Al Dio ignoto

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DIEGO FABBRI

AL D I O IGNO T O

R a p p r e s e n t a z i o n e s c e n i ca

D U E T E M P I

Personaggi:

TRE UOMINI (attore, dentista, scienziato)

TRE DONNE

RAGAZZA PAOLO MAX

SPETTATORE IRONICO

SPETTATORE ISTRUITO

SCRITTORE

NUOVO ARRIVATO

DUBBIOSO

P R IM O T E M P O

(In qualunque luogo di ampiezza conveniente dove si possa effettuare una rappresentazione scenica in cui agiscono dieci o quindici attori. Una predella molto bassa. Un praticabile abbastanza articolato come meglio piacer al coordinatore dello spettacolo. Un panorama grigio perla che avvolge tutto lambiente. Inscritto nel panorama uno schermo da proiezione. Molto accurata e ricca di variet di soluzioni la illuminazione. In palcoscenico e in sala o comunque dalla parte del pubblico alcuni microfoni e altoparlanti. Ad avviare la rappresentazione la musica e/o il canto corale o a strumento o voce singola. E a brevissima distanza di tempo, calcolato da una speciale scansione, le immagini sullo schermo che si svolgeranno, si ripete, secondo un ritmo scelto in vista di particolari sollecitazioni. Entrano dai due lati due terzetti di attori, uomini e donne).

A.: Venite. C solo ombra sotto questa roccia rossa.

B.: Allombra di questa roccia rossa vi mostrer qualcosa di diverso dallombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi o dallombra vostra che a sera incontro a voi si leva.

C. : Venite. In un pugno di polvere vi mostrer la paura.

A.B.C.: La paura. La paura. La paura.

D.: Cos quel suono alto nellaria, quel mormorio di lamento materno?

E.: Qual la mostruosa citt oltre i monti-l-lche si spacca e si riforma e scoppia nellaria violetta?

F.: E l... torri che crollano... il ponte sta cadendo...

D.E.F.: Tutto crolla... La polvere... Polvere citt... Polvere ponti... Polvere torri... Oooh! (tutti i sei attori levano UN GRIDO di spavento, di orrore, la MUSICA ha esasperato in terrore lo spavento e lorrore).

A.: La prima cosa da fare formare le Commissioni...

B.: e i Consigli di Consulta...

C.: ...e le Sottocommissioni...

D.: Le Commissioni Permanenti...

E.: Le Commissioni dinchiesta...

F.: ...e le Sottocommissioni!

A.: Un Segretario unico andr bene per molte Commissioni.

B.: E gi stata eletta una Commissione per nominare una Commissione di Ingegneri per studiare lapprovvigionamento dellacqua! C. : E stata eletta una Commissione per i Lavori Pubblici!

D.: ...e soprattutto per il problema della Ricostruzione delle Fortificazioni!

E.: Mozione! Chiediamo unaltra Commissione!

F.: Una Commissione dinchiesta Generale!

A.B.C.D.E.F.: Sili! - Una Grande - Commissione dinchiesta - Generale - Siii!

CAPOGRUPPO: (volgendosi alle immagini della citt; col tono dellinvettiva). O Citt miserabile di uomini intriganti, o sciagurata generazione di uomini colti traditi nei labirinti del vostro ingegno venduti ai profitti delle vostre invenzioni, vi ho dato la parola e voi la usate in infinite chiacchiere...

PRIMO: (verso il pubblico) Credono di parlare e fanno solo rumore.

CORO: (piano, quasi per ricordare e incidere) Credono di parlare - e fanno solo rumore.... CAPOGRUPPO: (riprende col tono dellinvettiva) Vi ho dato la Legge e fate solo contratti; vi ho dato le labbra per esprimere sentimenti amichevoli e voi le usate per sospettarvi lun laltro per tradirvi lun laltro. Vi ho dato lintelligenza di scegliere e voi non fate altro che ondeggiare tra basse speculazioni e azioni vergognose...

A.: Il regno del denaro volge alla fine.

B.: Il tempo venuto!

C.: Le cose vanno preparandosi.

D.: Il passato sta per consumarsi.

E.: Forse si prepara lavvenire.

F.: Gi si vedono i segni precursori.

A.: Veramente qualcosa sta cambiando.

B.: E in momenti come questo che si produce il cambiamento.

C.: Il cambiamento!

A.B.C.: IL CAMBIAMENTO!

D.E.F.: Quale? Quale? Quale?

TUTTI: IL CAMBIAMENTO. A.B.C.: Basta! E tempo di dire...

D.E.F.: Basta! Basta! (anche questa volta la musica esaspera la ribellione. Un culmine diintensit: cade il silenzio).

UNA DONNA: (e nel silenzio avanza una donna che dice con disperata intensit, ma non gridato; viene avanti fino a toccare il pubblico e a parlargli vicinissima): E finito il tempo di meditare e parlare e ascoltare compiaciuti gli esercizi della ragione, il tempo della ragione, il tempo di pensare di leggere i poeti, il tempo di sentire che lestate sta arrivando e lerba verde e il sole riscalda; finito il tempo dellegoismo dei nostri programmi, il tempo del mio problema e della mia nevrosi causata da... (indugia in un gesto lungo, allusivo) Ogni mese muore un amico di cancro, di incidente, di infarto, finito anche il tempo dei pianti lunghi e consolatori, lamico che muore diventa assuefazione, problema personale e privilegiato, finito il tempo delle privilegiate stagioni e dei conti che alla fine si fanno tornare, il tempo della sinistra e della destra, delle comode classificazioni, finito il tempo della classe operaia e dello sporco capitalismo. E arrivato il tempo dellassenza di pace, arrivato il mutamento: la gente non sa perch si guarda impaurita e cerca il colpevole sempre rassicurante, ma il tempo terrore arrivato e sotto sotto cova il dubbio che tanto disastro sia necessario che il nostro tempo consolatore dei patteggiamenti doveva finire per cause naturali, arrivato il non-senso lorganismo rifiuta la tossicit dei medicinali i medici hanno chiuso. E il tempo del suicidio premeditato della non politica, il tempo dellurlo delle morti apparentemente gratuite, il tempo voluto da noi che leggevamo i poeti e dissertavamo di ideologia, tempo di assenza di idee ma ci sono i morti ogni giorno. Nelle strade nelle piazze si spara quelli, i giovani assassini, uccidono, quelli sparano; ma chi sono quelli? Li abbiamo mai visti, ascoltati? come hanno vissuto? come vivono? cosa vogliono? Che importanza pu avere ora il torto o la ragione? Ripugna anche parlare... (un singulto: si ferma con la gola stretta dalla emozione) GLI ALTRI SEI: (facendolesepi vicini) C qualcosa da... fare? C una risposta da... dare? Una trama di luce? Forse c qualcosa... Che per non capisco... Ma che sento soltanto! Io ero gi in attesa. DellOspite Inatteso...

SPETT. IRONICO: (ironico, staccato) Ma s! En attendant Godot.

UNO: (con il tono di redarguire, dandogli sulla voce) Davvero! LOspite Inatteso era annunciato! Ho gi sentito la chiave girare nella toppa! Ma lOspite Inatteso non s visto. SPETT. IRONICO: Godot, credete a me, non verr pi (Un Canto quasi dinvocazione)(E dal fondo, da dietro il praticabile o dal fondo della sala dove sta raccolto il pubblico degli spettatori giunge una persona: si chiamer PAOLO. E, vestito modernamente, con un impermeabile abbastanza lungo e stretto alla vita; ha una valigetta, ma non troppo piccola, in mano...).

SPETT. IRONICO: (vedendolo lo incoraggia a venire) Avanti... avanti Viaggiatore... Di dove vieni?

PAOLO: (procedendo lentamente e giungendo fino a un piano o uno sgabello alto del praticabile,e rispondendo) ... Gerusalemme... Alessandria... Vienna... Londra... Roma... e arrivo ad Atene. Ecco, (rivolgendosi agli spettatori, dritto) E vorrei parlarvi con la massima schiettezza.

SPETT. IRONICO: Chi sei?

PAOLO: Sono Paolo, (un silenzio) Signore, Signori, Ascoltatori...(depone la valigia, si passa una mano sui capelli) Io trovo che avete in questa citt una grande e accurata religiosit. Percorrendo le vostre strade ho osservato i vostri templi e ho trovato anche un altare con questa iscrizione: Al Dio Ignoto. Ora io sono qui per annunciarvi quello che voi venerate senza conoscerlo ancora; il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose. Egli che Signore del cielo e della terra, non sta in templi costruiti dalluomo, e non nemmeno servito dalle mani delluomo - Lui non ha bisogno del lavoro e dei servizi delluomo -, perch Lui che ha dato a tutti vita, respiro, energia e tutto ci che creato.

Il Dio che vi annuncio ha generato tutta lumanit da un solo uomo, e poi lha sparsa sulla faccia della terra stabilendo per ogni popolo i tempi e i confini del suo territorio, vale a dire della sua naturale dimora. Egli ha voluto che gli uomini cercassero Dio, e procedendo a tastoni, si sforzassero con fedelt e pena di scoprirlo e trovarlo come se fosse lontano e nascosto bench sia invece vicino a ciascuno di noi. In Lui infatti noi viviamo, ci muoviamo e siamo come hanno detto anche i vostri poeti: Di Lui veramente noi siamo stirpe. Se dunque siamo stirpe di Dio non dobbiamo immaginare che la divinit somigli alloro o allargento o al marmo scolpito dallarte e dalla fantasia delluomo. I tempi dellignoranza sono ormai alle nostre spalle; oggi Dio annuncia agli uomini che tutti, ovunque siano nati, debbono convertirsi. E stato stabilito un tempo in cui il mondo sar giudicato secondo una giustizia nuova fondata sul messaggio di un uomo che Dio ha designato e accreditato agli occhi di tutti con un segno mai visto: facendolo resuscitare da morte. (Questo annuncio di resurrezione accolto da un mormorio di meraviglia che cresce e si articola in una protesta di incredulit sempre pi evidente).

VOCI DEI PRESENTI (a diverse intonazioni) Eeeh! Resurrezione, eh! Non raccontarle grosse! Su, su! Su questa storia della resurrezione ne parleremo unaltra volta! Rifatti vivo...Stavolta non la crediamo... (E si allontanano ai lati, Paolo a sua volta scende dallo sgabello rialzato o dal piano pi alto del praticabile e fa per avviarsi con la sua valigia, ma due o tre dei presenti, tra cui una donna, gli si avvicinano, lo circondano e cominciano a parlottare con lui che arretra fin quasi a scomparire, ma rimanendo nel fondo del palcoscenico o dello spazio. Allora uno dei presenti rimasto indeciso tra Paolo e il gruppetto che lo circonda e il proscenio dove stanno i due, o l'unico, SPETT. IRONICO, dice):

UN DUBBIOSO: Alt! Fermati... - dove vai? Dove vuoi andare? (rivolto a Paolo)

SPETT. ISTRUITO: (Venendo dalla platea con un libro che tiene sottobraccio o in mano, e che apre senza per leggere: mentre avanza) ...Paolo si ritir, e li lasci. Ma alcuni uomini si unirono a lui e abbracciarono la fede...

UN DUBBIOSO: Ma doveva almeno lasciare il tempo... perch io volevo...S, io avevo da dire... Non si pu parlare, stupire...e poi sparire cosi! Ha detto resurrezione, eh!

SPETT. IRONICO: Aspetti, allora. Rifletta. I suoi compagni torneranno: e lei intanto pensa. (Dubbioso si siede sul praticabile e pensa).

SPETT. ISTRUITO: Poco dopo Paolo lasci la citt... (Paolo scompare nel fondo) e and a Corinto dove trov un giudeo di nome Aquila nativo del Ponto appena arrivato dallItalia con la moglie di nome Priscilla, perch limperatore Claudio aveva emanato un Editto ordinando che tutti i giudei lasciassero Roma, (alla spicciolata rientrano da varie parti coloro che si sono allontanati protestando ed anche quelli che hanno seguito Paolo...e vanno a disporsi in varie zone dello spazio e in diverse positure).

SPETT. IRONICO: E chi lo dice?!

SPETT. ISTRUITO: Lo dice lo storico romano Svetonio... deve essere del 49 o 50 dopo Cristo, vale a dire appena 12 o al massimo 15 anni dopo che Ges era morto...Contemporanei, diciamo.

DUE PRESENTI: (tra loro) Quello istruito... pare: sa il fatto suo.

SPETT. ISTRUITO: (riprendendo) Paolo si un a loro...

IL DUBBIOSO: (verso i compagni) ...si un ai giudei fuggiaschi...esuli per lEditto dellImperatore...?

SPETT. ISTRUITO: ...(riprendendo) s, si un a loro, e siccome facevano lo stesso mestiere fabbricavano tende s, tende alloggi da loro...

UNO DEI PRESENTI: Tende? Ha detto tende?

SPETT. ISTRUITO: Ho detto proprio tende. Paolo voleva guadagnarsi da vivere lavorando. Aveva imparato a costruire delle tende usando tessuto di pelle di capra secondo una specialit delle sue parti: Tarso una citt della Cilicia.

I DUE DI PRIMA: Sera capito, quello sa tutto Per sapere sa, si tratta di vedere se poi vero, eeeh!

SPETT. ISTRUITO: Paolo lavorava e intanto annunciava ai giudei che Ges il Cristo. Ma i giudei reagivano imprecando e bestemmiando contro Ges e Paolo un giorno fu preso da un impulso di furore, era un uomo anche lui, e si mise a scuotere le vesti, e a dire in tono piuttosto risentito: E adesso basta! La vostra cecit colpevole! Non volete riconoscere quel che evidente! E allora vi dico che il vostro sangue cada sulla vostra testa. Io non ho colpa. Non ho detto quel che dovevo dire! Ma dora in poi non perder pi tempo con voi, giudei, ma mi rivolger ai pagani.

IL DUBBIOSO: E allora...?

SPETT. ISTRUITO: Allora fece proprio cos.

UNO: (Strisciando le mani in segno di soddisfazione) E cos comincia lavventura! Benissimo!

UN ALTRO: Veramente lavventura, se ricordo bene, era gi cominciata prima...

IL DUBBIOSO: Con Ges Cristo!

UN TERZO: Direi! Proprio con Ges Cristo!

IL DUBBIOSO: E allora, scusate un momento - vorrei dire una cosa... - Prima, non ho avuto...lardire, e forse nemmeno il tempo...Paolo se n andato lasciandomi l a far...scena vuota...

UN QUARTO: E che volevi dire? Dillo adesso.

IL DUBBIOSO: Si, lo dico; ma lasciami prima spiegare...

UN QUARTO: E spiega! (ridacchiando) Sei di scena tu. Silenzio!

IL DUBBIOSO E successo agli inizi, si pu dire, della mia carriera, poco dopo che ero uscito dallAccademia...; (commenti, risatine) no, non c entra lAccademia, ma solo per dire che ero ancora molto giovane, e tutto quel che mi capitava di fare, anche una piccola parte, una particina la facevo con molto impegno...provavo da solo anche davanti allo specchio, eh s...negli alberghetti di secondordine ero il disturbatore numero uno...- Dunque mi capit di prender parte...ma proprio una particina... che poi non era nemmeno una vera e propria parte...in fondo solo una battuta. Ma succede nel nostro mestiere che alle volte una battuta piaccia pi di certe parti, e te ne innamori, e alla fine di rimane confitta qui, nella memoria...ed anche nel cuore...insomma, confitta! Confitta e ribattuta: per sempre. Per lo meno sino adesso. E ve la debbo dire, mi debbo liberare...

UNO: Ma che battuta?

DUE: Si pu sapere senza farla tanto lunga?!

TRE: Perch ognuno, poi, avr voglia di dire la sua!

QUARTO: Che spettacolo era?

IL DUBBIOSO: Era una...televisione.

QUINTO : E dici che era proprio bella anche detta cos staccata?

SESTO: Avanti allora! Ssst!

IL DUBBIOSO: (dopo una breve pausa) Non c niente di pi bello, di pi profondo, di pi simpatico, di pi ragionevole, di pi perfetto di Cristo. E non solo c, ma... (sforzandosi di ricordare) ma...ma, ah... ma con geloso amore...amore...mi dico che non pu esserci, (prende un respiro e viene avanti di uno o due passi) e non basta: se anche mi dimostrassero che Cristo fuori della verit, ed effettivamente risultasse che la verit fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verit! (I compagni applaudono e forse anche gli spettatori. Il dubbioso fa un lieve inchino) non mia, beninteso.

IL QUARTO: Di chi ?

L DUBBIOSO: Dostoevskij. Era uno spettacolo di Dostoevskij.

IL QUINTO: Bella senzaltro. Bella... se mi dimostrassero...! Com...?

IL DUBBIOSO: Volevo dirla a Paolo, e spiegare che noi, qui, dovremmo... vorremmo procedere sulla... scia di quella straordinaria battuta... (irritato) ma Paolo non c stato nemmeno a sentire! (ha un gesto quasi di stizza).

SPETT. IRONICO: (scandendo) Pre-sun-tuo-si!

DUE O TRE VOCI : E perch? Perch siamo attori?

SPETT. IRONICO: Tutti, siete attori? Non solo lui... (il dubbioso).

VOCI: S, tutti. E non saremmo degni, allora?

SPETT. IRONICO: fprovocatorio) Beh, non degni Fino a qualche secolo fa. Ma nemmeno di essere sepolti in terra consacrata! Gli attori!

UNO: Forse non degni, accetto. Per...

SPETT. IRONICO: Per?

UN ALTRO: Per un po... folli siamo, e allora... eeeh!

UN TERZO: Non faremmo il mestiere che facciamo.

UN QUARTO: Noi siamo portatori di parole... altrui.

UN QUINTO : Per di alte, grandi parole - annunci, poesia, insomma. No?

UNA DONNA: Ci insegnano come dire le grandi parole, come offrirle, come gridarle, al pubblico.

UN SESTO: Attori, insomma!

UNO: Siamo dopo tutto dei banditori, vi va?

UN ALTRO: Un po scaduti, a dir la verit.

UN TERZO: Beh, forse s, forse no... mah!

IL DUBBIOSO: Siamo qui, adesso, diciamo la verit, signore e signori, anche perch vorremmo riprenderci, riscattarci un po - (volgendosi ai compagni) diciamo la verit. Non vergogniamoci pi, o vergogniamoci meno di noi stessi, non arrossire personalmente quando ci fissiamo allo specchio, a lungo, per truccarci... (fa il gesto come se si passasse il cerone) lunghi momenti, sapete, di... di esame di coscienza... non arrossire di quel che spesso ci tocca dire come attori... - sentirci pi degni, ecco. Sperare di essere degnamente seppelliti in terra consacrata...

UN QUARTO: Noi attori, signori miei, siamo stati troppo spesso un vestito o un costume, ma potevamo anche essere stati o potremmo ancora essere unanima, un cuore...

UN QUINTO: Ma dov Max?

UN SESTO: Perch non c? Non qui?

SPETT. IRONICO: Max? Chi questo Max?

UNO : Max, queste cose, avrebbe saputo spiegarle meglio di tutti noi. Doveva esserci, e non c. Succede...

UN ALTRO: Max un uomo quanto mai ambiguo e ambivalente, inquieto e inquietante, du- na inquietudine che gli deriva dalla coscienza di s e del mondo, o dal conflitto tra s e il mondo...

SPETT. IRONICO: Scusi un momento: questo Max un uomo, o anche lui un attore come voi? O soltanto...?

UN ALTRO: No, no, Max un attore come noi, ma... Non si pu dire per che sia del nostro gruppo, questo... - per astratto, e spesso ci viene dietro, ci raggiunge... potremmo dire che ci spia... e anche interviene... E il migliore, il pi prestigioso tra noi, e se adesso ci fosse...

SPETT. IRONICO: Diceva che sarebbe un uomo particolarmente tormentato...

UN ALTRO: S, in continuo dissidio: soprattutto tra s e s. Diciamo dominato da una insoddi

sfazione radicale e permanente, da una scontentezza di come fatto dentro, alla radice...

IL DUBBIOSO: Capisce, signore, che un personaggio cos complesso costretto dalla professione ad uscire incessantemente da se stesso...

UN ALTRO: (interrompendo) Ma eccolo, eccolo! C Max... arrivato... Max! Max! (avanza Max: un uomo affascinante e nello stesso tempo schivo e taciturno)

MAX: Che c? Aspettavate me? Mica avevo detto...

UN ALTRO: S, no... ti aspettavamo e non ti aspettavamo... come al solito, insomma. Ma sei stato tirato in ballo, e allora... si parlava di te. E se ti pregassimo, Max, di parlare per questi signori (lo spett. istruito e lo spett. ironico) e per tutti gli ascoltatori... del tuo e del nostro mestiere...

MAX: Di quello di attore, vuoi dire?

UN TERZO: Perch, ne hai un altro? (sorrisi)

MAX: (molto semplicemente comincia questa specie di confessione) Vi interessa proprio? E una strana professione quella di attore. Diventa sempre pi difficile difendere la propria personalit. Mi chiedo continuamente perch continuo a fare lattore. S; perch la professione dellattore non risolve nessuno dei miei problemi, tranne forse quello di darmi da vivere... abbastanza tranquillamente. Ma tutto. E non molto. Perch il problema fondamentale, per me, il problema di... capire quel che sono. Essere o non essere: sempre questo il problema. Ora il lavoro di attore appartiene alla sfera del non-essere. Lattore pretende sempre di essere qualcun altro; non mai se stesso, anche perch difficile vivere per se stessi, essere se stessi. Io, per esempio, e non dovrei dirlo, io, tecnicamente, sento di diventare ogni giorno pi bravo, ma non che provi per questo una particolare soddisfazione: perch come uomo, come essere umano, mi sento invece ogni giorno pi povero, pi... pi... immaturo, pi infelice. Ecco qua, detto molto semplicemente. Questo gruppo di amici, a cui io non appartengo, mi interessano per... perch vogliono tentare di ricostruirsi come uomini... continuando a fare gli attori. Qualcuno mi ha detto: Ma il suo - il mio - sar un martirio! Forse, sar anche un martirio. Ma un martirio degno solo di derisione e di piet. Insomma... un martirio... (si striscia le dita in segno di inutilit) so di essere il pi inutile e di conseguenza il pi cinico dei martiri, ma non riesco mai, in nessun modo, ad essere come gli altri.

UN QUARTO: Vuole la storia del nostro gruppo?

SPETT. IRONICO: Storia? Non esagera un po! Mi accontento di un po di cronaca. Avanti dica.

IL DUBBIOSO: Tutti, vede, ci siamo inariditi continuando a vivere in un vuoto crescente... ci siamo stancati, signore, di questa vita... la nausea, signore, fin qui... ci veda come siamo... e allora ci siamo lasciati invadere, come dire?... da un gusto nuovo, diverso... che ha cominciato aserpeggiare e poi a crescere in noi... ce lo siamo detti senza volerlo... tra le chiacchiere che facciamo, sapesse quanto chiacchierano gli attori, ah, ah,... il gusto di unaltra speranza, di una specie di fede diversa...

SPETT. IRONICO: (con quel suo tono di irrisione e compatimento). Per consolarvi un po, eh? Per darvi anche un po pi di importanza...?

IL DUBBIOSO: Anche. Lei dice che un ... male?

SPETT. IRONICO: Non dico. Domando.

UNO VIVACE: (rivolto ai compagni, quasi per scuoterli). E perch devessere un male voler sperare e credere a qualcosa di diverso? No, dico. Se vivessimo in un mondo che consola, un mondo in cui tutti si danno una mano, si aiutano, si sorridono e... e... lo dico? ma s, lo voglio proprio dire! e si amano, capirei... (alla platea, diretto, aggressivo, quasi provocatorio) ma a voi - voi voi signori! - a voi, dico, piace questo mondaccio che ci circonda? No, diciamolo schiettamente! Vi piace proprio? Ci state bene? E lora della verit! Tra tanta gente che si fa giustizia da s... per ribellarsi ai colpi dell ingiusta fortuna... - e avranno anche qualche buona ragione...

UN ALTRO: ... e impugna unarma perch non sopporta pi il mare di dolori...

UN QUARTO: (urlando) Un mare di ingiustizie, accidenti!

UN QUINTO: Abbiamo capito! Amleto, Atto terzo. Sempre di estrema attualit, ma abbiamo capito! Materia nostra, dopotutto.

IL DUBBIOSO: Daccordo! (chiama) Max. Ci sei Max? Non dici niente?

MAX: Certo che ci sono, e dico anchio daccordo. E poi, attori siamo, tutti, anchio in fin dei conti, con tutto il mio... scontento... E allora... diciamolo, s essere o non essere. Il problema questo. E preferibile tollerare i colpi dellingiusta fortuna o reagire con la violenza, armi in pugno, contro la crescente marea dei dolori, e farla finita. Morire, dormire, e basta certi che in quel sonno saranno finite le angosce del cuore e i mille affanni che tormentano il corpo proprio questo che vorremmo? Morire, dormire... Dormire... forse sognare... Ed ecco il dubbio. Quali sogni potranno popolare e agitare quel sonno di morte appena abbiamo reciso 1 ormeggio che ci tiene legati alla vita? Ecco il dubbio che ci trattiene, e ci spinge ad accettare la lunga sofferenza del vivere. Altrimenti chi mai vorrebbe sopportare il disfacimento dellet, la tracotanza degli oppressori, i calci in faccia che ci danno i superbi, lo strazio dellamore disprezzato, le trappole della legge, linsolenza dei governanti e linsulto che il merito paziente riceve continuamente dalla cieca ignoranza, chi mai vorrebbe... quando con una arma si potrebbe trovare la pace? Chi vorrebbe a lungo sopportare queste sofferenze, e tormentarsi, e affannarsi portandosi dietro le piaghe della vita se... se non fosse il presagio di qualcosa al di l della tomba... di quel paese ignoto da cui nessun viaggiatore ha mai fatto ritorno che fa vacillare la volont e ci fa accettare i mali che gi abbiamo piuttosto che affrontare quelli che ci riservalignoto e che saranno misteriosi? Cos incliniamo alla vilt, e limpeto attivo della volont si smorza nella pallida ombra della pensosa meditazione. Cos le imprese gi decise si sviano dal loro scopo e perdono la forza di un gesto decisivo. (mormora) E il pensiero di quel paese dopo la morte... di quellisola misteriosa che nessuno conosce...

IL DUBBIOSO: (allaplatea) Non vai la pena allora essere commedianti, e ricordare qualcuna di queste... grandi verit...?

IL PRIMO: Anche quel brano, indimenticabile, dell Edipo a Colono... - Ero a Siracusa, mi ricordo, 1972... no, 3...

MAX: Per non facciamo, amici, lantologia, per carit. No.

IL SECONDO: No, no, daccordo... Per! Per vogliamo rimanere fedeli alla nostra vocazione originaria, Attori, s. Vogliamo rimanere attori.

IL TERZO: Ma per qualcosa che valga la pena di essere detto, ricordato al pubblico che ci viene a sentire. Ecco la novit di quel che vogliamo, signore e signori.

NUOVO VENUTO: Il fatto nuovo.

CORO: Si il fatto nuovo.

NUOVO VENUTO: Verso un teatro impegnato, dunque?

IL DUBBIOSO: Impegnatissimo. Ma impegnato per una speranza, non verso il niente, la disperazione, il vuoto, la solitudine, il suicidio. No.

CORO: Nooo!

LA DONNA: E finito quel tempo...

IL DUBBIOSO: (alpubblico, avanzando con gli altri) Vogliamo dirvi: c qualcosa in cui sperare... in cui sperare e credere... C unisola... (la luce si abbassa notevolmente e sullo schermo centrale appare in negativo, in seppia o violetto o blu, l'immagine di Paolo com apparso ad annunciare il Dio ignoto)

PAOLO OFF.: (Voce dallo schermo) ... Io sono qui per annunciarvi quello che voi veneravate senza conoscerlo ancora... il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose... Egli ha voluto che gli uomini lo cercassero, e procedendo a tastoni si sforzassero con fedelt e pena di scoprirlo come se fosse lontano e nascosto... bench sia invece vicino a ciascuno di noi... (la voce lentamente dissolve e anche limmagine impallidisce a poco a poco).

MAX : (mormorato, certo di non essere udito da nessuno) Tu non mi cercheresti se non mi avessi gi trovato...

IL DUBBIOSO: ... Egli ha voluto che gli uomini lo cercassero... e procedendo a tastoni... si sforzassero di scoprirlo...

LA DONNA: ...procedendo a tastoni... a tastoni... (si mette a piangere perdutamente). IL DUBBIOSO: (accennando allo schermo su cui rimasto soltanto un riflesso violetto o seppiachiaro). E vero quel che abbiamo visto e udito, o ce lo siamo sognato...?

IL QUARTO: O c rimasto dentro... nella memoria?

IL QUINTO: ...nella memoria... o nella coscienza...?

MAX: Che differenza c?

IL DUBBIOSO: Io direi nella coscienza.

MAX: E ancora presto per dirlo...

LA DONNA: (come mormorasse tra s, con una specie di cantilena o una modulazione di canto) ...E finito il tempo dellegoismo dei nostri programmi... il tempo del mio problema della mia nevrosi causata da... (riprende a piangere sommessamente, poi con una vibrazione pi viva come se si apprestasse a prendere una decisione) ... e procedendo a tastoni... noi lo cercassimo... e ci sforzassimo di scoprirlo... procedendo a tastoni...

IL DUBBIOSO: ... e rimettendoci in marcia?

CORO: Certo, rimettendoci in marcia.

MAX: Attenti per, (tutti lo guardano) Forse leggiamo il mondo nel modo sbagliato - e poi diciamo che il mondo ci delude.

UNO: Chi lha detto? Max?

MAX: No. Non lindovini.

UNO: Chi?

MAX: Tagore.

IL DUBBIOSO: E diventato dei tuoi?

MAX: Non particolarmente, ma lha detto. E una verit. Cerchiamo di non leggere il mondo in modo sbagliato. E gi molto, no?

LA DONNA: Certo, un buon... proposito, ma che ti porta spesso a spaccare il capello in quattro.

SECONDO: Altra fonte di errore!

LA DONNA: Appunto!

MAX: Per non leggere il mondo in un modo sbagliato sei spinto anche a spaccare il capello in quattro, non dico di no. Ma che vorresti dire con questa storia del capello in quattro?

LA DONNA: Scusa, ma non ci si doveva rimettere in marcia?

MAX: E dobbligo? Se hai da dire, di. Aspettiamo.

LA DONNA: Allora! Al tempo di telepatie e di psicometria con cui riempivamo le nostre serate mi fu consegnato una sera un biglietto da psico- metrizzare. Lo presi, lo toccai, e mi diede subito delle sensazioni stranissime, e mi ricordo dissi: vedo delle colonne altissime, sono quadrate, nere, sembrano quasi delle enormi statue di ferro, fittissime, che mi impediscono la vista di un cielo meraviglioso... - Mi fu detto: apri il biglietto. Lo apro; e leggo: Bibbia. Il libro della verit, daccordo: eppure proprio la Bibbia ha il potere di generare reazioni contrastanti. Leggo: Il principio era il caos. Allora, comincio a chiedermi, Dio non ha creato dal nulla, solo il grande Architetto, come dicono i massoni, e ha solo coordinato i vari elementi gi esistenti. Mi trovo subito in una gran confusione. La Bibbia mi dice che io non domando: non mi importa per esempio se la Madre di Ges era davvero vergine o no, non vedo a chi, tranne che a San Giuseppe, dovrebbe interessare; e non mi importa nemmeno se Ges fu istruito, come pare, dagli Esseni... Mi bastano invece alcune verit fondamentali per darmi la certezza. Qualcuno di voi sa che mio padre era tenore, e io lo accompagnavo spesso nelle varie citt, nei diversi teatri quando cantava... Unopera che mi attirava molto era il Mefstofele di Boito che hacomposto musica e libretto. AllAtto secondo, nella scena famosa tra Margherita e Faust, c un momento in cui i due innamorati cantano: lei... (canta, pi accennando che cantando) Non basta. - Creder bisogna e a nulla tu credi, Enrico. E Faust, allora...

QUARTO: (con voce abbastanza modulata) ...A- scolta, vezzoso angelo mio. Chi oserebbe affermare tal detto: Credo in Dio? Le parole dei santi son beffe al ver chio chiedo, e qual uomo oserebbe tanto da dir non credo?

LA DONNA: Ecco... ecco... basta cos... ma sei bravo davvero... Beh, questo duetto mi dava unemozione indicibile! Chi mai oserebbe dire con sicurezza non credo? Insomma a me bastano poche, fondamentali promesse per darmi la tranquillit, e la certezza, senza bisogno di dimostrazioni! Io sono la via, la verit, la vita; chi crede in me vivr in eterno: mi basta. UN ALTRO: Beata te, la tua fede...

LA DONNA : Ma lo so quel che pensate: che un modo semplicistico di risolvere i problemi e raggiungere la pace, ma in questo campo io sono drastica! (si guarda attorno) Non s fatto un passo avanti, lo so, ma...

MAX: No. Non si saranno fatti magari passi avanti, ma non coi ragionamenti sottili e colti che se ne fanno necessariamente. Io, per esempio... quel po di cammino che ho fatto... stato con unesperienza che si avvicina abbastanza alla tua, sai!?

LA DONNA: Non posso crederlo!

MAX: Se vi dicessi... non lo credereste. Ve lo ricorderete che io per molti anni sono stato... dallaltra parte.

IL DUBBIOSO: Come non me ne ricordo: tu eri alla sinistra, anzi estrema, si diceva, molto civile, sempre, ma da quella sponda.

MAX: Precisamente: quella sponda. E convinto. E marxista. E non ci inzuppava nemmeno il dito mignolo nel piatto della fede. Finito ai quattordici, sedici anni, con la fede, io.

IL DUBBIOSO: Finito finito, o...?

MAX : Dovrei dire finito, anche se, poi, mi accorsi, mi dovetti accorgere mio malgrado, che cera rimasto un tarlo... un virus, ma che non maccorgevo nemmeno...

IL DUBBIOSO: E come fu il mutamento? Si pu saperlo?

MAX: Fu colpa del teatro... e del Partito. SI, di tutte due: perch un giorno mi chiamano in Direzione ci andavo poco a causa delle compagnie, delle tourne, e loro che lo sapevano non mi seccavano, molto rispettosi per questo.

QUARTO: Beh, ti chiamano?...

MAX: Mi chiamano e mi dicono se per la prossima festa dellUnit preparo una rappresentazione tratta dal poema, molto molto bello, di Blok, I Dodici. Gli rispondo: da quello che ricordo bello, per ci voglio pensare un po: lo rileggo, e ci penso. In politica hanno sempre fretta, e il fatto che io ci voglia pensare non gli piace molto. Perch ci vuoi pensare? Perch ci voglio pensare, e la risposta te la porto domani o domanlaltro.

UN TERZO: Gliela portasti?

MAX: Naturalmente. Come avevo promesso. E salto un tempo vi faccio prima sentire il poema, I Dodici... e poi vi racconto il resto... (alza un braccio come facesse un segnale. Lambiente diventa penombra, gli attori si sparpagliano, si sente il fischio del vento, un fischio musicale, e se ci sono i mezzi tecnici si potrebbe far vedere, servendosi di un'elementare macchina da proiezione, il mulinare della neve. Si potrebbe usare un breve a- nello di nevischio che passa ininterrottamente su un fondo grigio-violetto. I personaggi entrano a uno a uno o a piccoli gruppetti).

Personaggi del poema

1: Sera nera. Neve bianca. E il vento, il vento! (fischiare di vento)

2: E sotto il vento, il ghiaccio... scivola un poveretto...

3: Da casa a casa tirano una corda...

4: (forte, leggendo faticosamente) Tutto il potere alla Costituente dice la scritta...

5: DONNA: La povera vecchietta non riesce a capire...saffligge, piange... (una vecchietta cerca di traversare la strada traballando).

VECCHIETTA: Oh, Vergine protettrice! Oh! I bolscevichi mi mandano alla tomba! (aiutata dalla Donna-5a la Vecchietta riuscita a traversare la strada; le Vecchia sparisce, la Donna- 5ariappare in scena).

6: (indicando qualcuno nascosto nel buio) Ma chi quello l? L! L! Capelli lunghi, voce tremante...

7: (minaccioso verso quello che si nasconde) Traditori! Traditori!

8: Devessere uno scrittore! Un chiacchierone...!

9: Ma quello si nasconde dietro i cumuli...

10: (personaggio femminile) Compagno prete, oggi non sei allegro! Perch?

11: Non ti ricordi quando camminavi la pancia in fuori che ti splendeva con la croce doro, eh!?!

12: (personaggio femminile) Ma quella una signora! La vedi? E in astrakan... ah, ah...

1: (urlando) Tutto il potere alla Costituente!

2: Anche da noi c stata lAssemblea!

3: In questo edificio si discusso e deciso...

4: Per un certo tempo, dieci.

5: (donna) Ehi! Disgraziato! Vien qu! Diamoci un bacio! (la donna e lo sconosciuto si baciano nella penombra; intanto i dodici interlocutori si sono riuniti in una fila disordinata)

1: Dodici... qui...

2: Dodici... davanti... davanti...

3: Nere le cinghie dei fucili!

VOCI: Libert! Libert! Ma senza pi la croce... (in lontananza il crepitare di fucili: TRA-TA- TA).

11: Ma lo sapete che Vanka alla bettola con Ka- tka!?

12: E lei i soldi li tiene nella calza! (I dodici sono in marcia).

1: Su! Tenete il passo della rivoluzione.

2: C il nemico che vigila, non dorme!

3: Reggi il fucile, compagno; non tremare!

4: Spariamo palle sulla Santa Russia!

5: La grassa...

6: La stracciona...

7: La culona!

8: Ma senza pi la croce! (scarica di fucileria).

9: Per la sventura di tutti i borghesi accenderemo un incendio mondiale, un incendio mondiale nel sangue!

CORO: Signore - ci benedici! (altra scarica di fucileria).

10: E cos vanno i Dodici fucile sulla spalla... (un suono di organetto).

11: Carogna non senti lorganetto!?

12: (le due donne ridono sguaiatamente) Ah, ah, ah! Divertirsi un po non peccato!

1: Oggi ci saranno saccheggi! Avanti!

2: Aprite le cantine! Godano i poveracci!

3: Un pochino me la voglio spassare anchio, accidenti!

4b: Voglio bucar qualcuno col coltello!

5 DONNA: Vola, borghese, come un passerotto.

6: Voglio fare un bel brindisi bevendo alla mia bella con il tuo sangue...

7: La tua pace dona, Signore, al servo tuo!

8: Avanti, avanti, avanti popolo lavoratore!

9: Vanno cos i Dodici lontano...

10: E senza il santo nome pronti a tutto senza rimpianti.

11: Avanti avanti popolo lavoratore!

1: Chi l? Esci fuori!

2: Chi l dietro? Vieni fuori!

3: (sghignazzando) E solo un misero cane rognoso! Ah, ah...

4: Via di qui, brutto tignoso!

5: Via! Se no ti solletico con la baionetta...

6: Vecchio mondo, come un cane tignoso crolla sotto i miei colpi!

7: Digrigna i denti, lupo affamato con la coda tra le gambe, non molla, misero cane sperduto... 8: Ehi! Rispondi, l chi si muove?

9: Chi sventola il rosso vessillo?

10: Aguzza lo sguardo in questo buio!

12: Chi scappa laggi nascosto dietro la casa...?

1: Meglio se tarrendi vivo...

2: Bada compagno che sar peggio! Esci fuori o spariamo! (una doppia, violenta scarica di fucili)

3: Cos vanno con passo sovrano, seguiti dal cane affamato, avanti, col vessillo di sangue...

4: ...intangibile nella tormenta tra il fischiare delle pallottole...

11: con tenera andatura trionfale in un nimbo di perle di neve...

12: in una bianca ghirlanda di rose...

MAX: avanti - avanti - cammina Ges.

CORO: Avanti... avanti... cammina... cammina Ges! (una pausa di immobilit, poi la luce siravviva, gli attori si scompigliano e si raccolgono attorno a Max)

MAX : (va verso il Dubbioso) Non vorresti discutere un po?

IL DUBBIOSO: (sconcertato) Io?

MAX: No, dico al funzionario culturale del partito: Qui eravamo rimasti, no? - Non ne aveva voglia. Ma discutemmo. Io mi rendo conto, gli dissi, che ci sia questo progetto di... accordo coi... cristiani, i cattolici, capisco, ma tavverto, compagno, che si corre un brutto rischio, anzi

proprio un gran richio. No? Dici di no? Il gran rischio, dici, non lo vedi proprio? Ah no? - Ma perch da un capo allaltro del poema si inneggia a Ges! - Alla rivoluzione guidata da Ges? Ah, tu la pensi cosi? Invece si inneggia proprio a Ges che colui che i vecchi socialisti temono di pi. - Ma che vuoi temere! Fammi il santo piacere dice borioso laddetto culturale che gi comincia a parlare come un prete di santo piacere. E io mi sento gi bollire, perch non sopporto lottusit, non la sopporto. E gli risponde: Senti un po, ignorantone: Lenin, che non era un cretino, quando saccorse del gran rumore che faceva anche tra i bolscevichi il poema di Blok, si preoccupa subito pensate che uomo: quando era ancora in esilio in Svizzera sera affrettato a chiedere ai familiari che cosa significava il gran successo ottenuto dalle Tre Sorelle di Cecov, dico la sensibilit per la creazione degli artisti! dicevo: si preoccupa subito anche dei Dodici di Blok e chiede a un amico: Ma tu lo capisci perch Cristo deve essere a- vanti ai dodici, proprio lui e con la bandiera rossa in pugno? Dimmelo, che io non lo capisco.

IL DUBBIOSO : Certo che bisognerebbe che fosse un altro, almeno per coerenza! Invece... MAX: Invece proprio Ges Cristo. E se lo domanda anche il poeta, Blok; perch nemmeno a lui piace quel finale.

IL QUARTO: Come non gli piace? Se laveva scritto lui!

MAX: Sembra strano, ma cos. Un poeta, un artista, anche noi, diciamo la verit, anche noi recitiamo, talvolta, come pervasi da unispirazione, voglio dire che non siamo del tutto consapevoli... come se fossimo invasi, dentro... non forse cos?

VOCI: (di assenso)

MAX: Quanto pi guardavo e mi domandavo scrive Blok nel suo Diario mi ero documentato in quei pochi giorni di riflessione... tanto pi vedevo proprio in testa alla fila dei Dodici la figura di Ges Cristo. E allora concluse, come se si trattasse di un altro, e questo proprio da artista, da poeta concluse: Eh, s: in testa, a condurre i Dodici, purtroppo, c proprio Cristo. IL DUBBIOSO: E questo era un rischio?

MAX: Eh, s: per un comunista di quel tempo, di quegli anni avrebbe dovuto essere un rischio, un pericolo.

IL DUBBIOSO: Ma spiegati, Max, scusa!

MAX: Il rischio che quando si marcia con Cristo sempre lui che prima o poi imprime il passo alla rivoluzione, non gli altri. E Lenin aveva ragione; non dovrebbe esserci lui, davanti! Disturba un po. Perch lui che finisce per trasformare la rivoluzione di Lenin nella rivoluzione di Ges!

UN ALTRO: Tu per la facesti ugualmente la rappresentazione per il Festival dellUnit?

MAX: SI, alla fine lo feci. Spiegai, quello naturalmente non cap nemmeno la natura della mia preoccupazione, mi diede una botta sulle spalle, e io allora ubbidii. E venne fuori, potete c redermi, uno... come chiamarlo, un episodio... unosketch molto molto bello, che fece un effetto straordinario... nel pubblico e anche in me.

IL DUBBIOSO: Come in te?

MAX: In me, sicuro. Mi successe un pochino quel che successe a San Genesio, il patrono degli attori: che dovendo fare la parodia del battesimo in uno spettacolo fin per crederci davvero e si convert e si battezz e sub anche il martirio. E- poca dei romani, se qualcuno di voi si ricorda.

IL TERZO: Che martirio hai subito, tu, Max? Non esageriamo, adesso.

MAX: Nessuno, per carit. Vi chiedo anzi scusa. C appena unanalogia molto ma molto lontana. Che preparando e facendo quello spettacolo, quello sketch... dieci, quindici minuti, entrai a poco a poco, e sempre di pi, in un certo stato danimo, in uno strano turbamento... insomma, se, ma capite...

IL DUBBIOSO: Insomma? Perch non ti vuoi mai spiegare chiaramente...? A un certo momento tu dici e non dici... hai sempre una reticenza... sei fatto cos!

MAX: E vero: ho sempre un pudore (pausa breve, un silenzio profondo). Insomma, adesso sono qui con voi. Mi sono fatto capire? (mormorio affettuoso di consenso di tutti che circondano Max).

IL DUBBIOSO: Scusa, Max... Come dice il finale... davanti cera lui... cera Ges?.

MAX: Questo il pensiero, il contenuto ma... cos: Cos vanno con passo sovrano... e avanti impugnando il vessillo colore del sangue... intangibile nella tormenta di neve... tra il fischiare delle pallottole... in una bianca ghirlanda di rosa... avanti... avanti a tutti... cammina Ges!.

MOLTI : (mormorano facendo come coro a pi voci) Bello... molto bello... Avanti... avanti... ...cammina sempre avanti... ...cammina Ges... ...Ges... Ges! (invece di un applauso i intervento molto sofferto di Max suscita il movimento spontaneo e vivace di uno spettatore che si alza dal suo posto, si avvicina alla scaletta che lega la platea al palcoscenico o alla predella e sale sul palco accolto dalla sorpresa di quanti vi si trovano, il nuovo arrivato non ha per alcuna perplessit e trascinato dal proprio slancio spontaneo comincia a stringere le manidegli attori con grande effusione dicendo).

NUOVO ARRIVATO: Grazie grazie grazie grazie...

SPETT. IRONICO: Ma lei, scusi sa... dove...? Cosa vuole...?

NUOVO ARRIVATO: Oh, io...? niente... solamente... stringere, cos... compiacermi... proprio di cuore... perch cera proprio bisogno di questo vostro... questo gesto... questa decisione...

UNO: Ma chi ?

UN ALTRO: Che ti importa chi ! E uno!

NUOVO ARRIVATO: No, no... Io sono,... io sarei...

UN TERZO: E, scusi? O sarebbe?

NUOVO ARRIVATO: Sono sono.

UN ALTRO: Anche se sarebbe, badi bene, niente male. Talvolta le intenzioni sono altrettanto importanti di certe realt. Noi per esempio siamo finora animati soltanto da... intenzioni... ma lei ? Chi ha detto?

NUOVO ARRIVATO: Io sarei... uno scrittore... uno che scrive...

UN QUARTO: (con una punta di sfottitura) Naturalmente...

UN QUINTO: Perch continua a dire sarei? Per modestia? Ci ha detto che scrittore. Ed essendo scrittore penso che capisca gli attori.

NUOVO ARRIVATO: Ecco, appunto. Vi capisco, credetemi. Vi ho ringraziato, e sono stato sincero.

UN SESTO: Ecco, ecco. Sincero. Forse ci siamo. Dica: perch ci ha ringraziato? Ci spieghi? Perch abitualmente forse lei non lo sa, ma noi s noi attori siamo o vezzeggiati e incensati o insultati, presi a pesci in faccia. Perci siamo stupiti dei suoi... delle sue strette di mano, dei suoi ringraziamenti... Non ci capita che molto di rado, e quasi mai sinceramente. Noi conosciamo molto bene dei piccoli luoghi, delle stanzette incorporate ai teatri, i cosiddetti camerini, omonimi dei gabinetti, in cui si consumano vere orge di bugie, di menzogne le pi spudorate ai nostri danni, sa... Ci dica allora perch ci ha ringraziati con tanto... tanto... slancio. Ci consoli un po, ci incoraggi... Noi sa, non si faccia ingannare dalle apparenze, siamo molto fragili e insicuri, e abbiamo bisogno di essere continuamente incoraggiati. Gli applausi sono nati per questo: per tenerci su. Immaginiamoci poi quando ci siamo buttati in questa impresa... pi grande di noi... che non una commedia, come lei ha ben capito... o se una commedia una commedia vera, ma commedia della nostra vita... nostra... nostra... griderebbero i personaggi di Pirandello! Ecco...

NUOVO ARRIVATO: Vi capisco, vi ammiro... e vi considero dei personaggi molto importanti, vi considero dei mediatori che svolgono nella vita una delle funzioni pi importanti, pi degna di riconoscenza, di gratitudine...

UN TERZO: Mediatori... come?

UN ALTRO: Mediatori tra palcoscenico e platea?

NUOVO ARRIVATO: Questo senzaltro, troppo evidente. Ma vi considero mediatori in un modo molto pi profondo. Ecco, mi spiego.

UNO: S, si spieghi.

IL DUBBIOSO: Siamo sinceramente interessati...

IL QUARTO: D pure sinceramente curiosi (e si stringono senza per serrarlo troppo intorno al Nuovo Arrivato).

NUOVO ARRIVATO: (dopo una reticenza) Se uno psicanalista mi spingesse a parlare di me a ruota libera, dei miei romanzi... e anche... insomma dei miei lavori, dei miei personaggi, delle figure che ho immaginato... diciamo pi in generale dei miei fantasmi... la parola non pi alla moda, lo so... degli ambienti che invadono e poi si instaurano quasi stabilmente... cari intrusi... nella mia fantasia... quello psicanalista potrebbe annotare che le figure che ricorrono pi frequentemente in quel che scrivo sono i personaggi religiosi, in senso stretto, con loro particolari problemi, e anche costumi... cardinali, monsignori, o preti... egli attori insieme a tutto il variopinto mondo del teatro. E gli uni egli altri, ecclesiastici e attori o teatranti, entrambi mediatori. (Quelli che sono in palcoscenico gi cominciano ad animarsi). Forse gi cominciate a capirmi... o...?

UNA DONNA: Noi allora saremmo intermediari tra i modelli poetici delle passioni, dei sentimenti i personaggi, i personaggi, signori e il pubblico, e voi, signori...

UN ALTRO: ...quasi allo stesso modo, mutatis mutandis, che i sacerdoti, di tutti i tempi, di tutte le religioni sono intermediari o mediatori, come dice lei, tra lumanit peccatrice, tra la gente che chiede aiuto e prega, tra noi, voi, signore e signori, e la giustizia e lamore di Dio? E cos? Sarebbe questa lanalogia?

UN TERZO: (al nuovo arrivato) Scusi, allora lei credente?

NUOVO ARRIVATO: Beh, s: diciamo che sono ravvivato... inquietato dal desiderio di credere, attratto da un altro... punto cardinale...

UNA DONNA: Mi piace questa immagine dell altro punto cardinale. Il quinto?

NUOVO ARRIVATO: Diciamo pure un quinto punto cardinale (a Max). Lei cos approd al quinto punto cardinale?

MAX: No, quella volta, vho detto, ebbi la prima grande, profonda emozione... ma, vi dir, che ero ancora dominato dai fatti sociali, dall impegno politico... volevo, insomma, operare sul piano anche pratico... non volevo restare fuori... Quello che per mi diede il colpo di grazia fu un altro pezzo che mi trovai a dover recitare a teatro... Fu la riduzione dei Fratelli Karamazov, lepisodio... il capitolo intitolato La leggenda del Grande Inquisitore.

UNA DONNA: Lhanno fatto anche in televisione...

MAX: Certo, dopo... dopo lhanno fatto. E una cosa da non aver pi pace. Ci pensi e ci ripensi, giorno e notte. A me successe cos. Una cosa a s, staccata dal resto della trama... Anche il tipo di immaginazione dello scrittore... Si dice cento volte: se Cristo tornasse adesso... eh? Beh, l immagina che Cristo torni allepoca dellInquisizione quando bruciavano gli eretici sul rogo, nelle pubbliche piazze... E sul crepuscolo mentre appunto i fuochi sono accesi e gli eretici ardono... Cristo scende, appunto... torna... e si rimette a far miracoli, di quelli che non si vedono pi... risuscita la figlia di una povera donna... dice quella battuta che ti fa impazzire dallemozione: Fanciulla non sei morta, ma dormi, alzati e cammina... insomma, sembra che il mondo si rinnovi alle radici. Ma ecco, e a questo punto vi prego di darmi tutta la vostra attenzione, (e si rivolge agli spettatori) ecco che sulla gran porta della Cattedrale di Siviglia che sovrasta la piazza dei roghi, appare il Capo della Santa Inquisizione. E un vegliardo vestito di porpora e sorretto da due cardinali anche essi in porpora...

(Sul ripiano alto del praticabile, pressa poco nella stessa zona dov apparso PAOLO, emerge il Grande Inquisitore sorretto da due Cardinali, si scioglie dal toro appoggio, guarda nella piazzadove lutti si sono ritratti lasciando un solo personaggio vestito di chiaro, giovane, e dice indicandolo, accusatore):

INQUISITORE: Chi costui? Che venuto a fare? Perch disturba la nostra opera? Prendetelo. Portatelo al Palazzo dell Inquisizione. Verr a interrogarlo.

MAX: (che si ritae lentamente per lasciar libero lo spazio centrale all'Inquisitore e ai suoi assistenti per l'interrogatorio) Cosi che dopo poco che aveva rimesso piede sulla terra Cristo viene nuovamente arrestato, imprigionato, processato. LInquisitore lascia la Cattedrale e va a interrogare il Prigioniero che stato rinchiuso nella prigione. (azione, lInquisitore avanza verso il Prigioniero, e gli si fissa davanti, lo fissa, lo scruta).

INQUISITORE: Dunque sei tu, sei proprio TU Perch sei tornato? Forse per svelare agli uomini qualche parte del mistero che avvolge il Mondo da cui sei venuto?

VOCE PRIGIONIERO OFF.: Oh, no!

INQUISITORE: Lo so bene. Perch se tu ci rivelassi qualcosa di nuovo attenteresti alla libert della fede umana. Oggi luomo difronte al mistero dice: credo o non credo; ma se tu alzassi un lembo del velario che ci nasconde la verit ineffabile, luomo sarebbe costretto a dire: vedo, dunque credo, e non avrebbe alcun merito. E tu non puoi volerlo. Sarebbe un ingiusto pre- vilegio che accorderesti agli uomini di oggi nei confronti degli uomini di ieri. Dunque che cosa sei venuto a fare?

VOCE PRIGIONIERO OFF.: Cristo venuto a renderci liberi, oggi come ieri.

INQUISITORE: Questa faccenda della libert ci costata fin troppo cara ! Per secoli e secoli ci siamo tormentati con questa libert; ma ormai lopera compiuta, e credo in modo definitivo. PRIGIONIERO: (fa un gesto come per chiedere perch ).

INQUISITORE: Non vedi come gli uomini, oggi, sono assolutamente convinti di essere liberi? Libert e amore sono le due parole che si sentono con maggior frequenza. Eppure mai come in questo momento gli uomini sono stati privati dellamore e della libert. Anzi, se ne sono privati da soli. Sono venuti loro stessi, a gruppi, a eserciti, a moltitudini a offrirci la loro libert, se ne sono spontaneamente spogliati e ci hanno supplicato di prenderla nelle nostre mani. dra la libert degli uomini in mano nostra, e abbiamo dovuto sottostare al grave incarico di amministrarla noi per tutti. Ora, dimmi, in questo momento che sei tornato, dimmi: questo che tu desideravi? questo che tu speravi quando venisti ad annunciare: voglio rendervi liberi?

VOCE PRIGIONIERO OFF.: (angosciato) Perch lavete fatto? Perch lavete accettato? Perch li avete resi schiavi'?

INQUISITORE: Per renderli finalmente felici. Per dare a tutti la pace. Abbiamo tentato tutte le strade prima di deciderci a riprendere agli uomini la libert, ma stato tutto inutile. Perch luomo stato creato ribelle. Tu gli promettesti la libert, e sorse sul mondo la grande alba della libert cristiana, ma potevano mai dei ribelli-liberi essere felici? Continui ancora a crederlo dopo secoli e secoli di sconfitt? Tu per sei stato avvertito, ma non ascoltasti lavvertimento.

VOCE PRIGIONIERO OFF. : Chi, chi mi avverti?

INQUISITORE: Lo spirito intelligente e terribile lo Spirito dellautodistruzione e del non essere, il Grande Spirito del Male. Ti parl nel deserto. E nei libri scritto in che modo egli ti abbia tentato.

PRIGIONIERO: (fa un gesto come per sbarazzarsi di quella domanda).

INQUISITORE: No, tu non puoi sbarazzarti cos di quelle domande: esse sono immense, direi miracolose nella loro intuizione. Se si riunissero tutti i sapienti della terra dotti, prelati, filosofi, poeti, governanti... e si desse loro il compito di formulare tre semplici domande che racchiudessero tutta la futura storia del mondo e dellumanit, non riuscirebbero ad escogitare tre domande prodigiosamente profetiche come furono quelle che ti rivolse lo Spirito Assoluto del Male. Decidi tu stesso, oggi, dopo tanti secoli, chi avesse ragione: Tu o colui che allora ti interrogava.

MAX: Ges era andato nel deserto per digiunare, e dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame ed invoc un po di cibo.

INQUISITORE: Allora il Tentatore che gli stava vicino gli tenne questo discorso: Tu vai per il mondo con le mani vuote, e offri soltanto la promessa di una libert che gli uomini, nella loro innata intemperanza, non possono neppure concepire, che anzi temono e fuggono poich niente mai stato per luomo e per la societ umana pi intollerabile della libert. Vedi le pietre di questo deserto infuocato? Tramutale in pane e ti assicuro che lumanit ti verr dietro come un gregge riconoscente e docile, con leterna paura di vederti ritirare la mano e rimanere senza il pane. Perch non accettasti? Non volesti privare luomo della libert e respingesti linvito

PRIGIONIERO: Che libert pu mai esserci se 1ubbidienza e la volont sono comprate col pane.

INQUISITORE: Luomo non vive di solo pane; questo rispondesti. Eppure proprio in nome di questo pane terreno lo Spirito della terra insorger contro di Te e comincer una lotta che non si ancora conclusa. Sulla terra ci sono tre forze, tre sole forze, che possono conquistare per sempre la coscienza di questi poveri, deboli uomini ribelli. Queste tre forze sono: il miracolo, il mistero, lautorit. (il prigioniero che aveva chinato la testa la risolleva e fissa l'Inquisitore).

INQUISITORE: (riprende)Tu respingesti la prima domanda, quella ti chiedeva di cambiare i sassi in pane e soddisfare la fame degli uomini, ma sai bene che passeranno i secoli e lumanit proclamer per bocca della sua sapienza, della sua scienza, del suo progresso che non esiste il delitto, e quindi nemmeno il peccato, ma che ci sono soltanto degli affamati? Nutrili e poi chiedi loro la virt. Ecco quello che scriveranno sulla loro bandiera che si alzer contro di te e che abbatter il tuo tempio. E noi per un po scompariremo, perseguitati. Ma dopo poco gli uomini torneranno a cercarci sotto terra, nelle catacombe e tendendo le braccia verso di noi ci grideranno: Dateci pane perch quelli che ce lo avevano promesso non ce lhanno dato, riduceteci pure in schiavit, ma sfamateci, tenetevi la nostra libert, ma dateci pane, pane! E noi li sfameremo. E ci obbediranno, e ci ammireranno per aver acconsentito, mettendoci alla loro testa, di assumerci anche il carico di quella libert che li aveva attratti, tentati, ma poi impauriti. Se Tu avessi acconsentito al miracolo del pane Tu avresti dato finalmente una risposta anche alleterna domanda: davanti a chi inchinarsi. Perch la preoccupazione di queste misere creature non soltanto quella di trovare un essere di fronte al quale ci si possa inchinare, ma trovare uno da potere insieme adorare. Perch questo bisogno di comunione nelladorazione il massimo e continuo tormento di ogni uomo. Tu lo conoscevi questo segreto della natura umana, e invece rifiutasti la bandiera del pane terreno, la rifiutasti in nome della libert e del pane celeste.

MAX : Lo Spirito del Male per non si dette per vinto, e port Ges sul pinnacolo del tempio, e gli disse: Se sei davvero il Figlio di Dio gettati gi, e vedrai che gli angeli ti sosterranno e non cadrai e non ti farai alcun male.

INQUISITORE: Ma Tu anche stavolta respingesti lofferta dicendo: Non tenterai il Signore Dio tuo . O certo T u agisti con magnifica fierezza, come un vero Dio, ma gli uomini sono forse dei? Credi davvero che la natura umana sia fatta per respingere il miracolo? Tu sperasti che seguendo il Tuo esempio luomo si sarebbe accontentato di Dio senza bisogno di miracoli. Ma tu non sapevi che appena ripudiato il miracolo luomo avrebbe ripudiato anche te, e siccome luomo cerca invece non tanto Dio quanto il miracolo, si inchiner di fronte al prodigio, anche apparente, di un mago, ai sortilegi di una fattucchiera anche se quelluomo fosse cento volte ribelle, eretico, ateo!

MAX: E lo Spirito del Male, infaticabile, lo tent di nuovo. Lo port sulla cima di un mondo altissimo e gli disse mostrandogli i vasti regni della terra: Ecco, guarda tutte queste cose; saranno tue, se tu prosternandoti mi adorerai, (irato) Che rispondesti?

PRIGIONIERO: Adorerai soltanto il Signore Iddio tuo!

INQUISITORE: (furente) Ma essi si inchinarono a noi! Perch quello di cui hanno bisogno non la libera decisione delle loro menti, non lamore spontaneo dei loro cuori, ma un mistero a cui debbono ciecamente inchinarsi anche contro la loro coscienza! Questo abbiamo capito dopo secoli di dolorosa esperienza. E cos abbiamo fatto. Abbiamo corretto lopera Tua, e labbiamo fondata sul miracolo, sul mistero e sull autorit. Forse che non amavano lumanit riconoscendone limpotenza, alleggerendone con compassione il suo fardello, permettendo perfino di peccare? SI, noi diremo che ogni peccato, se commesso col nostro consenso, sar riscattato. Permetteremo o vieteremo di viverecon le loro mogli e amanti, di avere o non avere figli, ed essi sinchineranno con amore e con gioia. Tutti, tutti i pi tormentosi segreti della loro coscienza li porteranno a noi, cos saranno felici, noi daremo loro la tranquilla, umile felicit degli esseri deboli, proveremo loro che sono soltanto dei poveri bimbi, ma che lingenua felicit infantile la pi dolce di tutte! (grave, amaro) Solo noi solo noi saremo i veri infelici perch sappiamo la verit. (Torna a fissarlo) Avevamo o no ragione dinsegnare e di agire cosi?

PRIGIONIERO: (Tace)

INQUISITORE: Parla. (Silenzio) Perch mi guardi in silenzio? Va in collera, ma parla! Io non voglio il tuo amore, perch io stesso non ti amo! (Il prigioniero continua a fissarlo in silenzio) Guarda, giudica tu stesso: sono passati tanti secoli, e che cosa ha innalzato fino a Te? Niente, quasi niente, pochi eletti. Ti giuro: luomo stato creato pi debole e vile che tu non credessi... Riconosci almeno di esserti ingannato su di lui? Tu sei fiero dei tuoi pochi eletti, ecco! (Rabbioso, profetico) Ma ricordati...ricordati che non passer tanto tempo... che molti di essi diserteranno la tua bandiera e porteranno su altri campi le forze dei loro spiriti e la fiamma dei loro cuori... e si scatener una nuova torre di Babele... E la libert senza limite dellazione... e il libero pensiero... e le magie della scienza... li spingeranno in tali labirinti, li metteranno al centro di tali portenti e di tali misteri... che comince- ranno a odiarsi e a combattere gli uni contro gli altri... e diventeranno ribelli furiosi... e si distruggeranno tra loro... (poi facendo un passo avanti, accorato, straziato, con struggente nostalgia, quasi piangendo) Sappi che anchio mi ero preparato ad entrare nel numero dei forti con la brama di far parte del numero dei tuoi eletti... ma mi ricredetti e non volli servire la causa della follia: tornai indietro e mi unii a quelli che hanno corretto lopera tua. Lasciai gli orgogliosi e tornai dai deboli, per la loro felicit; mi distaccai dai pochi e mi misi a servire la causa delle moltitudini. E ti dico che domani Tu vedrai questo docile gregge gettarsi ad un mio cenno ad attizzare i carboni ardenti del rogo sul quale ti brucer per essere venuto a disturbarci. Perch se qualcuno pi di tutti merita il nostro rogo, questo sei TU. E domani io ti arder. Dixi.

PRIGIONIERO: (Lo contempla accorato poi gli si accosta, lo abbraccia e lo bacia sulla guanciapallida e rugosa).

INQUISITORE: (Al contatto delle labbra del Prigioniero ha un sussulto, si tocca la guancia allontana col gesto dell'altra mano il Prigioniero e gli indica lorizzonte, dice strozzato): Vattene... vattene... e non venire mai pi... (da qualche instante si sente sempre pi distintamente il corale finale della Leggenda del Ritorno di Renzo Rossellini: il Prigioniero si allontana lentamente fino a perdersi nel fondo... Il cielo diventato rosa e poi viola).

MAX: LInquisitore apre le porte della prigione e lo lascia andare per le vie oscure della citt, e il prigioniero si perde nella lontananza...

S E C O N D O T E M P O

L'ambiente. Lo stesso dispositivo scenico. A un lato, ma in primo piano, un tavolino e alcune sedie di metallo colorato, da caff. La prima scena si svolger tra due personaggi, un uomo e una donna, che chiameremo per comodit LUI e LEI e che il direttore dello spettacolo affider ai due attori che creder pi idonei. C una luce calda, non mattutina n meridiana: le ombre cominciano a dilungarsi. LUI gi seduto al tavolino e sta bevendo lentamente una bibita colorata (se non ci fosse sipario e si cominciasse allo scoperto, allora LUI arriva, si siede, viene un cameriere e gli porta una bibita. Dopo un tempo conveniente arriva di lato LEI che richiama con una certa vivacit lattenzione di LUI, poi va a sedersi).

LEI: Dio mio, scusami tanto. Mi avrai creduta morta.

LUI: Morta no, ma cominciavo a chiedermi che diavolo fosse successo. (La guarda) Hai gli occhi un po rossi. Sei a posto adesso, o c qualcosa che non va ancora?

LEI: Sto benissimo, adesso. Non sono mai stata cos in forma.

LUI: Cos allora che non andava? Lo stomaco? - Che prendi? Bere o mangiare qualcosa?

LEI: Mmm. Vorrei solo un sandwich di pollo. E magari un bicchiere di latte. Cos ti terr compagnia. (lui ha un gesto di delusione). Ma non posso mica fabbricarmi lappetito solo per farti piacere!

LUI: No, no, va benissimo cos. (Un sorso lentamente guardandola un po di sottecchi) Poi dovremmo incontrarci con Michele. - Ti scoccia? Michele simpatico.

LEI: Non so nemmeno chi sia.

LUI: Ma come! Lavrai incontrato cento volte! Michele, accidenti!

LEI: Ah, s. Adesso mi ricordo. Per cortesia, non odiarmi solo perch l per l non mi ricordo di una persona... solo che da quattro anni a questa parte incontro un Michele da qualunque parte vada... Mah! Tutto quello che la gente fa cos... non so... no, non sbagliato... ma cos in

significante... cos minuscolo, cos deprimente, diciamolo, che... Forse che mi sento cos strana... mah! Forse divento matta.

LUI: Sei maledettamente pallida, questo s. Lo sai che sei proprio pallida? (gesto di Lei) No, che fumi troppo. E mi preoccupi. Sul serio. Che diavolo t capitato in questi ultimi tempi? LEI: Nulla, proprio nulla.

LUI: E come va lo spettacolo?

LEI: Non lo so. Io non lo faccio pi. Ho piantato tutto.

LUI: Cooome? Piantato...? Ma se andavi matta per quella parte! Cos successo? Lhanno data a unaltra?

LEI: No. Era tutta per me. Ed questo il brutto.

LUI: Non capisco, sai...

LEI: Quello spettacolo aveva cominciato a infastidirmi, ecco. Cominciavo a sentirmi di un egocentrismo schifoso. Insomma, tutto quellego! Quando lo spettacolo era finito e tornavo in camerino mi detestavo. Tutti quegli ego che correvano su e gi sentendosi cos caritatevoli e affettuosi! Dover baciare tutti con quel trucco addosso che ti impiastrava la faccia, e cercare di essere spontanea e simpatica quando gli amici venivano a trovarti dietro il palcoscenico, mmnn, che sofferenza! Mi detestavo, e quasi sempre mi vergognavo di recitare in quei lavori, specialmente quelli estivi. Avevo sempre le parti migliori, che ti credi: e allora non guardarmi cos, ma era unaltra cosa: sentivo che mi sarei vergognata da matta se qualcuno che stimo, che rispetto, per esempio i miei fratelli, fosse venuto a sentirmi recitare quelle quattro terribili idiozie... non colpa mia, ma... sento cos, e allora che ci vuoi fare?

LUI: E cos allora avresti piantato tutto?!

LEI: Gi. Piantato. Non capisco proprio cosa mi stia succedendo... mi sento, per dirti, strana... come ubriaca... e tremendamente stufa - ma proprio stufa di tutti questi ego, ego, ego, - del mio e di quello di tutti gli altri. Sono stufa della gente che vuole arrivare, fare qualcosa di notevole, essere un tipo interessante. Mi sono detta: ma disgustoso, disgustoso e basta. E non che io tema la competizione, anzi proprio il contrario: ho paura di volerla, la competizione, questo che mi terrorizza. E proprio perch mi piace sentirmi applaudire e acclamare, vuol dire che c qualcosa che non va. Non capisci, eh? No, non capisci! Lo vedo dalla faccia. Sono stufa di non avere il coraggio di non essere nessuno, e basta. Sono stufa di me e di tutti quelli che vogliono far colpo in un modo o nellaltro... forse sono matta da legare e non me ne accorgo nemmeno... (chinando lo sguardo vede spuntare dalla borsa la costola di un libro, lo prende, lo tira fuori, lo mostra a lui) Bello questo libro, sai?

LUI: (soprapensiero) Di che parla?...

LEI: Parla... beh, parla... non so... una cosa intitolata...

LUI: (che legge sulla copertina) Viaggio di un pellegrino...

LEI: E come lo sai?

LUI: C scritto. Si legge.

LEI: Gi. Che testa! (alza le spalle) Insomma lho preso in biblioteca. Ce lho, pensa, da quattro settimane e non mi decido ancora a restituirlo. Credo che lautore sia un contadino russo, per non dice mai il suo nome... da nessuna parte. Fino alla fine della storia non sai come si chiama, lui. Ti dice soltanto che un contadino, che ha trentatr anni, e che ha un braccio anchilosato. E che sua moglie morta. E una cosa un po tutta a s, sai. Cio, mi pare che sia soprattutto un libro religioso. In un certo senso si potrebbe dire perfino che un libro terribilmente fanatico, ma in un altro senso invece non lo proprio per niente. Curioso, sai. Cio, comincia con questo contadino, il pellegrino, che vuol scoprire che cosa intenda la Bibbia quando dice che bisogna pregare ininterrottamente, sai, senza fermarsi. Ma com possibile? Cosi lui si mette a girare per tutta la Russia in cerca di qualcuno che gli sappia dire come si fa a pregare ininterrottamente, e che cosa si deve dire pregando. Si porta dietro soltanto una bisaccia con dentro pane e sale, e via. Poi un giorno incontra uno starez, una specie di monaco molto approfondito nella religione, e questo monaco gli rivela finalmente come si fa a pregare. E cosi il pellegrino impara a pregare.

LUI: E il libro finisce?

LEI: Nooo. Lui continua a girare la Russia e incontra un mucchio di persone straordinarie, e insegna a tutte a pregare con questo metodo incredibile. Insomma, si, questo il succo del libro.

LUI: E dici che interessante?

LEI: Moltissimo. Perch lui incontra a un certo momento una coppia di sposi, i personaggi pi fantastici che io abbia letto in un libro... (gesto di lui) ma si... aspetta... si; perch poi lo portano a casa... e gli offrono una tazza di t... e cosi a un certo momento si trovano tutti a tavola insieme... e ci sono anche tante signore, ma proprio tante che non si sa chi siano... E allora il pellegrino si fa coraggio e con la sua voce gentile chiede chi sono quelle signore sedute attorno al tavolo, e gli viene risposto che sono tutte domestiche, ma che mangiano sempre alla tavola con loro perch sono sorelle in Cristo. Ti devo diremio caro, che mi piaciuto quando il pellegrino domanda con semplicit chi erano quelle signore, e nessuno si offende della sua curiosit. No. Poi resta l a dormire quella notte, e al mattino se ne va in cerca di nuove avventure... Forse ti piacerebbe leggerlo... cos candido... ma non te lo posso imprestare perch gi un bel po che lo debbo restituire... Ma scommetto che vuoi sapere qual questo metodo speciale di pregare che ancora non ti ho detto.

LUI: Beh, effettivamente mi hai tenuto un bel po sulla corda... come se recitassi una scena.

LEI: No. Prima di tutto gli insegna la preghiera a Ges. E semplicissima: Ges Cristo, mio Signore, abbi piet di me, (si ferma)

LUI: E basta?

LEI: E basta. Cio questa la preghiera. E il pellegrino le spiega che queste sono le parole migliori che si possano dire quando si prega. Soprattutto la parola piet, perch una parola immensa e pu voler dire tante cose. Insomma, dice che se si continua a ripetere senza interruzione la preghiera - in principio basta anche solo che tu lo faccia con le labbra - succede che essa diventa attiva automaticamente, e accade certamente qualcosa dopo un po di tempo. Non so cosa, ma qualcosa succede, e le parole si sincronizzano con i battiti del cuore, e allora preghi davvero senza fermarti mai. Interviene anche un elemento fisiologico, ma il fisiologico finisce per a- vere un formidabile effetto mistico. Questo pi o meno il senso di tutto quanto. Cio, tu preghi per purificarti completamente e avere una visione tutta nuova del significato delle cose. Ma la cosa pi straordinaria che, quando cominci a pregare, non hai nemmeno bisogno di avere fede in quello che stai facendo; cio, anche se sei confuso e imbarazzato, non importa. Nessuno ti chiede di credere a qualche cosa, quando cominci. Non sei nemmeno obbligato a pensare a quello che stai dicendo, diceva il pellegrino. Allinizio conta solo la quantit; poi, pi avanti, questa diventa automaticamente qualit. E per virt propria, o pressappoco.

LUI: A pensarci bene tutto molto logico...

LEI: Anche i seguaci del Buddismo Nembutsu ripetono continuamente Namu Amida Butsu, che vuol dire Budda sia lodato o pressappoco, e succede proprio la stessa cosa.

LUI: Insomma, basterebbe la parola Dio?

LEI: Appunto! E non meraviglioso? Io non ho mai sentito niente di pi affascinante in vita mia. Insomma, non dico che ci credo o non ci credo, dico solo che affascinante: che se ripeti senza sosta il nome di Dio qualcosa deve succedere.

LUI: Ma s, ma s... Basta con questo prevalere della razionalit, basta. Anche in India ti esortano a meditare su Om, che significa la stessa cosa, e il risultato lo stesso!

LEI: Il risultato che riesci a vedere Dio. Perch qualcosa succede in una parte assolutamente non fisica del cuore. LUI: Dove gli Ind dicono che risieda Atman, Dio.

LEI: E tutto qui. E non chiedermi adesso chi e che cosa Dio, che non lo so. E non so nemmeno, scusami, se esista, ma... mi gira un po la testa..., scusami di nuovo... (loguarda con un vago, indecifrabile sorriso) Scommetto che non ci credi...? E fai bene, ma provaci. Ti chiedo solo questo: comincia a farlo per scherzo, e poi ne riparleremo...(si alza e si appresta ad andarsene)

LUI: Vuoi scappare subito?

LEI: Scappo per lasciarti cominciare, tesoro... (si avvia)

LUI: (a lei che si gi un po allontanata) Senti! Com... precisamente...?

LEI: Ges Cristo...

LUI: (ripete) S, Ges Cristo...

LEI: ...mio Signore...

LUI: Ges Cristo, mio Signore..?

LEI: ...abbi piet di me.

LUI: Ecco, ecco, abbi piet di me. (ripete pi in fretta) Ges Cristo, mio Signore, abbi piet di me. E basta?

LEI: (alzando un po' le mani) Abbi piet di me... (e scappa via)

LUI: (la guarda sparire, china il capo, mormora) Ges Cristo, mio Signore, abbi piet di me... (Si leva una voce molto insinuante e lenta, e muta il colore della luce: cambia lora del giorno... Intanto, mentre lui indugia al caff, lo Spettatore ironico e lo Spettatore istruito compaiono in due punti diversi e volgendosi verso il fondo, o dove piacer al Direttore della rappresentazione, chiamano con la mano, senza per sbracciarsi sgradevolmente, qualcuno che pi lontano, a destra o a sinistra, in platea o, come s detto, sullo sfondo del palcoscenico. E cominciano a giungere alla spicciolata i nostri personaggi con i loro vestiti pittoreschi e bagagli. La luminosit mutata del tutto, dintensit e di colore. Prima senza quasi avvedercene, poi pi distintamente e a poco a poco in maniera clamorosa, avvertiamo che i nostri personaggi mormorano la giaculatoria del Pellegrino...).

UNA FANCIULLA: Ges Cristo, mio Signore... abbi piet di me...

IL PRIMO: Ges Cristo... mio Signore... I

L TERZO: ... abbi piet di me.. (il ritmo e la musicalit delle voci devono creare come una musica, e quando la giaculatoria del Pellegrino sar delta da tutti, o quasi, in un autentico corale sottovoce sembrer di ascoltare un canto. Lui a un certo momento si alza dalla sua sedia di ferro e si unisce agli altri; ci sar un finale, una nota conclusiva. E su questa Io Spettatore ironicolevando la mano dice:)

SPETT. IRONICO: Io, per esempio, sono curioso... interessato... ma proprio intrigato di conoscere come avvenne il vostro reclutamento! Perch siete davvero strani!

IL DUBBIOSO: Che reclutamento?

SPETT. IRONICO: Non siate suscettibili, per carit. Dico reclutamento per dire: come siete entrati qui, nella schiera... ( e accenna al gruppo degli attori) come vi siete decisi a lasciare la vita normale... per abbracciare (sempre ironico) questo strano ordine monastico... eh; eh? Ogni persona a caso, immagino... Vocazioni diversissime... o no? Si parla, ci si confessa un poco, o no? Avanti! Coraggio... Sar una scena che io chiamerei proprio, se non vi dispiace, del reclutamento! Ah, ah! (viene avanti con molta titubanza una fanciulla molto giovane).

SPETT. IRONICO: Lei? Avanti... dica, dica pure. Prima di far lattrice che cosa faceva...? FANCIULLA: Studentessa. Poi studi interrotti. Per... non sono ancora unattrice. Io, per ora, seguo soltanto... sono attratta... appassionata... imparo, ecco, credo di imparare, spero, almeno...

SPETT. IRONICO: Benissimo. E perch attratta?

FANCIULLA: Perch nei brevi e fugaci tentativi di esprimermi... lesperienza teatrale stata forse lunica che mi abbia dato un senso di completezza e di armonia. E sono qui invece che in una scuola di teatro perch vorrei fare teatro in un modo diverso, e cio non competitivo, non egoistico. Vorrei che per me fare teatro fosse un mezzo per la mia educazione, completa, profonda... che mi aiutasse a conoscere chi sono veramente e a costruirmi una vita pi coerente con il mio essere di quanto non lo sia quella di gran parte delle pefsone che lottano per raggiungere falsi ideali. Forse questo sar unutopia, ma preferisco lottare per fare qualche passo verso unutopia che possa aiutare molti se non tutti, piuttosto che operare per il raggiungimento di un fine personale, o per una tranquillit egoistica basata sullaffermazione dellIo. Vorrei insomma che il mio modo di lavorare, di vivere quindi, potesse essere un piccolo contributo verso il grande Cambiamento, e sento che il teatro , in questo senso, un lavoro che mi piace, a cui mi sento portata.

VARI PRESENTI: (applaudono compiaciuti) Brava... grazie...

UN ALTRO: (avanza di un passo appena, verso lo SPETT. IRONICO) In questo gruppo siamo in pi di uno a non essere attori professionisti... Lavoriamo accanto ai pi che sono invece professionisti di gran talento... con uno scopo diverso... stato gi detto, no?

SPETT. IRONICO: E stato detto, si ma ho limpressione che le motivazioni di ciascuno di voi siano diverse... tanti casi personali...

UN ALTRO: Forse...

SPETT. IRONICO: Per questo chiedo...

UN ALTRO: Io, come vede, non sono pi giovane: se fossi solo un attore o dovrei essere molto noto o appena un velleitario. N luno n laltro, perch non sono invece un attore bens un fisico: s, fisico nucleare. Quando feci, molto giovane, la mia scelta, fisico, fu, direi adesso posso confessarlo per una questione di potere.

SPETT. IRONICO: Potere come? Potere potere, o...?

UN ALTRO: Potere, semplicemente. Mi disturbava vivacemente che il potere fosse in mano ai politici, lo trovavo profondamente ingiusto, e sentivo una ribellione...

SPETT. IRONICO: (sempre un po irridente) E sceglieste gli studi fisici in odium ai politici.

UN ALTRO: Vedo che non mi prende molto sul serio. Ma aspetti...

SPETT. IRONICO: Chiedo scusa...

UN ALTRO: Scelsi la fisica perch mi resi conto che tra venti, quarantanni non sarebbero pi stati loro i politici a governare il mondo, ma noi, i fisici, gli scienziati. Li avremmo messi da parte, sicuramente.

SPETT. IRONICO: Avr cambiato avviso, se dalla scienza finito nel teatro?!

UN ALTRO: Perch tanta fretta, signore? Se mi lascia parlare...

MAX: (vivacissimo) Ma non interrompa! Provoca, chiede e poi non lascia parlare! Non siamo mica in televisione dove gli intervistatori vogliono sempre lultima parola!

UN ALTRO: Ho creduto: gli scienziati avranno il governo del mondo... e sono entrato nel loro gruppo, e ho anche progredito... cosi come si entra, sorretti da una vocazione, in un seminario, in un monastero, non so se capisce... Perch nella mia vocazione cera davvero qualcosa di religioso. Lo studioso moderno ha innato o acquista ben presto il senso vivo, e talvolta addirittura mistico della religiosit, dunque in qualche modo di Dio, per intenderci. Perch noi operiamo ogni giorno di pi costeggiando continuamente il mistero o inoltrandoci nel suo regno... un po alla cieca. Ad ogni nuova indagine come se ci inoltrassimo su un battello sempre molto fragile per un gran mare sconosciuto, o troppo buio o fosforescente tanto da accecarci, o assolutamente immobile o paurosamente sconvolto. Direi che la scienza, oggi, che porta allidea di Dio... ho molto approfondito Einstein, lho molto amato, lo amo... SPETT. IRONICO: E ora (?) Lei sarebbe persuaso che la scienza porter il mondo verso Dio? questa s che nuova!

UN ALTRO: (come stordito) SI... s... certo... Con un pericolo per... E vero, la via di questa indagine fisica e biologica ci porta senzaltro, a certi livelli, allidea... quasi alla presenza di Dio... per... (tensione, attesa) senza che si sia necessariamente indotti a passare per Cristo. Si attinge cio direttamente a Dio saltando Cristo; si stabilisce un ponte diretto tra luomo e Dio senza che il mediatore sia chiamato in causa. E questo gran balzo che lascia senza fiato finisce per... inaridire luomo di ogni essenza umana, di tutti i succhi vitali... Ecco: aridi... io almeno... arido, mi ritrovavo, da questo contatto... confronto con lassoluto... e sentivo il bisogno di ritornare uomo, uomo anche passionale... anche... Ecco perch quando li conobbi... (e accenna ai compagni) e li sentii, e li seguii... chiesi di far parte della loro schiera... e di compiere con loro la loro esperienza... Ecco che cosa rappresenta per me lesperienza del teatro.

UN QUARTO: Io no invece!

TUTTI: (si volgono verso il QUARTO che non si muove e continua a fumare gravemente).

UN QUARTO: Io, voglio dire, sono ormai un professionista, un vero professionista... e da anni. Appartengo a una... buona famiglia, come si dice, anche se cominciai scappando di casa perch mio padre, uomo del sud, fare lattore, eeeeh! Ma poi, preso un certo avvio, un passo dopo laltro, sono giunto a un certo livello, diciamo, senza falsa modestia, a un buon livello. SPETT. IRONICO: E allora... questo sarebbe un hobby? O una volontaria retrocessione... o la febbre di sempre nuovi esami...?

QUARTO: No, no, signore mio. Anzitutto lei dovrebbe parlare meno e ascoltare di pi. SI, s! Ma perch d limpressione di non poter capire. Ma non vorrei offendere... Vede, ma mi rivolgo a tutti, tutti lor signori tut-ti! immaginate un uomo ( e si tocca il petto) che viva due, tre ore solamente per giorno! Perch io trovo la carica, la forza, la vitalit, lestro solamente quando si apre il sipario ed entro in scena: non un minuto prima e nemmeno un minuto dopo, credete perch quando cala il sipario, quando lo spettacolo finisce lo spettacolo, la vita mia, ma vita finta, finta, signori miei, finta come una droga, lo so bene, dopo tanti anni! quando lo spettacolo finisce, con i battimani, gli inchini, i sorrisi... ecco io torno di nuovo come spento, amorfo, chiuso, senza pi veri pensieri... (una voce dice qualcosa di cui non sintende il senso). Come? Meglio, dice? Diceva questo? Che se l'operaio potesse... o il contadino... e la povera massaia...? Mi invidierebbero? No, sa, proprio no! Perch un uomo, anche un attore comunque lo giudicate, bene, male, non lo so e non voglio saperlo un uomo ricco o povero deve per essere un poco soddisfatto di s, deve vivere interamente la giornata intera. Volete sapere se stato sempre cosi? No, non sempre. Vho detto che sono scappato di casa provocando grande amarezza in mio padre che adoravo: cera, allora, dunque, quel che si chiama amore per il teatro, doveva esserci... Per presto, molto presto venuta prima la stanchezza, poi la noia... e poi la cosa pi tremenda: la consapevolezza che tutto questo amore per il teatro, tutto questo mio darmi al teatro non ha provocato niente. Io che cosa sono diventato? E forse servito a dare qualcosa agli altri... a... a, come si dice, al mio Paese? (scuote la testa) Nooo... no-no... sono proprio convinto di no! Lho detto, sapete, a chiare lettere, lho detto nelle interviste, e un giornalista mi consiglia: provi col teatro impegnato. Beh, allora proviamo. Provo, mi impegno. E qual stato il risultato di anni e anni di impegno? Una societ consumistica. Allora no! Non sono per limpegno! Sono per la civilt, per la sofferenza... Non vedete invece: tutti concilianti, la rabbia sparita, accettiamo tutto... aaaaah! Ecco allora la stanchezza, la noia... Questi miei amici mi danno loro, loro! lillusione che ci potr essere uno scopo... mah! mah! Vado con loro con molto, molto scetticismo, ma con una piccola... un filo di speranza che qualcosa cambi. E sono... diciamo, vecchio. La piccola, lavete sentita prima? ha scelto il teatro sperando di contribuire al gran cambiamento, lei! Io mi accontenterei di un filo, appena un filo... Scusatemi per questa nota di... pessimismo, ma perch non dovrei essere sincero?

Quel che contraddistingue questo gruppo la sincerit. ( altri due, un uomo e una donna, alzano una mano).

SPETT. IRONICO: Loro due? Professionisti o no?

QUINTO: (lasciando il passo alla Donna) Vuoi?

DONNA: D, d pure tu...

QUINTO: Anche perch io mi sbrigo presto. Io faccio il teatro per cura... La societ, il lavoro ci toglie con le sue occupazioni quasi tutte angosciose... ci toglie vitamine... ormoni... sangue sangue... ci riduce prima o poi a robot... Io allora devo ricostituirmi... devo rifarmi un equilibrio con quello che perdo... un equilibrio, dico, di amore, ecco; ci vuole un equilibrio tra la quantit di sentimenti... e la quantit... di ... di fredda, arida razionalit, scienza... Se si rompe lequilibrio... se la bilancia pende tutta pericolosamente da una parte, la fine, gente! Gente, siamo rovinati! Io lo sentivo che diventavo... a- nemico, anemico, santiddio! Senza pi sangue, pochi, pochissimi globuli rossi! Uno di loro non dico chi segreto professionale! mi ha salvato! Io faccio il dentista: dentista dalla mattina alla sera, sapete quel che vuol dire? Una tortura! Per voi? Lo credo! E per me no! Sssssrrr... Sssssrrrr... trapano, trapano! Ahhhh! Distrutto. Ecco: viene uno di loro, attore. Si parla. Ci si confida... Mi dice: ma se vuol venire a provare, venga. Certo che pu fare delle parti... Davvero? Garantito! Ci penso io. E comincio col doppiaggio. Riesco. Riesco anche bene. E mi distendo. Ci provo gusto. Adesso faccio anche le scene damore, davvero... Mi sembra di essere un altro. Dicevo il ricostituente. Mi capite a- desso? E poi questo bisogno del gruppo di a- vere uno scopo, un fine... pi... pi vasto... e profondo {forte). Noi insomma vorremmo contare.

SPETT. IRONICO: Lei cos ha finito per lasciare la professione? Ha chiuso il gabinetto dentistico?

QUINTO: No. Visito soltanto al mattino / dalle otto alle tredici. E il pomeriggio... mi curo. (Lo accoglie in chiusura una franca risata liberatrice)

SPETT. IRONICO: (alla Donna) E lei? (Pausa silenziosa della Donna) Lei non vuol pi dire...? O...?

DONNA: No, no... io dir... perch mi sono ormai esposta...

SPETT. IRONICO: No, per questo... non si esposta affatto... Lei libera di dire e di non dire... liberissima.

DONNA: Sa, sono, come dire, un po riluttante... diciamo che ho un certo pudore a parlare... Perch la mia una storia piuttosto intima... e allora... diciamo una storia damore... anzi sono tante storie damore... collegate e... sfortunate... qualcuna perfino disperata, si... e mi sono anche detta nella stretta della sofferenza, quando senti che non puoi reggere pi, e ti par di morire... beh, dici: se passa, se supero questa... ecco, stavolta basta, basta, non voglio pi soffrire! Stavolta soffro, e perdono ma basta. E invece... credo dipenda da come si fatti, signori miei: e allora a chi si chiede ragione? Dici: stavolta diverso... un amore diverso... durer sempre... speriamo... e se nemmeno stavolta durasse sempre? E m venuto come una illuminazione, un lampo: perch si desidera cosi violentemente che duri sempre quando si ama? Perch non ci si rassegna... non ci si accontenta di amori... brevi... pi tiepidi... no, no... nooo! Lultima volta, prima, poco prima che incontrassi loro... lultima volta successe al mare... Mi aveva detto, e non richiesto, vi giuro, non richiesto, e allora perch dirmelo?, mi aveva detto: ti giuro, per sempre, per sempre... e mi aveva baciata, e io quella notte non ero quasi riuscita a prender sonno... solo allalba mero assopita, e avevo sognato... E cosera successo allindomani... perch passeggiando sulla spiaggia... sulla sabbia... lo scopro... e quasi non lo riconosco... disteso con lei allombra... e mavvicino... e sento passare per laria le stesse parole damore... quelle che avevi udito ieri, dette per te... le stesse. Dico che la ferita pi forte fu che le parole fossero le stesse ma perch le stesse? Accetto... quasi... accetto che mi tradisca... non accetto che mi tradisca con le stesse parole... questo no, no! Ecco la mia strana natura... Vedi mi son detta, comera fragile il tuo nido damore tra le chiome dellalbero... lalbero che mi piaceva chiamare il sicomoro bello, il sicomoro, no? adatto, no?, al linguaggio d amore? Fragile, per, quel nido che amavo tanto: non era nemmeno saldo e radicato come una dei milioni di foglie che spuntano sui rami...E mera entrato nel sangue... s, davvero... sangue, carne... pelle, appunto... e anche capelli... e tremore delle mani... e carezza delle dita... E devi dire, piangendo, basta... finito. E che mi rimane dentro? Io, lo so, lo so bene, sono di famiglia sanguinaria, che uccide, e si uccide per a- more... Ma non lho ucciso, e sono qui, ancor viva, anchio. E lho invece cancellato, me lo son tolta dal cuore. Un uomo ti togli dal cuore... ma lamore, no, non te lo puoi, non te lo potrai mai togliere dal cuore! (puntando l'indice accusatorio e implorante sul gruppo dei compagni attori) E loro mi dissero: anche noi cerchiamo senza ancora trovarlo un Sanguinario come te... Vieni con noi che ci serve una pasionaria come te... vieni nella nostra fila, e cammina... (un canto di invocazione appassionata) E gli sono andata dietro a cercare questo altro Amore, ma sempre amore... (alla Fanciulla) Tu lo sai. Fanciulla, quel che successe? Te lo voglio dire io, con le mie parole calde, intrise solo damore... Le cose andarono col: lo uccisero, quella sera. Ferito a morte perch aveva gridato: vi amo, vi amo tutti, tutti! Il sangue gli usciva dal costato... il sangue colava gi per il petto... gi per le gambe... gi a inzuppare la terra... la polvere della terra... e la terra beveva, beveva quel sangue... Lui si svuotava del suo sangue, e a ogni goccia che cadeva moriva un po... finch dissero: morto. Agonizzava... No, non morto! Lo seppellirono: non era morto! Resuscit!

MOLTE VOCI: Resuscit! Resuscit!

MAX: (doloroso, supplicante) Ma resuscit davvero?

MOLTE VOCI: (pi dubitose) Resuscit...

DONNA (disperata) Resuscit! Non era mai morto! Non pi morto da allora! E da quel giorno cominciata la grande inchiesta: chi lha ucciso? Chi...? E tutti, tutti, signori miei, gente... tutti... siamo coinvolti in quel delitto di sangue e damore, tut-ti... (reclina la testa e si accascia estenuata, rialzando la testa, con voce rauca, lenta) Ci siamo entrati dentro in questa storia che non si chiude mai, che si rinnova sempre.'., non ne usciamo pi... tutti quelli che amano, noi, voi tutti... ci siamo dentro... (verso il pubblico) anche se non lo sai... se non ci pensi... ma ci sei... tu, tu... tutti... basta che tu ami... Ma! Ma chi entra nella storia di quel delitto non sar pi solo! (rialzandosi e dominando) Credevano di piantare una croce, e non sapevano di piantare un albero! E diventato immenso... tutto fiorito... piantato nel cuore del mondo... (invocando e quasi piangendo) Signori, diventiamo anche noi parte dellalbero... foglie, foglie... I milioni di foglie sono tutte dellalbero, cos come limmenso albero di ogni singola, minuscola, quasi invisibile foglia... e ci si scambia tutto questo immenso patrimonio di linfe damore... comunanza senza limite... gioie che vanno a compensare i dolori... meriti che vanno a colmare le colpe... bilancia misteriosa di sangue damore... eh! Tu...tu...tu... che ami, lo so... tu che dici damare tanto... non tardare a innestarti nellalbero... non tardare... TUTTI: (a uno a uno e a gruppetti cominciano a mormorare la giaculatoria del pellegrino fino a farla diventare una vera musica, imponente, toccante. Questa composizione sar lasciata all'invenzione del Coordinatore e del Musicista)

MAX: (rimane invece ritto, immobile, silenzioso, non partecipa evidentemente al corale; a testa china)

SPETT. IRONICO: (lo coglie in quella posizione di distacco, quasi di separazione differenziata dagli altri) Lei? Lei, scusi... perch non dice anche lei!

MAX: (quasi irritato) Io? Dice a me? Ma io dico se voglio dire! Io ho gi detto. Prima. Forse lei non cera.

SPETT. IRONICO: Peccato.

MAX: Io ormai non ho pi niente da dire.

SPETT. IRONICO: Ma daccordo con i suoi... amici.

MAX: Purtroppo... no.

SPETT. IRONICO: Come... mai?

VOCI VARIE: Lo lasci in pace... Rispetti... Ma lei che centra!? Non sia invadente... Intrigante! Ooooh!

MAX: No, no... lasciate: fa il suo mestiere: provocatore, no? (umile, ma molto fermo) Io, purtroppo, dicevo... non posso ancora giungere a Dio... nemmeno a Cristo... con la giaculatoria del Pellegrino... meglio la strada dei Dodici e La Leggenda del grande inquisitore... per..., insomma le strade della mia persuasione sono altre... e non le ho ancora trovate: perdonatemi, signori... sono per in cammino... sono alla ricerca... e ho la speranza... chiedo scusa. (Gli Altri fanno segno allo Spett. ironico di star zitto, e di scendere dal praticabile - alto;loro si allontanano lentamente, alla spicciolata lasciando Max e il Dubbioso che si avvicina molto, molto lentamente allamico. Variare di colore di luci, insinuarsi di musica). DUBBIOSO: Max, tu dovresti incontrare Paolo...

MAX: Dov?

DUBBIOSO: Echi lo sa! Quello uno che scappa, te lho detto, parla e scappa.

MAX: E perch? Ha fretta?...

DUBBIOSO: E chi lo sa! Ognuno ha i suoi modi. I suoi mi sembrano bruschi. Forse ha poca pazienza. Dice una cosa ma gli devi rispondere subito o si o no, altrimenti... (fa il gesto della mano per dire che se ne va)

MAX: Non lo si pu cercare... ritrovare...?

DUBBIOSO: Forse proprio quello che vuole. Cercalo. E uno che viaggia molto, viaggia sempre, ma non detto che...

MAX: Grazie, amico...

DUBBIOSO (avviandosi) Grazie a te. Io per li raggiungo... (e accenna al gruppo che se n andato e che sfila in alto al praticabile con armi e bagagli...).

DUBBIOSO: (saluta con la mano e si allontana per raggiungere il gruppo che sta scomparendo)

MAX: (si guarda attorno, poi sottovoce come se si aspettasse lavverarsi di un accadimento a cui non crede dice lentamente) Ges Cristo... mio Signore... abbi piet di me... (s alza immediatamente, quasi a risposta, un vento impetuoso, poi si sente brontolare il tuono, e saettare i lampi, e, se si potr, scrosciare la pioggia)(tra s, ironico) Come risposta... non c male... (e per sottrarsi alla tempesta si muove verso la parte altra del praticabile aprendo un ombrello che ha trovato appoggiato alla sedia metallica)

PAOLO: (dal fondo e di lato, col suo solito impermeabile chiaro e con lombrello aperto avanza lentamente fino ai piedi del praticabile, si ferma)

MAX: (protetto dall'ombrello, mormora) Signore... Ges Cristo, mio Signore... abbi piet di me...

PAOLO: (come ripetesse una parola dordine ripete quasi senza tono) Ges Cristo, Signore mio, abbi piet di me.

MAX: (si guarda attorno e comincia a scendere il praticabile andando verso Paolo: lo vedo, si ferma accanto a lui, lo guarda)

PAOLO: Mi cercavi?

MAX: Che hai detto? Ho capito bene?

PAOLO: Credo che tu abbia proprio capito bene.

MAX: (richiedendo una conferma) Ges Cristo...

PAOLO: ...Signore mio...

MAX: ...abbi piet di me.

PAOLO: S.

MAX: Allora saresti Paolo.

PAOLO: Sono io.

MAX: Senti nella mia vita ho avuto il segno di un miracolo, ma non riesco ancora a credere. PAOLO: I miracoli non avvengono per indurre a credere.

MAX: Che debbo fare? Che altro segno debbo aspettare...? Poich io vorrei tanto... ma... PAOLO: Lo so che tu vorresti...

MAX: Che debbo fare?

PAOLO: Aspettare, nellattesa.

MAX: Aspetto. Ma che debbo fare nellattesa?

PAOLO: Quello che fai.

MAX: Lo sai quello che faccio? (Paolo tace e lo guarda) Lattore. Questa inutilit di vita? Questa continua, opaca disoccupazione...?

PAOLO: Questa. Per raccontami del segno che tu chiami miracolo. Te ne ricorderai, spero. O lhai dimenticato?

MAX: Non lho dimenticato, ma non mi stato sufficiente.

PAOLO: Racconta.

MAX: Devo spiegare. Farti capire, Paolo, anche la speciale situazione in cui mi trovavo. Mi sono sposato, da giovane, con una giovane attrice... poi ci dividemmo... ci allontanammo. E pi tardi mi sono legato... no, non attrice,... era la segretaria di un complesso industriale... insomma, niente teatro. Basta cos come premessa. Ancora: un sentimento molto sincero ci legava, e ci lega dopo anni un vivo attaccamento. Poi lei si ammala, una di quelle strane malattie che sembrano niente, poi le considerano lunghe, e dopo esami, consulti... senza rimedio, di quei casi in cui dicono non c pi niente da fare. E io invece dovevo assolutamente fare qualcosaltro dopo che si era tentato quello che la scienza poteva offrire. E non mi era rimasto che quello, voglio dire il miracolo: a cui non credevo. Io non credevo ai miracoli e non credo nemmeno che ci sia qualcuno che possa farne. Un miracolo pu accadere dovunque: invece anche un tiepido credente come me pensa che ci siano dei luoghi speciali in cui i miracoli accadono una contraddizione, anzi una superstizione. E mi ricordavo di un luogo, di un paese in cui ero passato anni prima... dove cera una Madonna che faceva miracoli: una immagine che piangeva, e faceva miracoli. Mero detto allora: ma guarda a che cosa crede la gente, guarda un po come pu alimentarsi lindustria dei miracoli. E invece mi viene proprio in mente quel paese, quella Madonna, quelle lacrime. (Una pausa, Paolo lo guarda come per incoraggiarlo). E all alba prendo un treno: salto su, dico: sto fuori tre giorni, spettacolo estivo, e salgo su un treno dimesso, tra i pi lenti ... Altra contraddizione: io che prendo aerei o vado con macchine veloci ... Volevo ottenere un miracolo il pi presto possibile, e prendo un accelerato ... mai preso uno cos ... ma cera qualcosa in me che mi faceva sentire che se quel viaggio assurdo poteva rivestire un senso, dovevo compierlo almeno come un fatto nuovo, sacrificato ... E cosi mi sono lasciato sballottare per ore ed ore verso il sud ... Tante volte, sai, mi venuta la tentazione di piantarla. Basta, mi dicevo, niente! Sei un buffone! Lo fai senza fede, senza vera speranza, senza nemmeno superstizione. Poi passata la tentazione di scappare, tornavo docile, rassegnato ... Ricordo che ho arrotolato la giacca sul sedile di legno, mi son disteso ... come assopito ... (si ferma) Scusa ma vado troppo lento, eh ... troppi particolari, troppe minuzie che non servono... ti annoio, Paolo ...?

PAOLO: I particolari sono il linguaggio dellanima. Continua.

MAX: Arrivo. Mincammino ... riconosco perfino le case dove ero passato una volta solo in macchina ... per quello spettacolo estivo ... come far a ricordarmi? Beh ... la casa era nella parte bassa del paese ... Ecco s, l, era avvenuto il miracolo di quella Madonna, una Madonna di maioliche aveva pianto, l dentro lo sgabuzzino di una portineria ... di una custode, non so... Cera una specie di finestra con l'inferriata... Gi ero stordito... forse il miracolo era gi incominciato... ma quando ho visto la gente! Anche qualche carrozzella e due o tre barelle, fuori, allaperto... Ma proprio la gente che stringe il cuore... eccitati i pi, sudati e anche annoiati... che premono fuori della porta... quelli pi vicini allungano il collo, altri pregano, forse... qualcuno viene a venderti i ricordi... Vorrei mandarli via ma poi penso che non si debbano fare sgarberie, un miracolo avr le sue regole del gioco, sempre il mio spirito di derisione... e compro... Poi dimprovviso un urlo grida da farti impazzire... dopo due o tre ore di attesa, sotto il sole di mezzogiorno... grida: Piange, piange!.... Tutti si accalcano... Anchio... ti travolgono... ti soffocano... e in mezzo a quel delirio, uno che sta mangiando si fa largo e ti rassicura, lui bene informato: No, non piange! Stavolta non piange... non la volta buona, ma pianger prima di sera... abbiate pazienza e vedrete che pianger... e se ne va sempre masticando. E cos si finisce per avere pazienza. Prima lo strazio, poi la nausea e alla fine la pazienza. Che pena!

PAOLO: Perch, credi che in Palestina, negli anni di Ges, e poi negli anni miei, e di Pietro e degli Apostoli fosse diverso? Aspettavano... lunghe, lunghissime attese. Gli eroismi si compiono, e si consumano, in ambienti quasi sempre squallidi.

MAX: Anche allora, insomma...

PAOLO : (Annuisce: lo guarda severo e con la smorfia del sorriso).

MAX: Non mi sono pi mosso. Passavano le ore... girellavo l attorno per... a un certo momento, scusami Paolo se ti racconto anche queste cose, ma che siamo entrati in confidenza... scusami...

PAOLO: D, d; d tutto, devi dire tutto... a un certo momento...?

MAX : S, a un certo mamento mi sono accorto che un chiodo della scarpa mi tormentava il tallone; una fitta, una trafittura insopportabile... non potevo quasi camminarci sopra... Dovr togliermi la scarpa, trovare qualcosa, un sasso, ribattere il chiodo... perch non ci resisto.... Questa per era almeno una sofferenza concreta... non un gioco, o una scommessa... Soffri, allora, sopporta, camminaci sopra, ma soffri... D, allora, accetto... accetto.... Verso sera la gente s diradata... laria s rinfrescata... io mero seduto su uno scalino, rassegnato... Poi il vicolo s fatto deserto... Ero rimasto solo. E una Donna grassa s affacciata alla porta del... santuario con una scopa in mano e s messa a spazzare la cartaccia, la sporcizia... E stato il momento in cui lo squallore, la desolazione di tutto il mio essere ha toccato il fondo:

sentivo il vuoto, il nulla... proprio la vanit. Non mera rimasto davvero pi niente. E mi sono accorto che la donna, pur continuando a spazzare, mi spiava forse intimorita da quel mio totale abbandono. Mha detto: Perch non entra adesso che non c nessuno, il momento buono, questo... la madonnina lascolter pi tranquilla... finora ha avuto tanto da fare... forse le dar retta.... Che strazio! Mi sembrava di andare da unindovina... puah! Ma sono entrato... dovevo andare fino in fondo... fare tutto quel che cera da fare... E dimprovviso mi prese un vero singulto... Ma perch a chi parlavo? non so ma perch deve soffrire lei, deve essere punita lei... lei che non ha colpa... lei che cos giovane, perch? Se c qualcuno che deve pagare sono io, io solo... datemi ascolto... fatemi pagare, ma lei guarisca.... Non so quanto tempo sono rimasto l... mi sono visto accanto la Donna grassa appoggiata alla scopa che aspettava paziente che me ne andassi... e allora son scappato.

PAOLO: (Piano, senza tono). E quando sei tornato a casa, accanto a lei thanno detto che cera stato un gran miglioramento, inspiegabile... che era come guarita ma tu non hai potuto credere. MAX:No, non ho potuto. Non posso ancora. Non vedo questo Dio che pure mi ha ascoltato, mi ha dato retta... Sono imperdonabile! Io ho detto soltanto credendo di pregare, rivolgendomi a Lui senza vederlo: Ti chiedo senza ancora conoscerti ti chiedo soltanto di darmi una mano... perch comincio da oggi una strada che mi fa tremare di paura... Perch non so ancora dove Tu sia, ma so che forse ci sei... e allora mi lamenter e chieder aiuto perch certi giorni mi sentir pi solo di prima. E ho ripreso il mio girovagare di attore, senza averne pi voglia; lei ha ripreso il suo lavoro, ma pi soprapensiero... come se colui che laveva toccata senza farsi accorgere lavesse anche spaventata. Ti chiedo ancora, Paolo, che occorre che faccia? Io vorrei credere in ... Ges Cristo. Ma...

PAOLO: Senti: Se Ges Cristo non fosse risorto, la nostra fede sarebbe vana.

MAX: Ma davvero risorto? E questo che vorrei sapere! Dimmi... davvero risorto? (Una gran luce, come una vampa chiarissima avvolge Paolo, e quando la luce si spegne Paolo non c' pi, come scomparso).

MAX: (Stupito) Paolo... Paolo... ma dove sei? Allora vero che scappi, sempre, Paolo? Perch mi abbandoni, Paolo? Aspetta, aspetta... (Fa per rincorrerlo, si guarda attorno smarrito, si allontana, sale sul praticabile alto guardando da ogni parte, e d'un tratto si sente la voce di Paolo).

VOCE DI PAOLO: Aspetta che ti si faccia pi luce... allora sar quella della tua resurrezione. Aspetta. (La voce si estingue).

MAX : (Scende il praticabile scuotendo le testa e si allontana).(Un momento appena di scenavuota, e forse di musica, con la luce che cambia, poi da un lato entra in fretta, e nervosaevidentemente, lei che si allontana, ma dietro ecco apparire lui che la chiama).

LUI: Angela... ma Angela, dove vai cos sparata?

LEI (Angela): (Si ferma senza volgersi). Ma non la smetti ancora di seccarmi!

LUI: (Anche lui si ferma, ma sbalordito tace).

LEI : (allora lei si volge e con tono di massima stupefazione). Ma... ma sei tu? Credevo...

LUI: Credevi? Chi credevi che fosse?

LEI: Ma pensavo a Vittorio Trossi che ho lasciato da poco, che mi ha fatto arrabbiare sapessi quanto! Da ammazzarlo!

LUI: (Che comincia ad avvicinarlesi sorridendo) Uuuh! Ammazzarlo? Perch? Che cosa ti ha fatto?

LEI: Demolisce tutto, non ho mai trovato in vita mia uno che demolisce tutto come lui. E allora qualsiasi discorso diventa inutile! E questo non mi va. Prima sferra un attacco in grande stile contro Ges e si d il caso che mi interessi , e appena lo difendi cerca di farti credere che sei una stupida nevrotica...; ma poi due minuti dopo si mette a dare i numeri proprio su Ges e a dire che il solo al mondo degno di rispetto, una mente stupenda... e via di seguito. Un lunatico, insomma! Ma troppo, e io non lo sopporto! Pensa, ma no, senti, nel suo farneticare mha perfino giurato e spergiurato che una volta ha bevuto un bicchierino di ginger ale con Ges, in cucina, quando aveva una decina danni. Mi stai a sentire o no?

LUI: Ma certo che ti sto a sentire! LEI: Senti; allora: mi ha detto che era seduto al tavolo di cucina tutto solo a bereun bicchiere di ginger ale e a mangiare dei salatini... s, dei salatini... e tutto ad un tratto entra Ges, si siede sullaltra sedia e gli chiede se poteva avere un bicchierino di ginger ale, un bicchierino, nota, ha detto proprio cos. E uno che dice cose del genere, e poi vorrebbe dare a me dei consigli... e farmi le prediche... aaah! Per questo mi venuto il nervoso, la bava alla bocca... ho un mal di testa da cani! Eh, s! Ma tu, scusa, mi correvi dietro per qualche ragione speciale...? S? Allora sbrigati a dirmelo!

LUI: Nessuna ragione speciale.

LEI: Ah, no?!

LUI: Cio, avevo...

LEI: Ah, avevi allora? Che cosa avevi?

LUI: Senti, ho riflettuto su quel discorso che mi hai fatto lultima volta, su quella preghiera del Pellegrino...

LEI: (inalberandosi) E allora?

LUI: Quello che penso: continua a dire la tua preghiera a Ges, se vuoi...

LEI: Grazie tante del permesso! Ma siete tutti... incredibili! Certo che continuo, sarebbe bella! E senza il tuo permesso! Vorresti forse impedirmelo?

LUI: Ma no... senti, non prendertela cos! Dio se sei nervosa! E una bellissima preghiera, mi piace... e, oltretutto, mi fa capire molte cose di te... Per quando mi sento annunciare che hai piantato definitivamente il teatro, beh allora, Angela, fai venire i nervi anche a me. Posso dirtelo, o non mi permesso? Perch vuoi piantare il teatro, sentiamo? Perch hai fatto la strabiliante scoperta che il teatro pieno di mercenari, di cialtroni e di macellai! Ma dico, ti pare una scoperta? Labbiamo sempre saputo? Eppure siamo andati avanti: oppure non riesci pi a digerire la stupidit del pubblico, perch hai finalmente scoperto Dio. Benissimo, mi cavo tanto di cappello e ti ammiro sapessi quanto! Ma sai che ti dico: che lunica cosa religiosa che puoi fare recitare. Ma certo recita per Dio, se vuoi. Sii lattrice di Dio, se preferisci, ma non smettere! Dio, te lo dico io, e sono certo di non sbagliare, sai che cosa vuole da te? Che tu reciti per raggiungere la perfezione, ecco che cosa vuole da te, Angela!

LEI : (lo guarda in altro modo e continua a girargli attorno)

LUI: Tu hai cominciato a detestare il pubblico, e chi pu biasimarti. Per... per... lo sai chi c in mezzo al pubblico. Eh? Non rispondi? Te lo dico io... Ti ricordi quando facevamo insieme per il terzo o quartanno quella trasmissione radiofonica di gran successo proprio con quella buona lana di Vittorio Tressi? Te lo ricorderai di certo. Beh, una sera che ero non so perch abbastanza irritato, Vittorio mi viene accanto e mi dice: senti, guarda che scarpe hai? Pulisciti le scarpe prima di entrare in trasmissione. E io: Le scarpe? Ma sei matto? Badi alle scarpe per una trasmissione radiofonica che si sente e non si vede? Per quelli dello studio? Ma sono tutti deficienti! Deficiente lannunciatore, deficienti i finanziatori, e deficienti tutti gli spettatori; non me lo sogno nemmeno di pulirmi le scarpe, oooh! Tanto nessuno le vede! E lui allora si mette quasi a piangere, a lamentarsi, sili quel gran figlio di buona donna, e mi prega di pulirle lo stesso, di pulirle per la signora grassa, come se dicesse per la... che so... insomma per la regina dInghilterra, o... capisci? E chi questa signora grassa? E lui sottovoce: Poi... poi te lo dico. E io intimidito dal suo tono, io ubbidii, e mi pulii le scarpe, e andai di corsa in trasmissione. Non me lo disse mai chi era la signora grassa, ma ogni volta che andavo alla radio io mi sono sempre pulito le scarpe proprio per la signora grassa che non immaginavo nemmeno chi fosse. Per tutti gli anni che tu ed io partecipammo al programma mi son pulito le scarpe per rispetto a lei, alla venerabile signora grassa. E a poco a poco mi si ficc in testa limmagine terribilmente chiara della signora grassa. Me la vedevo sempre seduta da qualche parte della casa con la radio accesa... e capii allora perch quel matto di Vittorio vqleva che mi pulissi le scarpe.

LEI: Sai che lo disse anche a me... no, non le scarpe: ma mi preg di essere molto divertente, comica,... ma in modo gentile... per far piacere alla signora grassa... e, pensa, io non me la sono mai immaginata girare per la casa con la radio accesa, ma la vedevo stesa in un letto... ammalata, ma sorridente... con la radio accanto, tenuta bassa...

LUI: SI, s... bene, perfetto... E adesso, lasciami dire una cosa, Angela... lasciamela dire... mi stai a sentire o no? Non mi interessa dove recita un attore: pu recitare alla radio, alla televisione, in un teatro elegante stracolmo di pubblico o in un buco con dieci persone infreddolite... Ti dir un segreto, e sfammi bene a sentire: non c nessuno l dentro che non sia la signora grassa, non c nessuno, in nessun luogo, non lo sapevi? E ti confider un altro segreto: lo sai veramente chi la signora grassa? Io lho scoperto dopo anni di ricerca: la signora grassa Cristo in persona, s, in persona. E per questo devi pulirti le scarpe, e recitare bene, alla perfezione. Perch c Lui. E non ti dico altro, Angela. Non una parola di pi. (gli altri sono rientrati alla spicciolata e si sono sparsi intorno e in alto, appena lui finisce, scoppiano in un sentitissimo applauso. Lui e lei, come sorpresi e scoperti, si ritraggono poi levano un braccio in segno di saluto)

MAX : (scendendo con gli altri dallalto del praticabile) Bene... bene... parole straordinarie che mi incoraggiano a parlare... (gli si raccolgono tutti attorno) Noi attori possiamo sempre, ogni giorno, contribuire personalmente alla scoperta e alla... alla trasmissione, comunicazione della verit attraverso la poesia. E anche di pi possiamo fare: possiamo ricostruire la verit dimenticata o appannata dal tempo... o dalla nostra dimenticanza... possiamo ricostruirla per riconoscerla, per ritrovarla. Possiamo riviverla. Solo noi, gli attori, abbiamo questo potere, questo privilegio. Insieme agli scrittori... (cerca) allo scrittore... Dov?

NUOVO ARRIVATO: (avanzando timidamente) Servo anchio? Mi volete?

MAX: Ah. Forse. Dipende, comunque. A lei, senta, la resurrezione di Cristo... che cosa le dice?

NUOVO ARRIVATO: Anche per me il punto.

MAX: Benissimo. Ma lei ha risolto... ha visto... o...?

NUOVO ARRIVATO: Nessuno, credo, su questo punto pu dire di aver risolto o di aver visto... MAX: Ci pu aiutare, allora?

NUOVO ARRIVATO: Certo. Posso unirmi volentieri.

MAX: Perch avrei una proposta esplicita da fare, una proposta di rappresentazione, (silenzio) Rivivere tutti assieme noi noi tutti noi rivivere un enigma che ci sta a cuore... Ricostruire la Resurrezione di Cristo. Ecco. Perch mi sono accorto che il punto fondamentale; 11 punto di riconoscimento , gira e rigira, uno solo, questo: Se Cristo non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana e basta, e basta! (attorno a s, verso i compagni, al pubblico) Noi ci crediamo davvero che Cristo sia risorto? Per me dico che ho ancora dei dubbi... Perch se lo credessimo davvero cambieremmo il mondo o no? E allora propongo: facciamo la Resurrezione, riviviamola, vediamo come andarono i fatti... proprio come se noi, cos come siamo, fossimo i personaggi di allora... Accettate amici... colleghi?

TUTTI : (seri, pronti, con variet di toni)S2 Ma s. Proviamoci... Avanti pure... Avanti! Su. MAX: Grazie.

UNO: Di dove incominciamo?

DUE: Beh, vedremo. Intanto cominciamo, poi...

UNO: No, ma di dove, scusa?

TRE: Si sa, no?

UNO: Lui lo sa!

TRE: Certo. E crocifisso. Muore. Lo depongono in un sepolcro. Io dico che si dovrebbe cominciare di qui. Poi...

NUOVO ARRIVATO: Si potrebbe s proprio da questo punto. A patto... a patto di essere d accordo che con la sepoltura del corpo di Cristo morto anche il cristianesimo nascente, senza pi appello.

SPETTATORE IRONICO: Su questo non capisco chi non potrebbe essere daccordo! Altrimenti si spieghi meglio.

NUOVO ARRIVATO: No, voglio dire: che tutti, in quel momento, hanno accettato, non solo la fine delluomo Dio, del Figlio di Dio, che l, morto, umiliato, sconfitto, ma anche la fine di tutte le sue speranze. Perch nessuno di quelli, dopo la sconfitta patita, nessuno gli crede pi neanche unombra, non solo: ma nessuno non vuole, non intende sperare pi niente! SPETTATORE IRONICO: S, s, ma che cosa conterebbe questa precisazione; scusi?

NUOVO ARRIVATO : No, solo precisare lo stato danimo generale, di tutti, da cui si dovrebbe cominciare.

MAX: Esatto! Ci vuole. E si deve essere assoluta- mente chiari. E una ricostruzione, una commemorazione... una interpretazione da parte di un gruppo di attori... e determinare lo stato danimo preciso molto importante, anzi fonda- mentale... essenziale... Stanilavskij, per dire, o Actor Studio sarebbero ugualmente daccordo, dico... (silenzio. Max riprende). Intanto, per piacere... disponiamoci un po... mettiamoci cos... (con gesto semicircolare) un po ad arco... semicerchio... ma naturalmente... molto spontaneamente... ecco... un po pi verso il fondo... ecco ecco va bene... va bene cos... E adesso rilassatevi... Siete esausti... sconfortati... vuoti... pi niente... vuoti. E morto il padre... il fratello... lamico pi caro... il maestra., il pi forte, caro e amoroso... ma morto... proprio morto, finito, fi-ni-to. Siete disfatti... siamo tutti disfatti... (musica penetrante e insinuante) Ripetiamo insieme, amici... insieme, a coro parlato... possiamo anche salmodiare... o se volete cantiamo a mezza voce...: Tutto... ... consumato... avanti, su... Tut-to con-su- ma-to... Tutto... tut-to... finito... fi-ni-to... morto... mor-to... mor-toooo. (la salmodia, la cantilena, il pianto si esaurisce: tutti rimangono esausti, assorti) Pensate... sono ore che siamo in questo stato... ore.

NUOVO ARRIVATO: ...Da oggi alle tre del pomeriggio... Ges spirato allora nona... tre del pomeriggio...

MAX: Adesso che ore...?

SPETTATORE ISTRUITO: oltre le sette... imbrunisce...

MAX : Quattro ore e pi di disfacimento... di dolore.

SPETTATORE ISTRUITO: (aprendo il libro senza per leggere) E avvicinandosi la sera di quel giorno detto della Preparazione perch preparava la Festa del Sabato, un uomo di nome Giuseppe che era membro ragguardevole del Consiglio, vale a dire del Sinedrio, uomo ricco, buono e giusto, si fece coraggio e si avvi verso il Palazzo di Pilato e chiese udienza al Procuratore. (dal gruppo degli attori si muovono tre persone: uno Pilato, un altro Giuseppe, il terzo un Centurione)

PILATO: Chi sei? E perch vieni da me?

GIUSEPPE: Sono Giuseppe, di Arimatea, e faccio parte del Consiglio. Vengo a supplicarti perch mi dia il corpo di Ges di Nazareth, crocefisso per dargli sepoltura in una tomba che io voglio donargli. Io, Procuratore, bench membro del Sinedrio ho creduto in lui, e adesso lo piango.

PILATO: (dopo aver squadrato Giuseppe si rivolge al Centurione e gli ordina) Che gli sia dato. GIUSEPPE: Ti ringrazio, Procuratore. Ed ecco il denaro per la tassa per compensare il tuo favore, perch io non sono parente, e conosco la Legge.

PILATO: Ti dispenso dalla tassa. Puoi dar sepoltura al corpo. (E con un gesto di saluto lo congeda. Gli attori rientrano nella fila)

SPETTATORE ISTRUITO: (col libro aperto ma senza leggerlo) Allora Giuseppe dArimatea compr una Sindone, che un ampio lenzuolo mortuario, e and insieme a Nicodemo, anche lui del Sinedrio ma anche lui seguace di Ges, fino al Calvario, e vi avvolse in corpo del Signore che nel frattempo era stato deposto dalla croce. E poi lo portarono nel sepolcro, e lo chiusero con una pesante pietra rotonda... (si odono sei squilli solenni delle trombe dargento che annunciano linizio del giorno festivo. La luce rossa del tramonto gi si fa pi scura) Forse lora del tramonto gi trascorsa da un po... e i discepoli sono costretti a valersi della speciale concessione... (sfoglia e legge nel Libro)... di fare quanto richiesto anche dopo che i sei squilli rituali delle trombe dargento abbiano annunciato linizio del giorno del Signore. Ora il corpo di Ges riposa in pace nella tomba.

NUOVO ARRIVATO: Non ancora in pace. Perch quando i Sacerdoti pi autorevoli e i Farisei sanno che il corpo di Ges stato consegnato a Giuseppe dArimatea e a Nicodemo e sepolto in una tomba di propriet privata si precipitano da Pilato per protestare... (alcuni Sacerdoti vanno da Pilato)

SACERDOTE I: Procuratore, ci siamo ricordati che quellimpostore quando era ancora in vita, aveva detto: dopo tre giorni risorger.

PILATO: In quanto a questo staremo a vedere. Che cosa volete?

SACERDOTE 2: Comanda allora che il suo sepolcro sia sorvegliato perch non vorremmo che i suoi discepoli lo riaprissero e poi dicessero al popolo che risorto dai morti!

SACERDOTE I: E questultimo inganno sarebbe peggiore del primo!

PILATO: E lo chiedete a me?! Non avete anche voi le vostre guardie! Se non vi fidate abbastanza dei miei soldati mandate anche la Guardia del Tempio in aggiunta e vi renderete conto con i vostri occhi che non ci saranno imbrogli o ruberie di corpi! Malfidati! (I Sacerdoti allora si ritraggono)

SPETTATORE ISTRUITO: Ecco. Adesso Ges non solo sigillato nel sepolcro, ma sorvegliato da un doppio ordine di guardie: i romani e anche la Guardia del Tempio composta da soldati ebraici di fiducia del Sinedrio. E comincia il Sabato festivo. (vengono ripetuti pi attutiti e lontani i sei squilli delle inconfondibili trombe dargento)

SPETTATORE IRONICO: E dove erano scappati gli apostoli... i discepoli?

SPETTATORE ISTRUITO: Stavano chiusi in una modesta casa della periferia di Gerusalemme, probabilmente la stessa dove avevano consumato la sera prima la cena del Gioved, la casa poi detta del Cenacolo.

MAX: (interviene) Ecco. Siamo giunti al punto. (volgendosi) Se vogliamo cominciare...? Chi cera?

SPETTATORE ISTRUITO: Nella casa cerano tutti gli apostoli con le loro donne o madri 0 mogli o sorelle e cera, naturalmente dolorosa, straziata, la madre Maria.

DUBBIOSO: Sar per mancato Giuda Plscario- ta!?

SPETTATORE ISTRUITO: Certo: in preda ad un rimorso disperato era scappato, e andr di l a poco verso il suicidio. E manca anche Giacomo il minore lo chiamano il minore per distinguerlo da Giacomo fratello di Giovanni, i due figli di Zebedeo manca anche lui perch invaso da un vero terrore per la morte per lui vergognosa del suo Maestro andato a nascondersi addirittura in una tomba vuota certo di non essere scoperto.

MAX: Perch tanta paura tra gli apostoli ormai che Ges era stato giustiziato?

SPETTATORE ISTRUITO: Perch si era sparsa la voce che i discepoli per vendicare il loro capo avrebbero appiccato il fuoco al Tempio, e per impedirglielo dovevano essere catturati e puniti non appena il riposo del Sabato fosse finito. Temevano allora di essere presi dalle Guardie e di fare la stessa fine di Ges. La loro idea costante era come scappare.

DUBBIOSO: Scappare dove?

SPETTATORE ISTRUITO: In Galilea, il loro paese. Nel giorno festivo per non si viaggiava, e non avevano osato metter piede fuori di casa nel timore di essere riconosciuti.

MAX: Sono rimasti chiusi dentro, porte e finestre sprangate, ma ormai che la notte sta per volgere in alba sono gi protesi verso la strada a spiare 1 passi mattutini dei primi passanti. C unacuta impazienza, una tensione generale perch anche le donne vogliono tornare al sepolcro per completare la cerimonia della sepoltura che la sera del venerd era rimasta a mezzo a causa dellora... Altri unguenti... altre bende... dovevano preservare e avvolgere il corpo. E anche le donne aspettavano la prima luce. (Penso che mentre i Commentatori dicono le parole che abbiamo udito e che creano l'atmosfera pi idonea aif atti che ci apprestiamo a vedere, il gruppo degli apostoli ammucchiato per terra o sul praticabile pi basso, proteso verso quella che potrebbe essere la porta, mentre le donne sono sedute tenendo in grembo vasi di unguenti, anfore e fasci di bende... pi staccata, sola, seduta Maria, la madre di Ges)

1 APOSTOLO: Dobbimao uscire, andarcene di qui!

2 APOSTOLO: Io non mi muovo. Oltretutto... ho paura. S, paura. Non mi vergogno a dirlo!

3 APOSTOLO: Vuoi farci prendere in trappola... come topi! Dovevi fare come Giacomo: lui almeno il nascondiglio se l scelto bene, una tomba nuova al cimitero...

4 APOSTOLO: Sapete che vi dico: che ho paura anchio, s, ma peggio della paura il peso della disfatta... il senso di distruzione che ho dentro a togliermi ogni voglia di far qualcosa. Sono annientato, e basta e succeda pure quel che deve succedere. Rassegnato a tutto! Non contate su di me per fughe o altre... imprese. Io non mi muov.

I APOSTOLO: Libero di fare... ma la mia proposta era: appena aprono le porte di Gerusalemme... e non dovrebbero tardare molto... appena cominciano a uscire i mercanti, a giungere dalla campagna gli ortolani e i contadini... per andare al mercato... usciamo alla spicciolata... ci mescoliamo alla gente... e prendiamo la strada di Galilea...

GIOVANNI: E... la madre? Te la vorresti portare? Ma quella non viene, hai sentito? Lei non lascia il figlio, la tomba il sepolcro non lo lascia.

GIACOMO: Lei crede addirittura che risorga, il terzo giorno, perch laveva detto. Quel che fa credere lamore, la fede di una madre.

1 APOSTOLO: Se crede... per lei sar un conforto lasciamola credere ma noi salutiamola, e mettiamoci per strada.

GIOVANNI: (vivace) Avresti lanimo di lasciarla qui, sola?

1 APOSTOLO: Perch sola? Ci sar sempre qualche donna a tenerle compagnia. Le donne, tanto, pericoli non ne corrono: possono anche restare. Possono raggiungerci dopo... Ma noi s, eccome! Se ci scoprono fatta!

4 APOSTOLO: Non possono scoprirci.

1 APOSTOLO: Non possono? Dopo quel che successo? Con questa aria che c? Vengono... battono alle case... anche solo per unispezione... una perquisizione... che dici? E voi chi siete?. Che rispondi?

4 APOSTOLO: Gente, siamo gente... venuti per la Pasqua... alloggiamo da parenti... questa casa di parenti... di che possono accusarci?

1 APOSTOLO: Di essere discepoli suoi, possono accusarci!

4 APOSTOLO: Labbiamo forse scritto in fronte?

3 APOSTOLO: Perch no!

1 APOSTOLO: Perch, Pietro non lhanno forse riconosciuto nel cortile del gran Sacerdote? Ce laveva scritto? No. Per...

4 APOSTOLO: E noi diremo come Pietro: Suoi... di chi? di quello? e chi lha mai visto e

conosciuto? E la faremo franca come lha fatta lui... (e volge la testa verso Pietro).

PIETRO: (ma Pietro s' rivoltato e con la testa tra le mani singhiozza disperatamente, lamentandosi come gridasse; tutti fanno silenzio).

MADDALENA: Pietro non urlare cos... Maria ti sente... gi cos sfinita...

PIETRO : (calmandosi un poco) Non fate come me, vi scongiuro! Non fate come me... Sono stato un vigliacco! Dovreste sputarmi in faccia... (e si rimette a piangere, ma sommessamente). 1 APOSTOLO: E perch vigliacco? Hai avuto paura, e beh! Non eravamo abituati. Ci aveva abituati male, in fondo. A metterli tutti in riga. Sempre! Era la prima volta che lo vedevamo cos...: preso, legato, bastonato... e senza muovere un dito! Ma come? Senza quasi dire una parola; solo subire, subire sconfitto. Non era la prima volta? Uno che mette tutto a posto: uomini... malati... peccatori... donne di... (butta un' occhiata alla Maddalena) e placa: temporali... liscia le onde del lago... insomma tutto e te lo vedi ridotto in un momento in quello stato di... di impotenza, beh, ti crolla il mondo addosso! Allora dici non era vero niente. Ma proprio niente.

4 APOSTOLO: Eppure fino a quel momento io speravo ancora...

1 APOSTOLO: Che momento?

4 APOSTOLO: Quello di... (e accenna a Pietro) Pietro... C ancora tempo perch si svegli. Vedrete... Io aspettavo ancora il gesto... che li mettesse tutti... il gesto clamoroso... uno dei suoi miracoli... lho aspettato fin sulla croce... Quando gli hanno detto... lhanno provocato... Tu, tu, eh? Tu... Se sei il Figlio di Dio, perch non scendi dalla croce?... ho sperato che raccogliesse la provocazione... E la volta buona, ho detto dentro di me, ecco, ecco! Ed infatti scoppiato il temporale... c stato un momento che non si vedeva pi niente... il finimondo... la pioggia... i lampi... il polverone... ed ero certo che quando si fosse rifatto un po di luce... lui, il Maestro, non ci sarebbe stato pi sulla croce... sarebbe gi disceso... e un mondo nuovo sarebbe cominciato... invece... Non credo pi a niente! Non succeder mai pi niente! Non raccontatemi pi niente. Ho gi visto abbastanza! Per me, finito tutto. Lasciatemi perdere.

1 APOSTOLO: (che ha annuito) Tu parli meglio di me, e io non saprei dire cos bene, ma provo anchio la stessa cosa; io per me ne voglio andare di qui, perch non ho pi speranze. Anzi non perdiamoci, amici, in altre chiacchiere e lamenti. Vedo che c gi un po di luce... Non perdiamo altro tempo: le donne, vedo, sono impazienti di andare alla tomba... Ci vadano pure... Anzi, mandiamo intanto fuori proprio loro con le bende e anfore e vasi di ungenti... Mandiamole a vedere che aria tira, fuori... s, s... (al gruppo delle donne) Andate, annusate attorno, raccogliete voci... e poi ci direte, e vedremo quel che c da fare.

PIETRO: Certo che noi... i maschi sacri al Signore abbiamo saputo solo mentire... rinnegare o scappare! Le donne sono state brave... Ma noi, i forti, i maschi siamo fuggiti. Come mi disprezzo! Tu, Giovanni, tu, tanto giovane, poco pi di una donna hai saputo rimanere... E sono ancora loro (le donne) che vanno... escono fuori... (si prende la testa tra le mani)( Le donne, dopo essere andate ad abbracciare Maria, si preparano raccogliendosi a gruppetti: si mettono gli scialli, sollevano anfore, vasi, bende... e si avviano alluscita. Il cammino che percorreranno, senza voler in nessun modo condizionare la fantasia del regista, potrebbe essere quello sinuoso, a scalette e a saliscendi, del praticabile che immagino variamente articolato, come ho gi ripetutamente detto nella descrizione della scena).

MADDALENA: Faremo presto...

SALOME: Torneremo subito...

MARIA DALFEO: Ma mi chiedo come faremo a rimuovere la pietra... senza braccia duomini...

MADDALENA: Faremo, vedrete... Io ho denaro... pagheremo, e avremo aiuto... su, andiamo! SPETT. ISTRUITO: Sono Maria Maddalena, la pi impaziente, e la pi giovane, che avanti a tutte... Maria dAlfeo, madre di Giacomo il minore, quello della tomba, e di Giosia, una terza Maria, moglie di Cleofa, e Salom, la madre di Giovanni e Giacomo, gli apostoli, e Susanna. Vogliono prendere lungo la strada anche unamica fedele, Giovanna... Ma sono indeciso da quale Porta passare per giungere pi rapidamente al sepolcro. Solo Maria Maddalena non ha dubbi...

MADDALENA : La Porta Giudiziaria, quella diretta...

SALOME: Ma ci sono i soldati e daremo sospetti. Di l entrano in pochi ed escono ancora meno...

MADDALENA: Ma che sospetti? Vedranno cinque donne che vanno verso la campagna! MARIA DALFEO: Per non dare nellocchio meglio la Porta dellAcqua, e poi girare rasente le mura...

MADDALENA: Ma allungheremo! Ci manca poco che qualcuna non proponga di imboccare la Porta Orientale! Voi, fate quel che volete, io ho gi scelto, e vado! (e lasciandole indecise e divise va dritta, sola, per la sua strada).

MARIA DALFEO: (allaltra Maria) Noi passiamo da Giovanna... (e scelgono unaltra strada). SALOME: ... e io e Susanna... per la Porta dell Acqua che ha una strada meno sassosa e scoscesa... (accennando alla Maddalena) Quella, beata lei, giovane! (e scegliendo un'altra direzione scompaiono egualmente)(Un istante a scena aperta, una lieve luce rosatadiffusa; ed ecco un rombo come di tuono e sullo schermo centrale apparire una nuvola chiara come di esplosione nucleare che indugia nel cielo e poi dissolve lasciando sullo schermo soltanto una luminosit pi accesa. Ed ecco riapparire, come sbucasse da un viottolo, la Maddalena, barcollante, stordita, guardarsi attorno, poi andare verso una parte della scena dove due Guardie del Tempio giacciono a terra, esanimi, la donna guarda).

MADDALENA: (si china) Mio Signore! La tomba aperta... Oh, lo hanno rapito... non c! Devo correre a casa, ed avvertire... (e ripercorrere il cammino, e bussa alla porta: una donna appare) Dove sono Giovanni e Pietro? (chiama) Giovanni? Pietro? (compaiono agitati) Hanno portato via il Signore dal Sepolcro... venite! Chiss dove lo hanno nascosto...

GIOVANNI E PIETRO: Ma come? Che dici?

MADDALENA: Sono andata avanti... volevo comperare le Guardie... Perch ci lasciassero fare... ma le Guardie sono come morte e... il Sepolcro aperto... la pietra per terra... Corriamo... (e si avviano di corsa in tre; adesso la luce rosata cade sul Sepolcro: le Guardie se ne sono andate; Giovanni giunge per primo; e poi la Maddalena e Pietro).

GIOVANNI: (si sporge sulla tomba, e al sopraggiungere degli altri due) Simone, non c proprio... Maria di Magdala ha visto bene... Vieni dentro anche tu... E guarda...

PIETRO: (ritraendosi) No... non posso accostarmi a quel posto... (volgendo la testa, chiama come se Ges potesse essere nascosto) Ges... Ges... ma dove sei...? (poi mettendosi una mano davanti agli occhi si avvicina al Sepolcro, ed entra) Non c, Giovanni... non c... Vieni anche tu... Io ho tanto pianto che gli occhi mi bruciano e non ci vedo in questa poca luce...

GIOVANNI: Lo hanno proprio rapito... Le Guardie erano l non per impedire che noi lo rubassimo... ma per farlo loro... E noi, ingenui, labbiamo lasciato fare...

MADDALENA: Dove lo avranno messo...?

GIOVANNI: Pietro... adesso proprio finita!

PIETRO: Andiamo, donna... inutile restare... Tu lo dirai alla madre.

MADDALENA: Io non vengo via. Sto qui. Qualcuno dovr pur venire... No, io non vengo... Qui c ancora qualcosa di Lui... (e si accascia al suolo piangendo... Giovanni e Pietro si allontanano... Poi la Maddalena si risolleva e con lansiosa curiosit dellamore entra a tentoni... tocca le bende che sono per terra... tocca il lenzuolo, prova cautamente a distenderlo... ed ecco che sul lenzuo- lo-Sindone appare dapprima incerto per la penombra... poi pi distintamente, quando la Maddalena lo porta pi alla luce... il corpo di Ges: la Sindone... La Maddalena lo contempla e lo tiene disteso sulle braccia come reggesse proprio il corpo di Ges... e in quello stesso momento la Sindone appare ingrandita per tutta la vastitdello schermo... e una luce appare all'ingresso del Sepolcro, e una voce viene dalla Luce a dire).

VOCE-LUCE: Perch piangi, donna?

MADDALENA: Perch hanno portato via il mio Signore, e non so dove me lo hanno messo. Hanno preso il Signore Ges. Ero venuta per imbalsamarlo... ma non c pi... Gli uomini hanno rubato il mio amore, e mi hanno levato tutto... Se sei tu che lo hai portato via, dimmi dove lo hai messo... e io lo prender... Non lo dir a nessuno... sar un segreto tra me e te... ti supplico in ginocchio come una schiava... Vuoi che ti compri il suo corpo? Quanto vuoi? Quanto vuoi? Sono ricca posso darti quanto chiedi; ma rendimelo... Non ti denuncer... Se hai qualche odio verso di Lui fallo scontare a me... percuotimi a sangue, se vuoi ma rendimelo...! (e singhiozza disperatamente).

VOCE-LUCE: Maria.

MADDALENA: (capisce chi le parla, cade in ginocchio tenendo a braccia distese il lenzuolo, poi se lo stringe al petto) Rabbonii (la luce nel sepolcro si spegne, e dissolve sullo schermo anche limmagine rossastra del Corpo - Sindone. Poi si alza e come una forsennata corre verso casa. L c gi il gruppetto delle altre donne che circondano la madre Maria, e ci sono Giovanni e Pietro e altri Discepoli... La Maddalena arriva gridando strozzata per la corsa e l'emozione). Lho visto! Gli ho parlato... E risorto.

DONNE: Labbiamo visto anche noi il sepolcro vuoto...

PIETRO: (che ha gi scrollato il capo incredulo) Troppe cose in questi giorni avete visto! Ne siete rimaste turbate.

GIOVANNI: Immaginazione di donne...

MARIA DI ALFEO: Perch ci deridete?

SALOME: E vero! E vero! E davvero risorto...

TOMMASO: Folli, siete, donne!

PIETRO: Il dolore vi ha turbate...

GIOVANNI (alla Maddalena) La luce ti parsa angelo...

TOMMASO: Il vento voce!

PIETRO: Il sole Ges! Io non vi critico, ne vi derido: ma non posso che credere a quello che ho visto: il sepolcro aperto e vuoto, e le Guardie fuggite...

GIOVANNI: ...e il cadavere scomparso. E basta.

SALOME: Ma se lo dicono le guardie stesse che risorto? Lho sentito tornando qua... SUSANNA: La citt in subbuglio... I sacerdoti sono in agitazione perch le guardie fuggendo hanno parlato... Ora vogliono che dicano diverso e cercano di pagarle ma non facile convincerle nemmeno con il denaro! Le guardie hanno visto.

PIETRO: Ma io no. Io ho visto soltanto la tomba vuota. E basta. Come Giovanni. MADDALENA: (scoppia in singhiozzi, e la Sindone le scivola di tra le braccia, e qualcuno la raccoglie... la distende, la posa per tutta la lunghezza... allora tutti, curiosi, stupiti... fanno cerchio attorno alla Sindone, in silenzio come se davvero Ges fosse l tra loro, disteso, morto. Un cantocorale si leva sottovoce).

SPETT. ISTRUITO: Anche stavolta solo le donne hanno creduto. Nessuno degli apostoli ha creduto alla resurrezione; e non lhanno nemmeno aspettata. Se credettero non fu certo per fede, ma perch dovettero arrendersi alla testimonianza dei sensi: ma perch videro, toccarono, udirono. Non parliamo dunque di fede che non ci fu, in questo caso, per gli apostoli. Nemmeno di ragionamenti, parliamo, ma di prove sensibili, inoppugnabili, che li port alla negazione pi ferma della morte: perch questi uomini che avete sentito dire: no, io non lo credo... questi stessi uomini andranno poi a morire per testimoniare la Resurrezione. Perch lavrebbero fatto se non verr una certezza senza pi dubbi? ( Le donne se ne sono andate portandosi via come in processione la Sindone. Se ne sono andati tutti, anche la luce c ambiata. Lo Spettatore Istruito riprende col tono del narratore, tono, come diremmo oggi; brechtiano).

SPETTI.ISTRUITO: E in quello stesso giorno due viaggiatori che camminavano da Gerusalemme verso una borgata distante una decina di chilometri chiamata Emmaus, discorrevano tra loro degli avvenimenti eccezionali di quegli ultimi giorni, essendo i due amici di Ges. E mentre discorrevano e questionavano un passante si avvicin e si mise a camminare con loro intervenendo nel discorso come fosse curioso di conoscere cose che ignorava... (si sono dunque visti i due a- vanzare lentamente parlando con animazione, e s visto anche un Terzo Uomo quasi pedinarli e poi fiancheggiarli e insinuarsi nel loro discorso).

TERZO: Che discorsi sono quelli che fate mentre camminate? Sono curioso... (i due si fermano volgendosi al Terzo che li ha in qualche modo interrotti).

CLEOFA: Io mi chiamo Cleofa, amico, e non so chi tu sia, ma devi certamente essere un forestiero che arriva di lontano perch dovrei pensare che sei il solo unico in Gerusalemme che non sai quel che successo in citt in questi giorni.

IL TERZO: Che fatti?

CLEOFA: I fatti di Ges di Nazareth, che fu profeta potente in opere e parole, dinnanzi a Dio e a tutto il nostro popolo. Ebbene stato condannato a morte, e lhanno crocefisso. Lhanno voluto i sacerdoti sommi, e Pilato lha permesso. Noi invece speravamo che fosse venuto per redimere Israele, e non finisse in croce invece... Per...

JOSIA : Per son gi tre giorni che queste cose son successe e il fermento ancora vivace in citt.

CLEOFA: SI, perch alcune nostre donne ci hanno sbalordito. Erano andate di buon mattino al sepolcro, ma non hanno trovato il corpo per son venute a dirci di aver visto e sentito apparizioni che testimoniano che egli vive...

Josia: Altri discepoli come noi invece che sono andati anche loro al sepolcro, hanno trovato, s; come appunto dicono le donne la tomba vuota, ma di lui non hanno avuto traccia... e cos siamo molto perplessi...

TERZO: Perch perplessi se sono tutte cose predette dai profeti? O non li conoscete, e non li avete letti? Cristo doveva patire queste cose prima di entrare nella gloria del Padre. Lo dice Mos... e lo dicono anche gli altri... e io stesso posso dirvelo mentre camminiamo... prima di entrare in paese... che ormai a due passi... lo vedete laggi...

JOSIA: E vero, ed quasi sera...

IL TERZO : (Fa un gesto con il braccio per proseguire) Ci lasciamo allora...

CLEOFA: Perch non resti con noi anche tu? Il giorno sta declinando... e presto sar notte... Entriamo in una locanda e mangiamo un boccone... insieme. (E vanno tutt'tre verso il tavolino diferro dove sono le sedie metalliche, si siedono, e tirano fuori dalle bisacce del cibo e del pane, e prima di cominciare la cena, il Viaggiatore prende il pane e lo benedice con la croce, poi lo spezza e lo porge)

IL TERZO: Questo il mio corpo... mangiatene in memoria di me... (e mentre i due, Cleofa e Josia stanno per mangiare hanno un sussulto e riconoscono chi sia il Terzo, ma mentre hanno ancora il capo chino nel rito della benedizione, non si sono accorti che il Viaggiatore scomparso, se ne andato, allora si commuovono).

CLEOFA: Era LUI! Ma non ci bruciava dentro il cuore... mentre per via ci ricordava le Scritture... e le spiegava... Josia: E l tutto era previsto della Resurrezione...

CLEOFA: Torniamo subito indietro...

JOSIA: E diciamolo ai fratelli... (si alzano e buttandosi addosso mantello e bisaccia se ne vanno dal fondo).

SPETT. ISTRUITO: ... a Gerusalemme intanto erano adunati gli undici e gli altri che erano con loro; entrarono e narrarono le cose accadute... e seppero che il Signore era intanto apparso anche a Simone... ma le discussioni erano sempre vivaci perch qualcuno non voleva credere n a Simone n ai due che venivano da Emmaus... (i due di Emmaus sono infatti giunti mentre gli apostoli e alcune donne sono riuniti e stanno discutendo vivacemente).

SPETT. ISTRUITO: Cera soprattutto uno di nome Tommaso, soprannominato Didimo che si accaniva a negare...

TOMMASO: (levandosi con vigore) Liberi voi di credere alla sua resurrezione, io per se non vedo nelle sue mani il segno del chiodo, e non metto il mio dito nel luogo dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non creder... (e si fa una luce e si ode una voce).

VOCE-LUCE: Tommaso, metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere incredulo. Perch mi hai veduto hai creduto? Beati quelli che non hanno visto eppure credono.

TOMMASO: (inginocchiato davanti alla luce) Signore mio, Dio mio! (la luce voce si estingue). ( Ma avanza verso il gruppo, Paolo, attraversa il gruppo, se lo lascia alle spalle e viene verso ilpubblico, quasi in mezzo a loro, se sar possibile, dove sar possibile).

PAOLO: (fa il gesto di tacere) Io, Paolo di Tarso, testimonio in primo luogo quello che anchio ho imparato con certezza: che Cristo mor per i nostri peccati, e che fu sepolto, e che resuscit (breve pausa). S, resuscit. E fu visto da Pietro e poi dagli undici, e poi da oltre cinquecento fratelli in una volta, dei quali il maggior numero sono ancora vivi, e solamente alcuni sono morti. E poi fu veduto da Giacomo, e poi ancora da tutti gli apostoli (altra pausa). E per ultimo stato visto anche da me che sono come un verme, un miserabile aborto. S, proprio cos, perch se non lo sapete io non sarei affatto degno di essere chiamato apostolo, no, no, perch ho perseguitato la chiesa per molto tempo con grande accanimento. Io, nato fariseo, figlio di farisei, ero un nemico convinto e attivo dei cristiani. Quando Dio mi scopr io ero incamminato aperseguitarli. Ma Egli mi vide e mi scelse ugualmente e per la sua grazia oggi, rinnovato, sono quello che sono. E da quel giorno, credetemi, noi andiamo avanti per forza di fede, e non di visioni! Fede motivata, concreta, basata soltanto su fatti reali, indiscutibili; ripeto, non visioni ma certezze. Certezza anzitutto nella Resurrezione. Io continuo a dire da un capo allaltro della terra, dovunque mi trovi, anche qui; dunque, continuo a dire: Se Ges Cristo non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana! E avreste ragione di non credere. Ma Cristo risorto. Poich non si soffre, fratelli miei, come abbiamo sofferto noi non si imprigionati e flagellati come accaduto a noi, non si versa il proprio sangue, non si offre la vita per delle visioni: noi abbiamo avuto e abbiamo la certezza nella Resurrezione. La nostra una moltitudine pacifica ma travolgente che ha per condottiero un Risorto. (Avanza un passo, pi sottovoce) Da allora, da quando credetti, parlai. Non potendo pi negare perch avevo visto e toccato, parlai. E continuo a parlare. Tutti quelli che credono o sperano, debbono parlare (una breve pausa). Fratelli vi ho visitato con molte speranze, e con ancor maggiori speranze vi lascio per riprendere il viaggio e vi saluto! (Leva il braccio, non benedicente, ma per saluto, ed esce lentamente: ma sullo sfondo centrale, su uno sfondo colorato suggestivamente di viola pallido, si rivede la figura di Paolo, di spalle che allontanandosi rimpicciolisce fino ad un punto. Poi la luce si uniforma anche sullo schermo a quella dell'ambiente scenico: diventata una luce pi calda, terrestre, umana).

DUBBIOSO: E noi, adesso? (molti sguardi si volgono a MAX).

MAX: Avete visto e sentito anche voi, amici, quel che ho sentito anchio. Esattamente le stesse parole. Ha detto: Da quando ho visto e toccato, da quando credetti, non potendo pi negare, parlai. Se anche noi abbiamo visto e udito, e se crediamo sinceramente... di credere, o se ci confermiamo almeno nella stessa speranza, dobbiamo parlare. Ecco.

VARIE VOCI: Allora parliamo. Parliamo... tutti.

UN ALTRO: Intanto parler io, se consentite... (avanza appena). Credo, amici, che tocchi a me fare anzitutto una testimonianza particolare e la faccio. (Si raschia un po la gola). Per decenni la scienza che sembra dominare la speranza degli uomini doggi stata Postacolo pi tenace per lautenticit della Sindone: Non il vero lenzuolo che avvolgeva il corpo di Ges, ma un abile, indecifrabile trucco. Questa la sentenza della scienza. (Sospira-pausa). Dopo Hiroshima, per, venne osservato con meraviglia che molti indumenti tenuti a diretto contatto del corpo avevano impresso dopo la esplosione 1 impronta netta del corpo di molte o alcune di quelle vittime; ma limmagine non aveva niente che somigliasse ad altro tipo di impronte fino ad allora conosciute: non fatte con il sangue, n con altri umori del corpo umano, n con altre sostanze n opera della luce o del calore solidificati. Qualcosa di simile alla figura- impronta osservata nella Sindone, figura a cui non si era mai riusciti a dare una risposta e a trovare niente di confrontabile. Ed ecco da quel momento, la scienza chinarsi pi umilmente sul misterioso lenzuolo e proporre recentemente, una sua ipotesi sempre meravigliosa, ma accettabile. Quel che sconvolse il sepolcro e liber Ges fu forse una esplosione di tipo nucleare non si sa quale, ma comunque di tipo nucleare che lasci, della vittima, sul lenzuolo che ne avvolgeva strettamente il corpo, una immagine doppia, del dorso e del petto, di eccezionale esattezza. Comunque testimonianza sensibile del suo passaggio tra noi, della sua morte cruenta inflittagli con torture, percosse e flagellazioni, e poi con la croce e anche testimonianza della sua resurrezione. A una fede tutta mistica, si pu aggiungere, oggi, per tutti, una fede che si appoggia anche su realt inoppugnabili che si vedono e si toccano, e per giunta scientificamente aggiornate. Io sono tra coloro che hanno questa fede scientifica. Perci ho parlato. (Si inchina al pubblico). Grazie. (Ed ecco avanzare la Donna, quella che ha fatto lalunga appassionata testimonianza dellalbero dellamore).

LA DONNA: Porto anchio una testimonianza moderna... ma non scientifica bens mistica... Quella di una veggente che ha visto integralmente la passione, la morte e la resurrezione di Ges... (Toglie di tasca un appunto). Ecco Pistante dello sconvolgimento del sepolcro... cos come stato visto con parole: (legge)"...sono pochissimi attimi... non minuti, ma frazioni di minuto... e mentre il fulgore di quella luce permane come sospeso nellaria, come una essenza di luce, essa la luce il fulgore..., penetra nel corpo steso entro le bende funebri. La forma immobile si dilata come in un respiro... Vedo la veggente che vede vedo alzarsi i lini sul petto e poi riabbassarsi... e poi con moto repentino Cristo risorge. Disserra... deve disserrare sotto i suoi lini le mani incrociate sul basso ventre, aprire le braccia... poi levarsi in piedi... sudario e pannolini e Sindone si scompongono violentemente... i primi cadono al suolo e la Sindone scivola sulla pietra dellunzione e resta l semi pendente.... E su quella Sindone limpronta del corpo di Ges, intensissima. E una mistica di pochi decenni fa, morta nel 1943. Anchio sentivo di dover parlare. (Anche lei fa un leggero cenno con il capo). Grazie.

MAX: (Avanza e dopo pochi istanti prende la parola). Con queste testimonianze cos diverse per la loro natura, direi il diritto e il rovescio, ma della stessa medaglia, noi non avremmo niente altro da offrirvi, egregi ascoltatori, almeno stasera. Per se qualcuno tra voi, cari ascoltatori, che ringraziamo di cuore, avesse altre testimonianze da aggiungere, o volesse comunque parlare, venga... salga pure... e parli. (A questo punto della rappresentazione si possono prevedere varie conclusioni: se c qualcuno che sale si ascolter naturalmente la sua testimonianza, se invece nessuno alza la mano e si muove, lo spettatore istruito avanzer verso la ribalta con il microfono in mano e dir:)

SPETT. ISTRUITO: Allora la rappresentazione deve considerarsi per stasera conclusa. E il nostro appuntamento sar per domani sera, qui, alla stessa ora. Grazie. (Ma fa con la mano il gesto di fermarsi a quanti potranno essersi gi mossi per uscire). Un momento, per favore: vogliate ascoltare ancora per un minuto la preghiera che gli attori hanno composto per loro stessi, e anche per voi, e per noi e desideriamo dirla insieme, in comunit di spiriti.

MAX: (Max attacca per primo la preghiera seguito ed intonato con gli altri e col pubblico. Sar anzi opportuno studiare come articolare e scandire i vari versetti della Preghiera. Poi dopo il cos sia finale, gli attori si schierano in ununica fila e salutano).

LA PREGHIERA In principio era il Verbo e il Verbo si fatto carne. Vi dico che in ogni parola vana detta gli uomini daranno conto nel giorno del giudizio: poich dalle tue parole sarai giustificato e dalle tue parole sarai condannato. Signore, fa che per me recitare le preghiere del mattino significhi imparare anche il silenzio. Per lavorare, per compiere il mio mestiere di attore, ho usato solo parole di altri, per decifrarne il senso ho usato altre parole e proprio per cercarne il suono giusto. Questo il lavoro dellattore: vivere di parole. E forse per questo le parole che mi sono necessarie per vivere le sento talvolta false. Signore, temo di averla solo parlata, la vita, e non so quanto ancora me ne resta da vivere veramente. In questultimo tratto dammi la forza di riparare a tanta dispersione. Il calcolo inesorabile: mi dice che ho un numero esatto e limitato di parole da dire ancora prima di pronunciare lultima. Che parole posso dire per rendere degna la mia vita? Perch ormai tardi per imparare a usare le mani per altre opere, ormai so usare soltanto il linguaggio, le parole, le parole. Signore, quelle che mi rimangono siano testimonianza di Te. Fa che io le usi non soltanto per interpretare il mondo, ma per cambiarlo e plasmarne un altro degno di Te. Poich senza di Te, Signore Ges Cristo, la vita solo un brutto scherzo, e solo con te Autore-Attore-Spettatore tutto prende un senso ed una luce. Perfino il sipario, grazie a Te non caler mai, e lultimo atto si concluder con una serenit infinita. Signore, la mia riconoscenza umana ti si manifesti in ognuna delle parole che ancora mi rimangono, e cos sia.

FINE

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