Corti 3.0 – Dieci corti teatrali

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CORTI 3.0

Dieci corti teatrali

di

Antonio Sapienza

Turri Lifu, marzo 2013

ALLORA, DICEVI?

Personaggi:

Una donna col telefonino nellorecchio.

In scena, stato ricostruito un studio o ufficio. Allapertura del sipario entra una donna che trafficher poi con carte e varie. Poco dopo suoner il telefonino. Lei risponder. E da quel momento ella far tutte le sue azioni con il telefonino attaccato allorecchio.

Donna- Si, sono io. Ciao!!! Ma come stai? Da quanto tempo certo, certo capisco. Allora, dimmi eh, no! Questo non dovevi dirmelo cos di getto: Ti sposi? Ma che notizia! E quando la cerimonia? Ah, non avete fissato comunque augurissimi, mia cara. Io? No, io ora sono single da quando? Da due settimane. Come? Lho cacciato via. Perch? Era diventato insopportabile. Dove? E che ne so! Sembra che sia andato da sua madre Vuoi che ti racconti tutto? Beh, mi ci vorrebbero almeno tre settimaneNo, sessualmente era quasi perfetto. Cosa mancava per essere perfetto? mancava una buona erezione. O almeno, laveva mattutina, ma quella non serve al caso E cosa ci si pu fare, pazienza per aveva altri pregi, per esempio: non gli piaceva laglio. Solo quello? Aspetta, fammici pensare no! Non riesco a pensarne altri. E, si, gli ho detto molto semplicemente: Bello mio, smamma! E lui? Lui ha smammato ubbidiente no, ma che dici? Era sollevato? Sollevato da che cosa? Da me ah, credevo certo, il rapporto sera logorato Vedi, non riusciva a fare pi gli spaghetti al dente. Era colla per manifesti quello che faceva, altro che spaghetti al pesto: Era pesto di spaghetti. Poi non ha mai saputo o voluto imparare a usare la vaporella - e sai che indispensabile per le pulizia di casa. Mettici che mi ha rovinato la lavatrice per i continui bucati che faceva si si era fissato col bucato. E il lavoro? Beh, qualcosa riusciva a farlo ad esempio? Aspetta che ci penso dunque una volta riuscito a farsi licenziare dal benzinaio dopo 24 ore. No, non era lavoro per lui quello certo era versato per il mestiere di imbianchino no, quale pittore, imbianchino era, ed imbianchino rimasto. I suoi quadri? Ma quelli li stuccava con la sua spatolona a casaccio erano buoni? E chi lo dice? Ah, lo dicono le tue amiche sai quanto se ne intendono loro certo, non voglio parlarne male, ma un po di buon gusto lo dovrebbero avere, no? Ah, anche tu? Ne hai comprato uno? E quando? Io non ne so nulla delle sue -diciamo cos- vendite. Cosa mi dici? Ne ha venduto pi di uno? Ma guarda guarda anche a Cesare questa mi veramente nuova ah, laltro ieri? Beh, si vede che la mia lontananza gli ha fatto brillare lestro. No, non ho nessuno allorizzonte. In questo periodo mi piace starmene da solaMa parlami di te. Lo conosco lo sposo? Ah, lo conosco! E dimmi, dimmi nooooo limbianchino! Ma sei ammattita, ti metti coi miei scarti? Ma allora sei caduta veramente in basso, mia cara. Certo, certo, capisco: necessit obbliga legge. Hai trentacinque anni, ma non potevi trovare di meglio? Ci hai provato, vero? E com successo? Stavate insieme ad una mostra racconta dai E lui ti ha proposto di vedere le sue opere a casa sua? E ci sei andata e ti ha pure affascinato e gli hai comprato un quadro Bello, sembra una telenovela, cio, volevo dire: una vicenda sentimentale, tipo colpo di fulmine ah no? Ci avevi ragionato? Tutto calcolato? Beh, lo credo, dato i precedenti E senti, non potresti convivere con lui per qualche mese e poi decidere se sposarlo oppure no? Ah, non te lo lasci scappare come ho fatto io? Ma via, mia cara, io lho semplicemente messo alla porta. Dopo quanto? Diciamo dopo sei mesi, forse sette, non ricordo bene. Si, si, ho capito, ma tu hai capito me? Quello (fa un gesto negativo con la mano) quello quasi caput! No? Ah, con te risuscitato? Davvero? Ma non sar il viagra? Niente viagra ah, sei tu il suo viagra? Sai trattarlo a dovere, capisco (tappando il microfono dellapparecchio) Che figlia di puttana, anzi: che puttana! (rimettendosi in comunicazione) Certo, certo, capisco, la novit, probabilmente E senti, dove andrete ad abitare? Nella casa al mare dei tuoi genitori? Oh, che bella cosa: sarete in perenne villeggiature. E chi vi manterr? Ah, i tuoi vecchi ti passano la paghetta capisco e lui imbratter tele? Ah, gli stai preparando lo studiolo bene, bene e tu ti prenderai cura di lui? Bene, beneMa come farai cara, tu non sai cucinare un uovo sodo. Ah, stai imparando? Alla televisione? Dai grandi chef? Ma dai e cosa hai imparato a fare? Gli spaghetti alla Tourneau? E come si fanno? Con la pasta? hai scoperto lAmerica ah, volevi dire con la pasta di grano duro di Manduria? E dimmi, dimmi, poi? Aspetto che scrivo la ricetta. (cerca un foglietto, poi la penna, infine scrive; da questo momento in poi porre in evidenza la caricatura della ricetta) Sono pronta, vai: Due etti di spaghetti di grano duro di Manduria, numero tre. Ho capito tre! Si, si ho capito, fondamentale, continua pure. Due etti di pomodoro ciliegino di Pachino; 50 grammi di parmigiano reggiano; basilico ligure gr. 4; mirto sardo grammi 3; olio doliva toscano, cl. 0,32; olive dellEtna, sgusciate, gr. 21; mezza cipolla di Tropea; due noci di Sorrento, due nocciole di Giffone Vallelunga; uno sbuffo di Tocai; mezza mela tridentina; sale di Trapani gr.4. E tartufo dAlba niente? Ah, quello no! No, sai avremmo fatto cos il giro dItalia. Scherzavo, dai. Sto scrivendo, sto scrivendo. Bene poi? Far cuocere gli spaghetti evidente scolarli al dentesi(sode uno sparo) Cos stato? Cos stato questo botto? Aspetta che vedo.( girandosi e guardandosi attorno, poi come se si affacciasse da una finestra) Oh, nulla cara: hanno sparato a un uomo. Allora, dicevi, scolarli al dente-

Fermo di scena. Buio. Fine

FOGLIA DI FICUS

Personaggi:

Un uomo di mezza et;

Una giovane donna.

Sulla scena, seduto su una panchina sta un uomo sui sessantanni, elegantemente vestito. Dietro il sedile si intravvede una ramo di ficus. Entra una giovane donna in tailleur, che si siede nella panchina, a destra, accavallando elegantemente le gambe e attende, con fastidio e insofferenza che luomo parli.

Uomo (facendo atto dalzarsi) Ciao. Come stai?-

Donna Ciao. Bene.-

Breve silenzio.

Uomo - Grazie d'esser venuta.-

Donna - Me l'hai chiesto... ( buttando all'indietro un ciuffo di capelli neri, lunghissimi)-

Uomo - Si, te l'ho chiesto io, grazie ancora.-

Donna - Ma, mi hai fatto venire fin quass per dirmi solo grazie?-

Uomo - Io? no, niente; cio si. Volevo dire: nulla di personale. Insomma, ti volevo parlare, da sola. ( espressione confusa)-

Donna - Siamo soli, parla.-

Uomo - Come se fosse facile! Ma cosa credi che mi sia semplice dirti quello che ho da dirti?-

Donna - (canzonatoria) Se non ti facile e semplice dirmi quello che mi devi dire, vuol dire che non mi dirai ci che mi dovresti dire. e tanti saluti. Va bene cos? ( espressione sarcastica)-

Uomo - No, che non va bene! L'argomento molto, ma molto serio, bella mia, per ironizzare sui preamboli, come fai tu.( lunga pausa ad effetto) Io ti debbo aprire il mio cuore, e non mi sar facile farlo, proprio con te, Capisci? ( con un soffio di voce, dalleffetto strappalacrime)-

Donna - Ma guarda un po adesso ti diventano gli occhi rossi? piangi?( irritata)-

Uomo - Macch! E' stato un moscerino. (girandosi platealmente di spalle)-

Donna - Gi il solito moscerino tempista. Istrione! ( sibillina, poi con calma) Dai, parla. Ma cosa credi che sia facile anche per me, dover ascoltare quello che, immagino mi dovrai dire? Sono in imbarazzo quanto te, se non di pi.-

Uomo - Tu - lo immagini?( speranzoso d'averla commossa)-

Donna - Cosa credi che in questi giorni, a casa, non abbia avuto occhi, ne' orecchi?-

Uomo - Bene, meglio cos. ( lunga pausa, come colui che ha l'animo travagliato) Ci sono situazioni particolari, momenti curiosi, accadimenti strani, forse anche fatalit, che interreagiscono, inaspettati e insidiosi, nella vita di un uomo, soprattutto di un certa et, - quindi pi vulnerabile. Prudenza vorrebbe che costui non si facesse mai - mai! - trovare sotto scopa. I sentimenti, imprevedibili e padroni, - Dio mio, com' possibile parlartene in modo distaccato - i sentimenti tiranni, se inseriti in quell'ambito, ti tengono in pugno e ti stringono fino a stritolarti...-

Donna (interrompendolo) Cosa stai cercando di dirmi? Stai mettendo le mani avanti? Con me puoi farne a meno! So anchio di sentimentirisparmiami pure le tue riflessioni pseudo-pirandelliane, e vai subito ai fatti, ti prego.-

Uomo - Si, si scusami... hai detto bene: sentimenti. passioni! Si si... ma si! sicuro: sentimenti e passioni mi hanno avviluppato proprio in questa critica et - navigo verso i sessanta, sai? - e mi strozzano, mi dilaniano.( tono patetico) Chi me lo doveva dire che avrei, che avrei...-

Donna - ... amato, contemporaneamente, due donne ... ( con un sorriso sornione)

Uomo - Sai gi? ( sospiro, di sollievo, come dire: il grosso era fatto) Ebbene, si! proprio cos: contemporaneamente! Con un'estrema intensit di passioni, l'una; e con sentimenti pacati, sereni, come ben sai, l'altra.-

Donna - Avanti, dai: dimmi chi , e dove l'hai conosciuta.-

Uomo - Come corri! Dal preambolo vuoi arrivare subito al finale? Diamine, almeno dammi il tempo di trovare le parole giuste. (pausa riflessiva) Chi . Chi ... ma poi cos importante sapere chi ? E'.. una donna...-

Donna - ... bella scoperta...-

Uomo - ... affascinante...-

Donna - ... occhi verdi, capelli biondi, coscia alta...-

Uomo - E dalle! con quest'ironia, mi rendi tutto pi difficile! E' una donna non tanto bella, in verit; ma molto, ma molto affascinante. E' colta, spiritosa. Ha trent'anni, e l'ho conosciuta al mare e, insomma, ci solleticava la mia vanit, capisci; in fondo, onestamente, sono ancora un...un bell'uomo, mi pare...uno e ottanta, niente pancia, tutti i capelli - anche se un po' bianchi.- (si alza e si pavoneggia dinanzi a lei) E non guardarmi cos, mi metti in imbarazzo! Sii seria.-

Donna - Impressionante! traumatizzante! ( sbalordita, poi conciliante) E non te la prendere, dai siediti: quindi ti sei lasciato ammaliare.-

Uomo - Non proprio. Mi turbava, questo si, ma non pi di tanto. Poi non la vidi pi - per lungo tempo. Ma alla mia ultima mostra, mentre spiegavo il significato di certe opere ad una scolaresca, ecco che avverto sul mio fianco, a destra, la pressione di qualcosa di morbido e di caldo: era lei, col suo grande seno sinistro, adagiato discretamente, con noncuranza, sul mio avambraccio,- mentre mi guardava bevendo letteralmente le mie parole...-

Donna - E allora?-"

Uomo - E allora, le chiesi di ritornare il giorno seguente, da sola; ed ella ritorn, puntualmente; ed io le illustrai tutte le opere del vernissage...-

Donna - ... che lei seguiva con molto interesse.-

Uomo - Infatti!-

Donna - E d'allora...-

Uomo - ... che ci vediamo. Si, ci frequentiamo...insomma, stiamo bene insieme.-

Donna - Ci vai a letto?-"

Uomo - Oh, ma sono domande codeste? ... insomma, ebbene, si. Si! -

Donna - Patatrak! E cosa vuoi da me? Comprensione? o che altro?-

Uomo - Voglio aiuto!-

Donna - Da me? ma sei matto!-

Uomo - Da te, sissignore!( poi con voce suadente) Sentimi, mia cara, se tu potessi parlarne con... con...-

Donna - Con mamma? ( luomo annuisce vistosamente) Tu sei matto, caro babbo! Fallo tu! ti manca il coraggio? Ma che uomo sei? Eppoi mi sembra estremanente indelicato - per mamma! Ma che idea...no! tu hai fatto la frittata e tu la rivolti. ( si alza, fa atto d'andarsene, pur rimanendo ferma sul posto) -

Uomo - Ecco come sono i figli: quando ne hai pi di bisogno, ti abbandonano! accidenti! Ma, insomma capiscimi, questo il mio problema: se lascio l'una per restare con l'altra, faccio del male all'una e non all'altra; e viceversa. Ma io, ma io! il male me lo faccio ugualmente, sia che resti con l'una, sia che resti con l'altra! Capisci! Capisci?-

Donna - Questo lo capisco. Quello che non comprendo cosa possa fare io.-

Uomo - Se tu volessi...Vorrei che tu sondassi mamma...se fosse possibile...con un po' di buona volont... a volte...-

Donna - Babbo carissimo ( guardando significativamente l'orologio) per il genere d'aiuto che chiedi, dovresti rivolgerti ad paraninfo. Lui - si! Sarebbe pi adatto, no? ( poi duramente, con occhi di ghiaccio) Allora, tanto per capirci, sappi che io, in questa storia, non voglio entrarci neanche lontanamente: chessoio, per sbaglio, per distrazione, per puro caso, per volont degli astri! Ho reso l'idea, babbino? (e, intanto, una foglia di ficus, staccandosi dal ramo di un ficus cade sopra il capo delluomo e si poggi sui capelli. La donna la prese la esamin attentamente, ostentatamente, rivoltandola da tutte le parti, poi, mettendola sotto gli occhi delluomo, dice con voce pi distesa, quasi dolce) Vedi babbo, tu sei questa foglia, la mamma quello ramo ( indica il ramo sulla testa delluomo, poi passandogli delicatamente la foglia sulla guancia, sussurr) Ormai tu sei come questa foglia di ficus: se ti stacchi dal ramo, appassisci e muori. Pensaci, eh? pensaci! Ed ora scusami, debbo correre in Facolt. Ciao.( getta per aria la foglia secca e si allontana, con passo agile, uscendo di scena)-

Uomo - E se la foglia fosse mamma? ed io il ramo? ( grida)

Ma la donna si gira appena, appena, senza fermarsi; e assumendo, per un attimo quell'aria lievemente interrogativa, come a voler dire " Ma dici sul serio, sciocco babbino? ", quindi scuotendo la testa, esce. Luomo lascia morire in bocca il resto della frase:

Uomo Ma un ramo secco pu germogliare-

Poi, sospirando solleva il capo m'avvide che il ramo sta perdendo un'altra foglia, sorride, e, lentamente, fa qualche passo, poi si ferma si abbassa, raccoglie la foglia di ficus che la figlia aveva abbandonata, e rigirandosela fra le mani, esce dal lato opposto della scena.

Fine

GUERRA E RUMORE DI GUERRA

Personaggi.

Il pittore.pacifista in depressione;

Il monaco.psicoterapeutico.

Sulla scena, con una scenografia spoglia, come una stanza i cui muri sono da rifinire, c un pittore con tavolozza e pennelli. Entra un monaco.

Monaco Ciao, come va?-

Pittore Bene.-

Monaco Cosa stai facendo?-

Pittore Gioco a briscola! Ma non vedi che sto lavorando?-

Monaco Oggi non giornata, vedo Senti, stai tenendo presente le mie raccomandazioni?-

Pittore Quali raccomandazioni?-

Monaco Come quali raccomandazioni ieri ti ho pregato di non fare posare quella diciamo modella. Te ne sei scordato?-

Pittore Io non scordo ma niente. Qualche volta, per mi capita di non sentire.-

Monaco E stavolta non hai sentito quello che ti raccomandato. Va bene, te lo ripeto:

Tu non farai posare quelladonna, che fonte di scandalo. Bada, non per me, io sono al di sopra di queste cose, ma i miei parrocchiani. Non mi mettere nei guai, pittore.-

Pittore E allora, se non vuoi guai, io smetto di lavorare e faccio fagotto.-

Monaco Tu mi finisci laffresco e poi puoi andare anche al diavolo, Dio mi perdoni.-

Pittore- E tu fammi affrescare la chiesa a modo mio.-

Monaco E chi te lo vieta? Solo quella modella tanta chiacchierata non la devi utilizzare come modella per dipingere leffigie di Maria. Punto.-

Pittore- Io la voglio perch ha in se quello che desidero realizzare. Poi il fatto che sia diventata femmina dopo essere stato maschio per ventanni, non mi interessa.-

Monaco Senti, per casone sei innamorato?-

Pittore Sono affari miei. E me ne frego di ci che dicono gli altri!-

Monaco- Ma a me si! A me interessa, eccome! Non certo per i tuoi sentimenti, dei quali mene frego, ma io io rappresento la Chiesa, ed ho una moralit da difendere. Ma cerca di capire: cosa direbbero i miei fedeli se la riconoscessero nel dipinto?-

Pittore- Direbbero: Ma guarda che meraviglia di Madonna.-

Monaco Non scherzare coi santi-

Pittore Ma non capisci, monaco? Io voglio restituirle la dignit femminile che madre natura le ha negato.-

Monaco- Vuoi sostituirti aDio, orribile! Tu sei pazzo!-

Pittore Hai detto che sono pazzo? E allora fammi fare ci che la mia pazzia mi richiede.-

Monaco- Non sar io a dartene i mezzi.-

Pittore Bene, faccio fagotto-

Monaco- Vai pure, e che Dio ti illumini e taccompagni. Sai dove andare?-

Pittore- Andr alla sede della Pace Universale, l ci sono ancora dei compagni a cui posso chiedere aiuto.-

Monaco.- E una buona ideacos manifesterai con loro contro la guerra in Cecenia. (ironico)-

Pittore E probabile che essi lo faranno, chiss - ma io non ci sar. Basta col pacifismo.-

Monaco- E i tuoi compagni, lo capiranno?-

Pittore No, ma io ho deciso cos Dopo i fatti della Juguslavia, non so pi cosa fare, ne cosa pensare. Sono disorientato! Credo che il mio pacifismo sia morto! E io pure... Sai monaco, stanotte ho fatto uno strano sogno.-

Monaco- Strano sogno? La depressione? Nuovamente? Allora siamo nei guai.-

Pittore Gi, per quel che me ne importa. Vuoi che te ne parli?-

Monaco- (sedendosi rassegnato) Sono ancora il tuo psicoterapeuta. Ti ascolto.-

Pittore Ho fatto un sogno incubo e mi sono vegliato in un lago di sudore agitandomi come un ossesso. Era una visone apocalittica al presente: (lattore si porta al centro della scena, il monaco sta in disparte. Possibile intervento del balletto Luci e musiche adeguate):

Ho visto due grandi torri sorgere dal nulla e innalzarsi verso

il cielo.

Nuova Babele.

E gli uomini- ape, costruttori di idoli,

che vibravano

attorno, attorno, attorno,

alzando, alzando alzando.

E il chiasso, i rumori,

la musica ossessiva,

la cacofonia di suoni acuti, come di chi si

chiama,

vuole,

pretende.

Poi ho sentito tra quelle voci

tante tante, tante

voci,

voci di follafollafolla,

e di uomini, uomini, uomini.

Uomini incupititi, ma uomini!

E di bambini, passeri implumi.

Poioddio

poipoipoi,

udii un sibilo lacerare laria,

eranoeranoerano

aerei,

come mostri di latta,

che sorvolavano il cielo.

E uno schianto!

Uno di essi,

come gabbiano ferito,

con un ultimo colpo dala,

sabbatte su una delle due torri!

resto esterrefatto:

di fronte a quella linea

impazzita.

No! No! no!

Grido

Perch un altro aereo,

falco predatore,

determinato!

sfonda il cielo e la torre accanto!

Ed tutto una fiamma.

Spariscono le api costruttrici,

fugge la folla formicolante,

impazzita dal terrore.

Fugge, corre, inciampa,

cerca salvezza!

Salvezza, salvezza, salvezza,

mentre dagli edifici urla di aiuto, sventolio di camicie, tovaglie bianche di resa,

chiedono disperatamente:

salvateci dallinferno!

E un riso beffardo lord laria!

Chi si sostituito a te!

Gridai al cielo.

Ma il cielo rimase muto e fumoso.

Gridai, gridai, gridai

Impotente gridai,

dalla visione paralizzato,

non dalla paura,

ma dallo sbigottimento!

Poi il grottesco crollo delle torri

che si inginocchiavano

vinti:

prima luna, poi laltra!

Collassando,

sedendosi su se stesse,

in un rumore assordante,

in una nuvola di polvere,

in una Apocalisse annunciata.

E fu il Caos che venne a visitare

gli uomini!

E fu morte, strazio, orrore, pazzia per una moltitudine di essi.

E fu Erode - con la sua strage!!!

A scelta della regia si potrebbero far vedere le immagini della tragedia del 11 settembre 2001.

Pittore - E fu linizio di nuovi massacri!

Ecco: Vidi la guerra e il rumore di guerra

appressarsi.

Udii la tempesta dei caccia,

il ringhiare dei carri armati,

il singhiozzo dei razzi!

E il sangue

scorreva, scorreva, scorreva

a fiumi lungo strade, deserti, montagne.

E sulla cima di una montagna cera seduta una

figura in mero,

mentre unaltra, bianca, le stava al fianco,

in piedi.

Una impugnava

una falce,

laltra reggeva

una clessidra.

Mute, mute, mute.

Ed io, ritornato bambino,

gridavo a valle:

Badate! Badate badate.

Ma, in quel rumore assordante

di guerra

e di sapore di guerra,

nessuno mi - ascoltava.

Allora decisi di tracciare

un cerchio

per terra (lo traccia),

di sedermi al centro di esso,

e di escludermi dal quel mondo

assassino.-

( esegue, sedendosi con le gambe incrociate, il dorso dritto, le braccia alzate, le mani poggiate sulla testa. Musica e luci adeguati. Il monaco, segnandosi, indietreggia fino a scomparire nel cono buio. Poi, gradatamente le musiche cesseranno. Tutta la scena rester in assoluto silenzio. Le luci, lentamente, caleranno. Gigi, immobile, sar dentro un piccolo cono di luce che, dopo pochi secondi, si restringer fino il buio completo. Da lontano proviene un ululato di sirena.

Il sipario si chiuder, in perfetta sincronia, col calare delle luci e con il cessare dellululato di cui sopra.- Fine.

IL SENATORE

Personaggi:

Tullio Diotallevi.Senatore;

Giacomo Giallongo Avvocato;

BrunaMoglie di Tullio

In scena, in uno studiolo, c il Senatore Tullio Diotallevi. Egli imputato per corruzione. Luomo di cinquatanni, vestito dimessamente, con lo guardo spento, seduto su una sedia accanto ad un tavolinetto con sopra delle carte processuali. Bruna, sua moglie, le sta accanto sbirciando una rivista. Suonano alla porta. Bruna si affretta per andare ad aprire. Entra l'avvocato Giacomo Giallongo, sui cinquant'anni portati bene , snello, alto, rubizzo ed elegante. Si guardano: un attimo, ma significativo, sono amanti.

Giacomo (parlando sottovoce e facendo una furtiva carezza nella guancia a Bruna) Ciao micia, come stai?-

Bruna Buono, buono lui qui. (accenna a Tullio).-

Giacomo- ( ad alta voce) Buon giorno...-

Bruna Saccomodi avvocato. Tullio gi qui, laspettava. Io, col vostro permesso andrei di l ad accudire ai bimbi.-

Giacomo Saccomodi prego. (galantemente si mette da parte)-

Bruna- Tullio, io sono di l. (esce)-

Tullio Va bene. (alzandosi) Caro Giallongo... (porge la mano che Giallongo ignora)

Giacomo- Dunque, senatore...-

Tullio- Ex senatore, ora solo indagato!- ( acido)-

Giacomo- Senatore, non faccia il permaloso. Si segga e legga attentamente questo documento, poi, se daccordo, lo sottoscriva...per piacere...-

Tullio- (prende il documento ma non lo legge) Ma...ma che atteggiamento mai questo? Niente stretta di mano, mi dai del lei. Ma che succede?-

Giacomo- Senatore, lei in questo momento un indagato; ed pure un mio cliente. Ed io ho assunto la sua difesa senza convinzione, ma solo per deontologia...-

Tullio.- Anche tu? Anche lei, volevo dire - perch ora ci dobbiamo dare del lei, vero?- anche lei pensa che io sia colpevole?-

Giacomo- Il lei- mi dispiace- ma in questo momento si impone! E le mie convinzioni personali non hanno nulla a che vedere con il mio mandato....-

Tullio0- ( quasi gridando) Ma che cavolo dici! Il "lei" il "mandato"? Ma che cosa mi vorresti significare.-

Giacomo- Va bene, parliamoci chiaro! Io ancora non so se le accuse che ti vengono mosse, siano vere o false, per cui...-

Tullio- ...per cui?-

Giacomo- ... se fossero vere dovrei poi disprezzarti...-

Tullio-... e per non disprezzarmi, vorresti prendere le distanze, vero?-

Giacomo- Esatto!-

Tullio- Ma non essere puerile, Giacomo.- Cos'altro c' sotto?-

Giacomo- Nu...nulla, nulla! Insomma, Tullio, pensala come vuoi. (b.p.) Io ti ho sempre considerato estraneo e al di sopra di storie di mazzette e di tangenti. Ora: marcio il sistema? E sia!-tutto il partito? e d'accordo!- i nostri capi? e va bene!- Ma te no! Per te la cosa diversa: tu eri l'emblema dell'uomo probo per i nostri compagni di base. Capisci- quindi- il dramma? Perch, quest'accusa, vera o falsa, come un grosso macigno che s' abbattuto sulla tua reputazione: Come politico sei finito! Capisci? Poi, se l'accusa fosse vera,-intendimi-cosa si dovrebbe pensare di te come uomo? E di me? - come tuo amico e compagno di partito? -

Tullio- Ah, capisco...Ma tu mi credi?-

Giacomo- Preferirei non rispondere, almeno per adesso. Tullio, stai calmo. E che sei un bambino? Certo glielo detto anche in direzione - naturale. Ma bisogna aspettare e sperare-

Tullio- Scusami, scusami... sono a pezzi. Senti Giacomo, io alla galera non sopravviver! Capito?-

Giacomo- Ho capito. Dicono tutti cos. Ed ora stammi a sentire. Questo gentiluomo, probabilmente, ti far arrestare per interrogarti in carcere, dopo averti fatto assaggiare per bene l'ambientino. E lo far quando vorr, cio quando tu sarai gi bell'e cotto! quando sarai avvilito e l'abiezione -come il piombo- ti peser sulle spalle. E allora tu crollerai e confesserai tutto! Tutto! anche ci che non hai commesso! tutto ci che lui vorr farti confessare: lo confesserai! pur di ottenere almeno gli arresti domiciliari. (b.p.) Allora, adesso ascoltami bene: Tu dovrai resistere! Dovrai farti forza e resistere. E' pregiudiziale resistere! Altrimenti, se non te la senti, non vale la pena onorare la mia parcella.-

Tullio- Capisco, capisco. Mi sforzer', te lo prometto. Ma...ma non so con quali risultati...Ci pensi? dover combattere un giudice? Un giudice! - del quale una sua sola parola- che proviene dal suo scranno- pu essermi fatale!... E la mia parola pregna di discredito. Ho paura, Giacomo. Sono un debole. (pausa) Ho detto che mi sento un debole, e lo sono; forse sono anche un velleitario; o un utopista come afferma qualche altro. Bruna mi ha detto che sono un testardo, anzi caparbio, suona meglio. Ammetto tutto, tranquillamente. Ma ti assicuro, per che ho vissuto la mia vita con i piedi ben ancorati a terra; sebbene la testa, spesso, fosse nascosta tra le nuvole. I piedi ancorati, ben ancorati, a terra, cio al mio credo politico, al disinteresse per il potere, alla mia onest, mi hanno permesso di affrontare la mia vita, sia pubblica che privata, in modo coerente, resistendo a tutte le facili lusinghe. La testa tra le nuvole mi ha permesso di sognare. Di sognare fra laltro quel mondo migliore di tutti i sognatori: sogni di pace, di giustizia, di libert, e, perch no? Damore. Ora il terreno dove ero ancorato ha vacillato, ha franato, travolgendomi inesorabilmente nella sua inarrestabile caduta: i principi, lideologia, la nostra societ, il partito, insomma tutto ci che rappresentava un punto fermo miseramente franato. Dimmi? una grande frana immensa, spaventosa, inaspettata, - poteva essere fermata da piccoli granellini di roccia qual ero io e gli altri come me?...o come te? ( aggiunse magnanimamente), Solo una montagna pu fermare una montagna! E si capisce! Ormai sono un sacco vuoto.

Giacomo- E' proprio vuoto quel sacco?-

Tullio- Ma si!(b.p.) Mettici la fine del socialismo reale, la caduta nel muro di Berlino, i massacri nel mondo, questa tangentopoli, la guerra civile in Jugoslavia...-

Giacomo- Ma a te di quella guerra...(come dire: cosa ti interessa?)

Tullio- Non m'interessa? E le atrocit', la pulizia etnica, il nazionalismo, la guerra di religione, non sono gli esatti opposti del mio impegno civile? Capisci allora? che ne resta ormai di me e dei miei principi ispiratori e propulsori? Giacomo, mi sembra di vivere in una grande fogna chiamata Terra!-

Giacomo- E turati il naso, perbacco! Turati il naso e pensa al tuo caso, che gravissimo. Sei nei guai fino al collo, Tullio!-

Tullio- Lo capisco e come! Ma di fronte al completo degrado dei valori: alla bestia che sopraff lo spirito, agli stermini, al trionfo del capitalismo selvaggio, all'immenso egoismo che ha trovato legittimazione politica, a volte non mi importa pi nulla di me. Che mi accusino, che mi processino, che mi condannino, io mi sento ormai sfiduciato, vinto, prono! (poi rinvigorito) Ma poi penso a Bruna, ai miei figli lontani, ai vecchi compagni di tanti anni di lotte, alla loro vergogna a causa mia, per me; al completo abbandono dei nostri compagni pi deboli; allo sbando dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani che credevano nel nostro partito; e -per un attimo - si riaccende -in me - la scintilla!- e mi sento di nuovo ritornare le forze per combattere. Gli ideali non possono morire cos presto! Se vinco questa mia battaglia giudiziaria, vincer quella parte di socialismo sano, capisci!. (di nuovo sfiduciato) Oddio, Giacomo, ma dev'esserci la vera giustizia a questo mondo! Chi mi accusa, che prove porta? E tu le hai valutate? Che ne sai tu, Giacomo?-

Giacomo- Nulla! Non trapela nulla! Vaghi accenni a Sartori- dice che stato concusso dal partito e che ha corrotto te- qualcosa si sa su un certo Pelligra- dice di averti fatto avere voti in cambio di non precisati favori. Ma cose generiche, senza nessuna consistenza giuridica. Eppure la denuncia va avanti! Va avanti come un rullo compressore! E io non capisco. O forse capisco: avranno qualche asso nella manica.-

Tullio- Un asso? Che asso? Forse un altro accusatore?-

Giacomo- Se lo sapessi...Comunque domani ho un appuntamento in Procura, vedremo se tra un argomento e l'altro, non ne venga fuori qualcosa... chess: qualche ammissione, qualche richiesta di confronto. Insomma, domani vedremo. Certo, domani!-

Tullio- Sono nelle tue mani Giacomo! E, sappi, che sono innocente!-

Giacomo- Si vedr! Addio Tullio. Hai firmato?-

Tullio- (frastornato, subito firmando) Si, si, ecco, firmato.-

Giacomo- (prendendo il foglio) Grazie... e ciao. (porge la mano)-

Tullio Aspetta chiamo Bruna Bruna, Bruna, lavvocato va via.-

Entra Bruna, tutta agghindata, sorridente con Giacomo, dura con Tullio.

Bruna Avvocato, va gi via, laccompagno, tanto dovevo uscire per delle compere Ciao Tullio. (sorride raggiante a Giacomo)-

Giacomo- E un piacere andiamo? (mellifluo, con un sorriso concupiscente)-

Tullio- Ci...ciao. (perplesso, vedendo i due flittare, poi stringe la mano a Giacomo senza vigore e intanto guarda Bruna che raggiante). Ciao, ciao. (rivolto a tutti e due, poi, malinconicamente si volta dall'altra parte, quindi tra se, scuotendo la testa e guardando verso luscita) E allora condanna sicura...-

Fine

IL PERSONAGGIO E LAUTORE

Personaggi:

LAutore;

Un suo Personaggio.

Lautore nel suo studio e tenta di lavorare. E il tramonto. Ma, ci che scrive, dopo una piccola riflessione, non lo soddisfa, quindi appallottola il foglio e lo butta nel cestino. Intanto cala la sera e le prime ombre avvolgono la stanza. Musica adatta. Poi resta impassibile a riflettere, con lo sguardo rivolto nel nulla. A quel punto, dalla penombra, compare nello studio un uomo di sessantanni, corposo, alto, con una pancetta prominente, incipiente calvizie, pizzetto alla Pirandello, occhiali da vista inforcati e bastone in mano. Lautore fa un moto di stizza, come se qualcosa lavesse disturbato. Il personaggio appena entrato, fa un lieve inchino e con passo pesante si dirige verso l'uomo seduto alla scrivania.

Personaggio- Buona sera, permettete? Posso parlarvi?( con voce baritonale)-

Autore - Accomodatevi signor... ( riprendendosi dalla sorpresa, accennando ad alzarsi dalla sedia) Cosa posso fare per voi?-

Personaggio - Ve lo dico subito, in due parole: Voi scrivete. Scrivete storie vere e false; con la vostra fantasia ingarbugliate il presente con il futuro, il vicino con il lontano, il reale con l'irreale. Voi inventate fatti senza tempo ne` spazio, perch le distanze e le epoche, cosa sono per voi? Nulla! Voi siete siete un immenso crogiolo che bolle, bolle, bolle... Ogni tanto rigurgita qualcosa, poi ribolle, ribolle, ribolle...-

Autore- Scusate, ma non vi seguo, non capisco.( seppe dire solamente rimettendosi lentamente a sedere.-

Personaggio - Capirete, capirete, abbiate pazienza. Posso sedermi? Grazie. (lomone si siede accavallando le gambe) Dunque, in uno dei vostri ribollimenti, casualmente, beninteso, mi avete rigurgitato ed ho preso forma, un aspetto, delle sembianze. E quindi ho aspettato, pazientemente, che vi decideste a darmi un nome, una vita, una storia tutta mia. Ma voi mi avete vergognosamente dimenticato. Ora, lo sapete, la pazienza ha un limite. Poi mi sono deciso, ed eccomi qua`: Ditemi chi sono!-

Autore- Accidente, mi mettete in crisi. Io non ricordo nulla di voi. Per caso, non stareste sbagliando? Chiss, forse vi avr ideato qualche altro autore. Forse...-

Personaggio- E no! Troppo comodo cosi`! Prima mi tirate fuori, mi date forma e vita, e quando vi chiedo di darmi un nome, una dignit, una storia, ed ecco che mi ripudiate! Non ci siamo caro il mio autore, non ci siamo Ma discutiamone un po': Dunque, voi affermate di non ricordarvi di me. Bene, bene... Ma allora mi dite, di grazia, cosa fate quando scrivete una storia? Per caso giocate a briscola pazza? Il vostro cervello segue le carte e cerca il compagno, mentre la vostra mano, a vostra comoda insaputa, verga fatti e inventa personaggi? ( si sporge verso l'Autore).-

Autore- ( riprendendosi dalla sorpresa) Ditemi un po': Voi sareste un mio personaggio, giusto?-

Personaggio- Giusto.-

Autore- Allora, senz'altro, vi avr dato una storia, forse un'avventura, una vita, uno scopo e, probabilmente, anche una morte. Dunque, cosa volete ancora da me? Vi piaccia, o non vi piaccia, prendetevi il vostro destino e statevi bene!-

Personaggio- Ma allora siete scarso di comprendonio, a quanto pare. Vi ripeto che mi avete rigurgitato e poi dimenticato facendomi, quindi, tanto di torto. Ed ora, ovviamente per riparare, fatevi venire un'idea, inventate una scena, rimpolpate un ricordo, stuzzicate la fantasia, ma per carit, ditemi chi sono.-

Autore.- E` una parola. Anche se lo volessi, cosa credete che ho la bacchetta magica? " Ol, ecco a voi un personaggio, un fatto, anzi, scusate, una storia. Volete che ve la incarti? " Ah signor coso...( spazientito)-

Personaggio- Ecco, l'avete detto! Signor coso. Pure con la lettera minuscola l'avete pronunziato. Io sarei un signor coso cio, come dire, che se ci sono, o non ci sono, non fa nessuna differenza. Signor coso... Ma bene, benissimo! Che bella schifezza! Ma dico io, con tanti autori, anche pi bravi di voi, se vogliamo, proprio in voi dovevo incappare?... Signor coso. Ma signor coso sarete voi, caro il mio...autore. Voi che non sapete incasellare una vostra creatura nel giusto posto; che la lasciate allo sbando, senza un mondo in cui agire, amare, piangere e morire. Ma, ma mi dite qual' la vostra etica?-

Autore- Ehi, ehi, calma, eh? A voi, piuttosto, chi vi da il diritto di giudicarmi?-

Personaggio- La mia stessa esistenza, perbacco! Ecco chi mi da il diritto. La mia esistenza e anche l'Arte. Sissignore, 'Arte! Quell'Arte che non si posa su tutti, indiscriminatamente, ma sceglie un uomo, se lo cova, lo vaglia e poi s'insinua in lui. Nasce l'Autore! E quell'uomo non pi libero d'agire secondo i suoi intendimenti, ma deve, necessariamente, seguire quelli che sono propri dell'Arte, e in armonia con quei valori universali che l'Arte stessa proietta nell'eternit. Ed uno di questi valori il rispetto altrui. Ed io, in questo momento, sono il vostro altrui, e mi dovete, quindi, rispetto e considerazione! Allora, per questi duplici motivi, ancora una volta vi chiedo: Datemi il mio destino!-

Autore- Certo, certo, ma voi dovete capire che, pur volendo, cos su due piedi, non mi possibile inventare una storia. Vedete? ( prende dei fogli e li mostra) le idee piovono copiose, ma qual quella giusta? Comunque, voi avete ragione, avete il diritto di sapere chi siete.-

Personaggio- Prendo atto con piacere del vostro ripensamento, e questo buono. Si buono.-

Autore- Bene, bene...Vediamo cosa si pu fare... Sentite, io vi penserei professore di storia, vi sta bene?-

Personaggio- Vada per il professore.-

Autore- Professore di storia e... cornuto... ( pensieroso)-

Personaggio- Ecco, se si potesse fare a meno...( fa cenno con la mano alle corna)-

Autore- No? Va bene Ecco, ci sono: Professore schizofrenico in crisi d'identit. ( prende un fascicolo )-

Personaggio- Non si potrebbe cercare di meglio...( timidamente)-

Autore- ( Guardandolo divertito e prendendo un altro fascicolo dal cassetto) Ecco, questa novella incompleta, potrei inserirvi qui. Tratta di un marito che angaria la suocera, per vendicarsi della moglie infedele.-

Personaggio- E dalle con le corna... Se proprio moglie dev'essere, la vorrei fedele, buona, affettuosa...-

Autore- Ammettetelo, avete gusti difficili.-

Personaggio- Lo ammetto, lo ammetto. Ma, vedete, in questo momento, essendo io un personaggio, e potendo scegliere, vorrei scegliere la vita che pi mi aggrada. Voi uomini, potete farlo? Ma vi prego, continuate.-

Autore- Per caso insegnate pure filosofia?-

Personaggio- Voi che ne dite?-

Autore- Che ne avete tutta l'aria. ( prende alcuni fogli gi scritti) Allora, ascoltatemi bene. Ci sarebbe ancora questa possibilit( mostra i fogli) o vi accontentate o dovrete aspettare tempi migliori. Sto scrivendo un dramma e vi potrei inserire come professore di storia e fruscagghiaru, ci state?-

Personaggio- Fruscagghiaru? E cosa significa?-

Autore- E` un termine dialettale e significa venditore di trucioli di legno, buoni solo per fare fumo. Insomma uno che offre fumo e aria, ma nulla di concreto. In altri termini, sta ad indicare un idealista, un amante della liberta`, della pace, della giustizia; un po' filosofo, a met strada tra poeta e pensatore. Pi o meno...-

Personaggio- Non sar un illuso?-

Autore.- Potrebbe esserlo, oppure diventarlo.-

Personaggio- Rischio. Mi sta bene.-

Autore.- Bene, allora eccovi inserito in questa ennesima storia di fruscagghiari che hanno combattuto, combattono, e spesso perdono le loro battaglie, per l'affermazione della Verit. Prego, entrate.-

Personaggio- Grazie, grazie tante. Ah, un'ultima cosa: qual il mio nome?-

Autore.- Gerolamo, Gerolamo Attanasio.

Durante lo svolgimento dell'ultima parte del dialogo, l'Autore si sar alzato, e avr condotto il professore Attanasio al centro della scena. L giunti, alla fine dell'ultima battuta dell'A., il personaggio, assumendo laria professorale dice:

Prof. Attanasio - Buongiorno giovanotti, oggi siete preparati? vediamo vediamo chi interroghiamo oggi-

Buio e fine.

IL SOGNO DI LUCIUZZA

Personaggi:

Salvatore.pescatore;

Petru. ragazzo;

Pippu vecchio pescatore;

Luciuzzafidanzata di Santu che non in scena.

Comparse a discrezione della regia.

Sulla scena, su uno sfondo da porticciolo, a semicerchio, vestiti con abiti di pescatori degli anni 50, ci sono Petru, Pippu, Salvatore e Luciuzza ragazza sui diciottanni. Essi guardano verso la platea, come se scrutassero il mare.

Salvatore Andavano a calare la rete per alici, poi dovevano ritornare, almeno cos mi disse Santu-

Petru Dovevano essere gi qui da due- tre ore. Volete vedere che sono andati direttamente a siluri?-

Pippu.- Se lhanno localizzato, pu essere.-

Salvatore E con Santu a bordo si pu fare di tutto-

Petru - ha cento spiriti...-

Pippu - e la testa dura.-

Salvatore La colpa non sua, della guerra! Chi lo doveva dire che pescatori di acciughe e sardine andassero a pesca di altre cose? Certo la capitaneria ha messo il premio di mille lire per ogni siluro recuperato, e chi ha bisogno di quattrini, magari per sposarsi ( piano e accenna a la ragazza) sapete che Luciuzza incinta?-

Pippu Sappiamo, sappiamo.-

Petru Poi, alla capitaneria consegnano la spoletta, e si vendono, a parte, il rame e la polvere -

Pippu - E, nel frattempo, si rischia di perdere la vita. Bellaffare.-

Silenzio per mezzo minuto degli attori, suono di marranzano. Lorologio della chiesa batte le undici.

Luciuzza- Zu Pippu, il mio sognoho un presentimento-

Pippu- I sogni sono sogni!-

Entrano in scena anche le comparse posizionandosi anche nella piazza e vicino alle case in attesa della Speranza ( a discrezione della regia). Lorologio batte mezzogiorno. Per ogni rintocco, un fascio di luce colpir, a turno, i singoli attori. Lultima sar Luciuzza, sulla quale il raggio si dovr soffermare.

Petru- Luciuzza, quale sogno sognasti stanotte?-

Luciuzza- Lasciami stare Petru.-

Petri Te lo chiesi tanto per parlare, ma se non vuoi-

Pippu Raccontaci, Luciuzza.-

Luciuzza Io impazzisco stattesa Il sogno Sognai che la Speranza avanzava in un mare di piombo. Forse procedeva a motore spentocera un silenzioTanu era al timone, Santu stava a prora e scrutava lacqua oleosapoco dopo, con un cenno del capo, fece fermare la barca e, quindi, scagli in mare la saponetta. Passarono pochi secondi e, tra la schiuma e bolle viscide, vennero a galla migliaia e migliaia di pesci che gli uomini prendevano col coppo, colla fiocina, con larpione, con le mani. E lammonticchiavano sul fondo della barca, in un ammasso brulicante dargento, di nero e di rosso sangueei pesci parlavano. Parlavano lingue sconosciute, strane, bizzarree lanciavano insulti. Insulti che si materializzavano in rossi fasci e raggiungevano il cielo! Poi, quando la barca fu stracolma, Santo si accorse che in fondo al mare giaceva una grossa macchia dargento. La voglio prendere! disse, e si tuff. Dopo interminabili minuti, venne a galla reggendo un grosso pesce bianco forse era un palombo forseSei mani si sporsero dalla barca per afferrare la grossissima preda, ma furono sforzi vani, perch il grosso pesce diventava sempre pi grosso. Diventava sempre pi grosso e rideva, rideva, rideva. Rideva in modo lascivo, sguaiato, oscenopoi scoppi! Unaltissima colonna dacqua raggiunse il cielo e lo sorpass, mentre la barca e gli uomini diventavano colorati coriandoli fluttuanti nellaria. Poi vidi Santu che galleggiava nellacqua sanguigna: e boccheggiava come un cefalo colpito a morte, col volto sfigurato e ridotto ad un informe grumo di sangue. Io volevo aiutarloe non potevo, volevo agguantarlo e non ce la facevo, volevo gridare e non ci riuscivo. Volevo, volevo (si copre il viso) Santu, (poi gridato)Santuzzu mio!-

Petru.- (accoccolato sulle reti di Pippo, e illuminato a sua volta) Bedda matri, che brutto sognoperch fu un sogno, vero Luciuzza? Ah, vero Luciuzza?Vero?-

Sulla scena, intanto, pian piano cala il buio.

Fine.

LAQUILA E LAIRONE

Personaggi:

Il prete. Vecchio parroco;

Totuccio Pulvirenti. Giornalista;

Nino Bolero..Malavitoso;

Rappareddu.. Factotum di Nino.

Al centro della scena, in un cono di luce, ci sono il prete, e il giornalista, che quandera chierichetto veniva chiamato Totuccio Pulvirenti, detto Parrineddu.

Prete.- Bene, mi ha fatto piacere questa rimpatriata vediamo erano ventanni che non ci vedevamo, vero?

Giornalista ( che ha in mano un manoscritto) Verissimo padre, e voi siete rimasto sempre lo stesso con lo stesso caratteraccio.-

Prete- Ehi, poca confidenza (finto burbero) Qualche altra volta vienimi a trovare in parrocchia Totuccio Parrineddu. Vediamo se ancora ti ricordi come si serve la messa.(si guarda attorno, come per dire: Avete capito bene chi ?, ed esce da destra)-

A questo punto entra nel cono di luce un uomo, un vecchio amico di Totuccio, si chiama Nino Bolero ed un pezzo duomo con laria di chi comanda.

Nino- Sicch tu saresti Totuccio Parrineddu?-

Totuccio- E tu sei Nino Bolero.-

Nino.- ( ad altri fuori scena) Carusi questo cosa mia. Arrivederci. ( a Totuccio) Pezzo di delinquente, dove ti eri cacciato? ( e corre per abbracciarlo).

Totuccio- ( andandogli incontro e abbracciandolo caldamente) In un altro mondo, Nino, in un altro mondo. Porca miseria, come sei imponente.-

Nino- E tu come sei elegante. Come te la passi, ah?-

Totuccio- Bene, bene. E tu?-

Nino- Non mi posso lamentare. Che fa? ti sei sposato? Che lavoro fai?-

Totuccio- Si, ho moglie e due figli; per campare faccio il giornalista. E tu?-

Nino.- (ignorando la domanda) E lo fai bene il giornalista?-

Totuccio- Discretamente.-

Nino- Cosa stavi leggendo a padre Lagan? ( senza dare importanza alla domanda)-

Totuccio.- Alcune pagine del... mio romanzo che sto scrivendo.-

Nino.- Ah.-

Totuccio- E sono venuto a cercare ricordi...-

Nino.- Ma certo. Eccome. Qui ne troverai tanti ricordi e .. anche notizie fresche, per un giornalista... immagino...( ironico)-

Totuccio- Nino, che ti passa per la testa?-

Nino- Ma nulla, nulla. Dicevo cos, per dire...-

Tot.- Ed io, cos per dire, ti dico: Nino, che cosa c' sotto st'ironia.-

Nino- Te l'ho gi detto: Niente...( poi con noncuranza e guardandosi le dita) E` che non mi piacciono le persone che fanno troppe domande ai parrini...-

Totuccio.- Ehi, ehi, ma io sono Totuccio Pulvirenti, detto u Parrineddu, sono stato uno dei vostri.(pausa) E stavo chiedendo di voi a padre Lagan, solo per avere notizie dei miei vecchi amici.(pausa) Comunque, vero, facevo delle domande troppo insistenti, ma, ti assicuro, che non era a scopo professionale, bens affettivo. (b.p.) Beh, forse anche per aiutarmi a stimolare la mia fantasia ... ritrovare la vena per riprendere a scrivere. Ma basta cos. Allora, ti saluto Nino Bolero.-

Nino- Avaja Totuccio e che ? Non si pu scherzare pi con te? Il Continente ti ha fatto diventare permaloso? Avanti, metti via quel broncio e vieni con me, a casa mia, oggi sarai il mio ospite d'onore. E vieni. ( Totuccio esita e Nino lo prende sottobraccio e affettuosamente, quasi lo trascina con se. Sta per avviarsi ad uscire, da destra, quando entra nel cono di luce un uomo mingherlino, factotum di Nino, anche lui vecchio amico dinfanzia di Totuccio, sopranominato Rappareddu, cio scricciolo).-

Rappareddu- ( fermandosi di botto) Madunnuzza bedda! Parrineddu! Ma sei proprio tu, malacarne?-

Totuccio- (lasciando Nino ed abbracciando Rappareddu) Rappareddu, amico mio. ( poi allontanandosi e guardandolo meglio, con tono scherzoso) Ahu, ma non sei proprio cresciuto, sempre rappareddu restasti.-

Rappareddu- E tu sempri Parrineddu. Gardalo che faccia compunta di parrinu. ( a Nino) Quando arrivasti? Quanto ti fermi? Quanto parti?-

Nino- Lo hai gi messo sul treno. Rappareddu, oggi Totuccio mio ospite a pranzo. Non farmi disturbare da nessuno.-

Rappareddu.- Veramente qualcuno ti cerca...ci sarebbe li dentro... accenna il bar)-

Nino- Cosa?- ( con noncuranza)

Rappareddu.- Ci sarebbe, ci sarebbe.. c'...-

Nino.- Ci sarebbe, o c'? deciditi.-

Rappareddu- Ci sarebbe... C' Chianca che ti vuole parlare.-

Nino.- Mi vuole parlare? Sa dove trovarmi.(impassibile)

Rappareddu.- Vorrebbe, desidera... Avaja, con certi suoi amici.-

Nino- Sa dove trovarmi. Andiamo Totuccio.-

Rappareddu.- Vacci Nino, non si deve mai dire che hai iniziato per primo...-

Nino.- ( pensieroso) Sta bene. ( e si avvia)-

Totuccio- ( sta per seguirlo) Vengo anch'io, vorrei salutare quel birbante...-

Rappareddu- ( parandosi davanti a Totuccio) Fermo tu. Non sono affari tuoi. ( con dolcezza) Resta qui con me, eh? ( mimando che meglio rimanere l).-

Totuccio- ( protestando timidamente) Lo voglio solo salutare...-

Rappareddu.- Lo saluterai quando sar il momento.-

Totuccio.- Rappareddu, ma che succede?- (comprendendo qualcosa).

Rappareddu.- Ma niente. L si sta svolgendo un piccolo chiarimento tra vecchi amici...meglio non disturbare.-

Totuccio.- Vecchi amici? In che senso?-

Rappareddu- In tutti i sensi.-

Totuccio.- Ma non lavoravate tutti insieme? ( intuisce la crisi)-

Rappareddu- Tu sei rimasto ai tempi dei canonici di lignu. Qua le cose sono cambiate, e non certo per il meglio. (pausa) Eravamo insieme fino a cinque anni fa. Poi Chianca si mise a fare il droghiere...-

Totuccio- E con ci?-

Rappareddu- Ah Totuccio, e che sei tondo? E cerca di capirmi!(b.p.)Vende cosette, polverine, siringhette e varie. Capisti?-

Totuccio- Ho capito. E Nino non d'accordo, vero?-

Rappareddu- Esatto. Lui ama le bionde...Ora tu lo comprendi, due galli in uno stesso pollaio sono un po' troppi. (offre una sigaretta)-

Totuccio- Grazie non fumo E dimmi, che succeder l? (accennando alla bar).-

Rappareddu- Niente. Parlano, discutono, ragionano...( cercando di cambiare discorso) Beato te che te ne stai a Roma, lontano da questo casino. Perch qua sta diventando tutto un gran bordello. Specialmente questo quartiere. Col nuovo commercio tutto ormai saltato: le amicizie, le gerarchie, persino le parentele.(pausa) I soldi! Troppi soldi ci sono in gioco. Troppi interessi ora s'intrecciano. E caro mio, adesso si punta forte! Vedi? Ti ricordi? Una volta per saldare un conticino, ci si dava una coltellata, faccia a faccia, e buonanotte. Ma poi, col progresso, abbiamo incominciato a spararci nelle gambe a tradimento. ( pausa) Adesso siamo civilizzati: ci ammazziamo.(quasi con un filo di voce) Abbiamo scelto la via pi breve per chiudere le questioni.( breve risata nervosa) Ma, francamente, preferivo la vecchia maniera di vivere.(sospira)-

Totuccio- Ho saputo, ho saputo Senti, ma ci sar d'aspettare molto? ( guarda l'orologio al polso)-

Rappareddu- Forse no, se trovano un accordo subito, come io spero. Altrimenti...-

Totuccio- Altrimenti?-

Rappareddu- (facendo segno con le dita della mano destra) Altrimenti, fra non molto, uno dei due...-

Totuccio- Non posso crederci. Nino e Chianca...-

Rappareddu- Allora sei scemo.( poi pi conciliante) Ma come? parlo da un'ora e non hai ancora capito che tutto cambiato? (quasi scandendo le parole) Qui siamo in piena giungla, amico mio. (pausa) Beato tu che te ne sei andato via.-

Totuccio- Gi, beato io.(pensieroso, poi come se avesse avuto un'idea) Ma perch non vai via anche tu?-

Rappareddu- Io? Ma che dici? Non sai chi sono io? (con meraviglia, poi pausa. Intanto le luci si restringono su di lui. Pochi secondi, e si accosta ai due anche Nino Bolero che entra nel raggio dell'occhio di bue e si mette a sinistra della scena; Rappareddu sta al centro e Totuccio a destra. Il solo Rappareddu si muover, gli altri avranno fermo di scena.) Un giorno padre Lagan, parlandomi delle bellezze e della variet della natura, mi disse: Le aquile sono rapaci, hanno artigli, rostro e forti ali, e volano in alto. ( fa la mimica e accenna a Nino) Gli aironi, sono mansueti, hanno eleganza, resistenza, e grandi ali, e volano lontano.(indica Totuccio, pausa) Ma io sono solo nu rappareddu, una minutola, uno scricciolo, ho due aluzze piccole piccole, dove posso volare, io? (congiunge le mani, gestualit appropriata)-

Consumate le ultime battute, le luci caleranno fino al buio completo; il bolero si sentir, prima in sordina, poi a sempre pi` forte; mentre il sipario si chiuder lentamente con il fermo di scena dei tre attori sul palco.

Fine

LA PROFESSIONE IN RIBASSO

Personaggi:

Il ParapsicologoChiromante, cartomante e indovino;

Tucciala sua segretaria;

Giulio .cliente.

Sul palco ci sar Studio del mago parapsicologo: piccola scrivania, due poltroncine, piccolo specchio. Alla parete di fondo ci sar attaccato un manifesto dove viene pubblicizzata la sua attivit. A destra uscio da dove entrano i clienti. Allalzarsi de sipario, in scena c il mago che, vestito in modo esotico, si contempla allo specchio, poi, come se si apparecchiasse il desco, mangia uno stuzzichino, beve qualcosa.

Dopo qualche secondo le luci del palcoscenico calano fino a semibuio, mentre le luci di sala si alzano ed entra Tuccia, la segretaria del mago. Ella si rivolger al pubblico, ma prendendo una, due signore come interlocutrici.

Tuccia (rivolgendosi agli spettatori) Signori, mi chiamo Tuccia, sono la segretaria del grande mago, parapsicologo, cartomante, indovino e astrologo. Scusi, ma lei prenotata? (ad una spettatrice, consultando lagenda delle prenotazioni) No, perch il Maestro (indica il mago) non accetta consulti senza preventiva prenotazione: lui molto professionale, sa? Il Maestro una persona precisa, minuziosa ne so qualcosa io, che collaboro con lui (indica il mago), da pi di cinque anni e che se non fossi pi che efficiente professionalmente, in tutto e per tutto, mi avrebbe gi liquidata. (rivolgendosi ad unatra spettatrice) Sapesse che esamino ho dovuto superare prima dessere assunta Lannuncio sul giornale era perentorio: Professore parapsicologa cerca assistente, brava, preparata, spigliata, giovane. Chiedonsi doti comunicative, relazionali e disponibilit immediata. Io ero dubbiosa: rispondo oppure no? Sapete, avevo gi trentanni, ero, e sono tuttora, scapola per scelta, e quindi il lavoro mi era necessario. Per avevo qualche perplessit: Un mago? E se mi ipnotizza ? E se violenta? Poi ho pensato ad uno slogan: Se non ora, quando? e superai, di getto, i miei timori rispondendo allinserzione. Fu un colloquio breve, pi che altro fu un esame del mio corpo. E mi assunse senza indugi. Io, furba, lentamente capii il vero perch di tanto interesse alla mie belt (con enfasi): Fui sua nel volgere di un batter di ciglia Fu un tirocinio pieno di passione tempestosa, e quando fu sicuro delle mie ottime qualit intrinsiche ed estrinsiche (mettendo in evidenza i suoi attributi), mi associ allo studio in qualit di consolatrice di casi estremi in cui versano certi clienti maschili con carenze affettive organiche e non- lavoro di grande responsabilit, che vi pare? Diciamo che mi ha promossa al ruolo di terapeuta deffimere intimit quasi elettive di vario livello. Stabilimmo anche lonorario. (poi consultando lagenda) Vediamo chi il primo ah, il signor Giulio. (rivolgendosi alla maga) Maestro, per il primo consulto c il signor Pino, lo posso introdurre?-

Luci sul palco.

Parap. - Venga pure avanti. (intanto si mette in posa da persona che medita)-

Tuccia Avanti, signor Pino, saccomodi, prego. (leziosa)-

Da sinistra entra un giovane uomo. Pino.

Parap. E allora?-

Pino- Allora, che?-

Parap. (pazientemente) Allora, perch sei qui?-

Pino- E se non volessi dirglielo?-

Parap. ( contrariato e rassegnato) E allora, facciamoci una scopa (prende le carte) e aspettiamo che il tempo volga al meglio.-

Pino- (dopo un attimo di silenzio) Professore, non so chi sono-

Parap. E io so no qui per aiutarti. Parlami di te.-

Pino Di me, di me sempre cos voi parapsicologi parlami di te. Come se io sapessi di cosa vi debbo parlare. E voi, che ci state a fare? Eppoi io non so proprio chi sono! Ma non nel senso di identit, ma in quello pi lato del mio ruolo nel mondo nei rapporti-

Parap. (come se avesse finalmente capito) sessuali!-

Pino Ma che bravo. Ma come ci arrivato? (ironico)-

Parap. Eh, caro mio, sono trentanni che esercito questa professione, capirai Dunque?

Pino Dunque? Io? No, dunque voi.-

Parap. Io? E va bene. Senti, come sei a donne? Ce lhai la ragazza?-

Pino No.-

Parap. No? Alla tua et? E come mai?-

Pino Non lo so so solo che mi trovo a disagio con le ragazze mi spaventano.-

Parap. E perch?-

Pino Perch penso sempre che, se mi dovessero chiedere la suprema prova, io possa non farcela.-

Parap. Ma dai, il timore iniziale una cosa naturale, nei giovani. Ma di un po non sarai mica impotente?-

Pino No no, non credoforse qualche volta-

Parap. Bene. E dimmi, quando ti viene la potenza?-

Pino Quando quando vedo un uomo che fa allamore con una donna.-

Parap. Bene, ci siamo. A questo punto tu vorresti essere al posto delluomo. Dico bene?-

Pino No. Vorrei essere al posto della donna!-

Parap. (dopo un attimo dincertezza per essere stato preso alla sprovvista) Sei omo? Cio, volevo dire ma bene, bene Senti, prima di affermare definitivamente il tuo essere gay, non vorresti fare unultima prova? Che ne diresti di una bella donna come come la mia segretaria? sai per certi stimoli una vera maga. Ed disponibile, disponibilissima-

Pino E se foste voi a dover essere disponibile?-

Parap. Chi io? Mezza parola. Passa di l e auguri per il tuo prossimo futuro amoroso. Ciao bello.-

Pino Cos mi lascia? ( deluso e civettuolo)-

Parap. Coraggio ragazzo, etero o omo, morto un papa se ne fa un altro. Passa di l e dai cento euro alla mia segretaria. Avanti un altro.

Pino Mi ha deluso (esce con passo leggermente effemminato)

Entra Tuccia.

Tuccia Ebbene? Quello ha pagato lonorario e se n andato insomma nientaltro ( fa cenno negativo con la mano). Come mai?-

Parap.- Come mai? Eh, cara mia, ( con enfasi, facendo un gesto di negativit). Quello: Nisba!-

Tuccia Un altro gay?-

Parap.- E gi. Certe professioni sono in ribasso, cara mia-

Tuccia e anche le mie entrate. Faccio entrare il prossimo?-

Parap.- ( come rassegnato) E fallo entrare

Tuccia- e speriamo bene. ( esce ancheggiando)-

fine

QUEGLI OCCHI VERDI, NEL SOGNO

Personaggi:

Un uomo di circa quarantanni;

Una ragazza ci ventanni.

Sulla scena nuda con un fondale neutro ci saranno i due attori, luno di spalle dellaltro. Musica adatta. Un minuto dopo, lentamente, si girano, si guardano con sguardo profondo, tendono le mani.

Uomo - Ho sognato i tuoi occhi verdi che mi promettevano lAmore -

Donna - quellamore che hai cercato per tanto, troppo tempo; consolati, ora lhai trovato dopo le chimere, le illusioni i fallimenti.

Uomo - Ed ecco che ora vedo quegli occhi verdi proprio davanti a me, in questo momento: Tho cercata, tho attesa, sei venuta.-

Donna - Tho chiamato, hai risposto. Sapevo che ti avrei raggiunto, nel sogno o nella realt.-

Uomo - Da prima, da sempre, dallEternit, da oggi, da questattimo ci riconosciamo: questo il miracolo.-

Donna - Lincredibile per gli altri possibile per noi. Io accetto questo evento amoroso come un fatto lungamente atteso.-

E la ragazza si avvicina alluomo, gli prende la mano e cos rimangono immobili, a guardarsi con occhi assenti.

Uomo - Ero arrivato dal sentiero che dal boschetto porta alla scogliera. Avevo steso laccappatoio su uno scoglio liscio, proprio sul mare, mi ero seduto e scrutando il mare, lacqua limpida, tremolante, ricca di bianca spuma, mi sono si trovato, invece, te, giovane donna, sorta allimprovviso - uscendo dallacqua; mentre io, sbalordito, ti guardavo piacevolmente sorpreso e ammirato. Ammirato per quel tuo seno traballante, abbondante, fuoriuscente che mi si parava davanti al viso, quasi offrendosi; per quel corpo bello, perfetto, guizzante, sgusciante, imperlato, inguainato in un nero costume appiccicato al corpo come la pelle di una foca; ma soprattutto per quegli occhi verdi - innestati in un ovale del viso abbronzato, contornato da capelli lunghi color miele, gocciolanti, ombreggiati da sopraccigli spessi e scuri occhi interminabili, abissali, madreperlate ma tuttavia segnati da un briciolo di tristezza. Occhi conosciuti. E quando mi sorridesti , socchiudendo appena le labbra, ma illuminandolo con gli occhi lampeggianti, allora ti riconobbi: eri la ragazza del sogno, erano gli occhi del sogno. Quel sogno ricorrente, puntuale, di tutte le notti: Eri tu!

Donna - E per me eri lui! Eri lui, luomo che tutte le notti mi compariva in sogno, sdraiato sullo scoglio come un lucertolone, con quei capelli chiari al vento, con quelle cicatrici al petto e al viso, con quegli occhi tristi; sempre da solo, l, su quello stesso scoglio. Poi, in una buca, fra gli anfratti degli scogli, abbarbicati luno allaltra, nudi, sudati, ci baciammo, ci accarezzammo, ci scostavamo, ci guardavamo per poi, finalmente, avvinghiarci e lasciarci proiettare in un amplesso flessuoso, lungo, tumultuoso, generoso, lungamente atteso e improvvisamente esploso.-

Uomo . Quindi il tuffo nellacqua placida dellinsenatura, nudi, guizzanti, liberi, armoniosi. E quindi ancora amore e amore.

Donna Poi quelle parole-

Uomo - Amore, io debbo andare via.-

Donna - Lo so caro, quando ci rivedremo?-

Uomo- Sai che io-

Donna - So tutto di te e taspetter lo stesso.-

Uomo - Sai anche che -

Donna - la differenza di et tra noi? Fa nulla!-

Uomo - Ora, ma poi?-

Donna - Sar lo stesso.-

Uomo - E quando non sar pi in grado damarti come ti ho amato ora, che farai?-

Donna - Tu, quando non potrai pi amarmi come ora, mi avrai gi tanto amato che mi baster per il resto della mia vita. Il tuo poco per me sar tutto, il nulla tristezza e morte. Io avevo solo il nulla e anche se questo momento non dovesse pi rinverdire, sappi che mi hai donato tutto: la vita.-

Uomo - Sei ammirevole e ti amo, ma, con dolore, debbo lasciarti. ( si allontana di qualche passo, poi, irato, si gira di scatto e grida) Vivere peccato? Amare follia? Rispondere al richiamo della vita una colpa? Hai fatto bene o hai fatto male a rosicchiare il bozzolo che mi avvolgeva? E gli altri, quelli che sono prima di te, quelli degli anni vicini, che diritto hanno su di me? Che dovere ho verso di loro?-

Donna - Loro hanno avuto le stesse cose che hanno dato a te. Il bilancio a pareggio.- ( fiere a decisa, poi come tra se) Una vita ha sempre lo stesso corso?-

Uomo - Lo so! Ma la mia differenza, gli altri; tutto, poi anche queste domande, quali risposte dare?-

Donna - Dimmi! Stai ricucendo il bozzolo?-

Uomo - Io? Nonnon credo..-

Donna - Io credo, invece, di si. Non lo fare, ti prego anche se non starai con me, rimani libero, non rinchiuderti, ti prego, ti prego! Non riavvolgerti, taglia quei fili di sfiducia, di disgusto, di disillusioni, di sarcasmo che ti soffocano.-

Uomo - Rester libero, te lo dico, ma dovr allontanarmi pensandoti e pensandomi. Aspettami serena, e forse, un giorno o laltro incontrerai il mio sogno e chiss, potrebbe annunziarti il mio ritorno.-

Donna - Addio Amore. Addio e sappi che prima di sognarti, molto prima del tuo odore, prima ancora dudirti, di vederti, io gi sapr. Addio e chiss, se quegli occhi verdi, nel sogno-

Fine

STUPRO CON ABORTO

Personaggi:

Anna..la ragazza violentata;

Due figure in trasparenza.

In scena c Anna. Ella stata stuprata e messa incinta. I suoi genitori vorrebbero farla abortire, ma lei si rifiuta. La ragazza si muove in scena con gestualit diverse e movimenti vari: Dallindolenza, alla reazione, dalla rabbia, alla speranza. Effetti di luci del caso.

Anna Si, vero! Sono stata violentata! Ed ora la giustizia degli uomini segua la sua strada, io seguir la mia. (pausa) E sono stata lasciata sola da tutti: amiche, prete, volontarie, e anche dai miei genitori. Sedici anni, ho solo sedici anni e sono stata lasciata sola sola con Dio.-

Anna si accoccoler per terra. Musica e luci adatte. Fine degli effetti. Luce soffusa sul palco e, trasparenza, si vedranno la figura maschile e quella femminile che diranno le loro battute alternativamente.

- Bisogna intervenire.-

- Certo, ma come?-

- Facciamola abortire!-

- Ma Anna si opporr.-

- Vedremo!-

- Allora teniamo la faccenda nascosta a tutti, mi raccomando.-

- So a chi rivolgermi. Se lo paghi bene, star zitto e non far storie.-

- Bene, vagli a parlare. -

Anna.- No, per carit, non fatelo! Io non voglio, non voglio! Oh Dio mio, aiutami tu. Io sono fragile, sono debole, non so resistere. Lo sai che non so lottare fino in fondo...(b.p.) Padre, aiutami, non ho che te. (con voce rievocativa) Si, fratelli e sorelle, sono stata violentata! Ed ora la giustizia degli uomini segua la sua strada, io seguir la mia. (pausa) Sono stata presa con la forza. Ma vi giuro non volevo. Io non volevo! (gridato) Prima non volevo (sussurrato, quindi b.p.). Mi sono opposta, ho lottato. Anche disperatamente ho lottato, con tutte le mie forze, per contrastare quel bruto. Ho lottato prima di cedere. (pausa) No, non vero! Io non lottai fino in fondo, non lottai disperatamente e con tutte le mie forze (b.p.), perche` cedetti alla violenza e mi abbandonai allo aggressore. E, lo confesso, mi piacque. Fu talmente il piacere che provai, che anzicche` respingere quell'uomo, io mi avvinghiai a lui. Ed ora sono incinta di costui. Porto in grembo il frutto di quel folle momento. Porto in grembo mio figlio.(pausa) Confesso questo a voi perche` sono stata debole con la carne, sono stata una peccatrice. Ma non sono un'assassina! No, fratelli miei, non sono un'assassina. (pausa) Io non abortir mio figlio! Mio figlio vivr. Gente, mio figlio vivr! Se Dio vuole, mio figlio vivr! E firmai la mia condanna!-

Finita la tirata, Anna si accoccoler per terra. Musica e luci adatte. Fine degli effetti. Luce soffusa sul palco e, trasparenza, si vedranno la figura maschile e quella femminile che diranno le loro battute alternativamente.

Figure in trasparenza.

- Ha parlato, maledizione ha parlato.-

- Possibile?-

- Certo! Ha confessato tutto in pubblico, durante la messa.-

- Oddio, che vergogna.-

- Ma io l'ammazzo, giuro che l'ammazzo!

- Calmati, ti prego, ragioniamo.-

- C poco da ragionare! Ora sistemo io questa faccenda.-

- Con calma, mi raccomando.-

- Non temere, so come trattarla.-

- Prudenza, bisogna evitare gli scandali.-

- Anna, posso entrare?-

- Anna- Cosa vuoi?-

- Voce m.- Fammi entrare e te lo dico.-

- Anna- Non posso aprirti, dimmelo da l... sono svestita.-

- Voce m.- Non ci credo. Sei sempre la solita bugiarda. Comunque, ti parlo da qui. Ascoltami bene: Tu non andrai in nessun posto. Non andrai ne` a Roma, ne altrove. Tu resterai qui, in casa. Hai capito? E` per il tuo bene che ti parlo cos. (b.p.) Adesso io e tua madre stiamo uscendo, dobbiamo parlare con una certa persona, un dottore, in grado di aiutarci. Non baderemo a spese. Hai visto che ti vogliamo bene? Non badiamo a spese. Intanto ritireremo i risultati delle analisi, cos, per tutte le eventualit, le avremo gi pronte. Tu non muoverti da casa e aspettaci fiduciosa. Anzi, per evitarti tentazioni e visite strane, ti chiuderemo a chiave, in camera tua. Vedrai che andr tutto bene. Sistemeremo tutto. Intesi?-

Spariscono le figure in trasparenza.

Anna.- Ci siamo. E fatta. Mi costringeranno con la forza. Ancora una volta subir violenza e stavolta insieme al mio bambino. Ancora una volta dovr piegarmi alla forza.(pausa) Mio Dio, aiutami tu.-

Inizia una musica drammatica, gli effetti di luce sono di uguale intensit. La musica cresce e Anna sembra avvolta in una spirale di dolore. Quindi ci tocca il ventre, si inginocchia e rotola per terra.

Anna- (guardandosi la mano) Oddio, cos' questo? Ma sangue, sangue! Aiuto. Aiutatemi.. sto male. Mamma, aiuto.. chiamate un medico. Sto perdendo il mio bambino! (tenta di andare verso l'uscio, ma chiuso) Lo perdo! Aiutatemi, non ce la faccio pi... Signore Iddio, sono nelle tue mani... Padre nostro, che sei nei Cieli...-

La musica cala e le luci si fanno pi morbide. Poi c' cambio di atmosfera. Tutto diventa pi soave: musica e luci. Anna accenna un movimento, poi non si muover pi.

Figure in trasparenza.

- La colpa tua.-

- Mia? Guarda chi parla!-

- Dovevi stare pi attenta.-

- Sei un bastardo!-

- E tu una troia!-

- Bastardo, bastardo1-

- Non so chi mi tiene...-

- La tua vigliaccheria ti tiene.-

- Adesso ti faccio vedere io.-

- Avanti sbruffone, cosa mi fai vedere?-

- Ma va al diavolo!-

- Vacci tu e la tua boria!-

Voce m.- Con te finir dopo. Anna, aprimi, ti debbo far vedere i risultati delle analisi. (b.p.) Apri ti dico! (b.p.) Non vuoi aprire? Bene te li dico io allora: Quel bastardo in treno ti ha impestato! Hai l'Aids! Hai capito? Sei sieropositiva! Dovrai abortire comunque, che tu lo voglia o no. Noi siano di l, quando sarai pronta chiamaci. - Ed ora a noi: Tu dovevi badarle di pi.-

- E tu no? Sei suo padre.-

- Dovevi controllare le sua amicizie.-

- Come? facendole la sentinella?-

Queste ultime battute saranno sempre pi affievolite, finch non si udr pi nulla. In scena si vedranno, sempre in trasparenza, le due figure che litigano e Anna stesa per terra morta. Poi si lever una musica dolcissima e un raggio illuminer il corpo della ragazza. Un minuto, poi tela e

Fine.

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