LHURLUBERLU
ovvero Il Reazionario innamorato
Commedia in quattro atti
di JEAN ANOUILH
Traduzione di Luigi Squarzina
PERSONAGGI
IL GENERALE
IL BARONE BELAZOR
LEBELLUC
IL DOTTORE
LEDADU
IL CURATO
DAVID
EDWARD MENDIGALS
TOTO'
Il figlio del lattaio
Il lattaio
AGLAE
MARIA CRISTINA
SOFIA
LA ZIA BISE
Commedia formattata da
ATTO PRIMO
Lo studio del generale. Armi, ricordi coloniali al muro, la carta di Francia con bandierine. Paesaggio tipico della provincia francese. Da una finestra un campanile che domina la cittadina. Due porte finestre danno su un giardino. In scena il generale e il dottore. Il generale in vestaglia e il dottore lo ausculta.
Generale - ...nominato generale di brigata con decreto del 1 febbraio. Generale a quarant'anni! Era simpatico, dovete convenirne. Finalmente mi tolgo i filetti, mi cucio la mia brava stella sulla manica e mi dico: " fatta!". Con un po' di fortuna l'Europa esplode, una bella campagna, e io salpo. Il 27 dello stesso mese, 180 giorni di arresti in fortezza per avere cospirato contro il regime repubblicano. Mi sbattono a Pontsgur nei Pirenei; una costruzione del 14 secolo, notevolmente migliorata dal Vauban dal punto di vista militare ma non dal punto di vista dei conforts. Un freddo, amico mio! Da crepare! E le due coperte regolamentari. Ah, vi giuro che me lo applicavano, il regolamento! La Repubblica una buona figliuola, ateniese, come si suol dire: tutta sculettamenti, sorrisi, concessioni di tabaccherie alle amiche e favori agli amici; ma quando le capita fra le mani uno dei suoi nemici, altroch, se diventa spartana! Non importa. Ginnastica quotidiana, doccia gelata; loro non se lo aspettavano, ma io resisto. 14 luglio: amnistia. Per solennizzare la presa della Bastiglia, ci pensate? Fare questo a me! Li vedo, a berci sopra, quei massoni del ministero! 13 giorni di condono per darsi l'aria di essere generosi, uno scappellotto e via. Sia pure. Ingoio l'affronto ed esco lo stesso. Che volevate che facessi? Mica potevo restarci con la forza, nella loro gattabuia. In quel genere di posti difficile entrare quanto uscire. Eccomi per le strade, fra l'odore di frittura e di vino rosso, in mezzo all'allegria popolare, colla valigia in mano. Mi tappo il naso e le orecchie, scanso due o tre fanfare e imbuco la via della stazione; sette chilometri in pieno sole. Neanche parlarne, di trovare un'automobile. L'unico che le affittava, in paese, era il vice-sindaco socialista; mi avrebbe detto di no, e anch'io a lui. Faceva un caldo quel giorno!... Per spirito di contraddizione, io, che avevo resistito sei mesi nella loro cantina, mi becco un fior di raffreddore - forse perch risentivo del colpo del 14 luglio: capacit difensiva ridotta. Quattro mesi di convalescenza, nel corso dei quali apprendoche mi hanno messo in congedo. II pi giovane generale di Francia e il pi giovane silurato: era completa, avevo tutti i titoli... Mi ritiro qua in campagna, mi sposo, mi occupo seriamente di agricoltura, faccio dei figli, ma un'attivit transitoria: a poco a poco l'inazione mi pesa. Penso a scrivere le mie memorie, come tutti i generali: scrivo il titolo in cima alla pagina, capitolo primo... Poso la penna un attimo per riflettere - imprudenza che i generali d'abitudine non commettono mai - e mi accorgo di non avere niente da dire... A questo punto, amico mio, vi confesso che ho avuto un momento di debolezza. Ah si! Il primo - e l'ultimo, d'altronde. Il buco nero della disperazione, e io davanti, dritto, come un grosso imbecille... Questa era dunque la vita?
Dottore - Adesso vi misuro la pressione.
Generale - All'improvviso, un bel mattino, e per puro caso - vi dir poi come - scopro l'esistenza dei vermi. Ero salvo.
Dottore - (che ha preso l'apparecchio per misurare la pressione) Dei vermi?
Generale - Si. I vermi, quelle bestioline formicolanti. Mi sono accorto che se in Francia le cose non andavano pi per il loro verso, da un pezzo, perch c'erano i vermi nel frutto. Tutto era chiaro, finalmente: la Francia aveva i vermi!
Dottore - (distratto, prendendogli la pressione) Ah, ah.
Generale - Il mondo intero, del resto. Ma me ne fotto, io, del mondo! Sono francese, e per prima cosa devo occuparmi della Francia.
Dottore - (che ha applicato la gomma all'apparecchio) Sentite, generale, forse la Francia ha i vermi, ma neanche voi state troppo per la quale. Sapete che avete 220?
Generale - Di minima?
Dottore - Di massima. Pu bastare. Non mi piace punto. Il mio predecessore non s' mai preoccupato di questa cifra?
Generale - (che si riveste) Vi dir: lui aveva 250. Mi diceva: "Maiale! chiudendo la sua borsa - avete soltanto 220! Siete un giovanotto!". Mi offriva uno dei suoi sigari, io andavo a prendere una bottiglia di porto e le davamo fondo in santa pace parlando dell'apertura della caccia. ( andato a prendere la bottiglia sul mobile, verso destra)
Dottore - Poco - pochissimo: anch'io ho 220.
Generale - (rapito) Davvero? Mi fa piacere. Mi siete sempre pi simpatico, dottore. Sento che diverremo amici. Alla vostra salute!
Dottore - Alla vostra! Ma pensiamoci, bisogna che vi curiate.
Generale - Certo, bisogna sempre fare quello che bisogna. Prender tutte le vostre pillole, ma sapete com', quando uno ha passato la vita a farsi sparare addosso, si prospetta la faccenda pi tranquillamente di un borghese. Anche l'altro mondo un mondo, dopo tutto, e c' almeno una probabilit su due che sia migliore di questo. (Si avvicina) Vi dir la verit, dottore, adesso che avete riposto gli strumenti. Se vi ho chiesto di visitarmi, solo perch volevo fare conoscenza un po' meglio. Lo so da parecchio, di avere 220... Per prima cosa c' da guarire la Francia dai vermi. Dopo ci misureremo la pressione. Voi siete nuovo del paese, ma so che all'ingrosso la pensate come me. Io cospiro. Volete essere dei nostri?
Dottore - (con un gesto spaventato) Beh, con tutte le visite che ho da fare, alzarmi alle 7, coricarmi a mezzanotte, non mi resta molto tempo per cospirare. Un parto o due per soprammercato, come oggi, e...
Generale - la Francia che bisogna far partorire, dottore. Le vostre comari possono aspettare.
Dottore - Se sapeste per quando viene il momento, le mie comari, come le chiamate voi...
Generale - Che se li spingano fuori da sole, i loro marmocchi! La contadina solida in questo cantone. La Francia una grande bestia di razza ferita che non pu partorire da sola, e tutti noi la guardiamo morire come dei bastardi. Siamo figli suoi, abbiamo lasciato che i vermi se ne impadronissero, ed eccoci qui, al suo letto di morte, a domandarci se il caso di cambiare la nostra automobile o se anche quest'anno riusciremo a frodare il fisco...
Dottore - (in confidenza) Io ho fatto un forfait con l'ufficio delle tasse...
Generale - (anche lui in confidenza) A me lo trattengono sulla paga... Non importa. Tutti pensiamo a questo, o a qualcosa di equivalente. Pensiamo tutti a procurarci qualcosa che possa renderci pi piacevole e pi facile la vita, la nostra piccola vita. "Ancora un po' pi di conforts!" il nostro grido di guerra... Ha rimpiazzato "Montjaie Saint-Denis." La ingegnosit degli uomini, per lungo tempo rivolta alla grandezza e alla bellezza, adesso tende solo a procurare loro qualcosa di pi morbido sotto le chiappe quando si siedono. L'ultimo aggeggio che risparmi loro la fatica di macinare il caff, di lucidarsi le scarpe; che permetta di bere l'acqua ancora un po' pi ghiacciata l'estate e di avere ancora un po' pi di caldo l'inverno, senza bisogno di tirare il secchio dal pozzo o di spaccare la legna; di farsi la barba senza bisogno di radersi...
Dottore - ... una cosa molto gradevole...
Generale - (esplode) Me ne fotto, io, se gradevole o disgustoso! Guardate dove ci ha condotti tutto questo: alla musica senza fare la fatica di suonare; allo sport che si guarda, ai libri che non si fa neanche pi lo sforzo d leggere - li riassumono per voi, talmente pi comodo e pi rapido - alle idee senza pensarci, al denaro senza sudarlo, al buon gusto senza averne - ci sono delle riviste specializzate che se ne incaricano. Fare finta: ecco l'ideale! Ve lo dico io, dottore, una morale da vermi! E sono loro che me lo hanno insegnato, a poco a poco.
Dottore - Ma via!
Generale - Si, dottore. Il verme ha quasi lo stesso colore della polpa. Grazie a un curioso fenomeno di mimetismo arriva a rassomigliarle. Uno lo mastica, qualche volta, senza accorgersene, ma non il frutto. Se ne frega, lui, del frutto! Ha i suoi diritti im-prescrittibili di verme, per i quali si sempre pronti a mobilitare la coscienza universale, ma doveri non ne ha. Ecco la sua forza. (Si alza e declama) "Francia, madre delle arti, delle armi e delle leggi..." Avete voglia di cantargliela, questa canzone! cinese per lui. Trovarsi in una mela sana o in una pera sfatta, per lu lo stesso, purch ci sia da rodere. La sola cosa che gli importa di farsi il suo buco.
Dottore - (ridacchia) Ma voi mi scodellate del Corneille: "Agli uomini bennati, come la patria cara!..."
Generale - Si. un verso che a quindici anni mi faceva ridere, come tutti. Adesso che invecchio, mi fa pensare.
Dottore - La stimate proprio tanto, la gente bennata? Prima di venirmi a seppellire qui avevo una clientela molto borghese, a Mont Lucon, e posso dirvi...
Generale - (tagliando corto) Non fatemi dire quello che non voglio dire, dottore; in Francia vi sono milioni di contadini e di operai bennati. Ce n' ancora di pi che fra i borghesi, a conti fatti. Forse basterebbe insegnare loro di nuovo che cos' il rigore. In altri tempi lo sapevano. (Bussano. Il generale grugnisce) Chi ?
Voce acuta - Pap...
Generale - (grida) Ho detto di non scocciarmi; sono col dottore che mi sta visitando.
Voce - Avete finito da un pezzo. Vi sto guardando dal buco della serratura. State chiacchierando! Pap, devo assolutamente parlarti. (Entra Maria Cristina)
M. Cristina - Pap! il figlio del lattaio mi ha pizzicato il sedere.
Generale - Dagli un ceffone.
M. Cristina - Me l'ha reso.
Generale - Digli che io gli tirer le orecchie.
M. Cristina - Ha detto che sei uno sporco fascista e che se ci provi lo va a dire a suo padre che ti verr a chiedere spiegazioni.
Generale - Digli che lo mandi, questo padre! Ce n'ho, di spiegazioni da appioppargli!
M. Cristina - Ha detto che suo padre pi forte di te.
Generale - Questo esatto. Sta bene. Vattene. Ci rifletter. (Esce M. Cristina) Ecco a che punto siamo, dottore!
Dottore - Attento al lattaio, generale. Pu tutto in Municipio. Avrete dei guai con l'immondezza, non vi vuoteranno pi la pattumiera. Scopriranno che il vostro letamaio non in regola, che il vostro orto invade il terreno comunale, e che so io. Non la finirete pi.
Generale - Ai soprusi ci ho fatto il callo in prigione.
Dottore - E poi, un bruto.
Generale - Anch'io.
Dottore - Si; ma voi siete un bruto magro, e lui pesa 120 chili!
Generale - E cosa pu farmi? Mettermi a terra dodici volte? dodici volte mi rialzer e dodici volte lo prender a schiaffi. Perch c' una cosa che io so e che lui non sa: ed che non si pu nulla contro un vero uomo. Io ho inghiottito del mininistafi.
Dottore - Mininistafi?
Generale - Si. Era un rotolo di carta argentata rossa che avevo trovato nel solaio, coi miei cuginetti, quando avevo dodici anni. Ogni volta che c'era in vista qualcosa di un po' rischioso, una sortita a sassate contro i monelli del villaggio vicino, per esempio, ne mangiavamo un pezzetto e non avevamo pi paura di niente. Quando mi hanno messo in congedo ho inghiottito del mininistafi e non ho mollato un pollice di terreno.
Dottore - Volete insegnare loro anche l'onore?
Generale - Ai migliori. Agli altri vorrei restituirne la nostalgia vaga e lo sbalordimento. dimostrandosi capace di morire per una cosa incomprensibile alla maggioranza, che una piccola razza scelta di uomini riuscita nei secoli a farsi rispettare dal gregge. Non per altro, checch ne dica il maestro vostro amico.
Dottore - Mah, un brav'uomo.
Generale - Lo so che un brav'uomo, ma allora riconosca che lo sono anch'io! Io non lo chiamo "vipera lubrica"! Dico soltanto che una testa di cavolo.
Dottore - (scosso) Generale!...
Generale - "Generale" che! Siete tanto bene educato, voi? Diciamo cafone, se preferite, ha lo stesso numero di sillabe. E non parliamone pi.
Dottore - (prende il cappello per andarsene) Decisamente, generale, io non sono dei vostri... Se voleste impadronirvi della caserma dei pompieri o del Municipio, potrei anche seguirvi, per vedere come va a finire... ma ho l'impressione che voi vogliate cospirare contro ci che adesso chiamano il corso dellastoria. E vi avverto che una cosa senza speranza. Abituatevi all'idea.
Generale - Mi fate ridere. In tutte le epoche, ci sono state delle frasi fatte che mettevano paura. Per una met dei vostri filistei il corso della storia serve soltanto per andarci a passeggio la domenica. E per l'altra met greco. Ma non voglio trattenervi, dottore. Immagino che ci saranno ad aspettarvi dodici casi di meteorismo e flatulenza rimborsati dalla Cassa Malattie. Anche in questo consiste il progresso, dottore: nella elevazione delle classi povere al meteorismo. In altri tempi, era riservato a qualche vecchia zitella che non aveva niente da fare. vero che la medicina ci guadagna...
Dottore - (con improvvisa preoccupazione) Mica tanto. Si parla di imporci un tariffario.
Generale - (godendosela) E chi stato a volere che tutto il mondo fosse malato?... Ne avete scritti di articoli sui giornali per metterci paura! Adesso rassegnatevi a che il malato valga di meno. C' superproduzione. Vi rifarete sul numero dei clisteri.
Dottore - Si, ma screditante...
Generale - (gli mette la mano sulla spalla) Tanto meglio, forse cosi imparerete il vostro mestiere. Sono cinquemila anni che non lo sapete. Andiamo, vi accompagno fino alla macchina. Avete intenzione di cambiarla, quest'anno? Adesso non sembrano pi delle saponette: si direbbero invece delle supposte. Ma i cuscini sono sempre pi morbidi. Niente fermer la marcia del progresso.
Dottore - Che uomo! Meravigliatevi poi della pressione!... (Sono usciti da una delle porte finestre che danno in giardino. Entra Maria Cristina)
M. Cristina - Pap! Il figlio del lattaio ha detto che difender fino in fondo i sacri diritti della classe operaia e che se tu ti provi a sgridarlo, ti mostrer il... (Si accorge che non c' pi il generale) Ho bella, non c' pi! (Grida verso la porta) Vieni avanti, se osi! (Entra il figlio del lattaio seguito da Tot)
Figlio del lattaio - Te l'ho detto che tuo padre non mi fa paura! (Si ferma) questo il suo studio?
M. Cristina - Si.
Figlio del lattaio - E tutte queste sciabole sono sue?
M. Cristina - Si.
Figlio del lattaio - Ed con queste che uccideva gli arabi?
M. Cristina - Si.
Figlio del lattaio - A cavallo?
M. Cristina - Si.
Figlio del lattaio - (dopo una pausa) Tutti i popoli sono fratelli, per, comunque, doveva essere emozionante... Posso staccarne una?
M. Cristina - (prende una sciabola dalla panoplia) Se vuoi... Toh!
Figlio del lattaio - E lui che dir?
M. Cristina - Lo sentirai.
Figlio del lattaio - (meravigliato, con la sciabola in mano) Ma ti dico io!... Come Buffalo Bill... (Caracolla colpendo a destra e a sinistra) Contro gli arabi, una vergogna, sono dei francesi come gli altri, ma contro gli indiani, quante gliene avrei fatte passare! (Individua Tot) Danne un'altra a tuo fratello. Far lui l'indiano. Ti hanno rapita, capisci, quei vigliacchi, e io vengo a liberarti... Dai, forza, difenditi! Buffalo Bill arriva all'attacco!... Ti insegner io a rubare le donne dei bianchi! Sporco razzista!... (Emette un grido di guerra modulato e galoppa verso Tot atterrito; il suo rodeo lo porta faccia a faccia con il generale che rientra. Il bambino si arresta di scatto)
Generale - Riposo!
Figlio del lattaio - (pietosamente, abbassando la sciabola) Sissignore!
Generale - (esaminandolo) Chi lo spazzino che ti ha insegnato a tenere in mano una sciabola?
Figlio del lattaio - Nessuno, signore.
Generale - Bella educazione! Che ti insegna il maestro a scuola? L'aritmetica? Si sanno sempre fare i conti, fin troppo, ma non sempre ci si sa battere. Diglielo da parte mia. Cosi, piedi piatti di una recluta. (Prende un'altra sciabola) In guardia! Pi in alto. Io attacco: tu pari. Tu attacchi: io paro. Fendente! Non c' male. (Sulla soglia apparso il lattaio, imponente nella sua blusa grigia come la statua del commendatore. Colpo d'occhio. Prende per mano suo figlio e lo trascina via, sibilando al generale)
Lattaio - Bella roba! Assassino di un fascista! Bevitore di sangue! Aspetta ancora un po'! I nodi vengono al pettine... ( uscito trascinando suo figlio)
Generale - (si gira verso Maria Cristina) quello sgorbio li che ti pizzica il sedere?
M. Cristina - Si, pap.
Generale - Non posso farti le mie congratulazioni. La prossima volta, scegline uno pi ben fatto. (Esce Maria Cristina, abbattuta come una donna. Il generale si avvicina a Tot che ha sempre la sciabola in mano) Neanche tu, pappetta molla, te la sai cavare con la sciabola in mano, a quel che vedo. Che t'ha insegnato tuo padre? Cosi. Ho capito, te ne comprer una pi leggera. (Rimette la sciabola nella panoplia e chiede) Ti fa paura il figlio del lattaio?
Tot - Si.
Generale - E tu che fai, quando hai paura?
Toto - Scappo.
Generale - In che direzione?
Tot - All'indietro.
Generale - Sta bene a sentire e vedrai che non difficile. La prossima volta che hai paura, invece di scappare all'indietro, scappa in avanti. Avanti o indietro che t'importa, purch tu corra?... Per cosi sar lui ad avere paura. l'unico segreto. In battaglia tutti hanno paura. La sola differenza sta nella direzione che si sceglie per correre.
Tot - E se lui non ha paura?
Generale - Se corri forte, avr sicuramente paura. Sai cos' il mininistafi?
Tot - No.
Generale - Te ne voglio dare un pezzetto. (Fruga nel cassetto della sua scrivania e finisce per trovare un pezzetto di stagnola colorata) Ecco qua. Pu andare. Non pi la qualit di prima della guerra, ma funziona lo stesso. Toh! Non te ne do un gran boccone, il mininistafi si va facendo prezioso, ai nostri giorni, bisogna economizzarlo. Quando senti che stai per avere paura, morsicane un pezzettino.
Tot - E devo inghiottirlo?
Generale - Si.
Tot - La mamma dir che porcheria.
Generale - Le donne non capiscono gran che in fatto di mininistafi. Sar meglio che tu non gliene parli.
Tot - E se lei mi dice: "Cos'hai li in bocca?"
Generale - Tu lo mandi gi e poi le rispondi: "Niente**!
Tot - Sarebbe una bugia. L'ultima volta che mi hai spiegato l'onore, mi hai detto che l'onore imponeva di non mentire.
Generale - Si. Ma se si tratta di una questione di onore, appunto, ci si assume la responsabilit e si mente lo stesso. Buon Dio, quant' difficile tutto! Sbrigati a diventare grande. Ti spiegher. Ma d'ora in poi, visto che grazie al mininistafi non hai pi niente da temere, scappa in avanti! (Entra il curato) Buongiorno, signor curato.
Curato - Signor generale, sono le cinque!
Generale - (a Tot) Lasciaci, recluta. Il signor curato e io dobbiamo parlare di gravi questioni parrocchiali.
Curato - (a Tot) Ti aspetto stasera con la tua lezione di catechismo: studiata, questa volta. E se ti imbrogli ancora, attento al sederino.
(Tot, calmo, lo guarda in faccia, mangia un pezzetto di mininistafi ed esce dignitosamente).
Curato - Che ha quel bambino? Mangia della carta rossa?
Generale - (ipocrita) Non so. (Chiude a chiave) Sono vostro, signor curato. Ma non ho studiato molto da luned. Sono nelle peste col compito.
Curato - Vedremo, vedremo. (Si installano, il generale davanti al curato come uno scolaretto) Dovete applicarvi seriamente, generale, altrimenti vi picchio sulle dita. Siete grande, che diavolo!... Un po' di memoria...
Generale - Appunto. Ne ho viste troppe. La mia memoria ingombra.
Curato - Se per rompere il ghiaccio ripassassimole care, piccole declinazioni? (Il generale si mette a recitare le declinazioni, sbagliandosi spesso; ogni volta che sbaglia, il curato gli d un colpetto sulle dita con la riga)
Generale - (dopo un po') Vi diverte, vedermi fare Pierino?
Curato - No. Lo trovo commovente.
Generale - Voi che avreste fatto, al posto mio? Crapone com'ero, svogliato e anche un po' piombo, non ho mai digerito il latino. Mi hanno passato alle tecniche, e in qualche modo sono arrivato al diploma. Da grande mi sono limitato ad assumere l'aria sognante e divertita del vero latinista quando gli altri facevano delle citazioni, portando col tempo il mio numero a una tale perfezione che ero io che mettevo i complessi agli altri. Il mio silenzio era pesante di cultura. Cosi del resto ho potuto scoprire che quelli che hanno fatto gli studi classici non sanno il latino meglio di me. Finch ho avuto figlie femmine, tutto bene. Ma ecco che mia moglie mi scodella un maschietto, quando meno me l'aspettavo. Posso forse infliggergli un padre incapace di aiutarlo nei compiti? Ho deciso di prendere un po' di vantaggio sulla mia recluta, e mi sono buttato.
Curato - Padre ammirevole! A volte rimpiango che mi abbiate chiesto il segreto. Vorrei citare come esempio questa mirabile decisione.
Generale - Ci manca solo questo, per dare al paese un motivo di pi di ridermi dietro. Non esistono padri ammirevoli, signor curato. Il pellicano che mette le sue trippe sul menu di mezzogiorno non fa che il suo stretto dovere. Iddio mi ha messo a capo dei miei figli come a capo di un piccolo regno. Questo mi d il diritto di sculacciarli ogni tanto, ma per contropartita mi impone l'obbligo di far credere loro che ho meritato la mia autorit con dei talenti eccezionali. Mio figlio mi crede un eroe. persuaso che salto dieci metri a piedi giunti, che nuoto come un pesce, che sono capace di mettere al tappeto il lattaio con una schicchera. Per lui le mie virt fanno parte dell'equilibrio universale. Spero di riuscire a mantenere la posizione finch avr dodici anni all'incirca. Poi, Dio mio, bisogner che si faccia una giusta idea delle cose, come tutti quanti, e che concluda che in fondo suo padre un vecchio scimunito.
Curato - (colpito) Generale!...
Generale - "Generale" che? Per diventare uomo a sua volta, quel sentimento gli sar altrettanto necessario quanto il rispetto che cerco di inculcargli provvisoriamente. Ma noi stiamo marinando la lezione, mio figlio cresce a vista d'occhio, e io non sapr mai il latino prima di lui. Dove eravamo?
Curato - Eravamo alla correzione dei compiti, alla nostra versioncina. (Cita) "Induit Caesar vestem reversusque ad urbem". Sapete come avete tradotto voi? "Entrato in citt, Cesare si fece rivoltare il vestito" .
Generale - Non giusto? Mi pareva ingegnoso.
Curato - Era ingegnoso ma non giusto. "Induit Caesar vestem reversusque ad urbem" si traduce: "Cesare indoss la toga e ritorn in citt".
Generale - (deluso) Mi piace meno.
Curato - Vi piacer meno ma la traduzione e-satta.
Generale - (ha preso un sigaro: sognatore) Ah, signor curato... mi permettete di fumare in classe? ... a volte mi domando se non uno sbaglio ostinarsi a voler tradurre esattamente le cose!
Curato - Se si vuole imparare il latino, indispensabile.
Generale - (inseguendo la sua idea nel fumo del sigaro) Intanto non ci si riesce mai; e poi questa grande fissazione scientifica minaccia di mascherare i nove decimi della verit, che intraducibile... e voi ne sapete qualcosa, il vostro mestiere. Si, a volte mi domando se, tutto sommato, non abbiamo fatto fare un enorme passo indietro alla conoscenza, rinunciando alla immaginazione e alla poesia come mezzi di investigazione scientifica... Se Newton si fosse preso tranquillamente sul naso la sua brava pera, sonnecchiando sotto il suo bravo pero, e non avesse cercato pi in l di cosi, non sono tanto sicuro che per noi sarebbe andata peggio...
Curato - possibile.
Generale - Ci diamo un sacco di arie quando pi- I giamo quei nostri piccoli bottoni, ma chiss se con la nostra civilt razionalista non sono trecento anni che noi siamo bellamente e semplicemente coglionati?
Curato - (scosso) Non una parola latina.
Generale - (imperturbabile nel fumo del suo sigaro) No, signor curato; una parola francese! (Entra bruscamente Sofia)
Sofia - Pap! Oh, scusate, signor curato. Credevo che pap fosse solo.
Generale - (tuona, superbo) Non una ragione per entrare qui come in un mulino! Potevo stare scrivendo le mie memorie!
Sofia - (calma) Sai benissimo, pap, che non sei mai andato al di l del titolo. E del resto, ho guardato dal buco della serratura, e non eri seduto alla scrivania.
Curato - (sorridendo) Vedo che i buchi della serratura servono molto in questa casa.
Generale - (risentito) Moltissimo. E hanno perso le chiavi una volta per tutte, per farla ancora pi comoda. Cosa volevi?
Sofia - (solenne) Pap, David-Edward Mendiga-ls di l.
Generale - E chi sarebbe David-Edward Mendi-gals?
Sofia - Il mio fidanzato.
Curato - (si gira verso il generale) Non sapevo la bella notizia! La signorina Sofia fidanzata?
Generale - (con un gesto) Lo scopro adesso, signor curato.
Curato - (confuso) Oh, scusate!
Generale - Non chiedete scusa. una novit che apprendo ogni tre mesi, senza stupirmi molto.
Sofia - (ferita) troppo facile scherzare, L'estate scorsa, ad Arcachon, mi sar potuta sbagliare con Urbano Gravelotte, e anche l'inverno scorso, con Giovanni Francesco Maria Piedelvre. Ero ancora molto giovane e tutto sommato avevo ballato con lui solo tre volte. Ma David-Edward Mendigals ^ l'uomo della mia vita.
Generale - (con gesto rassegnato) Allora, vallo a chiamare. (Esce Sofia. Il generale si rivolge al curato) Lo conoscete, voi del paese, questo David Edward Mendigals? Non un nome bretone.
Curato - Mendigals? Il suono mi ricorda qualcosa. Il direttore di quella nuova fabbrica di oggetti in plastica, non un certo Melchiorre Mendigals?
Generale - (cupo) La plastica. Ci mancava solo questa.
Curato - (con una piccola esitazione) Generale, non temete che una impetuosit di giovanetta - simpaticissima d'altronde - possa trascinare la signorina Sofia...
Generale - (preoccupato) Eh si, temo, signor curato. Passo il tempo a temere.
Curato - Ci vuole fermezza, signor generale. Sofia una bambina che voi avete viziato...
Generale - Sono dispostissimo a dichiararmi colpevole per semplificare il dibattito, ma ci credete, voi, al potere dell'educazione sul carattere? Sofia il ritratto sputato di sua madre. E quando la conobbi, per una fuggevole relazione, durante la tourne ufficiale del Teatro Nazionale dell'Opra-Comique a Casablanca dove io comandavo il Quarto Spahis, sua madre confessava ventotto anni, ma ne aveva trentadue. A quell'et non si pu proprio dire che fossi stato io a viziarla!... D'altronde non ne avrei avuto il tempo: sei settimane di passione, condite da tentativi di suicidio, tutti mancati, e da unghiate in faccia, e poi venuta ad annunziarmi - in lacrime, devo dirlo a suo discarico - di avere preso una cotta per il basso. Una specie di imperatore romano con una testa da parrucchiere. Ho sofferto come un cane, ho anche passato una notte intera a oliare la mia pistola d'ordinanza, come un ragazzo, poi la tourne ha ripreso il suo periplo portandoseli via, lei e il basso, e lasciando me nel mio angolo buio, col mio nero dolore - come dice non so chi - e con i pi svariati conti dei fornitori. Il battello aveva appena lasciato la rada quando un'anima buona mi comunicinoltre che durante quelle sei settimane in cui avevo creduto di cantare la Lakm con lei, lei non aveva smesso di tradirmi col lift del Grand-Hotel. Presi l'ascensore un'ultima volta, per guardare il ragazzo - cosa che io, confesso, non avevo pensato di fare - ebbene, sembrava un angelo, quello l... ci che d'altronde non mi ha consolato.
Curato - (gentilmente) Povero amico mio!
Generale - (con un gesto) Un anno pi tardi
Yasmina - Giulia era il suo vero nome - veniva a portarmi la bambina, sostenendo che avrebbe compromesso la sua carriera, nel corso di un'altra tourne ufficiale del Teatro Nazionale dell'Opra-Comi-que, in Egitto stavolta, dove ero stato nominato Addetto Militare, e io affidai il frutto dei nostri amori colpevoli - dite cosi voi nel vostro gergo? alle brave suore della Missione Francese di Alessandria... Grandi educatrici, non vero? Celebri in tutto il Medio Oriente. Beh, vedete il risultato? Sofia Sofia. Che altro poteva essere?
Curato - (dopo un silenzio prudente) Notate che se vi presenta il giovanotto, vuol dire che il male soltanto a met...
Generale - Oppure che pienamente consumato, e che i due si trovano di fronte alle conseguenze. Lo sapremo fra un istante.
Curato - (riprende i suoi libri ed il suo berretto) Forse meglio che mi ritiri...
Generale - (preso dal panico) No. No. La Chiesa e l'Esercito che si spalleggiano a vicenda sono appena sufficienti per sostenere il colpo. Voi non conoscete le ragazze d'oggi, signor curato! (Entra Sofia con un giovanotto)
Sofia - Pap, ti presento David-Edward Mendi-gals.
Generale - Signore...
David-Edward Mendigals - Signor generale, sono fiero di esservi presentato.
Generale - (grugnisce) Non c' di che.
Sofia - Pap! Non cominciare ad essere sgradevole con David-Edward.
Generale - (con patente cattiva fede) Non sono sgradevole. Lui mi dice che fiero di essermi presentato, e io gli rispondo: non c' di che, riferendomi tanto a me che a lui. Una piccola pausa e la conversazione ricomincia. Sono i convenevoli mondani. Sono nato prima di te, bambina mia. Preferisci che ragioniamo? E sia: ragioniamo. Detesto ragionare, ma sono imbattibile. Perch siete fiero di essermi presentato, giovanotto?
David - Perch voi siete un grande eroe dell'Armata Francese di Liberazione, signor generale.
Generale - (grugnisce) Questi sono affari miei.
David - Scusatemi, ma sono affari di tutti. Sappiamo tutti cosa vi dobbiamo!
Generale - Allora ne sapete pi di me. Ho fatto quello che mi sembrava il mio dovere, e basta. Ho dei compagni di Accademia Militare che hanno creduto di vedere altrove il loro dovere con la stessa buona fede, e sono stati disonorati. Ecco perch ho fatto il gran rifiuto nel 1944. Non ammettevo che la fortuna delle armi, anche se voltasi a mio favore, potesse decidere del mio onore.
David - Il vostro onore indiscutibile, signor generale.
Generale - (non senza dolcezza) L'onore sempre fragile, giovanotto. Non mi sarei sentito a mio agio, facendo la figura di quello che ha puntato sul cavallo vincente. Mi ero arruolato, met per pura rabbia se devo essere sincero, fra i combattenti di una causa disperata. Quella causa ha trionfato. Tanto meglio. Io sono tornato sotto la mia tenda. Niente mance.
David - La parola dura, signor generale.
Generale - Anche la cosa, giovanotto. (Considera David-Edward Mendigals sempre sorridente e sicuro di s) Ma voi, ragazzo mio, di quali titoli disponete, a parte quello abbastanza comune di essere innamorato di mia figlia, per venirmi sotto il naso con delle domande cosi personali?
David - Anche pap era nella Resistenza: fabbricava, a rischio della vita, del falso cemento armato per i tedeschi. Si deve in parte a lui se il Vallo Atlantico non ha resistito.
Generale - Ah si? Fategli i miei complimenti. Mi era sembrato di notare, sbarcando, che c'erano delle ridotte in cui si entrava come nel burro. Avrebbe dovuto appuntarci il suo biglietto da visita.
David - (continuando, senza accusare l'ironia del generale) Quanto a me, ahim!, ero troppo giovane: avevo solo dodici anni. Ma ascoltavo Radio Londra tutte le sere con un piccolo apparecchio a galena che mi ero fabbricato da solo, clandestinamente, ben inteso. Anche le sere in cui pap, obbligato dal suo doppio giuoco, invitava a cena dei generali tedeschi, stringendo i pugni per l'odio. Quelle sere era piuttosto pericoloso, non posso negarlo.
Generale - (in tono ammirativo, ironico) Ah! Ma senti. E non vi hanno dato nessuna medaglia!
David - (al colmo dell'incoscienza) Oh, erano imprese modeste...
Generale - (alza un dito, sentenzioso) In fatto di Resistenza, con l'aria che tira, niente troppo modesto, giovanotto.
Curato - (sentendo che le cose si guastano) Via, generale! Mi pare che la conversazione si incroci male.
Generale - (si allontana grugnendo) Rompiamo! Rompiamo! Incrociare. Rompere. tutto il segreto della scherma.
Sofia - (scoppia) Sei odioso, pap! Un giorno fuggir da questa casa... Vieni, David-Edward! (Lo trascina)
David - (uscendo con dignit dopo aver tentato una posizione di attenti) Signor generale...
Generale - (dopo che uscito) Bel tipo, quel giovanotto! Non ha le idee troppo chiare, ma le sostiene.
Curato - (con rimprovero e con un accenno di tono professionale) Figlio mio... permettetemi di chiamarvi figlio mio...
Generale - Fate, fate, mi ringiovanisce: ne ho bisogno.
Curato - Perch questo gusto continuo dello scandalo? Perch questo bisogno di provocare, di sporcare, di smuovere sempre il fango di cui tutti sappiamo che fatta purtroppo la povera carne umana? Non c' forse anche lo spirito?
Generale - Non va meglio. (Grugnendo)
Curato - (continuando con pi semplicit) Dio vi ha colmato dei suoi doni. Forza, intelligenza, coraggio - checch ne diciate - vita agiata, famiglia felice - anche se non senza i piccoli disordini che sono il segreto di ogni famiglia - ed eccovi qua, a sputare disprezzo, a schiumare il male, abusando del pericoloso talento che Egli vi ha dato in soprappi, di saperlo fare, ahim, con spirito. Meravigliatevi, poi, voi che in segreto sognate soltanto di essere amato, io lo so, voi che siete pieno di tenerezza, meravigliatevi del fatto che non vi si ama... meravigliatevi che i vostri censori, anche i meglio disposti finora verso di voi, finiscano per gridarvi: "Basta! Basta! non vogliamo pi ascoltarvi, anche se a volte siete spiritoso! Lasciateci il mondo come a noi piace far finta di credere che sia; lasciateci un po' tranquilli!..." Gli uomini hanno diritto alla tranquillit, anche se menzognera. Figlio mio! Vi chiamo ancora mio figlio, malgrado i vostri sarcasmi, e tanto peggio se vi burlate di me, perch tanto odio?
Generale - (con un tono solo, un po' depresso improvvisamente) Non odio, padre mio. pena. mezzo secolo ormai che sento pena. Comincia a essere lunga! Da ragazzo mi ero fatto tutt'un'altra idea. Non me ne sono pi riavuto.
Curato - (dopo una piccola pausa, sommessamente anche lui) Certo, tutto quaggi diverso dall'idea che ce n'eravamo fatta. Ognuno di noi ha dovuto constatarlo. Bisogna armarsi di pazienza e di coraggio.
Generale - Di pazienza non ne ho mai avuta. Non posso cambiarmi. Quanto al coraggio, ci provo. (Prende un pezzo di stagnola rossa che era sul bureau lo mastica tendendone un altro pezzetto al curato) Un pezzetto?
Curato - (meravigliato) Un pezzetto di che? roba che si mangia?
Generale - (scoppiando a ridere nel vedere il curato che considera con diffidenza la stagnola) Si, signorcurato, ma come per l'Altro: bisogna crederci! (Confuso) Questa di cattivo gusto, ma i sentimenti restano gli stessi, via! (Lo abbraccia d'improvviso. Bruscamente entra la zia Bise, e si arresta sulla porta gridando)
Zia Bise - Lodovico!
Generale - (che non ha potuto fare a meno di sussultare) "Lodovico" che? il signor curato!... (Al curato) Vi spiego: l'ultima volta mia sorella entr mentre stavo abbracciando la serva. (Si riprende) "Honny soit qui mal y pense!..." altrimenti non ve lo direi, signor curato... La ragazza mi aveva appena detto che aspettava un bambino. (Rettificando ancora) Un bambino del fattore, s'intende. Del resto la prova fatta, grazie a Dio: ha gi il naso rosso. Lo avete battezzato il mese scorso.
Curato - (che riprende i suoi quaderni) Il piccolo Stanislao-Saverio Pincefroid?
Generale - Si. Io sono il padrino. Avevo proposto Giovanni, Francesco o Pietro, come tutti: niente! Hanno voluto Stanislao-Saverio, con la lineetta. Il gusto dei nomi nobiliari sopravvive soltanto fra la piccola gente, e in particolare, guardate un po', fra i mezzadri e i coltivatori diretti. Che sia l'assidua pratica del calendario fra i lavoratori dei campi? Vi accompagno alla vostra bicicletta. Gira sempre?
Curato - (saluta zia Bise mentre esce) I miei saluti, signorina Bise. Scricchiola ma gira.
Generale - Tanto meglio! In un secolo in cui gli oggetti da cui uno meno se l'aspetterebbe si piccano di essere aerodinamici, almeno la bicicletta ha conservato forma umana, grazie a Dio... se posso osare di dirlo! Penso seriamente a comprarne una. Per la vorrei gi scricchiolante: non mi piacciono le cose nuove. (Sono usciti. Zia Bise rimasta sola, e ci accorgiamo che in lacrime, col fazzoletto bagnato stretto a palla fra le mani. Cammina nervosamente per la stanza tormentandosi le mani e finalmente crolla gemendo)
Zia Bise - Mai! Non oser mai confessarlo, alla mia et! (Si inabissa in una poltrona. Il generale ritorna e la trova in questo stato)
Generale - Oh diavolo! Che altro c', ancora?!
Zia Bise - (si raddrizza) Lodovico! Non ho che te a cui potermi confidare!
Generale - (bofonchia) Temo proprio che sia vero. Che c'? Che succede?
Zia Bise - Lodovico! Credo di essere amata!
Generale - Se ne vedono di tutti i colori!
Zia Bise - (anelando) Da un uomo...
Generale - normale.
Zia Bise - Un uomo indegno...
Generale - Anche questo normale. Non sar soltanto un incosciente?
Zia Bise - (scuote la testa) No! Sono irrimediabilmente compromessa.
Generale - Non esageriamo. Non si mai irrimediabilmente compromessi, in Francia. Conosco individui che con due bancarotte fraudolente e una guerra perduta sul groppone fanno ancora la figura dei galantuomini. Vuoi dei nomi?
Zia Bise - Non si tratta della Francia, Lodovico! La reputazione di una donna infinitamente pi fragile di quella di un uomo politico, renditene conto!
Generale - Tu hai del credito, comunque, che diavolo! Sono quarantanni e rotti che la tua reputazione inattaccabile. E inattaccata.
Zia Bise - Quel tempo verginale ormai passato...
Generale - Cribbio! Che storia mi racconti?
Zia Bise - (in un soffio) Ho ceduto. (// generale resta senza fiato, poi scoppia in una risata)
Generale - Beh, ma questa mi pare invece una buona notizia! (Aggiunge, pensieroso) Ma chi ha potuto...?!
Zia Bise - Lo vedi, Lodovico: tu stesso lo chiedi con indignazione: chi ha potuto?
Generale - Ma no, no, non con indignazione, ti assicuro: semplicemente con curiosit.
Zia Bise - (cupa) un tuo amico, Lodovico! Tu sei il mio fratello maggiore, il mio solo usbergo. Intendo che tu convochi quell'uomo e che tu gli ingiunga di riparare; il tuo onore in gioco!
Generale - Il mio onore, il mio onore... Si fa presto a dirlo! Riconosci che lo collochi in posti un po' curiosi, il mio onore!
Zia Bise - (alzandosi come una furia) Lodovico, personaggio volgare che non sei altro! Cosa hai osato credere?
Generale - (imbarazzato) Ah, non lo so... fai a pezzi il tuo fazzoletto, singhiozzi, dici che ti hanno compromessa, che hai ceduto... Se sono metafore, mettici un asterisco e fammi la traduzione in francese!
Zia Bise - Cristiano Lebelluc, quell'essere seducente e indegno, ha abusato di me! Ecco: francese questo?
Generale - (sulle prime rimane interdetto, poi il suo occhio si accende, malizioso) Lebelluc? No!
Zia Bise - Il tuo amico!
Generale - Anche in questo, non esageriamo. una buona forchetta, e io ceno con lui una volta la settimana. Ma si pu essere una buona forchetta, e non per questo... Ma cosa intendi esattamente per "abusare"?
Zia Bise - (ferita) Risparmiami le precisazioni, Lodovico!
Generale - Sarebbe troppo facile. Non penserai che io mi cacci in una storia impossibile senza precisazioni! Che cosa intendi nel tuo magro cervello per "abusare" ?
Zia Bise - Mi hai chiesto di parlarti in francese: abusare una parola francese, mi sembra. (Dignitosa, sempre sconvolta) E sia! Sei tu che l'hai voluto. (Comincia) Cristiano Lebelluc mi guardava da anni...
Generale - Quando ti incontrava, come tutti.
Zia Bise - Non come tutti! C'era qualcosa nel suo occhio!
Generale - Hai sognato. Un po' di luce, un riflesso. I pittori e i fotografi te lo possono dire: gli stati d'animo, tutta questione di illuminazione. cosi che si fa il cinema. Prendi un fesso che non pensa a niente, gli cacci un proiettore nell'occhio, in primissimo piano, e viene fuori Pascal in meditazione.
Zia Bise - (scuote la testa) Lodovico, non c' proiettore che faccia nascere il riflesso della concupiscenza...
Generale - Ma smettila! La concupiscenza molto pi rara di quanto immaginino le vecchie zitelle.
Zia Bise - Del resto, finch non si trattato che di un riflesso nel suo sguardo, del quale forse egli stesso non era padrone, io non ho detto nulla. Qualche giorno fa passato ai gesti: improvvisamente, una sera, davanti a una porta, col pretesto troppo specioso di cedermi il passaggio, mi ha sfiorato la vita.
Generale - (con un gesto impaziente) Andiamo avanti!
Zia Bise - Sono andata avanti. Ma un istante pi tardi, in salotto, mentre gli tendevo una tazza di t, ho visto il suo sguardo brillare di desiderio.
Generale - Adora il t. Avr avuto sete.
Zia Bise - No. Non l'ha neanche bevuto.
Generale - E allora detesta il t! Avrebbe preferito del whisky!
Zia Bise - (scuote la testa con un sorriso amaro sulle labbra) No, Lodovico, un simile sguardo non pu ingannare una donna. di me che aveva sete.
Generale - Mi sembra inverosimile, ma ammettiamolo pure. (Domanda) E tu, gli hai dato da bere? (La zia resta un attimo tremante di una indignazione in cui pesa un dolore oltraggiato, poi esclama)
Zia Bise - Mi uccider, Lodovico! (Ed esce di corsa)
Generale - (le corre dietro fino alla porta gridandole) Non ucciderti senza precisare! Gli hai dato da bere? (La zia non risponde, correndo senza dubbio come una pazza in giardino. Il generale la guarda correre un attimo, poi ritorna al centro e grugnisce con malizia)
Generale - Che razza di pozione! Povero Lebelluc, conciato per le feste! (Aglae entrata. una giovane donna, molto pi giovane del generale, bella, dolce, segreta, con qualcosa, forse, di duro sotto la sua dolcezza. Reca una bracciata di fiori dai colori vivaci, che disporr in un vaso mentre parla)
Aglae - (piano) Vi cercavo... (Alla sua vista il generale si trasforma. Quanto c'era di un po' ridicoloin lui, quel suo sentore di caserma, si dilegua; d'un subito pi giovane, pi attento, parla con pi dolcezza. Va a baciarle gentilmente la mano)
Generale - Ero qui, uccellino mio. Che bei fiori avete trovato. Non pi tardi di stamattina ho fatto il giro del giardino e non facevo che dire: "Ma qui non cresce niente!..."
Aglae - (dolcemente, preparando il mazzo) Non sapete vedere...
Generale - (si seduto, come affascinato dalla sua presenza. Ha acceso un sigaro e lo fuma placidamente, felice) No, vero. Passo sempre di corsa, mugugnando fra me e me, e non so vedere, proprio... N i fiori n le altre cose buone... Avevate promesso che mi avreste guarito da questo difetto, Aglae.
Aglae - (sempre dolcemente) Si pu forse guarire dai propri difetti?
Generale - Per amore, qualche volta... almeno, cosi detto nei libri... Dovreste saperne qualcosa, voi che ne avete sempre uno fra le mani.
Aglae - Sono stanca di leggere la vita sui libri.
Generale - Eppure li migliore che altrove.
Aglae - (sempre con lo stesso tono e sempre aggiustando i fiori) Quando mi avete sposata eravate tanto preoccupato per la nostra differenza di et. Vi ricordate come ne ridevo?
Generale - Quattro note chiare, che facevano scomparire per incanto i miei peli bianchi, liberandomi come nelle favole dalla maledizione della vecchia fata... Sempre me ne ricorder.
Aglae - Eravamo tornati dal giardino di mio padre, dove mi avevate appena dichiarato il vostro amore... e io stavo disponendo un mazzo di fiori nel salotto buio, come oggi. Il vostro timore era cosi sciocco e cosi poco fondato, che sono scoppiata a ridere e vi ho detto che anch'io vi amavo... Da allora non ho cessato di amarvi, Lodovico, e di trovarvi giovane...
Generale - Anche quando i peli bianchi sono tornati all'assalto?
Aglae - Il vostro viso aveva qualcosa di un po' troppo rude. Questi ciuffetti bianchi lo hanno ingentilito. Scartiamo dunque senza perdere tempo una spiegazione che sarebbe falsa. Non perch ho un marito un po' pi anziano di me che mi annoio...
Generale - (alza la testa) Vi annoiate?
Aglae - (dolcemente) Si... (e aggiunge, leggera, paragonando il rosso di due fiori e scegliendo infine il pi rosso) ...da morire!
Generale - (si alzato e balbetta come un adolescente) Ma... io vi amo!
Aglae - Senza dubbio. E anch'io. Non credo di avere cessato di amarvi, ve l'ho detto... E se mi sono decisa a parlarvi precisamente perch vi amo ancora, e perch il giorno in cui sono diventata vostra moglie ho giurato di essere sempre per voi come un piccolo frammento di cristallo... (Prosegue con la sua immutabile dolcezza) Gli uomini mi hanno guardata spesso...
Generale - (sussulta) Come?
Aglae - (con un sorriso impercettibile) Sono graziosa. Gli uomini guardano sempre le donne; non ci sono che i mariti a non accorgersene. Si immaginano di stare parlando di politica o di caccia con i loro migliori amici: e quel certo piccolo, improvviso luccichio nell'occhio dell'interlocutore, sono sempre cosi soddisfatti di s, poverini, che credono di essere stati loro ad accenderlo con un argomento brillante o un motto salace. Ma il migliore amico prestava ascolto al padrone di casa con un orecchio solo, e guardava, all'altro capo del salotto, la padrona di casa che dava le tazzine...
Generale - E non mi avete detto niente? (Grida, ridicolo) I nomi! I nomi, subito!...
Aglae - (sorride ancora) Non volevo disturbarvi per cosi poco... Fa parte del nostro minuto mestiere di donne, risparmiare ai mariti queste sciocchezze... Ma l'altra sera, in giardino, mentre raccontavate per l'ennesima volta la vostra campagna del '40 - e siete cosi bravo a farci quasi una figura ridicola, per mascherare appena un po' le grandi prove di coraggio che ci avete dato - io mi sentivo... non so perch... mi sentivo sola, e come se fossi intrisa di pioggia... Ho avuto un brivido. C'era qualcuno, vicino a me- buono e sensibile, lo so - e deve avermi intuita. Ha posato dolcemente la sua mano sulla mia... (Sorride con qualche segreta malinconia) Ve l'ho, detto, sono cose che succedono, ed escluso che vi avrei riferito un episodio cosi poco importante, se quella sera, per la prima volta, non avessi preso coscienza del fatto che in me c' spesso un bisogno di essere calmata... e come riscaldata... (Segue un silenzio. Il generale non dice nulla, come pietrificato. Aglae aggiunge, con la stessa vocina inesorabile e dolce) Ecco. tutto qui. E sar tutto qui. Potete crederlo. Non andr in cerca di qualcuno che non siate voi per avere della comprensione. Sono una donna fedele. Vi ho rimesso in mano il vostro piccolo frammento di cristallo, perch possiate guardarvi attraverso. Il cristallo tutto limpido... (Mentre parlava l'ombra scesa a poco a poco nel grande severo studio del generale. Aglae continua a disporre i fiori nel vaso con gesti graziosi e misurati, una macchia di luce sul suo vestito bianco).
Generale - (mormora) Ma taglia...
Aglae - (si volta, limpida) Non e preferibile una piccola ferita dichiarata, anzich una piaga che si tiene nascosta e si lascia invelenire? Non siete stato voi a insegnarmi che l'onore impone di dire sempre la verit?
Generale - (improvvisamente confuso) Teoricamente si, amore mio. (// sipario calato senza che essi abbiano fatto un movimento).
ATTO SECONDO
La stessa scena. Cristiano Lebelluc sprofondato in una poltrona; alle sue spalle cammina a gran passi il generale.
Lebelluc - Generale, vi ripeto che mi sono sempre comportato bene con vostra sorella, tranne che per un attimo, e per errore.
Generale - Non frasi, ma fatti! Per cominciare, il luccichio. Si lamentata di un luccichio nel vostro sguardo.
Lebelluc - Un luccichio... un luccichio! Non colpa mia se lei vede i fuochi fatui! (// generale lo guarda imperturbabile. Lebelluc finisce col confessare) stato il giorno in cui tutti facemmo le frittelle, qui in casa vostra...
Generale - Le frittelle non sono una scusa.
Lebelluc - Vostra moglie ci aveva condotti in guardaroba per darci dei grembiuli. Io tornai in cucina per primo. Avevamo tutti bevuto un po' troppo... Si mangia sempre troppo bene, da voi.
Generale - Niente adulazioni!
Lebelluc - (continua) Mi sentivo allegro... Vedo un deretano davanti al fornello... Lo agguanto per le anche...
Generale - cosi che vi comportate in casa mia? In casa d'altri, passi, non sono un puritano, ma da me...
Lebelluc - (lamentoso) Mi avete chiesto voi di essere sincero, generale, io dico tutto. Credevo che fosse quello della cuoca. Si volta - catastrofe! era quello di vostra sorella! La cuffia e il grembiule mi avevano ingannato. Li per li indietreggio - ne avevo doppiamente motivo, dovete ammetterlo! Lei mi cade fra le braccia gemendo: "Cristiano!"... Cosa avreste fatto al posto mio?
Generale - mia sorella. Probabilmente l'avrei presa a schiaffi.
Lebelluc - Voi siete un duro, ma io sono un tenero. Uno non pu cambiare la propria natura... L'ho baciata.
Generale - (scoppia a ridere) Che imbecille! Ma proprio quello che non bisognava fare a nessun costo! (Lebelluc comincia a ridere anche lui, ma il generale si rif severo e gli grida) Non mi fate ridere, Lebelluc, altrimenti vi schiaffeggio e cosi dovremo batterci a duello!
Lebelluc - stata un'idiozia, lo so, ma pi forte di me. Sono un debole. O forse manco di equilibrio.Una donna che mi cade fra le braccia mi fa cadere a mia volta...
Generale - Niente psicologia nelle questioni d'onore! Confonde sempre il giudizio quando non taglia le gambe. E dopo?
Lebelluc - Come sarebbe, "dopo"?
Generale - Confessate di averle stretto la vita. Va bene. Dopo?
Lebelluc - (cadendo dalle nuvole) Ma tutto. Non c' nessun "dopo". Vedete che non vale davvero la pena di staccare le vostre sciabole dalle panoplie...
Generale - La vostra parola d'onore.
Lebelluc - La mia parola.
Generale - (diffidente) Ma ce l'avete, voi, una parola d'onore?
Lebelluc - Sono un vigliacco, ma ce l'ho. La parola d'onore di un vigliacco anzi qualcosa di abbastanza raro.
Generale - Va bene. Voglio credervi. Faccio sempre credito alla natura umana, fino a prova contraria. Devo dire che questo metodo mi riserba molte delusioni... (Ride ancora) Benedetta Bise!... Mi pareva impossibile... Che razza di scema! Ma povero amico mio, come avete potuto decidervi a un cosi mal passo, da ragazzino inesperto?
Lebelluc - (in ripresa) Sapete, ho un certo potere sulle donne... Si, c' qualcosa in me che le attira e le calma allo stesso tempo... (A queste parole il generale lo guarda sospettosamente)
Generale - (pensieroso, mormora fra s) ...che le calma?
Lebelluc - (continua) una debolezza, lo riconosco, ma se voi aveste questo potere, fareste come me. Non resistereste al piacere di esercitarla... Quando vado al cinema, per esempio, a Parigi, se la mia vicina e carina - e ben inteso se sola, io non amo i fastidi, lo sapete - metto sempre la mia mano sulla sua, a caso, nel buio...
Generale - (si riavvicina, toccandosi i baffi) Ah, davvero?
Lebelluc - (non rendendosi conto del pericolo) Intanto questo aiuta a sopportare il film, che di rado passabile. Avete notato come sceso il cinema? Guardate il teatro, invece.
Generale - (taglia corto con impazienza) Niente digressioni sul piano artistico! Parlatemi delle donne, piuttosto. In effetti comincio a dubitare di non capirne niente. E lei non ritira la mano?
Lebelluc - Chi?
Generale - La vostra vicina, al cinema.
Lebelluc - Raramente, debbo dirlo. come se il contatto della mia mano, nell'ombra propizia, le procurasse una sensazione di rilascio. Le donne hanno spesso bisogno di essere placate. Sono cosi nervose.
Generale - (che da un momento lo considera, constatando) E si che siete proprio brutto, Lebelluc.
Lebelluc - (sgradevolmente colpito) Secondo loro, no! Ho ci che si chiama una testa di carattere. Non bisogna credere che siano i cherubini a mietere tutto il raccolto! Voi siete uomo, e naturalmente, non potete essere sensibile a quel piccolo non so che di cui vi parlavo a proposito di vostra sorella...
Generale - (si siede vicino a lui, ipocrita) Lasciamo stare mia sorella... . una faccenda chiusa... Ho perso tempo dietro a delle stupidaggini, come al solito. La vita di famiglia fatta cosi. Vorrei piuttosto chiedervi una cosa da amico, Lebelluc... Vi ricordate della mia campagna del '40?
Lebelluc - Che idea! Certo. Ve l'ho sentita raccontare parecchie volte. Ma non vedo il rapporto...
Generale - L'ultima volta che ho avuto la debolezza di raccontarla, quella campagna, qualche tempo fa, una sera, in giardino, voi eravate dei nostri, Lebelluc?
Lebelluc - Esattamente.
Generale - (sempre pi. ipocrita) Il mio racconto non vi parso troppo lungo? un servigio da amico che vi prego di rendermi.
Lebelluc - (al colmo dell'imprudenza) No. La sera era tiepida, il whisky di marca, le donne incantevoli, la poltrona molleggiata...
Generale - (con un gesto) Sorvoliamo sulla poltrona.. Le donne incantevoli, avete detto... Dove eravate seduto, quella sera? per sapere che effetto fa il mio racconto, capite? Quando si ha il vizio d ripetere sempre le stesse storie, o le stesse barzellette, bisogna almeno saper dosare gli effetti. Eravate lontano, rispetto a me? Forse vicino alla sedia a sdraio di mia moglie?
Lebelluc - No, no, mio caro. Ero al vostro fianco. A un certo momento mi avete anche dato da tenere il vostro bicchiere, per mimare liberamente la fuga dello Stato Maggiore.
Generale - (rasserenato) Bene. Benissimo. Per questa volta diamo un colpo di spugna: tutto sistemato. L'avete scampata bella, Lebelluc. una gran cosa avere buona memoria. (Entra allegramente David-Edward Mendigals con un grembiule d cucina intorno alla vita)
David - Signor generale, vostra moglie ha avuto un'idea deliziosa. Ci mettiamo tutti a fare le frittelle. Siete dei nostri?
Generale - (arrogante) Grazie, mi limiter a mangiarle.
David - E il signor Lebelluc? Pare che le frittelle siano la sua specialit...
Generale - Si, sono la sua specialit, ma da qualche tempo ha perso la mano. Anche lui si accontenter di mangiarle.
David - Che peccato. Ci divertiamo da matti. Aglae non fa che ridere. Non l'ho mai vista divertirsi tanto. ( uscito)
Lebelluc - (con una certa amarezza) Intraprendente, il ragazzo.
Generale - Si.
Lebelluc - E la signora generalessa, la chiama Aglae?
Generale - Si. Ha, come si dice, infilato il piede nella scarpa. Sofia me l'ha presentato non prima di ieri sera e gi nessuno pu pi fare a meno di lui, in questa casa. Ma cambier tutto, ve lo metto per iscritto. Lo Stato Maggiore si arreso; ma io attacco, da solo se il caso, come nel '40... (Appare improvvisamente Ledadu. Ha un basco, una cannetta e una fisionomia prodigiosamente limitata. Suona la carica su una tromba immaginaria)
Ledadu - Ta-rata-tatata-tat - tarata-ta-ta-ta-tatatata! Ci sono i vermi nella frutta! Si parte un'altra volta! Ledadu, presente!
Generale - (un po' seccato) Buongiorno, Ledadu!
Ledadu - Da quando mi avete fatto l'onore di parlarmene, non penso pi ad altro, signor generale! Ho gi fatto una lista valida per tutto il comune.
Generale - Una lista nera d che?
Ledadu - Di vermi. (Brandisce la sua canna) E non mi sposto pi senza il mio vermifugo. il manganello che avevo al tempo della Action Francaise. C' da menare di nuovo le mani. Ledadu, presente!
Generale - (sempre pi seccato) Va bene. Riposo. Non bisogna prendere tutto alla lettera, Ledadu. Niente trasporti eccessivi. Prima c' da mettere a punto un piano di insieme.
Ledadu - Per la strategia mi rimetto a voi, signor generale. E acqua in bocca, aspettando l'ora "H". Capito. Mai dare l'allarme prima dell'attacco. l'A B C. Ero un sergentino in erba, a Douaumont, ma fino all'ultimo momento tenevo allegri i miei ragazzi nella trincea. E all'ora "H", non un secondo prima non un secondo dopo, Ledadu sar il primo a saltare il parapetto. (A Lebelluc) Mi piace quando fa caldo. A voi no?
Lebelluc - (tiepido) Si, si...
Ledadu - Quanti siamo a questa prima riunione? Se un semplice aiutante della riserva pu permettersi di porre una domanda, signor generale.
Generale - (modesto) Oh, non ancora un movimento di massa... D'altronde io non credo nei movimenti di massa. L'avvenire appartiene alle minoranze attive. Evidentemente bisogner un po' rimpolpare la nostra. Aspetto il barone Blazor, forse Frselaine. Il dottore non mi sembrato proprio sicuro...
Ledadu - Lui tiene per i vermi? Devo dire, signor generale, che ha curato malissimo mia sorella quando aveva le coliche.
Generale - Non vedo la relazione. No, non che sia contro, ma dice che in questo periodo ha moltiparti. Credo per che riuscir a convincerlo ugualmente. Mi sarebbe piaciuto che il signor curato ci spalleggiasse, spiritualmente almeno...
Ledadu - (perplesso) Spalleggiasse?
Generale - (risoluto) Spalleggiasse.
Ledadu - (preferendo non insistere) Se lo dite voi, signor generale... D'altronde in un movimento nazionalista ci vuole sempre un cappellano e una bandiera. Mia figlia, che sa tenere il pennello in mano, potrebbe disegnarci uno stemma...
Generale - (visibilmente a disagio per la cretineria di Ledadu) Penseremo pi tardi alla bandiera... Siamo ancora alle conversazioni preliminari...
Ledadu - (assorto) Preliminari...
Generale - (continua) Ci vuole prudenza. Se attiriamo prematuramente l'attenzione su di noi, siamo fritti.
Ledadu - (si illumina) Siamo fritti! Ho capito!... Niente bandiere e acqua in bocca. Beninteso, non per questo io smetto di pensarci, ma quando penso io nessuno se ne accorge. Mordo il freno, col sorriso del commerciante. Vendo i miei macinini, le mie casseruole nella mia bottega, facendo finta di niente, prendo l'aperitivo con chiunque capita, evitando gli argomenti spinosi di discussione. Ma quando il mio capo mi dice: " l'ora!", io mi sveglio. Ledadu, presente!
Generale - (sempre pi seccato) Riposo. Riposo, vi dico. Altrimenti il giorno "H" sarete gi stanco!
Ledadu - (rettificando la posizione) Riposo. Ancora una domanda signor generale. Non c' pericolo che la signora generalessa trovi incongruo - io sono per l'ordine e per la gerarchia - che un semplice bottegaio, uno dei suoi fornitori, sia ricevuto qui, su un piano di uguaglianza, in un certo senso, coi notabili del paese?
Generale - (triste) In questo momento la generalessa ha altre cose per la testa, amico mio. Le ho detto che ogni tanto mi accompagnate a pescare le trote. La spiegazione le baster. Del resto, da qualche parte dovevamo pure riunirci. Non potevamo incontrarci al Caff delle Tre Pipe, per dare l'allarme; e neppure nei boschi. Queste riunioni sembreranno naturalissime, in casa mia.
Ledadu - Sono molto onorato, signor generale, di confondermi coi vostri ospiti. Nell'interesse superiore, s'intende. Dopo la vittoria del movimento potete contare su di me per rientrare. nei ranghi. Ledadu non impone mai la sua presenza. Disgraziatamente non sono un grande conversatore. Amo la Francia, ma sono un po' fesso. (Chiede scusa sull'attenti) Fra militari, signor generale!
Generale - (seccato) Va bene, va bene. Riposo, ve l'ho gi detto.
Ledadu - (rettificando docilmente la posizione) Riposo.
Generale - (per cambiare argomento) Ma che fa Blazor? Dovrebbe essere gi qui.
Blazor - (sorgendo dal giardino) Eccolo. Quando si parla del lupo, se ne vede la coda... figuratamente parlando. Buongiorno, Lebelluc.
Lebelluc - Buongiorno, Blazor.
Generale - (presentando Ledadu) Il signor Ledadu, il chincagliere della piazza del mercato, che dei nostri. Il barone Blazor.
Blazor - Signor Ledadu, mia moglie non affatto contenta delle sue casseruole. I manici ballano di gi, e ricevendo il catalogo si accorta che il Bazar dell'Hotel de la Ville di Parigi le vende a 500 franchi di meno.
Ledadu - (ridiventato chincagliere) Ah, ma bisogna vedere la qualit dell'articolo, signor barone.
Generale - Vecchio mio, non siamo qui per parlare di queste cose...
Blazor - Scusami tanto, Lodovico! Del resto io me ne infischio sia delle sue casseruole che della baronessa. Anche il suo manico gira, da un po'. Tu mi dirai che un angelo. Ma gli angeli invecchiano male, un fatto. Mi domando poi chi che invecchia bene. una espressione priva di senso. Sai che mi sono fatto fare un trattamento di bellezza? Il risultato stupefacente. Guarda le mie rughe. (77 generale lo guarda in silenzio. Blazor riprende, a disagio) E va beh. Tu sei orbo come una talpa. Mi domando come hanno fatto a prenderti a Samt-Cyr! In ogni caso la ragazza che mi fa il trattamento stupefacente. Una bionda, caro mio... che ti accarezza il viso 20 minuti per 1.200 franchi. Meravigliati poi se uno esce ringiovanito. Come va la deliziosa piccola Aglae? Che buon gusto, hai avuto, gioia mia, a sposarti sul tardi, e a condurci in paese una adorabile donnina tutta nuova! Ne mancavamo! Fra le signore della societ, voglio dire, perch di belle ragazze ce n' sempre: ma uno costretto a corteggiarle di nascosto. Sta bene?
Generale - (grugnisce) Sta bene. Sta benissimo. molto allegra, in questo momento.
Blazor - Ah, che piacere mi fa sentirvelo dire! Io le voglio un gran bene, gioia mia. Da qualche tempo la trovavo nervosa. Ti parlo da amico. un bocconcino di figlia d'Eva che ha bisogno di essere placata, Lodovico. A volte basta un niente, un'attenzione, un gesto...
Generale - (riflettendo) Un gesto... Senti una cosa, Blazor... (Lo prende da parte) Dato che ti ho qui, e prima di affrontare l'avvenire della Francia - non ridere se la mia domanda ti sembra assurda, poi ti spiegher - ti ricordi la mia campagna di Auxerre?
Blazor - Lo credo bene!
Generale - (diffidente) Perch dici "lo credo bene"?
Blazor - Perch vuoi che non dica "lo credo bene"?
Generale - Non fare il sofistico. Non si tratta di sapere perch tu avresti potuto non dire "lo credo bene"; si tratta di sapere perch hai detto "lo credo bene".
Blazor - un'espressione che non ti va a genio?
Generale - Mettiamo che sia il tono che mi indispone. Trovi anche tu che la racconto un po' troppo spesso? Forse te l'ha detto mia moglie?
Blazor - Ma cosa vai cercando, gioia mia! Fra amici si passa sopra a queste piccole debolezze... Io per esempio sono fissato con la storia della mia prima notte Chez Maxim's, chiuso nei gabinetti, o con quella del cervo che mi si era seduto alle spalle nella macchia dove gli stavo facendo la posta; che tu potresti benissimo raccontare al posto mio, tante volte le hai sentite. In ogni caso io non mi sono mai annoiato ascoltandoti. Toh, l'ultima volta stata l'altra sera, in giardino...
Generale - Precisamente, l'altra sera, in giardino... (Si gira verso gli altri) Vogliate scusarci, signori, una questioncella da regolare fra noi. (Al barone) Sono stato un po' prolisso, riconoscilo.
Blazor - Niente affatto. Era estremamente divertente...
Generale - (machiavellico) Mi stupisci. Non facevi che dimenarti sulla sedia... (Domanda, ipocrita) Forse eri seduto male?
Blazor - Perch seduto male?
Generale - Non lo so, una semplice domanda. Credo di avere qualche poltrona rotta. La tua poltrona era rotta?
Blazor - No.
Generale - Era una poltrona o una sedia? Cerca di essere preciso.
Blazor - (sconcertato) Ma perch me lo domandi? Non me ne ricordo pi, credo che fosse una poltrona... (Aggiunge) O una sedia...
Generale - Bisognerebbe specificare.
Blazor - importante?
Generale - (di ghiaccio) Forse. (Entra il dottore)
Dottore - Chiedo scusa, signori, sono in ritardo. Vengo dalla mezzadra della Croce Alta: un maschio!
Ledadu - (sull'attenti) Viva la Francia! Un soldatino di pi!
Generale - (seccato) Riposo, Ledadu! Riprenderemo pi tardi la conversazione, Blazor. Visto che siamo al completo, signori, passeremo in giardino e cercheremo di raggiungere un accordo sulla linea di condotta iniziale. Se i bambini ci corrono in mezzo alle gambe, superfluo che vi raccomandi la prudenza. Cambieremo immediatamente argomento. Una parola all'orecchio di Maria Cristina equivarrebbe all'invio di una partecipazione. (Cominciano a uscire; Blazor,Lebelluc, Ledadu escono per primi, mentre il generale trattiene un momento il dottore)
Generale - Sentite, dottore, volevo porvi una domanda. La settimana scorsa siete venuto a prendere il caff da noi, qui in giardino?
Dottore - Ma si, generale. Un eccellente caff, reso ancora pi saporito da un appassionante racconto di guerra.
Generale - Siete troppo gentile. Che stupido: stato un lapsus... Mi stavo chiedendo se eravate dei nostri, quella sera, e non riuscivo a situarvi esattamente. Dove eravate seduto.
Dottore - Vicino a vostra moglie, generale...
Generale - (lo guarda) Ah, ah! (Sono usciti. Entrano in scena, con urla da indiani. Maria Cristina, Tot e il figlio del lattaio. evidente che li spiavano)
M. Cristina - Seguiamoli! Stanno complottando qualcosa. Hanno detto che nessuno deve ascoltare... Hanno infilato il viale dei rododendri... Se passiamo da dietro il canneto potremo sentire tutto.
Figlio del lattaio - Loro saranno lo Stato Maggiore tedesco e noi saremo gli agenti segreti della Resistenza. Ci avranno paracadutati nel parco del castello dove sar il loro Quartier Generale. Capisci?
M. Cristina - (batte le mani) Oh, si! Io sar una donna, sar bellissima, e voi potrete contare su di me per andare a letto col generale tedesco e scoprire tutti i loro segreti.
Tot - Io non voglio!
Figlio del lattaio - Cosa? Che cos' che non vuoi, ancora, tu?
Tot - Che mia sorella vada a letto col generale tedesco.
M. Cristina - Scemo! Visto che sar per la Francia! E dopo, se proprio ci tieni, mi uccider per il disgusto.
Figlio del lattaio - Io sar il capo dell'organizzazione. Sar io il tuo amore. Mi chiameranno il Capitano Giulio, ma nessuno sapr esattamente chi sar. E questo vi terr tutti in sospeso, capisci?
M. Cristina - Ma chi sarai?
Figlio del lattaio - Non ti ho detto che non lo sapr nessuno? Tu mi amerai senza sapere.
Tot - E io?
Figlio del lattaio - Tu, tu sarai un agente traditore. Tenterai di parlare, ma io avr dei sospetti, ti smascherer e ti far fuori con una pallottola nella nuca adoperando la mia pistola col silenziatore.
Tot - Ecco! Non ci sto pi! Sempre io il traditore!
Figlio del lattaio - (conciliante) Non sarai un vero traditore; Sar stato un grande sbaglio, e dopo sarai riabilitato. Si scoprir che facevi il doppio gioco. Soltanto, non c'eri che tu che lo sapevi; capisci?
Tot - Allora voi come farete a saperlo, se non c'ero che io che lo sapevo?
Figlio del lattaio - Perch sul tuo cadavere si troveranno i tuoi doppi documenti, quello della Ge-stapo e quello dell'Intelligence Service. Non mi dire che complicato! (Sono usciti. Entrano David-Edward Mendigals, Sofia, Aglae, continuando un'animata conversazione)
David - stata una scena impagabile! Il lampadario caduto nella piscina, la contessa ha trovato del caviale nel portacipria; il padrone del locale ha chiamato il carrozzone della polizia e abbiamo finito la notte al commissariato, in abito da sera, fra le prostitute e i vagabondi... E cosi, signore mie, che ne dite di Parigi?
Aglae - Ci si deve divertire molto. Ma com' che a voi succedono tante cose singolari? Io sono stata spesso a Parigi, ma non mi sono mai divertita cosi.
David - Se mi dite che scendete al Luttia e che passate la serata all'Opra-Comique, non dovete stupirvi se Parigi vi sembrata un po' provinciale. Al vostro prossimo viaggio fatemi un segno, salter sul treno con voi. Siamo un gruppo di amici allegri che sappiamo vivere... Vi far conoscere la gente per bene di Parigi: Des Eninglettes, la mia ombra, il Castore di cui io sono il Polluce; Mimi de Retz, che porta uno dei pi bei nomi di Francia, e fa il portiere in un locale notturno di St. Germain des Prs; Beb de Mabillon...
Sofia - (folgorata) La duchessa?
David - Si. Ho l'abitudine di passare un'ora da lei tutte le sere. Vi si incontra quanto c' di meglio a Parigi: pittori astratti, pederasti, comunisti, ballerini, un poeta-farmacista di fama mondiale, un domenicano straordinario che fuma l'oppio, Paul-Lvy Du-bois, l'uomo che paga pi tasse di tutta la Francia (vi rivelo una cosa che lui non vuol far sapere), due o tre altezze reali, un corridore ciclista che l'amico di un grande sarto, Maria Luisa Ppin che fa la public relations e che ha presentato mezza Parigi all'altra met... Il tutto, s'intende, molto progressivo, molto evoluto, molto cripto... Si discute appassionatamente sul mondo futuro fino a un'ora avanzata della notte. Vi ci divertirete follemente!... Bisogna vivere, signore mie, bisogna vivere!... un mestiere come un altro, si impara!
Sofia - (appesa al suo braccio) Ci insegnerete, David-Edward?
David - Adesso capisco che il destino mi ha attirato in questo buco soltanto per questo. La decentralizzazione, il boom dell'industria francese della plastica: aria! vento! Ragioni buone per pap! Io non sono venuto qui che per essere il vostro salvatore, signore! Rivolteremo sotto sopra il paese.
Aglae - Credo che farete molta fatica.
David - Conoscete Pinsac? vostro vicino. E Achille de Lpaud?
Aglae - Mio marito non vede Pinsac per ragioni politiche e dice che Achille de Lpaud un piccolo sporco debosciato.
David - Lo credo bene! per questo che spassoso! Non vi aspetterete mica di potervi divertire con i bambini del coro! Credete che sia impossibile farlo ricevere qui?
Aglae - Mi sembra difficile. Mio marito vede qualche volta suo padre, il senatore...
David - Grazie tante! Questa casa formicola gi di vegliardi! Ci vorrebbe un pretesto. Non andiamo in cerca di finezze perch non abbiamo tempo: la classica trappola! Ci sar una festa locale di beneficenza, tutti gli anni?
Aglae - Il due agosto, il giorno di Sant'Alfonso, che il patrono del paese.
David - Perfetto! Decideremo a grande maggioranza di organizzare una recita per quella sera. Metteremo in scena un lavoro moderno. Qualcosa che faccia chiasso... C' un locale possibile?
Aglae - La nonna di mio marito adorava la commedia. Devono esserci ancora i resti di un teatro di verde, in fondo al parco, ma nessuno se ne serve mai...
David - Meraviglioso! Dunque la festa avr luogo qui, il che sistemer molte cose. E una volta fatta accettare l'idea, le esigenze della distribuzione ci permetteranno di fare quello che vorremo.
Sofia - David-Edward, se riuscite a convincere pap a lasciarci fare il teatro, siete veramente grande!
David - E la festa di S. Alfonso? E la beneficenza? In nome dell'arte della carit, signore, la virt pronta a ballare il can-can! Affidatemi il generale e penso io a manovrarlo. La strategia la conosco anch'io! (Le ha prese sotto il braccio tutte e due e le trascina) Venite. Andiamo, lontano dalle orecchie indiscrete, a mettere a punto in giardino i dettagli della nostra piccola cospirazione.
Aglae - Ma la vostra fabbrica? Dove troverete il tempo di organizzare tutto e di fare le prove? Mi avete detto che il vostro signor padre esige che voi controlliate settore per settore...
David - (uscendo con loro) Che simpatica la nostra generalessa bambina! Capirete che un ragazzo della mia et ha studiato l'arte di addomesticare i padri. Sono un po' i nostri mariti vecchi!
Sofia - (ridendo mentre esce) David-Edward! David-Edward! Vi renderete malvisto in questa casa! Aglae adora mio padre.
David - (uscendo per ultimo) Ma anch'io adoro il mio. I sentimenti non impediscono nulla. (Escono da una porta e il generale e i congiurati entrano dall'altra)
Generale - Torniamo nel mio studio. Con quei marmocchi fra le gambe impossibile cospirare seriamente. Dunque, su questo siamo d'accordo, signori, rispondendo al patetico appello delle giovani generazioni, bisogna per prima cosa restituire alla Francia il gusto del rigore, dell'austerit e del lavoro!
Dottore - Generale, siamo tutti d'accordo: ma come?
Generale - Come? Procediamo per ordine. Accordiamoci sui principi, e sar un bel fatto. In una delle prossime riunioni preciseremo i nostri mezzi di azione.
Blazor - Gioia mia, il fatto che tutti hanno dei principi. E per un fenomeno rimasto finora inspiegato, sono pi o meno gli stessi. Tutti vogliamo l'ordine e la felicit universale, eppure tutti si picchiano. Vacci a capire qualcosa!
Generale - (tuonando) Non bisogna pi cercar di capire, Blazor! Da troppo tempo c' gente che cerca di capire: per questo che non funziona pi niente. Il mondo, se deve essere salvato, sar salvato da degli imbecilli!
Ledadu - (illuminandosi) Presente, signor generale!
Generale - (seccato) Riposo, Ledadu. Faremo ricorso a voi quando passeremo all'azione. Per il momento ci scambiamo le idee generali.
Ledadu - Capito, signor generale. La bocca cucita. Ledadu aspetta senza capire, le armi al piede. Ledadu fa credito al suo capo. Quando gli si dice: "Va!", lui va, senza sapere dove. Basta indicarmi il mio uomo, ed io carico! E con me, la propaganda avversaria: zero! Io non capisco niente.
Generale - Apprezziamo le vostre qualit, e le utilizzeremo quando sar il momento.
Ledadu - (con una certa nostalgia) Eppure, i vermi, era semplice, avevo capito, una volta tanto. Avrei quasi potuto discuterne. Con un contraddittore di forza media, s'intende. Non ci crederete, signor generale, ma anche nei casalinghi ci sono i vermi. In altri tempi i casalinghi erano sinceri, puliti, Una casseruola era una casseruola. Ci si sono messi i vermi. Hanno inventato di sedurre la donna per vendere di pi. E il colore, e i fronzoli, e la lucentezza, e la plastica... Al giorno d'oggi la donna si sceglie il suo completo da cucina come se scegliesse un cappello. E il "cuoce-da-solo-mentre-la-signora-ascol-ta-la-radio", e il supersonico, e l'arazza-minchioni! Io faccio il chincagliere, non dovrei dirlo, ma sono sincero: il segreto delle salse, chi non lo sa, da che mondo mondo, un cucchiaio di legno. E allora? Cose da matti! Ve lo dice Ledadu. Senza contare il pregiudizio morale. La donna si fa sempre pi civetta. Ai miei tempi, nell'insieme, la razza marciava. Oggi una buona massaia diventata pi rara che un primo premio di arpa in altri tempi. E se tutti questi begli apparecchi che basta guardarli perch lavorino al posto vostro si guastano in capo a un paio d'anni, tanto meglio! Ci consente una seconda vendita, unico obiettivo del verme. Ledadu dovrebbe essere contento, mi direte voi, un commerciante. Storie! Ledadu non contento. Il volume degli affari non tutto. C' l'onore! I casalinghi sono i casalinghi. Non sono profumi per signora. Una casseruola una casseruola. sacra. Ecco. Ho detto tutto quello che avevo capito. Adesso, mosca. Aspetto l'ora "H".
Generale - Se ho lasciato parlare cosi a lungo Ledadu, signori, perch egli a modo suo ci faceva sentire la voce della vera Francia, quella che ci aiuter a salvare la barca... La sua preoccupazione artigianale della qualit...
Dottore - Superata! Qualunque economista serio vi pu dire...
Generale - Di ramazza gli economisti! Li chiameremo quando ci sar da tenere la contabilit, non quando si parler dell'uomo. Che aspettino in cucina con gli altri!
Dottore - Anche se il punto di vista puramente mercantile della grande industria moderna, contrapposto al punto di vista gi arcaico del signor Ledadu sulla qualit, vi urta, signor generale, non ci avrete riuniti per partire in crociata contro i fabbricanti di patacche?
Generale - Contro le patacche e contro le cose troppo facili: la stessa cosa. Voglio restituire allagente il gusto delle cose ben fatte, solide, care. E per cominciare dal pi semplice, voglio insegnare loro di bel nuovo le regole del loro mestiere.
Dottore - Le corporazioni, addirittura? 200 anni a ritroso?
Generale - Perch no, se sono 200 anni che andiamo fuori strada? Anche la natura torna pure indietro, nella sua evoluzione! Mette in prova una coda o un occhio, e se vede che non serve a niente, ci rinunzia. Io voglio avvitare l'uomo nel suo mestiere e nella sua famiglia. stato un errore gigantesco farlo uscire fuori.
Dottore - Posizione insostenibile dopo la presa di coscienza del mondo moderno! E il libero amore, e l'emancipazione della donna, e il terzo sesso? che cosa ve ne fate?
Generale - Un bel niente! Avevamo gi abbastanza grattacapi con i due che c'erano!
Blazor - Ma insomma, dico io, non vorrai mica obbligarci per decreto legge ad andare a letto solo con la baronessa?
Generale - Pu anche essere!
Blazor - Cocco mio, ho l'impressione che siamo fuori strada.
Generale - (esplode furente) Cominciamo col dire che io non sono il tuo cocco! Ce la siamo fatta addosso insieme quando avevamo quattro anni, d'accordo, ma non una ragione perch io sia il tuo cocco!
Blazor - Eccolo partito! Va bene, deciso, lo scriveremo nel nostro programma insieme alle casseruole di Ledadu: tu non sei il mio cocco. D'ora in poi, se ci tieni, ti chiamer col tuo grado.
Generale - Perfettamente! tutto troppo comodo, a un certo punto! Il mondo sta tirando le cuoia a furia di stare troppo comodo e di volere ancora pi comodit, ancora pi spreco, ancora pi gratis, a furia di chiamarsi cocco mio! Io voglio che tutto ritorni a essere difficile; che tutto si paghi, se stessi, l'amore e la libert, e che costi caro; che non basti iscriversi una volta tanto come alle Assicurazioni Sociali! E voglio che si ricominci a chiamarsi "signore".
Dottore - Generale, non siamo seri!
Generale - Non vi sembro serio, forse?
Dottore - Vi interrompo. Potete negare che l'idea della felicit su questa terra per il pi gran numero possibile sia diventato uno dei nostri imperativi?
Generale - Non ho bisogno di negarlo. Io non so che cosa sia il pi gran numero possibile. E mi domando perch si aspettano di intenerirmi con questa formula. Io conosco gli uomini, uno per uno. , tutto. Ce ne sono di buoni e di mediocri. in funzione di questo che mi interesso a loro. Per voi un imbecille sacro?
Dottore - No. Perch?
Generale - Due imbecilli, sono un imbecille pi un altro imbecille, e continuano a non essere sacri. E mille imbecilli sono 999 imbecilli pi un altro imbecille. Non vedo in nome di quale legge numerica questa collezione di imbecilli dovrebbe assumere un carattere sempre pi sacro, man mano che si accresce!
Dottore - Amico mio, vedo che vi diverte giocare ai paradossi...
Generale - Per nulla! Ma ho fatto un po' di matematica per entrare a Saint-Cyr. "N + un fattore di N". Mi limito a questo. Ma voi dovete specificarmi il numero di giunti al quale basta sommare un'incognita alla funzione per rendere miracolosamente sacro il risultato. questo che vorrei sapere!
Dottore - Ma voi bestemmiate! Le masse!...
Generale - Non le conosco.
Dottore - (interdetto) Come sarebbe, non le conoscete?!...
Generale - No. E voi? Ve le hanno gi presentate? Dove?
Dottore - Una barzelletta non una risposta!
Lebelluc - Generale, ho l'impressione che non vi seguiamo pi. Chiarite la vostra idea.
Blazor - Ecco, si, chiarisci la tua idea, cocco mio, senza bisogno di arrabbiarti.
Generale - Il vostro "cocco", signore, si arrabbie-r quanto gli pare e piace. Ma visto che ci tenete,sia. Ragioniamo. Mi state guardando tutti con una certa indignazione perch non dimostro di aver fede nel carattere sacro del maggior numero possibile. In fondo, forse, sono io che non capisco bene. Perci eccomi a chiedervi di spiegarmi un mito che, lo confesso, pi grande di me. Facciamo un esempio concreto. Un muratore casca dal tetto e si rompe la colonna vertebrale, oppure una brava massaia che stava facendo la spesa va sotto un camion. Un morto finisce in ottava pagina, coi cani idrofobi e gli scippi; noi non sapremmo neanche citare il fatto di cronaca, non lo abbiamo letto. Un battello naufraga al largo della costa brettone: 12 morti. Oh bella, oh bella. Si comincia a dire: "Che cosa triste". Non proprio che la gente ci venga intorno dicendo: "Avete letto il giornale stamattina?" ma gi ci si pensa un po'. Il tempo di finire il caff. Un treno deraglia: 120 morti. A questo punto si assume la cera di circostanza: l'occhio lontano, la bocca cascante: "Come va?" "Va. E a te, come va?" "Va. Ma di' un po', hai letto il giornale, stamattina?" " terribile...". Oh bella! Perch prendiamo quest'aria triste? Perch diventato "terribile"?
Lebelluc - Ma perch ci sono 120 morti!
Generale - Credete? e per voi, Lebelluc, 120 morti sono una cosa che vi rende triste?
Lebelluc - Perbacco!
Generale - Molto pi triste di 12 morti? Dopo la storia del battello non mi siete sembrato tanto triste.
Lebelluc - Per forza.
Generale - Come, per forza? Perch, per forza? Avete una bilancia interiore per pesare i morti, Lebelluc? Sensibilissima? Una pesa per il bestiame o un bilancino da gioielliere che registra il minimo scarto di peso? Un morto: niente; due morti: ancora niente. 10 morti: oscilla. 100 morti: ci siamo! Siete triste. Ma allora, 80 morti, per esempio, sono una cosa gi un po' meno triste, se la vostra bilancia funziona bene?
Dottore - Generale, non pi un ragionamento, un sofisma!
Generale - Spiegatevi.
Dottore - vero: a un morto sconosciuto noi non diamo troppa importanza, ma 100 morti ci sconvolgono, perch in gioco il nostro senso dell'umano; 100 morti sono gi gli uomini, i nostri fratelli...
Generale - E il povero morto tutto solo che era caduto tutto solo gi dal suo tetto, non era vostro fratello? Se si fosse tirato dietro 99 compagni gi dall'impalcatura, avrebbe avuto diritto alla vostra fratellanza? Che razza di morale questa?
Blazor - Ma cocco mio, tu ciurli nel manico! Dimentichi che 100 morti non sono soltanto una cifra, sono 100 famiglie. Non so quanti orfani, quante vedove in lacrime...
Generale - Perch a te molte lacrime ti commuovono pi di poche lacrime. A cominciare da quanti litri di lacrime ti intenerisci?
Blazor - Sei noioso, con le tue lacrime! , idiota. Io ti parlo del dolore degli orfani e delle vedove, cocco mio.
Generale - Sta bene, signore. Il vostro cocco vi aspettava proprio alle vedove. Dunque, secondo te, Blazor, uomo sensibile, due vedove sono una cosa pi triste di una vedova?
Blazor - Un po' pi triste, si.
Generale - Perch?
Blazor - Ma... perch sono due.
Generale - Allora quattro vedove sono due volte pi tristi che due vedove, se ti seguo bene?
Blazor - (gi meno sicuro) Si...
Generale - E se ti chiedo perch, mi rispondi: "perch sono quattro".
Blazor - Si, no. Forse. Che ne so, io!
Generale - Spingiamoci alle grandi cifre, per vedere come reagisce la tua sensibilit. 6392 vedove, per esempio, che potrebbero costituire un qualunque fatterello di cronaca dell'ultima guerra, ti sembrano una cosa decisamente meno triste, se ti seguo bene, di 6867 vedove. E tu emetti un sospiro di sollievo se vieni a sapere che lo Stato Maggiore si era sbagliato nel suo primo computo. 425 vedove di meno, gi qualcosa, anche in tempo di guerra.
Blazor - (inquieto) Non lo so. Si. Senza dubbio. (Esplode) In malora! Dove vuoi arrivare con le tue vedove? A dimostrarmi che sono un imbecille?
Generale - (pi serenamente) No, Blazor, mio vecchio amico: un uomo. Un uomo che non ha in cuore una macchina per calcolare il numero delle vedove. Un vero uomo per il quale il numero non niente. Perch, difatti, il numero non niente! ma nessuno ha il coraggio di dirlo... (Da un vo' Ledadu ha tentato di parlare alzando il dito come a scuola per attirare l'attenzione del generale, finalmente il generale lo vede, gli grida) Riposo, Ledadu! Vedete che ci stiamo scambiando delle idee generali. Cosa avete da alzare continuamente il dito? Volete fare pipi?
Ledadu - Vi dir, signor generale; per la faccenda delle vedove mi ero permesso di avere un'idea.
Generale - (alza le spalle, vinto) E va bene, ditela! Al punto in cui siamo!...
Ledadu - Volevo dire che secondo me c' qualcosa di ancora pi triste di 120 vedove: un vedovo. Le donne se la possono sempre sbrogliare nella vita, mentre un uomo solo, non fosse che per fare da cucina... (Tutti gli altri scoppiano a ridere a questo intervento. Fa irruzione il curato, eccitatissimo, seguito da David-Edward Mendigals, con Sofa ed Aglae)
Generale - (un po' contrariato) Basta cosi, signori. L'ultimo intervento non era sufficientemente preparato. Ne rimettiamo la discussione al nostro prossimo incontro. Qual buon vento vi porta, signor curato? Sembrate eccitatissimo.
Curato - Signor generale, vengo a farmi interprete presso di voi di una piccola cospirazione. (A queste parole tutti si alzano. C' un silenzio di vago sospetto)
Generale - (n carne n pesce) Come sarebbe? Anche voi avete delle idee sull'avvenire della Francia?
Curato - No. Pi modestamente, signor generale, sull'avvenire della cassa parrocchiale e della festa di S. Alfonso. Questo giovane ha avuto un'ottima idea. proprio vero che ci stiamo arrugginendo! Quello che ci manca in paese un animatore un po' dinamico.
Generale - Ma senti senti... Cinque minuti col signor Mendigals e il signor curato gi conquistato alla causa del dinamismo! Tutti i corpi costituiti si arrendono uno dopo l'altro. Grazie a Dio, l'esercito resiste ancora! E cos' che chiamate essere dinamico, signor curato?
Curato - Fare finalmente qualcosa di diverso! Novit! Novit! Modernit! (Li prende tutti a testimoni) Cosa offriamo noi al pubblico tutti gli anni per la festa di S. Alfonso? Sfilate di bambini vestiti di un bianco sempre pi dubbioso, fiori e tappeti alle finestre, premi di virt, corse nei sacchi? Bisogna camminare con il proprio tempo. I premi di virt sono superati, superatissimi! E ho notato che, da quando venuto di moda il giro di Francia, le corse nei sacchi non appassionano pi le nuove generazioni. Il signor Mendigals ha avuto l'idea di organizzare una recita per la festa di S. Alfonso. Una commedia in cui le parti saranno recitate dai principali notabili del paese. C' di che stuzzicare la curiosit nel raggio di 50 chilometri, e di che farci sperare in un forte incasso... Io con i miei due scarponi da curato piantati sulla terra, non guardo pi lontano di cosi!...
Generale - Tutti gli stessi! Non pensate che al denaro!
Curato - Certo! Come tutti quelli che non ne hanno.
Generale - E chi la reciter, la vostra commedia?
Curato - Tutti gli uomini validi.
Generale - E dove la reciteranno?
Aglae - Ho detto al signor Mendigals che forse potremmo rimettere a posto il teatro di verde in fondo al parco...
Generale - (sussulta) Volete fare la festa di Sant'Alfonso in casa mia?
Aglae - Si. Mi farebbe tanto piacere.
Sofia - (batte le mani) Oh si, pap! Grazie, pap!
Generale - (grugnisce, a disagio) Si, pap, grazie pap... Calma! Non c' niente di deciso.
Curato - Il buon Dio vi ha dato la pi bella casa del paese, generale, Rifiuterete di prestargliela?
Generale - Siete sicuro che il buon Dio ami il teatro? Siete sicuro che non si tormenti la barba con inquietudine nel vedere delle anime, che lui ha fatto, mimare con impudenza passioni che non sono loro proprie? 200 anni fa, questo lo mandava su tutte le furie, e scomunicava gli incauti...
Curato - (con un gesto) Ci ha fatto il callo. Ci ha fatto il callo, come tutti... Non tirate fuori dei vecchi pregiudizi per silurare il nostro progetto. Del resto il signor Mendigals mi ha assicurato che convincer anche voi a recitare!
Generale - Io?
Sofia - Ma certo, pap! Non ti credi pi abbastanza giovane per farlo?
Generale - Io, col muso infarinato?
Curato - Per S. Alfonso!
David - Voi per primo, signor generale! Mi picco di avere una certa esperienza, e posso garantirvi che siete attore nato. Il mio istinto non mi inganna. E bisogner che anche questi signori recitino. Tutto l'interesse della rappresentazione dipender dalla notoriet dei nostri attori. una legge a cui non si sfugge. Il dottore nella parte del Dottore, il generale in quella di Almaviva... Faremo un esaurito!
Generale - Volete mettere in scena un Beaumar-chais?
David - No. No. Niente classici soprattutto. I classici sono fuori. Chi ne sente pi parlare? Novit, novit! Bisogna fare bum! Bisogna stupire, scandalizzare, all'occorrenza. Ci vuole un lavoro modernissimo.
Curato - (esclama) Ne ho uno io! Non pi modernissimo, vero, ma lo stato. Lo feci rappresentare all'Oratorio quando avevo 20 anni. un lavoro che esalta i migliori sentimenti, ed anche in versi, il che non guasta. Si chiama Gli orfani di Ploubala. Comincia in una landa deserta. Arriva una vecchia piegata dagli anni, che raccoglie legna secca col suo nipotino... (Comincia a recitare):"O nonna, tu che sai la brettone leggenda, che conosci i segreti del mar che si avvicenda e i grandi slanci neri dei corvi nei paesaggi della landa ove il vento agita gli alti faggi, di al piccolo Luigi perch l'uomo che passa lungo il rotto sentiero, chino sulla sua mazza, presso il Calvario, dove Ges si immolato, con le due dita come si dee non si segnato.La Nonna:Figliolo mio, se incontri quel vile sugli scogli volgi altrove lo sizuardo, e attento..."... e attento... (Si ferma confuso) Mi manca una rima. (Tutti aspettano educatamente. Riprende): "Figliolo mio, se incontri quel vile sugli scogli volgi altrove lo sguardo, e attento..." (Si ferma di nuovo. Il generale esasperato finisce per gridargli)
Generale - "Al portafogli!" Pu essere?
Curato - (serio) No. Era una parola molto pi poetica... Oh, stupido, per una parola... (Ricomincia):"Volgi altrove lo sguardo, e attento..."
Generale - Non cercate ulteriormente, signor curato. Una rima perduta, dieci trovate, in certi versi. I vostri Orfani di Ploubala sembrano un po' vecchio stile anche a me, che mi vanto di essere un codino. Faremmo dormire gli spettatori, temo.
Curato - (confuso) Eppure ai miei tempi piangevano molto.
Generale - (per tagliar corto) In seguito si sono trovate altre ragioni per piangere.
David - (gentilissimo) Terremo presenti tutte le proposte, signor curato. Ma in attesa che voi ritroviate il manoscritto originale per confrontare quella rima, vi propongo a mia volta una commedia di cui per un caso fortunato avevo il copione in valigia. Volete che la esaminiamo subito? Ricordatevi: S. Alfonso cade il 2 agosto, e se vogliamo essere pronti in tempo non dobbiamo dormirci sopra.
Aglae - (che ha preso sottobraccio il generale) Il signor Mendigals ha ragione, amico mio. Pare anche a me che dovremmo decidere subito.
Sofia - (installandosi per ascoltare) Ah! sar emozionante! Finalmente Parigi, Parigi, Parigi!
Generale - (preso in trappola, d un'occhiata ad Aglae) Ebbene, signori, poich la generalessa sembra tenerci tanto, penso che potremmo fare circolo e ascoltare il nostro giovane amico. Non mi dispiace di vedere un po' com' questo teatro moderno. Io non ci vado mai.
Aglae - Non c' da vantarsene, amico mio!
David - Signor generale, sono anch'io del parere della signora generalessa. La vostra un indifferenza colpevole. Il teatro moderno ha fatto un gran passo in avanti. Il gioco fine a se stesso, il divertimento, sono finiti.
Generale - (sedendosi, bonario) Oh bella, e perch? Non ci si deve pi divertire?
David - Abitanti provvisori di questo pianeta minacciato dalla distruzione atomica, non ne abbiamo pi il tempo. Si tratta ormai di lavorare alla presa di coscienza dell'uomo, sull'uomo, per l'uomo - e nell'uomo. Il che non esclude affatto, come vedrete, l'angoscia metafisica e una specie di umorismo disperato.
Generale - Ci promettete una serata amena. Per, sapete com', distruzione atomica o no, siamo sempre stati degli abitanti provvisori di questo pianeta. Il che non ci impediva di ridere di tanto in tanto.
Aglae - Quanto a me, sono curiosissima di sentire la commedia. Spero non vorrete guastarmene il piacere.
Generale - (conciliante, perch Aglae si seduta su un bracciolo della poltrona e gli tiene la mano) Per niente al mondo, amore mio. Vi ascoltiamo, signore... Bisogna sempre istruirsi imparzialmente. Io sono in buona fede, mi arrabbio solamente dopo.
David - (che ha cavato di tasca un libretto) Il lavoro si chiama "Zim-Bum"!
Sofia - (eccitata) Oh! "Zim-Bum"!
Generale - "Zim-Bum"! Mi piace. allegro.
David - Ovvero "Giuliano l'Apostata".
Generale - un po' meno allegro.
David - Lo scoglio era il problema dello stile. La strada giroduviana o clodelliana era sbarrata. N il teatro moderno poteva pensare di rifarsi alla volgarit congenita del neo-boulevard. Il nuovo teatro cerca il suo stile nel realismo pi trito, pi quotidiano, ma per trascenderlo...
Generale - Staremo a vedere, signore.
David - "Zim-Bum! ovvero Giuliano l'Apostata. Antidramma".
Generale - Perch "antidramma"?
David - Vi sar subito chiaro, generale. Il lavoro di Popopief, uno dei migliori giovani autori francesi.
Generale - Popopief...
Sofia - (godendo) Popopief! Ah! Come fa Parigi!
David - (ricomincia) "Zim-Bum! ovvero Giuliano l'Apostata. Antidramma".
Generale - Antidramma. (Occhiata di Aglae, occhiata di David-Edward Mendigals)
David - Antidramma. "La scena non rappresenta nulla".
Generale - Cosi si risparmia. (Aglae gli d una piccola botta sulla mano) Cos'ho detto di male? Penso alle spese generali.
David - (continua, un po' piccato) "A destra, una porta murata. In fondo una finestra, troppo alta perch si veda alcunch. Al centro della scena: un bidet" .
Curato - (che non sicuro di avere sentito bene) Prego?
David - (deciso) Un bidet. Ho bisogno di tutta la vostra pazienza, signor curato. Vedrete che tale utensile, la cui presenza duo a tutta prima sorprendervi, ha un significato profondamente metafisico.
Curato - (un po' confuso) In questo caso non insisto.
David - (legge) "In scena Giuliano e Apofsia. Sono seduti per terra, accovacciati l'uno accanto all'altra. Non si muovono. Il loro silenzio deve prolungarsi fino al limite di resistenza degli spettatori". (Spiegando) Ho visto il lavoro a Parigi; un momento di una teatralit straordinaria, e di un'audacia sconvolgente. la prima volta nella storia del teatro che si alza il sipario e, alzato il sipario, non succede nulla. C' qualcosa che vi prende alla gola; il nulla dell'uomo, repentinamente la sua inutilit, il suo vuoto. Cose di una profondit vertiginosa... (riprende a leggere) "Dopo alquanto tempo, quando l'angoscia diventata insostenibile, finalmente Giuliano si muove e si gratta". (Spiegando) Questo poi di una cattiveria formidabile! Abbiamo visto l'uomo: il suo nulla, la sua vacuit. E quando finalmente fa un gesto, il primo, per grattarsi... Sentite?
Generale - Non ancora. Andate avanti.
Apofasia - (con voce bianca e dizione monotona): Una pulce?
Giuliano - No. (Pausa) Neanche. (Altra pausa)
Apofasia - Credevo che fosse una pulce.
Giuliano - Sarebbe troppo bello. (Pausa)
Apofasia - (con un barlume di speranza): Viene?
Giuliano - Che cosa?
Apofasia - La cosa.
Giuliano - (cupo): Viene e va.
Apofasia - Se almeno si potesse essere sicuri che c' una cosa!
Giuliano - (con un urlo improvviso): Puttana! ".
Curato - (con un gesto di disapprovazione) Ssst. sst! sst! sst!
David - (conciliante) Potremmo cambiare con "prostituta", se la parola vi urta. Ma importantissimo. il dramma della coppia che si innesca.
Curato - (ingenuo) Forse si pu dire "P" e basta. Una volta, a Parigi, ho visto un manifesto, nel metr, e mi hanno spiegato che...
David - (taglia corto) Vedremo durante le prove, signor curato. (Legge)"Giuliano: Prostituta! Tutte uguali! Spegni la lampada. Apofasia: Quale lampada? Giuliano: La lampada! Apofasia: Non c' mai stata nessuna lampada.
Giuliano - Allora non spegnerla. (Un silenzio tragico) Nulla. Non c' nulla. Non c' mai stato nulla. Non mai successo nulla in nessun luogo e non succeder mai nulla. Allora, perch continuare?". (Il generale che stava dando segni di impazienza si alza ed esplode)
Generale - Al diavolo; anche il mio parere! Fermiamoci qui, giovanotto! Voglio sperare che vi state burlando di noi: l'ipotesi meno penosa. E potete pensare seriamente che io mi infarinerei il muso per blaterare delle simili bestialit? Ma questa trippa di gatto!
David - (s' alzato anche lui, irritato ma dignitoso) Signor generale, il teatro di domani.
Generale - (secco) Allora, torner domani! (Se ne va, fuori di s, sbattendo la porta. Tutti rimangono a disagio. David-Edward Mendigals arrotola il libretto con fare sostenuto. Sofia desolata, ma Aglae ha un sorriso e dice semplicemente)
Aglae - Lasciate fare a me. Lo convincer io.
ATTO TERZO
Il parco. Il teatro di verde che si sta allestendo sotto gli alberi del fondo. un piccolo palco con un boccascena vecchiotto; un pezzo di velluto rosso pende, lasciato li dal tappezziere. Poltrone e chaises-longues di vimini intorno a una statua sull'erba. Un grammofono portatile, appoggiato su una sedia, suona un valzer interpretato a Jazz. Sola in scena, Aglae balla il valzer a occhi chiusi, nel costume bianco che_ dovr indossare nella commedia - una spagnola di Goya. Entra Tot che la guarda silenzioso, poi chiede:
Tot - Mamma...
Aglae - (senza smettere di ballare, a occhi chiusi) Si?
Tot - Venivo a chiederti per il mio golfino giallo. Lo metto?
Aglae - Si, tesoro.
Tot - Non farei meglio a mettere quello bianco, se viene gente?
Aglae - (che continuer a ballare a occhi chiusi, per tutta la scena) Si, tesoro.
Tot - Soltanto, quello bianco ha un buco...
Aglae - Si, tesoro...
Tot - Devo chiedere a Giulia di accomodarlo?
Aglae - Si, tesoro. (Balla sempre. Tot esita, poi chiede)
Tot - Mamma...
Aglae - Tesoro?
Tot - La signorina Tromph arriver a momenti, e ha detto che devo sapere tutti i multipli di sette.
Aglae - (sempre nel valzer) Si, tesoro, bisogna saperla bene, la tavola pitagorica. Senza la tavola pitagorica con tutti i multipli non si pu fare niente, nella vita. Se ne cola via tra le dita. (Balla)
Tot - (un po' smontato, chiede) Posso recitarteli?
Aglae - Che cosa, tesoro?
Tot - I multipli di sette.
Aglae - Ma certo, tesoro.
Tot - (comincia) Sette per uno sette, Sette per due, quattordici. Sette per tre... (Si ferma)
Aglae - (ballando) ...ventuno.
Tot - Sette per quattro, ventotto. Sette per cinque, trentaquattro.
Aglae - (correggendolo) Sette per cinque, trentacinque.
Tot - Sette per cinque, trentacinque. Sette per sei, trentasei. Sette per sette, trentasette. Sette per otto, trentotto. Sette per nove, trentanove. Sette per dieci, quaranta. (Chiede) Va bene, mamma?
Aglae - Va benissimo, tesoro. (7/ generale entrato da un attimo, anche lui in costume, vagamente grottesco. Ha ascoltato stupito quella curiosa lezione di aritmetica. Tot, senza vederlo, se ne va)
Tot - Ci vediamo, mamma. Io vado a giocare.
Aglae - Gioca da bravo, tesoro. (Esce Tot)
Aglae - (sta sempre ballando. Il disco finisce. Aglae fa qualche giro con gli occhi chiusi e si ferma. Apre gli occhi. Si trova davanti al generale) Oh, mi avete fatto paura!
Generale - Stavate ballando?
Aglae - Facevo ripassare al bambino la tavola pitagorica.
Generale - Ballando?
Aglae - Ballando, si. Adoro questo valzer... Il signor Mendigals ha delle trovate straordinarie. Sembra che questo disco stia facendo furore a Parigi.
Generale - Parigi in ritardo. un valzer dei miei tempi. con quella musica che io ho imparato a ballare a Saumur, insieme a un aiutante maggiore. Non hanno fatto altro che infilarci una tromba. Mi domando perch!
Aglae - (sorride) Ma siete incorreggibile! Se il fascino sta tutto li!
Generale - Vi sembra?
Aglae - Ma certo! Per voi, amico mio, la tromba sanscrito.
Generale - Disingannatevi. Il suono della tromba mi familiare. Ma ai miei tempi ci se ne serviva per altri scopi. Per svegliarsi la mattina presto, per muovere all'assalto, per spegnere i fuochi la sera e andare a dormire.
Aglae - (che ha rimesso il disco e ha ricominciato a ballare da sola) Credete che la nostra recita avr successo?
Generale - Al punto in cui siamo non ci resta altro da sperare, se non vogliamo naufragare tutti quanti nel ridicolo.
Aglae - (ballando) Sapete, amico mio, non bisogna poi credere che io non la pensi come voi, qualche volta. Sono molto contenta che abbiamo cambiato commedia. Quella di prima, non osavo dirlo per paura di passare da provinciale, ma non piaceva neanche a me... Questa di adesso cento volte pi poetica. Gli amori di donna Ardelia e di Rosario...che bel titolo, vero? Il signor Mendigals mi ha detto che stata adattata dall'antico repertorio andaluso da un giovane spagnolo, figlio di un esiliato, che non ha ancora vent'anni e che si guadagna da vivere a-prendo le portiere delle automobili.
Generale - Questo particolare molto toccante, ma non aggiunge niente alla commedia... che del resto non male. Un po' in cimbali, magari, nei momenti lirici... Ma mi ci abituo.
Aglae - Parigi impazzita per l'autore dopo una prima trionfale, a cui d'altronde hanno fatto seguito solo quattro repliche. Ma Bb de Mabillon lo ha adottato e pare che fra due anni sar ricchissimo e celeberrimo.
Generale - Allora non avr pi da aprire la sua portiera. salvo. (Dice piano, repentinamente) Aglae! Smettete di ballare! (Va al fonografo e arresta il disco. Aglae si ferma e apre gli occhi)
Aglae - Perch?
Generale - Non mi piace che balliate sola e con gli occhi chiusi. Mi domando con chi siete.
Aglae - (sorridendo) Preferireste che ballassi a occhi aperti fra le braccia di un giovanotto?
Generale - (grida) Si! (Si controlla) No!... Non lo so...
Aglae - (sempre sorridendo) un piacere che mi vietato, lo sapete bene.
Generale - Non da me, in ogni caso. Ormai che abbiamo cominciato, non c' ragione di fermarsi: dar un ballo in autunno, per San... Beh, un qualche Santo del diavolo lo troveremo!
Aglae - (scoppiando in una piccola, strana risata) Che grande notizia! Ci saranno Lebelluc, Friselaine, il dottore? (Si riprende, pi seria) ...Non da voi, lo so, non da voi... Siete un marito molto intelligente e molto generoso... ma da me stessa.
Generale - Perch?
Aglae - Perch sono vostra moglie, e intendo rimanervi fedele nei gesti pi segreti, come ho giurato. (Va fra le sue braccia) Ma voi? Perch non ballate mai con me? Rimettete la musica e balliamo.
Generale - Fra le braccia dell'aiutante maggiore che mi istruiva, a vent'anni, avevo una certa grazia. Oggi, fra le vostre, avrei l'aria di un orso.
Aglae - Proviamo! Rimettiamo la musica. (Esegue. Lo prende fra le braccia. Il generale comincia a ballare con lei un valzer maldestro, finch si ferma)
Generale - No, Aglae! Devo parlarvi!
Aglae - (impercettibilmente annoiata) Di che? Ho l'impressione che vogliamo riprendere la nostra conversazione dell'altro ieri. Era terminata, e vi assicuro che non avr alcun seguito.
Generale - Non riparleremo di quello che mi avete detto l'altro giorno.
Aglae - (sorridendo, saggia) Vi ascolto, allora. Vedete? Mi siedo come una scolaretta pronta a imparare la lezione.
Generale - Cercate di non mettermi in imbarazzo. Quello che ho da dirvi non facile.
Aglae - In imbarazzo, voi? Una minuscola formica come sono io? So che conoscete la vita e gli uomini meglio di me, e che la sapete pi lunga di me su tutto.
Generale - (piano) Non ne sono pi tanto sicuro.
Aglae - (con ironia scevra di cattiveria) Va bene. A rapporto, signor generale! Vi ascolto. Soltanto, dispensatemi dallo stare sull'attenti: sono un po' stanca.
Generale - Non fate dello spirito. Dare ordini facile, in un sistema che sta in piedi. I manuali di istruzione militare sono in regola, e da molto tempo... Sono i manuali di istruzione civile che mi hanno l'aria di essere infinitamente meno in regola. E per niente al mondo io vorrei perdere questa guerra. La mia ultima, Aglae.
Aglae - Una guerra?
Generale - La nostra, Aglae.
Aglae - (sinceramente sorpresa) Ma come vi venuto in mente che noi siamo in guerra?
Generale - Un uomo e una donna che hanno tentato di vivere insieme e di amarsi - due cose spesso contraddittorie - sono quasi sempre in guerra, Aglae, nel loro segreto.
Aglae - (dopo una pausa e con altro tono) Noi due non siamo un uomo e una donna, come dite voi. Trovate delle espressioni assurde. Voi siete mio marito. Vi ho scelto. Vi ho giurato di essere una buona moglie. E lo sar, sempre, ecco tutto! Non c' nessuna guerra e nessun problema... C' la pace, la bella pace delle epoche senza storia, coi bambini che crescono e i raccolti che promettono bene...
Generale - ...e le scolarette sagge sui loro banchi, coi loro sguardi che si fanno sempre pi assenti... Non bisogna farmi pi bestia di quello che sono, Aglae!
Aglae - Ho avuto torto di dire che mi annoiavo, l'altra sera. stata la mia unica debolezza. Me ne fate pentire.
Generale - So che c' in me qualcosa di un po' grottesco. I miei furori e i miei assolutismi vi mettono a disagio, lo so. Non vi rendono la vita sempre cosi facile, cosi seducente come potreste augurarvi. Il mio rigore una virt ma ho la tendenza a farlo scontare agli altri. Sono lucido, vedete. Un orso ferito. Uno non si pu rifare. Perch sorridete?
Aglae - Mi vengono in mente due versi che da ragazza mi piacevano tanto: "Non torneranno pi, i nostri amici orsi - a scagliare le pietre contro le damigelle...". Mi piacciono le vostre indignazioni e le vostre collere, Lodovico, anche quando non le condivido del tutto. Sapete che uomo fatuo, stordito era mio padre. stato anche un po' per il vostro accigliato rigore che vi ho amato, per reazione. A dodici anni, all'ora di francese, ero innamorata di Alcesti.
Generale - Tutte le ragazze si innamorano di Alcesti, al principio. Dicono: "Finalmente uno che non come gli altri"... E finiscono regolarmente per tradirlo con uno che come gli altri. una legge.
Aglae - di cattivo gusto quello che dite, amico mio. Io non vi tradir mai.
Generale - Perch mi amate troppo per farlo, Aglae, o perch amate troppo la verit? Ci sono fedelt che sono solo verso se stessi. (Una breve pausa. Poi Aglae risponde piano, chiusa)
Aglae - Amo la verit. (Pausa)
Generale - (rauco) Perch non siete pi la stessa, Aglae?
Aglae - (esce in una risatina leggera e misteriosa) Che domanda! Non lo so. Perch i fiori nascono esattamente col numero di petali, esattamente con il colore che era previsto nel misterioso libro dei conti? Perch un bel giorno il vento soffia via il loro polline? Perch? Perch? Perch? I bambini fanno di queste domande. Perch tutto cresce, tutto cambia, tutto muore? Ai bambini si risponde perch perch ...
Generale - (grida d'improvviso, _ quasi ridicolo) Io voglio che niente cambi, mai! (Aglae ha un risolino fresco, senza cattiveria)
Aglae - Che buffo. Ci siete proprio tutto voi, in questa uscita. Avete deciso da sempre come dovevano essere le cose, e non io soltanto, ma la Francia, la natura umana, tutto. Belle, pure, dure, eterne, come nei vostri racconti di ragazzino. E se qualcosa si corrompe o si sfregia, se qualcosa si muove e vive, se nella vostra bella costruzione si d il minimo disordine, eccovi sulle furie. Le furie di un ragazzino deluso. E correte a rifugiarvi fra le braccia della mamma. Sennonch, anche la mamma cambiata. Come tutto quello che vive sulla terra-Amico mio, dovete tornare sulla terra, dovete farvi una ragione. Cospirerete di meno, nessuno vorr pi mettervi in prigione, sarete pi amabile, e meno infelice, finalmente.
Generale - (grida ancora) Non voglio essere amabile!
Aglae - Lo so. Eppure volete essere amato. Vedete come siete incoerente.
,
Generale - Non voglio essere amato! (Nel risolino di Aglae c' stavolta qualcosa di duro)
Aglae - Allora, di che vi lamentate?
Generale - (rauco) Mi lamento del fatto che voi non mi amate pi.
Aglae - Credevo che non voleste pi essere amato.;
Generale - (sordamente) Dagli altri. Ma da voi, si.
Aglae - Intanto, non esatto. Vi ho detto che vi amavo ancora.
Generale - Male.
Aglae - (sorridente) Meglio che posso. Mi dite che sono cambiata. possibile. Mi avete presa fanciulla, mi avete fatta donna. un piccolo fenomeno a cui gli uomini non si abitueranno mai. E voi state sempre cospirando contro l'inevitabile, combattendo contro i mulini a vento. I mulini girano. La Francia e io cambiamo.
Generale - (umile) Ditemi la verit, Aglae.
Aglae - Eppure sapete quanto pericoloso chiedermela. Alle altre donne si pu, loro la truccano. A me, terribilmente imprudente, io la dico.
Generale - Se un giorno vi sentiste attratta da un altro uomo, mi tradireste?
Aglae - No. (Nettamente)
Generale - Perch?
Aglae - Perch l'ho giurato.
Generale - (esplodendo) Siete una piccola pulce impudente, ecco quello che siete! Ma perdiana, vi far vedere chi sono io! Credete che sia disposto a vivere come se niente fosse e a mandare gi la vostra pillola?
Aglae - Che pillola? Non vi ho detto che non vi tradir mai?
Generale - Perch l'avete giurato? Tuoni e fulmini! Per chi mi prendete? Secondo voi un uomo degno di questo nome se ne andrebbe sotto l'acquazzone riparandosi con un ombrello simile? Un giuramento! Me ne fotto, io, dei giuramenti! Cribbio! Voglio che non mi inganniate mai perch mi amate, punto e basta! E se uno sbarbatello da spiaggia vi interessa, dir di pi: desidero che mi mettiate le corna!
Aglae - Non ci contate!
Generale - La vedremo, mascherina! Me ne occuper io stesso, se occorre. Voi non mi conoscete!
Aglae - (alza le spalle) Siete uno stravagante. Non sapete quello che dite.
Generale - (fuori di s) So perfettamente quello che dico. Da quanto tempo credete di essere nata? un argomento di cui non mi piace servirmi, pupattola, ma voi vagivate ancora nella culla quando gi altre donne giuocavano con me a busso e striscio... Lo so, come devo considerarvi, tutte quante! Ah, dico!
Aglae - Amico mio, se ci mettiamo tutti e due a farci forti della nostra et, passeremo il limite della peggiore volgarit.
Generale - E io sar volgare, se mi va! Le corna, sissignora, se mi va! roba per un parroco farsi proteggere da un giuramento. E se la sera in giardino vi prendono la mano...
Aglae - (dolce ma risoluta) Amico mio!
Generale - Non vi domando chi stato, lo sapr da me! Se un galletto vi manda in fregola - o vi calma, come dite voi nel vostro gergo - esigo che arriviate fino in fondo e che mi mettiate le corna. Il romanzo- troppo comodo! Letteratura da biblioteca circolante, col suo bell'onore intatto! Traditemi, perdio, coraggiosamente. Sar meno umiliante. E sta a me difendermi. Sta a me insegnarvi, a tutti e due, che non c' da fidarsi dei ragazzini nella seconda infanzia. Per cominciare, non recito pi nella commedia.
Aglae - (s' allontanata dignitosamente ed andata a rimettere un disco) Voi vi trafiggete da solo.
Generale - (seduto in un angolo, immusonito) Fino all'elsa, e che il sangue sprizzi! il mio stile.
Aglae - (che si rimessa a ballare) Volete che vi disarmi con una parola?
Generale - (sogghigna) Con una parola, sarebbe bella! C' sempre voluto pi di una parola per disarmarmi. Prendete informazioni da quella mezza dozzina di bei cuoricini che ho lasciato sul terreno nel corso della mia infanzia prolungata...
Aglae - (che sta sempre ballando) Non vi tradir mai perch l'ho giurato. Avrei orrore che voi foste ingannato. (Si ferma un attimo. dietro dilui, e dice d'improvviso, chiara) Ma se un giorno amo un altro uomo, ve lo dir prima che lui mi tocchi, e l'indomani partir con lui. Ecco. Questo non l'ho giurato, ma ne sono sicura.
Generale - (impietrito) Aglae! Uccellino mio!
Aglae - (piano, dopo una pausa) Ve l'ho detto che non bisognava a nessun costo chiedermi la verit. Fate in modo che io non mi innamori mai di un altro, ecco tutto. (Ricomincia a ballare, as-sente)
Generale - (si alzato) Sar divertente, sar spiritoso. Dar delle feste. Imparer di nuovo a ballare. Reciter la commedia e all'ultimo atto mi metter a quattro zampe per prendere le bastonate, come vuole la regia del signor Mendigals. (Ha accennato una specie di ballo grottesco ed ha finito per cadere in ginocchio davanti a lei che si fermata. Aglae lo guarda divertita, poi dice, posatamente).
Aglae - Ricomponetevi. Non mi piace che mi costringiate a essere una donna. I nostri rapporti sono sempre stati su un altro piano. Lasciatemi il piacere di rispettarvi. (Cambia tono) Fra mezz'ora c' la prova. Mi avete fatto uscire di me. Non sar pi nella parte. E bisogna che almeno quest'altra commedia sia recitata bene. Torno subito. ( uscita rapidamente. Il generale resta solo in scena, sconvolto. Entra Lebelluc)
Lebelluc - Buongiorno, generale. Sono in anticipo. Sto in pensiero per la mia parte. Non mi sento tranquillo. Ho l'impressione di non rendere bene il personaggio.
Generale - (repentinamente) Lebelluc! Avete conosciuto molte donne?
Lebelluc - (guardingo) Si e no. Che altro volete inventare? Mi preoccupate, dall'altra sera.
Generale - (umile) Ho cosi poca esperienza... Quando si sente per la prima volta qualcosa che cambia, un niente, un tono di voce, uno sguardo...
Lebelluc - Mio caro, voi fumate il sigaro? Alla prima boccata amara bisogna buttarlo. A ostinarsi, per avarizia o per cocciutaggine, non c' che da guastarsi lo stomaco. Ce ne sono sempre degli altri nella scatola per darvi un piacere nuovo. Lo stesso con le donne.
Generale - (scoraggiato) Si. Gi. Non parliamo esattamente della stessa cosa, Lebelluc. (Entra Blazor)
Blazor - Cocco mio, credo di aver trovato la chiave della mia scena a due col capitano. meraviglioso recitare. Si tanto pi naturali che nella vita. Forse perch c' meno bisogno di mentire. Oh, Lebelluc, ci siete gi? Ripassiamocela un po' camminando. Io ho bisogno di fare i gesti. (Comincia) "Allora, signore"? (Anche Lebelluc comincia)
Lebelluc - "Allora, signore?"
Blazor - "Eh no, signore."
Lebelluc - "Eh si, signore! Sapete che potrei tirarvi le orecchie e mozzarvele col mio sciabolone, signore?"
Blazor - "Sapete, signore, che io pure potrei mozzare le vostre?"
Lebelluc - "Allora, piuttosto, ragioniamo, signore."
Blazor - "Si, signore."
Lebelluc - "No, signore!"
Blazor - "Si, signore!" (Sono usciti gesticolando. Il generale rimasto solo)
Generale - Si, signore! No, signore! Si, signore! Ve le taglier io le orecchie, e anche qualche altra cosa, per farmici i bottoni dei polsini! Ah! troppo, troppo. E basterebbe sapere un nome! semplice, tuoni e fulmini. Chi c'era da me quella sera? (Va alle poltrone, riflettendo) La Bise. Bene. (Si siede e si alza via via) Il dottore... Lebelluc... Quel cretino di Blazor, che mi ha confessato di essersi messo da una parte con Friselaine per raccontargli delle porcherie... L, ecco! Era ubriaco, l'animale. Mi sembra di vederlo, appoggiato allo zoccolo, sornione, coll'aria di ascoltarmi. Si era chinato un po'... (Fa il gesto) Ma a quel posto l chi c'era, perbacco?!... Che scemo. C'ero io. Cattiva pista. Ricominciamo. (Ricomincia. Entra il curatoche lo osserva mentre prova le poltrone, una dopo l'altra, bofonchiando)
Curato - Che state facendo, generale? Mi sembrate agitato. un piano di battaglia?
Generale - Signor curato, cerco chi era seduto su questa poltrona, mercoled sera dopo cena.
Curato - (tranquillo) Non cercate oltre, amico mio. C'ero io. (Il generale interdetto guarda in silenzio il curato che sorride)
Generale - (soffocato) Va bene che la giornata delle rivelazioni, per... per... Non mi verrete a dire che siete voi che avete preso la mano di mia moglie nell'oscurit?
Curato - Si, mio buon amico. Ma come avete fatto a saperlo? Avevo badato bene di non esser visto.
Generale - Me l'ha detto lei. Senza dirmi chi.
Curato - Amico mio, dovete perdonarmi, ma quella sera vostra moglie mi ha fatto pena. Ascoltava fin dall'inizio della serata, ascoltava da donnina saggia. Aveva adempiuto a puntino ai suoi piccoli doveri di padrona di casa; aveva dato a ognuno la tazzina di caff e chiesto quanto zucchero, e poi si era seduta al suo posto, piccola prigioniera in mezzo a noi. Voi stavate parlando, e da lontano, nell'oscurit, venivano le folate di musica e gli scoppi di risa della signorina Sofia e dei suoi giovani amici che ballavano sul prato. A un certo momento lei ha rabbrividito, impercettibilmente, e senza ragione, perch la sera era tiepida, e io ho capito che era laggi, fra le risate pazze e le sorprese della giovinezza, che lei, anche lei, avrebbe dovuto trovarsi in quel momento - non con noi. Allora ho posato la mia mano sulla sua perch sentisse che qualcuno l'aveva indovinata. Ecco. (Un silenzio, poi il generale, fattosi rauco, chiede)
Generale - Credete che non sia felice?
Curato - Io credo che abbia tutto per essere felice, come si suol dire. Ma credo anche che questo, specie nel caso delle donne, non sempre basti per essere felice.
Generale - (chiede con umilt) Credete che dovrei farla divertire di pi?
Curato - Forse. Le donne hanno bisogno soprattutto di essere divertite. Le si accusa, spesso, di portare alla perdizione gli uomini - che si perderebbero altrettanto bene senza di loro: basta vedere nelle guerre, per esempio, quando sono soli, gli sprechi e le frivolezze che accumulano. In fondo, con l'aria di chiedere tutto, esse domandano ben poco. Un po' di chiasso intorno a loro, e di calore; un po' di piacere.
Generale - Il signor David-Edward Mendigals e le sue piacevolezze da snob! Le sue commedie da manicomio, le sue danze da negri e le loro risate per niente. I piccoli sentimenti incompiuti che non arrivano mai in fondo. Il muschio della vita. Le donne vivono di muschio. (Confessa un po' controvoglia) Mi disturbano. Non posso dire che le detesto. Ma mi disturbano.
Curato - E fosse tutto qui! (Sorride) Avete fatto il ritratto delle donne oneste e delle fanciulle. Ma ci sono le altre, credete a me, che vedono pi lontano e pi profondo. Che tramano gli avvelenamenti, le rovine e le lunghe umiliazioni. C' la nostra antica madre temibile, alleata del serpente.
Generale - (con un grido) Ma io l'amo! Son pronto ad aprirmi il ventre come il pellicano e a darle le mie viscere!
Curato - Esse non amano soltanto la trippa. Amano anche i pasticcini.
Generale - (dopo una pausa) Come si deve fare? Lo sapete, voi? Io mi convinco di non averlo mai saputo.
Curato - Come quegli esploratori che hanno portato dai paesi caldi un'adorabile piccola pantera. Giocare con lei come con un gattino, portarle i bocconcini di carne cruda e le tavolette di zucchero tutti i giorni, a volte tenerla al laccio e a volte lasciarla sgranchirsi le gambe, ricevere i colpetti della sua lingua rasposa e grattarle il dorso. Ma non dimenticare mai che un bel mattino, senzacessare di adorarvi, pu sentire l'odore del sangue, svegliarsi pantera e stendervi morto con una zampata. (Si riprende, un po' confuso) Non sto facendo, s'intende, il ritratto teorico della sposa cristiana. (Voci sul viale. Il generale si aggrappa a lui)
Generale - Eccoli che tornano per la prova. Non le dico niente?
Curato - No. Prima recitate questa commedia, e che la festa sia un successo. A volte capitale essere frivoli. Siate allegro, siate superficiale, siate meno difficile. Lasciate da parte per un po' l'avvenire della Francia e tutti i grandi problemi che altri dopo di noi si accaniranno eternamente a risolvere. In una parola, meno trippa, amico mio, e pi dessert.
Generale - Detesto i desserts.
Curato - (energicamente) Comportatevi come se li adoraste, o ben presto sarete voi a morire di fame. Su, generale, un po' di coraggio! Masticate un pezzettino di carta rossa, e avanti! Sapete una cosa? Siete comicissimo, nella recita.
Generale - (mettendogli una mano sulla spalla) Signor curato... E dire che quel vecchio ganimede di Lebelluc non mi ha saputo parlare che di sigari! Come mai solo voi conoscete cosi bene le donne?
Curato - (modesto e imbarazzato) Tutta teoria, amico mio... (Entrano gli altri)
Dottore - Allora si prova? Si prova? Io non penso pi che alla commedia. Affretto i parti, e se non si sbrigano faccio dei gran tagli cesarei. Ma state tranquilli, ormai non sono pi pericolosi. Non aspettiamo che voi, signor generale.
Generale - Allora, forza, ragazzi! (Al curato, passandogli vicino) Sono abbastanza allegro?
Aglae - E il signor Mendigals? Come mai non c' ancora? Non concluderemo niente di buono senza il nostro regista. (Aggiunge) E non c' neppure il signor Achille de Lpaud, devono venire insieme.
Generale - Ragazzi, abituiamoci ad essere puntuali, altrimenti non ne verremo mai a capo. (Aggiunge) una osservazione che # vi faccio allegramente. (Lebelluc e Blazor cominciano, agitandosi come degli idioti)
Blazor - "Allora, signore?"
Lebelluc - "Si, signore."
Blazor - "No, signore!"
Lebelluc - "Si, signore!"
Generale - Silenzio, voi due! Cominciamo dal principio, almeno. (Ad Aglae) La pantomima.
Aglae - Che posso fare, senza il signor Achille de Lpaud?
Generale - giusto. Allora a voi, Ledadu. Fate pi che altro una prova di memoria, mentre si aspetta il signor Mendigals. (Ledadu e la zia Bise, i soli in costume, salgono sul palco e cominciano)
Ledadu - (alla zia Bise) "Comare Carlotta, amore mio, perch mi guardi sempre dall'alto in basso, come se non mi amassi? Hai dunque dimenticato le nostre notti e tutte le piccole cose dolci che ti facevano scompisciare in mezzo al fieno?"
Zia Bise - "Lucador, voi non mi trattate come una signora!"
Ledadu - "L'altra sera, non pensavi tanto a fare la signora! "
Zia Bise - "Il giorno il giorno e la notte la notte, per noi donne oneste, e quando mi incontrerai di giorno devi parlarmi educatamente e baciarmi con rispetto la mano." (Gliela tende)
Ledadu - (eseguendo con mala grazia) "Non mi piace baciare la mano alle signore, sanno sempre un po' di cipolla."
Dottore - (sale sul palco) "Ol, svergognati, vi ho sorpreso! Reato di libertinaggio in casa del venerabile don Peppino? (Si rivolge ad Aglae, salita anche lei) Donna Ardelia, arrivate in buon punto. Credo ci sia del disordine in casa vostra. Perdonatemi se vi parlo francamente, ma sono l'Alcade di questo paese e la moralit fa parte in qualche maniera delle mie competenze municipali."
Aglae - "Queste son cose che non si dicono impunemente a una onesta padrona di casa. Esigo spiegazioni."
Dottore - "Non mancher di darvele, e in presenza del venerabile don Peppino, che vedo spuntare proprio a proposito!" (Tutti si voltano verso il generale che sale sulla scena a sua volta)
Generale - "Signora... belle cose vengo a sapere! di cotte e di crude!" (Entra Sofia sconvolta brandendo un giornale e interrompe tutti)
Sofia - (grida) Pap! Devo assolutamente parlarti! mostruoso quello che scrive il Figaro.
Generale - (grugnisce) Un'altra brutta notizia? A me danno solo quelle.
Curato - (ingenuo) Sul Figaro? Mi stupirebbe.
Sofia - ( crollata su una poltrona singhiozzando, spiegazzando il suo Figaro) Pap... pap caro! Presto!
Generale - Pap caro? Dev'essere grave! Amici miei, posso chiedervi di lasciarmi un istante con mia figlia? Continuate a ripassare il testo nel viale, aspettando il signor Mendigals. Senza qualcuno alla ribalta a dirigere non viene fuori niente di buono. Si esagera, ci si trova bravissimi gli uni con gli altri e poi visto da gi un vomito. Io ho bisogno di essere imbrigliato.
Blazor - Dopo averci riempito di insulti, cocco mio, sei diventato ancora pi gigione di noi. E non dir poco!... (Ripete, uscendo) "Allora, signore?"
Lebelluc - "Si, signore!"
Blazor - "No, signore!"
Lebelluc - "Si, signore! Sapete che potrei tirarvi le orecchie e mozzarvele col mio spadone, signore?"
Blazor - "Ol, svergognati! Reato di libertinaggio in casa del venerabile don Peppino?" (Sono usciti tutti, tranne Aglae e Sofia, sempre in singhiozzi sulla sua sedia a sdraio)
Generale - Insomma, che c'? Santa pazienza! Voi ne sapete qualcosa? (Si rivolto ad Aglae che prende il giornale dalla mano inerte di Sofia e legge)
Aglae - Eannunciato il fidanzamento del signor David-Edward Mendigals, figlio del noto industriale, con la signorina Ghislaine-Maria-Vittoria-Francia-Chantal-Lvy-Dubois, figlia del signor Paolo Lvy-Dubois, della banca Lvy-Dubois, e della signora Ortensia Lvy-Dubois, nata de La Rochefoutras".
Generale - Evviva!
Sofia - (drizzandosi come una furia) Pap, sei odioso!
Generale - (fermo) Sei infelice, era l'uomo della tua vita, ma era gi il terzo. Hai vent'anni, e ce ne saranno senza dubbio degli altri. E siccome questo qui era un imbecille, io grido: "evviva"!
Sofia - (fuori di s) Ti proibisco di insultarlo, pap!
Generale - (stropicciandosi le mani) Ho il coltello dalla parte del manico, adesso. Mi voglio levare il gusto!
Aglae - (dolcemente) David-Edward Mendigals non un imbecille, amico mio. Proprio ieri il signor Achille de Lpaud mi diceva di lui...
Generale - (l'interrompe brandendo il Figaro) Peggio ancora: un furbo!
Aglae - Si tratta senza dubbio di un malinteso che lui stesso ci chiarir tra poco.
Generale - Sul Figaro? impossibile. Non ci sono mai malintesi sul Figaro! E se ci si legge che il signor David-Edward Mendigals fidanzato con la signorina de La Rochefoutras, nata Lvy-Dubois o il contrario, perch vero. Quando un giornale tira seicentomila copie vuol dire che tutto quello che c' dentro vero.
Sofia - (comica nella sua disperazione) Lo amavo, pap! Lui lo amavo, ne sono sicura! Non aveva niente a che fare con Urbano Gravelotte n con Gianfrancesco Piedelivre!
Generale - Pi che non immagini, figliola mia. Aspetta il quarto per giudicare.
Sofia - (in fiamme) Tu non sai niente dell'amore, pap!
Generale - (balbetta) No. Si, invece. Un po'. Come tutti.
Sofia - Hai avuto una storia penosa con la mamma, che non ti amava!
Generale - E tu che ne sai? Dopotutto, non c'eri!
Sofia - (aspra) Qualche amante qua e l, nelle guarnigioni, e poi hai incontrato Aglae, che era stata educata in provincia, che un angelo di pazienza e di rassegnazione, che dice sempre di si a tutto. Come puoi capire qualcosa della sofferenza di una donna?
Generale - (interdetto) La sofferenza di una donna. La sofferenza di una donna! (Esplode) Ma porco diavolo, sei mia figlia, e sei una piccola smorfiosa da quattro soldi! Te lo insegner io cos' la sofferenza di una donna, con un paio di ceffoni!
Sofia - (al colmo del disprezzo) Lo vedi? Ecco l'unico argomento che sei capace di trovare: prendermi a schiaffi come quando avevo dieci anni! Ah, povera Aglae! Sono infelice da morire, ma in questo momento siete voi che compiango.
Generale - lei che compiangi? lei che compiangi? Ma roba da pazzi! E perch la compiangi, si pu sapere?
Sofia - Perch non capisci mai niente di niente e lei tua moglie! Oh, troppo brutto il mondo, nessuno conosce nessuno... meglio morire subito... Non esistiamo che per fallire in tutto, tutti, sempre... Mi far suora di carit, andr a curare i lebbrosi col dottor Schweitzer come Florence Deter-ling (dei Deterling del petrolio), far il teatro...
Generale - L'ultima soluzione mi pare la pi indicata.
Sofia - E l'ironia, per giunta, la tua famosa ironia; Aglae, ma diteglielo anche voi una buona volta che soffrite, che crepiamo tutte per il loro egoismo! Ditegli che cos' un uomo, e che anche voi ne avete abbastanza!
Generale - (grida anche lui) Sacramento, ma sono io che ne ho abbastanza, alla fin fine, di essere accusato di tutto, per niente! Sono io che ho fatto scrivere sul Figaro che annunciavo il mio fidanzamento con la signorina Lvy-Dubois de la Rochefoutras? (Si rivolge ad Aglae) Ma dite qualcosa! Non dite niente, e non si sente che voi!
Sofia - ( ricaduta in singhiozzi) Oh! Come sono infelice! Sono troppo infelice! Lo amavo! Lo amavo come una donna.
Aglae - (facendosi avanti) Sofia, siete ancora una ragazzina. Vostro pap ha ragione. Credo che lo dimenticherete come gli altri due.
Sofia - Gli altri due non significavano niente per me, sul piano fisico, ormai posso ammetterlo. Erano stati due fiaschi. Ma con lui, oh, con lui, io ero la sua donna...
Generale - (interdetto, esitando a capire) Gli altri due non significavano niente per te, sul piano fisico...
Sofia - (ansando) No. Proprio niente.
Generale - E con lui, con lui, tu...
Sofia - (alza le spalle in singhiozzi) Ma certo, pap, credi che viviamo ancora come ai tuoi tempi? Non siamo pi nel 1900!
Generale - Per tutti i diavoli! (Suo malgrado rettifica) Del resto nel 1900 io non ero ancora nato. (Sforzandosi alla calma si rivolge ad Aglae) Ho capito bene, o sono definitivamente un imbecille?
Aglae - (con un piccolo sorriso) Credo che abbiate capito bene.
Generale - (urla) Le orecchie a tutti e tre! E all'ultimo anche il resto! Vado a cercare le mie sciabole. (Esce correndo come un pazzo. Aglae si accosta a Sofia)
Aglae - Sofia, piccola cara, siete stata molto imprudente e molto sciocca. E molto indiscreta. Niente vi autorizzava a parlare cosi di me. Non vi ho mai fatto nessuna confidenza.
Sofia - E credete che non vi veda, attaccata alla vostra virt come a una ciambella di salvataggio? Ah, io pago, io sono infelice, ma non rimpiango niente. David-Edward Mendigals un piccolo arrivista e un fasullo, ma almeno io con lui mi sono divertita!
Aglae - Io amo vostro padre, Sofia, e dieci anni fa, quando l'ho sposato...
Sofia - (cattiva, all'improvviso, non pi una ragazzina, una donna) Amavate gi la pentola sul fuoco, lo so. Ma anche cosi... come si pu amare, pap? ( uscita alzando le spalle. Aglae rimane immobile e impenetrabile. Il generale torna veloce come era uscito. Resta un attimo interdetto. Aglae sorride)
Aglae - Ebbene, le vostre sciabole? (Il generale alza le spalle e si mette a sedere)
Generale - Era certo ridicolo, come il resto. (Dopo una pausa, sordamente) Per sempre la mia bambina... Voi non potete capire, forse... Non mi so adattare all'idea che... (S'interrompe e mormora) Il mondo non gira pi in tondo.
Aglae - Gira in tondo, si, ma gira, ecco tutto. Voi lo state a guardare senza realmente capirci nulla, in realt, affacciato chiss dove. Dovete decidervi a scendere quaggi fra noi, amico mio. Un po' di coraggio, e saltate, ufficiale paracadutista. In basso tutto vi sembrer pi semplice. Vedrete.
Generale - (sempre sordamente) Per la prima volta ho paura di farmi male.
Aglae - (animandosi, improvvisamente) Mi sembra di sentire la macchina del signor Achille de Lpaud. La riconoscerei fra mille! (Per la prima volta all'udire questo nome che Aglae pronunzia spesso, il generale ha alzato la testa. Aglae se n' accorta e rettifica con sicurezza, sorridendo) Le macchine da corsa di quei giovani non sono molto discrete... Certamente con lui c' il signor Mendigals... Finalmente si prova. (Gli dice d'improvviso, netta e quasi dura) Sia chiaro che comunque la recita deve riuscire bene. Ormai non possiamo tirarci indietro. Niente stravaganze. Riporto qui tutti entro cinque minuti, e si prova. (Esce. Il generale le grida)
Generale - Speditemi qui quel giovanotto! (Entra in tromba Maria Cristina)
M. Cristina - Pap! Il figlio del lattaio mi ha pizzicato il sedere un'altra volta!
Generale - (la guarda e chiede) Ti ha fatto piacere?
M. Cristina - (indignata) Ma no, pap!
Generale - E credi che la gente pizzichi cosi spesso il sedere delle ragazze alla quali questo non fa piacere?
M. Cristina - (indignata come una dama) Sta bene. L'avrai voluto tu. ( uscita. Il generale fa qualche passo dietro di lei e grida)
Generale - Cosa avr voluto? Cos' che avr voluto, maledizione? Qui si scoppia, adesso! Non ne posso pi! Mi aggrappo a piene mani alle colonne e sbatto gi la baracca! (La zia Bise entra anelante come dopo una corsa)
Zia Bise - Lodovico!
Generale - (abbaia) Che c'?
Zia Bise - Ho saputo l'orribile notizia! La disperazione di quella povera bambina! La rottura del fidanzamento!
Generale - Si. E con ci?
Zia Bise - Mi sento colpevole Lodovico!
Generale - Di che, ancora? Se sapessi quanto tempo ho di occuparmi dei tuoi stati d'animo, in questo momento!
Zia Bise - Durante le prove ho avuto occasione di parlare spesso da sola col signor David-Edward Mendigals. Gli ho rivelato molte cose sull'amore delle donne mature, sulla loro mistura di sensibilit e di tenerezze in contrasto ^ con la versatilit colpevole dei piccoli frutti acerbi come Sofia. Ho paura di aver turbato quel giovane!
Generale - (va verso di lei a denti stretti) Levati dai piedi!
Zia Bise - (geme) Sono una donna fatale, Lodovico!
Generale - (urla) Rassicurati, Bise. Solamente per me! (L'ha spinta fuori con violenza. Si rivolta verso David-Edward Mendigals che entrato, maldisinvolto. Lo interpella) Signore!
David - Volevate chiedermi qualcosa, signor ge-rale?
Generale - Si. Va da s che voi non avete nessuna nozione dell'onore?
David - (che sembra non capire) Sono ancoramolto giovane. Ma in compenso pap ha la Legion d'Onore. anche qualcosa in quell'Ordine, come in tutto.
Generale - (grugnisce) Questo non c'entra. Va da s che non avete mai impugnato la minima spada, il minimo fioretto?
David - No. Non ho mai fatto scherma. Per in collegio ero campione di cricket.
Generale - Vedo. Siccome io non ho mai fatto del cricket, un incontro fra noi, nell'un caso come nell'altro, sarebbe un assassinio.
David - Un incontro? Desiderate incontrarmi altrove?
Generale - No, signore. Vedo che perfino la terminologia di questa sorta di cose vi estranea. Il mondo gira. Dunque, per quel che ci resta a fare, il luogo in cui siamo baster. Qui ci si pu benissimo scambiare dei cazzottoni. un linguaggio universale.
David - Non vi capisco.
Generale - Mi capirete. Leggete il Figaro?
David - (si siede, disinvolto) Raramente. Leggo L'Espresso.
Generale - Molto bene. Ciononostante, le vostre idee progressiste non dovrebbero impedirvi di dare una rapida occhiata alla cronaca mondana del Figaro di stamane. (Gli allunga il giornale. David-Edward Mendigals vi getta una rapida occhiata)
David - Oh! Pap incorreggibile! Gli avevo detto di non annunziarlo... Lo ha letto Sofia?
Generale - Si.
David - (sinceramente disturbato) Povera piccola Sofia! Mi ripugna farla soffrire. Voi non la conoscete, generale; un piccolo essere pieno di grazia, di sensibilit.
Generale - (un po' interdetto) vero che la conosco male, ma un po' la conosco. La sensibilit non le manca davvero!
David - Che sciocchezza! Una sciocchezza imperdonabile! Non bisognava mai dare questo annunzio.
Generale - La notizia falsa?
David - (disinvolto) No. La notizia esatta, ma non c'era nessun bisogno di darla cosi presto. Quel bambinone di pap non vede l'ora di sbalordire i suoi amici, di pavoneggiarsi al Club con questa nuova distinzione. E cosi, il Figaro, subito, come un giovanottino... Non ci sono pi genitori. Sono desolato per Sofia, generale.
Generale - Giovanotto... All'atto di insignire vostro padre della Legion d'onore, poich mi dite che ne insignito, non gli hanno fornito un manualetto per spiegargliene i rudimenti?
David - I rudimenti di che?
Generale - Dell'onore.
David - (divertito) Forse. Ma pap non legge mai la reclame. troppo occupato. L'avr infilato in tasca e se ne sar dimenticato.
Generale - Proprio quanto temevo. E la materia non era in programma neppure nel vostro elegante collegio?
David - Facevamo soprattutto molto sci. Era un collegio svizzero.
Generale - Ebbene, non mai troppo tardi per imparare. Avete cinque minuti, no? Vi dar la prima lezione.
David - Di che?
Generale - Di onore.
David - (si irrigidisce un po') Generale, non ho bisogno di ricevere lezioni di onore da nessuno.
Generale - Siamo fieri! Bene, gi una piccola base. Vedremo cosa si pu costruirci sopra. Test voi vi siete intenerito su Sofia. Dunque immaginavate il suo dolore? Non siete del tutto incosciente?
David - Ma quello che assurdo che Sofia abbia letto il comunicato! Non avrebbe mai dovuto leggerlo. Tutta colpa della vanit infantile di pap! prematuro, molto prematuro. Bastava annunziarlo fra due o tre mesi... Io pap non lo capisco! un poppante!
Generale - E fra due o tre mesi?
David - La mia quarantena qui in fabbrica sarebbe finita e la mia piccola avventura con Sofia sarebbe stata vissuta, per entrambi. Lei mi avrebbe mandato due paroline scherzose di congratulazioni - come avrei fatto anch'io nel caso contrario - e amen! Sofia una ragazza che sa stare al gioco. Ma oggi, ah, oggi presto, sono il primo io a convenirne. troppo presto. Credetemi, generale, sono desolato.
Generale - (gli si accosta, sforzandosi umilmente di capire) Insomma, ammetto che ci sia un fossato fra ogni generazione; ammetto che il mondo progredisca di continuo, come assicura l'Espresso. Ma noi siamo due uomini, con due braccia, due gambe, una pancia, un cuore e un cervello. N la razza dei lupi n quella dei conigli sembra si evolvano con tanta rapidit. La razza degli uomini conserver pure qualche punto in comune, no?
David - (estremamente disinvolto, si accomoda meglio nella poltrona) Vedete, generale, col rinnovarsi fulmineo della tecnologia, con la marcia irresistibile delle idee, fatale che l'uomo riconsideri di dieci in dieci anni tutti i suoi problemi. Mi permettete di fumare durante la nostra discussione, generale?
Generale - No.
David - (mettendo via il suo pacchetto di sigarette) Scusate.
Generale - (con uno sforzo commovente di logica un po' comica) Sia che voi calchiate un bottone, sia che battiate sull'acciarino per accendere la vostra candela, non mi direte che questo pu cambiare qualcosa di quello che avete nel cuore? Cominciano a scocciarmi col loro progresso indefinito, tutti questi saccentoni! assurdo pretendere che il primo filosofo da cabaret che spunta fuori abbia una testa migliore e solo perch campa nella nostra epoca, di quella di Pascal o di Platone, e la sappia pi lunga di loro sull'uomo! La materia rimasta la stessa, e lo strumento anche, a quanto mi risulta. L'uomo non mai cambiato, giovanotto, e non cambier mai - checch ne dicano i settimanali benpensanti. Potr far saltare in aria il pianeta o organizzarlo come vorr, ma i veri problemi resteranno quelli che sono sempre stati. O si brutti, o si belli. O si intelligenti, o si stupidi. O se ne ha, o non se ne ha.
David - Di che, generale?
Generale - (sornione) Diciamo di onore, per il momento. (Si drappeggia nella sua dignit) Signore, voi avete abusato di mia figlia!
David - Generale, voi usate delle espressioni esagerate.
Generale - si o no la vostra amante?
David - Ve lo dicevo che non parliamo lo stesso linguaggio. Avete gettato l una parola che vi sembra un peggiorativo, e che per noi non ha pi il minimo senso. Sofia e io siamo dei buoni amici. Lei ne ha avuti altri prima di me, coi quali ha cercato una reciprocit nel piacere, e verosimilmente ne avr degli altri. E poi, un giorno attaccher il cappello a un chiodo, come tutti noi. Perfino io mi sposo fra qualche mese. Questione di circostanze, qualche volta di pelle, spesso di stanchezza, di professione, o di soldi. Perch i soldi continuano a essere terribilmente importanti. In questo concordo con voi. una nozione che si ben poco evoluta, nonostante il progresso.
Generale - Perch voi vi accingete a fare un matrimonio di soldi?
David - D'interesse, si. In una certa misura La piccola Lvy-Dubos deliziosa, d'altronde. Anche lei stata una mia buona amica, due o tre anni fa. Poi ci siamo lasciati, non ricordo pi perch, e adesso ci riprendiamo e ci sposiamo. un'altra cosa. Il vantaggio che non avremo nessuna sorpresa sul piano fisico. Sappiamo che pu funzionare.
Generale - (non pu impedirsi di gridare) Ma l'amore? Sofia vi ama! Piangeva a dirotto, poco fa.
David - Sofia subiva il contraccolpo di una rivelazione brutale, che non perdoner mai a pap di averle inflitto con la sua leggerezza. Ma una ragazza evoluta, intelligente. Domani capir benissimo. Si direbbe che vi facciamo indignare, generale; cercate di capirci. L'amore, a parte tutto, fuori.
Generale - Fuori?
David - Ma si, fuori. Siete voialtri che ce Io avete insegnato, con le vostre lacrimevoli storie. Che scelta avevate, voi? o l'egoismo innaffiato di pianto e di rivendicazioni inacidite delle vostre eterne relazioni, o il cosiddetto matrimonio d'amore. Una tenera fanciulla che uno sposa perch odora di vaniglia, e che due anni dopo si trasforma stranamente nella madre di se stessa... Un nido costruito sull'impressione di un chiaro di luna, o al tatto della pelle tiepida di una coscia sotto una veste leggera, per cercare in seguito di viverci una vita reale, alla meno peggio, mentre non era stato costruito per questo. Nell'un caso come nell'altro, andavate dritti allo scacco. Quello stesso scacco noi lo scontiamo sportivamente, evitando che abbia conseguenze troppo gravi. Lo minimizziamo col renderlo frequente. Capite?
Generale - Ma l'amore esiste, cribbio! Se non esistesse saremmo tutti morti da un bel pezzo.
David - Esiste, ma molto raro. Noialtri non ci organizziamo affatto per aspettarlo, ecco tutto. Se lo incontriamo, faremo come voi, beninteso; beleremo come capretti finch durer. Non abbiamo principi. Dovreste proprio permettermi di fumare, generale. Non so discutere senza fumare. un riflesso condizionato.
Generale - (to guarda, sbigottito dalla sua disinvoltura. Mormora). Condizionato?
David - (accendendo una sigaretta) Sapete la storia del cane di Pavlov? appassionante. sovietico.
Generale - (mormora) sovietico...
David - (ancora pi a suo agio, se possibile, ora che fuma finalmente) C' un'arte molto delicata, generale, paragonabile un po' all'arte della strategia, e di cui voi sembrate rimasto ai rudimenti. Dovreste cercare di aggiornarvi anche in quella; l'arte di vivere. Voi, per esempio, siete il prototipo dell'uomo che non sa vivere.
Generale - (mormora, come affascinato da David-Edward Mendigats e dalla sua logica) Io sono il prototipo dell'uomo che non sa vivere?
David - Sicuro! Non voglio nemmeno parlare dei vostri rapporti con Aglae, che sono terribilmente sommari e che uno di questi giorni potrebbero giocarvi un brutto tiro. Ma i vostri rapporti con i vostri figli...
Generale - Non educo bene i miei figli?
David - Non avete saputo essere il loro camerata. Sofia non ha nessuna fiducia in voi. Come la maggioranza dei padri, siete riuscito a far si che tema scatti e che si burli di voi. Bel risultato. E non parliamo di Maria Cristina. Quanto a Tot...
Generale - Non toccate Tot!
David - (continua) Credete che Tot sia la vostra cosa ben riuscita? Gli avete gi infarcito la testa con le questioni d'onore. Gioca per giornate intere a liberare delle principesse prigioniere, che non gli capiter mai di incontrare, con delle spade di legno, invece di divertirsi con dei modellini di automobili in scala, come sarebbe sano alla sua et. un ragazzino imbottito di complessi e affatto inadattato. (Si alzato, cordiale) Date retta a me, al piccolo non occorrono lezioni di rigore, ma piuttosto lezioni di disinvoltura e di efficienza. Che avvenire lo aspetta, se si irrigidisce contro tutto? Via, generale... Io sono molto giovane vero, ma anche cosi ne so parecchio pi di voi, scusate se ve lo dico, sugli uomini e sulla vita. (Ha gettato la cicca, ha preso il pacchetto) Dovreste prenderne una.
Generale - No.
David - (che si installato su un'altra poltrona, sempre pi padrone della situazione) Disinvoltura, disinvoltura ci vuole... La vita bella ed estremamente facile; contrariamente a quanto credete voi. E come per la vostra congiura, che gi la favola del paese. Detto fra noi, generale, ma vi pare serio?
Generale - (sussulta) La mia congiura? Quale congiura? Non vi seguo.
David - (sorridente) Credete anche che sia unsegreto, magari? troppo divertente. L'altra sera pap ne parlava col prefetto che era a cena da noi. La faccenda tenuta d'occhio in alto loco, ma ne sorridono e basta. Tranquillizzatevi, non vi metteranno nemmeno pi in prigione. Quando ben bene avrete riunito dodici galantuomini decisi a protestare a suon di pugni sul tavolo perch la faccia del mondo cambiata... credete che questo modificher in qualcosa le grandi realt economiche e democratiche da cui dipende l'assetto del mondo di domani? Perfino alle elezioni comunali di questo buco, voi sareste incapace di modificare lo scrutinio... E allora, generale? Allora? E pensare che tutto potrebbe essere tanto pi semplice! (Gli si accosta, leggero) Il popolo vi delude? Ma delude anche noi! Voi pretendete troppo da lui perch lo amate di un amore infelice. Vi assicuro che mio padre se ne sbatte completamente dei suoi operai, molto pi che non voi del vostro giardiniere, del quale mi hanno detto che curate personalmente le ulcere varicose due volte la settimana. Risultato: il vostro giardinere vi detesta. Pap, ve lo assicuro, non spalma unguenti sulle varici dei suoi operai, ma li tiene allegri con un po' di mozioni adottate a maggioranza, e vota a sinistra quanto loro. Ecco il gran segreto!... Le piramidi sono state costruite a colpi di bastone, ora si costruiscono a colpi di convenzioni sindacali e di slogan; ma nessuno ci casca. A parte alcuni originali come voi che non hanno ancora capito niente di niente. L'essenziale far sudare lo schiavo, in un modo o nell'altro, perch il mondo, da sempre, si regge sul suo lavoro, e sempre su quello si regger, per il fatto stesso che lo schiavo il numero. Cosi, bisogna sempre recitare la commedia... Le parole cambiano, ma il canovaccio rimane lo stesso. Sentite me. l'inazione che vi pesa. Se voi mi autorizzate, potrei parlarne con pap: un generale, anche incompetente, fa sempre figura in un consiglio d'amministrazione... (// generale si raddrizzato. Dice all'improvviso)
Generale - Piccolo sporcaccione! (E lo schiaffeggia due volte, andata e ritorno, David-Edward Mendigals butta via la sigaretta e appioppa al generale un tremendo uppercut al mento. Il generale crolla in mezzo alle sue poltrone)
David - (pallido) Chiedo scusa, generale, ma nel mio elegante collegio, come dite voi, ci insegnavano anche la boxe inglese. (Aggiunge freddamente, dopo una breve pausa) Sono desolato, generale. Ma voi capirete certamente che non potevo lasciarmi schiaffeggiare... (Il generale si alzato a met, a fatica. E seduto per terra pietosamente, tenendosi il mento, fra le sue poltrone rovesciate) Mi permettete di aiutarvi a rialzarvi, generale?
Generale - Grazie. Levatevi dai piedi. Io resto per terra. Devo riflettere. (David Edward Mendigals si inchina, un po' sorpreso, ed esce. Il generale, rimasto per terra, riflette)
ATTO QUARTO
L'allestimento del teatrino di verde portato a termine. C' il sipario; in scena, in basso, il dottore, Lebelluc, Ledadu, Blazor, tutti in costume con dei cappelli ridicoli. Sul teatrino si affaccia il generale.
Generale - Signori, continueremo a provare senza il signor Mendigals, richiamato improvvisamente a Parigi. Le poche prove che ci restano sono comunque provvidenziali perch ci permetteranno di riunirci varie altre volte fino al due di agosto senza dare nell'occhio. In seguito stabiliremo le modalit del nostro ingresso nella clandestinit. Saremo certamente sorvegliatissimi, poich siamo stati venduti, ve l'ho gi detto. Da chi? ci che chiariremo pi tardi, decidendo se del caso il castigo del traditore.
Ledadu - (con un gesto) Rrrran!
Blazor - (alza le spalle) Perch vuoi per forza che ci sia un traditore, cocco mio? Maria Cristina ha sentito tutto, l'altro giorno. Non c' bisogno di cercare oltre. Cosi, Ledadu, niente "rrrran"! (Fa il gesto di sculacciare) Tutt'al pi pan-pan!
Dottore - (un po' imbarazzato, dopo una occhiata furtiva agli altri) Generale... volevo dirvi una cosa... Per la commedia sono dei vostri: avete fatto di me un neofita forsennato. Conto senz'altro di non fermarmi qui e di organizzare una compagnia stabile di dilettanti nella zona. Per quanto riguarda la cospirazione... (Si ferma guardando anche gli altri)
Generale - Per quanto riguarda la cospirazione...?
Dottore - Ci ho pensato su. E credo di sapere che i signori qui presenti sono un po' del mio avviso. In primo luogo siamo venduti, siete voi che ce lo avete detto... In secondo luogo, temo proprio che siamo impotenti, il che tutto sommato ancora pi grave che essere traditi. Inoltre...
Generale - Inoltre...?
Dottore - Lo stato attuale della Francia ci preoccupa tutti, verissimo, ma non siamo neanche bene d'accordo sul modo di porvi rimedio... la nostra ultima riunione ce lo ha dimostrato.
Generale - (dopo una pausa) Sta bene. Non conto pi su di voi, dottore; del resto non ci ho mai contato molto. Avete contratto lo spirito del secolo: una delle rare malattie su cui non agiscono gli antibiotici. So che siete un uomo d'onore, e non ho bisogno di raccomandarvi la discrezione. (Il dottore accenna un gesto e si tira un po' in disparte. Lo sguardo del generale incontra quello di Lebelluc, che balbetta)
Lebelluc - Quanto a me, generale, capite anche voi che... (Si interrompe)
Generale - (spietato) Non ancora, Lebelluc... Continuate.
Lebelluc - Le idee, le trovo interessanti, ma non vi nascondo che l'insieme mi pare un pochino pericoloso. Francamente, non c' che da rimediarci delle botte!... Supponete che durante una delle nostre riunioni spuntino fuori dei contraddittori, qualche Marc'Antonio di quelli col pugno facile... abbondano, dall'altra parte della barricata... Allora, beh...
Generale - Allora...?
Lebelluc - A me non piacciono le botte. N darne, notate bene, n riceverne. Credo che la nostra faccenda dovrebbe orientarsi verso forme pi democratiche... con libere discussioni alla luce del giorno... Suggerisco ad esempio un pubblico dibattito bene organizzato, ove tutti potrebbero dire quello che pensano, educatamente con tanto di presidente e di campanello. Intanto, si pu sempre sperare di convincere gli avversari...
Generale - (ridacchia) raro!
Lebelluc - E poi, uno non obbligato a parlare. Questo punto ha la sua importanza. Uno pu benissimo trovarsi li in mezzo da semplice spettatore: non so se mi capite bene.
Generale - Vi capisco benissimo, Lebelluc. (S rivolge a Blazor che non ha detto niente e che in disparte. Imbarazzato) E tu? Sento che anche tu hai qualcosa da dirmi.
Blazor - (comincia con imbarazzo) Il mio caso, veramente... un po' diverso, cocco mio...
Generale - (freddo) Risparmiati il cocco.
Blazor - Quanto alle idee, sai che sono le mie, al 100% come dice il signor Ledadu a proposito delle sue casseruole. E anche se non sono un colosso, l'idea di fare a pugni non mi mette paura. Tu lo sai. Ma... (Si ferma)
Generale - Ma...? (Ha piet di lui) Hai bisogno della vaselina? Vuoi che questi signori ci lascino un momento?... Signori vi vedo gi in costume, ma credo che la scena non sia ancora a posto. Volete avere la bont di trasformarvi in macchinisti, come le altre sere, per sistemare il teatrino? Cosi potremo provare non appena arriveranno le signore e il signor Achille de Lpaud.
Dottore - Volentieri, generale. Ma non dimenticate che le persone per bene sono persone per bene. Anche se sono divise da qualche piccola sfumatura.
Generale - Lo so, dottore, ma le sfumature che dividono le persone per bene in tempo di crisi a volte sono spesse come mura di prigione.
Dottore - (scomparendo dietro il sipario) Non esageriamo... non esageriamo...
Lebelluc - (accanto al sipario) Proprio cosi, signor generale, anche il mio sentimento: non esageriamo!
Generale - Avete ragione, Lebelluc. Non esageriamo. Se ne incaricheranno certamente gli altri. (Li aveva accompagnati sul palco. Di lass chiede a Blazor) Allora, vuota il sacco!
Blazor - (pietosamente) Scendi di li, mi fai impressione! Sono 50 anni che mi fai paura. Preferisco vuotare il sacco insieme a te qui in basso... Sar una cosa pi intima...
Generale - Sia. (Scende) Ti ascolto.
Blazor - Adesso ti dico. Mi prenderai certamente per un lavativo... ma capirai, che non potevo spifferare tutto davanti agli altri... Quanto alle idee, mi concederai che non ho bisogno di prendere lezioni da te... Fui io a farti iscrivere alla Action Frangaise nel 1922. Te ne ricordi?
Generale - Si.
Blazor - Per non ci sono soltanto le idee. C' la vita, e bisogna pure viverla. C' tutta un'arte di vivere...
Generale - (rauco) Lo so. Me lo hanno gi detto.
Blazor - Io, lo sai, ho preferito dedicarmi al genere leggero. Mi sono specializzato nel boulevard e nell'operetta. Ho anch'io del rigore, ma non lo adopero tutti i giorni.
Generale - (sornione) Hai paura di consumarlo.
Blazor - (deliziato) Oh! Mi sento meglio quando scherzi!...
Generale - (sinistro) Non sto scherzando!
Blazor - Ebbene si. Non lo adopero tutti i giorni per non consumarlo. Precisamente! Il rigore prezioso - tu lo sai - bisogna tenerlo da parte per le grandi occasioni. Nel '18 l'ho tirato fuori, il mio rigore, concedimi anche questo. Non avevo ancora l'et, e non ero grosso come ora: mi ci voleva poco per avere una licenza di convalescenza o addirittura l'esonero. Ho fatto il diavolo a quattro per farmi bucare la pelle come gli altri... E ci sono riuscito a farmela bucare...
Generale - (spazientito) Anch'io. Ma ci hanno ricuciti. Passiamo ad altro.
Blazar - Nel '40...
Generale - (interropendolo) Lascia stare le guerre... Sono io il militarista. Ce ne vogliono, di battaglie, per poterla raccontare! Vieni alla pace.
Blazor - Appunto. Ci vengo. , proprio in pace che sopravvengono le difficolt, non ho bisogno d'insegnarlo a te. La guerra una cosa semplice...
Generale - Ma dura poco. Vieni al sodo.
Blazor - (pausa) Mi darai della puttana...
Generale - Forse. Continua lo stesso.
Blazor - Sai che i miei antenati hanno costruito su un cocuzzolo in un deserto... Nel XV secolo, dal punto di vista difensivo, era una posizione assolutamente eccezionale...
Generale - Non vedo il rapporto.
Blazor - Ci arrivo. La posizione del castello rimasta eccezionale, ma poich non pi dagli stessi pericoli di allora che dobbiamo difenderci, al giorno d'oggi, si rivelata a poco a poco una fregatura. Sai che non c' neppure la luce elettrica?
Generale - Tu menti!
Blazor - Si. Ho sei stanze illuminate da 40 watts. Pap aveva ottenuto di farsi attaccare alla rete comunale con un fil di ferro di fortuna, verso il 1910. Io sono rimasto a quel punto.
Generale - Beh, se ci tieni tanto al progresso, che aspetti? Falla mettere!
Blazor - Non ho neanche l'acqua, vecchio mio! (Geme) La baronessa fa il bagno come sua nonna, facendo scaldare l'acqua nelle casseruole di Ledadu... Passo l'estate senz'acqua: il pozzo resta a secco perch non ho la pompa... Io non mi lavo pi: mi raschio! E ci sono 20 stanze, da me, dove si circola solo a lume di candela... A farla breve, ci vorrebbe la corrente, un trasformatore, ecc. ecc. (Geme ancora penosamente, tuttavia imbarazzato) Sette milioni per arrivare fino al mio cocuzzolo! Questo supera qualunque bilancio privato: specialmente il mio...
Generale - (di marmo) Rivolgiti al comune.
Blazor - Sono 20 anni che mi mandano a farmi friggere... e li capisco! Ti ci vedi, tu, a pagare una sopratassa addizionale perch la baronessa possa farsi il bagno?
Generale - Io farei uno sforzo, se necessario. Anch'io voglio molto bene a tua moglie.
Blazor - Grazie. Ma saresti il solo, e non hai voce in capitolo.
Generale - Sei un monumento nazionale: rivolgiti allo Stato!
Blazor - (piano) quello che ho fatto. L'ho invitato a cena.
Generale - Chi?
Blazor - Lo Stato. Michepain. Il deputato.
Generale - (sussulta) Quel venduto? Quel falso rosso che traffica sugli uffici postali, le scuole e i dispensari, in certi villaggi dove arriva una cartolina all'anno e dove non si ammala mai nessuno? Quell'ex-portinaio che si arricchisce tenebrosamente in nome del popolo facendo aggiudicare gli appalti ai suoi soci per costruire dei locali, sempre troppo vasti, che poi deve popolare reclutando plotoni di mezze maniche, sempre fra i suoi? Quella corrente d'aria fetida?...
Blazor - (lacrimevole) Si: proprio lui... La baronessa gli ha preparato una cena da re: candelabri sulla tavola - era gi un'allusione discreta! Mano da baciare... aveva tirato fuori i suoi gioielli merovingi; io in smoking, e il vecchio Giulio anche lui nella sua livrea un po' lisa... La classica polvere negli occhi. Ma ha reso. Al dessert, dopo essersi scolato le mie ultime vecchie bottiglie, quel porco si inteneriva sulla Francia dell'ancien regime... Discuteva sulla mia genealogia... si faceva spiegare i capitelli rinascimento del salone... mi vedeva gi "suoni e luci" con una forte sovvenzione. E io, puttana, vecchio mio, ma puttana... come non ce n' pi che al cinema. A parlargli sempre di problemi sociali per mantenere l'equilibrio - (perch lui mi stava diventando un po' troppo conservatore: cominciava a trovare deliziosi i miei candelabri e questo mi preoccupava) con delle professioni di fede da vecchio socialista rammollito... mano sul cuore... Mi ci vedi, a piangere come un vitello sulla miseria del mondo versandogli il mio ultimo "Magnum" fascia rossa?... Insomma, una notte da 4 agosto che puzzava di mezzo litro e di pastetta, il tutto tradotto nelle parolone del giorno, e noi due che ce ne fregavamo, in fondo, tutti e due... Ignobile! Sono stato ignobile. Mi vergogno di me stesso quando ci ripenso. E tu sai che mi ce ne vuole.
Generale - (sempre pi gelido) Continuo a non vedere il rapporto.
Blazar - (geme) Tu non mi aiuti... non mi aiuti per niente... Va bene che sei un militare, ma insomma... Io al posto tuo avrei capito da un pezzo!... (Una pausa, poi vuota il sacco) Ho ricevuto la cartolina d'avviso ieri sera.. Avr la corrente, il trasformatore, tutto; e i sette milioni li pagheremo noi.
Generale - Chi, noi?
Blazor - (modesto) La Francia. Si quotata per me. Soltanto capisci... dopo quella seduta bisogna che io finga di essere dei loro. Altrimenti mi tagliano la corrente. (Pausa. Il generale non dice niente. Blazor improvvisamente si vergogna. Sospira e dice soltanto) andata cosi, cocco mio... (Un'altra pausa imbarazzata fra i due)
Generale - (sordamente) Sloggia. Non ti conosco pi.
Blazor - (si alzato) Cocco mio!
Generale - Sei gi truccato? Va a recitare la commedia insieme agli altri! Io vi raggiungo. Dopo il 2 agosto, appena il curato avr fatto il suo incasso, si passa la spugna su tutto. Su te per primo... Scordati la strada di questa casa. Io non sopi dove il tuo nido d'aquila troppo bene illuminato. Via dai piedi, svelto! Va a fare il bagno! In effetti sei proprio sporco. Si vede che da un pezzo non ti lavavi pi.
Blazor - (dopo una pausa, desolato) Lodovico... ci siamo conosciuti da piccoli piccoli... Non ci sono che io che ti voglio bene. Se cacci via anche me, resterai solo del tutto... Sei troppo cocciuto, insomma!
Generale - (urla) Spero proprio di essere troppo cocciuto, mondo cane! Spero proprio di restare solo del tutto! Va a truccarti! Tra dieci minuti si prova la commedia... (Blazor vorrebbe dire qualcosa. Con un gesto desolato sale sul palco e sparisce anche lui nel teatro di verde. Al posto suo, nell'apertura del sipario, appare Ledadu. Fortemente truccato, clownesco. Guarda il generale che rimasto immobile gi in basso, con uno sguardo di cane fedele)
Ledadu - (timidamente) Signor generale...
Generale - Si...
Ledadu - Vi resto io... Ledadu: presente! Noi due continueremo il movimento...
Generale - Grazie, Ledadu...
Ledadu - Non il numero che conta, vero, signor generale?
Generale - No!
Ledadu - la qualit...
Generale - Si...
Ledadu - So che sono un po' stupido... (Accenna a una posizione di attenti) Fra militari, signor generale...
Generale - Si...
Ledadu - ...ma amo la Francia, signor generale!
Generale - (improvvisamente stanco) Lo so. Riposo, Ledadu.
Ledadu - E l'amore pu supplire all'intelligenza.
Generale - (quasi con un po' di speranza, guardandolo) Credete, Ledadu?
Ledadu - (modesto) L'ho letto in un libro. Non so pi se era di Lamartine o di Courteline. Il nome finiva cosi, comunque...
Generale - (piano, scoraggiato) Riposo. Riposo, Ledadu. Ogni tanto bisogna riposarsi dal troppo pensare, se no la testa scoppia... Vi convocher per la nostra prossima riunione. Adesso pensiamo solo a recitare questa commedia... l'obiettivo numero uno... inutile cercar di vedere pi lontano di cosi. tutto pronto?
Ledadu - Tutto pronto, signor generale. Si aspetta soltanto la signora generalessa e voi.
Generale - Ecco che arriva. Dite agli altri che vi raggiungiamo. ( entrata Aglae, completamente in costume anche lei. Ledadu sparisce dietro il sipario)
Aglae - Per fortuna aveva una parte molto piccola: ci toccher sostituire Sofia sui due piedi. Ha fatto la valigia ed partita con la corriera delle quattro.
Generale - Partita? Partita per dove?
Aglae - Aveva telegrafato a sua madre, che le ha risposto telegraficamente che l'aspettava a Bruxelles dove si trova in tourne. Sofia spera in lei per fare del teatro. Mi ha incaricato di abbracciarvi e di dirvi che le sarebbe stato troppo doloroso parlarvi; che preferiva partire subito.
Generale - Sta bene. (Pausa. Poi chiede preoccupato) A chi presenter il suo nuovo fidanzato, adesso?
Aglae - (alza le spalle) A sua madre, certamente.
Generale - (sordamente) Si. Povera piccola Sofia.
Aglae - (con l'ombra di un sorriso, dolcemente) Non poi cosi piccola. Quegli affarucci di cuore che vi facevano sorridere, sono la sua vita che comincia; e tocca a lei viverla. Tutti crescono, amico mio.
Generale - Crescono male.
Aglae - Ma non dovete temere per lei: fra quindici giorni avr litigato con sua madre e torner da voi. Quanto alla parte, ho pensato che potremmo chiedere alla pi giovane delle figlie di padron Galuchat. Le ho sentito recitare una favola all'ultima premiazione: dice senza errori. L'ho convocataper le sei. Sta gi studiando la parte.
Generale - (sorride, ammirato) Vedo che il teatro vi ha fatto diventare una donna energica!
Aglae - Dopo la vostra ridicola scenata con David-Edward Mendigals, bisognava pure che qualcuno prendesse in mano le redini. ( salita sul palco per raggiungere gli altri. Si arresta e dice piano di lass) Del resto c' il signor Achille de Lpaud che mi aiuta molto. Mi domando perch ci avete privato cosi a lungo della compagnia di quel giovane, mentre ci infliggevate suo padre, che non affatto divertente.
Generale - (grugnisce) un giovane ubriacone che sa soltanto correre dietro alle donne...
Aglae - Dovendo scegliere, preferisco gli ubriaconi giovani: hanno meno cattivo odore di certi vecchi alcoolizzati amici vostri. E la loro conversazione pi divertente. Se il signor de Lpaud sa soltanto correre dietro alle donne, questo almeno gli ha insegnato a comprenderle e a distrarle. Trovo che un compagno molto piacevole, e una volta data la commedia spero proprio che lo frequenteremo. (// generale grugnisce ancora)
Generale - (sempre fra i denti) Per adesso diamo la commedia, giacch siamo in ballo. Dopo vedremo il da farsi.
Aglae - (amara) Questa grande fiammata di divertimenti finir qui, non vero? Sar stato il vostro debutto e insieme il vostro canto del cigno? Sentite gi la mancanza delle vostre pantofole?
Generale - (grave) Aglae, vorrei che pensassimo di pi ai bambini. Trovo che da quando vi occupate soltanto di questa rappresentazione e della vostra parte sono un po' lasciati a se stessi. Tot mi parso sviato.
Aglae - (alza le spalle) Tot si lamenta sempre, vi somiglia di gi! Povero voi se gli date retta! I miei bambini sono molto felici. E poi avr tutto il tempo di recitare la parte della governante, o della buona madre, se preferite, quando ci saremo ridotti alla compagnia di Lebelluc, del dottore e del vostro caro Blazor.
Generale - Ho rotto definitivamente con il dottore.
Aglae - imprudente, in un paesino come questo. Non ce n' altri.
Generale - Se mi ammalo, gli presenter il sedere non pi la faccia! Lebelluc un vile e io ho orrore dei vili. Quanto al mio caro Blazor, radiato.
Aglae - (dolcemente) Ci rester il curato, per confessargli dei peccati che non commetteremo mai.
Generale - Ci resteranno i bambini e noi stessi. il mondo.
Aglae - (con un sorriso quasi cattivo) Si sente dire che il mondo piccolo. proprio vero.
Generale - Il mondo grande, in due. Come credete che si faccia a scoprirlo? Percorrendolo?
Aglae - Non sono molto sensibile agli argomenti filosofici. una mia pecca.
Generale - (sordamente) Possiamo essere tutto, certo, una tentazione. Ma il miglior modo di non essere nulla, Aglae. I Don Giovanni muoiono senza una donna, gli eterni viaggiatori senza letto, gli eclettici senza talento, e le ragazzine che volevano vivere tutto, come Sofia, avvilite, confuse, a mani vuote...
Aglae - (con quella sua vocina senza tono) Forse. Ma non si deve esagerare nell'ipotecare il futuro. Non neanche giusto organizzare la propria vita per sapere sin d'ora cosa se ne penser in punto di morte. (Tot apparso davanti al sipario e li guarda)
Tot - Pap...
Generale - (si volta) Cosa vuoi, Tot?
Tot - Il signor Achille de Lpaud dice di domandare a mamma se pu venire ad aiutarlo. Non sa come fare a mettere la pettorina di merletto. E poi c' il lattaio al cancello che vuole assolutamente parlarti. (Aglae si anima, tornata improvvisamente viva)
Aglae - Ci vado subito, amico mio. Achille deLpaud l'uomo pi follemente distratto della terra. Sono tre giorni che gli spiego qual il davanti e qual il didietro della sua pettorina e non riuscito neanche una volta a mettersela da solo. ( saltata sul teatro ed scomparsa, leggera, dietro il sipario; subito si sente la sua voce chiara esclamare) Ma no! Ma no! Non cosi! Che arruffone, questo ragazzo. Su, lasciate fare a me, e senza muovervi, signore, senza muovervi! (La si sente scoppiare in una risata argentina che si prolunga. Tot non si mosso. Rispondendo al suo sguardo il generale gli dice piano)
Generale - Non niente, la mamma che ride.
Tot - Che gli dico, al lattaio? Sembra furioso... (Entra il lattaio, cupo come il commendatore. Incrocia le braccia e chiede)
Lattaio - Dov'?
Generale - Dov' chi?
Lattaio - Mio figlio.
Generale - Non lo so, non sono la sua governante!
Lattaio - Sporco profittatore! (Fuori di s) Sappiate che non ha la governante, e che non ha neanche i mezzi per andare a divertirsi il gioved! un piccolo proletario, e il gioved deve lavorare come gli altri! Deve lavare la mia camionetta!
Generale - E che la lavi! Cosa volete che me ne freghi, a me?
Lattaio - Dovete ficcarvi in testa una volta per tutte che mio figlio non sta al mondo per divertire i figli dei ricchi! Li conosciamo, i vostri metodi! Una tartina con la marmellata, e poi gli date le scarpe da lustrare! Il mio ragazzo non una pezza da piedi! E poi, i figli di porci sono figli di porci. Non ci tengo che continui a imparare quello che sta imparando qui!... (Strepita) Guardateli! E proprio qui vicino! sotto i vostri occhi, povero mammalucco!... (Si infila in un cespuglio e ne tira fuori suo figlio e Maria Cristina, tutta rossa; si mette a picchiare abominevolmente suo figlio, a pugni e a calci) Piccolo maiale! piccola merda! piccolo vizioso! Quando lei ti avr scodellato un figlio, glieli passerai tu la balia e gli alimenti? (Maria Cristina scappata, atterrita, con le mani sulle orecchie)
Tot - (grida all'improvviso) Pap!
Generale - (piano) Si, piccolo mio. (Va addosso al lattaio stupefatto. Gli strappa dalle mani il figlio e lo schiaffeggia due volte. Il lattaio emette un ruggito e gli salta addosso. Breve lotta, in cui il generale ha visibilmente la peggio. Finalmente il lattaio lo stende lungo a terra con una testata nello stomaco, in mezzo alle poltrone, allo stesso posto dove lo aveva buttato David-Edward Mendigals)
Lattaio - Sei tu che l'hai voluto, assassino di un fascista! (Se ne va a grandi passi trascinando suo figlio, il generale riprende i sensi)
Tot - (che si precipitato) Pap!
Generale - (in mezzo alle sue poltrone) Non niente. Sono caduto bene. Conoscevo gi il terreno.
Tot - Ti ha fatto male?
Generale - (con qualche smorfia) Tot, i colpi non fanno male. l'idea che uno se ne fa.
Tot - (grida) Io non andr mai alla guerra, pap!
Generale - (rialzandosi a fatica) Lo spero, piccolo mio. Ma non bisogna dirlo. Non si pu mai sapere se un giorno o l'altro non si andr in guerra.
Tot - Ho paura di sentire male.
Generale - Ci si abitua benissimo. E ci sono cose pi importanti, che stare a sentire il male che si ha, Tot. Hai ancora un po' di mininistafi?
Tot - Si. Lo economizzo.
Generale - Non bisogna neppure economizzarlo troppo. Forse per questo che hai paura. Prendiamone un pezzettino tutti e due... (Tot gli d un pezzettino di mininistafi; lo masticano tutti e due, in silenzio, gravi, seri, uno davanti all'altro)
Generale - (quando ha inghiottito) Ecco. Stasera andr a scovare il lattaio e questa volta sar lui che cadr in mezzo ai suoi bidoni di latte. Tunon ne dubiti, spero, Tot? Nota d'altronde che se fosse stato un gentleman avrebbe dovuto aspettare che io mi rialzassi per vedere cosa avevo deciso. Non importa. Lo sapr stasera. Adesso dobbiamo provare la commedia.
Tot - (grida ancora) Non voglio che ci vai! pi forte di te!
Generale - Non ha molta importanza, Tot. Malgrado quello che hai visto adesso. In combattimento, finch non si morti, pu sempre capitare una sorpresa. (Chiede) La sai la storia di Giovanna d'Arco e degli inglesi?
Tot - Si.
Generale - Anche lei era la pi forte.
Tot - Si, ma tu mica sei Giovanna d'Arco.
Generale - (colpito) giusto. (Ma aggiunge) Tu dimentichi, Tot, che anche lei al principio non era Giovanna d'Arco.
Tot - Chi era, allora?
Generale - Una pastorella che non poteva niente del tutto, credimi, tenuto conto delle circostanze. E hai visto cosa ne venuto fuori?
Tot - (logico) Si, ma c'era il buon Dio.
Generale - (piano, dopo una pausa) Ma bisogna sperare che ci sia sempre, il buon Dio, Tot. Si pu sapere cosa ti insegna il curato? Non ti parla del buon Dio?
Tot - No. Mi fa studiare il catechismo.
Generale - (sorride) Ah, com' tutto complicato, sempre! Ti spiegher tutto. In blocco. Quando sarai grande. (Lo guarda e gli dice sommessamente, con un sospiro) Spicciati! Ti aspetto con impazienza, Tot... Non la finisci pi di essere piccolo.
Tot - (con un po' di nostalgia) Si. Ma quando io sar grande, tu, tu sarai vecchio.
Generale - (battendogli sulle spalle) Cercheremo lo stesso di incontrarci sul campo, signore. (Dalla apertura del sipario compare Ledadu)
Ledadu - Signor generale, non si aspetta che voi.
Generale - (Ledadu scompare) Adesso, Tot, faremo qualcosa che pure molto importante, tutto sommato: reciteremo la commedia. Nella vita bisogna avere coraggio, una piccola provvista di mininistafi, e bisogna recitare allegramente la commedia. L'uomo un animale inconsolabile e allegro. Ti spiegher anche questo, un giorno. L'essenziale potersi guardare in faccia la mattina quando ci si fa la barba. Dammene ancora un pezzo.
Tot - (frugandosi nelle tasche dei calzoni) Farai indigestione! Cosi lo sprechiamo!
Generale - Oggi una giornata eccezionale. (Mangia ancora un pezzettino di mininistafi, poi installa Tot sulla sedia, spalle al pubblico in mezzo alla scena) Cosi. Tu starai qui seduto da solo. Sarai il nostro spettatore.
Tot - Sar da ridere?
Generale - Sar da ridere. E se ci sar un momento in cui lo sar di meno, non avere paura. per finta.
Tot - Ah, lo so. Sono gi stato a vedere i burattini.
Generale - (salendo sul palco) Ebbene, Tot, crescendo ti accorgerai che nella vita, anche quando sembra una cosa seria, sempre una farsa di burattini. E si recita sempre la stessa commedia!
Tot - Allora non si deve pi ridere?
Generale - (prima di scomparire nell'apertura del sipario) Si. l'uomo ha questo di affascinante, Tot: ride lo stesso.
( scomparso. Lo si sente gridare: "Tutti pronti? Via con i segnali, Ledadu!". Una breve pausa, poi battono tre colpi, alcuni accordi di chitarra e il sipario si apre su una scena sommaria. Su una piazza di stile spagnolo Aglae tra le braccia di un giovane mascherato che la bacia. Ai lati della scena due figure grottesche, magari Lebelluc e Ledadu, si alzano, li osservano, si voltano strizzando l'occhio al pubblico. La musica ha accompagnato tuttala pantomima. Tutto questo quasi furtivo, rapido; in realt il vero sipario si chiude quasi mentre si apre il siparietto del teatrino)
FINE
- Questo copione è stato visto: