Francesca da Rimini
Tragedia a vapore
stravesata
da Pulcinella Cetrulo, da D. Asdrubale Barilotti,
da Mons Patrecutenella e da Schiattamorton
Bizzarria Comica scritta dal Signor
Antonio Petito
PERSONAGGI
Un Inglese
Un Signore
Un Suggeritore
D. Asdrubale, artista comico
D.Cutenella
D. Schiattamorton
Pulcnella, butta fuori del teatro
PERSONAGGI DELLA TRAGEDIA
Francesca
Guido
Paolo
Lanci otto
Un Paggio
MUSICI
Un primo violino
Francesca - Vestita con una lunga camicia da notte, una cuffia idem in testa, e un lenzuolo appeso dietro le spalle come manto.
Guido - Calzato di corto con abito alla spagnola di sopra, e manto alla romana. Sciacc da militare. Parrucca nera e barba bianca.
Lanciotto - Scemisa alla romana. Un grosso brando, collana formata di una funicella con un riverbero di lame appeso. Mostaccio bianco, e mosca nera.
Paolo - Bacile da barbiere in testa da servire per elmo. Grossa spadaccia, e lancia, un soprabito alla militare di sopra con corazza alla romana. Una grossa cartiera a tracolla, parrucca nera e baffi rossi.
Paggio - Da cocchiere daffitto.
ATTO UNICO
SCENA I
Lazione principia col sipario calato. Si sente suonar la sinfonia, da dentro le scene gran chiasso di voci confuse, rumore di roba caduta, si sente un colpo di pistola. La musica cessa di suonare.
Pri. Vi. (al suggeritore). Che cosa questo chiasso?
Suggeritore (cacciando la testa fuori del cupolino) Non so ma io credo che qualche rissa ha dovuto succedere. Fatemi nu piacere, teniteme o cappello e o copione, pecch si veco che incalza laffare, me ne fujo pe dinto alla platea.
Vci (da dentro le quinte) Assassino, birbante! Altra voce Portatelo alla questura!
Sug. Lasciatemene fuggire, qua laffare incalza.
Pri. Vi. Aspettate nu mumento, non avete paura.
Un Inglese (dalla platea) Cosa queste chiassamente?
Pri. Vi. Credo che sar qualche appicceche.
Inglese Che cosa questappiceche?2
Voce da dentro Mannate a chiamm3 la vammana, nu chirurgo, qualche duno!
Fui. Signori miei, nu poco de silenzio ca sta o pubblico in teatro.
Un Signore (da un palco) Eh! l, si pu sapere che cosa successo? Mi pare di stare in mezzo alla strada! (seguita il chiasso dalle scene, poi sorte Pulcin ella fuori il sipario)
Fui. Pubblico rispettabile, per una disgrazia imprevista o prevista e non immaginata come meglio vi pare, questa sera non puo aver luogo la tragedia di Francesca da Rimini. Quei signori che non sono contenti avranno la compiacenza di jirsene. Se mai volessero essere restituito il denaro, resta a loro facolt di potersi mettere lanima in pace, mentre Don Rafele o bollettinaro se n fujuto. . .la stessa cosa dico alle signore e ai signuri dei palchi, che per questa sera avranno la compiacenza de jirse a cucc nora primma.
Un Sig. Voi dite un sacco di bestialit. Chi vi ha dato lardire di uscire qui fuori?
Un Ing. Io sono venuto per sentire Francesca.
Fui Ma io non ve pozzo fa sent manco Mene- chella.
Un Ing. Chi questa Menechella?
Fui. E la surella cugina de Francesca.
Un Ing. Ebbene vediamo sorella.
Fui. La quistione ca manco nce sta!
Un Sig. Ma si pu sapere qual la ragione
Sug. Io me metto paura, adesso me ne vado.
Fui. Aspetta, mallarma de mammeta! Si avimmo da abbusc avimmo dabbusc nz ieme.
Fri. Vi. Io me ne vado o resto?
Fui. Aspetta. che nce sta pure o tujo.
Petito ha regolarmente o anzich o, a anzich a e anzich e; ho preferito modificare secondo la grafia pi comunemente accettata.
2 Linglese non raddoppia la c.
Correggo chiamma. Preferisco linfinito con la lettera accentata piuttosto che seguita dallapostrofo, qui e ovunque. Chiamrn non unabbreviazione di chiammare, propriamente linfinito napoletano.
Loriginale ha D., che ho regolarmente sciolto.
Un Ing. Insomma, posso sapere quale essere ragione?
Un Sig. Parlate, altrimenti vengo sulle scene eprendo a cravasciate a tutti.
Sug. lo me ne voglio ire.
PuL (dandogli
un calcio) Aspetta, maneggia chi
tallattato. (indi al pubblico) Signori miei, dovete sapere che questa
sera
quelli che doveano rappresentare la Tragedia era na compagnia de provincia che
truvannese de passaggio pe chesta bella metropoli ha cercato in piacere a o
mpressario de f na serata de be-
neficio e siccome le mancava la prirnma donna trovandosi di residenza in Napoli
la signora Donna iulietta Pappabene che doveva spus o maresciallo seienne sempre
questa se prestava gratuitamente come avete potuto ved d o manifesto, s
data la combinazione che ncoppe5 a li scene per ordine del direttore
o rnarchesino non ha potuto sagl, a Signora s pigliato collera, o marchesino
s corrivato e pe dispietto s juto a mettere dinto a nu palco de terza fila
add nce stevene certe ballarine anche conoscitrice del rnarchesino. Nfraditanto
steveme facenne lopera la prima donna da dinto a no pertuso do telone che
per lo pi e pertuse sono i segretarii dei gabinetti amorosi ha avvistato o
rnarchesino dinto o palco de le ballarine... Signori miei, avisseve avuta st
ncoppa a li scene pe ved che e succieso: a la primma donna le so venute
quattro convulsioni una dinto a nautra, o primo amoroso la ristorava nel
camerino che per lo pi questi sono dritti e spuzzuliature devolute ai primi
amorosi; o portacesta de la prima donna pe sabbusc no rialo juto a avvis
a lu marchesino dinto o palco ca la signora fa ammore cu lo primo amoroso...
E sciso o marchesino a dinto o palco ha dato na vuttata a Don Giovanne,
trasuto dinto, ha truvato a chillo dinto o cammerino e ha ditto Ah! ingrata
traditrice spetrice cos tratti un infelice che per te s ridotto nalice senza
camice - poi aiutannese nfaccia a o primmo amoroso, ha ditto signore di
questaffronto ne voglio unoffesa domani ai Ponti Rossi allalba duello sino
allultimo sanguinamento senza patrino pecch i patri nostri non sappiamo
quanti sono? O primmo amoroso che faceva Paolo ha vutata a sciabola da parte
do cuozzo e ha sciaccato o Marchesino - o Marchesino ha cacciato o rivolte e ha menata na
pistulettata che lha duoveta nfaccia a lu cappiello do patre nobile e nce
lha sfunnato, la caratterista pe la paura juta pe fuji e sciuliata jenne
co promontorio nterra e non so quale parte sia lesionata. La mugliera do
custode de triato chera gravida de nove mise sentenne a botta steva dinto o
cammerino do luminario era grossa prena era uscita e6 conti ed
figliate e non se sape si o masculo o femmena e se sta aspettanno la vammana
per una tale verifica. O capo comico vedenno stu mbruoglio sha arrunzato li
vestiti, sha arrunzato lintroito e se ne fujuto cu latro riesto de la
compagnia, o Marchesino, e lamoroso so stati arrestati, la prima donna se
lha portata o chirurgo a la casa, tutto o riesto de gente che stevene ncoppa
e scene se ne so fujute e so7 rummaso io sub e .
Ncoppe, nzierne, ecc., senza unapostrofo iniziale, per una ragione analoga a quanto detta alla nota 3.
Ci vuole lapostrofo iniziale, perch e in napoletano lahbreviazione di de,
che talvolta si trova, anche nel presente testo.
Sug. Ed io pure.
Pul, A te non te pozzo cont, pecche si neutrale.
Un Sig. Ebbene chiamate limpresario per vedere come si pu rimediare.
Pul. E non nc; se n andato dopo o primmatto sopra o cassno.
Un Ing. Io pure lasciato casin8 per vedere Francesca, fate calare anche lui perch mai partire di qua senza vedere Francesca.
Pul. Si sarria a vuje me farria purt o lettino da lii casino.
Un Sig. Alle corte. Qui il pubblico freme e bisogna contentano.
Pri. Vi. Volete che vi soniamo la sinfonia della Semiramide? la tarantella di Masaniello?
Sig. Che sinfonia e sinfonia!
Ing. No, MastAniello no.
Pul Volete sentire Masto Giovanne?
Sug. Volete che vi leggo largomento de la Francesca?
Ing No! Voglio vedere Francesca e tutta suafamiglia.
Pul. Volete vedere la famiglia?..
Sig. Alle corte. Mandate alla casa dei vostri compagni e fateci sentire qualche cosa.
Ing. No qualche cosa, ma voglio...
Pul . Sentire Francesca, va bene. L me pare che nce ha da
sta Don Asdrubbale Barilotti a terza fila, pecch laggio visto che
s ha affittato nu palco pe purtarce na modista che abita al vicolo delle
Campane.
D. Asd (da nu palco di 3a Fila) O n, comme te vene ncape de d li fatte mieje?
Pul Agge pacienzia, ma in questo naufragio che se po salv che se salva.
Sig Precisamente.. .Signore, la prego di calare onde contentare il pubblico in qualche maniera.
D. Asd. Ma signore, che posso fare? Io per la tragedia non sono buono...
Pul Non le date udienza, questo prima faceva o maestro de declamazione.. da che po s mise a ricit non lha potuto fa chi pecch e sculare vedennele fa lopera a sera primma de quanrio isso la mattina deve lezione invece de declam se mettevene a ridere e perci fujeno custretti i direttori degli istituti a licenziano.
D. Asd. N, grannissema bestia, non la vu fern.
Sig Basta, la prego calare e riparare alla meglio possibile.
Ing Teje ponete riparo ma poi buono per fare Francesca?
Pui Mettitelo alla prova
D. Asd. Te miette tu alla prova.
Sig La prego di calare.
D.Asd .Eccomi qua. Ma signori, io mi pretesto ca chello che ve faccio faccio (via).
Pul. Emb, facimmo la tragedia nuje duje?
Sig. Mandate a chiamare qualche duno altro.
Pul. Asp, primmo viol, famme nu piacere, va a in af de rimpetto ca nce sta munz Schiattamorton che se sta scarfanno no decotto de potassa, chiammalo cii na scusa e fallo ven cca dinto.
Pri. Vi. So lesto (via).
(Mons Cutenella comparisce dalla platea tutto avvolto in un gran scialio che gli serve di cravatta).
So, senza apostrofo, come detto sopra.
Linglese ha capito casin, non casino.
Mon. Mannaggia larma de vaveta, te piglie la chiave da casa mia pecch te serveva pe la scena e te la scuorde de darmella e me faje arriv a casa, vaco pe mettere a mane dinte a sacca pe pigli a chiave e arap la porta e rimango come un salame; io sto de casa ncoppa a la Specula e tu me faje f stu poco de tragitto io me ne era andato piano, piano perch ho finito al primo atto e tu me faje chisto complimento. Scusino lor signori, se mi piglio tanto ardire, so che si sospeso lo spettacolo, perci mazzardo.
Pul. Aggie pacienzia, me so scurdato.
Sig. Anzi, voi giungete a proposito. Sarete compiacente a contribuire anche voi a rappresentare qualche parte nella tragedia per non fare interrompere lo spettacolo annunziato.
Cut.Ma io la tragedia non la conosco, se cosa facile io vi servo.
Pul. E facilissima: sono versi sciolti. Saglie ca rimedio io .
Cut. So lesto - Signori miei, permettete.
(Primo Violino dalla platea e Monz Schiattamorton tutto incappottato).
Sc hia. Il Primo Violino mi ha detto tutto ma io mi protesto, nella tragedia non ci ho fatto altro che la parte de lo scudiero cinquanta anni fa.
Pul. Ha fatte la primma parte!
Ing. Cosa significare scusa jeri?
Pul Scudiere: vuol dire parente de cucchiere.
Ing. E che viene a essere a Francesca? Nutriccia.
Schia. Questa una bestia, ma nu le date retta.
Sig. Basta salite e rimediate
Schia. Son pronto - (va per salire da dentro allorchestra sul palcoscenico, d un piede sul violino e sul cappello del suggeritore che sta sul palcoscenico)
Pri.Vi. Che avete fatto? Mi avete rotto il violino ed il cappello del suggeritore!
Schia. Scusate, non ci ho badato nella confusione.
Pul. Saglie mo, ca po se ne parla do cappiello e do violino (gli d la mano e lajuta a salire).
Schia. Piano, ca me faje cad o decotto da dinto a la sacca.
Pul. Statte zitto, trase e aspetta.
Schia. E gli abiti, e il libro.
Pul. Trase.
Scia. Eccome ca (entra)
Pul Signori miei, ve prego a consider ca o xestiario non c, a tragedia tutta non se po f pecch troppo longa e nisciuno ne sape na spaghioccola per cui nzerrate luocchie coppa o vestiario e datene o che nce facesse qualche tagliolillo mentre se fa la sinfonia.
Sig. Rimediate.Basta che non ne togliete il meglio.
Pul. Per questo poi, state Senza pensiero.
Sig. Dunque vaccordiamo tutto. Rimediate.
Pul. So lesto - Signori miei, permettete (via).
Comincia la sinfonia. Dopo poco tempo si alza la tela.
La scena rappresenter una sala di un castello mezzo diruta propriet di Lanciotto. Lanciotto sorte dalla dritta e va ad incontrare Guido, che viene dalla comune, e dopo di essersi vicendevolmente abbracciati tragicamente:
Ing. Come va che quel signore l con bonb grosso grosso tenere barba bianca e capelli neri?
Guid. Vedermi dunque ella chiedea: subeto so venuto a telegrafo elettrico.
Lan. (con
voce rauca)Ah, senza voce, Guido, mi
trovi, solitario e mesto
Se tu sapessi!...Non
vo dirti il resto.
Guid. Dovmia figlia?...
Lanc. Alla cucina intorno.
Guid. E sempre tama, tidolatra.
Lan. Un ... corno. Mo to diceva.
Guid. Mancami appieno nelludirti il fiato.
Lan. Sono, mel credi, da Francesca odiato.
Guid. Causa la cuccia tua forse saranne,
Quando la notte a lei dormi vicino.
Lan. S, ma io me la cummoglio co barrettino.
Guid. Mi poni nelle viscere un inferno.
Lan. Ecco, tua figlia viene dallinterno.
SCENA II
Pulcinella vestito con camicia da donna lunga, e cuffia da notte con un lenzuolo appeso dietro
Guid. (alzando le braccia per slanci arsi) Francesca figlia.
Fran. O Guido padre.
Sig. (dal palco) Ma signori miei, questa mi sembra unindecenza. Come, una donna si presenta al pubblico in camicia?
Pul. (slanciandosi
dal padre e facendosi avanti)
Mio sign, ho lonore di dirve che
lei sbaglia perch io non son donna e poi ho creduto di far bene vestendome
accuss perch la storia dice che Francesca era molto calorosa.
Ing. O jese, seguitate. Piaciuto calorosa.
Guid. (Dopo di queste parole corre a Francesca, lafferra, e stringendosela al seno dice) Che io ti stringa, o zuccarin damore!
Pul. Gu, non stregnere tanto, viecchio veziuso.
Guid. (seguitando
senza badare alle parole di Pulci nella)
Lungi da te Di lagrime versai quasi
un barile.
Pul. E io mme ne sto jenno mpilo mpilo.
Guid. Che ascolto mai! Sarebbe ver, Lanciotto
Lan. Purtroppo ella ha bisogno di decotto.
Guid. E qual ne causa?
Lan. (grattandosi la pancia) Chi lo sa?
Pul. (con posa alla Ristori)Tu il sei!
Lan. (si balestra verso la moglie)Io che ti feci mai, o donna bella?
Pul. Gu, statte cujeto, ca sto senza vonnella.
Lan. (grugnando)
Sono un marito, o una rapa sono?
Pul. Sei una bestia.
Lan. (confuso)
Che vuoi dir quel tono?
Guid. Fremo in udirli, a stento io mi trattengo.
Lan. Guai, se mi scaldo, son capace
Pul. Io svengo.
Guid. Ahim! ella manca.
Lan. E da un demonio invasa.
Guid. Qualche cordiale .. ha dellaceto in casa?
Lan. Per fin di notte si contorce ed urla.
Pul. Signori miei, no vi pigliate collera. Io
svenni per burla.
SCENA III
Paggio e detti
Pag. Chiede lingresso un cavalier...
Lan Si noma...
Pag. Dirlo non volle. Saggiust la chioma,
Vide i tuoi avi appesi alle pareti,
Gir intorno lo sguardo irrequieto
E se ho da dire, mi sembr commosso.
Lan. Cielo, qual dubbio omai mi piomba addosso!
Sarebbe forse? ... O non sar? Diavolo!
Pag. Scommetto un soldo che il fratello, Pavolo9.
Pul. (Paolo!) O numi, io perdo i sentimenti!
Lan. Fallo passare senza complimenti.
Pul. (a
Guido)
Non vo vederlo, amato mio pap.
Involami da lui, per carit.
Lan. Questa unoffesa a tuo cognato, e io...
Pul. Tu resti, io parto. Andiamo, padre mio.
Guid. Son teco, o figlia, ma sento appetito.
Pul. Venite cu mico, ca ve faccio na zuppa de bollito. (viano)
SCENA IV
Lanciotto solo iniscena
Lan. Sarebbe vero?
Pri. Vi. (dalla platea) N, faciteme mi piacere, Don Asdr, pecch o scudiere jeva vestuto a cucchiere?
D.Asd. (un poco irnbrogliato) Ecco qua ... pecch fra scudiero e cocchiere nc una certa relazione, ecco pecch chillo, non putennese vest a scudiere, pe nun trad o carattere s vestuto da cucchiere.
Ing. Jese, cocchiere e scocchiere essere tutto una cosa.
Sug. N, Don Asdr, vuje volite seguit? Ca nce sta a parola de filo, si no nun pozzo attacc a bussata de Paolo.
D.Asd. Se, jammocenne trenta carri. Sarebbe vero, Paolo qui? Oh contento.
nIn nap. Pavolo, che fa rima.
SCENA V
Paolo, Paggio e detto
Pao. (D la lancia e lo scudo al paggio che fariverenza e via poi a Lan.) Fratello!
Lan. E desso!
Pao. Son io.
Lan. (abbracciandolo) Portento
(Poi lo
guarda, vede il bacile che porta in testa e dice)
Con i barbieri ognor facesti guerra
Se un tal cimiero a te la testa serra.
Pao. No, fratellin, chisto o nuovo modello.
Lan. Sai che ti trovo molto grosso e bello.
Pao. Nulla di nuovo nella nostra tana?
Lan. No, spesso ci viene la tramontana.
Pao. A disturbarti.
Lan. No ... Qui come narra?
Pao. Lo vuoi, Lanciotto? Occhi ed orecchi sbarra.
Se ancor mi vedi ben tornito e sano
Puoi proprio dir che non sono bagiano.
Lan. Stelle! i tuoi detti e la tua voce fioca
Mi fecero venir la pelle doca.
Pao. Ed oca fui quando in lontano sito
Andai per gli stranieri a fare il pito.10
Dora in avanti pugner soltanto
Contro chi mette il mio paese in pianto,
E lo sdegno conservo e il mio furore
Perch sovra le polizze al latore Pretende 11
di cambio il venti per cento,
Cosa
che con orror solo qui sento.
Se tu vedessi, caro mio Lanciotto.
Guai a color che mi cascano sotto,
Atterro un bue e quando 12egli distrutto
Con pelle ed ossa me lo mangio tutto.
Lan. E questa lopa.
Pao No, sol bizzarria,E noi labbiamo per galanteria.
Lan. Questi sensi ti onorano e del paro
Vo dirti io pur che non sono somaro.
Marito io son.
Pao. Che dici?
Lan. Or son tre mesi.
Di Guido la figliuola ho preso in moglie.
Pao. Francesca, o ciel! (Mi vengono le doglie)
Lan. Se tu vedessi come scrive e ciancia.
Pao. Lo so, lo so (Quale dolor di pancia!)
Lan. Che miro! Bianco quale straccio. Vieni
Malato forse?
Pao. Oh no.
Lan. Ma pur convieni.
10 contesto dellignoto pito, in rima con sito, fa pensare ad un sinonimo di soldato di Ventura.
11 I1 testo ha prende ma il verso zoppicherebbe malamente.
12 Ledizione del 1867 ha qui un improbabile guardo, opportunamente corretto da Greco.
Pao. Paleserotti (ah mai!). Lanciotto, senti,
Tengo na terribil flussion di denti.
Lan. Quale fortuna! Abbiamo Dulcamara
Che per strapparli ha una virtude rara.
(per andare)
Pao. (trattenendolo) Odi, tarresta, non lasciarmi solo.
Lan. Il cavadenti a ricercarti io volo. (via)
SCENA VI
Paolo e il Suggeritore
Pao. (traballando) Spos Lanciotto! ...
Moglie sua Francesca!
Ah, chi mi porge un poco dacqua fresca?
Sug. (Spinto
da compassione, offrendogli un bicchiere di vino che gli serve per rinfrescarsi
le fauci)
Ho un po di vino. Se le piace,
prenda.
Pao. Oh grazie tanto, il cielo te Io renda. (Beve, restituisce il bicchiere al Suggeritore, si pulisce la bocca con la manica dellabito, poi dice)
Che far deggio? Fuggir di nuovo, oppure
Di Tantalo soffrir le ne torture? Meglio che io fugga. Che veggio io? Oh momento!
E vien Francesca. (Si ritira indietro)
SCENA VII
Francesca e detti
Franc. Annot.13 (Concentrata ali ultimo grado) Ahim, stanca mi sento.
Amor crudel. tu mi scunquassi,
E addevent me fai vecchia carcassa.
Sto male, e li ciacelle4 aggio perduto
Pe chillo brutto viecchio nsallanuto.
Ah Paolo! Paolo mio, dove sei tu?
Pao. (precipita ndosi)
Son qui. crudel. Non mi conosci pi.
Franc. (fuori di se stessa)
Oh vista! ... Paolo! ... qual fatal destino
Ti guida in questistante a me vicino?
Pao. E lo chiedi, cagion dei miei sospiri?
Ritorno a te dopo fatali giri.
Franc Ebben, torna a girare! Assai men duole
Ma mio dover di tosto alzar le suole.
Me naggio, si capisce.5 (per andarsene)
~ Unabbreviazione, ma di che?
~ Il testo: a li ciacell. Seguiamo linterpretazione di Greco.
Ciacelle per dire carne umana, quindi Francesca dimagrita..
Forse meglio Me naggia. Credo che la battuta sia a parte,
fuori metro (v. la nota seguente).
Pao Ah no, mascolta, io sono fuor di me.Fran.Torna ad entrare.6
Pao. Noi posso io da che
Mi comparisci pi celeste e bella.
Franc. (facendo
la scala sernitonale)
Ma il fratel mi rompe a capuzzella.
Fao. Io me la prenderei pur col creato,
Non posso paventar duno scocciato.
Fran. Ahim! vacillan le mie gambe! Oh Dio!
Fao. Tu tremi, fanne a meno, core mio.
(Frende una mano di Franc. e la bacia)
Fran. Paolo, che fai?
Fao. (in
ginocchio come uno scolare)
La bella man ti bacio.
Franc. Cessa, crudel, non mettermi in impaccio.
Fao. (in
estasi)
Deh, dimmi almen con la gentil bocchina
Che mami dalla sera alla mattina.
Franc. (urlando)
Paolo, s, tamo. Sei contento
adesso?
Fao. (abbracciandola)
Tanto contento che far un processo.
Fran. Per carit, non dir pi ciuccerie,
Pensa un istante alle faccende mie.
Fao. (con
rimprovero dolce, brusco)
Io tebbi sempre dentro al cor
scolpita
Tu invece ingrata, hai la mia f tradita.
Mira!
(Presenta il libraccio che porta ligato a tracollo)
Fran. (con
finto riso)
Che veggo, che libraccio questo?
Pao. Pi noi ravvisi? Stupefatto io resto.
E il pappucon(18), che leggevamo un giorno
Quando fummo in Acerra(19)a far soggiorno.
Soli eravamo e sotto ombrosa frasca
Mangiando il casatel cuIlove Pasca.
Li lacreme d o monte eran cascate
Su tre o quattro delle sue facciate.
Vedi, ancora ne gronda, no vide 20
Che fet e vino? (21)
Fran. E proprio vero, oh stelle!
Dunque tu sempre mami! Oh papareile!
Pao. E disperato Iamor mio~ Fuggiamo!
Meco condurti allaltro mondo io bramo.
Fran. Ah, no! Mi lascia, non toccarrni, io grido.
Pao. Cielo ed inferno in questistante io sfi do.
(Afferra Francesca per portarla via)
16Neliedizione del 1867, la battuta di Francesca, Torna ad entrare , scambiata per una didascaiia, avendo lei appena prima fatto cenno per andars~ne. Ma lei risponde qui a Paolo, che ha detto di essere fuori di se, imponendogi di rientrare (in se), cos come poco prima gli impone di girare. Cos la battuta seguente di Paolo, Noi posso io ... riacquista un riferimento immediato. Insieme, le due battute formano Iendecasillabo, che altrimenti mancava, e si ha la rima con la precedente battuta di Paolo (che con me).
17 Nel testo mira fa parte della didascalia (mira e presenta ilbraccio, ecc.), opportunamente sciolta da Greco. (18)Parola che non so spiegare. (19) Per alcuni, compreso Petito, Acerra fu la terra natale di Paolo Cinelli, che poi sarebbe divenuto Pulcinella (v. Antonio Petito, Genno storico romantico sulla origine della maschera del Pulci-nella, saggio sinpaticissimo pubblicato nello stesso volume con la Francesca). 20 verso zoppica. 21 libraccio puzza di vino. Le lacrime del monte saranno il Lacrima Christi, vino vesuviano. Galeota fu allora il vino, oltre che il misterioso pappucon. N Cristo n Dio potevano nominarsi in una farsa, senn interveniva il Delegato e poneva fine allo spettacolo.
SCENA VIII
Lanciotto, Guido e detti
Lan. Che veggo? Oh infamia! (diventa verde)
Fran. Siam perduti.
Guid. Io gelo!
Fran. Chisto farr o surbettiero.
Lan. Squarciasi al fin il tenebroso velo.22
Pao. Vieni, Francesca, ridigli sul muso.
Lan. Tremate, iniqui.
Pao. Di tremar ricuso.
Lan. (sfoderando
la spada)
Donna infedele, il brando mio
giustizia
Alla fine far di tal nequizia.
Fran. Fermate, o crudi!
Pao
O crudi o cotti ornai.
Tempo egli questo di sortir da guai.
Io non ti temo pi, brutto sconciglio.
Guid. Pace, fratelli.
Lan. Mai, non son coniglio.
Pao. Allarmi!
Lan. Allarmi!
Te voglio va ver che saccio f.
Fran. Facitelo parnore de zi Cuniella a zel-
losa! 23
Non vi battete!
Gu id. Ve ne prego anchio.
Lan. Non v piet, ammazzer lindegno.
Franc. (in terponendosi)
Ah, no!
Lan. (dandole un colpo di spada)
Ebben, prova di mie furie il pegno.
(Passa Francesca da una parte allaltra)
Ah, caggio fatto?
Fran Ah, me infelice!
Mha rott a camicia.
Pao. Ferita!
Guid. Figlia mia!
Lan. S, traditrice!
Pao. Ah piet, uninnocente hai spenta.
Fran. Prieste, dateme nu poche spirita menta.
Guid. Figlia. fa core.
Pao. (cacciando la spada)
Vendicarla almeno
Voglio. Oh tiranno, a trapassarti il seno
Ripara i colpi.
Lan. A me, ah carognone!
(cacciando la spada)
Pao. Cado colpito E ver, sono un mignone.
Guid. Che facesti
Lan. Ah gioja!
Pao. Francesca.
Fran. Paolo.
Il verso uno di quelli, non molti, mutuati direttamente dalla tragedia di Pellico. sulla quale sar centrata invece tutta la forza parodistica della Francesat di Scarpetta.
23 C difficolt con questa e le due battute precedenti, che non sembrano lasciarsi sistemare metricamente.
Il testo ha da se Cuniella.
Guid. Oh, mio dolore!
Pao Invita
Fosti ai miei baci, e al mio cor rapita.
Divisi fummo ed or crepiamo insieme.
Franc. Questa fu sempre la mia dolce speme.
Pao. Dobbiam spirar.
Fran. Spiriamo pure.
Guid. Oh caso!
Fran. Riman lo sposo con tanto di naso.
Lan. E insulti ancor.
Fran. Ah no! Son morta. Addio! (cade)
Pao. Francesca, aspetta, sono morto anchio.
Guid. (c.s.) (24)
Contempla, iniquo, lopra tua. Son spenti.
Lan. (piangendo)
Guarda, ne piango
Guid.
Inutili lamenti
Chisto fa comme o cuccutrillo.
Lan. Sento il rimorso nelle interne balze.
Anchio, lo giuro, tirer le calze.
Guid. Ferma, infelice.
Lan. (prendendo
una forbice dal tavolo da lavoro
di Francesca e ferendosi)
E vano, il priego, indietro.
In cor lacciar mme penetrato un metro
Tongo (25)
Guid. Misericordia a lu maciello.
Lan. (dandogli
il laccio che ha al collo con la medaglia)
Suocero, addio. Te do stu funiciello.
(muore)
Guid. Ahim, che miro! Morto! Ora si, manco!
Sug. Don Cuten, vide de fin ca songo stanco.
Guid. Tu che dici! Adesso viene il meglio,
E se suggerir non vuoi certo che sbaglio.
Sug. Tu d chello che ~ru che io mine ne saglio.
(Va per uscire, Guido lo trattiene. Finalmente gli
riesce di sbarazzarsene, e monta sul palcoscenico
e va per fuggire nelle quinte)
Guid. (lafferra)
No, non la vincerai, brutta marmotta.
Sug. (Gu, s nfucato chisto mo de botta!)
Lascia che beva almen.
Guid. Non sar mai.
Sug. Dunque, guerra tu vuoi? Or s, lavrai.
(Si azzuffano fra loro come a concerto)
Guid. (dandogli
un urtone)
Prendi, fellone.
Sug. Cado pecch tardi.
Guid. (Che
teneva le falde della giamberga del sug-
geritore strette tra le mani, nel cadere che fa,
quelle gli rimangono in mano scucendosi dal-
la giamberga, e lasciando vedere un calzone
tutto rattoppato)
Guid. (inorridito dice)
Quale vista crudel soffre a miei sguardi!!!
24Cio centro scena.
2~Non si capisce tongo, che combina col verso seguente
per comporre lendecasillaho
Quadro finale, come a concerto. Gi la tela.
FINE
- Questo copione è stato visto: