stizza, ma a lei che pelatissimo che cosa le si rizza?
Ride. Come sa ridere lei. Poi si rivolge ad un altro uomo, toccandogli il naso
ANNA: Guarda che bel nasone! Se tanto mi da tanto
Si fa pi forte la musica di Quanto bello far lamore quando sera. Ritorna in palcoscenico. Anna si passa al collo un fazzoletto rosso, infila il braccio in un cestino di fiori ed la fioraia del Pincio. Canta:
ANNA: Quante macchine salivano la sera
Quanta gente affacciata a sta ringhiera
Quanta festa de maschiette e de gag
Quante radio ne le macchine a son
Nun scennevano le coppie innamorate
Se ne stavano abbracciate a pomici
Er barista je portava la guantiera
Co la bira e cor caff che allora cera
Ogni topolino me pareva n separ
Ogni mazzettino rimediavo lire tre
Ce scajavo sempre specialmente coi tass e le macchine CD
Sempre attenta ar Pizzardone
Che a cavallo era mponente come un re!
La terrazza era n salotto ed ogni sera
Me pareva na stellata bomboniera.
M il fior fiore de la mejo societ
Resta n casa e gioca a carte: a baccar
E quelluomo che puntava er cannocchiale
Poveraccio, puro lui m sai che fa?
Non potendo arimedi cor firmamento
Resta a casa e saccarezza lo strumento
Ma che luna, ma che luna c stasera
Vede er monno chi saffaccia a sta ringhiera
Da San pietro e llantre cupole laggi
Fino al mare e pi lontano sempre pi
Che mimporta se quass nun c gnissuno
Che mimporta si nun trovo da scaja?
M sti fiori li regalo a Roma bella
Che li porti a un sordato n sentinella!
La musica ritorna in sottofondo. Parla allimmaginario personaggio
ANNA: Basta, sono stanca, facciamo una pausa, andiamo a prendere un caff!
Esce. Rimane solo lattore B. che era rimasto seduto in poltrona, di spalle. B: si volta, rimanendo seduto.
ATTORE: Anna era molto gelosa: perfino dei miei pensieri. Bastava che una bella donna mi passasse davanti e lei pretendeva di aver capito cosa avevo in testa Litigavamo spesso. La gente veniva a casa nostra con la speranza di vederci dare spettacolo, con le nostre oramai famose scenate
Entra Anna
ANNA: E tu che fai? Te sei offeso? Nun vieni?
Buio sulle note di Quanto bello far lamore quando sera.
FINE DEL PRIMO TEMPO
SECONDO TEMPO
La scena la stessa del primo tempo.
IX GIORNO
ROSSELLINI
Anna entra come una furia, va verso il divano e comincia a inveire guardando sotto il divano.
ANNA: Esci! Esci fuori, che te devo men! Brutta bestiaccia infame! Vie fri, stronzo, che te gonfio. Guarda che io non ci sto, a farti la guardia tutta la notte! Te conviene ven fri, se no pijo na scopa, hai capito? Vi fori, carognaccia!
Al pubblico.
ANNA: No, non Micia, il mio cane lupo. E lui, il mio nuovo grande amore. Roberto Rossellini.
Si avvicina allattore B. che resta seduto di spalle.
ANNA: Io manco lo conoscevo, sto Rossellini. Mhanno detto che un regista di serie B, ma non mi frega niente. La storia mi piace. Da anni non facevo che ripetere: ma possibile che non si possa fare un film su una donna qualunque, che non sia bella, che non sia giovane, che non sia diva, che non sia falsa? Ed ecco che mi danno il copione di Roma citt aperta (Pausa) Laltro giorno arriva sul set a trovarmi Massimo. Gli dico di aspettarmi, devo parlargli. Mi stato riferito che se ne vuole andare al Nord. Le cose tra noi non vanno pi bene, per no straccio de spiegazione me la deve d! finisco la scena e vedo che lui, stanco di aspettare, sta approfittando della camionetta della produzione pe squajarse alla chetichella. Me viene er sangue allocchi. Come ninvasata corro appresso alla camionetta urlando:
Mima la scena. Corre urlando
ANNA: Massimo! Fermate! Ndo vai? Aspetta! Frocio Magnaccia aspetta, te possino cec!
Cade a terra. Seduta, si rivolge al pubblico, estraniata
ANNA: E cos che nata la scena pi famosa di Roma citt aperta e forse del cinema italiano Sergio Amidei, lo sceneggiatore, aveva assistito alla chiassata della Magnani e sugger a Rossellini di adattarla al film
Si rialza. Storicizza, ma dal di dentro.
ANNA: Con Rossellini non si provavano le scene. Si girava. Lui preparava lambiente, poi mi buttava dentro, sapendo che avrei funzionato. Fu cos per la scena della mia morte. Roberto aveva preparato tutto in maniera allucinante. Io mi sentivo riportata al tempo che i tedeschi se portavano via i giovani pe Roma. Perch quello che stava con me, addossato ai muri, era popolo-popolo e i tedeschi erano tedeschi-tedeschi,presi da un campo di concentramento. Le donne erano pallide nel risentire i nazisti che parlavano tra loro. Io ero realmente angosciata. Ho provato unemozione terribile e lho potuta rendere sullo schermo. (La rivive) Corro dietro al camion gridando: Francesco! Francesco! Sento il crepitare del mitra me pare desse colpita per da vero crollo a terra quando mi rialzano, piango come na disperata (Riprende a raccontare) Con Roberto tutto. Con lui c lestate, c linverno, la tenerezza, la sfuriata, la gelosia. Ci sono i baci e gli schiaffi il perdono e lestasi (Ride) Quante volte abbiamo litigato perch avevamo scordato che sera fatta la pace Che matto Roberto Un giorno me lo vedo piomb a casa, a Roma. Labbraccio felice. Che ce fai qua? Non stai a gir a Berlino?
CORO 4: S, ma nun ne potevo pi de sta senza vedette. Ho mollato la troupe e ho convinto er pilota americano a famme port a Roma in aereo, in cambio de quarche bottija de whisky A proposito, tesoro, damme n po de sordi, sotto ce sta er tass che aspetta
ANNA: Eccoti mille lire Perch fai quella faccia, non bastano?
CORO 4: Er fatto che er pilota s sbronzato. nvece datterr a Roma s sbajato e ha atterrato a Napoli. Cos ho preso un tass. So centomila lire
Anna ride. Riprende a raccontare
ANNA: Dopo il successo del film me vojono tutti. Pare che so diventata pure fotogenica. Oddio, mica tanto. La mattina, poi, manco pe gnente. Perci ho fatto mette ner contratto che non comincio a lavor prima delle undici. Camerini protesta, ma io jo detto: A Ma, tu sarai matto! Vi larte a le nove de matina? Larte alle nove di mattina, che pretesa! Io ho una faccia delicata. Ho i calamai sotto gli occhi la mattina presto sono neri, pesti. Bisogna fargli prendere la luce giusta. Glielo dico sempre a Aldo Tonti, loperatore. Laltro giorno, lui s stufato e mha risposto: A Nannar, ma che te posso fa, io? Va da n chirurgo, fatte fa quarcosa! Oppure vattene a Lurdese Io nun te posso fa gnente! Mah. Forse ha ragione lui. Non sono bella, anzi, mi sento brutta. Ma che , n seno, questo? Du caciocavalli. E la panza? Sempre gonfia, sempre gonfia: e guarda qua, su ste du gambette da rachitica: pare na patata infilata su du stecchini!
In sottofondo la musica di Canta se la vuoi cantar
ANNA: Qualche giorno fa stavo girando un film per una strada di Roma. Passa na donna, se ferma, guarda. Quando le so vicina, sbotta: Ammazzate quanto sei brutta! Io lo so, sar stata na burina. Ma mha fatto specie lo stesso.
La musica si fa pi forte. Anna canta:
ANNA: Quanto sei bella Roma
Quanto sei bella Roma a prima sera
Er Tevere te serve
Er Tevere te serve da cintura
San Pietro e er Campidojo da lettiera
Quanto sei bella Roma
Quanto sei bella Roma a prima sera
Gira si la voi gir
Canta si la voi cant
De qua e de l dar fiume
De qua e de l dar fiume c na stella
E tu nun poi guardalla
E tu nun poi guardalla quanto brilla
E questa Roma mia, Roma mia bella
De qua e de l dar fiume
De qua e de l dar fiume c na stella
Gira si la voi gir
Canta si la voi cant.
Esce.
X GIORNO
INGRID
Anna entra. E tesa e nervosa. Si aggira per la stanza. Dopo un po si decide. Va a telefonare:
ANNA: Suso? So Anna. Ciao Dimme tutto quello che sai Come, di che? Di lui, no? Di Roberto e di quella lungagnona svedese, americana, che ne so? Quella! Ingrid Bergman! Dimme la verit, Suso mia. Nun te preoccup. Il grande amore non esiste. Non ci ho mai creduto, so tutte fandonie de bugiardi. Ce so sortanto dei piccoli amori che durano un periodo di tempo pi o meno breve. E cos con Roberto. Perci parla pure tranquillamente I giornali? Emb? Lo sai che so appena tornata da Londra. Nun lho letti, i giornali. Che scrivono? Dimme che scrivono! Ah. Ho capito. E andato a prenderla allaeroporto di Ciampino. Come c andato: con la macchina della produzione o con la sua spider, la Cisitalia? Ah, ho capito. Con la Cisitalia. E al ritorno ha fatto lAppia Nuova o lAppia Antica? Ma come, che me frega! Lo so io, che me frega! E importante. Lo so che lhai letto solo sui giornali, me lhai gi detto. Tu non sei responsabile de quello che scrivano i giornali, no? Rispondimi! Appia Nuova o Appia Antica? Ah. Appia Antica. Ho capito tutto. Vuol dire che s proprio innamorato.
Riattacca il telefono. Si stende sul divano.
Musica: la colonna sonora di Renzo Rossellini dal film Amore di Roberto Rossellini.
Dopo un breve brano Anna si alza. Si sfoga. Rabbiosa.
ANNA: Mha mollata cos, davanti a tutti! Mha messa da parte come na scarpa vecchia! Mha resa ridicola agli occhi del mondo! Ha negato! Ha negato! Ha negato fino allultimo, sto vigliacco! Non ha mai avuto il coraggio di dirmi: non ti amo pi! E finita! No dai giornali, sono venuta a saperlo!
Ha una nota di sarcasmo. E il suo modo di superare gli avvenimenti spiacevoli.
ANNA: Mi dispiace pe lei, pe la svedese. E na brava attrice, ma viene da nantra scuola Poverella! (Sorride) Mhanno detto ch quasi svenuta, quando ha visto che Roberto, durante il film che girava con lei, si appuntava i dialoghi sulle scatole dei fiammiferi! (Di nuovo si indigna) Ma almeno la stampa mi lasciasse tranquilla! Niente! Vonno sap! Vonno sap, sti sciacalli! E ce so pure i giornali che me prendono per culo, come sto fojo de carta igenica qua Film dOggi! Porcherie! (Legge) Goffredo mi abbandon,perch diceva che non avevo talento: che fregnone! Cos conobbi Massimo e pensai che la nostra unione fosse decisa in cielo: somigliava tanto ad un angelo! Ma qualcuno mi disse che mi tradiva, quer puzzone! Poi, un giorno, incontrai lui, da Doney. Si avvicin e mi disse: A capell, vie n po qua!. Se vedemo. Mi disse lasciandomi, allorch part per lAmerica. Non torn pi. Se capisce. Quando lo rividi ancora, da Doney, stava facendo lamore con un corazziere svedese. (Sputa sul giornale) Puh!
Butta il giornale ed esce come una furia.
XI GIORNO
BELLISSIMA
Rientra in scena. Si rivolge allimmaginario personaggio. Gli fa delle domande, ma in realt le domande le fa a se stessa: non aspetta risposte, infatti:
ANNA: Senti Mi senti? Non ti sembra un po troppo narrativo fino a qui? Si pu tagliare ancora, non ti pare? Ogni tanto mi pare di dirla un pochettino a pappagallo, non ti sembra? Non ti sembra. Secondo te va bene cos. Figurati, se piace a te mi fai felice, per, scusami, sai, ma qui bisogna nventasse quarcosa. Che ne dici? Non dici niente, eh? Vabb, vado avanti Dove eravamo? (Prende un copione. Legge) Ah. Ecco qui. Undicesimo giorno. Bellissima. (Posa il copione) Nonostante i suoi difetti e ne ha tanti, ma tanti! mi sono trovata bene con Visconti. In Bellissima mi ha lasciato le redini sciolte Ha capito che lunico modo per farmi recitare bene. Perch io non so costruire una parte, in cinema. Non so stabilire un personaggio. Voglio dire che, se il personaggio autentico e mi commuove, se lo sento vicino a me stessa, allora sono capace di interpretarlo nel modo migliore. Io sar presuntuosa, ma non credo di recitare. Io non recito, anzi, recito male se provo a recitare. Io vivo quello che faccio o credo di viverlo, che lo stesso. Quando nel film dico:
Entra nel ruolo di Maddalena Cecconi, in Bellissima:
A.MADD: In fondo che recit? Se io m me credessi desse antra (Spalanca le braccia) Se facessi finta desse nantra Ecco che recito
ANNA: Non pi Anna Magnani che parla, ma proprio lei, il personaggio Maddalena Cecconi
Rientra nel ruolo di Maddalena Cecconi. Si accosta ad uno specchio. Prende una grande bambola, le si rivolge come se fosse sua figlia, la Maria del film:
A.MADD: A te nun te va, eh? A N, guarda, come quanno dici la poesia quella della farfalla, che tanto carina, come fa? Io so na farfalla, mezza bianca e mezza gialla Quella che fa cos (Solleva le braccia e le muove ritmicamente come ali) Capito, N? Pero nun zagagli, fija mia, perch senn come famo? Lo devi fa senza zagaglio Tu da retta a mamma tua. Me fanno ride tutte le mamme qui ner cortile La fija mia, la fija mia, la fija mia Nun ci hanno la stoffa Tu invece Non sei fija mia tu? Tu s che pi fa lattrice, N! Tu la pi fa lattrice, sa? Io pure, savessi voluto (Sospira) Vi qua, che te pettino Vedemo un po come stai co la riga in mezzo (Vedendo il risultato, fa una smorfia) Hum, oddio quanto sei brutta No, no, niente! Tutti indietro come mamma tua cos (Le ha pettinato i capelli allindietro. Osserva il risultato) Fatte ved, fatte ved un po! Patata bella! S Sei carina, cos Sei bella, sei pi semplice, sei pi vera Oggi famo na fotografia, poi la portamo al signor Reggista quann pronta Capito? E poi te fanno recit ar provino Capito, N? Per nun fischi quanno parli Capito? Te ricordi come tha detto quellattrice che tensegna a recit? Bisogna studi! Bisogna studi Avesse raggione lei, quella matta! (Ride. Ripete) Bisogna studi Bisogna studi! Oddio E che sto fischio? Che faccio, fischio puro io, m? Boh! Nun lo so, forse sto fischio n vizio de famija (Nervosa. Prende la bambola) Ah, N, sei pronta? E nnamo!
Esce con la bambola.
Rientra come Anna. Si allontana dal personaggio. Lo dice:
ANNA: Bellissima fu presentato in America. La Magnani fece il suo primo viaggio a New York
Torna nel personaggio. Parla come rivolgendosi alla Reception dellHotel
ANNA: Excuse me So sorry, ma nun lo parlo linglese Siccome me d fastidio a ved la gente che sagita senza che possa capirla non si potrebbe, in camera mia, mettere un pianoforte al posto del televisore?
Anna esce.
XII GIORNO
LOSCAR
Musica. Un motivo di Gershwin.
Anna rientra, con i capelli tirati su. Si siede al centro della scena, per lintervista. Risponde ora alluna ora allaltra delle voci spioventi dallalto.
INT.1: Signora Magnani, le torna in mente una frase che le ha detto il regista Daniel Mann, durante le riprese de La rosa tatuata?
ANNA: S. Mi ha detto: Ricordati che noi non vogliamo una Magnani fabbricata qui, a Hollywood. Vogliamo la Magnani.
INT. 2: Cosa pensa di Hollywood?
ANNA: Orson Welles mi ha detto che un camposanto dove i morti respirano.
INT. 2: E lei daccordo?
ANNA: Io non conosco Hollywood. Ci ho lavorato per cinque mesi e basta: per me un luogo di lavoro come un altro.
INT. 3: Secondo lei qual la migliore scuola per diventare attori?
ANNA: Il palcoscenico. Tutte le altre, scuole per attori comprese, portano a nulla o danno scarsissimi risultati
INT. 4: Ha nostalgia dellItalia?
ANNA: Ho voglia di rivedere Roma. Dopo tanti grattacieli, ho proprio bisogno dei tetti bassi di Roma e delle chiese sedute sui tetti.
INT. 1: Quanto pesa il brillante che porta al dito?
ANNA: E che ne so? Mica lho pesato?
INT. 1: Quanti vestiti ha portato venendo dallItalia?
ANNA: (a parte) sinammazzalli, so peggio der confessore, vonno sap proprio tutto (Allintervistatore) Tre sottane e tre golf.
INT. 3: Le piacciono le bionde?
ANNA: (Con sarcasmo) E come, no?
INT. 3: E gli uomini americani?
ANNA: Beautiful!
INT. 4: Quando si siede dal parrucchiere, che cosa le dice?
ANNA: Niente.
INT. 4: E se lui le chiede come pettinarla?
ANNA: Gli dico: Alla Magnani, stronzo!
INT. 2: Cosa pensa di Tennessee Williams, lautore de La rosa tatuata?
ANNA: Tennessees un bambino con una purezza da bambino e una bont sovrumana. Un uomo intelligente prima di essere un intellettuale.
INT. 2: Tennesses Williams ha scritto: Magnani! Non posso fare a meno di far seguire il suo nome da un punto esclamativo. Le piace?
ANNA: Certo che mi piace. Tennesses un amico.
INT. 4: Perch siete amici?
ANNA: Perch siamo due mostri.
INT. 4: Di che parlate?
ANNA: Dei fatti nostri.
INT. 3: Il New York Times ha scritto che tutte le nostre dive in confronto ad Anna Magnani sono come manichini di cera in confronto ad un essere umano. Condivide questo giudizio?
ANNA: No. Ci sono delle attrici americane in carne ed ossa. Bette Davis, per esempio.
INT. 1: La Saturday Review of Literature scrive che solo Greta Garbo pu reggere il paragone con la Magnani. Che cosa ne pensa?
ANNA: Mi pare esagerato. Per Greta Garbo (Ride)
Lintervista punteggiata dai flashes dei fotografi finita. Anna rimane un attimo soprappensiero, poi si alza e si rivolge a qualcuno:
ANNA: Colette! Indro! Aspettatemi! Non mi va di restare sola qui in albergo fateme un po de compagnia, ve prego Ve faccio port n po de champagne! No, lo champagne no, lo so che non ti piace, Indro Aspettate, nun ve nannate. Ve canto na canzone:
Inizia la musica di Trastevere da quando tho lasciata. Canta:
ANNA: Suona, suona mia chitarra
Lascia piangere il mio cuore
Senza casa e senza amore
Mi rimani solo tu!
Se la voce un po velata
Accompagnami in sordina
La mia bella Fornarina
Al balcone non c pi
Cessa la musica. Parla:
ANNA: Aspetta, Indro! E inutile che guardi lorologio, lo so che non ti piace fare tardi ma stasera nun me potete lasci sola. Non mi va di rimanere sola qui a New York. Ho paura. Diglelo tu, Col, che nun bello annassene quanno una Aspettate
Delusa Accende una candela sul tavolo. Si stende sul divano e si addormenta. Dalle quinte un soffio spegne la candela. Un attimo di buio, durante il quale squilla il telefono. Luce. Anna assonnata, alza il ricevitore:
ANNA: Ma che caz Oh, yes I see Sure! Thank you! Yes! Anna Magnani is happy!
Riattacca. Telefona subito dopo
ANNA: Pronto, Vieri? S lo so che sono le sei Mi ha telefonato uno dellAssociated Press. Dice che lhanno dato a me! Io nun ce credo. Crontolla un po tu, per favore.
Riattacca. Passeggia nervosamente in su e in gi.
Musica: motivo americano.
Squilla il telefono. Anna si precipita a rispondere:
ANNA: S!!! Ma allora vero! Ho vinto lOscar! Ho vinto lOscar!
Riattacca il telefono, ridendo e piangendo. Esce.
XIII GIORNO
MAMMA ROMA
CORO 1: Quasi un emblema, ormai, lurlo della Magnani
Sotto le ciocche disordinatamente assolute
Risuona nelle disperate panoramiche
E nelle occhiaie vuote e mute
Si addensa il senso della tragedia
E l che si dissolve e si mutila
Il presente, e assorda il canto degli adi
Entra Anna. Veste di nero come sempre: stavolta indossa un tailleur ed ha un foulard di tulle al collo. Regge in mano una borsetta, anchessa nera ed uno straccio nero. Getta a terra lo straccio.
Allo straccio nero a terra, come rivolgendosi a Pasolini:
ANNA: A Pier Pa, me devi crede: si me vi voja de ruzza, Mamma Roma te la fa na scena grande, co quer tango cor fijo!
Ride felice. Inizia la musica degli stornelli del film Mamma Roma. Canta:
M.ROMA: Fior de gaggia
Quando canto io canto con allegria
Ma nun me piace pi sta compagnia
Fiore de sabbia
Nun scherzo, vojo fa la santa donna
Cos qualcuno scoppia pe la rabbia
Fior de cocuzza
Io quanno canto rido e ci la ruzza
E chi nun je sta bbene ce va n puzza
Fiore de merda
Io me so lliberata de na corda
E chi va ar posto mio presto se smerda!
Inizia la passeggiata, illuminata da un seguipersone
M.ROMA: Addio! Ve saluto per sempre, amiche mie! Battete voi, che io nun batto pi! (Ride, ride) Triste chi rimane! Io me ne vado! Nun batto pi!
CORO 2: Era ora!
M.ROMA: Tu statte zitto, a pisch, che co te, nun ce venivo manco si me pagavi in ducati doro arrubbati!
CORO 1: Ridi, Anna, ridi
M.ROMA: (Abbozza un sorriso, ma si blocca) Qui devo ride?
CORO 1: S, ridi, ridi
ANNA: E no, scusa! Io mica rido a comando. Il riso pu venire in tanti modi. Posso ridere prima, posso ridere dopo in anticipo in ritardo Ma se mi interrompi, non mi viene niente. Io sono molto fragile. Hai visto? Mhai interrotto e io ho un riso falso. Ho fatto na risata cretina e me so bloccata subito S, lo so: sar nattrice consumata consumata lanima de li moracci loro ma so delicata de nervi. Basta un niente per farmi perdere la concentrazione. Sii bono, Pierp
Riprende la passeggiata
M.ROMA: Davanti a casa mia ce stava un vecchio, uno ricco, che proprio i milioni se lo mangnavano. Tutto vestito a la Robespierre: baffi, bastone, me pareva er Re de Santa Calla Lo sapete come laveva fatti, li milioni? Ar tempo der Fascio, no? Mussolini, dice, je fa: Famme n quartiere per popolo, che sarebbe poi Pietrarancio. Questo qua je fa la prima casa, bella, tutti muri maestri, coi cessi, che ce se poteva cucin, dentro i cessi, tanto laveva fatti bene Mussolini vi, je fa: Bravo, cos che le volevo. Sto fijo de na mignotta, come se n andato er Duce, ha fatto solo i cessi, le case nun lha fatte pi! M, quer quartiere, tutto na distesa lunga, lunga de cacatori! Lo chiamano Cessonia! (Ride, ride) Quantera brutto, quer vecchio! Ci aveva avuto na malattia in Africa che laveva lassato tutto bucato in faccia Ci aveva lasma, i reumatismi, er mar de core, la colite
CORO 3: Era cristiano, armeno?
M.ROMA: Lui ci aveva 65 anni e io 14. Me so sposata da piccola italiana (Ride, ride)
CORO 4: E nun thanno epurata?
M.ROMA: Ammazzelo, quantera vecchio! Sembrava che jerano rimasti nartri du giorni de vita, ci aveva la bava alla bocca e io dicevo: Ecco, m more (Ride, ride) Eh, mica ci aveva torto in fonno, mi madre, a fammelo spos! Se! Quello ci ha i milioni, me diceva, pieno de sordi, quello a settantanni te more sotto le mani! Che, te puzza de fa la signora tutta la vita? Dopo, te ne scegli uno (Ride, ride) La volete sap na cosa? Mi padre morto, mi madre morta, quello ancora campa. Per questo io me so messa a fa la vita! Addio! Me ne vado! Oramai me so guadagnata sto mondo e quellaltro! Ve saluto per sempre! Ho finito de fa la vita!
Si allontana. Si ferma. Ritorna.
ANNA: Pure con Pasolini ho fatto la bona. Il risultato stato Mamma Roma, un film sbagliato. Quel suo modo di girare, a piccole scene, a spezzatini, quasi mai mha dato loccasione di esprimermi bene Comunque sia, su chi cade la colpa di questi sbagli? Su di me! In Italia c questa strana abitudine: quando un film va male, ci va di mezzo lattrice! In America nessuno ha dato la colpa a Marlon Brando se il suo film Desire, era un obbrobrio. E si dimentica pure che io non sono unattrice di mestiere e che riesco a combinare qualcosa solo quando sono libera di fare quello che voglio e poi basta! Mhanno rotto con questi eterni ruoli di popolana isterica e rumorosa!
Esce indignata.
XIV GIORNO
MEGLIO LE BESTIE
Musica: in sottofondo, tenuissimo il motivo di Reginella.
Anna rientra. Ha in mano una gabbia con un merlo indiano, vivo, naturalmente. Posa la gabbia sul tavolo. Monologa rivolgendosi alla gracula.
ANNA: E allora, nun me lo dici: Ciao, amore, come tho insegnato? Su,parla. Nun te fa preg. Parla, Pinuccio bello, dimme quarcosa. Perch io con chi parlo, si nun parlo co te? E dai, parla! Ammazzelo, chimpunito! Ma lo sai che te dico, Pin: nun me meriti! Nun te la meriti Nannarella, brutto stronzo! (Si allontana. Volta le spalle alla gabbia) Nun vi proprio parl, eh? Ma lo sai che ci hai lo spirito de contraddizione? Se vede che sei n maschio (Sospira) Eh quant ingrato il mondo. Per succedono pure n sacco de cose buffe. Roberto, per esempio. Se ce penzo me scompiscio. Molla la svedese co tre fije, va in India a gir du chilometri de pellicola 500 cavalli alle frontiere del Tibet poi torna in Italia co n indiana incinta Quella se sgrava e je fa n fijo M quanti ce nha de fiji, sto matto? Uno da Marcella, la prima moglie tre co la svedese una ce lha gi lei poi nantro co lindiana che se n portato pure uno suo Boh! Deve avecce n agenda solo pei compleanni de la famija E lindiana? Sonali Das Gupta: misteriosa come il Gange Bella come una dea Cos scrivono i giornali. Bella ? Se je metti n tajerino, pare subbito nabbruzzese! (Ride) E Goffredo? Il grande regista nato al Cairo, educato a Cambridge dopo aver lavorato in Italia e a Hollywood, ndo sta adesso? A Ostia, sta. E mha fatto causa per avere gli alimenti! Cos me tocca pagaje 130.000 lire al mese! Hai capito, Pin? E poi dicono che nun esco pi. E nd vai? Preferisco le bestie. Mejo du gattini che giocano O un merlo che fa lindiano: come te (Pausa. Ricorda.) Eravamo cos, con Luchino Durante la guerra era ricercato dai fascisti: io lho nascosto a casa mia, rischiando la vita Poi il successo di Bellissima Alla Biennale di Venezia, stingrato, fa er Presidente della giuria Ma siccome deve fa n film co Maria Schell, invece de fa premi me per Suor Letizia fa premiare lei!!! E De Sica? Mi vuole in un suo film, ma invece de mandamme er copione, me fa av du paginette con la mia parte A me! Ma perch? Me lo merito desse insultata? Dimmelo te, Pin. Non ho fatto bbene a mannallo a farse da n culo? E come se non bastasse, questi der fisco me danno tre milioni e settecentomila lire darretrati! Me volevano ammazz! Ma io ho studiato per due mesi il problema, perch ti danno questo, perch ti tolgono quello e i corsi, i ricorsi, lanno solare, e poi sono andata ad affrontarli da sola, come Daniele nella fossa dei leoni. Parevano delle bestie braccate, je sudavano ll occhi. Ma il rimborso me lhanno dato! Me lo dovevano d! (Sorride) Nun per i soldi. Non siamo poveri, vero, Pin? Abbiamo ventidue appartamenti sparsi pe Roma e denari investiti qua e l E al nostro Luca non facciamo mancare niente, vero? (Si incupisce) Povero Luca. Quando il dottore mi disse che aveva la poliomielite e che non avrebbe mai pi camminato con le sue gambe mi sentii morire. Perch, Cristo, perch? Aveva tre anni e mezzo e rideva, rideva sempre a sua madre Ed era bello, bello come un angelo come Massimo! Ma noi lo abbiamo fatto curare in Svizzera, vero, Pinuccio? E adesso s fatta na vita sua E pure se il padre mi lasci con questo dolore e nun s quasi fatto pi vivo abbiamo superato anche questo Ma che dicevo? Ah, s, nun per i soldi: per il lavoro, per la soddisfazione Da un po di tempo va tutto storto. Mi aspettavo tanto da Pasolini e invece anche lui si servito di me, mi ha usata Quer film che ho fatto in Francia era proprio na puzzonata E pure quellaltro, quello con Tot Io glielo avevo detto a Monicelli che nun lo volevo fa, quer film: sentivo che me squalificava E infatti andato male. E cos nun me chiamano pi, nun c spazio per me, nel cinema italiano. Oppure moffrono delle schifezze. Eulalia Torricelli da Forl, s, proprio della canzonetta, tacci loro! Insomma, no, nun er cinema che mi ha abbandonata: so io che labbandono, perch il cinema diventato povero, miserabile, pitocco, perch continua ad offrirmi personaggi che nun so creature umane, ma caricature, pupazzi imbecilli. E io la scema nun la faccio! (Alla granula) Lo sai, Pin? C uno che mi sta appresso pe famme fa la televisione. Ma nun me convincer mai! Per carit! Nun me sanno fotografa. E poi, fanno i cerchietti pe terra e tu ce devi recit dentro. Me ce vedi, Pin, a recit dentro n cerchio de gesso?
Flash-award. Anna canta 'O Surdato 'nnammurato come la Maganni nel film televisivo di Alfredo Giannetti: La sciantosa del 1971.
ANNA: Stai luntano da stu cre e a te volo cu' 'o penzieroniente voglio e niente speroca tenerte sempe affianco a meSi sicuro e chist'ammorecomm' i' so' sicura 'e te.Oi vita, oi vita miaoi core 'e chistu core,si stato 'o primm'ammore'o primmo e l'ultimo sarrai pe' mmeScrive sempe sta' cuntentoio nun penzo che a te solonu penziero me cunsolac' a tu pienze sulamente a me.'A chiu' bello e tutt' i bellinun e' mai chiu' bello 'e te.Oi vita, oi vita mia ...oi core 'e chistu core,si stata 'o primm'ammore'o primmo e l'ultimo sarrai pe' mmeFinita la canzone guarda lora.ANNA: Uffa quant presto! Nun fa mai giorno. E di notte, a me, con la Magnani nun me piace starci. Pinuccio, Pinuccio Se ripenso a tutti questi anni di lavoro nel cinema, me vi na rabbia! Avrei potuto fa n sacco de cose e invece Me pare solo desse stata nimpiegata diligente. Ho eseguito, ho anche inventato, ma il cinema quello che . Provi, riprovi, fai cento ciak, tanto uno bbono se rimedia sempre. Il fatto che il cinema tutto in superficie. Ormai unarte commerciale. Il teatro diverso. Io penso desse rimasta quella che ero allinizio: unattrice di teatro. Soprattutto unattrice di teatro. In teatro un personaggio lo studi, lo svisceri, lo approfondisci per quaranta, cinquanta giorni, otto, nove, dieci ore al giorno poi lo rifinisci sera pe sera, con il pubblico. Puoi anche cambiarlo, farlo ogni volta differente dalla volta precedente. In teatro, il personaggio nasce dalla tua fatica. In cinema, dalla tua faccia. Io ho bisogno di questi personaggi che nascono da uno sforzo di verit, perch io sono vera. Capisci, Pin? Io, la Magnani, sono vera! So vera qua, ne locchi qua, ne la bbocca, ne le zinne, ne lutero, ner bucio der Uno mha proposto de fa Madre Coraggio de Brecht co quer famoso regista de Milano che poi nun de Milano ma de Trieste Strehler, Giorhio Strehler Ma te pare che me metto a fa la recitazione epica? Estraniata, io? Ma che vi strani, pi strana de cos (Ride) No, scherzi a parte, io non la racconto, na figura de donna, nun so capace de raccontalla. Io la vivo Io so io Io? Chi so io? E che ne so? Chi sono, io, in questo momento? So io o so la Magnani? Che sto a ffa? Sto a ffa la Magnani o sto a ffa me stessa? No, Pinuccio: non esagero davvero nun lo so Chi so io? Boh! Me ce perdo. Sta fija de na mignotta de la Magnani na mignatta Te sattacca, tappiccica la sua disperazione (Disperata, cerca uno specchio) Ma mia o sua sta disperazione? Chi sono? So io. O so lei? (Trova uno specchio. Si guarda) Eccome qua. Tranquilla. Bbona. Tuttapposto. So io. So Anna Magnani, Pinuccio. (Gli fa il verso) Ciao, amore, amore? No? Nun te va? (Il merlo tace) Che fai? Ricominci a ffa lindiano? Affanculo, Pin. Sei peggio de quellindiana de Robberto come se chiama? Ah, la Snali. Te sno io, a te, si nun parli. E daje! E parla! (Il merlo tace)In sottofondo, ancora tenuissimo il motivo di ReginellaANNA: Pino mio, che te prende stasera? Nun lo vedi, so triste, so solaSi nun parli il mio cre nun vola,si nun parli manchio parlo pi.Guarda fri: nvedi quant neraRoma porca, che Dio la perdoni.Ma dar cielo, voi furmini e tuoniNun scegnete de schianto quaggi?Ma nun sarai tu,nero merlo mpunitoche tu si ammatonon sar che sei Roma?Ma nun sarai tuRoma nera de pretiDe mondezze e segretiNon sar che sei Roma?Nero sei, ne le penne e ner creE nun parli, a Sor Caciocavallo!Ma quer becco, perdio, ce lhai gialloE chai loro ne locchi, lissPerci nun fa lo stronzo staseraNun lo vedi? So triste, so solaSi nun parli il mio cuore nun volaSi nun parli manchio parlo piMa no, non sei tuRoma nera de pretiDe mondezze e segretiSi parli, PinIo a ste cazzateNun ce penzer piMai piMai piSinghiozza, ImploraANNA: E parla! Parla!Il merlo tace. Anna si butta su una poltrona. Piange disperata. Poi il merlo:MERLO: Ciao, amore!Anna lo guarda. Sorride tra le lacrime. Poi ride, con la sua contagiosa risata.SIPARIO- Questo copione è stato visto: